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Manuela Repetti è per la seconda volta in libreria con il nuovo romanzo “Sotto la neve” (edizioni Epoké), nel quale l’autrice di Novi Ligure – già parlamentare e oggi impegnata nella cybersicurezza- affronta molti temi di attualità quali la solitudine come ostacolo al sentirsi parte di un tutto e il rapporto con gli altri e la natura.
La presentazione si è tenuta al Salone del Libro di Torino con la partecipazione di Giovanni Terzi e dell’editore Simone Tedeschi. In sala il presidente del Museo del Cinema di Torino Enzo Ghigo e l’ex ministro della Cultura Sandro Bondi, marito di Repetti.
IL LIBRO
Quando l’inverno scende su Lastville, il ghiaccio si mescola alle ombre più cupe: una bambina è scomparsa e tutto il paese è chiamato a cercarla. Ma nel cuore della tundra canadese, dove la neve nasconde perfino le impronte più profonde, la verità è spesso indistinguibile. Lo sanno bene Linda e Philip, mentre l’inverno che avanza mette a dura prova le loro solitudini. L’unico fascio di luce proviene dalla natura incontaminata e dai suoi animali, da cui Linda cerca disperatamente conforto.
Anche il “Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea” omaggia la prima edizione del “Festival” che si terrà sotto la Mole per tutto il mese di maggio
Fino al 25 agosto
Rivoli (Torino)
Un labirintico tappeto di uova. Anzi tre. E quattro gambe (presumibilmente) femminili che coraggiosamente ne sfidano il passaggio, facendo ben attenzione a non trasformare i suddetti tappeti in enormi frittate. Il primo pare essersela, più o meno (più meno che più), cavata. Sugli altri due stendiamo un pietoso velo.
L’uovo scelto “come perfetta metafora della coesistenza di vita e di morte diventa anche simbolo di speranza e rinnovamento”. A raccontarlo in un possente trittico fotografico in bianco e nero, dal titolo “Entrevidas” (“Tra le vite” – della serie “Fotopoemação”1981-2010) è Anna Maria Maioli (“Leone d’Oro” alla carriera alla “Biennale di Venezia” di quest’anno), in quella che può considerarsi la sua prima performance, avvenuta a Rio de Janeiro nel 1981 e presentata come installazione, nello stesso anno, a San Paolo del Brasile. Dietro ci sta tutta l’incertezza dell’allora situazione politica brasiliana, determinata dalla scarsa fiducia di gran parte della popolazione rispetto alla promessa di un ritorno alla democrazia da parte del presidente brasiliano, João Figueiredo. La Maiolino, calabrese di Scalea, trasferitasi da bambina con la famiglia prima in Venezuela e poi in Brasile (dove vivrà gli anni del regime militare che segneranno profondamente tutta la sua attività artistica articolatasi ecletticamente attraverso la performance, l’installazione e la fotografia) decide di riempire lo spazio di uova, invitando poi gli spettatori a “camminare tra le uova, trovandosi così in una situazione che richiede cautela e concentrazione e potendo direttamente esperire questo senso di indefinita precarietà”. “Precarietà” neppur tanto “indefinita”, ma ben chiara agli occhi di chi osserva l’opera, sicuramente fra quelle più interessanti scelte dalla curatrice Marcella Beccaria per la mostra collettiva “Expanded With”, pensata, insieme ad Elena Volpato(conservatore e curatore presso la “GAM” torinese), in occasione di “Exposed”, il Festival Internazionale della Fotografia di Torino.
