CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 13

L’isola del libro

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RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Joël Dicker “La catastrofica visita allo zoo” -La nave di Teseo- euro 20,00

Non siamo in cima alla vetta del suo strepitoso esordio “La verità sul caso Harry Quebert” che, nel 2013, l’ha catapultato al top delle classifiche, trasformandolo nel re dei best seller; e da cui è stata tratta l’omonima serie interpretata dall’affascinante Patrick Dempsey.

Detto questo e considerato che alla media di un romanzo all’anno non è facile mantenere sempre il medesimo livello, anche in questo ottavo lavoro, la penna dello scrittore di indiscutibile talento c’è sempre.

Meno corposo il volume e più leggera la storia, sempre con mistero, ma adatto a grandi e piccini, tanto più che al centro ci sono proprio dei bambini….e non di quelli qualunque. Il ginevrino Dicker ha pensato il romanzo per lettori dai 7 ai 120 anni, introducendo la voce narrante di Joséphine che, ormai adulta, racconta un fatto accaduto quando era piccola.

Si rivede bambina, molto sveglia e dalla parlantina facile. Sogna di diventare inventrice di parolacce e intanto frequenta la scuola speciale dei Picchi Verdi, con altri 5 coetanei straordinari come lei; ognuno vanta una peculiare caratteristica e una specifica abilità. Una sola classe e l’amata maestra, signorina Jennings.

Un inspiegabile allagamento rende inagibile la loro aula e ad offrirgli ospitalità è il Direttore della scuola normale accanto, così le cose cambiano. Alla vigilia di Natale una visita scolastica allo zoo scivola in catastrofe; ma fino a che punto e perché, lo scopriremo solo alla fine.

Anche in un piacevole e leggero divertissement per tutte le età come questo, Dicker si rivela maestro nel mantenere la suspense. Nel frattempo intrattiene il lettore con lezioni scolastiche tragicomiche, inchieste spassosissime di giovani investigatori coadiuvati da una nonna che si professa una sorta di “Miss Marple”, incidenti paradossali e parecchio esilaranti.

Emergono idiosincrasie e abilità precoci dei bimbi speciali, fragilità degli adulti (del Direttore in primis).

Ma, neanche troppo sotto traccia, ci sono tematiche toste e attualissime come: democrazia, diversità, tolleranza, libertà, censura.

E un quesito su tutti: nell’adulto di oggi quanto è stato smarrito e dimenticato il sentire del bimbo di ieri?

 

 

Samantha Harvey “Orbital” -NNE- euro 18,00

La scrittrice inglese Samantha Harvey ha vinto il Booker Prizer 2024 con questo libro che la giuria ha definito: «una lettera d’amore al nostro pianeta…». Racconta la giornata di 6 astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, alla loro ultima missione.

Ogni capitolo si concentra su un’orbita di 90 minuti attorno alla Terra, ma non è una storia di esplorazione spaziale.

Piuttosto, il romanzo induce a riflessioni profonde su: senso della vita, bellezza fragile del pianeta, inutilità dei confini e delle guerre, sperpero di vite e risorse preziose, relatività del tempo, consapevolezza di quanto tutto sia terribilmente precario nel cosmo.

A provare nostalgia per la Terra sono 2 donne e 4 uomini, di nazionalità diverse, che hanno condiviso il viaggio a bordo di una grande H di metallo, formata da 17 moduli collegati, sospesa sopra la Terra. La Stazione -con movimento costante- li ha trasportati in un’orbita perpetua a 28.000 chilometri orari.

Gli astronauti a bordo vivono 16 albe in 24 ore; vuol dire che ogni giorno vedono il sole fuori dagli oblò sorgere e tramontare 16 volte.

Per loro, che osservano la terra dall’alto dello spazio, a 400 km di distanza, dopo un po’ tutto si mescola: fantasie, realtà, e vivono addirittura la sensazione di non essere distinti uno dall’altro.

Per loro il tempo si dilata; perdono il conto di giorni, settimane e mesi, tutto si appiattisce in un presente immobile, in cui ripensano alle loro vite e provano nostalgia per la Terra.

Ed è la Terra, che continua a rotolare sotto di loro, la vera protagonista di queste pagine; meravigliosa anche quando viene spazzata da tifoni devastanti.

Perché da lassù la prospettiva cambia. Si vede la sfera rotante in tutta la sua magica bellezza, in cui l’unica linea di demarcazione è quella tra terraferma e mare; niente barriere, guerre, odio, né stragi.

Pensiamo erroneamente di poter disporre a piacimento della Terra, ma non è un pianeta al sicuro al centro di tutto; è parte di una galassia gremita di infiniti altri corpi celesti… e tutto può improvvisamente esplodere o collassare.

 

 

Serena Dandini “C’era la luna” -Einaudi- euro 18,00

Oggi sembra quasi che diritti come divorzio e aborto esistano da sempre, ma chi era adolescente a metà secolo scorso neanche sapeva cosa fossero.

Lo racconta Serena Dandini in queste pagine che narrano come eravamo e ci dicono come non vogliamo tornare ad essere.

Non sono autobiografiche, ma certo parlano anche del suo vissuto.

Protagonista di questo romanzo di formazione è la 14enne Sara Mei, nella Roma tra 1967 e 1969.

Ha iniziato il ginnasio e si trova in quella palude melmosa che sta in mezzo al guado tra una sponda e l’altra di due fasi importanti della vita, in cui è complicato stare a galla e raggiungere la seconda riva nel modo giusto.

Il modello familiare è patriarcale, tipico dell’epoca: il padre porta i soldi a casa, la madre fa funzionare il focolare domestico al meglio ed ha mortificato la sua femminilità con le gravidanze. La scelta proposta a Sara è tra: moglie o donnaccia.

A scuola Sara sperimenta tutta la sua goffaggine ed inadeguatezza; considerata ancora una bambina è incuriosita ed attratta dal gruppo scintillante di studentesse più grandi: spavalde, sicure di sé, femminili in modo provocatorio.

Beba, Violante e Vera sono dapprima inaccessibili, poi diventano amiche di Sara che, in una precisa circostanza, si fa coraggio, butta il cuore oltre l’ostacolo, sfodera simpatia e intelligenza ed entra finalmente a far parte del “cerchio magico”.

