Cosa succede in città- Pagina 431

Torino Fashion Week, il mondo della moda sfila in città

Dopo il successo dello scorso anno, dal 27 giugno al 3 luglio torna la Torino Fashion Week. Con cinque giorni dedicati agli stilisti mondiali e due a quelli torinesi o stranieri residenti nel capoluogo, l’edizione targata 2017 dimostra di avere un taglio ancora più internazionale rispetto all’edizione passata, che aveva ospitato aziende e fashion designer di 15 Paesi oltre a quelli locali e del territorio piemontese

Protagonisti, come nel 2016, sono gli stilisti emergenti testimonial di una nuova cultura dell’imprenditoria, dell’innovazione e della creatività che punta sulla globalizzazione, ma non sull’omologazione. Come in precedenza, l’evento è organizzato dall’associazione TMODA ed ha il patrocinio della Città di Torino; i partner istituzionali sono Unioncamere Piemonte, Entreprise Europe Network (rete europea a sostegno delle PMI cofinanziata dalla Commissione europea), CNA, Slow Fashion, Camera di Commercio e Industria Italiana per il Regno Unito, Turismo Torino e Associazione Piemontese Agenti e Rappresentanti di Commercio – USARCI.

Le sfilate si tengono presso i magazzini Devalle nella splendida cornice dei Murazzi del Po al n. 5, nel cuore della città e della movida. Una location raffinata e avanguardistica che si sposa perfettamente con la Torino Fashion Weekbrand innovativo che unisce diverse forme creative legate alla ricerca estetica e stilistica locale, nazionale e mondiale.  I 65 fashion designer, che presentano ognuno una capsule collection realizzata appositamente per la sfilata a loro dedicata, sono in minima parte torinesi, mentre la maggioranza proviene da Asia, Europa, Nord e Sud America.

A caratterizzare ulteriormente l’edizione 2017 è il Modest Fashion ovvero la moda islamica, composta da 31 stilisti, che per la prima volta stringe un accordo con una Fashion Week italianaLa presenza straniera è stata resa possibile grazie alla partnership con Unioncamere Piemonte in qualità di partner della rete Enterprise Europe Network che supporta le piccole e medie imprese offrendo servizi volti all’internazionalizzazione. Tra gli ospiti di questa edizione si segnala il prestigioso Islamic Fashion and Design Council che sfila durante 3 giornate (01-02-03 luglio) e vede la partecipazione di Alia Khan, Presidente dell’Islamic Fashion and Design Council. Con uffici in dieci Paesi del mondo, l’IFDC è leader del Consiglio moda e del Modest design che rappresenta l’economia islamica e si pone come un protagonista del mercato globale. Il 3 luglio al termine della sfilata una giuria speciale composta anche da Yamna Aghrib, Brand Ambassador LVMH, e Djamila Kerdoun founder del Sommet International de la Mode (SIM), premia i 4 migliori designersIFDC con il prestigioso Luxury Awards. Il primo classificato sfilerà al SIM di Parigi e sarà invitato dai più importanti brand del fashion luxury per presentare le proprie creazioni.

Chiara Appendino, Sindaca della Città di Torino, sottolinea: “Nel distretto piemontese sono molti gli atelier dove vengono ideati, disegnati e prodotti capi, accessori e gioielli portacolori del made in Italy nel mondo. Dalle botteghe ai laboratori agli studi più creativi, le imprese di eccellenza del fashion formano un connettivo del tessile e delle griffe legato al gusto che sa coniugare sapientemente tradizione e laboriosità e rappresenta la dimensione locale sui mercati internazionali, con un ritorno economico di assoluta importanza. Nell’ultima edizione del Tief, il Turin Islamic Forum, ad esempio, abbiamo constatato come l’eccellenza artigiana possa diventare ambasciatrice del saper fare piemontese. Sono queste le ragioni che mi portano ad affermare con determinazione che per lo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio sia strategica una forte alleanza con quello che è considerato a tutti gli effetti il tessuto aggregante del sistema produttivo, una spina dorsale economica e manifatturiera che è elemento di congiunzione con il mercato globale”.