Allestita al piano terra, piano ammezzato e terzo piano della “Manica Lunga”, la mostra raccoglie, fino al 25 agosto, opere di 23 artiste e artisti, attivi in più Paesi, nelle quali il “medium fotografico” è il punto di partenza per indagare in “campo allargato” – citando gli scritti della teorica dell’arte americana Rosalind Krauss – diversi tipi di relazione con il paesaggio. Dalle “azioni performative” degli anni 60-70, la mostra comprende opere di pionieri della “Land Art” (Dennis Oppenheimer, su tutti), dell’“Arte Povera” (Giulio Paolini e Mario Merz, fra gli italiani) e della “Body Art” (suggestiva quella “silhouette di fuochi d’artificio” della cubana Ana Mendieta), includendo inoltre l’uso della fotografia come strumento concettuale, per arrivare a ulteriori esperienze più contemporanee. E che dire, allora, di quell’inquietante ma pure ironico e divertente “LeonArdo”, fra i “tableaux vivants” (intrisi di passato e presente, occidente e oriente) del bolognese di Grizzano Morandi, Luigi Ontani?
“Expanded With” è parte di “Expanded”, una mostra in tre capitoli pensata per valorizzare il nucleo fotografico della “Collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT” in comodato al “Castello di Rivoli” e a “GAM- Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino”. Proponendo un unico percorso coerente, la mostra è quindi articolata nelle sedi del “Castello di Rivoli”, della “GAM” e delle “OGR” Torino, e presenta la fotografia da tre angolature speciali, “Expanded With” al “Castello di Rivoli”, “Expanded Without” presso le “OGR” e “Expanded – I Paesaggi dell’arte” presso “GAM” a Torino.
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In concomitanza con “Expanded With”, nella “Sala 18” al secondo piano del Museo sarà inoltre possibile visitare (fino all’8 settembre) la mostra “Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo”, a cura di Marcella Beccaria e Andrea Viliani, che riunisce per la prima volta un importante corpus di fotografie dell’artista (Castagneto Po, Torino 1947-2017), tra cui molti inediti, restituendo uno straordinario racconto dal quale emerge la vitalità artistica di Torino (a partire dai fermenti sociali anni ’70) e del suo territorio, oltreché la lunga relazione di Pellion con lo stesso “Castello di Rivoli”, di cui documenta l’inaugurazione nel 1984 e che segue con continuità fino al 2012 e oltre.
Gianni Milani
“Expanded With”
“Castello di Rivoli”, piazzale Mafalda di Savoia 2, Rivoli (Torino); tel. 011/9565222 o www.castellodirivoli.org
Fino al 25 agosto
Orari: dal merc. al ven. 10/17; sab. dom. e festivi 11/18
Nelle foto: Anna Maria Maiolino, “Entrevidas”, 1981-2010; Ana Mendieta, “Senza titolo- Anima, silhoutte di fuochi d’artificio”, 1976; Luigi Ontani, “LeoNardo”, 1970. Paolo Pellion: “Marisa Merz”, 1973
Un concerto per espandere confini geografici e sentimentali, l’occasione per ascoltare per la prima volta dal vivo il nuovo disco di Luca Morino – fondatore e leader dei Mau Mau, giornalista e animatore culturale – pubblicato lo scorso marzo. Con De West Morino esplora infatti un luogo immaginario che travalica la definizione geografica dell’Alta Langa, dove tutto diventa più aspro e selvaggio e si confonde in un immaginario cinematografico e morriconiano dove i cespugli spostati dal vento rotolano fra vigne e noccioleti.
Al Bunker venerdì 10 maggio a partire dalle 21.30, nell’ambito del programma del Salone Off, Morino promette un concerto fuori dagli schemi e dal tempo, in cui i suoni analogici di chitarre elettriche, percussioni e organi Farfisa sono supportati da un’elettronica gregaria, ma presente. L’occasione dal vivo per ascoltare la nuova mezcla che lo stesso autore ha ribattezzato voodoo folk: dal canto gregoriano a Lana del Rey, da Piero Piccioni a Piero Umiliani, dall’amapiano – la nuova dance sudafricana – al chitarrista ungherese Gàbor Szabò, per citarne solo alcuni.
“Terre di frontiera, il Lontano Ovest, DeWest.
Il concerto al Bunker sarà l’occasione per portare dal vivo le ombre, i deliri e le accelerazioni di un mondo reale ma anche immaginario, grazie al riverbero dei film di Sergio Leone o di Werner Herzog.