E’ con la forza dell’amicizia, della sorellanza e del reciproco aiuto che la protagonista impara poco a poco a definirsi. Lascia da parte le insicurezze insieme al fisico informe e sgraziato; ed ecco realizzarsi una delle metamorfosi tra le più complesse nell’arco di una vita.

Sullo sfondo ci sono poi gli avvenimenti storici, l’epoca di grandi cambiamenti. Dandini ferma volutamente il racconto nel 1969, ovvero il mondo prima che arrivassero le leggi su interruzioni di gravidanza, divorzio e altre conquiste….

 

 

Hammershøi e i pittori del silenzio tra il Nord Europa e l’Italia” -Dario Cimorelli Editore- euro 30,00

Catalogo della Mostra a Rovigo dal 21 febbraio – 29 giugno 2025. Palazzo Roverella.

Si può dipingere il silenzio?

Si, il pittore danese di fine Ottocento, Vilhelm Hammershøi, lo ha fatto divinamente. Ora potete ammirare 14 sue tele, per la prima volta esposte in Italia, a Rovigo fino al 29 giugno.

Hammershøi (1864-1916) è stato il più grande pittore della sua epoca in Danimarca e uno dei geni dell’arte europea tra la fine del XIX e inizi XX secolo. Per decenni però è stato trascurato dai manuali di settore, nonostante il ruolo di spicco nella vita culturale a livello europeo; omaggiato da Rilke che volle incontrarlo ad ogni costo e scriverne.

Dall’incontro emerge il ritratto di un Vilhelm Hammershøi taciturno, a tratti scontroso, restio a rispondere alle domande di Rilke, che rinunciò anche per questa inaspettata ritrosia a proseguire nel progetto di scrittura che aveva inizialmente pensato.

Il silenzio nelle sue tele parla per lui; i suoi quadri non pretendono di inabissarsi nei tormenti dell’anima o della psiche (come invece il suo coetaneo Munch); Hammershøi si tiene a distanza da qualsivoglia psicologismo.

Non produsse moltissimo e nascose le sue scelte estetiche dietro le esigenze di mercato; all’epoca si vendevano bene i quadri raffiguranti gli interni, molto poco invece i paesaggi. Così trasformò le pareti della sua casa austera in un set per le tele da dipingere.

Anche se ritrasse moglie e sorella, erano sempre di spalle e intente a faccende muliebri o lontane; protagonista era sempre e solo l’aria silenziosa che le circondava, mai loro.

I suoi quadri però non rappresentano il vuoto, tutt’altro, la calma è solo apparente, e il silenzio sembra preannunciare arrivi di vita e voci che risuoneranno. E’ solo un tempo di attesa, rischiarato da pennellate di luce soffusa che sono uno dei tratti del pittore danese.

Il corpus di opere lasciato da Hammershøi, purtroppo, non è vastissimo, anche perché è morto a soli 52 anni; e oggi le poche tele sul mercato hanno prezzi record. 2 anni fa Sotheby’s battè “The music Room” alla cifra di 9 milioni di dollari.

“Hiroshige Utagawa. Lungo la via della Tokaido”, una riflessione per la società contemporanea

Alla galleria Salamon di Torino si è  aperta la mostra sull’importante artista giapponese

La mostra “Hiroshige Utagawa. Lungo la via della Tokaido” è ospitata presso la Galleria Elena Salamon Arte Moderna, che si affaccia sulla storica piazza IV Marzo dal 10 al 31 maggio prossimi. Si tratta di  un’esposizione che offre una rara opportunità di ammirare un prezioso nucleo di opere originali di questo raffinato incisore e pittore, figura di spicco della scuola ukiyo-e, l’arte della ‘pittura del mondo fluttuante’.

Hiroshige (1797-1858), con la sua sensibilità lirica e un’attenzione straordinaria al dettaglio naturale e atmosferico, ha immortalato un Giappone sospeso tra realtà e immaginazione,  trasfigurandolo in un paesaggio emotivo che avrebbe esercitato un fascino piuttosto duraturo sia in Oriente sia nell’Occidente impressionista.

Il focus della mostra è  rappresentato dalla Tokaido, l’arteria vitale che, nel periodo Edo, connetteva l’allora capitale Edo,l’odierna Tokyo, con Kyoto, lungo un percorso di oltre 500 km, scandito da 53 stazioni di posta. Per Hiroshige la Tokaido non aveva tanto la sola funzione di una semplice via commerciale o militare, ma diventava il nucleo di un viaggio simbolico che si dipanava attraverso il mutare delle stagioni, la varietà  dei climi, gli incontri fugaci e i silenzi contemplativi. Ogni stampa rappresenta una sosta, un frammento di vita, che si pone in perfetta sintonia con l’estetica giapponese del “mono no aware”, che indica la consapevolezza della caducità delle cose.

L’intera esposizione è introdotta da un’opera che ne definisce il tono. È la celeberrima “Shono Haku-i” La pioggia sferzante a Shono”, una delle stampe più iconiche della serie. Nell’opera viandanti colti da un violento e improvviso acquazzone accelerano il passo lungo il sentiero, protetti soltanto da leggeri mantelli di paglia.

Dalle linee diagonali della pioggia nasce un senso di movimento impetuoso e la composizione intera suggerisce la sensazione di umidità e di freddo dell’aria. Accanto a questa opera  sono presenti altre dieci preziose xilografie policrome, in eccellente stato di conservazione.  Ricordiamo “Yoshiwara, isole galleggianti nella palude del Fuji”, che offre un momento di pura contemplazione, con l’ampio orizzonte acquatico punteggiato da erbe, dalle risaie allagate che riflettono il profilo maestoso e al tempo stesso ieratico del monte Fuji.

La vibrante gioia dei colori primaverili esplode nell’opera “Cherry blossom Viewing at Asuka Hill”, una celebrazione sentita della tradizionale usanza dell’hanami, il rito del picnic conviviale sotto la delicata fioritura dei ciliegi.

