CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 165

“Salveremo il mondo prima dell’alba”, uno spettacolo della “Carrozzeria Orfeo”

Alle Fonderie Limone di Moncalieri 

 

Martedì 16 gennaio, alle 20:45 presso le Fonderie Limone di Moncalieri, la Carrozzeria Orfeo porterà in scena il nuovo spettacolo “Salveremo il mondo prima dell’alba”, per la drammaturgia di Gabriele Di Luca, che curerà la regia insieme a Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi. In scena, accanto a Sebastiano Bronzato, saranno presenti Alice Giroldini, Sergio Romano, Roberto Serpi, Massimiliano Setti e Ivan Zerbinati; assistente alla regia Matteo Berardinelli e consulenza filosofica di Andrea Colamedici – THLON.

“ ‘Salveremo il mondo prima dell’alba’ – spiega Gabriele Di Luca – è il racconto della vita di alcuni ospiti in una clinica di riabilitazione di lusso situata su un satellite nello spazio, nuova meta turistica per super ricchi, specializzata nella cura delle dipendenze contemporanee, come quelle sessuali, affettive, da lavoro e da psicofarmaci. Sono tutti vittime ognuno della propria dipendenza e del proprio egoismo, vie di fuga da una realtà opprimente. Le dipendenze da riabilitazione costituiscono soltanto il sintomo esteriore di problemi più profondi e esistenziali, di una sensazione di smarrimento comune a un’intera generazione. L’intero spettacolo, infatti, vuole divenire metafora di un modello di vita giunto a un punto di non ritorno, dove parole come comunità, umanità e gentilezza sono quasi del tutto scomparse e bandite, se non per essere strumentalizzate a fini propagandistici, elettorali e commerciali. Ciò che ne rimane è un’umanità confusa e impaurita, sopraffatta da questo continuo ‘doversi vendere’ e che nessuno ti voglia ‘comprare’ “.

“Il tutto verrà esplorato – aggiunge il regista Gabriele Di Luca – in pieno stile ‘Carrozzeria Orfeo’, grazie a un occhio sempre lucido, e forse disilluso, che intende cogliere con ironia e estremo divertimento i paradossi, le contraddizioni e le deformazioni grottesche della realtà attraverso personaggi che sono strabordanti di umanità, ironia e dolore. Lo spettacolo vuole raccontare una società sempre più triste, eppure satura di foto felici, in cui non sembra più esistere un luogo dove riconoscersi come soggetti autentici e, tanto meno, in progetti sociali che richiedano la nostra dedizione e la nostra lealtà. L’unico comandamento sembra essere quello di produrre; l’errore bandito, la sofferenza individuale percepita come una vergogna, una zavorra da nascondere agli altri, come segnale chiaro di debolezza e fallimento, mentre in modo sempre più meschino e ingannevole va affermandosi la nuova e eroica parola portavoce del capitalismo: resilienza che, nel pragmatismo cinico di questo sistema malato in fondo significa ‘resisti nonostante tutto, ignora te stesso e il tuo dolore, nascondilo, non ascoltarti più e vai avanti’. Produci, produci, produci ! E, se non esiste limite alla produzione, anche individualmente, dai desideri insoddisfatti nascono di conseguenza sempre nuovi desideri, più prepotenti, ossessivi, indotti dal mondo esterno. Un’impossibile ricerca senza tempo”.

“Il grande problema – conclude Di Luca – sembra essere che non ci si scandalizza nemmeno più delle disfunzioni dell’atrocità del sistema perché è un modello di vita diventato così maledettamente normale da essere riuscito a colonizzare il nostro inconscio senza lasciarci nessuna percezione di un’alternativa. Il tema centrale dello spettacolo si fonda sulla riflessione che a nostro avviso, nei prossimi decenni, l’umanità non potrà essere assolutamente in grado di ritrovarsi unita nel combattere le grandi battaglie da tempo rimaste inascoltate, come quelle sul cambiamento climatico, l’inquinamento, la fame nel mondo e l’ingiustizia, semplicemente perché non è preparata a farlo. In un contesto alienante, dove le nuove generazioni sembrano ereditare solo valori come successo, visibilità e vittoria, diventa impossibile pensare a una grande battaglia collettiva per salvare questo pianeta e chi lo abita. Potremo concentrarci sulle grandi battaglie collettive solo se riusciremo a riabituarci a guardare, con occhi attenti, ciò che ci è vicino, arginando tutta quell’invisibile ferocia quotidiana presente tra uomo e uomo”.

Fonderie Limone, via Pastrengo 88, Moncalieri

Orario spettacoli: martedi/mercoledì/giovedì/venerdì ore 20:45

Sabato ore 19:00/ domenica ore 16:00

 

Mara Martellotta

Garibaldi nel basso e medio Monferrato

Il ruolo di due donne importanti di fine ‘800: Francesca Armosino in Garibaldi e Giuseppina Sannazzaro in De Maistre