Musica visionaria che si alternerà a momenti ritmici di forte impatto, grazie a una band potente e convinta e alle immagini animate che accompagneranno lo show.”
Insieme a Morino suoneranno Fabrizio Viscardi alle chitarre, Cristian Longitano alla batteria, Giorgio Boffa al contrabbasso, Paolo Rigotto alle tastiere, Elisa Belella ai cori. I suoni saranno affidati a Luca Biasetti mentre le immagini – parte integrante del progetto sonoro e del concept del nuovo album – sono di Licio Esposito.
Grandi autori cinesi e storici esperti di Cina. L’Istituto Confucio al Salone del Libro di Torino
L’Istituto Confucio al Salone del Libro si trova al Padiglione 3, stand “Isola del futuro” P06 Q05 e partecipa alla 36esima edizione del Salone del Libro , che sarà in corso dal 9 al 13 maggio al Lingotto Fiere di Torino, dal titolo ‘Vita immaginaria’.
All’interno del Lingotto e nelle sedi universitarie per il Salone OFF, l’Istituto Confucio organizza una serie di eventi dedicati alla storia della letteratura e alla storia della Cina contemporanea, con grandi nomi invitati a incontrare il pubblico.
Giovedì 9 maggio, alle 17.15, presso la Sala Internazionale del Lingotto, incontro e dialogo con Lu Min, autrice di “Cena per sei” presenta il suo ultimo libro, conducendo il pubblico alla scoperta della quotidianità nella periferia industriale della Cina anni Novanta. L’incontro affronterà il tema della famiglia nel quadro della costruzione e decostruzione delle classi sociali in Cina. Insieme all’autrice interverranno la sua traduttrice Natalia Riva e Stefania Stafutti, professore ordinario di Lingua e Letteratura cinese nell’ateneo torinese.
Venerdì 10 maggio, alle ore 18, l’appuntamento sarà con la storia contemporanea nell’ambito del Salone OFF, presso la Sala Lauree del Complesso Aldo Moro, in via Verdi, con l’incontro dal titolo “La Repubblica Popolare Cinese nella recente editoria”, che vedrà storici esperti del mondo asiatico e di quello occidentale dibattere sulla Cina contemporanea e sul suo ruolo di attore di primo rilievo sulla scena globale.
Partecipano Guido Samarani e Sofia Graziani, autori del volume “La Cina Rossa. Storia del partito comunista cinese” edito da Laterza, insieme agli storici dell’Università di Torino Marta Margotti e Paolo Soddu.
Domenica 12 maggio, alle 17.30, nella sala Bianca del Lingotto, il noto scrittore Yu Hua presenterà il suo nuovo romanzo “La città che non c’è”. Dopo otto anni di silenzio , Yu Hua torna a coinvolgere i lettori in una storia fatta di tante storie che ruotano intorno alla vita del protagonista, un uomo che con una neonata al collo parte alla volta di una “città che non c’è “.
Partecipano all’incontro la traduttrice di Yu Hua Silvia Pozzi e Stefania Stafutti. Allo stand il personale dell’istituto coinvolgerà il pubblico in dimostrazioni delle più affascinanti arti tradizionali cinesi.
