CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 159

“Addio al 900” in omaggio a Picasso e a Peverelli

A Mondovì, concerto delle “Officine Schwartz” , in occasione della mostra al “Museo della Ceramica”

Domenica 22 ottobre, ore 18

Mondovì (Cuneo)

L’accostamento è particolarmente suggestivo e in linea con l’arte espressa da entrambe le parti. Arte capace di affondare nelle radici di antiche scuole per prendere il volo verso spazi espressivi e immaginativi appartenenti al futuro più remoto. Musica alta e alta Ceramica. L’appuntamento è per domenica 22 ottobreore 18, presso la “Sala Ghislieri” dell’ex “Oratorio di Santa Croce” (via Francesco Gallo 3, Mondovì), con il concerto “Addio al 900” organizzato dalla “Fondazione CRC” e tenuto dalle “Officine Shwartz”, gruppo musicale “industrial – folk” (nato a Bergamo nel 1983 ad opera di Osvaldo Airoldi) autore di ritmiche assolutamente singolari spesso generate da strumenti metallici autocostruiti e dalle straordinarie sonorità, come il “tubicordo” e la “bisciarpa”. L’evento vuole rappresentare un omaggio a Pablo Picasso (1881-1973) e a Cesare Peverelli (1922-2000), artista-artigiano come i componenti delle “Officine Schwartz” e cultore di musica sperimentale, in occasione della mostra a loro dedicata “Cesare Peverelli. Ceramiche a Vallauris. Avec Pablo Picasso” ( di cui già s’è scritto), aperta presso il “Museo della Ceramica” di Mondovì ( in “Palazzo Fauzone di Germagnano”) fino al 5 novembre prossimo. L’ingresso al concerto è libero e gratuito, con registrazione consigliata sulla piattaforma “eventbrite”. Spiega Enzo Biffi Gentili, curatore della mostra al “Museo della Ceramica”: “Per celebrare il cinquantenario picassiano e l’artista Cesare Peverelli, si è scelto di invitare in concerto le ‘Officine Scwartz’, al di là del loro storico valore, per una doverosa esigenza di coerenza con il contesto urbano ed espositivo. Le ‘Officine Scwartz” sono infatti alte esponenti dell’‘Industrial Music’, che sovente si sono esibite in industrie esauste e aree dismesse: con la scomparsa di tutta la sua grande industria ceramica anche Mondovì è passata da una drammatica esperienza di questo tipo. Il concerto è intitolato ‘Addio al 900’, sia per la crisi dell’industria ‘pesante’, sia perché la mostra su Peverelli e Picasso, ed il suo catalogo, si concludono registrando proprio l’indebolimento o la caduta di alcuni miti ideologici e culturali del 900, dall’impegno filocomunista al picassismo”.

Le “Officine Shwartz” proporranno un secolo (il 900) di “sonorità acustiche”, elettroniche e “rumoristiche”, di stili colti, popolari e sperimentali. I loro strumenti vanno dal pianoforte a coda a strumenti autocostruiti a corde e a percussione, a metalli vari, campanine di vetro, drum e synth analogici anni ’70, per chiudere con una chitarra elettrica dagli effetti “inconsueti”. I “quadri sonori”, in buona parte inediti, andranno velocemente su e giù lungo il secolo, in Europa e oltre, soffermandosi su alcuni momenti della storia, della cultura e della quotidianità.

Ricordiamo ancora che la mostra “Cesare Peverelli. Ceramiche a Vallauris. Avec Pablo Picasso” nasce per valorizzare la collezione di 50 ceramiche inedite del milanese Peverelli, realizzate a Vallauris, località situata fra Cannes ed Antibes, e donate alla “Fondazione CRC” nell’ambito del progetto “Donare. Rilanciare la cultura del dono in provincia di Cuneo”, dall’imprenditore provenzal-piemontese Michel Ribero. Cogliendo poi l’occasione della ricorrenza del Cinquantenario dalla morte di Picasso, il curatore Enzo Biffi Gentili ha inteso proporre in mostra un accostamento fra le ceramiche di Peverelli ed una serie di litografie del “padre del cubismo”, anch’essere realizzate a Vallauris.

Per info: tel. 0174/330358 o iatmondovi@visitcuneese.it

g.m.

Nelle foto:

–       Dettaglio della “bisciarpa” delle “Officine Schwartz”

–       Osvaldo Airoldi, leader delle “Officine Shwartz”

–       Ezio Raviola, vicepresidente della “Fondazione CRC” ed Enzo Biffi Gentili all’inaugurazione della mostra “Cesare Peverelli. Ceramiche a Vallauris. Avec Pablo Picasso”. Ph. Luca Privitera