“Allestire una mostra su Hiroshige – spiega la direttrice della galleria Elena Salamon- significa aprire una finestra tra due culture, due distinte concezioni del tempo e due modi profondamente diversi di osservare la natura che ci circonda. Portare la sua arte qui a Torino rappresenta un invito prezioso per rallentare il ritmo frenetico della nostra quotidianità”.

Mara Martellotta

Rock Jazz e dintorni a Torino: Fatoumata Diawara e Federico Sirianni

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Mercoledì. All’Oratorio di Santa Pelagia arriva Boosta (il tastierista dei Subsonica), in un doppio concerto alle 18.30 e alle 21. All’Osteria Rabezzana suona il Trio Drumless. Al Jazz Club: The Chicago Blues Jam!.

Al Blah Blah si esibiscono gli MFC Chicken.

Giovedì. Al Circolo della Musica di Rivoli,  la cantante Petra Magoni accompagnata al pianoforte da Andrea Dindo, renderà un tributo a Weill, Porter e Gershwin. Alla Cascina Falchera debutta il Festival “Heroes”. Si alterneranno Davide Ambrogio, Paolo Baldini e il Duo Bottasso. Al Vinile si esibiscono i Sandera. All’Hiroshima Mon Amour suonano i C’mon Tigre. Alla Divina Commedia sono di scena i Razza Sospetta. Al Jazz Club si esibiscono i Seasons. Al Magazzino sul Po suonano i Margarita Podridas + Distorsione Armonica Totale. Al Blah Blah è di scena Ben Ottewell.

Venerdì. Per il Festival “Heroes” alla Cascina Falchera, arriva la cantante del Mali Fatoumata Diawara. Allo Spazio 211 suonano i  I Boschi Bruciano + Narratore Urbano. Al Folk Club si esibiscono : Charlie Sexton, David Grissom, Calder Allen. Al Jazz Club suonano i De Gruttola Moses. Alla Divina Commedia è di scena la Phoenix Blues Band. Al Vinile per 2 sere consecutive si esibisce il Amar Sundy & The Good G’heddo Trio. Al Blah Blah suonano i Frana + Rope.

Sabato. Alla Divina Commedia sono di scena i The Framer. Al Jazz Club : Bella Mbriana. Al Blah Blah si esibiscono i Damnation. Allo Ziggy suonano i Tons + Feral Forms. Per il Festival “Heroes” alla Cascina Falchera, canta la portoghese Ana Lua Caiano e a seguire La Nina.

Domenica. Al Jazz Club Bennato 3.0. Al Blah Blah si esibiscono i Buzz Kull + Skullstorm. Al Teatro Concordia suonano i Silent Bob & Sick Budd.

Pier Luigi Fuggetta

Paulo Nazareth, un’opera acquisita da Fondazione Crt Arte

L’opera Untitled (Objects to Keep the Sun out of Your Eyes) series, 2010,
di Paulo Nazareth è stata acquisita a favore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
 La Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, ente “art oriented” della Fondazione CRT, ha confermato per il 2025 il proprio sostegno a The Phair – la fiera dedicata alla fotografia, giunta alla sua sesta edizione e oggi riconosciuta come appuntamento di rilievo nel panorama artistico nazionale e internazionale. In occasione della manifestazione, la Fondazione ha proceduto all’acquisizione di un’opera che andrà ad arricchire la collezione dell’istituzione, una raccolta affidata in comodato alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e dunque destinata ai musei del territorio, ai loro pubblici e alla cittadinanza.
L’acquisizione, con un budget stanziato di 15.000 euro (superiore alla cifra investita nella scorsa edizione), evidenzia innanzitutto la fiducia della Fondazione nella qualità della Fiera, espressa nella selezione delle gallerie e dalle loro proposte e, allo stesso tempo, conferma la volontà di incrementare il proprio fondo fotografico quale nucleo significativo della collezione. L’acquisizione verrà destinata in comodato d’uso gratuito al Castello di Rivoli.
L’opera acquisita è la fotografia di Paulo Nazareth Untitled (Objects to Keep the Sun out of Your Eyes) series, selezionata dalla vice direttrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Marcella Beccaria con la seguente motivazione: “La pratica nomadica e multidisciplinare di Paulo Nazareth, che vive in Brasile ma è cittadino del mondo, affronta alcune tra le importanti urgenze contemporanee, tra cui diseguaglianze sociali, razziali e la pesante eredità coloniale che ancora grava molte parti del mondo. L’opera acquisita è un potente autoritratto. Parte di una ricerca attraverso la quale Nazareth utilizza la fotografia per esporre sé stesso, quest’opera contribuisce a disegnare nuove iconografie e scrivere storie di persone che la tradizione ha spesso ignorato. Il Castello di Rivoli ha proposto alla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT l’acquisizione di quest’opera in linea con una politica museale che mira a rendere l’istituzione sempre più aperta a visioni che restituiscono la complessità del mondo contemporaneo, secondo prospettive non solo occidentali e dal Sud globale.”

«Con il sostegno a The Phair, la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT conferma il proprio impegno verso una fiera dedicata alla fotografia, un linguaggio capace di attraversare e interpretare gli immaginari del nostro tempo, restituendo la complessità del presente. In questa occasione, la Fondazione ha acquisito una nuova opera a favore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, rafforzando così il proprio ruolo di istituzione privata attenta alla cultura e all’interesse collettivo. Supportare The Phair significa per noi credere in una Torino sempre più dinamica capace di proporsi sulla scena dell’arte come laboratorio di ricerca e di innovazione culturale» commenta Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.

L’opera è stata acquisita dalla Galleria Franco Noero, Torino.

questo link sono disponibili le immagini dell’opera e i relativi credits.

