Cosa succede in città- Pagina 6

“Share Festival. ALL – Natural”. L’arte e la cultura digitale di nuovo celebrate a Torino

 

XVIII edizione

Dal 30 ottobre al 3 novembre

“Possiamo immaginare un futuro in cui i materiali naturali e sostenibili come il legno o il marmo si integrino con tecnologie avanzate e diventino parte della nostra realtà tecnologica quotidiana?”: a porsi la domanda (assolutamente plausibile e comprensibile in tempi di esasperante e visionaria digitalizzazione) è lo scrittore di “fantascienza” americano (dal 2007 residente a Torino) Bruce Sterling, direttore artistico di “Share Festival”, appuntamento organizzato dall’Associazione “The Sharing” e di riferimento importante per l’arte e la cultura digitale, che a Torino (negli ex spazi industriali, condivisi anche quest’anno con “Paratissima”, delle “Palazzine Uffici” di corso Mortara 24) celebra la sua XVIII edizione, con il tema “ALL-Natural”, tesa ad esplorare in maniera creativa il dialogo fra “ambiente” e “nuove tecnologie”.

L’appuntamento è da mercoledì 30 ottobre a domenica 3 novembre, cinque giorni in cui il Festival offrirà un ricco programma di esposizioni, dibattiti e visioni di “opere innovative”, realizzate attraverso la fusione di “natura” e “tecnologia”, trasformando la città in un vero e proprio “laboratorio creativo” all’avanguardia. Come testimonia anche l’opera, allocata a completamento dell’edizione 2024, presso l’“Environment Park” di via Livorno 60, “Cristallo di Luce” (installazione di vetro e acciaio, alta sette metri, che, grazie a pannelli fotovoltaici,  riesce a caricare energia per la comunità) dello scultore torinese Diego Scroppo.

Come da tradizione, cuore del Festival sarà la mostra dedicata alla sedicesima edizione dello “Share Prize”, che premierà le migliori opere selezionate tra oltre 300 candidature internazionali. Le sei opere finaliste (fra cui le due riportate nelle immagini fotografiche a corredo del testo) esplorano le interazioni tra “natura” e “tecnologia” e saranno esposte per tutta la durata del Festival. La Giuria composta da Bruce Sterling, Jasmina Tešanović, Chiara Garibaldi, Silvia Casolari e Antonio Rollo annuncerà l’opera vincitrice mercoledì 30 ottobre.

La sezione “Artmaker Gallery” presenterà tre opere realizzate nell’ambito del laboratorio hi-tech “Artmaker”, offrendo uno sguardo approfondito sul rapporto tra “arte” e “tecnologia”. Le opere, nate dal progetto ALL-Natural”, includono “In circuito”, video di “Apotropia” (Antonella Mignone e Cristiano Panepuccia, performer e video maker romani), “Stammi vicino” del musicista e sound designer torinese Fabio Battistetti e “Cercavo te nelle stelle” dell’illustratrice e grafica torinese (residente a Bruxelles) Laura Viale.

Grazie alla collaborazione con l’“Accademia Albertina di Belle Arti” di Torino, la sezione “Share Campus” offrirà, inoltre, una sezione didattica incentrata sul tema dell’“estinzione delle specie animali non umane”. Gli studenti dell’Accademia, sotto la guida della professoressa Ajani, presenteranno un’esperienza “in realtà aumentata” che inviterà il pubblico a riflettere su questi temi di urgente attualità.

Progetto Speciale: “Il Versificatore”

L’edizione 2024 del Festival vedrà, infine, il ritorno de “Il Versificatore”, un progetto ispirato al racconto fantascientifico di Primo Levi, che riflette sulle “implicazioni etiche” dell’automazione nella produzione letteraria, oggi più che mai attuale con l’avvento dell’“intelligenza artificiale”. Il modello del “Versificatore”, realizzato da Bruce Sterling, sarà esposto durante il Festival.

Nel racconto “Il Versificatore”, inserito da Primo Levi fra i 15 raccolti in “Storie Naturali” pubblicato, sotto lo pseudonimo di Damiano Malabaila, nel 1966, il celebre scrittore torinese (superstite e straordinario cantore dell’Olocausto, chimico di professione) immaginava l’avvento di una macchina scientifica capace di comporre niente meno che poesie. Ebbene, se la storia, negli anni Sessanta, poteva risultare quanto meno bislacca, oggi ci fa proprio trasalire poiché la vediamo avverarsi nella tecnologia di “ChatGPT – Generative Pretrained Transformer” (inventata da Sam Altman, uno dei nomi più conosciuti nel mondo digitale e delle nuove tecnologie, oggi fra gli imprenditori di maggior successo al mondo) capace addirittura di scrivere non solo una poesia, ma un intero libro. Levi profeta, dunque? Chi lo sa? Certo è che il suo talento fu riconosciuto appieno e le sue “Storie Naturali”vinsero nel ’67 il prestigioso “Premio Bagutta”.

