Cosa succede in città- Pagina 9

Un brutto ricordo di Torino per un turista che si trova l’auto danneggiata

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Cosa va e cosa non va a Torino 

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“Sono  un turista, ho parcheggiato la mia auto in via Matteo Pescatore 15/h e stamattina me la ritrovo così. Sono disperato”, ci scrive E.A. Una brutta avventura che dimostra come purtroppo c’è chi non rispetta gli altri e le regole di una civile convivenza. Chi ha danneggiato, si spera almeno non volutamente l’auto, non ha avuto il coraggio di assumersene la responsabilità. E se n’è andato di corsa facendola franca. Tanto furbo quanto incivile. Lasciando per sempre un brutto ricordo di Torino al malcapitato turista.

Al MAO una mostra monografica dedicata a Chiharu Shiota

L’artista giapponese Chiharu Shiota, dopo essere stata ospitata in musei di fama internazionale come il Grand Palais di Parigi, fino allo Shenzhen Art Museum, approda a Torino con una mostra monografica ospitata al MAO, Museo di Arte Orientale, aperta dal 22 ottobre prossimo fino al 28 giugno 2026.

La mostra “Chiharu Shiota: The Soul Trembles”, curata da Mami Kataoka, direttrice del Mori Art Museum, e da Davide Quadrio, direttore del MAO, con la collaborazione di Anna Musini e Francesca Filisetti, offre una panoramica completa del percorso artistico di Shiota. In esposizione disegni, fotografie, sculture e alcune delle sue installazioni più celebri, accanto a opere mai presentate prima.

Nata a Osaka nel 1972 e residente a Berlino, l’artista affronta temi universali legati alla vita e alla morte, all’identità e al rapporto con l’altro, invitando lo spettatore a riflettere insieme a lei. È conosciuta soprattutto per le sue spettacolari installazioni realizzate con fitte trame di fili rossi o neri: reti intricate che occupano e trasformano lo spazio, immergendo chi le osserva in un’esperienza al tempo stesso seducente e perturbante.

Le opere selezionate dialogano con l’architettura e con le collezioni del MAO. Tra queste, “Where are We Going?” (2017-2019) utilizza il simbolo della barca per evocare viaggi incerti; “Uncertain Journey” (2016) richiama lo scheletro di imbarcazioni imprigionate nei fili, alludendo agli incontri che attendono alla fine di ogni percorso; “In Silence” (2008) mette in scena un pianoforte carbonizzato e sedie avvolte in una trama di fili neri, a rappresentare il silenzio che segue la distruzione. Con “Inside-Outside” (2009) Shiota esplora il confine tra interno ed esterno, tra sfera pubblica e privata, tra Oriente e Occidente.

A concludere il percorso è l’imponente installazione “Accumulation – Searching for the Destination” (2021), composta da centinaia di valigie sospese: metafora di spostamenti, migrazioni e memorie. Particolarmente evocativa è anche “Reflection of Space and Time” (2018), che attraverso un abito e la sua immagine riflessa riflette sulla presenza e sull’assenza come tracce dell’esistenza.

L’allestimento si presenta come un progetto unitario, dinamico e in costante evoluzione. Come tutte le esposizioni del MAO, anche “The Soul Trembles” è pensata come un organismo vivo, che si rinnova con un programma parallelo di performance, conferenze, incontri, proiezioni e attività educative dedicate a scuole, famiglie e pubblico adulto.

Mara Martellotta

Luca Bonfanti, l’anatomista veterinario che sta cambiando le Neuroscienze

RITRATTI TORINESI

Una ricerca pubblicata in agosto sulla prestigiosa rivista Plos Biology rivela l’esistenza di grandi quantità di “neuroni immaturi” nell’amigdala dei primati, a differenza dei topi che, invece, ne hanno pochissimi. L’evoluzione avrebbe quindi dotato questa regione cerebrale nota per gestire le emozioni con una forma di plasticità (capacità del cervello di cambiare la propria struttura) sino a poco tempo fa sconosciuta.

Ma non è la prima volta che i neuroni immaturi fanno notizia. Ė da circa un decennio che a Torino si studiano queste cellule usando un approccio di anatomia comparata.

A condurre questa indagine è Luca Bonfanti, professore di Anatomia Veterinaria dell’Università di Torino che da sempre studia la plasticità cerebrale nei cervelli di specie molto diverse, dai topi agli scimpanzé. Dal 2010 il prof. Bonfanti coordina un gruppo di ricerca al NICO (Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi), il centro torinese per lo studio delle Neuroscienze, di cui è tra i fondatori.

Per capirne di più, Il Torinese lo ha intervistato.