Album fai da te… o quasi

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

Potrò sembrare ripetitivo, ma non si insiste mai abbastanza su due fattori sostanzialmente ricorrenti, quasi un “leitmotiv”, nella realtà delle bands di teenager del garage rock americano anni ‘60: il “management” autogestito e la precarietà delle condizioni di registrazione ed incisione per 45 giri ed album “in economia”. In particolare per la prima questione era fondamentale la capacità di individuare immediatamente uno stile musicale preciso, che mirasse a gusti specifici di un certo uditorio o di una certa fascia di età, soprattutto se si trattava di “teen clubs” o piuttosto palestre di “high school”. La band di cui trattiamo in questo articolo dovette subito individuare il “target” di pubblico da affrontare nei “gigs” e nelle esibizioni, anche in caso di “opening” per altri gruppi. L’ambito operativo erano le feste di “high school” dell’area di Chicago, il “management” era (manco a dirlo) autogestito e il “budget” a disposizione ridotto e calcolato con grande realismo. Il gruppo si chiamava “The Bachs”, si definì stabilmente tra primavera ed autunno 1965 e comprendeva: John Peterman (V, chit), Blake Allison (V, b), John Harrison (chit), Mike DeHaven (chit), John Babicz (batt). L’area di attività più intensa era a nord-ovest di Chicago, tra Crystal Lake, Barrington, Mundelein, Lake Forest, Northbrook, Des Plaines e la band seppe crearsi una vivace rete tra le feste di liceo, i “teen clubs” e le feste private, limitando al massimo spese e dispersione di denaro in “personale extra” di dubbia affidabilità; in particolare i “teen nightclubs” (specialmente Pink Panther e Midnight Hour) garantivano le entrate economiche migliori ed il repertorio era molto funzionale all’uditorio, con gran numero di cover di Beatles, Rolling Stones e Kinks. Tra 1967 e 1968 gli impegni non mancavano e i “gigs” avevano cadenza settimanale fissa il venerdì e sabato notte e non di rado “The Bachs” (sebbene mediamente nemmeno diciassettenni) erano “opening band” di The Amboy Dukes di Ted Nugent. A differenza di altri gruppi, “The Bachs” non erano particolarmente attratti dalle “Battles of the Bands” e preferivano mantenere il “giro” ben sedimentato nelle fasce d’età “teens”, dove erano considerati compagine di ottimo livello. Nel 1968 giunsero occasioni di incisioni in sala di registrazione, ma non ne scaturì il solito 45 giri isolato, bensì un intero album, sebbene condizionato dal difficile ambiente di presa di suono e dal “budget” ridotto: “Out of The Bachs” (Roto Recordings PR-1044). Si può davvero definire un “album fai da te”, per stessa ammissione dei musicisti, che successivamente lamentarono l’impossibilità di prendere “takes” successivi al primo e l’approssimativa esperienza dei tecnici del suono coinvolti (“crappy production”, sezione ritmica mal bilanciata). Ne scaturirono circa 150 copie (da distribuire tra amici e parenti e nella cerchia vicina…) e si può ben intuire come l’album sia ora diventato merce rarissima e trattato a peso d’oro tra gli appassionati di oggi. Gli stessi componenti della band ricordavano quell’album con una vena di malinconia, definendolo una sorta di “farewell to The Bachs” (addio ai The Bachs), in quanto già scorgevano chiaramente il destino della band, con l’incombere dell’entrata nei college, della chiamata in esercito e della necessità di lavori stabili per condizioni economiche familiari non felici; con l’estate del 1968 erano ormai maturi i tempi dello scioglimento, che si definì entro agosto.

Gian Marchisio

Cesare Gianotti, la musica nel sangue

E’ morto nei giorni scorsi il musicista Cesare Gianotti, leader del gruppo musicale degli anni Settanta, La Strana Società, celeberrimo il brano Pop Corn. Ecco un ricordo scritto da Pier Franco Quaglieni
Cesare Gianotti , compositore e musicista, anima del gruppo “La strana società“, era il figlio di un noto farmacista di Moncalieri appassionato di musica fin dagli anni del liceo. Fu mio compagno di scuola. Ha girato il mondo suonando. Era tornato in Italia dopo molti anni e ci ritrovammo piacevolmente su Facebook . Era un uomo che amava la gioia di vivere. Apprendendo la notizia della sua scomparsa  ieri, sono rimasto colpito e addolorato. Lui che mi segui’ nelle mie avventure politiche giovanili ed era vissuto all’estero, mi chiamò “onorevole“. Quando gli dissi che non ero mai stato deputato, mi disse  con generosità che la mia vita era comunque molto onorevole. Credo che la sua vita, dedicata alla musica, limitandosi al conseguimento della maturità classica, sia stata molto limpida e coerente. Cesare era un idealista e un uomo molto appassionato che merita di essere ricordato. (nella foto, Gianotti è il primo a sinistra)
Pier Franco Quaglieni

Il borgo di Avigliana, una tappa imperdibile della Via Francigena

A cura di piemonteitalia.eu 

ESPERIENZE

Avigliana, situata in un punto di transito tra Italia e Francia, nell’anfiteatro morenico compreso tra il Monte Pirchiriano, sul quale sorge la Sacra di San Michele, e la collina di Rivoli, in passato godette di molto prestigio…