 

Per info su orari, programma dettagliato e biglietti: www.toshareproject.it

 

Gianni Milani

 

Nelle foto:

–       Shin Jina: “The skin of a tree”

–       Ziyao Lin: “Love letters without recipient”

 

Rileggere il Risorgimento. Torino / Italia: 1884-2024

L’esposizione Rileggere il Risorgimento. Torino / Italia: 1884-2024curata da Alessandro Bollo, Silvia Cavicchioli e Daniela Orta, a Palazzo  Carignano vuole ricordare, a 140 anni dall’evento, il primo allestimento del Museo del Risorgimento: il Tempio del Risorgimento all’interno dell’Esposizione Generale Italiana del 1884 nel Parco del Valentino, un allestimento provvisorio, ma di respiro nazionale, preludio della successiva costituzione, nel 1901, del Museo.

Cosa resta di questi valori? Cosa significa oggi il Risorgimento? Come interpretarne le storie, i personaggi in una chiave attuale e contemporanea? Con Rileggere il RisorgimentoTorino / Italia: 1884-2024 si vuole riflettere su questi interrogativi e sulla contemporaneità di valori fortemente radicati nel passato, ma tuttora attuali.

Nel Corridoio Monumentale della Camera Italiana trovano spazio cimeli provenienti dalle istituzioni che oggi studiano e curano il Risorgimento in Italia: dipinti, oggetti – come l’imponente campana che suonò durante le Cinque Giornate di Milano, la chitarra di Giuseppe Mazzini o le pantofole di Garibaldi – e una selezione di spezzoni di film, a cura del Museo Nazionale del Cinema, che rimanda invece all’immaginario di celluloide.

La mostra Rileggere il Risorgimento. Torino / Italia: 1884-2024 ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica.

Rileggere il Risorgimento. Torino / Italia: 1884-2024 è il risultato di uno sforzo corale e nazionale che ha visto coinvolti i più importanti musei italiani del Risorgimento nella sua realizzazione. I materiali esposti arrivano infatti da: Comune di Catanzaro – Palazzo de’ Nobili; Domus Mazziniana, Pisa; Fondazione Camillo Cavour, Santena (To); Istituto Mazziniano – Museo del Risorgimento, Genova; Museo Civico del Risorgimento, Bologna; Museo del Risorgimento “Leonessa d’Italia”, Brescia; Museo del Risorgimento – Civici Musei di Udine; Museo del Risorgimento “Vittorio Emanuele Orlando” – Società Siciliana per la Storia Patria, Palermo e Palazzo Moriggia – Museo del Risorgimento di Milano.

“Rocky”, storia d’amore e di rivincita, uno spettacolo pensato in grande

Sul palcoscenico dell’Alfieri, sino al 27 ottobre

A poco più di trent’anni dalla sua comparsa sugli schermi, nel 2008 l’American Film Institute lo inserì al 57mo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi e due anni prima era stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso. Un gran bel risultato d’eccellenza per un film che, economicamente, con una lavorazione conclusa in meno di un mese, aveva stanziato un budget di poco più di un milione di dollari e se ne era visti tornare a casa intorno ai 225. Come non credere che Sylvester Stallone, l’ormai mitico Sly, gran macinatore di sequel e di spin-off, attore pressoché sconosciuto sino al successo del primo capitolo, a cui nelle audizioni erano stati preferiti nomi già collaudati, Redford e Ryan O’Neal in primo luogo, non agguantasse l’occasione per portare sui palcoscenici, in compagnia di Thomas Meehan, il suo “Rocky”? Il boccone era ghiotto, la storia e le musiche anche lì potevano funzionare benissimo, la storia d’amore e di rivincita da un passato di povertà e di rinunce e di difficoltà anche al di là di un proscenio avevano i numeri giusti per portarsi appresso una gran bella quantità di pubblico. I sei mesi di repliche a Broadway e le candidature ai Tony Award furono il primo passo di un lungo successo.