MARA MARTELLOTTA
Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce
Con la locuzione “sesso debole” si indica il genere femminile. Una differenza di genere quella insita nell’espressione “sesso debole” che presuppone la condizione subalterna della donna bisognosa della protezione del cosiddetto “sesso forte”, uno stereotipo che ne ha sancito l’esclusione sociale e culturale per secoli. Ma le donne hanno saputo via via conquistare importanti diritti, e farsi spazio in una società da sempre prepotentemente maschilista. A questa “categoria” appartengono figure di rilievo come Giovanna D’arco, Elisabetta I d’Inghilterra, Emmeline Pankhurst, colei che ha combattuto la battaglia più dura in occidente per i diritti delle donne, Amelia Earhart, pioniera del volo e Valentina Tereskova, prima donna a viaggiare nello spazio. Anche Marie Curie, vincitrice del premio Nobel nel 1911 oltre che prima donna a insegnare alla Sorbona a Parigi, cade sotto tale definizione, così come Rita Levi Montalcini o Margherita Hack. Rientrano nell’elenco anche Coco Chanel, l’orfana rivoluzionaria che ha stravolto il concetto di stile ed eleganza e Rosa Parks, figura-simbolo del movimento per i diritti civili, o ancora Patty Smith, indimenticabile cantante rock. Il repertorio è decisamente lungo e fitto di nomi di quel “sesso debole” che “non si è addomesticato”, per dirla alla Alda Merini. Donne che non si sono mai arrese, proprio come hanno fatto alcune iconiche figure cinematografiche quali Sarah Connor o Ellen Ripley o, se pensiamo alle più piccole, Mulan.
Coloro i quali sono soliti utilizzare tale perifrasi per intendere il “gentil sesso” sono invitati a cercare nel dizionario l’etimologia della parola “donna”: “domna”, forma sincopata dal latino “domina” = signora, padrona. Non c’è altro da aggiungere. (ac)
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5 Carol Rama
Torino è anche arte. Molte sono le Gallerie, le Fondazioni e i Musei che promuovono l’arte in tutte le sue sfaccettature, dalla scultura all’arte figurativa fino al cinema, sia che si tratti di arte classica, medievale, o contemporanea. La storia di oggi è una storia d’arte, che ha per protagonista una delle donne che l’arte l’ha creata, l’ha vissuta e all’arte si è completamente dedicata. Carol Rama nasce a Torino nel 1918, inizia a dipingere ancora adolescente, senza alcuna formazione accademica ma sostenuta nella sua passione da alcuni incontri fondamentali, primo fra tutti Felice Casorati. Molti sono gli amici intellettuali da cui trae informazioni, conoscenze e stimoli: Edoardo Sanguineti, Massimo Mila, Albino Galvano, Carlo Mollino, Paolo Fossati, Carlo Monzino, Luciano Berio, Eugenio Montale e ancora Luciano Anselmino, grazie al quale entra in contatto con Andy Warhol e Man Ray. Della pittura fa una pratica ininterrotta, è il filtro attraverso cui elabora oggetti, situazioni, persone della quotidianità per convertirli in qualcosa di artistico. Carol è sempre aggiornata sulle varie tendenze d’arte, ma mantiene grande autonomia di lavoro, sviluppando nel corso del ventesimo secolo un percorso tutto personale, attraverso l’uso di materiali, temi e stili diversi. Negli acquerelli degli anni Trenta e Quaranta, la rudezza e la scabrosità dei soggetti è decantata nell’eleganza compositiva del quadro. Si tratta di lavori eseguiti a cavallo dei suoi vent’anni, con noncuranza verso i ben pensanti e le mode artistiche del momento, produzioni che denotano grande maturità tecnica e di ideazione. Negli anni che precedono lo scoppio della guerra, l’artista si accosta anche alla pittura a olio, con dense paste di colore e soggetti spesso non tradizionali. La sperimentazione continua: agli stessi anni Quaranta risale l’interesse per l’incisione che si concretizzerà nella splendida serie delle “Parche”, (l’interesse per tale tecnica rispunta verso la fine degli anni Novanta). Dopo una esperienza astrattista negli anni Cinquanta all’interno del gruppo torinese del MAC (Movimento Arte Concreta), Carol attua negli anni Sessanta una svolta decisiva: su macchie di colore di derivazione informale applica oggetti d’uso quali strumenti medicali, trucioli metallici, occhi di bambola. L’oggetto