Leggi l’articolo ↘️
https://www.piemonteitalia.eu/it/esperienze/il-borgo-di-avigliana-una-tappa-imperdibile-della-francigena

Moretti e le amarezze della Ginzburg, la sua prima regia teatrale

Al Carignano, sino al 29 ottobre

Sono passati cinquantasette lunghi anni da quella sera del maggio 1966 in cui sul palcoscenico del Gobetti Pietro chiedeva dov’era il suo cappello e Giuliana a rispondergli “hai un cappello?”. Erano le prime battute di “Ti ho sposato per allegria”, la Ginzburg aveva abbracciato lo Strega due anni prima per i sbrodeghezzi di “Lessico famigliare” e aveva iniziato – non “sposato” come avrebbe voluto Guido Davico Bonino in una sua presentazione: “sposato” un corno!, gli mandò a dire la scrittrice – la sua strada verso il teatro, undici tappe che si sarebbero concluse con “Il cormorano”, del 1991, a pochi mesi prima della morte. Su simile strada s’incontrano “Fragola e panna” (1966, 44 fogli A4 scritti a biro nera, un passaggio in tivù nove anni dopo) e “Dialogo” (1970, Raffaele La Capria le suggerì di scriverla per la televisione e lì fu trasmessa), che lo Stabile torinese ha raggruppato sotto il comune titolo di “Diari d’amore” per la regia di Nanni Moretti che arrivatosene ai settanta sfida le tavole teatrali.

Fedeltà alla scrittrice, s’era imposto Moretti, in questo tranquillo delirio a due da una parte o davanti a quei “pettegolezzi, chiacchiere di donne” dall’altra, fedeltà e pudore, “una puntigliosa umiltà”, mica come la Bobulova che nel “Sol dell’avvenire” ti stravolge il discorso politico in appassionato discorso d’amore. Supponete il rivolo, anzi la fiumana senza l’ombra di un cessare, che è il “Dialogo”, torrentizio a sgranare i ricordi tenui e spiccioli di una coppia, lui Francesco, che ha intenzione di scrivere il libro che Vallecchi sicuramente gli pubblicherà, magari con un premio a Salsomaggiore, uno che fino alla sera prima aveva la sua bella vita tranquilla e regolata, Marta lei, chiusa nella prigione eterna del quotidiano, nella tranquillità di un letto di prima mattina, mentre la bambina di là ogni tanto piange e la tata ha bisogno di soldi per andare a comprare. Dialogo serrato, ermeticamente chiuso, senza luce come quella finestra aperta per un attimo sul niente. E poi quel qualcosa che Marta deve dire, deve confessare, e che non esce mai fuori con il fiato. Tutto è già scritto, fissato, nel senso che nemmeno una virgola, nel linguaggio quasi anonimo di ogni giorno, va spostata, o va omessa, ogni parola è lì giusta e ferma al proprio posto, un aggettivo, ogni verbo non lo si può distorcere, mutare, aggiustare alle proprie, seppure fuggevoli, intenzioni. Stupidi ricordi, le vie di Roma e i paesi della campagna, tipo Soriano del Cimino, quello lassù in culo ai lupi, i gatti e i cani antipatici, le maglie lavate e le fette biscottate che non ci saranno più per la colazione perché se le sarà mangiate già la Concetta, la fuga a Bologna dal fratello, le rotture con le amiche, le mogli brutte e le mogli belle, la rosolia che c’è o non c’è, i camerieri degli amici che non hanno intenzione di sporcarsi le mani. Si parla si parla si parla, di fretta, in quell’avvicinarsi all’urlo del finale. Perché in tutto quello scorrere è il ritmo, è espressa in tutta la propria sonorità la musicalità che alla lettura della commedia (chi vuole, si vada a ricercare “Tutto il teatro” della Ginzburg edito da Einaudi e a cura di Domenico Scarpa) rimane come nascosta, più o meno invisibile. Moretti s’appresta al testo, lo guarda e lo rispetta quasi religiosamente, neppure si sogna d’invaderlo di morettismi, è la sua una regia in punta di piedi, che c’è e non c’è, che s’avverte e non s’avverte, discretissima: ma è una regia precisa e teatralmente costruttiva, fatta di piccoli tocchi, che ha “riempito” la “realtà” dei due attori, di Alessia Giuliani e di Valerio Binasco soprattutto, bravo bravissimo come non ce lo ricordavamo, un piccolo gesto, una leggera paura, un soffio e una sorpresa, un braccio che si alza e il gesto di prendere in mano gli occhiali, il tornare disincantato al pensiero precedente, il saper trasmettere giù in platea la sensazione di un mondo personale che ti stia franando sotto i piedi.