Armano Luigi Gozzano ripercorre il passaggio casalese del generale all’inizio della II° guerra d’indipendenza e nel luogo d’origine astigiano della terza moglie. La via centrale di Casale che da piazza castello conduce alla chiesa di S. Ilario fu intitolata a Garibaldi e a ricordo fu installata una lapide marmorea sul palazzo al numero 45 che in passato era proprietà dei Billioni, signori di Viarigi e Terranova. Il loro casato é raffigurato dagli stemmi applicati a pastiglia sui pannelli del portone d’ingresso.
Il palazzo passò in comproprietà al conte Placido De Maistre (1751-1814) infeudato nel 1780 di Castelgrana di Mirabello, capitano del corpo reale degli ingegneri di Torino, fratellastro di Barnaba (1744-1812) procuratore generale di Torino nel 1779. Originari di Nizza in Provenza, i De Maistre (Meystre) discendevano da una famiglia di magistrati. Il loro padre Giovanni Francesco
(1698-1760) conte di Caraz in Savoia era presidente della regia camera dei conti di Torino nel 1756, procuratore generale negli anni 1730-1760 di Carlo Emanuele III° e giurista ed economista del ministero G.B.L. Bogino durante il regno sardo-piemontese.  Favorì molto l’assunzione del cugino di 1° grado Francois – Xavier De Maistre (1705- 1789) come avvocato fiscale a Nizza, in seguito senatore e presidente del senato nel 1764 a Chambéry, padre del famoso Xavier (1763-1852) generale, pittore e scrittore diplomato all’accademia Albertina, autore del famoso “viaggio attorno alla mia camera” pubblicato a Torino nel 1794. Anne Constance, figlia del filosofo Giuseppe governatore di Sardegna e ambasciatore per i Savoia presso lo zar a S. Pietroburgo, ereditò dal marito duca Laval la villa del ‘700 a Borgo Cornalese di Villastellone. Lo stemma di questo comune reca le calendule dorate simbolo dei De Maistre, famiglia sussistente della nobiltà sabauda.
All’arrivo di Garibaldi a Casale, il palazzo  apparteneva a Giovanni De Maistre (1813-1876) componente della guardia d’onore reale, figlio del conte Luigi (1781-1852) riformatore delle scuole nel 1822, decurione e direttore dell’ospedale S. Spirito di Casale e di Giuseppina Gozzani di Luigi Gaetano marchese di Treville e Odalengo. Giovanni era sposato con Giuseppina Sannazzaro (*1812 Casale +1886 Torino in S. Francesco) figlia di Giovanni Battista conte di Giarole e di Giulia Callori contessa di Vignale. In vista dell’imminente pericolo austriaco, il re Vittorio Emanuele II° sistemato con il comando di stato maggiore a S. Salvatore, invitò Garibaldi di portarsi in città, lasciando una compagnia a protezione del porto di Pontestura, proprietà dal 1850 al 1861 di Felice Carlo Gozzani marchese di San Giorgio. In seguito il Gozzani ospitò il re Vittorio nel proprio palazzo S.Giorgio Gozzani, ora municipio di Casale, per meglio controllare la situazione. I De Maistre ospitarono il generale nella loro dimora casalese il giorno 3-5-1859, si pensa per la loro origine nizzarda.
Nonostante fosse costretto a letto per un forte dolore alla schiena, consigliato dal dott. Agostino Bertani chirurgo del corpo dei volontari, Garibaldi ripartì alle 4 del mattino del giorno 6-5-1859 verso Terranova con i  Cacciatori delle Alpi per presidiare la testa di ponte sul fiume Sesia. Malgrado la differenza di idee politiche, il generale rimase molto colpito dalla cortesia e ospitalità dei coniugi e con una lettera esposta nel 2009 nell’archivio di stato di Torino ringraziò la contessa. I De Maistre abitarono a Torino al n. 21 di via Po. Nel 1836 la contessa fu ammessa a corte. In seguito abitarono a  Cereseto nella grande villa barocca del ‘700 acquistata dal cugino Giuseppe Ricci 4° marchese di Cereseto, marito di Teresa Visconti di Luigi Emanuele conte di Ozzano e Giuseppina Gozzani di Giovanni Battista marchese di San Giorgio. La villa fu venduta da Giovanni De Maistre insieme al castello di Motta dei Conti e all’intero patrimonio, poi riscattati dalla moglie Giuseppina che passò la vita a pagare i debiti del marito. Ultimo discendente della nobile casata di Giarole é il conte Giuseppe Sannazzaro (*1962 Genova)
figlio di Ranieri e Maria Luisa dell’armatore genovese Alberto Ravano.
Le palazzine e il terreno circostante al castello di Giarole erano proprietà di Giuseppina Gozzani marchesa di Treville, suocera della contessa Sannazzaro. La dimora di Casale venne ereditata dalla figlia Giulia De Maistre (1835-1901) moglie del  cav. Giuseppe Lovera dei marchesi di Marie nella contea di Nizza (Alpi marittime), futuro vice ammiraglio. Alle ore 11.40 del giorno
23-10-1880 l’eroe dei due mondi giunse in treno alla stazione di S. Damiano D’Asti e alle ore 14 alla borgata Saracchi di Antignano per conoscere i familiari della terza moglie Francesca Armosino. Erano  accompagnati dai loro figli Clelia e Manlio unitamente a Teresita, figlia di Anita, con Stefano Canzio e il loro figlioletto. Il generale, ormai malato, era adagiato sul solito lettino e venne portato su una grande carrozza trainata da due cavalli. Al seguito altre carrozze con diverse autorità si diressero verso S. Martino al Tanaro attraversando il nuovo ponte sul torrente Borbore, inaugurato  dal passaggio dell’illustre ospite, in seguito detto ponte Garibaldi. Alla borgata Saracchi Garibaldi fu accolto da festeggiamenti con  musiche, archi trionfali, applausi, spari di mortaretti e bandiere. Pranzò nella villa Armosino da lui stesso fatta costruire ai cognati, poi detta palazzo Garibaldi, dove soggiornò fino al 1° novembre 1880. Grazie alla volontà del generale, la borgata fu staccata dal comune di Antignano e annessa al comune di S. Martino al Tanaro, ora Alfieri,
con decreto del re Umberto.
Francesca Armosino (*1848 Perosini di Antignano +1923 Caprera) discendeva da una nobile famiglia armena emigrata in Italia per sfuggire alle persecuzioni dei turchi contro i cristiani. Si trasferì a Caprera nel 1865 per diventare la balia di Teresita, primogenita di Garibaldi. Nonostante la differenza di età (58 lui e 17 lei) ebbero tre figli: Clelia, Rosa e Manlio tutti nati a Caprera prima del loro matrimonio avvenuto nello stesso anno 1880. Francesca fu sepolta accanto al marito e ai figli Rosa e Manlio. Antonella Armosino (*1960) discendente dai parenti di Francesca é creatrice di originali presepi natalizi. Utilizza fiammiferi, iuta, cera d’api e bottiglie di vetro ricoperte di creta. Unica rappresentante del Piemonte ad esporre il presepio in Vaticano per il S.S. Natale 2019, espone costantemente dal 2010 nella basilica Maria Ausiliatrice di Torino, santuario voluto da Don Bosco. Per il S.S. Natale 2021, su richiesta dell’antropologo astigiano Piercarlo Grimaldi, ha presentato a Cocconato il nuovo lavoro sul 4° re magio, ispirato dalle ricerche del drammaturgo astigiano Luciano Nattino. Il prozio paterno di Antonella fu chiamato Manlio, figlioccio della antenata Francesca, la quale trovò occupazione ai propri familiari come giardinieri e nelle scuderie di Caprera. Un componente monferrino dei mille garibaldini fu Giuseppe Moscheni (1836-1904) antenato dei proprietari della tenuta Gambarello di Mombello.
Giuliana Romano Bussola