Rocky the musical”, nella produzione di Fabrizio Di Fiore Entertainment, pensata lodevolmente in grande – una ventina di persone in scena e l’intero apparato tecnico, l’orchestra dal vivo in una di quelle buche che davvero a teatro non vedi più, la direzione musicale e gli arrangiamenti di Ivan Lazzara e Angelo Nigro, l’eccellente disegno luci di Valerio Tiberi, la struttura drammaturgica e l’esatto adattamento, la resa dei testi delle canzoni mai banali – e con la regia di Luciano Cannito, ha aperto nei giorni scorsi la stagione del torinese teatro Alfieri, affollatissimo in ogni ordini di posti, pubblico festoso e ricchissimo d’applausi, teso a sottolineare i momenti più forti o piacevoli della storia, un finale d’eccezione su tanto di ring a decretare fin d’adesso un successo che percorrerà sino ad aprile le tante tappe attraverso lo stivale. Perché il pubblico, giovane e meno giovane, pur preso dalla faccia televisiva io credo riesca a dimenticarla per circa le tre ore di spettacolo e non faccia troppa fatica a immedesimarsi, col sentirli davvero vicino a sé, in quei personaggi che cercano una rivalsa grazie sì con l’accarezzamento di un sogno ma attraverso la fatica, la dedizione, l’inseguire continuo un ideale che non è soltanto disciplina e punto d’arrivo ma altresì filosofia di vita. E lo spettacolo fa veramente la sua parte. “Musical mozzafiato” è stato detto ed è vero. Ci sono le musiche di Bill Conti e di Stephen Flaherty, c’è l’irruenza di alcune canzoni che hanno attraversato la vita di ognuno di noi, c’è l’iconico pugno alzato del campione, c’è una storia di fatica ma pure di poesia, disposta a contraltare che s’amplia in certi personaggi e in alcuni momenti valorizzati da una regia fatta certo di ampi lunghi poderosi movimenti, di una macchina teatrale che aziona con grande precisione e già funziona a meraviglia, e diverte, una regia che accomuna splendide e acrobatiche coreografie che non puoi non applaudire, ma anche capace di stringere perfettamente il campo, con mezzi tutti cinematografici, sui piccoli sentimenti, sulla agguerrita discesa ancora una volta sul ring del vecchio allenatore, sull’amore che nasce in una piccola stanza, in un angolo di palcoscenico ed è l’immagine della forza e del cercato rifugio mentre tutt’intorno le belle scenografie di Italo Grassi scorrono e sovrastano e costruiscono di volta in volta i vicoli e lo skyline di una Philadelphia piena di luci e di brume.

Lo spettacolo è l’affermazione di una autentica attrice dalla stupenda voce, che usa questa e le doti recitative che tocchi con mano a ogni intervento per entrare attraverso piccoli segnali e prepotentemente allo stesso tempo nella sua Adriana, per ispessire la debole commessa di un negozio d’animali stanca dei soprusi del fratelli e alla ricerca giorno dopo giorno della sua libertà e di un sentimento vero. Si chiama Giulia Ottonello, la si guarda, la si ascolta, con ammirazione, ti rendi conto a ogni passo di quanto riempia il palcoscenico. Rocky ha il fisico e il gancio, che dovrà battere Apollo Creed, di Pierpaolo Pretelli, il peccato di qualche incertezza, i mezzi espressivi pronti ad affinarsi e le repliche che gli consentiranno di buttar fuori – come personaggio e come interprete – tutta quella grinta e quella sfacciata padronanza che alla prima, certamente con i brutti scherzi che l’ansia da prestazione può fare, non ha mostrato appieno. Pietra d’inciampo vera e propria quello schermo messo sulla sua testa nell’incontro finale a testimoniarne espressioni e movimenti. La Gloria di Laura Di Mauro, la proprietaria del negozio, voce e divertimento a vendere, e il Mickey di Giancarlo Teodori, il vecchio allenatore, sono due belle presenze, con ogni carta in regola. Da vedere.

Elio Rabbione

Nelle immagini alcuni momenti dello spettacolo.

L’alta cucina è arte?

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Tra il 24 ottobre e il 3 novembre il bookshop Paint It Black ospita cene con piatti pensati da artisti e creativi. Anche mise en place e sedute sono d’artista, in una sala piena di opere ,tra performance, letture e concerti si svelerà il dilemma

L’alta cucina è arte? Una cosa è certa: agli artisti il cibo e’ sempre interessato la storia dell’arte, lo replica in ogni  epoche è piena e lo dimostrano gli autori contemporanei, coinvolti in un progetto pop up in partenza a Torino. La casa editrice indipendente Paint It Black trasforma infatti la sede del suo bookshop vicino Porta Nuova in un ristorante temporaneo, con non solo mise en place e arredi progettati ad hoc, ma anche piatti immaginati dai creativi. Soltanto dal 24 ottobre al 3 novembre 2024, in occasione della Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea Artissima.
Paint It Black: casa editrice fondata nel 2022, da quest’ anno ha aggiunto anche un bar, per avvalorare la libreria come luogo di incontro e scambio.