Professore, possiamo iniziare spiegando cosa sono i neuroni immaturi?

Il nome si riferisce a un tipo particolare di cellule nervose che restano bloccate in uno stato di immaturità per lungo tempo, per poi “risvegliarsi” nella vita adulta e integrarsi come nuovi neuroni. Pur generati nella vita fetale come tutti gli altri neuroni, riescono però a fermare la loro maturazione (non sappiamo ancora come), rimanendo “congelati” nel secondo strato della corteccia cerebrale fin quando riprendono a maturare (neanche qui si sa come) per entrare a funzionare nei circuiti nervosi.

Lo strano fenomeno è stato dimostrato da ricercatori austriaci creando un topo transgenico in cui è possibile seguire nel tempo le cellule immature. Ė diverso dalla genesi di nuovi neuroni derivanti dalla divisione di cellule staminali (neurogenesi adulta): i neuroni immaturi esistono in regioni cerebrali prive di nicchie staminali, come la corteccia cerebrale, in cui avviene una “neurogenesi senza divisione”.

Trattandosi di scoperta recente, si sa ancora ben poco, sia sui meccanismi che controllano queste cellule, sia sui ruoli che possono svolgere nel cervello umano. Infatti, a differenza della neurogenesi adulta da staminali, su cui esistono 14.000 articoli scientifici, nel caso dei neuroni immaturi possiamo contare solo su alcune decine di articoli. Insomma, il tema è tutto da scoprire.

Come sono stati scoperti?

In realtà, ci si è accorti della loro presenza poco per volta, nell’arco di più di vent’anni, perché erano ben nascosti. Li abbiamo visti per la prima volta indipendentemente io e un ricercatore giapponese all’inizio degli anni ’90, entrambi studiando una molecola di immaturità che li marcava molto bene rispetto ai comuni neuroni, ma senza sapere che cosa fossero in realtà. Ben 17 anni dopo, un ricercatore spagnolo ha dimostrato che, pur restando molto giovani, questi neuroni vengono generati in epoca fetale. Ė come se un nostro compagno delle elementari, per magia, fosse rimasto un ragazzino e ora si trovasse in mezzo a noi adulti, ancora con possibilità di crescere.

Ho quindi scritto un articolo insieme allo spagnolo, in cui si ipotizza una nuova forma di plasticità: neuroni nuovi ma senza divisione. Va detto infatti che in quel periodo si era in piena corsa all’oro delle staminali cerebrali e l’intera comunità scientifica (noi compresi) si dedicava a quello. E, ironia della sorte, i neuroni neo-generati da staminali e quelli immaturi esprimevano le stesse molecole di immaturità, creando così una confusione notevole nell’interpretazione dei risultati. Tant’è vero che il nome “immaturi” è tutt’ora improprio, non distinguendo realmente le due categorie di “cellule giovani”, e bisognerà accordarsi per cambiarlo.

Solo nel 2018 gli austriaci, che usavano il topo transgenico, sono riusciti a dimostrare che quei neuroni si “risvegliavano” e iniziavano a funzionare. Possiamo considerarlo una sorta di trucco della natura per avere nuovi neuroni in regioni cerebrali che non li possono generare, perché prive di cellule staminali (come è, appunto, la corteccia cerebrale).

Veniamo dunque alle sue scoperte

Sebbene coinvolti anche noi nella corsa alle staminali, avevamo intuito che potevano esistere notevoli differenze tra le specie animali. Il che non è banale, visto che il modello animale più usato in ambito biomedico è il topo (o il ratto), ovvero roditori da laboratorio che presentano indubbie differenze rispetto alla specie umana, che rappresenta l’obiettivo a cui trasferire i risultati della ricerca. Sulla base di quell’intuizione, ipotizzammo che le differenze potessero interessare proprio la plasticità.

In un lungo studio condotto su cervelli di delfino (mammifero acquatico privo di olfatto, avendolo sostituito con l’eco-localizzazione in milioni di anni di evoluzione) non abbiamo trovato neurogenesi nella principale nicchia staminale degli altri mammiferi, cioè quella che produce neuroni proprio per il bulbo olfattivo. Nasceva così l’idea che la plasticità, pur rappresentando una costante nel mondo animale, sia legata per tipo e intensità alla nicchia ecologica della specie, trovandosi prevalentemente nelle regioni cerebrali più “utili” alla sopravvivenza. Infatti il topo vive e sopravvive principalmente grazie all’olfatto, mentre noi, pur usando il naso per qualcosa, sopravviviamo soprattutto grazie alla corteccia cerebrale!

Studi effettuati da altri gruppi di ricerca direttamente sul cervello umano hanno confermato questa ipotesi: nell’uomo la nicchia staminale legata all’olfatto si esaurisce intorno ai due anni di età (mentre nei topi rimane attiva per l’intera vita dell’animale).