è inserito con tutta la sua fisicità nel dipinto, diventa colore e forma del quadro, pur rimanendo “cosa”. Negli anni Settanta, sostenuta da colui che sarà il suo gallerista per i decenni successivi, Giancarlo Salzano, un nuovo materiale entra a far parte della sua composizione pittorica, si tratta di camere d’aria segnate dall’uso e di guarnizioni in gomma, utilizzate in sostituzione del colore e incollate su tele monocrome. Questi lavori conservano tutta l’incisività dell’essere materia (gomma come pelle e carne) e sono un rimando all’attività aziendale del padre (specie l’uso della gomma richiama il lavoro paterno). Nel 1979 Carol espone per la prima volta alla Galleria Martano di Torino gli acquerelli realizzati una quarantina di anni prima, poi scelti l’anno seguente da Lea Vergine per la mostra itinerante sulle grandi artiste del Novecento, “L’altra metà dell’avanguardia”. A partire dagli anni Ottanta, l’artista ritorna alla figurazione e realizza mirabili quadri in cui dipinge figure e animali fantastici su carte prestampate. La conoscenza internazionale di Carol è dovuta alle mostre pubbliche, come la sala personale alla quarantacinquesima Biennale di Venezia nel 1993, a cura di Achille Bonito Oliva, allestita dall’amico Corrado Levi, e l’antologica allo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1998, a cura di Maria Cristina Mundici. Il grande riconoscimento pubblico sul suolo Italiano le arriva nel 2003, quando le viene conferito il Leone d’oro alla carriera in occasione della cinquantesima Biennale di Venezia. Nel 2004 anche la sua città natale le dedica una ampia antologica presso la Fondazione Sandretto-Rebaudengo a cura di Guido Curto. Nel gennaio 2010, rappresentata da Corrado Levi, riceve il prestigioso “Premio Presidente della Repubblica” da Giorgio Napolitano. Nel 2014 inaugura al Museo d’Arte Contemporanea (MACBA) di Barcellona una importante mostra monografica a cura di Teresa Grandas, Beatriz Preciado e Anne Dressen, poi allestita anche a Torino nell’ ottobre 2016 alla GAM. Il consenso internazionale è ulteriormente consolidato nel 2017 dall’ampia personale tenutasi al New Museum di New York. Il suo ultimo lavoro conosciuto è del 2007 e chiude una intensa carriera durata oltre settant’anni. Muore nella sua casa-studio torinese, il 24 settembre 2015.
Alessia Cagnotto
A Torino l’8 maggio arriveranno Denise Pardo, Hugo Hamilton e Sarai Shavit. In collegamento Gila Almagor e Goldie Goldbloom, ospite d’onore Luca Barbareschi. Insieme per una Premiazione che celebra la forza della letteratura nel combattere il pregiudizio. Il giorno dopo è la scuola a essere protagonista.
Mercoledì 8 maggio alle 17.00, il Circolo dei lettori di Torino accoglie uno straordinario parterre di scrittori per la Premiazione del XXIV Premio Letterario ADEI WIZO Adelina Della Pergola. Da Roma arriverà la giornalista e scrittrice Denise Pardo, da Israele Sarai Shavit, dall’Irlanda uno degli autori più illustri della letteratura anglosassone: Hugo Hamilton. Mentre in collegamento ci sarà la scrittrice e attrice israeliana Gila Almagor e dalla sua casa di Chicago Goldie Goldbloom.
Cos’hanno in comune questi blasonati autori? Hanno tutti pubblicato in Italia nel 2022 un romanzo imperniato su vicende che riguardavano da vicino l’ebraismo, chi raccontando episodi storici, chi descrivendo personaggi, tradizioni e cultura appartenenti a questo mondo. Una scelta che li ha portati a essere scelti per questo Premio, nato nel 2000, per iniziativa dell’Associazione Donne Ebree d’Italia, parte della Federazione della WIZO (Women International Zionist Organization), con lo scopo di dare rilievo agli autori contemporanei viventi di narrativa che pubblicano libri di argomento ebraico e, allo stesso tempo, di far conoscere le loro opere al grande pubblico. Una particolare sezione della manifestazione è rivolta ai ragazzi delle scuole con l’idea di rendere l’iniziativa uno strumento fondamentale per sviluppare nei giovani una sana valutazione della storia libera da pregiudizi.