Paulo Nazareth (1977, Governador Valadares, Minas Gerais, Brasile)
Untitled (Objects to Keep the Sun out of Your Eyes) series, 2010
Stampa fotografica su carta di cotone
90 × 60 cm
Edition 2 / 5 + 2 AP

La Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, ente “art oriented” della Fondazione CRT e principalmente attiva sul territorio regionale e locale, celebra quest’anno i suoi venticinque anni di sostegno all’arte contemporanea. Dalla nascita, nel 2000, la Fondazione mette in campo azioni concrete volte a valorizzare talenti e ad arricchire il patrimonio culturale, e alimenta un’estesa collezione di opere d’arte contemporanea, che oggi comprende oltre 900 opere di circa 380 artiste e artisti italiani e stranieri, diventata nel tempo tra le più prestigiose a livello nazionale e internazionale.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: il nuovo Papa – Rossotto, l’avvocato – storico – Lettere

Il nuovo Papa
Venerdì ho tenuto un discorso volto a trarre qualche prima, provvisoria  conclusione sul Pontificato di Francesco, anche se è presto per vedere i riflessi della sua opera a lunga scadenza che potranno essere ripresi dal nuovo Papa Leone XIV, un nome sicuramente impegnativo storicamente.  Nel mutare della storia e nel cambiamento di Papa non è detto che l’eredità di Francesco possa continuare ad incidere. Vedremo. Ho ascoltato un po’ di Tv il giorno della fumata bianca e  sono rimasto infastidito dal fatto che non sia stato trasmesso l’intero discorso del Papa senza interruzioni. Ho ascoltato gli “esperti” discutere quasi di aria fritta in modo spesso autoreferenziale . Ho notato la sicumera di tanti non credenti pontificare su cosa dovrebbe fare il nuovo Pontefice. Ho deciso di  spegnere la Tv e di studiare per qualche ora la biografia del nuovo Papa.
Ne ho tratto la conclusione, da approfondire ulteriormente, che ci si trovi di fronte ad una personalità ricca e complessa che ha maturato esperienze diverse non necessariamente decisive per il pontificato perché il nuovo ruolo di Papa è unico e al disopra del vissuto precedente. Richiamarsi ad Agostino, uno dei massimi pensatori non solo della Chiesa, è un dato importante della vita del Papa. Agostino fu un uomo inquieto, tormentato, con  cui nel “Secretum” un grande “ammalato” di un’ età di transizione  come il  Petrarca, entrò in dialogo. Fu frate agostiniano l’eretico Martin Lutero, anche lui  molto tormentato. L’immagine che si trae dal nuovo Papa è quella di un uomo di vasti studi e di forte  impegno religioso e intellettuale,  illuminato da una fede salda. Sarà un Papa che  si dedicherà alla cura e alla guida  delle anime dei credenti, oggi spesso disorientati, piuttosto che rincorrere l’applauso degli atei e dei miscredenti. Il  suo richiamo alla pace è in linea di continuità con tutti i predecessori novecenteschi che hanno inutilmente  tentato di fermare due guerre mondiali e due atroci dittature: quella russa e quella tedesca. Auguriamoci che Leone riesca a mediare nei conflitti che stanno dilaniando il mondo. Nato nel 1955, è il primo pontefice che non ha conosciuto la guerra e l’immediato dopoguerra, anche se i civili negli USA non ebbero la disgrazia di conoscere i bombardamenti e le tragedie vissute dagli Europei nelle loro città insanguinate  ridotte in macerie. Le critiche pretestuose di Vito Mancuso al Papa rivelano l’arroganza del personaggio che dà  giudizi negativi sul Papa che ha affrontato nella prima omelia il tema, disatteso da Francesco, dell’ateismo. Che Mancuso detti la linea al Papa appare vergognoso, definendo “stonati” due passaggi del suo discorso. Lasci a Odifreddi queste critiche banali.  Molto meglio  invece il non credente Mieli che con franchezza, non frequente in lui, ha esaltato Papa Leone e ridimensionato Francesco. Sono parole meritevoli di attenzione. Soprattutto il Cardinale Ravasi con la finezza intellettuale che solum è sua, ha tratteggiato un confronto sui due papi in cui appaiono i limiti di Francesco e l’alta figura di Leone (che lui conosce bene), uomo semplice e complesso insieme, ricco di cultura e di umanità.
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Rossotto, l’avvocato – storico
Riccardo Rossotto è un principe del foro torinese  con la passione per la storia contemporanea a cui si dedica da anni, pubblicando libri pregevoli e soprattutto intellettualmente onesti, frutto di scrupolose ricerche non ideologizzate. Qualche sera fa sono  andato ad ascoltarlo al Lux a parlare di Resistenza e Liberazione. Un discorso suffragato da un filmato di pregio che ha rappresentato a Torino una voce diversa rispetto ai conformismi. Ha dato tra l’altro un’interpretazione di Franco Antonicelli, allora liberale che parlò ai partigiani in piazza Vittorio, dopo il 25 aprile, invitandoli a riconsegnare le armi.
Non so se Antonicelli pensasse al pericolo di  un proseguimento privato o di partito della guerra civile come poi accadde, ma certo allora Antonicelli era ben diverso dai comunisti pronti alla rivoluzione proletaria. Conobbi Antonicelli quando dal 1968 era senatore eletto nelle liste del Pci. Ascoltai al Colle del Lis un suo discorso. Del liberale del ‘45 non era rimasto nulla perché si espresse addirittura a favore dei “ragazzi generosi” di “Lotta continua”. Già Croce in una lettera a Pannunzio aveva previsto la rincorsa verso il comunismo che si realizzò più lentamente di come predisse il filosofo.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Solidarietà  a Laura Prunotto
Ho saputo che la docente Laura Prunotto, assolta da ogni addebito per non aver commesso i fatti a lei addebitati dopo circa dieci anni di sofferenze, è di nuovo nella burrasca perché la sentenza assolutoria  è  stata appellata, come richiedevano i genitori che dieci anni fa la accusarono  di maltrattamenti ai propri figli ormai cresciuti.
Lei difese la dottoressa Prunotto. Cosa ne pensa?  A.C.
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Penso che sono più che mai solidale con una docente che ha avuto la vita rovinata da accuse malevoli rivelatesi infondate nella prima  sentenza. Adesso si accinge a riprendere la croce sulle spalle anche per la nota lentezza della giustizia. Sono più che mai solidale con lei e spero che i giudici di appello comprendano la situazione e confermino l’assoluzione in tempi rapidi. Sono prove così dolorose che nessuno dovrebbe remare contro  di lei. E’ un atto di elementare giustizia a cui la Prunotto ha diritto.
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Fondazione Cavalieri di gran Croce
Ho letto che l’associazione Cavalieri di Gran Croce nata a Torino e poi trasferita a Roma si è trasformata in una fondazione,  che è cosa totalmente diversa da una associazione democratica in cui i soci votano i propri dirigenti. Un vero stravolgimento.  Antonio Rivoli
Sono stato tra i fondatori con gli amici  Marocco,  Ferreri, Quaglia, Garavelli, Ghigo ed altri  dell’associazione. Quando si trasferì a Roma cominciò a prendere delle strade che mi portarono a dimettermi perché non condividevo  una gestione poco efficiente e molto accentrata e personalistica. Credo che la scelta fatta abbia snaturato l’associazione.