Alessio Menconi Organ Trio al Circolo Ricreativo Mossetto

Venerdì 19 gennaio ore 21.30

Celebrating Wes Montgomery’s 100 years anniversary

Alessio Menconi – chitarra
Alberto Gurrisi – organo
Alessandro Minetto – batteria

Alessio Menconi musicista internazionale e professore di conservatorio, con all’attivo migliaia di concerti nei teatri e jazz festival in oltre 40 paesi del mondo, collaboratore di Billy Cobham, Paolo Conte, Jimmy Cobb e molti altri, celebra assieme al suo trio completato da due tra i più forti musicisti in circolazione, i 100 anni dalla nascita del suo idolo nonché del più grande chitarrista jazz di tutti i tempi: Wes Montgomery (Indianapolis, 6 marzo 1923 -15 giugno 1968) Il trio che ha già all’attivo due dischi è la formazione (chitarra, organo e batteria) resa nota proprio da Montgomery con i suoi quattro dischi registrati con questo organico. Il trio esegue composizioni di Montgomery e altri brani caratteristici da lui suonati sia in piccoli gruppi che in orchestra. I brani verranno arrangiati e suonati in maniera del tutto personale ma senza mai dimenticare il “sound” originale.

é richiesto un contributo associativo di dieci euro comprensivo di consumazione

– Cena con gli artisti presso la cucina popolare del Mossetto alle ore 20
– Concerto dalle ore 21:30

Ingresso riservato ai soci Aics, campagna tesseramento 2023/2024 a 5€, tessera valevole 365 giorni dall’emissione.

Qui il modulo di pre-tesseramento https://forms.gle/T1tqL7hWphFBqsEb7

Il Museo della Montagna di Torino fa 150 … e guarda al “nuovo futuro”

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Innovazione, inclusione, ecologia e trasformazione digitale: i buoni propositi per il 2024

Riavvolgiamo ben bene il nastro del tempo. Era il 9 agosto del 1874, una domenica, quando sul Monte dei Cappuccini di Torino si inaugurava, in accordo e su proposta della locale Sezione del “CAI”, la “Vedetta Alpina”, una piccola “edicola” dotata di cannocchiale attraverso cui osservare 450 chilometri dell’arco alpino. Era l’inizio di una lunga, gloriosa storia, durante la quale, negli anni, la piccola “Vedetta” si arricchì via via di sempre nuove collezioni dando vita al primo nucleo museale, progressivamente ampliatosi nel tempo. Fino ad arrivare all’attuale “Museo Nazionale della Montagna”, titolato dal “CAI” al suo presidente onorario Luigi Amedeo di Savoia – Aosta (il “Duca degli Abruzzi”, terzogenito di Amedeo d’Aosta e nipote di Vittorio Emanuele II, internazionalmente considerato fra i più grandi protagonisti dell’alpinismo europeo e fra i precursori delle sfide estreme alle vette extraeuropee) e oggi “polo culturale” di altissimo prestigio a livello internazionale dedicato alla montagna e articolato in tre strutture separate ma complementari, rivolte alle esposizioni temporanee e permanenti, alla documentazione e agli incontri. Da quel lontano agosto del 1874, con quella solitaria “Vedetta Alpina” sui “Cappuccini”, tant’acqua è passata sotto i ponti. In termini di anni, ben 150! Nel 2024 il “MuseoMontagna” festeggia, infatti, il suo Centocinquantenario con un ricco palinsesto multidisciplinare incentrato sul tema del “cammino”. Del guardare in avanti, al passo coi tempi. Fra i primi obiettivi in calendario, la “trasformazione digitale”, con la realizzazione, grazie al contributo della “Fondazione Compagnia di San Paolo” dei nuovi contenuti multimediali per la visita della Collezione permanente. Parallelamente sarà condotta una nuova “campagna di digitalizzazione e schedatura” della “Fototeca” del “Centro Documentazione del Museo”, affiancata, nel prossimo mese di marzo, all’inaugurazione di una “nuova sezione permanente” dedicata al K2, in occasione del 70° anniversario della spedizione italiana che per prima ne raggiunse la vetta nel 1954, patrocinata dal “Club Alpino Italiano” e dal “Ministero della Difesa”, e i cui archivi sono conservati dal “Centro Documentazione” del Museo. Fondamentale resterà il tema della“sostenibilità ambientale” , in coerenza con l’“Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU” e con il “Programma Sostenibilità” avviato nel 2018 dal Museo subalpino, in particolare attraverso il progetto Stay with Me” e la mostra “A Walking Mountain”, che inaugurerà durante la “Torino Art Week 2024”.