A gennaio una Giuria selezionatrice presieduta da Sira Fatucci ha indicato i quattro finalisti: per la sezione adulti Madre (ed Playground libri) di Goldie Goldbloom, e La casa sul Nilo (ed Neri Pozza) di Denise Pardo, mentre per la sezione ragazzi, Sotto l’albero delle Giuggiole (ed Acquario) di Gila Almagor e Tra le pagine (ed Einaudi) di Hugo Hamilton. Dopo questo step è partito il lavoro delle due giurie popolari che ha coinvolto 500 donne di tutta Italia per la sezione adulti e circa 700 studenti degli Istituti italiani che hanno aderito all’iniziativa a cui sono stati inviati gratuitamente i libri in lettura.
A marzo sono stati proclamati i vincitori: rispettivamente Denise Pardo e Gila Almagor a cui si è aggiunto un premio speciale della giuria andato a Sarai Shavit per il romanzo Lettera d’amore e di assenza. Ora a Torino vivranno la loro consacrazione nel corso della Premiazione condotta dalla giornalista Ada Treves. Un incontro che vedrà la partecipazione di importanti esponenti del mondo delle Istituzioni e della cultura e un ospite straordinario: Luca Barbareschi, attore, regista, produttore, chiamato a portare la propria testimonianza sui temi del Premio. Sarà anche lui nella tavola rotonda che nella seconda parte della cerimonia vedrà gli autori dialogare tra di loro.
Susanna Sciaky, Presidente Nazionale ADEI WIZO ricorda così questo momento “In 24 anni la cerimonia di Premiazione è stata ospitata in tante sedi illustri alla presenza di nomi prestigiosi, ma i tragici avvenimenti di questi mesi hanno reso questa edizione molto particolare. Mentre alcune Istituzioni delegate alla diffusione della conoscenza si stanno macchiando di atti di immotivato boicottaggio nei confronti di Israele, ho visto con piacere un mondo della cultura stringersi intorno alla nostra iniziativa, nata proprio per costruire la consapevolezza necessaria per sconfiggere il pregiudizio. In molti hanno capito che leggere e immedesimarsi nelle storie di questi autori è sicuramente un modo per essere cittadini migliori”.
Il 9 maggio Torino ospiterà anche il tradizionale incontro con le scuole. Dalle 9.30 gli autori saranno al Liceo d’Azeglio, luogo che ha visto la formazione di una straordinaria concentrazione di intellettuali italiani come Primo Levi, Cesare Pavese, Giulio Einaudi, Leo Pestelli, Massimo Mila, Luigi Firpo, Vittorio Foa, Tullio Pinelli, Giancarlo Pajetta, Emanuele Artom, Leone Ginzburg, Norberto Bobbio. Saranno presenti scuole da tutta Italia, come il Liceo Pietro Colonna di Galatina (Lecce), che da dieci anni manca mai a questa occasione.
Conduce l’incontro con le scuole la giornalista e scrittrice Manuela Dviri.
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In Piemonte si registra il più alto numero di visitatori “forti” nei musei, ovvero coloro che tornano alle strutture museali con una frequenza superiore a 4 volte all’anno, anche grazie alle iniziative di Abbonamento Musei. Nella regione, l’anno scorso, sono stati quasi un milione gli accessi alle strutture museali con la tessera Abbonamento Musei, seguite da 244.457 in Lombardia e 69.082 in Valle d’Aosta. È quanto emerge da una ricerca commissionata dall’Associazione Abbonamento Musei e condotta dalla Fondazione Santagata, che sarà presentata nell’ambito del Salone Internazionale del Libro di Torino, il prossimo 13 maggio.