Il Romanico in Piemonte

A cura di Piemonteitalia.eu

Il Piemonte vanta un ricco patrimonio artistico e culturale, riconosciuto tale anche dall’UNESCO, molto apprezzato nel panorama artistico internazionale. Oltre alle memorie barocche tipiche delle residenze sabaude, nella regione vi sono numerose testimonianze del “romanico”, l’arte di età medievale – X secolo. È possibile infatti percorrere un itinerario in grado di proiettare il visitatore nel medioevo dei pellegrini e della Via Francigena, dei percorsi devozionali e della complessa simbologia del mondo romanico, attraverso abbazie, monasteri e “luoghi di strada” che hanno ospitato schiere di viaggiatori lungo le strade medievali.

Leggi l’articolo:

https://www.piemonteitalia.eu/it/esperienze/il-romanico-piemonte

Alle Ogr 50 gallerie per The Phair – Photo Art Fair 2025

In occasione del mese della fotografia a Torino, torna alle OGR Torino la VI edizione di The Phair | Photo Art Fair, l’evento imperdibile dedicato all’incontro tra fotografia e arte contemporanea.

Da venerdì 9 a domenica 11 maggio 2025, le OGR Torino accolgono 50 gallerie provenienti dall’Italia e da tutta Europa in un percorso visivo che unisce maestri affermati e nuovi talenti. Un viaggio immersivo nel linguaggio dell’immagine, tra progetti curatoriali d’autore, opere inedite e sperimentazioni.

Partecipare a The Phair significa immergersi in un ambiente creativo e stimolante, esplorare le nuove tendenze della fotografia contemporanea, incontrare artisti, curatori, galleristi e professionisti del settore. Un’occasione per lasciarsi ispirare, riflettere sul presente e scoprire le infinite possibilità della fotografia oggi.

The Phair si rivolge ad alcune delle più prestigiose gallerie d’arte contemporanea – e non necessariamente solo a quelle specializzate in fotografia – che, in occasione della fiera, presentano dei progetti artistici legati al tema dell’immagine e opere create con materiale fotografico o video.​

Un’attenta scelta curatoriale garantisce la selezione di una proposta organica non suddivisa in temi e sezioni ma come un’unica esperienza espositiva; spazi espositivi uguali per tutti garantiscono un allestimento sartoriale, fornendo nuove modalità di fruizione, conoscenza e valorizzazione delle opere proposte.

 

9 – 11 maggio 2025
Sala Fucine | OGR Torino
H 12 – 21
Ultimo accesso ore 20.30

 

I biglietti sono acquistabili online e in loco durante gli orari di apertura della manifestazione.

 

APERTURE PROLUNGATE DELLE MOSTRE ALLE OGR TORINO
In occasione di The Phair, le mostre Macchine del Tempo. Il viaggio nell’Universo inizia da te e Almost Real. From Trace to Simulation saranno aperte con i seguenti orari:
Venerdì 9 maggio | H 18 – 22
Sabato 10 maggio | H 10 – 21
Domenica 11 maggio | H 10 – 21

 

BIGLIETTI

 

Intero: 15€
Ridotto Speciale: 10€
(Abbonamento Musei Piemonte – Lombardia, Valle d’Aosta, Torino + Piemonte Card, Rinascente Card, CartaEffe Feltrinelli)
Ridotto: 8€
(Studenti universitari under 26, ragazzi 14 – 18 anni, accompagnatore disabile)
Gratuito:
(Bambini fino a 14 anni, disabili)

 

Biglietti disponibili su Vivaticket

Breve storia dei Savoia, signori torinesi

Breve storia di Torino


1 Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum
2 Torino tra i barbari
3 Verso nuovi orizzonti: Torino postcarolingia
4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento
5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi
6 Torino Capitale
7 La Torino di Napoleone
8 Torino al tempo del Risorgimento
9 Le guerre, il Fascismo, la crisi di una ex capitale
10 Torino oggi? Riflessioni su una capitale industriale tra successo e crisi

5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi

Sono ormai alla metà del mio percorso riguardante  la ricostruzione degli avvenimenti storici che segnano le vicissitudini di Torino dagli albori fino alla contemporaneità.
Ed è appunto arrivato il momento di approfondire il fatto che più di ogni altro ha segnato il destino dellurbe pedemontana: il dominio sabaudo.
Prima di entrare nel merito della questione e di focalizzarci sulle imprese dei Principi di Savoia, è bene soffermarci sul contesto storico.
Anno 1250: muore Federico II. Nuovi drammatici eventi scuotono il territorio italiano da Sud a Nord: il papa Innocenzo IV investe limperatore Carlo dAngiò, il quale nel 1266 uccide in battaglia Manfredi, re di Sicilia e, due anni più tardi, il nipote di Federico II, Corradino. La dinastia degli Hohenstaufen viene eliminata e i guelfi trionfano su tutta la penisola.
Tali fatti producono immediate ripercussioni sul Piemonte e su Torino.
Tommaso II di Savoia occupa la città pedemontana, forte delle concessioni che proprio Federico II gli aveva accordato; egli tuttavia trova difficoltà nella gestione delle terre, così, dopo diversi accordi altalenanti con i comuni limitrofi e gli altri signori locali, decide di schierarsi a favore di Innocenzo IV; a questo punto il Papa, per assicurarsi un sostegno duraturo da parte di Tommaso, emana una carta in cui riconferma la signoria sabauda su Torino.

