Cosa succede in città- Pagina 432

Legambiente presenta il primo rapporto nazionale sulla green society

Tra le 101 storie del rapporto spiccano le piemontesi ZAC!, Pony Zero Emissioni, La Casa Rotta, la pista ciclabile tra Bricherasio e Bagnolo, la rinascita di Ostana

È l’Italia della green society, quella disponibile a muoversi, produrre, spostarsi, consumare in maniera più equa, sostenibile, giusta, quella fotografata da Legambiente nel primo rapporto nazionale “Alla scoperta della green society”, edito nell’ambito del tradizionale volume annuale Ambiente Italia di Edizioni Ambiente, e presentato oggi a CinemAmbiente, il Festival internazionale di cinema e cultura ambientale in corso a Torino. A presentare il lavoro dell’associazione ambientalista il curatore e membro della segreteria nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, il presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Fabio Dovana, il direttore di CinemAmbiente Gaetano Capizzi e la giornalista Claudia Apostolo.

 

In questi anni si sta assistendo ad una crescita progressiva, lenta ma inesorabile, di tutti gli indicatori economici e sociali che attestano una crescita da parte dei cittadini di scelte e comportamenti ecosostenibili. Lo si vede nella diffusione delle energie rinnovabili -in 10 anni si è passati dal 15% al 35,5% dei consumi elettrici coperti dalle rinnovabili-, nella raccolta differenziata e nella diffusione del riuso –con la crescita costante dei comuni rifiuti free, ovvero quei comuni che, oltre a essere sopra la soglia del 65% di raccolta differenziata, producono meno di 75 chilogrammi annui per abitante di rifiuto secco indifferenziato-. E’ così in agricoltura dove cresce la produzione del biologico -dal 2010 al 2015 sono cresciute del 69% le attività di ristorazione che utilizzano prodotti biologici-, e nei consumi alimentari, dove si sta diffondendo non solo una grande attenzione per la qualità del cibo, ma anche una forte sensibilità contro gli sprechi.

 

Il rapporto di Legambiente è un vero e proprio viaggio di scoperta, un’esplorazione che cerca di individuare le coordinate, che parte dalla raccolta di 101 storie di cambiamento in corso, “di un’Italia che già esiste e che sta sfidando per esempio anche lo storico e consolidato terzo settore schiacciato tra una politica che sempre più ne disconosce il valore e la sua incapacità auto-riformatrice. Un’Italia in cerca di rappresentanza politica ma che non vuole scatole partitiche o padrini elettorali, così frammentata e variegata qual è. Un’Italia che alla delega politica preferisce la pratica civica come nuova forma di rivolta sociale. Una rivolta pacifica e silenziosa che in maniera carsica sta lavorando in profondità e che prima o poi riuscirà a emergere come fenomeno sociale” si legge nella prefazione della presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni.

 

Tra le 101 storie di green society raccontate da Legambiente diverse sono piemontesi. C’è lo ZAC!, cooperativa che ha realizzato a Ivrea un percorso di riqualificazione urbana e di trasformazione sociale per restituire alla cittadinanza gli spazi del Movicentro della stazione ferroviaria, vuoti e inutilizzati da oltre un decennio. Ci sono i Pony Zero Emissioni, società di logistica nata nel 2013 con l’obiettivo di rivoluzionare, con una logica ecosostenibile, la copertura dell’ultimo miglio urbano in bicicletta. C’è La Casa Rotta, progetto nato nel 2011 con l’obiettivo di recuperare una cascina abbandonata sulle colline di Cherasco (Cn) e di farla diventare un centro di incontro e aggregazione, un laboratorio attivo di cultura, un crocevia di scambi tra saperi diversi e prove pratiche di sostenibilità ambientale. C’è la storia dell’impegno delle comunità locali che ha reso possibile la trasformazione di una ferrovia dismessa tra Bricherasio (To) e Bagnolo (Cn) in pista ciclabile e ippovia. E c’è la storia di Ostana, piccolo comune montano cuneese che, fino a 25 anni fa, come tanti altri sull’arco alpino, sembrava destinato a un lento e inesorabile spopolamento e che invece grazie alla qualità architettonica, all’identità e al senso ritrovato di comunità, alla sostenibilità ambientale e all’offerta di un turismo pertinente e rispettoso dei luoghi è riuscito a rispondere con successo all’abbandono facendo un balzo in avanti demografico da 5 a più di 40 abitanti.