GABRIELLA DAGHERO

“Uomo. Professore. Autore”, tutta l’eredità di Tolkien tra editoria, cinema e arte

Alla Reggia di Venaria, sino al 16 febbraio

Oggetti di una vita. Tutti da ammirare. All’inizio, il vecchio baule che aveva
accompagnato il piccolo John Ronald Reuel Tolkien, di soli quattro anni, con mamma
Mabel ed il fratello minore, nel viaggio avventuroso da Bloemfontein in Sud Africa a
Birmingham, nel cuore della vecchia Inghilterra: doveva essere l’occasione di una
visita alla famiglia e divenne il ritrovamento delle proprie radici, per sempre.
Un’occasione e un lutto perché il padre, banchiere, a pochi mesi da quella partenza e
prima di poterli raggiungere, fu colpito da una febbre reumatica che lo condusse,
appena trentanovenne, alla morte. Quel baule è l’inizio di una vita, del passaggio da
un mondo antichissimo ad un mondo nuovo, di un’avventura personale, fatta di libri e
di letteratura, di studi e di insegnamenti, di una passione per la filologia e l’inglese
antico e medio e di un mondo accademico, di un grande attaccamento alla moglie
Edith Bratt e ai quattro figli e ai paesaggi inglesi che Tolkien tanto amava. Non
soltanto quello, certo: lungo il vasto percorso che s’intreccia nelle sale al primo piano
della Venaria dedicato a “Tolkien. Uomo, Professore, Autore” (visitabile sino al
prossimo 16 febbraio: il tutto all’insegna di quel dragone contrapposto a un
leggerissimo paesaggio immersi nella “Middle-heart” di Roger Garland, un olio e
acrilico del 1987) s’allineano manoscritti autografi, lettere, citazioni, fotografie di
famiglia e amici, le testimonianze dell’amicizia con C.S. Lewis, l’autore delle
“Cronache di Narnia”, libretti degli assegni, libri di studio in grande e sempre inseguita
quantità e di lettura, le note a margine che accompagnano il “Giulio Cesare”
shakespeariano, la riproduzione dello studiolo con il tavolo e i fogli sparsi e
l’immancabile pipa, posto nella sua abitazione al 20 di Northmoor Road a Oxford, i
ritratti e le opere d’arte, i contratti e i giudizi altrui sull’autore che aveva rivoluzionato
il mondo e che aveva offerto ai suoi lettori la visione “della terra in un tempo molto
lontano”. Una mostra che ha già alle spalle un lusinghiero successo, che arriva dalla
Galleria d’Arte Contemporanea di Roma e da Napoli, raccogliendo 80 mila visitatori in
ciascuna sede (ma la cifra napoletana qualcuno la dice ben maggiore), portandosi a
casa interrogazioni in sede politica e più di una vistosa lamentela da parte delle
opposizioni al governo (un quotidiano apertamente critico, un eufemismo, semmai
duramente ostile ad esso, scriveva già nel dicembre scorso che era stato il fu ministro
Gennaro Sangiuliano a “imporre” la mostra anche a Venaria), e che proseguirà a
Catania e a Trieste, tappa ultima di un percorso che avrà il suo termine nell’autunno
del ’25.
Un racconto avventuroso che ha la cura di uno studioso e specialista, Oronzo Cilli, con
l’organizzazione e la co-curatela di Alessandro Nicosia, capaci attraverso la propria
autorevolezza e la ricchezza delle raccolte e dei prestiti, “delle tante collezioni che
hanno messo a disposizione i loro patrimoni – dall’Università di Reading, dalla Tolkien
Society, dalla Fondazione Biblioteca Benedetto Croce e dalla Warner Bros Discovery
tra gli altri – di dare vita ancora una volta alla Terra di Mezzo e ad un rinnovato
immaginario e a un nuovo interesse alla prima grande mostra dell’autore in Italia, di
un autore che con la trilogia del “Signore degli Anelli” ha venduto qualcosa come 250
milioni di copie e che pure ha attirato l’attenzione dei Beatles per un film purtroppo
mai realizzato, una mostra che supera certamente ogni altra concepita sinora, Oxford
Parigi Milwaukee, che avevano in sé un contenuto e un carattere più settoriale, che
“hanno raccontato principalmente – sottolinea Cilli – il Tolkien scrittore, sub-creatore e
artista, affiancando l’arte che egli stesso creò per dar immagine alla parola.” Qui, si è
andati ben oltre.