Nelle mie prime commedie c’erano delle donne che chiacchieravano instancabilmente. In seguito m’è venuta voglia di fare delle donne silenziose. Chiacchieravano allora gli uomini… Nelle mie commedie, in tutte, ci sono dei personaggi di cui si parla molto e che non compaiono mai. Tacciono, essendo assenti. Così finalmente c’è qualcuno che tace.” Ovvero le chiacchiere di “Fragola e panna”, la neve che monotona cade fuori, un arrivo imprevisto, una pizzaiola di cui nessuno ha voglia, una moglie, Flaminia, che non ha più una vita accanto a Cesare, una ragazza, Barbara, che di Cesare è stata l’ultima amante. E poi una “serva”, una sorella e Cesare che compare con tutto il proprio cinismo quando Barbara se n’è andata. Situazione balorda, forse anche divertente a ripensare ai silenzi dell’una e alla fiumana di parole (i monologhi della Ginzburg, vere isole nello svolgimento della scrittura) dell’altra, irruenti e scomposte, parole ancora una volta di ogni giorno, cose comuni, senza importanza, con i suoi ritornelli (“E dove vado? Non so dove andare”) e la sua valigia che non sta più chiusa e la devi chiudere con una corda, con le tragedie che aleggiano di tanto in tanto a confronto della “fioritura di barzellette” di cui ci riempiamo le giornate. La noia e l’imbarazzo, quel mestiere che è la vita, senza superbi colpi d’ala (“Avete un’idea strana della disperazione voialtri. Quando uno è disperato, magari non fa mica delle cose tanto diverse dal solito. Magari fa quello che ha fatto tutta la vita”, dirà Flaminia).

Ogni cosa, in “Fragola e panna”, diventa più ammansita, colloquiale, non esasperata come lo è stata nell’atto precedente, ogni cosa sembra svolgersi con maggiore “prudenza”. Qualcuno deve aver anche scritto che è la commedia meno convincente di Natalia. A me è parsa mantenere un solido ritmo, appropriato, convincente, dove eccelle la Barbara di Arianna Pozzoli ragazza squinternata e vittima, fatta di tutto e di niente, una delle tante squinternate delle pagine della scrittrice, giusta nei gesti e nelle parole. Accanto a lei, a riceverla nella casa, la serva di Daria Deflorian, su cui Moretti deve aver lavorato poco, tanto le ha lasciato campo libero (ma forse qualcuno mi dirà che sbaglio di grosso) di gigionare, di muovere le braccia fuori misura, di girovagare per il palcoscenico senza freni. Le scene ridottissime, tra quel letto prima e quei divani verdi poi, sono di Sergio Tramonti. Si replica sino al 29 ottobre.

Elio Rabbione

Nelle immagini: la foto di Nanni Moretti è di Alberto Novelli; le foto dello spettacolo sono di Luigi De Palma.

“Jean Valjean”. Una storia di altri tempi, al Teatro Gioiello

Candidato all’Italian Musical Awards, tratto dal celebre romanzo “I Miserabili” di Victor Hugo e con 6 attori in scena che interpretano ben 29 personaggi, accompagnati da un ensemble musicale completamente dal vivo, ritorna a Torino, “Jean Valjean – questa è la mia storia”.

Una storia di altri tempi, al Teatro Gioiello, sabato 21 e domenica 22 ottobre, ma assolutamente attuale, l’uomo alle prese con la propria identità ed i propri valori. L’ex forzato Jean Valjean racconta in prima persona una vita di riscatto tra il penitenziario di Tolone, la fabbrica di Monsieur Madeleine e gli stascichi della Rivoluzione francese. Con Sebastiano Di Bella, formatosi alla Scuola d’Arte Drammatica “Anna Bolens”, per anni stretto collaboratore di Dario Fo e protagonista del programma “L’Albero azzurro” in televisione, sul palcoscenico ci saranno Fabrizio Rizzolo, Isabella Tabarini, Susi Amerio, Giorgio Menicacci e Jacopo Siccardi. La regia è di Fulvio Crivello mentre la musica, inedita, toccante e raffinata è del Maestro Sandro Cuccuini che sarà al pianoforte e dirigerà l’Ensemble orchestrale composto da Maria Camilla Ormezzano e Marina Polidori al violino, Livio Ramasso al corno, Marcello Angeli, Stefano Carrara alle tastiere e Andrea Vigliocco alle percussioni. 100 minuti di Musical assolutamente da non perdere!

Igino Macagno

“Prima la Musica!” … gloria torinese

“Lattes Editori” vince il Premio Internazionale “Belma 2023” con il Corso di Musica di Nicola Campogrande

Una bella vittoria e un prestigioso riconoscimento che va ad inserirsi e a rendere ancor più festose le celebrazioni dei 130 anni della Casa Editrice torinese. A “Prima la Musica!” del compositore Nicola Campogrande, Corso di Musica edito da “Lattes Editori” per la scuola secondaria di primo grado, è infatti andato il “Bronze Award” del “Premio Belma” alla “Fiera del Libro” di Francoforte. A ricevere, nei giorni scorsi, il Premio, è salito sul terzo gradino del podio, Simone Lattes, a. d. della casa editrice subalpina. I “Belma” celebrano i migliori materiali educativi d’Europa e vengono assegnati dal 2009 in collaborazione con la “Fiera del Libro” di Francoforte, “Iartem” (“International Association for Research on Textbooks and Educational Media”) ed “European Educational Publishers Group”. Quattro le categorie in gara, 40 i libri indicati nella “shortlist”, tra cui solo 3 italiani, per un “Premio” che storicamente è stato raramente assegnato ad editori italiani.