La cittadinanza però non accetta linsediarsi di Tommaso, né èconcorde a proposito dellalleanza papale, tant’è che nel 1252 viene a crearsi una lega tra le città di Asti, di Chieri e di Torino, per opporsi ai piani del Principe. Nel 1255 i Torinesi catturano Tommaso e lo costringono a rinunciare alla pretesa di regnare sulla città e sui territori circostanti. Dal canto suo Tommaso si appella ai regnanti di Francia e dInghilterra, forte dei legami famigliari che i Savoia si erano creati nel tempo. Dopo un acceso dibattito i Torinesi lasciano libero il nobile prigioniero: è ormai evidente limportanza che la famiglia sabauda ha acquisito a livello internazionale.
Un nuovo pericolo però si affaccia allorizzonte: lavanzata di Carlo dAngiò. La nuova situazione preoccupa molti signori e diversi comuni e la necessità di fermare linvasore comporta la costituzione di una nuova lega ghibellina capeggiata dalla città di Asti. Torino stessa fa parte di tale di alleanza, ma solo fino al 1270, momento in cui il vescovo Goffredo di Montanaro, guelfo ed oppositore dei Savoia, fa espellere il podestà e si instaura allinterno delle mura cittadine.
Gli scontri intanto proseguono, e ormai il regno angioino è destinato alla disfatta.
Trascorrono circa ottantanni, durante i quali Torino cambia ben sette passaggi di potere: un tempo decisamente lungo e travagliato, che trova conclusione nel longevo periodo della dominazione sabauda.
La famiglia dei Savoia approfitta della confusione politica dovuta ai continui scontri tra signori locali per appropriarsi di alcune cittadine, apparentemente di minor importanza e indebolite dalla guerra. Tra queste si pensi a Susa, Pinerolo, Rivoli e Avigliana, ma è con lacquisizione di Torino che i Principi  consolidano la propria supremazia sul territorio piemontese.
Eccoli infine i due fattori che, a partire dallepoca bassomedievale, determinano le future vicende torinesi: lascesa al potere della famiglia sabauda e la devastante diffusione della peste nera del 1348.
Con lo stabilirsi della nuova autorità, lamministrazione cittadina viene relegata ad un ruolo marginale, le decisioni politiche e legislative sono nelle mani del nuovo signore, così come le famiglie dell’élite urbana. C’è da dire che i Savoia seppero ben compensare questa perdita di autonomia, rendendo la città il fiore allocchiello del Piemonte: nel corso del Quattrocento infatti Torino diviene residenza di governo e della corte, anche per le visite ufficiali, nonché sede di una nuova università.
Mentre i Savoia si instaurano definitamente al comando della città, per le strade il morbo bubbonico si diffonde a macchia dolio, la pestilenza decima la popolazione, sia nel centro abitato che nelle campagne, di conseguenza la produzione agricola cala drasticamente  anche a causa dei numerosi abbandoni dei terreni. Ci vorrà quasi un secolo per recuperare le perdite economiche e demografiche causate dallepidemia.
Mentre la malattia affligge la cittadinanza, i Savoia continuano ad estendere il proprio controllo sullItalia nordoccidentale. Tra il 1313 e il 1314 ottengono Ivrea e Fossano, nel 1416 ricevono il titolo di duchi del Sacro Romano Impero, nel 1320 è la volta della conquista di Savigliano, seguita da quella di Chieri e Biella, i Principi si espandono fino a Cuneo (1382), Mondovì (1418) e infine Vercelli (1427).  
Il notevole ingrandimento del regno sabaudo rende Torino ancora piùimportante, fino a conferire allurbe il nuovo status di capitale regionale, titolo che stimola la crescita economica e demografica della città.
Questo periodo di grande fermento comporta una diversificazione nella popolazione e una nuova struttura sociale, mentre si assiste ad un generale innalzamento del livello culturale, esplicita fonte di impulso economico. La societas si arricchisce di professionisti e burocrati introdotti dallattuale governo, in più una ulteriore corrente migratoria porta limmissione di nuovi mestieri, nuovi introiti commerciali.
Nel 1536 i Francesi occupano Torino, fermando momentaneamente la ripresa della città; i nemici però non hanno vita lunga: nel 1559 loccupazione termina e Torino ne esce ancora più dominante.
Gli anni tra il 1334 e il 1418 vedono affiancarsi i due rami piùimportanti della famiglia, i Savoia e gli Acaia. È proprio Giacomo dAcaia a governare il Piemonte durante gli anni trenta del Trecento, seppur allombra dellimportante cugino, il Conte Verde Amedeo VI di Savoia. Laccesa disputa tra i due termina intorno al 1360, quando Amedeo assume definitivamente il controllo della città di Torino e confina il cugino al di là delle Alpi.