Nel dar corpo alla memoria di un essere immaginifico nel cinquantesimo dalla
scomparsa, si rivendica nelle parole della direttrice di freschissima nomina del
Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Chiara Teolato, l’importanza della mostra
per una città alle porte di Torino e per un complesso architettonico di maestosa
bellezza, “scenario perfetto: le architetture di Castellamonte e le loro parti affrescate
con storie di dei e di uomini, quelle di Juvarra, con seducenti giochi di luce e ardite
voluttà di stucchi e di marmi sembrano evocare, per esempio, le sale dei palazzi
presenti nel “Signore degli Anelli”, come Gandor, Meduseld e Osgiliath, ormai in
rovina.” Un corollario scenografico che non mette limiti – e divisioni – alle proposte
(ricordiamo che siamo appena usciti brillantemente, con 106 mila visitatori, dalle
bellezze di Caravaggio, di Reni, di Solimena arrivate dalla Reggia di Capodimonte) che
in queste stagioni si succedono, un omaggio “ambientatissimo” a quei volumi “scritti
ieri sulla carta di oggi con l’inchiostro di domani”, incide ancora Nicosia. Una mostra
che, ce da esserne sicuri, raccoglierà le medesime cifre almeno delle tappe
precedenti.
L’Uomo e la sua vita privata, il Professore, accademico tra i più giovani a ottenere la
cattedra all’Università di Oxford e autore di pubblicazioni importanti nello studio della
letteratura, l’Autore, che ha dato vita a “Lo Hobbit” (ricordate? “In un buco della terra
viveva uno hobbit” e Bilbo Baggins appare in una delle ultime sale realissimo nel suo
sorriso e nei suoi abiti) e al “Signore”, attorno alla cui “leggenda” trovano spazio
fantastiche prime edizioni, gli acquerelli originali realizzati da Piero Crida (primo
illustratore delle copertine delle opere tolkeniane edite da Rusconi, sarebbe sufficiente
l’acquerello che è l’immagine di Gandalf a misurarne la grandezza) e le preziose
immagini raccolte sino a oggi da Davide Martini, originario di Imola e innamorato di
quei mondi e del loro autore, direttore artistico del Greisinger Museum, le circa 900
edizioni che arricchiscono i due titoli principali, suddivise in 51 differenti paesi e sparse
qui in numerosi quanto ordinatissimi scaffali, sei ripiani d’altezza, tutto a decretare il
successo per chi può permettersi di agguantare un terzo posto in fatto di lettori, alle
spalle della Bibbia e del Corano.
Una sezione ci trasmette l’eredità dello scrittore, spina dorsale del fantasy futuro,
ricercato e finalmente inseguito dal mondo dei fumetti e dai film d’animazione (di
Ralph Bakshi che nel 1978 regalò una preziosa edizione) e da Hollywood (la trilogia di
Peter Jackson, dove Viggo Mortensen era Aragorn ed Elijah Wood era Frodo, vincitrice
di ben 17 premi Oscar. Un’altra non trascura certo l’amore di Tolkien per l’Italia (“sto
tenendo un diario. Sono innamorato dell’italiano, e mi sento abbandonato senza la
possibilità di cercare di parlarlo! Dobbiamo continuare a studiarlo”, scrive al figlio
Christopher nell’agosto del 1955, anno in cui visita Venezia e Assisi; ci sarebbe
ritornato sette anni dopo per recarsi a Stromboli, Civitavecchia e ancora Venezia). Non
ultima, una delle sezioni più interessanti della intera mostra, i rapporti tra l’autore e
l’editoria italiana, nei nomi di Mondadori e Rusconi e L’Astrolabio: laddove il primo,
nell’ottobre del 1962, attraverso il dattiloscritto di Elio Vittorini (“Inclinerei a scartare:
ma possiamo eventualmente provarci ad acquistare un solo volume come gli editori ci
propongono”) e di Vittorio Sereni (“Ma quando lo faremo? Se c’è tempo per farlo
chiederei un’altra lettura. Ma la conclusione mi sembra già un NO ed escluderei la
possibilità di arrischiare un esperimento”), decidono che per il momento non se ne
farà assolutamente nulla. Documenti anche questi che, a sessant’anni di distanza,
accrescono e lasciano pienamente comprendere il successo immenso di un autore.
Elio Rabbione
Nelle immagini, il ritratto di John R.R. Tolkien e alcuni angoli delle sale della mostra.