Su questa linea, il “MuseoMontagna”intende affermarsi sempre più come punto di riferimento nello scenario globale legato alla cultura delle “terre alte”, ospitando lunedì 6 maggio anche  le assemblee annuali delle due “associazioni di settore” che qui hanno sede e coordinamento: l’“IAMF – International Alliance for Mountain Film”” e l’“IMMA – International Mountain Museums Alliance”.

“Sarà un anno speciale per il Museo Nazionale della Montagna di Torino – affermano il presidente Mario Montalcini e la direttrice Daniela BertaSiamo fieri di presentare un calendario ricco di novità e iniziative per rendere la nostra istituzione in grado di affrontare i grandi temi dell’attualità attraverso linguaggi contemporanei ed eredità storiche inestimabili.

Di grande interesse, anche il programma delle mostre in calendario.

Il via, con “Le ossa della terra. Primo Levi e la montagna” (dal 26 gennaio al 13 ottobre), presentata in occasione del “Giorno della Memoria 2024” e incentrata sulla figura del grande “cantore della Shoah” e sul suo intenso rapporto con la montagna.

A seguire “Stay with Me. A Whole Growing Exhibition” (fino al 31 marzo), rassegna in divenire che vedrà il coinvolgimento di figure creative, anche a livello internazionale, ed istituzioni storiche come l’“Accademia Albertina di Belle Arti”.

A partire sempre dal mese di marzo “K2. Nuova esposizione permanente nel 70° anniversario della spedizione italiana”, mentre da aprile a ottobre sarà la volta di “Alberto di Fabio. Montagne primordiali”, con una selezione di opere pittoriche e su carta dell’ artista abruzzese, alcune delle quali mai esposte.

In chiusura, un progetto artistico inedito del Collettivo “Mali Weil”, piattaforma artistica operante (fra Italia e Germania) su progetti di “estetica temporary” a tema “sostenibilità ambientale” e, dal 29 ottobre al 30 aprile 2025, la mostra di chiusura “A Walking Mountain”, che vedrà dialogare fra loro i lavori di artisti contemporanei e le Collezioni storiche del Museo sulla pratica del “cammino in montagna” e della “Walking Art”.

E non mancheranno installazioni temporanee open air sulla “Terrazza panoramica”, una ricca offerta di attività educational, collaborazioni e scambi con altri enti del territorio e internazionali, rassegne letterarie in collaborazione con la “Biblioteca Nazionale CAI” e almeno due mostre ideate e prodotte dal Museo e presentate in altre sedi: “Rock The Mountain! La montagna nell’iconografia della musica pop” presso la “Casa Alpina” di Ceresole Reale e “The Mountain Touch” al “MUSE- Museo delle Scienze di Trento”.

Per ulteriori info: “Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi”, P.le Monte  dei Cappuccini 7, Torino; tel. 0116604104 o www.museomontagna.org

g.m.

Dal Monferrato alla Valstrona e alla Real Casa torinese

Facino, figlio di Emanuele Cane proconsole di Casale Monferrato nel 1387 proveniente dalla Val Polcevera genovese, era al servizio dei duchi di Milano Giovanni Maria e Gian Galeazzo Visconti.