 

Storie e processi di innovazione sociale molto articolati da mettere sotto la lente di ingrandimento di una nuova riflessione, ed è quello che il libro cerca di fare. Lo fa con un’intervista collettiva a quattro donne protagoniste di questa società che cambia, che si confrontano sull’innovazione sociale in atto, e poi con 12 interventi di personalità del mondo della cultura, della ricerca, dell’ambientalismo, della politica e dell’impresa sociale che propongono chiavi di lettura e approfondimenti sugli aspetti più significativi di questa società che cambia. I contributi rappresentano una traccia per la costruzione di un pensiero collettivo, un nuovo discorso pubblico che mira a dare diritto di parola alla green society.

 

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

Borghezio condannato a risarcire l’ex ministra  Kienge Nicoletta Casiraghi, una grande donna liberale Cenare tranquilli d’estate a Torino è diventato difficile Le Province dopo il referendum bisogna tornare a renderle  operative Il presidente Boeti a Bastia rende onore a Mauri Il cazzeggio salottiero nei circoli,le cattedre democratiche senza predella

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Xenofobia
L’on. leghista rivolese Mario Borghezio è stato condannato a risarcire l’ex ministra dell’integrazione Kienge con 50mila  euro per “insulti razzisti”. La frase che avrebbe pronunciato riguarderebbe gli africani che “appartengono ad un’etnia diversa dalla nostra “ e la Kienge che ,facendo il medico,avrebbe avuto un posto in una Asl che “sarebbe stato tolto a qualche medico italiano”:Frasi molto diverse da quelle davvero offensive dell’ex ministro Calderoli che giunse a paragonare la Kienge ad un orango. Il PM sostenne che il senso complessivo delle frasi di Borghezio  avessero un fondo razzista e xenofobo.Il giudice ha riconosciuto a Borghezio le attenuanti generiche.Cécile Kienge  è persona arrogante e presuntuosa, d rei decisamente antipatica, al di là delle sue origini congolesi. E non si è rivelata un buon ministro. Questa è l’unica critica che tiene. Avvitarsi su discorsi che riguardano il colore della pelle o la religione professata è sempre sbagliato. Questa le lezione che viene dalla sentenza.Borghezio è sempre stato politicamente scorretto e spesso si è lasciato andare,lui avvocato, a giudizi e a proclami che vanno  ben oltre la legittima  propaganda e la polemica  politica. Appare comprensibile  che l’ex ministra  si sia rivolta al giudice. Ripeto,il suo operato va valutato politicamente e il giudizio nei suoi confronti non può non essere negativo.

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Nicoletta Casiraghi 

Fu la prima donna in Italia ad essere eletta presidente di una provincia,quella di Torino, nel 1985. L’unica liberale donna che abbia avuto un riconoscimento importante. Il Pli fu sempre un partito maschilista.Un piccolo partito rissoso che nel 1993 ebbe una fine ingloriosa:un vero 8 settembre con tanto di fuga da parte dei suoi dirigenti. Zanone definiva Vittorio Emanuele III “il re fellone”,ma verso i suoi amici liberali che liquidarono con lui  il partito ,pur di tentare di riciclarsi in qualche modo,non ha mai espresso un giudizio adeguato e non ha mai formulato una riflessione sulla fine del partito  che fu di Cavour e di Giolitti e ,purtroppo, anche di tante mediocrità .  A Nicoletta ,dopo l’esperienza in Provincia, venne impedita l’elezione al Consiglio regionale. Ricordo le volgarità maschiliste  sparse in giro contro di lei  da attempati notabili liberali che rivelarono il livello infimo di una correntomachia  interna vergognosa.Il Pli era via via diventato anche un partito di clientele. Casiraghi che operò come presidente tra due presidenti socialisti ( Maccari e Ricca ), aveva saputo agire con determinazione,coraggio,limpida onestà,pur in un quadro politico traballante.  Il marito di Nicoletta,dopo la  sua morte,ebbe il coraggio di fare nomi e cognomi di coloro che furono i killer del partito liberale ,dopo aver avuto onori e prebende non trascurabili che consentirono loro di occupare alcuni vertici molto importanti. I liberali si autoaffondarono in maniera indecente anche a Torino,non solo a causa degli scandali di alcuni loro esponenti.Essi,di fronte alla candidatura di Valentino Castellani, che fu il sindaco migliore del centro-sinistra, mandarono al massacro Bepi Dondona  che capeggiava la lista liberale per favorire,non richiesti, Castellani. Nicoletta mantenne ferme le sue posizioni  liberali,facendo scelte comunque disinteressate e in linea con i suoi principi liberali. Lei rimane nella storia del liberalismo italiano come figura importante  di quello piemontese:quello di Brosio,di Badini Confalonieri,di Villabruna, di Zini Lamberti, di Jona,di Zignoli,di Alpino e di Catella. Nella rissosa Gioventù liberale dove io diciassettenne esordii pieno di entusiasmo  lei  fu l’unica persona equilibrata,onesta,non invischiata nelle beghe.Antonio Patuelli,che era stato segretario nazionale della GLI, venne a ricordarla con me  nel 2011, a pochi mesi dalla sua morte, mettendo in evidenza la sua straordinaria,sfortunata testimonianza.