Unitre Torino, con il nuovo Anno Accademico ritornano i Caffè Letterari

Unitre Torino è stata la prima di una serie di Associazioni culturali legate alla terza età che dal capoluogo piemontese si sono estese a tutto il territorio nazionale con le attuali 345 sedi e gli oltre 80.000 associati in Italia, di cui oltre 3.500 solo a Torino.

Da un’idea nata in Francia, a Tolosa, presso l’Università delle Scienze Sociali, per iniziativa del prof. Pierre Vellas nel 1973, l’Università della Terza Età, libera e aperta a tutti, senza limiti di scolarità pregressa, è approdata a Torino e si è estesa in tutta Italia.

Sarà inaugurato il 23 ottobre prossimo presso il Cinema Ideal l’Anno Accademico della Fondazione Unitre Torino con tante novità: 23 nuove proposte che portano a 173 il numero dei corsi e a 171 i docenti impegnati, garantendo sempre un elevato livello di qualità della docenza.

Tra le novità di quest’anno vi sono i nuovi Caffè Letterari, organizzati da Giancarlo Bonzo, sulla falsa riga di quelli che sono stati per anni un must del Centro Congressi Unione Industriale quando ne ricopriva la carica di Amministratore Delegato.

Ho accettato con piacere l’invito della professoressa Lucia Cellino, il direttore dei corsi, ad entrare in questo nuovo mondo accademico – ha dichiarato Giancarlo Bonzo, consigliere di amministrazione della Fondazione Unitre Torino – un mondo accademico basato sul volontariato di tutti gli aderenti e ispirato all’Universitas del Medioevo, la cui organizzazione faceva capo agli studenti e in cui i docenti prestavano la loro opera gratuitamente perché ritenevano il sapere un dono”.

E il dono che Bonzo offrirà ai partecipanti di questi incontri è rappresentato dal fascino di un caffè espresso tra i libri, con la possibilità di incontrare e dialogare con alcuni autorevoli scrittori e di acquistarne i libri, promuovendo una formazione e un’informazione permanente nell’ottica di un vero e proprio ruolo sociale sul territorio.

C’è stato subito il sold out dei Caffè Letterari proposti da Bonzo, appena si sono aperte le iscrizioni ai nuovi corsi della Fondazione Unitre Torino.

Sono onorato per il successo della mia proposta e grato ad una eccellenza imprenditoriale del territorio, la Lavazza, che ha sùbito dimostrato ampia sensibilità e collaborazione ad offrire ai partecipanti un caffè di benvenuto prima di ogni appuntamento – ha affermato Bonzo – per diffondere la cultura sul territorio”.

Vi saranno 12 incontri ogni 15 giorni, sempre il lunedì dalle 15,30 presso l’Auditorium “Orpheus” dell’Educatorio della Provvidenza in corso Trento 13.

Saranno coinvolte varie case editrici con un ricco programma a cominciare dal 4 novembre prossimo con Margherita Oggero che presenterà i suoi recenti “Brava Gente” e “Passepartout”.

Successivamente il 18 novembre ci sarà Alessandro Perissinotto con “La guerra dei Traversa”; il 2 dicembre Younis Tawfik “l’ISIS raccontato da mia madre”; il 16 dicembre Luca Ponzi e “L’ultimo padrino”.

Dopo la pausa natalizia il nuovo anno inizierà con Beppe Gandolfo e il suo “Un anno in Piemonte”.

Seguirà il 27 gennaio Marina Rota con “Certe Donne a Torino”; il 10 febbraio Luca Iaccarino con il suo giallo “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Italia”; il 24 febbraio Paolo Battistel con “L’Arcolaio delle Fiabe”; il 10 marzo Carlo Grande e “La cavalcata selvaggia. L’odissea dei deportati in India”; il 24 marzo Bruno Gambarotta con “Fuori Programma. Le mie memorie dalla Rai”; il 7 aprile Pasquale D’Amore con “La forza dell’intelligenza emotiva: come resettare il cuore quando va in conflitto con la mente” e infine per chiudere questa carrellata letteraria il 28 aprile 2025 con Laura Pompeo con le due edizioni di “Da casa con…”.

Vito Piepoli

Rock Jazz e dintorni a Torino. Angelina Mango e i The Telescopes

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al Jazz Club si esibisce il Fretstring Duo. Al Blah Blah suonano i The Telescopes.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana è di scena la Distilleria Manouche. Al Jazz Club va’ in scena “ The Chicago  Blues Band”.

Giovedì. Al Blah  Blah suonano i Bineural. Allo Spazio 211 è di scena John Maus. Al teatro Concordia arriva Angelina Mango. Al Folk Club suonano Eric Maria Couturier & Renaud Dèjardin. Alla Divina Commedia si esibiscono i Freight Train. Al Cafè Neruda suona l’Invisible C.T.S. Trio. Al Jazz Club sono di scena i cob Two in Joy.