Ipotizzammo quindi che la stessa cosa potesse accadere per i neuroni immaturi, ma al contrario. Già nel 2018 trovammo grandi quantità di neuroni immaturi nel cervello della pecora, più simile al nostro che non a quello del topo. Nel 2020, il nostro gruppo ha eseguito una mappatura sistematica di queste cellule nella corteccia cerebrale di 10 mammiferi, dai topi ai primati (dati pubblicati sulla rivista eLife; vedi link al fondo dell’articolo), dimostrando che la loro quantità aumenta a dismisura nei cervelli grandi e con corteccia espansa, essendo invece ridotta nel cervello piccolo e “liscio” del topo. Addirittura, nei roditori i neuroni immaturi sono limitati a una parte antica (paleocorteccia, anch’essa legata agli stimoli olfattivi) mentre nelle specie con molte circonvoluzioni cerebrali si estendono all’intera superficie della neocorteccia, la parte più nobile del cervello.

Appare quindi chiaro che l’evoluzione ha piazzato i neuroni immaturi nella regione che, pur priva di cellule staminali, conferisce ai cervelli grandi e complessi quelle proprietà cognitive e quelle capacità computazionali che li contraddistinguono!

E il recente lavoro riguardante l’amigdala?

L’amigdala è una regione cerebrale importante in quanto gestisce le emozioni e molti aspetti della vita di relazione, soprattutto in specie con socialità complessa, come i primati. Studi precedenti, sempre a causa di quella confusione sopra citata, avevano concluso che vi fosse neurogenesi anche in questa regione. Riprendendo le nostre analisi comparative tra le specie animali, abbiamo caratterizzato le cellule immature dell’amigdala con una serie di esperimenti che hanno confermato trattarsi di cellule dormienti, come quelle della corteccia. Inoltre, eseguendo conteggi accurati e analisi filogenetiche in più di 80 cervelli molto diversi tra loro, anche questa volta abbiamo visto che i cervelli grandi e complessi dei primati hanno quantità enormi di neuroni immaturi in confronto ai topi, confermando una scelta evolutiva legata alle dimensioni del cervello.

La recente scoperta, pubblicata su Plos Biology (vedi link al fondo dell’articolo), ha inoltre rivelato qualcosa di sorprendente: anche se l’amigdala non aumenta di dimensioni dal topo all’uomo, come avviene invece per la corteccia cerebrale, i neuroni immaturi sono contenuti nell’unica parte che si è espansa nei primati (il nucleo basolaterale), proprio perché strettamente connessa con la corteccia! Esiste quindi una logica evolutiva che accomuna corteccia cerebrale, amigdala e neuroni immaturi.

A cosa potrebbe servire tutto ciò e cosa cambia nelle Neuroscienze?

Premesso che si tratta di una ricerca ancora giovane e che sappiamo poco o nulla sui meccanismi cellulari, sul ruolo fisiologico o eventuali ruoli in situazioni patologiche dei neuroni immaturi, ciò che si può dire è che abbiamo rivelato una potenziale fonte di plasticità strutturale in regioni cerebrali cruciali per lo sviluppo e il funzionamento del cervello. Un fatto, questo, che sta spostando l’attenzione della comunità scientifica dalla neurogenesi delle cellule staminali a questa forma particolare di cellule dormienti.

Il dato davvero nuovo è la prevalenza del fenomeno nei cervelli di specie affine alla nostra. L’enorme lavoro di mappatura svolto in cervelli molto eterogenei tra loro conferma la tendenza evolutiva secondo cui i cervelli grandi e complessi prediligono i neuroni immaturi associandoli ad aree nobili coinvolte in funzioni cerebrali complesse, come la pianificazione delle azioni e le emozioni.

Questa plasticità può avere un ruolo fondamentale nel corretto sviluppo e affinamento del cervello dei giovani (con tutte le implicazioni nella sfera della pedagogia) e nella prevenzione dell’invecchiamento. Infatti, un altro risultato dei nostri studi comparativi rivela che i neuroni immaturi rimangono abbastanza stabili anche nell’adulto e ad età avanzate, mentre sappiamo che altre forme di plasticità sono prevalentemente giovanili. Potrebbe essere un altro trucco della natura per mantenere la plasticità in specie longeve. Studi successivi dovranno quindi indagare il comportamento di questa “riserva di neuroni giovani” nell’invecchiamento, nonché un eventuale ruolo nei disordini neurologici e nelle malattie neurodegenerative.

Progetti futuri?