Per affermare la propria posizione e nel contempo per ingraziarsi loligarchia urbana, il Conte ordina che vengano emendati i codici cittadini, costituiti da 331 capitoli eterogenei che compendiavano le varie leggi varate in passato dal comune e gli statuti emanati nel 1280 da Tommaso III. Tale codice regolamenterà i diritti e doveri del cittadino e degli altri funzionari fino allOttocento. Esiste ancora una copia del testo, gelosamente custodita presso gli archivi torinesi, conosciuto come Codice della Catena,  perché anticamente era messo a disposizione per la libera consultazione della cittadinanza in municipio, ma ben legato con una catena. Gli statuti del 1360 fanno sì che il Principe sia lautoritàlegislativa suprema e definiscono i poteri delle varie cariche municipali; il testo riporta inoltre nel dettaglio i poteri legislativi del Consiglio e le le differenti funzioni amministrative a cui doveva assolvere, tra cui la manutenzione della cinta muraria, dei ponti, del palazzo del municipio, lorganizzazione del servizio di guardia presso le porte, la nomina del cerusico, del maestro della scuola il doctor grammaticae–  e degli altri funzionari civili minori.
Il Consiglio si distingue in due ambiti differenti che rispecchiano la divisione interna della classe dominante: da una parte le dinastie nobili che avevano retto la città fino a quel momento, dallaltra le famiglie arricchitesi in tempi recenti. La vecchia aristocrazia va assottigliandosi e nel contempo aumenta il risentimento popolare nei confronti dell’élite cittadina; in questo clima di turbolenza e instabilitài Savoia-Acaia approfittano delle tensioni sociali per consolidare la propria posizione. Ripristinano la Società di San Giovanni Battista, organizzazione di stampo popolare, che vietava laccesso ai membri delle famiglie nobili, che però approva il nuovo statuto nel 1389. La Società è unassociazione armata il cui scopo è mantenere lordine pubblico e proteggere il popolo dalle ingiustizie dellaristocrazia.
Ad Amedeo succede Ludovico Acaia (1404), il quale a sua volta èdeciso a rendere Torino un centro sempre più importante. Egli istituisce uno Studium generale, autorizzato dal papa Bonifacio IX e dallimperatore Sigismondo. Il nuovo Ateneo diventa un punto di forza delluniversità e richiama studenti anche dalle cittadine vicine. Ben presto lUniversità di Torino diviene fucina di professionisti destinati ad occupare importanti cariche ufficiali.
Con la morte di Ludovico (1418) si estingue la linea degli Acaia e i vari possedimenti ritornano al ramo principale della famiglia. A Ludovico succede Amedeo VIII di Savoia, che si affretta a chiedere e ottenere giuramento di lealtà da parte di tutte le città e i vassalli piemontesi prima fedeli ai dAcaia. Amedeo porta avanti una politica espansionistica, prediligendo però larte della diplomazia a quella militare; egli si adopera per dare unità politica ai territori, promulgando nel 1430 gli Statuta Sabaudiae, un vero e proprio codice generale vigente su tutti i domini.
Amedeo abdica e gli succede il fratello, Ludovico. Il nuovo re promulga un nuovo statuto, con il quale riorganizza il Consiglio di Torino, dividendolo in tre classi: nobiles, mediocres, populares, con il chiaro intento di dare un maggiore peso ai cittadini per contrastare l’élite urbana. La riforma non ha di fatto successo e le famiglie continuano incontrastate ad esercitare il loro potere.
Con lestinzione del ramo dAcaia, anche Pinerolo perde dimportanza, a favore di Torino, che accelera il proprio processo di diversificazione del tessuto urbano, con lintroduzione di una nuova classe di cittadini influenti che esercita il potere accanto ai nobili.
La corte ducale e lUniversità danno forte impulso culturale alla città, con il fatto che i Savoia sono sempre stati grandi mecenati.  La famiglia sabauda aveva commissionato opere darte e decori per le residenze di Chambéry e Annecy, ora annettono al gruppo degli artisti il torinese Giovanni Jaquerio, autore tra laltro, tra il 1426 e il 1430, di una serie di affreschi per il monastero di SantAntonio di Ranverso, nei pressi di Torino.
Per quel che riguarda lUniversità, il polo culturale rimane uno dei piùimportanti e rinomati del territorio, anche se profondamente e forse eccessivamente- legato alla tradizione. Lo stesso Erasmo da Rotterdam, che consegue proprio a Torino il dottorato in Teologia nel 1506, critica piuttosto aspramente lAteneo, giudicandolo estraneo alle nuove correnti rinascimentali.
Nel corso del Quattrocento i Savoia ordinano una serie di interventi volti ad abbellire Torino, tra questi il più celebre è sicuramenteledificazione del Duomo, voluto dal cardinale Domenico della Rovere; il prelato incarica per la costruzione delle sue pietre viventilarchitetto toscano Bartolomeo di Francesco da Settignano, noto come Meo del Caprina, probabilmente conosciuto a Roma.
Vengono inoltre portate avanti varie regolamentazioni in materia di igiene pubblica, sostenute soprattutto dalla duchessa Bianca.
Mentre lurbanistica della città viene messa a lucido, il Consiglio cittadino lavora incessantemente per portare avanti i compiti di ordinaria amministrazione.
Torino è nel turbine del rilancio economico, cause esterne contribuiscono allincremento del commercio del pellame e del cuoio, mentre nel 1474 due artigiani di Langres si stabiliscono in città e aprono la prima bottega di stampa; per dieci anni contribuiscono alla diffusione di diversi testi religiosi e giuridici.
Le cose stanno cambiando, il fermento culturale ed economico non basta a sedare né le tensioni sociali, né le ostilità tra i Savoia e le famiglie aristocratiche. Il governo dei Savoia è per Torino fonte ambivalente, da una parte causa di successo ed estensione, dallaltra motivo di disordini e turbamenti. Lurbe è al centro delle lottedinastiche, linstabilità politica incide in negativo sul tenore di vita dei cittadini, lordine pubblico è continuamente minacciato, eppure la vita culturale e religiosa pare svolgersi normalmente, come testimoniano le attività degli artisti Martino Spanzotti, Marino dAlba e soprattutto Defendente Ferrari, allievo di Spanzotti e principale punto di riferimento per le successive generazioni di artisti piemontesi. Si diffondono nuovi culti, tra cui quello per la Vergine della Consolata, particolarmente sostenuto dalla duchessa Iolanda di Savoia, la devozione per il per il Divino Sacramento o Corpus Domini. Nel 1515 papa Leone X eleva la diocesi di Torino ad arcivescovado, separandola dalla sede milanese; nel 1517 viene nominato arcivescovo Claude Seyssel, un illustre prelato, prima insegnante di diritto presso lUniversità di Torino.


La situazione tuttavia era precipitata già a partire dal 1454, circa una decina danni dopo la Pace di Lodi, quando linvasione dei Francesi aveva scatenato un ciclo di guerre tra Francia e Spagna per il dominio della penisola. Gli scontri perdurarono fino al 1559, quando i possedimenti dei Savoia furono costantemente contesi dalle due potenze. È tuttavia il 1536 lanno critico per la casata dei Savoia. In pochissimo tempo il duca Carlo II assiste impotente allinvasione degli eserciti francese, spagnolo ed elvetico; Francesco I si appresta ad unaltra incursione in Italia per sottrarre Milano al dominio di Carlo V e questa volta Torino viene occupata e espugnata dai Francesi.
Quando viene ordinato alla cittadinanza torinese di costruire nuovi bastioni, il popolo, stremato dalle tasse, si rifiuta di anticipare il denaro per la costruzione delle edificazioni; il 27 marzo Carlo V si congeda dal Consiglio cittadino e si ritira a Vercelli con un piccolo seguito di soldati, cortigiani e funzionari. Il 1 aprile lesercito francese raggiunge i sobborghi torinesi e invia un araldo per chiedere la resa della città. I sindaci trattano con il comandante francese e ottengono la garanzia che le leggi e i privilegi dei cittadini vengano rispettati. La città apre le porte, le truppe francesi avanzano in città e qui si insediano, tra problemi di non facile soluzione, fino al 1559, quando la pace di Cateau-Cambresis restituisce Torino e il Piemonte ai Savoia, grazie a Emanuele Filiberto I (detto Testa di ferro), il duca che più di ogni altro ha influito sulla politica sabauda.  Egli ha reso Torino difendibile costruendo la Cittadella, un sistema di fortificazione ancor oggi osservabile; a lui si deve la creazione di un apparato militare stabile formato non da mercenari ma da  soldati piemontesi appositamente addestrati, a lui si ascrive la riorganizzazione dello Stato, ma di questo e altro, cari lettori,  parleremo la prossima volta.