Signore di Cuccaro, Ottiglio, Gavi, Borgo San Martino, Biandrate e Novara sposò in prime nozze Beatrice Lascaris nel 1398. Duchessa di Milano, contessa di Tenda, signora di Casale Monferrato, di Abbiategrasso e Binasco, Beatrice in realtà era figlia del condottiero casalese Roggero al servizio del cugino Facino il quale, dopo le famose imprese nell’Italia settentrionale, fu costretto a ritirarsi nel castello di Pavia dove morì nel 1412. Lasciò l’immenso patrimonio di 400000 ducati e il forte esercito alla moglie con clausola di risposarsi con Filippo Maria, figlio di Gian Galeazzo e Caterina Visconti, favorendone la successione al ducato di Milano. Per il troppo potere acquisito o per sottrarle i beni, Beatrice fu accusata ingiustamente di adulterio e decapitata nel castello di Binasco con il presunto amante nel 1418, ricordata sulla lapide posta all’ingresso del maniero. La tragedia lirica dell’eroina romantica, donna, sposa e vittima sacrificale musicata da Vincenzo Bellini su libretto del genovese Felice Romani che aveva debuttato nel 1833 con scarso successo alla Fenice di Venezia, fu utilizzata nel 1840 per l’inaugurazione del teatro dei nobili di Casale, società dei 16 cavalieri che aveva ricostruito il teatro cittadino su disegno dell’abate spoletino Vitoli, inaugurato nel 1791 con l’opera buffa “la moglie capricciosa”, mediocre rappresentazione del napoletano Vincenzo Fabrizi. Della società facevano parte il conte Alberico Pico Gonzaga, marchese Giuseppe Della Valle, conte Ottavio Magnocavallo e i marchesi Gozzani Giovanni Battista di San Giorgio e Luigi Gaetano di Treville. Per i 600 anni dalla morte di Beatrice, l’opera in forma di concerto fu rappresentata nel 2019 a Milano, Abbiategrasso, Binasco, Tenda e  Casale con la partecipazione della compagnia del Passo Antico di Binasco e del Casale Coro.
Giovanni Cane, discendente di Facino, acquistò il feudo della Torre di Monromeo di Serralunga di Crea da Giovanni Battista Forni e ne fu investito nel 1553. Il Forni ne era stato investito dalla marchesa Anna d’Alencon nel 1538. Alla morte di Giovanni Battista, figlio di Giovanni, il feudo fu ereditato da Fabio Cane conte palatino, investito per procura nel 1575. Dalla moglie Ginevra Sannazzaro dei conti di Giarole ebbe una figlia, Anna Vittoria Cane che portò in dote la contea di Monromeo al matrimonio con il medico Curzio Magnocavallo dei conti di Cuccaro e Varengo. Curzio fu vittima del tremendo fatto d’armi del 1662 avvenuto davanti al palazzo del governo a causa delle soventi liti tra antica e nuova nobiltà, con i sostenitori dei Mossi di Morano e Magnocavallo da una parte e degli Ardizzone e Scarampi dall’altra. Alessandro e Giacomo Sannazzaro, sostenitori degli Ardizzone, ferirono a morte Curzio. Messi al bando, furono mandati in esilio dal duca Carlo II° Gonzaga-Nevers.
Ne fu coinvolto anche il 10° conte di Camino Geronimo Scarampi, poi perdonato dalla vedova Anna Vittoria, il quale cedette nel 1691 il feudo di Pontestura ai marchesi Gozzani di Treville Carlo Antonio vescovo di Acqui, Giacomo Bartolomeo vice presidente del senato monferrino, Giovanni Battista vicario generale di Casale e  Antonino di San Giorgio. Nel 1684 il feudo di Monromeo era stato acquistato con un prestito di 4200 fiorini depositato alla comunità di Serralunga di Crea tramite il tenente Cerrano al servizio dei Gonzaga, rogato dal notaio Giacomo Porta suocero del ricco cugino Francesco Gozzano di Cereseto. La proprietà passò a Francesco Bernardino Gozzano, genero di Francesco Perracino procuratore di Giacomo Bartolomeo. Bernardino, figlio del notaio casalese Antonio, fu l’ultimo della famiglia che si trasferì in Monferrato cedendo la casa padronale al comune di Luzzogno come da atto rogato dal notaio Albergante di Omegna nel 1709. La pronipote contessa Teresa Gozzani, figlia di Giovanni Battista e della contessa Petronilla Callori di Vignale, fu l’ultima residente della famiglia a Monromeo.
Cugini dei più famosi marchesi, utilizzarono il loro stemma ancora oggi visibile sul banco di preghiera nel duomo di Casale e infeudati di Ponzano dai Savoia per meriti militari. Molti anni dopo altri discendenti dei Gozzani  tramandarono le antiche storie di famiglia tramite i matrimoni con Isabella di Giulio Cesare Lascaris presidente del senato monferrino e conte di Castellar di Ventimiglia, con Giacinto Magnocavallo dei conti di Varengo e con Giuseppina Sannazzaro dei conti di Giarole.
Una linea monferrina dei Cane fu costretta nel 1358 a lasciare la loro terra perché vessati dalle angherie del marchese del Monferrato e si rifugiarono nella Valle Anzasca, dove intrapresero l’attività di cercatori d’oro. Ormai ricchissimi, furono scacciati perché considerati stranieri, sfruttatori e prepotenti. Discesi dal monte Massone, giunsero nel 1425 a Chesio nel comune di Strona come Luzzogno, luogo di origine dei conti Gozzano. Durante la nuova attività pastorizia scoprirono un filone di materiale ferroso in località Frera sull’Alpe Loccia e si associarono alla ricca famiglia Gianoli di Chesio proprietari dell’Alpe per l’estrazione del ferro, delimitando l’ambito minerario con le loro iniziali scolpite sulla roccia. Esaurita la miniera, la società Cane-Gianoli si trasferì in Valchiusella di Ivrea a fine 1600 dove attivarono una fonderia di ferro, alimentando così il grande negozio di ferramenta a Torino e diventando fornitori del principe Amedeo di Savoia con brevetto del 1715.
Una ipotetica immagine di Facino Cane si trova nel castello di Masino nel Canavese, olio su tela di pittore anonimo del XVII° secolo. Una antica fusione in bronzo, custodita da molte generazioni nella propria casa di Luzzogno da Pietro Cane (*1939) discendente dai cercatori d’oro emigrati dal Monferrato, rappresenta una significativa e inedita immagine di Facino Cane.
Armano Luigi Gozzano 

La retrospettiva dedicata a Marlon Brando nel 42° TFF diretto da Giulio Base

È dedicata a Marlon Brando la grande retrospettiva del 42° Torino Film Festival che si terrà dal 22 al 30 novembre 2024, per la prima volta diretto da Giulio Base.

Dopo la mia nomina ho iniziato a lavorare subito al mio progetto di TFF e ho immaginato un importante omaggio a Marlon Brando, forse il più grande attore di sempre, nessuno come lui ha lasciato unimpronta così potente nella storia del cinema, è il modello a cui guardano gli interpreti di tutto il mondo racconta Giulio Base, direttore del TFF. Nel centenario della nascita, mi sembrava giusto e doveroso dedicare unampia retrospettiva a colui che ha rivoluzionato larte della recitazione, lasciando un segno indelebile non solo nellimmaginario filmico ma generando personaggi diventati icone del costume”.