Le idee sono innumerevoli. Le possibilità di realizzarle sono tuttavia limitate dalla complessità di questi studi e dalle risorse disponibili, umane e finanziarie. Attualmente stiamo studiando la possibile modulazione dei neuroni immaturi in diverse condizioni ambientali. Ė noto, infatti, che lo stile di vita e l’ambiente circostante possono modificare la plasticità del cervello. Andremo quindi a vedere se (e come) aspetti quali l’ambiente arricchito, lo stress, l’attività fisica, e così via, andranno a condizionare la maturazione di queste cellule. Se così fosse, si potrebbero pianificare strategie per favorire un corretto sviluppo del cervello nelle fasi giovanili di affinamento dei circuiti (coinvolgendo scuola, famiglia, amicizie, ambiente in cui vivono i giovani), o prevenire eventuali danni legati a invecchiamento o deficit neurologici legati a patologie. La strada in questa direzione è però ancora lunga, anche perché la nostra scoperta sposta l’attenzione dai topi alle specie con cervello grande e complesso, con implicazioni pratiche ed etiche tutt’altro che semplici.

A chi è grato per i risultati conseguiti?

La ricerca è un lavoro di squadra che non richiede solo collaboratori e finanziamenti, ma un ambiente costruttivo in cui possano circolare le idee, gli scambi di opinioni, e anche le critiche, se volte a migliorare la qualità della ricerca stessa. Sono certamente in debito con molte persone, in primis i dottorandi e i tesisti che svolgono quotidianamente il lavoro di laboratorio, un compito complesso che richiede qualità professionali e umane di altissimo livello (tra cui la dedizione, un valore che sembra anacronistico).

Poi sono grato al NICO, in tutte le figure, dal Direttore, ai colleghi, ai tecnici, per aver creato e mantenuto nel tempo un ambiente favorevole alla ricerca di alto livello e in continua evoluzione. E anche al Dottorato in Scienze Veterinarie, di cui faccio parte sia dalla sua istituzione, e nel cui rigore sono cresciuti i giovani dottorandi che hanno prodotto i risultati delle nostre pubblicazioni.

Infine, sono riconoscente nei confronti di tutte le Istituzioni, italiane e straniere, che hanno fornito i cervelli per i nostri studi e tutta una serie di expertise importanti nella discussione dei dati, in primis il Dipartimento di Antropologia della George Washington University, negli Stati Uniti, dove i nostri dottorandi hanno libero accesso per studiare i cervelli dei primati.

Link agli articoli originali:

eLife: https://elifesciences.org/articles/55456

Plos Biology: https://journals.plos.org/plosbiology/article?id=10.1371/journal.pbio.3003322

Mara Martellotta

 

 

 

 

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Per tutto il mese di settembre torna la raccolta “cartoleria sospesa” della Fondazione AIEF

Al via in questi giorni l’edizione 2025 della campagna solidale ‘Cartoleria  Sospesa’, giunta alla sua quinta edizione, promossa dall’Associazione AIEF per l’infanzia e adolescenza per sostenere concretamente il diritto allo studio di bambini e ragazzi in difficoltà economica.
In molte cartolibrerie  di Torino e provincia sarà possibile donare materiale scolastico con la formula della “Spesa sospesa”, quaderni, astucci, colori ed altri articoli utili che verranno raccolti nelle scatole AIEF, già presenti nei punti vendita aderenti.
Così per tutto il corso del mese di settembre chi lo desidererà potrà aderire alla campagna della Cartoleria sospesa, contribuendo a riempire le scatole che, a ottobre, verranno trasformate dai volontari AIEF in pacchi di cartoleria mista e distribuiti a famiglie in difficoltà con figli in età scolare, grazie alla rete di associazioni e parrocchie con cui la Fondazione opera sul territorio.
A sostenere l’iniziativa AIEF l’azienda Cart Srl, storica realtà piemontese nella distribuzione di materiale scolastico, la Fondazione Paolo Vitelli e altri enti del Terzo Settore che, anche quest’anno, rinnovano l’impegno al fianco della Fondazione.
Nel 2024 la campagna ha raccolto 500 buste di materiale scolastico di qualità, poi redistribuito presso cinquecento famiglie torinesi in situazioni di difficoltà.

“Il ritorno a scuola rappresenta,  per molte famiglie – spiega Tommaso Varaldo, presidente della Fondazione AIEF – un momento economicamente faticoso. Anche nel 2025, con i costi che lievitano e le crescenti difficoltà nel garantire il necessario, questa iniziativa vuole essere un gesto concreto di vicinanza e solidarietà. Grazie di cuore a chi parteciperà, alle cartolibrerie che aderiscono con entusiasmo, ai sostenitori e ai volontari AIEF che rendono possibile tutto questo”.
Per informazioni info@fondazioneaief.org 3292966487.

