L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Susan Minot “La sera” -Playground- euro 18,00

E’ magnifico e a tratti struggente questo romanzo della scrittrice americana (nata a Boston nel 1956) che è stata anche la sceneggiatrice del film di Bernardo Bertolucci “Io ballo da sola”.

Nel 1998 ha scritto “La sera” in cui con una sensibilità profondissima e uno sguardo acuto narra di un’anziana signora malata terminale che fa i conti con i ricordi della sua vita. Il libro è stato adattato per il cinema nel 2007 insieme allo scrittore Michael Cunningham, ed ora finalmente è stato tradotto in italiano.

Protagonista è Ann Lord, 65enne, che circondata da infermiere, figli e parenti vari, tra i fumi dell’incoscienza da morfina e sprazzi di lucidità, controlla le fitte di dolore anche con i ricordi della sua esistenza. Che è stata decisamente intensa: ha avuto tre mariti e quattro figli, una bella dose di dolori e qualche rimpianto. La Minot è abile nell’imbastire una struttura narrativa che scorre perfettamente tra scorci del presente e del passato.

La sua mente resta ancorata soprattutto al ricordo dell’amore per il giovane medico bostoniano Harris Harden: un passione che nonostante i successivi tre matrimoni non si è mai ripetuta. Il pensiero ritorna a un preciso fine settimana in cui tutto è nato, si è compiuto e concluso. Ma non pensiate a una scontata storia di amore, qui il tema è decisamente più alto. Vola tra illusioni, sogni, il passare del tempo, illusioni, tutto giocato con un costante senso di tensione che solo alla fine vi farà scoprire quanto era accaduto in quei giorni lontani.

Un romanzo che parla di senso della vita, profondità di sentimenti, affetti e famiglia, approssimarsi della fine, senso del tutto…..

 

Paolo Giordano “Tasmania” -Einaudi- euro 19,50

In questo libro che Paolo Giordano ha scritto durante la pandemia, aleggiano più temi: l’atomica, la fine del mondo, il clima, i rapporti interpersonali, il vuoto che può spalancarsi all’interno di una coppia, il miraggio della paternità biologica che non arriva, l’amicizia, la fisica, i viaggi, il terrorismo ed altri spunti su cui meditare e interrogarsi.

Un romanzo in vetta alle classifiche che in parte richiama il suo strepitoso esordio nel 2008 con “La solitudine dei numeri primi” e proprio di solitudine continua a parlare e narrare. In queste pagine assembla crisi mondiali e private-esistenziali, sullo sfondo di un universo e di una vita in cui tutti si è fondamentalmente soli.

Voce narrante è quella di P. G., le stesse iniziali dell’autore che con il protagonista condivide anche alcuni dettagli biografici e la competenza professionale. E’ un fisico diventato romanziere di 40 anni; non più giovanissimo e pieno di sogni ancora da verificare, ma neanche tanto vecchio da aver visto più cose di quelle che avrebbe voluto.

E’ legato a Lorenza, più grande di lui e con già un figlio al seguito. Ma è in pieno disagio coniugale; di quelli in cui se ti chiedi come vi vedete insieme nel futuro, finisci per affacciarti su un dirupo il cui fondo resta imperscrutabile.

Forse le pagine che lasciano maggiormente il segno sono quelle dedicate all’Apocalisse passata e futura; ovvero la devastazione e gli effetti delle bombe sganciate dagli americani su Hiroshima e Nagasaki durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il protagonista ne è ossessionato e mette in campo anche le sue competenze di fisico quando vola in Giappone per assistere alla cerimonia che si tiene annualmente per ricordare quei terribili momenti e farne un reportage. Impressionanti le descrizioni di cosa può fare il fungo atomico nell’immediato alla pelle e al corpo delle persone.

 

La Tasmania del titolo si colloca in un orizzonte lontano e incarna una fantasia di salvezza, l’approdo difficile in cui poter trovare scampo dai mali del mondo. Un paradisiaco sogno che sembra riservato solo a chi può permetterselo, pochi ricchi; invece la strada che l’autore indica è quella di un salvataggio collettivo, un rifugio in cui l’incolumità sia per tutti e non solo per pochi fortunati.

 

 

Joan Didion “Perché scrivo” -Il Saggiatore- euro 17,00

Va in profondità questo libro della grande scrittrice americana, autrice di una pietra miliare della letteratura mondiale “L’anno del pensiero magico”, che nel 2005 le valse il National Book Award per la saggistica.

Nata a Sacramento nel 1934, morta a New York nel 2021, è una delle maggiori scrittrici americane; direi immortale per i testi che ha regalato al mondo, intrisi della sua intelligenza, sensibilità e somma bravura nel raccontare l’impervia fatica del vivere.