Claudio Azzolini, Presidente dell’Associazione TMODA composta anche dall’Avvocato Luciano Zagarrigo e da Luigi Silvestro Direttore artistico della manifestazione, evidenzia: “La Torino Fashion Week è una grande opportunità che offriamo ai designer di mostrare al mondo il proprio talento. Per noi l’emergente è fonte di ispirazione ed è la conferma che la moda si basa sulla ricerca e sulla sperimentazione. Sono particolarmente soddisfatto della partnership con IFDC perché è unendo gli skill che si ottengono i risultati migliori”.

Come lo scorso anno, nell’ambito della 7 giorni Unioncamere Piemonte – in partnership con la rete Enterprise Europe Network, cofinanziata dalla Commissione Europea, ed il Sector Group Textile and Fashion di cui è partner – organizza il Torino FashionMatch 2017 (29-30 giugno, per informazioni www.b2match.eu/to2-fashionmatch2017). Gli incontri business to business bilaterali sono gratuiti e mettono in contatto stilisti, aziende, buyers, agenti e società di e-commerce internazionali per facilitare la creazione di collaborazioni e partnership commerciali e tecnologiche. Tra gli appuntamenti in agenda, un workshop che coinvolge aziende ed esperti dell’Islamic Fashion Council con la presenza di Alia Khan. Tanti i temi trattati: il luxury management, i servizi di digitalizzazione per le imprese del fashion e una serie di consigli utili per le startup di settore per definire nuovi business models e nuovi trends. Il Segretario Generale di Unioncamere Piemonte, Paolo Bertolino, ha commentato: “Il comparto moda rappresenta uno dei settori più importanti della nostra regione: in Piemonte hanno la propria sede legale più di 4.000 imprese della moda e vi lavorano quasi 30mila addetti, per un valore aggiunto che sfiora il miliardo e mezzo di euro. Non poteva quindi mancare il sostegno del Sistema camerale, casa delle imprese, a questa iniziativa, che rappresenta un’ottima strategia di marketing territoriale, capace di dare visibilità al nostro territorio mettendo a fattor comune le esperienze e le competenze dei diversi attori economici e istituzionali. Attraverso il b2b Torino Fashion Match che abbiamo organizzato in collaborazione con la Rete Enterprise Europe Network e nell’ambito di questa settimana torinese della moda, daremo l’opportunità alle Pmi del settore di incontrare potenziali partner commerciali, designer, blogger e stilisti emergenti provenienti da tutta Europa, interessati a creare nuove partnership internazionali. Questo è uno dei tanti esempi di azioni del Sistema camerale a supporto delle aziende che vogliono aprirsi o consolidare la propria presenza sui mercati esteri, diventando così ambasciatori delle eccellenze del nostro Piemonte. Siamo infatti fermamente convinti che le rotte dell’export siano un potente motore dell’economia, e anche in questo settore i dati ce lo dimostrano: nel 2016 il comparto tessile piemontese (che comprende anche abbigliamento, pelli e accessori) ha esportato merci per 3,3 miliardi di euro”.

In occasione della TFW, dal 20 giugno al 3 luglio il Circolo del Design ospita una mostra dedicata al Modest Fashion con un’esposizione di abiti firmati dagli stilisti islamici che sfilano nel capoluogo piemontese e il 28 giugno, in occasione del “Mercoledì del design”, si tiene l’incontro dal titolo “Dall’Islam all’Italia, la moda etica” al quale partecipano Roberto Strocco Responsabile Area Progetti e Sviluppo del Territorio di Unioncamere Piemonte, Alessio Stefanoni Responsabile CNA Federmoda, il Prof. Paolo Biancone Direttore del Centro di Ricerca Europeo per la Finanza Islamica, l’azienda torinese Oscalito 1936 e la stilista torinese di origine marocchina Hind Lafram; modera Ruben Abbattista Presidente del Circolo del Design.