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Cene d’estate a Torino 
Era bello cenare d’estate a Torino nei molti locali che preparano all’aperto. Oggi in parte non lo è più. Musicisti improvvisati si danno il cambio e richiedono con insistenza un’offerta. La loro non è neppure una musica piacevole,anzi impedisce, se si è con amici, di parlare in tranquillità.  Per non dire delle questue e dei venditori ambulanti che insistono per ottenere qualcosa, dicendo di bambini senza pane o addirittura senza  medicine. Viviamo in una crisi devastante e nessuno può pensare ad isole felici. Ma la misura è davvero colma. Piazza Vittorio e piazza Carignano sono le più prese d’assalto. Ed anche i ristoranti si sono spesso allineati alla crisi e i loro menu sono poveri di offerte allettanti. Manca sovente  la creatività e insieme la fedeltà alla tradizione. Prevale il ronzìo della quotidianità,quello che si vorrebbe evitare andando a cena fuori casa. Com’erano diversi i tempi quando da Pavia (non ancora pizzeria), in precollina, c’era il futuro critico Angelo Mistrangelo che mi preparava gli spaghetti alla siciliana fatti alla lampada. Com’era diverso quando tanti torinesi si trovavano sulla terrazza della “Pigna d’oro “ di Pino a godere dell’ottima cucina e del fresco della collina. Alcuni miei amici ci andavano d’estate con l’amica, quando la moglie era al mare, illudendosi di passare inosservati. Oggi sarebbe impossibile perché le macchine fotografiche dei telefonini non ti lascerebbero scampo… Resta comunque  meglio scegliere l’aria condizionata e stare dentro i locali o spingersi decisamente fuori porta, non solo se si è in piacevole compagnia “non ufficiale “. Anche la collina  torinese ,così ricca di bei locali, offre poche chanches davvero meritevoli di segnalazione.   

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Le Province non cancellate 
Tutti dicevano che esse andavano abolite, poi il referendum del 4 dicembre le ha confermate come ha rimesso in gioco il CNEL,organismo di cui nessuno ,se non i suoi componenti, sente la necessità . Con una scelta affrettata sono state costituite le città metropolitane che stentano a trovare la loro strada, anche perché i finanziamenti a loro disposizione sono molto esigui anche le se incombenze loro affidate sono evidenti a tutti. E’ chiaro  che le Province hanno un ruolo non surrogabile  e che svolgono ,o meglio, dovrebbero svolgere una funzione che appare indispensabile. L’idea di Ugo La Malfa  che già tanti anni fa voleva abolirle, si è rivelata errata. Semmai andrebbero ripensate le regioni sulle quali Malagodi scrisse delle riflessioni  critiche che andrebbero rilette. Anche le “macroregioni”  di Gianfranco Miglio ,un giurista stimato da Bobbio, andrebbero riprese almeno come spunto di riflessione. Ma soprattutto le Provincie non posso restare a bagno maria in attesa che qualcuno pensi a come farle funzionare. 