 

“Prima la Musica!” rappresenta un modo completamente nuovo di studiare musica a scuola. L’idea dell’autore, Nicola Campogrande, uno dei più autorevoli compositori italiani contemporanei, è semplice e al tempo stesso innovativa. “Tutto il materiale musicale proposto agli studenti della scuola media – sottolineano alla ‘Lattes’ – è stato suonato e cantato da 180 musicisti professionisti che hanno realizzato 220 basi (classica, pop/rock, jazz, inni nazionali, colonne sonore, canti popolari e natalizi) per ispirare e coinvolgere i ragazzi nell’entusiasmante pratica della musica”. Una novità assoluta: al posto delle musiche “MIDI” con suoni artificiali, sono stati coinvolti musicisti in carne ed ossa di alto livello, come l’“Orchestra dei Pomeriggi Musicali” di Milano diretta da Alessandro Cadario, il “Trio Debussy”, i “Giovani Cantori di Torino”, il “Trio Jazz” di Daniele Tione e una band rocknella quale si sono alternati musicisti del calibro di Diego Maggi, Rocco Tanica e Roberto Gualdi.

“A scuola serve più musica – spiega Simone Lattes e i docenti di musica vanno valorizzati come attori fondamentali della crescita di studenti e studentesse. Partendo da questi presupposti, insieme a Nicola Campogrande abbiamo voluto realizzare un libro di testo che non accettasse compromessi sulla qualità. Che adesso il nostro lavoro si distingua anche a livello internazionale ci riempie di orgoglio e ci sprona a proseguire con convinzione su questa strada”.

E aggiunge Nicola Campogrande: “L’Italia è considerata uno dei Paesi più musicali del mondo, ma finora a scuola la musica è stata la ‘Cenerentola’ delle discipline. Accettare l’invito della ‘ Lattes’ a concepire un libro di testo che offrisse una nuova dignità alla materia e coinvolgere, insieme a me, 180 musicisti professionisti che per la prima volta si sono messi al servizio della scuola, è stata una sfida davvero emozionante. Questo riconoscimento premia dunque l’idea che la musica sia un luogo di incontro, di scambio, e che la sua pratica, sin dalla scuola, sia un bene prezioso per l’intera società”.

Ricordiamo che l’editrice “Lattes” ha già vinto un “Belma” nel 2021, “Premio Speciale della Giuria”, con un testo per le scuole medie che affrontava temi di “Educazione Civica” attraverso la vita e l’opera di Dante.

La “Casa Editrice Lattes” è stata fondata a Torino nel 1893, quando Simone, allora impiegato dell’odierna “Libreria Luxemburg”, aprì la “Lattes” di via Garibaldi 3. Nella seconda metà del Novecento si è progressivamente concentrata sulla scuola secondaria di primo e secondo grado pubblicando libri di testo che hanno accompagnato milioni di studenti. Oggi la “Casa Editrice” è guidata dalla quinta generazione della famiglia Lattes. E si continua nel tempo con lo stesso intelligente entusiasmo e la passione, quella di sempre, che fu di nonno Simone.

g.m.

Nelle foto:

–       Simone Lattes e Nicola Campogrande

–       Logo “Lattes 130”

“Quando baciavo qualcuno di nuovo, dentro di me mi mancavi”

Music Tales, la rubrica musicale

“Ogni volta che provo a trovare qualcuno che prenda il tuo posto

È tutto inutile, no, le loro labbra non sono mai state le stesse, no, baby

Quando baciavo qualcuno di nuovo, dentro di me mi mancavi”

Nato a Chicago, figlio di Drusella Huntley e nipote di Martha Pitts, cantante di gospel,  comincia a cantare nel coro gospel della chiesa con la nonna fin dall’età di tre anni. Si è diplomato alla Vashon High School nel 1963. Ha avuto la possibilità di studiare musica grazie ad una borsa di studio presso la Howard University di Washington, dove conosce Roberta Flack, con la quale instaura un forte sodalizio umano ed artistico durato fino alla sua morte. Abbandona la Howard University nel 1967, subito dopo aver ricevuto offerte di lavoro nel mondo della musica.

Lavora a Chicago, inizialmente come produttore ed autore presso la Twinight Records, dove ha la possibilità di collaborare con artisti come Aretha Franklin, Jerry Butler, Curtis Mayfield, The Staples Singers, Carla Thomas, ma il suo debutto discografico avviene nel 1969, anno in cui firma un contratto con la Atco Records, della quale esponente di spicco e produttore è King Curtis, e pubblica il suo primo singolo The Ghetto, Pt. 1 contenuto nel LP Everything Is Everything, acclamato dalla critica.