Mara Martellotta

Nuovo punto vendita Action aperto a Torino

La catena di distribuzione Action si espande sul territorio piemontese. Il gruppo olandese ha inaugurato oggi un nuovo punto vendita a Torino, in corso Spezia 20, che rappresenta il terzo negozio in città  e il dodicesimo in provincia. Ora il marchio è a quota 174 store in Italia, a soli sei anni dal debutto nel nostro Paese nel 2019.
Il nuovo punto vendita si sviluppa su oltre 900 metri quadrati e impiega 20 persone. Disponibili articoli per la casa, bricolage, giardinaggio, fai da te e prodotti alimentari confezionati a prezzi competitivi.
(foto il Torinese)

Expocasa 2025 accende i riflettori sulla casa del futuro

Tra nuovi espositori, giovani talenti e un progetto dedicato alla luce, Expocasa 2025 racconta l’evoluzione dell’abitare. Parole d’ordine: design, sostenibilità, innovazione.
La 62ª edizione di Expocasa si prepara a sorprendere con un’edizione ricca di novità, tra cui l’arrivo di nuovi espositori e il debutto di Luce&Casa, il progetto che celebra il ruolo della luce nell’abitare contemporaneo. Organizzato da GL events Italia all’Oval Lingotto Fiere di Torino dal 4 al 12 ottobre, il countdown del Salone dell’arredamento è già iniziato. Nelle scorse settimane, le incursioni artistiche di John Blond hanno trasformato le pareti antistanti l’Oval Lingotto in un’opera di street art, anticipando il nuovo volto della manifestazione. Fino al 7 settembre sono aperte le candidature per la Design Call di Expocasa 2025: selezionerà 10 designer under 35 destinati a diventare protagonisti del Salone, che ogni anno richiama oltre 40.000 visitatori, tra cui 5.000 operatori professionali. Nel frattempo, la macchina organizzativa sta lavorando al programma di eventi e progetti speciali di grande richiamo, nella cornice di un percorso espositivo ricco di nuove aziendepiccoli produttori indipendentiartigiani e brand d’eccellenza. In fiera anche punti vendita selezionati, pronti a presentare marchi esclusivi. Un’esperienza immersiva e stimolante, all’insegna della creatività e dell’innovazione, attende il pubblico di Expocasa 2025.
«Con Expocasa vogliamo raccontare l’evoluzione dell’abitare attraverso nuovi linguaggi, nuovi protagonisti e nuove sensibilità – dichiara Gàbor Ganczer, amministratore delegato di GL events Italia -. Il nostro obiettivo è offrire al pubblico un’esperienza stimolante e sempre più vicina alle esigenze del vivere contemporaneo».
Che ruolo gioca la luce nell’arredamento?
A Expocasa 2025, per la prima volta, la risposta prende forma in uno spazio esclusivo: Luce&Casa, un progetto curato in collaborazione con Traiano Luce 73, storico punto di riferimento torinese per l’illuminazione e il lighting design. Nato dalla consapevolezza che la luce non è solo funzionale, ma materia progettuale, Luce&Casa esplora il suo potere trasformativo nell’esperienza abitativa, tra atmosfere, emozioni e nuove visioni dello spazio domestico.
Se illuminare uno spazio significa garantire visibilità, progettare la luce, infatti, è tutt’altra cosa: è un gesto creativo e tecnico che tiene conto dell’architettura, delle emozioni e delle persone. La temperatura colore, ad esempio, può influenzare lo stato d’animo: la luce calda favorisce il relax, mentre la fredda stimola la concentrazione. Anche l’intensità e la direzione della luce giocano un ruolo fondamentale nel definire l’atmosfera di una stanza, rendendola accogliente, dinamica o intima.
Luce&Casa sarà l’occasione per capire come gestire meglio l’illuminazione in casa: i visitatori potranno dialogare con light designer, scoprire tecnologie smart e lasciarsi ispirare da progetti che mostrano come la luce possa essere vissuta.  In esposizione ci sarà una selezione di corpi illuminanti d’eccellenza tra icone del design e soluzioni all’avanguardia.
 