 

Con lannuncio di questa retrospettiva inizia a definirsi la direzione di Giulio Basesottolineano Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino. La scelta di un omaggio dedicato a Marlon Brando unisce passato e presente e ripercorre tutta la carriera di uno dei più grandi attori di tutti i tempi, sovente controverso ma sempre attuale. I migliori auguri al direttore e a tutto lo staff del TFF per questa nuova edizione”.

Bottero, il “papà” della Gazzetta del Popolo

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Alla scoperta dei monumenti di Torino / Oggi parleremo del monumento dedicato al giornalista e politico italiano Giovanni Battista Bottero, situato in Largo IV Marzo meglio conosciuta come piazzetta IV Marzo. (Essepiesse)

Su un ampio basamento in pietra al lato del giardino, verso il Duomo, si erge la figura in bronzo di Giovanni Battista Bottero. L’uomo è rappresentato in piedi con una redingote abbottonata (abbigliamento che il giornalista usava abitualmente nelle sue giornate di lavoro), mentre nella mano destra tiene una copia del giornale “La Gazzetta del Popolo” 

La statua poggia su un imponente basamento realizzato in prezioso marmo Botticino e sul cui fronte è posizionata una lastra con sopra delle epigrafi dedicatorie che, essendo posta alle spalle del monumento, funge da elemento architettonico di sfondo. In quest’opera è particolarmente ricercato l’effetto di contrasto tra la patina scura del bronzo e il bianco avorio del marmo del basamento.

Giovanni Battista Bottero nacque a Nizza il 16 dicembre del 1822. Dopo aver conseguito nel 1847 la laurea in medicina, decise di dedicarsi alla carriera giornalistica (sua passione fin da quando era ragazzo) e così il 16 giugno 1848 fondò a Torino, insieme allo scrittore Felice Goevan e al medico Alessandro Bottella, il quotidiano “La Gazzetta del Popolo”.Per Bottero gli anni che seguirono furono impregnati di grande passione politica: essendo il quotidiano più diffuso durante gli anni del Risorgimento, egli riuscì tramite il suo giornale a compiere azioni incredibili, come ad esempio far firmare (il 10 settembre 1849) il proclama agli elettori di Bobbio per la nomina a deputato di Giuseppe Garibaldi, oppure lanciare una sottoscrizione (il 14 gennaio 1850) per consegnare una spada d’onore sempre a Garibaldi che all’epoca si trovava in esilio.

Nel 1855, dopo diverse battaglie “mediatiche” portate a termine dal suo quotidiano, Bottero decise di entrare in politica e si presentò nel collegio elettorale di Nizza, dove vinse con 411 voti su 625 votanti; il 27 giugno 1855 entrò nel Parlamento subalpino. Nonostante si affermò come figura politica, nel 1870 decise di abbandonare la sua carriera all’interno del Parlamento per dedicarsi completamente al suo giornale.Prese la direzione del quotidiano nel maggio del 1861 (quando prese il posto di Govean) e mantenne tale posizione fino al 1897. In quegli anni “La Gazzetta del Popolo” fu un punto di incontro per personaggi di grande rilievo: in campo politico seguì un orientamento liberale, anticlericale e monarchico, appoggiando la politica di Cavour e il programma risorgimentale di unificazione italiana. Il quotidiano svolse inoltre una importante funzione sociale propulsiva e di coordinamento nei confronti dell’intero movimento delle società di mutuo soccorso dello Stato sardo.Giovanni Battista Bottero morì il 16 novembre del 1897 all’età di 75 anni.

A pochi giorni dalla sua morte un Comitato di cittadini presieduto da Tomaso Villa, si attivò per la realizzazione di un monumento alla sua memoria e grazie ad una sottoscrizione pubblica nazionale, vennero raccolti i fondi necessari e fu incaricato lo scultore Odoardo Tabacchi, che lavorò all’opera tra il 1898 e il 1899. Il monumento venne concluso nel settembre del 1899 e si decise di collocarlo proprio in Largo IV Marzo, dove vi era la sede della “Gazzetta del Popolo”; su consiglio di Odoardo Tabacchi e del Sovrintendente dei Giardini municipali, venne posizionato nella parte orientale dell’aiuola IV Marzo, proprio di fronte alla sede del quotidiano.Venne inaugurato e ceduto alla città, il 12 novembre del 1899 con una solenne cerimonia a cui parteciparono centinaia di persone.

Anche per oggi la nostra passeggiata “con il naso all’insù” termina qui. Vi aspetto per il prossimo appuntamento con Torino e le sue meravigliose opere da scoprire.

 (Foto: www.museotorino.it)

Simona Pili Stella

La magia del Teatro Juvarra

Un gioiello torinese con un incantevole foyer e un palco dove va in scena l’arte.

Entrare in questo luogo intriso di arte, musica e incanto e’ come fare un viaggio nel tempo, nel momento in cui si si addentra,scendendo le scale al numero 13 di via Juvarra, si ha la sensazione, infatti, di vivere un’altra dimensione temporale.

L’ex Cafe’ Procope, affascinante bar fondato da Sergio Martin dove sono andati in scena artisti famosi come Franca Rame, Michele di Mauro ed Ezio Bosso, un incredibile spazio dedicato alla poesia, alla letteratura ma anche al tango che oggi ospita il Circolo Amici della Magia, e’ il primo spazio che si incontra, un’area magnetica ed emozionante dove un tempo si poteva andare semplicemente a fare un aperitivo mentre attualmente, alSim Sala Bar, prima o dopo uno spettacolo in una atmosfera d’altri tempi si puo’ gustare un cocktail o bere un caffe’.

Con il circolo il foyer torna ad essere un luogo magico e di valore. I suoi cento posti, il palco illuminato, il sipario con paillette e le pareti tappezzate di quadri e manifesti di illusionisti famosi, bauli e attrezzi di scena ne fanno uno spazio suggestivo e incantevole.