Venerdì. Allo Ziggy si esibisce Celeste. Al Magazzino sul Po suonano : Bulgarelli+ Garage Bagarre+ Komarov Magnificient Backflip. Al Teatro Colosseo canta Michele Zarrillo. Al Folk Club suona il quartetto di Celia Reggiani.

Sabato.  Allo Spazio 211 si esibisce Asher Roth. Al Magazzino sul Po è di scena Drew Mcconner.

Domenica. Al Magazzino sul Po suona Fonzie & la Massa Critica Band.

Pier Luigi Fuggetta

Diwali, la festa induista delle luci a Torino

Partiranno dalla città di Torino gli eventi organizzati in occasione della Diwali 2024, la più importante ricorrenza induista, che celebra la vittoria della luce interiore sull’oscurità del male, diffondendo i valori della pace e della fratellanza tra i popoli.

Non si tratta soltanto di un momento di preghiera e meditazione, ma anche di una grande festa della Luce, che anche quest’anno attraverserà diverse città italiane, colorando l’autunno di magiche atmosfere.

Gli eventi si svolgeranno dal 24 ottobre al 3 novembre prossimi, promossi dall’Unione Induista italiana e dal Coordinamento spontaneo Divali di cui è capofila Sanijvani, l’ Unione Induista di Torino, in sinergia con numerose scuole di yoga, artigiani e commercianti legati al mondo dell’India e in collaborazione con il MAO, Museo di Arte Orientale e l’associazione Bharatiya Telegu Samithi Turin.

Giovedì 24 ottobre il MAO ospiterà “Divinità e miti. L’Induismo nelle collezioni del MAO”, una visita guidata alla galleria dedicata all’Asia meridionale e al Sud Est Asiatico a cura di Alberto Pellissero, docente di Filosofie, Religioni e Storia dell’India e dell’Asia Centrale e di Lingua e Letteratura Sanscrita presso l’ateneo torinese. Guiderà il pubblico attraverso la straordinaria collezione di statuaria Indiana e del Sud Est asiatico, esplorando le rappresentazioni di divinità e miti che attraversano il tempo e offrono lo sguardo sull’immensa ricchezza di una cultura millenaria tuttora viva. L’evento si replica mercoledì 30 ottobre.

Sabato 26 ottobre importante appuntamento allo Sporting Dora, in corso Umbria 83 dove, con apertura dalle 10.30, sarà ospitata un’intera giornata di spettacoli, laboratori, momenti di formazione, di approfondimento, lezioni di yoga, danze e musiche, un mercatino e diversi stand.

Nel salone si terranno una conferenza di medicina ayurvedica dal titolo “L’Ayurveda nell’età di Vata” e una conferenza sullo yoga dal titolo “Dal respiro alla meditazione”, con una sessione di automassaggio ayurvedico e lo yoga per i bambini.

Nel cortile saranno offerti uno storytelling sui miti indiani e un laboratorio creativo ispirato alla festa del Divali, in collaborazione con il MAO, durante il quale i partecipanti potranno usare materiali inconsueti per creare il proprio lavoro ispirato ai rangoli, i tradizionali disegni variopinti che si realizzano sul pavimento, con polveri e diversi materiali, in occasione ei festività e cerimonie.

Durante tutta la giornata sarà allestito un mercatino con stand a cura di Container concept store, Govinda campane tibetane, Natura & spirito; Evany Henna Body Art; Nero Natura e altri.

L’evento è realizzato con il patrocinio di Regione Piemonte, Comune di Torino, Città Metropolitana di Torino, Consolato Generale dell’India di Milano, Circoscrizione 1, 4, 8, Dipartimento di Studi Umanistici dell’ateneo torinese.

Ultimi appuntamenti domenica 3 novembre al teatro Astra, via Rosolino Pilo 43, dove andranno in scena spettacoli di danza tradizionale Indiana con artisti di fama internazionale, come Triveni, Danza Kuchipudi, Nishrinkala Academy, Sai Venkata Gangadhar, Lakshmj Vempadappa, Punyah Dance Company.

I festeggiamenti dell’Unione Induista Italiana per la Diwali proseguiranno poi come di consueto a Roma, Milano, Pontedera, Savona e in numerose altre città italiane.