Nuovi espositori: tra tradizione, sostenibilità e design
Expocasa 2025 si arricchisce di nuove presenze che raccontano l’evoluzione dell’abitare contemporaneo attraverso materiali, storie e visioni. Un viaggio tra sostenibilità, artigianato e design, dove ogni espositore porta in fiera un’identità forte e riconoscibile.
Nel segno della sostenibilità, tra le new entry di Expocasa 2025 c’è, ad esempio, STØV Vintage Furniture Design (Torino), uno showroom che celebra il design scandinavo e il modernariato, con pezzi originali degli anni ’50, ’60 e ’70 provenienti prevalentemente dalla Danimarca. Ogni arredo, in teak, rovere o palissandro, è selezionato con cura e restaurato con amore. Ristructura, riferimento torinese dove design e materiali d’eccellenza si trasformano in ambienti unici e senza tempo, porta dal Friuli Fantin, che a Expocasa propone la forza del metallo, reinterpretata in chiave sostenibile con arredi essenziali, 100% riciclabili, disponibili in oltre 60 finiture cromatiche. La produzione è interna, con una filiera corta e verniciature atossiche. Un equilibrio perfetto tra estetica, funzionalità e rispetto per l’ambiente. A caratterizzarsi per la produzione sostenibile è anche Memarm (Torino): eccellenza nella lavorazione di marmo, l’azienda si distingue per l’impegno verso una produzione con impianti fotovoltaici, sistemi di ricircolo dell’acqua e tecnologie avanzate per ridurre l’impatto ambientale. Un connubio virtuoso tra tradizione artigiana e innovazione responsabile.
In tema di marmi è presente anche una delle più storiche aziende del settore a Torino, Bo e Torielli. La società, che ha saputo coniugare tradizione ed esperienza con innovazione, oltre al marmo propone graniti, travertini e pietra.
C’è poi l’artigianato che racconta il territorioLa Cassapanca è un tuffo nella memoria alpina, tra arte povera valdostana e antiquariato di montagna. Ogni pezzo è una testimonianza viva della cultura locale, un ponte tra passato e presente che celebra il legame profondo tra uomo e natura. Così come la trentina Vesta Furniture, una falegnameria creativa che, nata nel cuore delle Dolomiti, realizza oggetti di design artigianale, arredi che uniscono estetica contemporanea e radici territoriali, con attenzione alla qualità dei materiali e alla sostenibilità produttiva.
Tra le novità di quest’anno anche Bonetto Design Arredamento (Chieri, TO), rivenditore e progettista d’interni che porta in fiera le collezioni di De Rosso, creazioni modulari e su misura realizzate con forme e colori scelti in una piattaforma straordinariamente ampia di possibilità, e Gervasoni, azienda familiare alla continua ricerca di potenzialità creative attraverso abbinamenti esclusivi tra materiali industriali, naturali e tecniche artigianali.
La vetrina per il design che guarda al futuro
Expocasa 2025 rinnova il suo impegno verso le nuove generazioni di progettisti con la seconda edizione della Design Call, il bando che offre a giovani designer under 35 l’opportunità di esporre le proprie creazioni all’interno di uno dei principali appuntamenti fieristici del Nord-Ovest. Le candidature potranno essere inviate esclusivamente online, compilando il form sul sito www.expocasa.it fino a domenica 7 settembre.
Con il supporto di prestigiose scuole e istituzioni del settore quali IAAD (Istituto d’Arte Applicata e Design), IED (Istituto Europeo di Design), NAD (Nuova Accademia del Design – Verona, Milano), Master Degree in Interior, Exhibit & Retail Design del Politecnico di Torino, AIPi (Associazione italiana Professionisti interior design), CPD e Agenda della disabilità, la Design Call si conferma un trampolino di lancio per chi immagina oggi il modo in cui abiteremo domani.
Da ricordare
Location: Oval – Lingotto Fiere, Torino
Date: 4 – 12 ottobre 2025
Doppio l’accesso per facilitare i visitatori che arrivano dalla stazione ferroviaria Torino Lingotto e dalla fermata della Metropolitana Italia 61.
Biglietto: intero €8,00, ridotto €5,00 maggiori informazioni
Orari di apertura:
  • Lunedì – venerdì: 15:00 – 21:00
  • Sabato e domenica: 10:00 – 21:00

Con l’inizio di settembre riprendono gli appuntamenti teatrali di Assemblea Teatro al Mausoleo della Bela Rosin