Una sala didattica molto attrezzata, infine, e’ a disposizione per le attività associative come conferenze magiche o l’insegnamento a bambini, ragazzi e adulti iscritti come soci, ad oggi 300 persone. A completamento della prestigiosa struttura e’ presente una bellabiblioteca composta da oltre 5000 volumi, un prezioso patrimonio, la seconda biblioteca magica al mondo.

E poi c’e’ il teatro, il palco, un pezzo di storia di Torino, uno spazio nato, intorno al 1910, dalla necessita’ di dotare i ragazzi che alloggiavano al Collegio Artigianelli di un’area di svago con  novita’ “multimediali” del tempo come il cinema o il grammofono. Il primo spettacolo, inscenato nel 1913,  fu solo uno dei tanti che avevano, perlopiu’, l’obiettivo di raccogliere fondi.

Questo tesoro, situato in pieno centro citta’, dalle strutture e dalle decorazioni auree fu per decenni un centro formativo di arte, musica e teatro gestito dai Giuseppini del Murialdo appartenenti all’ istituto religioso ispirato a San Giuseppe, presso il Collegio Artigianelli, fondato da Leonardo Murialdo che si dedico’, come sacerdote, all’educazione dei giovani poveri  e abbandonati di Torino.

Dal 2017 al 2020 e’ stato attuato il progetto Le Musichall con Arturo Brachetti come direttore artistico, attualmente questo gioiello di grande fascino e’ tornato alla sua vocazione originariadi luogo aperto a tutte le manifestazioni artistiche dalla musica alla prosa, dall’illusionismo al musical alla danza. Dal 2021 la direzione artistica e tecnica è gestita a Muvix Europa e il teatro, insieme al foyer, puo’ essere affittato privatamente per spettacoli, lezioni di danza  ed eventi vari.

MARIA LA BARBERA

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

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12 – 18 gennaio 2024

VENERDI 12 GENNAIO

 

Venerdì 12 gennaio ore 20:30

Trekking urbano tra le LUCI D’ARTISTA. LA DORA, IL PO E LE LUCI D’ARTISTA – 6,7 km: durata 2,5 ore c.ca

Fondazione Torino Musei – Luci d’Artista

Grazie alla collaborazione tra MetroTrail e Fondazione Torino Musei, per la prima volta quest’anno sono stati proposti 4 itinerari di trekking urbano che abbinano Natura e Luci d’Artista 2023, per un Public Program sempre più ecologico e sostenibile. Una guida escursionistica ambientale accompagna i visitatori a scoprire ambienti ecologicamente rilevanti a Torino – come fiumi, parchi, giardini e semplici aiuole – percorrendo impensabili sentieri urbani verdi, punteggiati dalle installazioni di Luci d’Artista. La silente fauna notturna dei fiumi fa da contrasto con le Luci stesse e la vita della città. Alberi monumentali e giardini segreti segnano la riscossa della Natura sulla metropoli.  Le camminate sono lunghe indicativamente dai 6 ai 7 chilometri e durano circa 2 ore e mezza.

Partenza e arrivo da Largo Regio Parco- Lungo Dora Firenze – Lungo Po (Parco Michelotti) – Via Po – Piazza Castello – Piazza della Repubblica – Borgo Dora

Questo trekking urbano ha il pregio di unire le bellezze fluviali dei due maggiori corsi d’acqua di Torino, il Po e la Dora, con le bellezze urbane del Centro e di Vanchiglia. Quante storie portano le acque dei fiumi di Torino, quanti segreti ormai dimenticati e quanta bellezza nel loro scorrere, che nel tempo ha significato anche alimentare l’operosa crescita della città. Tra parchi, ponti, corsi e piazzette nascoste, ci attendono, per lasciarci a bocca aperta, le installazioni di Luci d’Artista.

Oliviero RINALDI – Flammarion – Largo Regio Parco, Italgas (luce ospite)

Luca PANNOLI – L’amore non fa rumore – Biblioteca Geisser, Parco Michelotti

Joseph KOSUTH – Doppio passaggio – Ponte Vittorio Emanuele I

Luigi STOISA – Noi – Via Po

Mario MERZ – Il volo dei numeri – Mole Antonelliana

Luigi NERVO – Vento Solare – Piazzetta Mollino

Marco GASTINI – L’energia che unisce si espande nel blu, Galleria Umberto I

Grazia TODERI – …?… – Piazza della Repubblica

Michelangelo PISTOLETTO – Amare le differenze – Antica tettoia dell’Orologio

Vanessa SAFAVI – Ice Cream Light – Via Borgo Dora

Durata e tariffe: max 2,5 ore Tariffa intero: € 16,00 / Tariffa ridotto (5-15 anni): € 8,00 / Bambini under 5: Free. Minimo 4 persone

Info e prenotazioni:

www.metrotrail.it/luci-dartista

info@metrotrail.it

Tel: +39 342 7530853 (anche WhatsApp)

 

 

SABATO 13 GENNAIO

 

Sabato 13 gennaio ore 11

IL CONCERTO DEL SABATO

Palazzo Madama – con l’orchestra del Liceo Classico Musicale C. Cavour

Nell’ambito della mostra Liberty. Torino Capitale i Servizi Educativi di Palazzo Madama presentano tre concerti a cura delle classi della sezione musicale del Liceo C. Cavour di Torino: i concerti sono a ingresso gratuito e immergeranno il pubblico nelle musiche prodotte a cavallo di Otto e Novecento, con una riscoperta della musica da camera.

Il programma (in allegato) presenterà ascolti tratti dalla musica europea, in un excursus che va dal Barocco all’Ottocento.