Il 13 gennaio 1979 l’artista è stato trovato morto sul marciapiede del New York’s Essex House Hotel, dove pernottava in una stanza al quindicesimo piano. La morte fu ben presto considerata suicidio vista la sua precaria salute psicofisica.

Stiamo parlando di Donny Edward Hathaway

(Chicago, 1º ottobre 1945 – New York, 13 gennaio 1979)

E la canzone scelta da me oggi per voi è “love, love, love”

La canzone  esprime la gioia e il desiderio travolgente dell’amore. Il testo ritrae un senso di attesa paziente per l’arrivo dell’amore (“Love, love, love, why’d you take so long to come to me?”) e si chiede se l’amore si sia sempre nascosto (“And love, love, your love, tell me, were you hiding from me all the time?”).

Sottolinea il profondo impatto dell’amore sulla vita del narratore. Nonostante i tentativi di riempire il vuoto lasciato dall’amore con altre persone (“Ogni volta cerco di trovare qualcuno che prenda il tuo posto”), nessuna si avvicina al sentimento e al legame che aveva con la persona amata (“No, le loro labbra non erano mai del tutto uguali”). Il narratore si rende conto che, anche quando stava con qualcuno di nuovo, il suo cuore continuava a desiderare la persona che amava veramente (“Quando baciavo qualcuno di nuovo, dentro di me mi mancavi tu”). Il narratore è ora incerto su cosa fare, poiché si è completamente abbandonato all’amore (“Now I don’t know just what I’m gonna do”). Anche quando si guardano intorno e vedono il vuoto, la presenza dell’amata indugia nella loro mente (“All I saw was your sweet face”).

Nella seconda strofa, il narratore esprime come l’amore lo commuova e lo colpisca profondamente. La sola vista del sorriso dell’amata ravviva e risuona in tutto il suo essere (“L’amore, il tuo amore, ogni volta che sorridi, mi attraversa tutto il tempo”).

«L’amore è il trionfo dell’immaginazione sull’intelligenza..»

Vi invito all’ascolto ed attendo le vostre impressioni sul brano:

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

(2) Love, Love, Love – YouTube

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

“Pugno di sabbia”, tornano i Subsonica

IL PRIMO SINGOLO CHE ANTICIPA IL NUOVO ALBUM IN USCITA NEL 2024

 

vendita biglietti

venerdì 20 ottobre ore 10.00 per gli iscritti alla newsletter della band 

lunedì 23 ottobre ore 10.00 MyLiveNation

martedì 24 ore 10.00  vendita generale 

 

18 ottobre 2023 – I Subsonica annunciano SUBSONICA 2024 TOUR: il ritorno sui palchi nei principali palazzetti italiani. La tournée, prodotta da Live Nation, toccherà sette città e Palasport nel mese di aprile 2024. Si parte il 3 aprile a Mantova e si prosegue il 4 aprile a Milano, il 6 aprile a Conegliano (TV), l’8 aprile a Roma, il 10 aprile a Bologna, l’11 aprile – a Firenze per chiudere il 13 aprile a Torino.

 

I biglietti saranno disponibili dalle ore 10:00 di venerdì 20 ottobre per tutti gli iscritti alla newsletter della band, dalle 10:00 di lunedì 23 ottobre per gli iscritti a MyLiveNation e dalle ore 10:00 di martedì 24 ottobre sarà aperta la vendita generale su ticketmaster.it, ticketone.it e vivaticket.com.

 

Ed è proprio dal palco montato su un ring – a richiamare l’immaginario del nuovo singolo “Pugno di Sabbia” in uscita il 20 ottobre – all’Ex Macello di Milano che i Subsonica lanciano le date dei nuovi attesissimi concerti. Durante lo showcase, dedicato al pubblico più fedele, i Subsonica hanno ripercorso tutta la loro straordinaria storia suonando in scaletta per ordine il primo singolo di ogni album che ha segnato la loro longeva carriera, concludendo con il recente “Pugno di Sabbia” che anticipa il decimo album, previsto per il 2024.

Qui materiale video e foto della serata: link

Prossimo appuntamento con il pubblico sarà a Torino venerdì 20 ottobre. Le modalità di partecipazione verranno comunicate sui social della band.

 

“Dopo 27 anni di storia in una band ognuno di noi – raccontano i Subsonica – ha imparato a conoscere l’altro più di se stesso ed è sempre molto forte il sogno condiviso e la consapevolezza di avere costruito insieme una solidità capace di sfidare il tempo e le onde della sorte. A proposito di tempo l’appuntamento che si avvicina è importante: quello con il decimo album, che abbiamo voluto interpretare al massimo delle capacità, mettendo a disposizione anche il frutto delle singole esperienze, per realizzare un disco che in questo momento sentiamo fondamentale”.

I Subsonica nel 2023 sono una band che ha visto il mondo cambiare radicalmente più volte, ma che ha mantenuto la percezione di ciò che non cambierà mai. Per esempio il live “vissuto come momento di fortissima connessione tra di noi e tra noi e il resto delle persone che, seguendoci, scelgono di fare parte di una storia che continua a essere scritta su ogni palco, ad ogni singolo e irripetibile concerto”.