Con l’arrivo di settembre riprendono gli spettacoli di Assemblea Teatro al Mausoleo della Bela Rosin, nel giardino del Mausoleo.
La ripresa avverrà sabato 6 settembre prossimo con un classico intramontabile, “Il Piccolo Principe” di Saint-Exupéry, per poi avventurarsi in  una tre giorni in lingua spagnola offerta ai tanti argentini, peruviani, venezuelani, cileni e non solo che vivono a Torino, ma anche a tutti coloro che studiano la lingua spagnola, la praticano o amano ascoltarla.
Ne sarà occasione il “Concerto Latino, musiche dal Sud del mondo”, in programma l’8 settembre alle 21, di Luna Beltrán e i suoi validi musicisti, che ci accompagneranno nelle musiche afro-latine, per riscoprire le radici della cultura musicale dell’America del Sud, con ritmi e strumenti tradizionali e una voce calda tra soul, gospel, bolero e cumbia.
A seguire un doveroso omaggio al poeta e scrittore Luis Sepúlveda che, nelle sue pagine, ci ha insegnato un concetto fondamentale molto più utile dei vari nazionalismi,  ovvero che “la nostra lingua è la nostra patria”.
Il 9 settembre, alle 21, Assemblea Teatro proporrà la pièce ‘Max, Mix e Mex, Storia di un’amicizia’, in quanto, dopo la lingua, era l’amicizia il più grande valore che Sepúlveda conoscesse e difendesse.
L’amicizia, quella di un gatto e di un topo, che travalica frontiere e generi per farci capire che tutte le relazioni, se sincere, sono possibili e utili.
L’11 settembre, alle ore 21, sarà la volta  di un appuntamento con la storia ne “Le rose di Acatama”, in cui Sepúlveda racconta il giorno più nero del suo Cile, dove tutti gli ideali crollano sotto una dittatura feroce che non risparmia neppure lui e la moglie Carmen.
Altro appuntamento unico, il 25 settembre, alle ore 18, con Silence Teatro che proporrà lo spettacolo dei mimi dal titolo “Come angeli del cielo”, a ingresso libero un evento speciale per ricordare che il Mausoleo della Bela Rosin è stato riaperto esattamente venti anni fa.un paradiso verde nel cuore dei torinesi.

In caso di maltempo gli spettacoli verranno presentati all’interno del Mausoleo.

Mara Martellotta

In viaggio, a Palazzo Chiablese in autunno una mostra dedicata a Orazio Gentileschi

Una nuova mostra sarà allestita nelle Sale Chiablese di Palazzo Reale dall’8 novembre 2025 al 14 aprile 2026 e dedicata al genio di Orazio Gentileschi, padre della famosa pittrice Artemisia.
La mostra è intitolata “Orazio Gentileschi. Un pittore in viaggio” ed è curata da Annamaria Bava dei Musei Reali di Torino e da Gelsomina Spione dell’Università di Torino.
Orazio Gentileschi è stato uno degli artisti più significativi del Seicento italiano, un grande pittore in sospeso tra il manierismo che si riscontra nei primi anni della sua attività e il nascente linguaggio barocco che, invece, compare in alcune delle sue ultime realizzazioni, sebbene l’artista non si possa assolutamente definire un pittore barocco.
Orazio, nato a Pisa nel 1563, cambiò il cognome da Lomi in Gentileschi, assumendo quello dello zio materno cui era stato affidato durante il suo viaggio a Roma. Già a tredici anni Orazio si trovava a Roma e nella capitale dello Stato pontificio studiò sotto il fratello Aurelio, negli anni Ottanta del Cinquecento, ed ebbe modo di conoscere il Caravaggio. Al 1590 risale la sua prima opera nota dal titolo “Madonna con Bambino e i santi Sebastiano e Francesco” , ora conservata a Pisa a Palazzo Blu. La qualità della sua pittura e la sua fortuna lo resero celebre al pari di Caravaggio, Rubens, van Dick.
In vita fu apprezzato da un grande numero di committenti, regnanti e collezionisti, tra i quali si annoverano Carlo Emanuele I di Savoia, Maria de’ Medici, Filippo IV di Spagna e Carlo I d’Inghilterra.
Eleganza raffinata, unita a un naturalismo luminoso e a un uso poetico del colore, seppe conquistare il pubblico dell’epoca, formato da aristocratici e sovrani, oltre che permettergli di frequentare centri artistici di rilievo e corti italiane e straniere.
La chiave interpretativa della mostra è rappresentata dal tema del viaggio, un itinerario non solo geografico, ma anche artistico e culturale. Cuore della mostra sarà la pala dell’Annunciazione, realizzata nel 1623 per il duca di Savoia e considerata dalla critica uno dei vertici nella pittura di Orazio Gentileschi, uno dei capolavori assoluti della Galleria Sabauda.
Il percorso espositivo ruoterà intorno a quest’opera, attraverso un dialogo serrato tra le opere conservate a Torino e la selezione dei prestiti provenienti da musei italiani, internazionali e collezioni private. L’esposizione si inserisce pienamente nella missione dei Musei Reali di Torino, che da tempo sono impegnati in un’attività di collaborazione e scambio culturale con istituzioni nazionali e straniere.