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Il Sacrario di Mauri  e il presidente Boeti
A Bastia di Mondovì esiste un sacrario partigiano, inaugurato nel 1947 e costruito per iniziativa del comandante Enrico Martini Mauri, medaglia d’oro al V.M. per dare degna sepoltura ai mille caduti delle Divisioni Alpine Autonome. E’ un sacrario non adeguatamente ricordato persino dal sito del Comune di Bastia. Per molti gli azzurri di Mauri sono partigiani di serie B ,forse solo perché vollero definirsi volontari della Libertà, un’espressione usata ,per altri versi, anche da Piero Calalamandrei  Per anni vennero considerati tout -court dei badogliani. Il Vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte e presidente del Comitato Resistenza Costituzione della Regione è andato sabato scorso a rendere onore a quei Caduti  e ha tenuto un discorso di alto livello morale e storico, rendendo l’omaggio dovuto a Mauri  ai suoi 11 mila Volontari e ai suoi mille Caduti. Nel suo discorso tra l’altro ha detto :”Quei militari furono alla base dell’unità della Resistenza  che vide coagularsi intorno al desiderio di libertà  e di democrazia  uomini dell’esercito , contadini, artigiani, operai, medici, sacerdoti “.Il riferimento conclusivo del discorso al terrorismo  internazionale che “semina morte e terrore” ci appare molto importante: “Com’è successo con i nazisti, le nazioni civili debbono far fronte  comune contro questa follia che dev’essere sradicata, per restituire un mondo nel quale sia piacevole vivere e costruire il proprio futuro”. Era il discorso che i cittadini, i reduci e i parenti dei Caduti  attendevano ascoltare.

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LETTERE   scrivere a quaglieni@gmail.com

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L’ho ascoltata venerdì alla festa per i 170 del circolo degli Artisti di Torino. Ho visto il disagio dei relatori nel salire su un’alta pedana e parlare seduti senza avere la possibilità di avere vicino a sé un appoggio o la possibilità di bere un po’ d’acqua. Questa moda di togliere il tavolo nei convegni mi sembra stupida.

Maura Fossati

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Io ormai mi sono dovuto abituare perché spesso mi trovo a parlare in queste condizioni. Certo è impossibile leggere una citazione, per non dire bere un goccio d’acqua : il tavolino era ad un metro e mezzo da dov’ero io. Sono d’accordo con lei, mi sembra una moda stupida, volta a copiare il salotto televisivo. Ma, a volte, come nel caso del 170° del Circolo degli Artisti, non ci si poteva limitare al solito “cazzeggio” , si dovevano fare discorsi di altro tipo. Ed ho notato il disagio di molti. Chi organizza un convegno o una conferenza deve fornire ai relatori, oltre ad un buon microfono, gli strumenti necessari per dare al pubblico il meglio. L’idea nata nel circolo di via Bogino sembra però aver attecchito anche altrove, per dare un’idea meno formale all’evento. Anche Luciano Violante una volta sentì il disagio di non poter appoggiare i libri che doveva citare.  E’ un po’ come quando vennero abolite le predelle sotto le cattedre che servivano per avere uno sguardo d’insieme sugli allievi a cui si tiene lezione. Una sorta di cattedra democratica in base all’assioma che allievo e professore devono essere uguali. All’Università vennero ripristinate perché il buon senso lo imponeva. Non è che quindici centimetri di pedana in meno favorissero rapporti migliori con gli studenti. Ci fu anche chi volle rapporti partitari e si fece dare del tu dagli studenti. Asinerie tardo -sessantottine prive di ogni logica. 

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Dopo il 2 Giugno. Riflessioni su valori e virtù tricolori

di Pier Franco Quaglieni

Il 2 giugno è stato festeggiato a Torino con particolare solennità. Alcuni servizi giornalistici usciti oggi non colgono affatto lo spirito degli eventi. Dall’alzabandiera in piazza Castello alla cerimonia alla Scuola d’Applicazione al Palazzo dell’Arsenale, la scuola militare più antica d’Europa. Protagonista è stato il Prefetto di Torino Renato Saccone ,un gentiluomo napoletano  molto colto che ha ridato forza alla figura centrale del prefetto rispetto ai ruoli politici. Il suo discorso di altissimo profilo storico e istituzionale al Palazzo dell’Arsenale  è riuscito a sintetizzare 71 anni di storia, partendo dal giugno 1946,quando -non certo nel migliore dei modi possibili- l’Italia è diventata una Repubblica.