L’evento allo Sporting Dora è a ingresso gratuito su prenotazione fino a esaurimento dei posti. Consultare il sito divali.it

Mara Martellotta

 

 

 

“Il Silenzio che Parla” nella “Giornata Mondiale dell’Ascolto”

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La torinese “Fondazione Time2” organizza un “laboratorio” rivolto ai giovani fra i 18 ed i 26 anni

Lunedì 21 ottobre, dalle 17,30 alle 19

Lunedì 21 ottobre si celebra la “Giornata Mondiale dell’Ascolto”. In tanti, penso non lo sapessero. E fra quei tanti ci sta pure il sottoscritto. Eppure si tratta, non c’è dubbio, di un’occasione importante per promuovere, una volta tanto, questo benedetto “ascolto” (di cui tanto si parla in tempi di enormi fragilità, psichica soprattutto, dell’essere umano e in particolare di adolescenti e giovani in generale) in modo davvero attivo e consapevole. “L’ascolto è una delle abilità più importanti per una comunicazione efficace e una buona qualità delle relazioni”: a sostenerlo, e a ragion veduta, è la “Fondazione Time2” (realtà torinese creata nel 2020 dalle sorelle Antonella e Manuela Lavazza, con l’obiettivo di promuovere una cultura inclusiva per giovani “con” o “senza disabilità” e permettere loro di costruire un proprio progetto di vita indipendente) che, in occasione di questa particolare “Giornata” e nell’ambito delle attività del “Counseling Day”, promosso in tutta Italia dall’Associazione professionale di categoria “AssoCounseling”, organizzerà il Laboratorio “Il Silenzio che Parla”, finalizzato a trasmettere l’importanza dell’“ascolto reciproco”. L’appuntamento è dedicato ai ragazzi e alle ragazze tra i 18 e i 26 anni, “con” e “senza disabilità”  e si terrà dalle 17,30 alle 19, nello Spazio Open della “Fondazione” (Corso Stati Uniti 62b, a Torino), un luogo nato per stare insieme, studiare, proporre idee in libertà e immaginare il proprio futuro.

“Durante il laboratorio – spiegano gli organizzatori – i partecipanti scopriranno come la comprensione reciproca è possibile grazie alla disponibilità al dialogo, all’ascolto attivo e allo scambio reciproco, in modo coinvolgente e creativo, sperimentando tanto il potere delle parole, quanto quello del dialogo non verbale”.

Su questi elementi si basa la capacità del “counseling” di affiancare le persone “per favorire  lo sviluppo delle loro risorse, la ricerca di nuovi equilibri, la realizzazione di scelte consapevoli, il fronteggiamento di cambiamenti o di momentanee situazioni di difficoltà”.

Il “Laboratorio” si terrà in modo totalmente gratuito e a condurlo ci saranno le “professional counselor” Ida Ginosa e Anna Mirenzi, insieme a Samuele Pigoni (segretario generale di “Fondazione Time2” e “counselor sistemico in formazione” presso l’Istituto “Change” di Torino).

Per info“Fondazione Time2”, corso Stati Uniti 62b, Torino; tel. 011/786545 o www.fondazionetime2.it o www.counselingday.it

g.m.

Nelle foto: “Laboratori” in “Fondazione Time2”

“Usodimare”di Ernesto Franco: il reading al Carignano

Una voce-alta e chiara- una storia- lontana e affascinante- raccontata nella splendida cornice del Teatro Carignano di Torino.
Questi e molti gli altri gli elementi dell’ultimo affascinante reading di Ernesto Franco con Usodimare, edito da Einaudi, che andrà in scena lunedì 21 ottobre alle 19.30 presso il  Teatro Carignano di Torino (Piazza Carignano, 6).
Uno struggente racconto per voce sola, in grado di farci riflettere e portarci a fondo nella nostra solitudine e malinconia. È la storia del capitano Pepe Usodimare, discendente di una stirpe di eroi nati dalla fantasia di Melville, Conrad o Pratt, ha lanciato il suo equipaggio in una misteriosa ricerca: trovare qualcosa che Nenè, una donna a cui è legato da momenti sbagliati, ha nascosto proprio sul Bahía Inútil. Si tratta di un tesoro o forse soltanto della confessione di un amore? Per venirne a capo Usodimare ha solo il tempo sospeso di un ultimo viaggio. Ma la rotta del vecchio mercantile, una balena meccanica dove tutto può ancora accadere, è piena di imprevisti, di insidie, miraggi e pirati. C’è un destino da accettare, per la nave e per il marinaio.
Quello di lunedì sarà uno spettacolo in grado di collegare e unire il teatro alla letteratura e dare una nuova prospettiva al modo di raccontare le storie e approcciarsi ad esse.
I biglietti sono ancora disponibili sul sito del Teatro Stabile di Torino.
Valeria Rombolá