Mara Martellotta

‘Bruno Barbey, gli Italiani’, a Palazzo Falletti di Barolo dal 12 settembre

Dal 12 settembre prossimo Palazzo Falletti di Barolo ospiterà, fino all’11 gennaio 2026, la mostra fotografica dedicata a Bruno Barbey, in collaborazione con Magnum Photos e l’archivio Bruno Barbey.

L’esposizione, che si intitola “Bruno Barbey. Gli Italiani” è  prodotta da Ares e nasce da una selezione eseguita dallo stesso artista,  nato in Marocco nel 1941 e deceduto a Parigi nel 2020, una selezione composta da un centinaio di fotografie in bianco e nero scattate tra il 1962 e il 1966.

Si tratta di una mostra di fotografie che raccontano l’Italia all’epoca del cosiddetto miracolo economico, immagini di un’Italia, quella degli anni Sessanta del secolo scorso, vista attraverso le istantanee di Bruno Barbey, fotografo francese di origini marocchine, uno dei maestri di Magnum Photos che, in oltre cinquanta anni di  carriera, ha documentato conflitti internazionali e mutamenti sociali in tutto il mondo.
Tra il 1962 e il 1966, poco più che ventenne, Bruno Barbey ha esplorato la penisola italiana in tutta la sua estensione, al volante del suo maggiolino  Volkswagen, documentando una società in completo mutamento, da una parte ancora fiaccata dalla guerra, ma dall’altra già rinvigorita da nuove speranze, con il Nord lanciato verso il sogno metropolitano e il Sud che procedeva a fatica nella ricostruzione.
Bruno Barbey costruisce un vero e proprio affresco visivo di un’Italia in via di trasformazione, sospesa tra modernità e tradizione, tra sviluppo economico e tensioni sociali. Il suo approccio, profondamente empatico e mai invadente, riesce a cogliere l’essenza vera degli italiani nel loro senso di comunità, nella loro teatralità, resilienza e gioia di vivere.
Attraverso i suoi ritratti di mendicanti, aristocratici, suore, bambini di strada, ci ha restituito uno dei reportage più vividi dell’Italia degli anni Sessanta.
“Gli Italiani” di Bruno Barbey rappresentano un documento prezioso, capace di far rivivere un passato recente con uno sguardo nuovo e di far riflettere sull’identità culturale del nostro Paese. Il centinaio di fotografie in bianco e nero che compongono la mostra sono state selezionate dall’artista poco prima della sua scomparsa.

Mara Martellotta

Santa Rita, nuova vita per il mercato di corso Sebastopoli

Nuovi impianti elettrici e idrici, una pavimentazione completamente rinnovata, interventi per migliorare l’accessibilità alle persone non vedenti, l’installazione di servizi igienici e un arredo urbano aggiornato con nuova segnaletica. Sono questi i principali lavori di riqualificazione che da  lunedì 25 agosto, interessano il mercato di Santa Rita lungo corso Sebastopoli.

“Negli ultimi anni – sottolinea l’assessore al Commercio Paolo Chiavarino – la Città ha avviato un piano strategico di riqualificazione dei mercati, con l’obiettivo di renderli più moderni, funzionali e accessibili, rafforzando al tempo stesso il loro ruolo di luoghi di incontro e socialità. Investire sui mercati significa investire sulla vita dei quartieri e sulla qualità dei servizi per i cittadini. L’intervento su Santa Rita è un passaggio fondamentale che renderà il mercato più inclusivo e confortevole, a beneficio sia degli operatori sia della comunità”.

I lavori si svilupperanno in due fasi e riguarderanno il tratto compreso tra corso Orbassano e via Tripoli. La prima fase, che si concluderà il 14 settembre, prevede la completa modernizzazione degli impianti e la posa della nuova pavimentazione, con la tracciatura delle postazioni per i commercianti. Per garantire continuità alle attività, i banchi coinvolti dal cantiere verranno temporaneamente spostati in aree adiacenti, così che il mercato resti sempre attivo e accessibile.

La seconda fase, con termine a metà ottobre, sarà dedicata soprattutto all’accessibilità e ai servizi: rifacimento degli attraversamenti pedonali, installazione di percorsi tattili e semafori acustici per i non vedenti, oltre alla realizzazione di nuovi servizi igienici.

Al termine dei lavori, l’area avrà un volto più moderno, funzionale e inclusivo, confermando il mercato di Santa Rita come uno dei principali poli commerciali e sociali della città.

L’intervento si inserisce in un più ampio programma di riqualificazione delle aree mercatali, che negli ultimi anni ha già interessato Porta Palazzo, Racconigi, Brunelleschi, Porpora e Madama Cristina, e che nei prossimi mesi vedrà l’avvio dei cantieri anche in piazza Benefica e al mercato coperto di via delle Verbene, nel quartiere Vallette.