Era il dopoguerra ed eravamo  ad appena un anno dalla fine di  una guerra civile che aveva lasciato strascici di violenza e di sangue dopo la fine della dominazione nazi-fascista che aveva creato un clima di odio. Il prefetto Saccone è riandato a quell’Italia ridotta a  un insieme di macerie,con orfanotrofi pieni zeppi, con manicomi- lager inumani,con una mortalità infantile impressionante,a fronte di  una natalità molto alta,perché era finita la guerra l’anno prima. I miei genitori ,come tanti, si sposarono nel  maggio 1945 e fecero un brevissimo viaggio di nozze,mio padre poté riprendere a girare in macchina,cosa che nel biennio 43- 45 era diventato difficoltoso ,se non impossibile. In quel periodo molti usavano la bicicletta, non soltanto gli operai, o erano costretti a viaggiare  su treni che erano dei veri e propri carri bestiame.

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Il referendum aveva diviso gli italiani e la Monarchia aveva ottenuto consensi che potevano sembrare impossibili. A Torino,culla della Dinastia, i monarchici furono in numero inferiore dei repubblicani, ma al Sud ,malgrado la “conquista regia” di cui parlava Gramsci,i monarchici furono le nettissima maggioranza.  La propaganda monarchica a Torino era stata resa difficile,se non ,in alcuni casi ,impossibile, per l’intolleranza dei militanti  del partito comunista e del partito socialista.
L’Italia riuscì a riprendersi per merito di uomini come De Gasperi, De Nicola, Soleri, Einaudi,gente seria e pacata, capace di decidere in modo consapevole. Non poco merito ebbe il re Umberto II che, scegliendo il 13 giugno 1946, di partire per l’esilio, pur in presenza di un esito referendario dubbio, sciogliendo l’Esercito dal giuramento prestato al Re. Fu un gesto di patriottismo di grande significato che lo storico torinese Gianni Oliva ha evidenziato in un suo bel libro uscito nel 70° della Repubblica.  Sicuramente il Re evitò il rischio di una nuova guerra civile. Il Prefetto Saccone non ha analizzato -e non avrebbe potuto e dovuto  farlo-il clima del 2 giugno 1946,ma ha giustamente affermato che, rispetto al presente tragico, in quel momento  “il futuro appariva migliore”. C’era voglia di riprendersi ,di lavorare, di voltare pagina. Guardando all’oggi, certamente c’è una parte sana, forte, ricca di potenzialità  che continua a sperare in un ‘Italia migliore. A dare credibilità a questa ripresa ,non a caso ,è stato il Prefetto che rappresenta non solo il Governo ,ma l’autorità dello Stato.

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Giustamente egli ha concluso ,dicendo  che la giovane Repubblica  si era  posta sulle spalle di un gigante, l’Italia. Con questa metafora credo abbia voluto intendere il senso della continuità delle istituzioni e della storia complessiva del Paese che non poteva esaurirsi nella sola Resistenza, ma doveva affondare le sue radici anche e soprattutto nel Risorgimento che aveva creato il nuovo Stato unitario. Le affermazioni manichee  di un Antonicelli che scrisse che la storia d’Italia iniziava  il 25 aprile 1945,appaiono oggi in tutta la loro miseria. Eppure Franco Antonicelli era ,allora, un liberale…
Poche le autorità presenti alle manifestazioni del 2 giugno , il presidente della Regione e il Vicepresidente Boeti, molti sindaci, tra cui quella di Torino, ma i vip hanno disertato le cerimonie. Il fine settimana al mare è stato più forte. Un nota stonata in momenti in cui tutti dovrebbero dare l’esempio. Nelle prime file c’erano posti vuoti e soprattutto brillavano certe ingiustificabili  assenze. 
Nei giornali di ieri e di oggi   ho letto molte frasi di circostanza, anche se c’è stato  chi ha posto il  problema se si possa festeggiare la Repubblica, riferendosi al momento istituzionale caotico che stiamo vivendo. Un dubbio ragionevole ma che andrebbe superato perché gli interessi dell’Italia dovrebbero prevalere su tutto, anche se pochi in verità dimostrano di esserne consapevoli. La riflessione più lucida è venuta da un’autorevole docente torinese  di diritto, una donna coraggiosa e libera, la prof. Anna Maria  Poggi che ha avanzato il fondato  dubbio della validità di un articolo 1 della Costituzione che fissa come fondamento della Repubblica il lavoro e solo quello. Se pensiamo che addirittura un piccolo movimento politico si è richiamato a quell’articolo per definirsi,abbiamo chiara l’importanza dell’obiezione della prof. Poggi.