ALESSIA CAGNOTTO

Al via il Torino Fringe Festival con una serata dal fascino retrò

Ad aprire le danze della XIII edizione del “Festival di Teatro Off e delle Arti Performative” sarà la romana “Conventicola degli ULTRAMODERNI”

Martedì 13 maggio, ore 20,30

Un grande spettacolo, in omaggio al grande “teatro di varietà”. Sarà “ULTRAvarietà! Dal trapassato prossimo al futuro anteriore” portato in scena da “La Conventicola degli ULTRAMODERNI”, cabaret italiano per eccellenza diventato luogo e Compagnia cult della Roma di via di Porta Labicana, ad inaugurare martedì 13 maggioalle ore 20,30, la 13esima edizione del “Torino Fringe Festival – La vita è un Varietà”. E grande icona del “grande varietà”, anche la location scelta sotto la Mole dalla Rete di “Torino Fringe”: nientemeno che il “Le Roi Music Hall” di via Stradella 8, tempio storico dello spettacolo torinese, con più di cento anni di vita e strutture d’arredo a firma del mitico Carlo Mollino. Lì arriverà, per il “Grand Opening” del Festival, l’intera kermesse romana con 14 artisti pronti a far rivivere i fasti, che di più non si può, dell’intramontabile “varietà”, tra numeri di burlesque, canzoni d’epoca, sketch comici e coreografie spettacolari, con dive sciantose e maliarde, fini dicitori, macchiettisti, musici, soubrette e ballerine.

La promessa e l’aspettativa è quella  di una serata dal fascino retrò, realizzata in collaborazione con “Salone OFF 2025” e “Club Silencio”, che farà rivivere il fascino delle scene calcate nei tempi d’oro da Isa BluetteMacario e Wanda Osiris. A condurre il pubblico in un viaggio senza tempo due figure di riferimento del mondo ultramoderno: Madame De Freitas e Sior Mirkaccio accompagnati dal suono dell’“ULTRAcomplessino” che trasporta il pubblico tra melodie sognanti e ritmi incalzanti ricreando un’atmosfera unica e coinvolgente.

La “Conventicola degli ULTRAMODERNI” nasce nel 2016 a Roma e diventa subito un luogo-spettacolo famoso in tutto il mondo per la proposta unica tra repertori perduti, personalità travolgenti, atmosfere rétro e costumi sontuosi, visitato e apprezzato dalla critica e da celebrità internazionali della musica e dello spettacolo, tra cui Damiano DavidValeria GolinoArturo BrachettiMorgan e Johnny Depp.

Ad aprire lo spettacolo saranno Sior Mirkaccio, fine “dicitore”, musicista e anfitrione d’eccezione, affiancato dalla sua “sciantosa” per eccellenza, la divina Madame De Freitas:

Più o meno così: “Signore e signori, benvenuti nel salotto sfavillante di ‘ULTRAVARIETÀ’, dove il sipario si apre su un omaggio luminoso, scintillante e irriducibilmente ultramoderno alla grande tradizione del varietà e della rivista italiana! Non c’è nostalgia polverosa, ma la celebrazione viva e pulsante di un’epoca che ha fatto sognare, viaggiare e ridere, tra piume, lustrini e orchestrine d’altri tempi. Con lo spirito impavido di chi sa che il passato è una fonte inesauribile di meraviglia, la ‘Conventicola degli Ultramoderni’ vi invita alla messa in scena di un viaggio dove lo spettacolo è sontuoso, la musica incantevole e racconta con brio il mondo che fu … e quello che ancora potrebbe essere”.

Cosa aspettarci? Una vera e propria passerella di meraviglie”, in cui si avvicendano le più splendenti vedette: le “ULTRAstelle” con le loro coreografie ed il magnetico “Grande Calomino”, voce d’altri tempi, mentre con il travolgente Ciccio Frisco si parte per il viaggio a Napoli, culla del varietà e del cuore canoro d’Italia. E per chi ama il “brivido della risata”, l’“anti-comicità senza filtri” del Colonnello Fernandez vi farà tornare “quella tristezza che rende più importanti i momenti felici!”. Ma non finisce qui! A un tratto apparirà sul palco la cantante e performer Rose Sélavy, che ci guiderà attraverso lo specchio degli “anni Venti”, regalandoci il fascino di quell’epoca vista dall’America. Il tutto sarà musicato dal vivo dall’“ULTRAcomplessino”, con il mitico Alberto Botta alla batteria, Giuseppe Ricciardo al sassofono e Damiano Proietti al contrabbasso.

“E per assecondare lo spirito delle truppe della contemporaneità”, ecco lei, la nostra acclamata showgirl di fama internazionale, Ginevra Joyce, che incanterà e sorprenderà facendo brillare la notte di “ULTRAVARIETÀ”. E, per finire così come si deve, uno sfrenato “can-can” delle nostre “ULTRAstelle”!

“Dunque, siete pronti?”.

Sempre Sior Mirkaccio“Si apra il sipario, si librino le prime note, che l’‘ULTRAVARIETÀ’ abbia inizio!

 

Per info: “Le Roi Music Hall”, via Stradella 8; tel. 011/2409241 o www.leroitorino.it

g.m.

Nelle foto: “ULTRAvarietà” immagine guida; Botta e Mirkaccio; Freitas Vestaglia Oro