Perché scrivo” è il titolo di un suo articolo che dà il nome a questa raccolta di saggi composti tra il 1968 e il 2000; 12 testi brevi ma intensissimi in cui compie uno strepitoso viaggio nel mondo dell’apprendimento e della scrittura. Lei che scriveva come respirava -ovvero senza poterne fare a meno- dal momento che vita e parole scritte erano due vasi eternamente comunicanti. Scrivere la sua vita era la forza che trovava nell’affrontarla, tra alti e bassi, gioie, e dolori indicibili.

In questi saggi c’è la sua idea di come percorrere la vita e camminare per le vie del mondo, quello esterno, gli accadimenti, l’interiorità, l’elaborazione dei lutti, la forza di sopravvivere ai peggiori maremoti che il destino possa riservarci. Non sono testi politici, almeno non dichiaratamente, anche se denunciano il suo profondo impegno in tutto quello che ha fatto e sognato, visto, documentato e interpretato.

C’è il suo modo di apprendere la scrittura e una messe di acute osservazioni al riguardo. La domanda che scorre sottopelle in tutte le pagine è: perché scrivere, per chi? Corollario imprescindibile la sua abilità nell’amministrare la punteggiatura e portare a galla un sentire interiore che lei sa trasformare in altissima letteratura.

In questi saggi scorrevoli c’è l’arte del narratore, la capacità di romanzare un fatto, un sentimento, una storia. La maestria nell’edificare una trama efficace in cui inserire e dare profondità, sostanza e spessore ai personaggi; e non ultima, la capacità di inanellare dialoghi che chiedono di farsi leggere.

 

Lily King “Cinque martedì d’inverno” -Fazi Editore- euro 18,00

E’ una raccolta di racconti, 10 per l’esattezza, che mettono a nudo gli infiniti anfratti delle relazioni umane; tra lutti, amori persi e ritrovati, legami familiari e mille altre sfaccettature della vita.

Al centro delle varie storie c’è un articolato campionario di umanità che abbraccia protagonisti molto diversi tra loro e tutti alle prese con fatti normali e straordinari.

Per darvi un assaggio: il primo racconto ruota intorno alla 14enne Carol, assunta come babysitter da una famiglia molto più ricca della sua e almeno apparentemente ben più felice. Lei nei momenti di pausa si diletta nella lettura di “Jane Eyre”, si immerge talmente tanto nel capolavoro di Charlotte Brontë da cercare di vivere in prima persona l’educazione sentimentale e l’approccio alla vita della famosa istitutrice inglese, orfana e di umili origini, che finisce per conquistare il cuore del suo padrone, Edward Rochester. Ma la vita non sempre imita l’arte.

Tra gli altri protagonisti troverete: un ragazzino che per la prima volta scopre il fremito della libertà lontano dallo sguardo dei genitori, un libraio scontroso e solitario che si apre a nuovi sentimenti, due vecchi ex compagni di stanza ai tempi del college che il coming out di uno di loro aveva irrimediabilmente diviso.

Insomma tanti scampoli di vita che la scrittrice americana mette in scena e racconta con flash memorabili di bravura.

 

 

Valentina Nasi “Torino elegante follia” -Idea Books- euro 59,00

Pare quasi superfluo dire che questo è un volume prezioso in cui vengono eccezionalmente aperte alcune case private, privatissime, difficilmente espugnabili; nell’impresa è riuscita Valentina Nasi Marini Clarelli il cui nome ha ovviamente fatto breccia.

La discendente dei Nasi, strettamente intrecciati agli Agnelli, si è avvalsa della collaborazione di Massimo Nistri per le splendide fotografie, e dell’architetto e docente al Politecnico di Milano Antonella Dedini Sportoletti Baduel per i testi. Un gran bel lavoro di squadra che racconta una Torino osservata con uno sguardo nuovo.

Hanno visto così la luce 260 pagine che ci introducono in dimore storiche di solito rigorosamente inaccessibili, grondanti lusso, storia, buon gusto. Palazzi, appartamenti di prestigio, ville e dimore del 700 in cui è passata anche la Storia e che tengono fede a Torino ex capitale prima della Savoia e poi dell’Italia. Case che sono scrigni di prezioso antiquariato, altre che raccontano la ricerca dei collezionisti d’arte. Ma ci sono anche dimore che sono fiori all’occhiello di Torino, come Palazzo Reale, Palazzo Madama e Reggia di Venaria; e caffè storici come “Mulassano” e “Baratti & Milano”

Risulta un eclettico mix di opulenza, follie e fantasia quasi insospettabili nei torinesi tendenzialmente seriosi, Barocco, raffinatezza, e spesso alchimie riuscitissime tra antico e moderno design. Di alcune vengono svelati i nomi dei padroni di casa, di altre invece nulla sapremo oltre alle immagini. Resta da gustarvi antri di bellezza e comfort di una città affascinante, in parte magica, mai banale.

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

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