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Certo ,quel richiamo al lavoro  significava che nella Repubblica non potevano sopravvivere privilegi di sorta  e che il cittadino poteva distinguersi solo per i suoi meriti di lavoro. Un’affermazione giusta, ma insufficiente, specie se i meriti non vengono riconosciuti e un egualitarismo giacobino vorrebbe  livellare tutti verso il basso, mentre l’ineguaglianza, come diceva Popper, è un’opportunità di crescita, è la possibilità di mettere a frutto i propri talenti. Costant  vedeva l’eguaglianza nel riconoscimento delle capacità ,a prescindere dalle origini. Altri hanno giustamente parlato di eguaglianza nei punti di partenza. La stessa Costituzione garantisce ai “capaci e meritevoli” (e non a tutti) di raggiungere i più alti gradi nel campo dell’istruzione. Quando ho ascoltato in televisione un’avvocatessa -che si autodefinisce avvocata, come fosse la Madonna- condannare in modo assoluto le diseguaglianze, ho capito che lo spirito liberale non solo non viene capito, ma viene sicuramente combattuto con una chiusura ideologica miope che fa pensare alla Rivoluzione Russa di cent’anni fa.   La Repubblica del ’46 diede a tutti l’opportunità di vedere riconosciuti i propri meriti e gli imprenditori che hanno ricostruito un Paese azzerato dalla guerra, avevano di fronte a sé non solo lo stupido giacobinismo di alcuni fanatici che lo stesso Togliatti riuscì ad imbrigliare, ma politici capaci di sostenere lo sviluppo e la crescita dell’economia.La Poggi ha  assoluta ragione nel dire che fondare la Repubblica sul lavoro non basta. Ci sono valori storici, valori che definirei “immateriali”, che costituiscono il nerbo di Nazioni come la Francia o l’Inghilterra. Solo con Ciampi abbiamo riscoperto il Tricolore e l’Inno nazionale. La bandiera alle finestre resta invece un fatto ancora legato alle partite di calcio. Molti cittadini, per altro, sono delusi, demotivati, indignati, arrabbiati.Non senza ragione. Sarebbe un discorso da riprendere, andando oltre il 2 giugno.   

 

(foto: il Torinese)

2 giugno, Festa della Repubblica: cerimonia militare in piazza castello

Venerdì 2 giugno, alle ore 10, avranno inizio in Piazza Castello le celebrazioni per il 71° anniversario della proclamazione della Repubblica. Alla manifestazione, che comincerà con la cerimonia dell’alzabandiera e che sarà accompagnata dalle note dell’Inno di Mameli eseguito della Banda musicale del Corpo di Polizia Municipale, parteciperanno le più alte cariche civili, militari e religiose della città. Nella piazza torinese saranno schierati: un reparto di formazione composto dagli Ufficiali Allievi della Scuola di Applicazione, Alpini della Brigata Taurinense, militari del 34° Gruppo Squadroni dell’Aviazione dell’Esercito“Toro”, da Carabinieri del comando Legione “Piemonte e Valle D’Aosta, Finanzieri del Comando Regionale “Piemonte”, agenti della Polizia di Stato, del Corpo della Polizia Penitenziaria e del Comando della Polizia Municipale. Durante la solennità sarà letto il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La ricorrenza avrà termine alle 18 sempre in Piazza Castello con l’ammainabandiera.