Prossimi appuntamenti

Sabato 13 aprile ore 11

Sabato 11 maggio ore 11

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti disponibili

 

 

DOMENICA 14 GENNAIO

 

Domenica 14 gennaio ore 16

IL SOLE, IL SESAMO E GLI AQUILONI. La festa indiana di Makar Sankranti

MAO – attività per famiglie

Passeggiando tra le statue provenienti dall’India e dal Sud-est asiatico, tra rappresentazioni di figure e miti dell’Induismo, scopriremo come si festeggia in diverse parti dell’India – e non solo – la prima festa dell’anno, quando il sole entra nel segno zodiacale del Capricorno e la primavera si avvicina. Nell’attività di laboratorio si potrà sperimentare come costruire un aquilone.

Da 6 anni in su

Prenotazione obbligatorio al 0114436927-8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it

Costo: bambini € 7 per l’attività, adulti ingresso ridotto in museo

 

 

MERCOLEDI 17 GENNAIO

 

Mercoledì 17 gennaio ore 18

Il patrimonio culturale himalayano fra antico e contemporaneo

TSHERIN SHERPA in dialogo con Davide Quadrio

MAO – talk in museo

Il MAO è felice di ospitare la talk dell’artista nepalese Tsherin Sherpa (Kathmandu, Nepal, 1968) in dialogo con Davide Quadrio, direttore del museo, per una riflessione sulla relazione fra il ricco patrimonio culturale della regione himalayana e una sua rilettura e reinterpretazione in chiave contemporanea.

L’evento, parte del programma #MAOtempopresente, che utilizza l’arte contemporanea come medium e motore di interpretazione e valorizzazione del patrimonio museale, sarà anche l’occasione per presentare al pubblico il riallestimento della sezione dedicata alle prestigiose thang-ka tibetane appartenenti alle collezioni permanenti del museo, esposte dopo un delicato lavoro di restauro e consolidamento a cura del Centro di Conservazione e Restauro di Venaria.

Il restauro delle opere è stato reso possibile grazie al generoso contributo di UBI Unione Buddhista Italiana, con cui il museo collabora da alcuni mesi.

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili

Sul palco della “Soms” di Racconigi lo spettacolo “Premio UBU 2022”

“L’angelo della storia”. In scena il collettivo dei fiorentini di “Sotterraneo”

Sabato 13 gennaio, ore 21

Racconigi (Cuneo)

Testo sempre e , drammaticamente, attuale nonostante il suo attingere a “filosofie” e a “concetti” carichi di storia e stravolgimenti di pensiero. A portarlo in scena sul palco della “Soms – Progetto Cantoregi”, la ricostruita “Società Operaia di Mutuo Soccorso” di Racconigi  (via Carlo Costa 23), sarà il collettivo “Sotterraneo”, nato a Firenze nel 2005 e che negli anni è riuscito a collezionare alcuni fra i più importanti riconoscimenti teatrali a livello nazionale ed internazionale. L’appuntamento – inserito nella rassegna “Raccordi” nata dalla collaborazione di “Progetto Cantoregi” con “Piemonte dal Vivo” – è per il prossimo sabato 13 gennaio, alle 21. “L’angelo della storia”, il titolo dell’opera, “Premio UBU 2022”, che (per chi ne ha memoria) ci riporta a quelle “Tesi di filosofia della storia”, ultima opera (1940) del geniale pensatore e scrittore tedesco Walter Benjamin, sicuramente fra i filosofi del secolo scorso che meglio hanno saputo “incarnare la modernità e le problematiche ad essa connesse, i suoi lati oscuri e le molteplici sue tensioni”. L’“angelo” di Benjamin fa riferimento all’“Angelus Novus” protagonista di una celebre tela di Paul Klee che vola, “le ali distese”, con il viso rivolto al passato. “Dove ci appare – scrive lo stesso Benjamin – una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine … Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto”, ma  una tempesta gonfia le sue ali e lo trascina inesorabilmente in avanti dove trova “la qualunque”: danze isteriche di massa, paracaduti inceppati, gatti milionari.

Questa tempesta, tempesta perfetta, è ciò che noi chiamiamo “progresso”. In realtà “macerie della storia”, della storia dell’uomo che “è rimasta la storia di sangue e morte che è sempre stata”. Inamovibile. Macerie incontrollate e incontrollabili di eventi, che “mute dinanzi alla nostra interrogazione, non trovano giustificazione, non acquisiscono dignità per ciò che hanno prodotto o per quello che hanno rappresentato”. E nulla l’angelo può fare per aiutarci. Non può resistere alla tempesta che travolge lui e tutto e tutti. “Tutto ciò che sta alle sue spalle dovrà forzatamente essere trasportato, nel bene o nel male, nel tempo successivo, non è possibile evitarlo”. Si diceva, testo oltremodo impegnativo e complesso. Ma una scommessa vinta, quella degli attori di “Sotterraneo”, che fra teorie e concetti di miti del “gran pensiero” riescono a dare nuova linfa, in un connubio che pur resta tale fra passato e presente, all’arte scenica. Condivisibili appieno, in tal senso, sono dunque le parole di Maddalena Giovannelli su “Il Sole 24 ore”: “Tempio del mito fin dall’antichità, luogo per eccellenza delle storie, oggi il teatro può diventare invece il luogo per decostruire finzioni e per mettere in discussione certezze. Intelligente, ironico, sulfureo, il teatro di ‘Sotterraneo’ si fa dunque soprattutto palestra di paradosso e allenamento al dubbio”.

g.m.

Nelle foto: immagini da “L’angelo della storia”