 

 

Dal 20 ottobre sarà disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali “Pugno di Sabbia”, il singolo che anticipa il decimo album in studio, in uscita nel 2024.

Un “Pugno di sabbia” è quello che simbolicamente ci resta in mano quando, ancorati ad un passato che non passa, cerchiamo di combatterne ombre e  fantasmi senza mai cambiare percezione e prospettive. Rimanendo intrappolati.

Un riff di chitarra distorta, su un clap di Roland 808: (la drum machine più utilizzata dal mondo trap e hip hop) chiarisce già da subito, con accostamento apparentemente impossibile, che i confini sono fatti per essere demoliti. Cosa che i Subsonica amano fare dal 1996.

Pugno di sabbia  gioca a confondere le idee tra pulsazione black, distorsioni rock, tra rullate di batteria e urla al microfono, tra melodia italiana e suggestioni meticce targate UK, in crescendo costante fino alla fine. Un’energia travolgente e senza pari che i Subsonica non mancheranno di trasmettere anche live nei palazzetti italiani.

 

Radio Capital è la radio ufficiale del tour

 

Segui su:

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NOTE BIOGRAFICHE

 

I Subsonica sono un gruppo rock elettronico italiano nato a Torino nel 1996 dall’unione di alcuni esponenti della scena musicale alternativa: Samuel (cantante), Max Casacci (produttore e chitarrista), Boosta (tastierista), Ninja (batterista), e Pierfunk (bassista), sostituito poi da Vicio nel 1999. La band, influenzata dai linguaggi musicali più sperimentali, ha rivoluzionato la scena e ha creato un sound molto riconoscibile, coniugando suoni elettronici, incisività melodica tipicamente italiana e grande carica sul palco. I Subsonica sono, infatti, unanimemente apprezzati per la potenza del loro live. Numerosi i premi e riconoscimenti avuti, fra i quali: Premio Amnesty Italia, MTV Europe Music Award, Premio Italiano della Musica, Italian Music Award, Premio Grinzane Cavour, TRL Award, ed una partecipazione al Festival di Sanremo. Nella loro carriera hanno pubblicato gli album: “Subsonica” uscito nel 1997, “Microchip emozionale” del 1999, “Amorematico” del 2002 che conta 100.000 copie vendute, “Terrestre” del 2005, 110.000 copie vendute, “L’eclissi” del 2007, “Eden” del 2011, certificato platino, “Una Nave in una Foresta” del 2014, certificato platino, la raccolta del 2008 “Nel vuoto per mano 1997/2007”, certificata platino, e “8”, uscito il 12 ottobre 2018 a cui seguono un tour europeo a dicembre 2018, la tournée italiana nei palazzetti (febbraio 2019) e date estive nei principali festival italiani. Il 22 novembre 2019 il gruppo pubblica “Microchip Temporale”, una speciale riedizione di “Microchip Emozionale”, in collaborazione con 14 artisti. Venerdì 24 aprile 2020 viene pubblicato “Mentale Strumentale”, nono album inedito dei Subsonica, registrato nel 2004. All’uscita discografica segue l’omonimo tour che, dopo essere stato spostato a causa dell’emergenza sanitaria, è partito il 1° aprile 2022 e ha registrato il tutto esaurito.  La tournée segue il tour estivo che nel 2021 ha toccato diverse piazze e venue all’aperto in tutta Italia. A luglio 2022 segue la tournée estiva ATMOSFERICO 2022 con cui la band ha celebrato il ventennale di Amorematico, il terzo album dei Subsonica, pubblicato l’11 gennaio 2002. Durante l’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, i Subsonica vengono insigniti del Premio Speciale Soundtrack Stars Award per la musica di “Adagio”, film di Stefano Sollima. Il 20 ottobre 2023 esce “Pugno di Sabbia”, il nuovo singolo. La band sta lavorando al decimo album in studio ed ha appena annunciato il SUBSONICA 2024 TOUR, che li vedrà tornare ad esibirsi nei principali palazzetti italiani.

Festa del libro medievale e antico di Saluzzo

Al via, nell’antica città del Marchesato, la terza edizione dedicata al “viaggio” nel Medioevo

Da venerdì 20 a domenica 22 ottobre

Saluzzo (Cuneo)