 

(foto:  il Torinese)

 

Tutti in bus alla scoperta del patrimonio artistico

Il progetto di Stalker Teatro , Metropolitan Art, è realizzato in collaborazione con il Dipartimento Educazione Castello di Rivoli per avvicinare il pubblico all’arte contemporanea, e giunge  alla sua seconda edizione. Dal 10 al 25 giugno il pubblico viene accompagnato, con i bus, attraverso sei percorsi turistico-culturali. La prima tappa è il Castello di Rivoli; la seconda il quartiere Le Vallette, nato negli anni 50 per opera di un pool di grandi architetti, per ospitare gli immigrati venuti dal sud per lavorare in fabbrica, con edifici oggi ‘storici’ simboli dell’architettura dell’epoca; la terza le Officine Caos. Qui, nel teatro di Stalker Teatro i visitatori assistono allo spettacolo ‘Reaction’. L’evento è sostenuto da Intesa Sanpaolo e Regione Piemonte.

IKEA Torino, con le pantofole per sostenere Medici Senza Frontiere

Da mercoledì 31 maggio fino a domenica 11 giugno per ogni pantofola NJUTA venduta, IKEA donerà 1,99 euro a favore di Medici Senza Frontiere per il progetto #MILIONIDIPASSI, un’iniziativa che andrà in soccorso a 50 milioni di persone che per calamità naturali, guerra o carestie sono costretti ad abbandonare le proprie case. Inoltre durante tutto il periodo della campagna, per qualsiasi acquisto ogni cliente avrà la possibilità di aderire al progetto donando 1 euro. La campagna #MILIONIDIPASSI si inserisce all’interno dei numerosi interventi che MSF opera a sostegno dei profughi lungo tutto il loro percorso di migrazione. Ogni giorno medici, infermieri, logisti e altri operatori umanitari forniscono assistenza medica, supporto psicologico, vaccinazioni, cibo e acqua potabile ai rifugiati, ai migranti e ai richiedenti asilo in tutto il mondo. La collaborazione tra IKEA e MSF ha inizio nel 2004 a seguito del terribile tsunami che ha colpito il sud est asiatico, dal 2010 al 2015 grazie alle iniziative promosse da IKEA Italia a favore dell’Associazione, sono stati donati oltre 800.000 €.

Garage Italia: Lapo torna in scena con le 500 ispirate al Kamasutra

Lapo Elkann torna online su Instagram con progetti inediti, dirompenti  firmati dall’estro del direttore creativo di Garage Italia e realizzati con il team di designer da lui diretto.  Lapo annuncia nuovi concept e nuove idee ” per far divertire, riflettere e pensare”. Sono cielo, terra e mare, dice Lapo, gli elementi alla base della nuova avventura. Il rampollo di casa Agnelli ha pubblicato una reinterpretazione della Guerra Fredda, con due 500 che tengono in equilibrio un Mondo di cristallo, sono  le 500 Kar_masutra. Sulla carrozzeria le rappresentazioni artistiche del Kamasutra indiano e giapponese.

Guasti sulla rete elettrica di Torino, conclusi gli interventi dei tecnici

A partire dal tardo pomeriggio di ieri, venerdì 26 maggio, sono state sostanzialmente rialimentate tutte le utenze interessate, nell’arco della giornata, dalla sospensione dell’erogazione di energia elettrica. I tecnici di IRETI, impegnati sin dalla serata di giovedì per risolvere i guasti, hanno provveduto attraverso riparazione in loco ed utilizzo di gruppi elettrogeni alla rialimentazione delle cabine interessate.  Nelle prossime ore, terminate tutte le procedure attinenti la rimessa in servizio della rete, verrà avviato un approfondimento tecnico relativo alle cause che hanno generato i disservizi.