Lo studio, che ha ispirato la pubblicazione “25 anni al museo – Come Abbonamento Musei ha sostenuto i consumi culturali in Piemonte e Lombardia dal 1998 ad oggi”, a cura di Paola Borrione e Camilla Lo Schiavo, fotografa l’andamento dei consumi culturali e l’impatto dell’Associazione sul circuito di istituti di cultura e mostre che aderiscono all’iniziativa, analizzando anche il contesto sociologico. Il volume vedrà anche il contributo e la lettura di esperti e studiosi come Alessandro Bollo, Andrea Cancellato, Michele Lazinger, Angelo Miglietta e un’introduzione a cura del Presidente dell’Associazione Alberto Garlandini e della Direttrice Simona Ricci.
Secondo la ricerca “25 anni al museo”, lo strumento promosso da AM ha stimolato il numero di accessi, apportando ai musei un volume di introiti aggiuntivi – nell’ultimo anno, rispetto a un sistema senza abbonamento – di oltre 920 mila euro in Piemonte e 398 mila euro in Lombardia.
L’impatto di Abbonamento Musei sulla domanda di mostre e musei è più evidente in Piemonte, dove l’Associazione opera fin dalla nascita. Infatti, secondo le rilevazioni dell’Istat, i consumi culturali dei piemontesi si attestano sotto la media nazionale, all’ultimo posto tra le regioni del Nord-Ovest, motivati anche da un basso livello di scolarizzazione; al contempo però, il dato relativo ai soli consumi museali risulta opposto: in questa singola categoria culturale, il Piemonte mostra una costante propensione a posizionarsi tra le prime regioni in Italia per numero di visitatori “forti”.
Introdotto a Torino nel 1995, il pass di Abbonamento Musei consente per un anno l’accesso ai musei afferenti al circuito, che comprende più di 480 realtà in Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta tra musei, gallerie d’arte, castelli, regge, orti botanici, dimore storiche, luoghi di culto. L’Associazione inoltre vanta un database di oltre 337.000 appassionati di cultura, una preziosa risorsa per promuovere mostre e musei in modo efficace e connettere gli abbonati. Con un tasso di apertura delle newsletter del 34,01%, superiore alla media del settore, AM quindi ha la capacità di raggiungere un pubblico attento e interessato all’offerta culturale.
Come sottolinea Alberto Garlandini, Presidente dell’Associazione Abbonamento Musei: “Operiamo a stretto contatto con le istituzioni locali, promuovendo un ampio palinsesto di proposte, attraverso una comunicazione continua, chiara e costante. Il numero dei nostri associati è progressivamente cresciuto negli anni, contribuendo a calmierare i prezzi e semplificare le modalità d’accesso ai musei. Nel 2023, il numero di abbonati è cresciuto del 29% rispetto all’anno precedente, con un totale di 191.703 tessere vendute. Un dato che supera abbondantemente i numeri del 2019.”
“L’analisi del processo di messa in rete delle istituzioni museali, dalla costruzione degli strumenti e delle strategie di comunicazione, alla progettazione di nuove modalità per coinvolgere i pubblici, ha evidenziato il grande valore dell’Abbonamento Museo per i cittadini di Piemonte e Lombardia e per il settore museale – ha dichiarato la Presidente di Fondazione Santagata, Paola Borrione – Fondazione Santagata è lieta di aver contribuito a questo progetto di ricerca che ha fornito nuovi spunti di riflessione per l’implementazione di politiche nazionali atte a sostenere i consumi culturali e ampliare il pubblico dei musei.“
La ricerca “25 anni al museo” sarà presentata lunedì 13 maggio, alle ore 12.45, presso lo Spazio della Città di Torino e della Città metropolitana, Pad. 1, al Salone del Libro di Torino. Tra i relatori, interverranno: Alessandro Bollo (Direttore del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino), Paola Borrione (Head of Research di Fondazione Santagata), Alberto Garlandini (Presidente dell’Associazione Abbonamento Musei) e Simona Ricci (Direttrice Associazione Abbonamento Musei).