Quest’anno si è andati a scomodare (ma lui credo ne sarebbe ben contento!) niente meno che Ludovico Ariosto – “Chi va lontan da la sua patria, vede / cose, da quel che già credea, lontane; / che narrandole poi, non se gli crede” – per dare il là alla “Festa del libro medievale e antico di Saluzzo”, manifestazione libraria e fieristica nata nel 2021 e dedicata quest’anno al tema e alle meraviglie del “viaggio” nel Medioevo. Promossa dalla “Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo” e dalla “Città di Saluzzo”, in collaborazione con il “Salone Internazionale del Libro di Torino”“Fondazione Amleto Bertoni” – e il sostegno di “Fondazione CRC” e “Atl-Azienda Turistica Locale” del Cuneese – l’iniziativa si svolgerà da venerdì 20 a domenica 22 ottobre. Centro pulsante dei molti eventi, affiancato da numerosi altri spazi del Centro Storico, sarà “Il Quartiere” (ex Caserma Musso) di piazza del Risorgimento.  Il tema del “viaggio nel Medioevo” sarà affrontato sotto vari punti di vista. “Il viaggio propriamente inteso – dicono gli organizzatori – come itinerario da intraprendere, non senza pericoli, per spostamenti pratici o per necessità di lavoro e commerciali; il viaggio visto come desiderio di scoperta e avventura, come sfida per il superamento di confini e condizioni; il viaggio fantastico, epico e cavalleresco; il viaggio spirituale e mistico in un periodo di fervente religiosità, senza trascurare i pellegrinaggi militari di conquista che furono le crociate in Terra Santa, causa di migliaia di morti”. La “Festa” nasce essenzialmente dalla volontà di sfatare l’errata credenza del Medioevo come momento temporale di profondo buio e oscurità in opposizione al Rinascimento, celebrando un periodo storico, dal V al XIV secolo, che ancora oggi esercita invece una forte fascinazione sull’immaginario collettivo. Ideale anche la scelta del luogo, Saluzzo che fu capitale dell’omonimo “Marchesato” e che si inserisce perfettamente nel periodo storico trattato con le sue testimonianze architettoniche di impronta gotica, risalenti fra il Duecento e la fine del Quattrocento, che ancora caratterizzano il suo antico ed intatto Centro Storico. Molte le personalità di spicco attese a Saluzzo per dialogare con lettrici e lettori e per tenere “lezioni magistrali” a tema. Solo per citarne alcuni: l’antropologo Marco Aime che tratterà del pellegrinaggio medievale alla Mecca del “Sultano del Mali”; il critico d’arte Nicolas Ballario (“Influenze del Medioevo nell’arte contemporanea”); il monaco e saggista Enzo Bianchi ( “La vita dei monaci nel Medioevo”), fino all’autrice Nicoletta Bortolotti che ci parlerà di Christine de Pizan (1364-1430), prima scrittrice europea e sostenitrice della parità di genere, allo storico Federico Canaccini sul viaggio dei pellegrini per il primo “Giubileo” della storia nel 1300 mentre a Fabio Genovesi sarà affidato il compito di trattare di Cristoforo Colombo . E ancora lo youtuber e drammaturgo Roberto Mercadini che a Saluzzo porterà uno spettacolo sull’“Orlando Furioso”, via via (a grandi balzi) fino allo scrittore e critico letterario Domenico Scarpa, con la sua “lectio” su Italo Calvino “medievale”. Il programma completo e le varie location su: www.salonelibro.it e www.visitsaluzzo.it

Ad allietare la “Festa” non potevano mancare anche sbandieratori, gruppi e rievocatori storici, trampolieri, giocolieri, cantastorie, giullari, saltimbanchi e danzatori che animeranno tutta la città. Dalla settimana precedente la “Festa”, gli esercizi commerciali già stanno esponendo nelle proprie vetrine titoli di libri selezionati sul tema del viaggio, dalla saggistica alla narrativa, dal fantasy ai libri antichi: una bibliografia medievale che, a fine manifestazione, confluirà nel “Fondo del libro medievale” in continua espansione, nato con la prima edizione della “Festa”, custodito dalla Biblioteca Civica di Saluzzo “Lidia Beccaria Rolfi” in fruizione libera e gratuita. Al ricco programma si affiancherà, ovviamente, una parte espositiva, sabato 21 e domenica 22 ottobre  (dalle 10 alle 19), sempre al “Quartiere”, dove il pubblico sarà accolto da editori, librerie, enti culturali con le loro proposte di catalogo, le novità sul tema e la presenza di copie di libri esclusivi, sia manoscritti sia a stampa. Case editrici specializzate e generaliste e librerie antiquarie offriranno al pubblico il meglio delle uscite editoriali che raccontano il Medioevo. Quest’anno le adesioni degli espositori hanno superato quelle degli anni precedenti, registrando il tutto esaurito.

Il via alle danze, venerdì 20 ottobre 2023 con una grande azione di pittura collettiva“Viaggio ai confini del Medioevo”, a cura del “Dipartimento Educazione Castello di Rivoli” che rende omaggio al tema della manifestazione, reinterpretando su vasta superficie pittorica stesa a terra, l’immaginario legato ai “pellegrinaggi nel Medioevo”, a partire da temi riconducibili al patrimonio storico-artistico saluzzese. L’appuntamento, che si svilupperà lungo l’area pedonale di Corso Italia, vedrà protagonisti oltre mille studenti del territorio delle scuole dell’infanzia, scuole elementari e scuole superiori e sarà accompagnato dall’esibizione degli “Sbandieratori di Saluzzo.”

g.m.

Nelle foto:“Immagine guida” dell’evento, Marco Aime, Enzo Bianchi, Roberto Mercadini