Malati oncologici, Piemonte ai primi posti per durata della vita

La nostra regione  è ai primi posti in Italia per tasso di sopravvivenza dei pazienti malati di cancro: a cinque anni dalle cure, è del 53% tra gli uomini e del 63% fra le donne. L’analisi è tata compiuta dall’associazione Periplo, che riunisce i più prestigiosi oncologi italiani. La percentuale dal 2011 è aumentata del 6% anche grazie all’evoluzione dei percorsi di cura, che l’Assessorato Regionale alla sanità ha posto come obiettivo ai direttori generali delle aziende sanitarie, contestualmente all’istituzione dei centri di riferimento per le singole patologie tumorali. Tra i primi risultati, nell’ultimo anno è aumentata del 30% la quota dei pazienti che si rivolgono in modo corretto ai Centri accoglienza e servizi (Cas) della rete oncologica. 

“PROGETTO STEVE”, TORINO E VENARIA TESTANO LA MOBILITÀ ELETTRICA

Le città di Torino e Venaria Reale insieme alla spagnola Calvià e all’austriaca Villach saranno i siti pilota dove si svilupperà il progetto STEVE (Smart-Taylored L-category Electric Vehicle demonstration in hEtherogeneous urbanuse-cases) finanziato dall’ Unione Europea all’interno della programmazione di azioni innovative:  “Horizon 2020 – Green Vehicles 2016.2017”.

Al centro del progetto l’utilizzo di un veicolo elettrico leggero di piccole dimensioni di nuova generazione che potrà rappresentare una valida soluzione per risolvere criticità all’interno dei centri urbani come la congestione o come l’inquinamento e che dovrà integrarsi in un sistema di mobilità più ampio (auto, bici, scooter).

Un elemento centrale del progetto è il basso costo di questo quadriciclo elettrico (circa 8mila euro) che verrà prodotto da un’azienda del Torinese a partire dal 2018.

Importante sarà il ruolo delle PMI a cui verrà affidato il compito di sviluppare la tecnologia ad alto valore aggiunto sul veicolo soprattutto per consentire la connettività tra i veicoli che faranno parte della sperimentazione.

Il budget di progetto è di circa 7,5 Milioni di euro e i partner coinvolti sono 21 soggetti tra Imprese, PMI, Università e Amministrazioni pubbliche.

I soggetti del territorio inclusi oltre ai Comuni di Torino e Venaria Reale saranno: JAC ITALY DESIGN CENTER SRL, IDEAS & MOTION SRL, Politecnico di Torino, Vem Solution SRL.

Per l’assessore ai Trasporti della Città di Torino, Maria Lapietra“i veicoli elettrici leggeri (EL-V) potrebbero rappresentare una soluzione valida per la congestione del traffico e l’inquinamento nelle città. Tuttavia, il loro successo é fortemente legato  all’integrazione nel sistema di trasporto urbano”.

“Con questo progetto – spiega l’assessore ai Trasporti della Città di Venaria Reale, Giuseppe Roccasalva – Venaria Reale è alla prima sua esperienza di partecipazione diretta a un progetto europeo e intende essere territorio di sperimentazione per nuovi e innovativi servizi virtuali di mobilità e nuovi prototipi di veicoli del prossimo futuro. Venaria porterà ai partner internazionali le analisi sulle esigenze e criticità tipiche dei Comuni di medie dimensioni che condividono i confini con una grande città. Il lavoro di ricerca – precisa Roccasalva – sarà dedicato a pensare come la mobilità elettrica da e verso i grandi poli di attrazione di Venaria Reale potrà migliorare e rendere più sostenibile alcuni flussi legati al turismo, al lavoro o alle attività ricreative”.

 “Il progetto STEVE e questo importante riconoscimento a livello europeo – sottolinea l’assessore all’Innovazione della Città di Torino Paola Pisano – confermano la vocazione all’innovazione del territorio torinese sotto diversi aspetti: verranno infatti aumentate sia delle competenze tecnologiche specifiche, come ad esempio quelle sulla stampa in 3D, sia in ambito Industry 4.0, quindi una maggiore integrazione e collaborazione tra i sistemi di produzione.  Il progetto STEVE è una grande occasione per le PMI del territorio e per la Città, che sviluppa un ecosistema sempre più attrattivo per le imprese e per i suoi cittadini”.

Horizon 2020 (H2020) è il Programma Quadro dell’Unione Europea (UE) per la ricerca e l’innovazione relativo al periodo 2014-2020. I Programmi Quadro, di durata settennale, sono il principale strumento con cui l’Unione Europa (UE) finanzia la ricerca in Europa.