L’Istituto Europeo di Design di Torino, partner della seconda edizione, inaugurerà la Torino Fashion Week sfilando con progetti di emerging fashion designer dal mood cosmopolita. Nello specifico si alterneranno una sfilata dedicata al progetto di tesi 2017 del Corso triennale in Fashion Design realizzato in collaborazione con YKK, leader mondiale negli accessori per chiusura, e di cui la parte video è stata sviluppata con il supporto tecnico del software CLO3D di Prisma Tech, software innovativo nella prototipazione virtuale dell’ambito fashion. A seguire saliranno in passerella una selezione di gioielli contemporanei del Corso di Design del Gioiello e Accessori, di cui una selezione realizzata in collaborazione con il laboratorio torinese di Dante Di Lilla, una collettiva dei migliori progetti IED Torino dell’area Moda ed infine due sfilate dedicate a giovanissimi designer esordienti internazionali, ex-studenti IED. La presenza dell’Istituto alla Torino Fashion Week conferma una vocazione della sede a scommettere sulle occasioni di valorizzazione del territorio dove l’Istituto è presente come leader formativo e sui profili emergenti che, dopo il Diploma Accademico IED, si avvicinano al mondo delle professioni creative. La scelta di TMODA di avere partner IED Torino dimostra invece l’attenzione posta dagli organizzatori sui nuovi talenti emergenti che saranno i fashion designer di domani.

La sede istituzionale e operativa dell’Associazione TMODA durante tutto il periodo della Torino Fashion Week è in Galleria San Federico 26. L’edificio storico ospita il Torino FashionMatch 2017 oltre che un temporary show room dedicato alla moda internazionale e una serie di shooting a tema. Per conoscere tutti gli eventi della settimana e gli orari delle sfilate: www.tfwofficial.com.

TMODA – Torino Moda è un’associazione senza fini di lucro nata per volontà di Claudio Azzolini, Luigi Silvestro e Luciano Zagarrigo con lo scopo di rappresentare i più alti valori della moda italiana; è una piattaforma che accelera il business, proponendo uno spazio fisico che va oltre i comuni atelier ed allaccia rapporti internazionali con il settore. I suoi intenti sono tutelare, coordinare, diffondere e potenziare l’immagine e lo stile sia in Italia sia all’estero e riproporre il mondo del fashion nella Città di Torino e in Piemonte sviluppando e promuovendo il commercio grazie anche agli stilisti emergenti. La sua finalità è rispondere in maniera concreta al processo di sviluppo e riaffermazione del comparto moda nel capoluogo piemontese passando attraverso gli stilisti locali e internazionali. Grazie a TMODA, quindi, Torino torna ad essere un osservatorio del fashion locale, nazionale e mondiale.

 

Caldo torrido a Torino e in Piemonte, toccati i 37 gradi. Ora la pioggia

Temperature massime attorno ai 37 gradi ieri nell’Alessandrino, con il picco nel comune di  Isola S.Antonio (36.7) rilevato nella stazione meteo Arpa. Poi 35 gradi a Bra , quasi 34 a Casale Monferrato, 32  invece a Torino. Infine massima di 15 ai quasi 3.000 metri di altitudine al Passo del Moro, presso Macugnaga. Oggi qualche grado in meno, ma  su tutte le pianure piemontesi continuerà a insistere un caldo anomalo per il periodo. L’Arpa prevede dalla mattinata  rovesci e temporali sulle Alpi settentrionali, in successiva estensione a tutto l’arco alpino, con valori moderati o localmente forti. Successivamente nuvole e precipitazioni dovrebbero spingersi anche in pianura nel pomeriggio, lo zero termico calerà a 4.100 metri dopo aver toccato nei giorni scorsi i 4.800, secondo valori tipici del periodo più caldo dell’estate. Il tempo sarà  variabile con “instabilità diffusa su tutti i rilievi, dalle ore centrali della giornata”.

“Hangar Piemonte” per gli imprenditori che puntano sulla cultura

Progetto rivolto a chiunque, nell’ambito del no profit, voglia accrescere le proprie competenze e capacità imprenditoriali in campo culturale

Aiutare gli imprenditori che puntano sulla cultura. L’obiettivo del progetto “Hangar Piemonte” è diffondere la cultura progettuale e potenziare la capacità di ciascuno nel prendere decisioni strategiche. L’assessora regionale alla Cultura  Antonella Parigi ha illustrato alla sesta Commissione lo sviluppo del progetto, rivolto a chiunque, nell’ambito del no profit, voglia accrescere le proprie competenze e capacità imprenditoriali in campo culturale.

Sono state attivate tre modalità di intervento: Hangar Lab, che prevede un calendario di incontri e workshop attivi in tutto il Piemonte per avvicinare i professionisti del mondo culturale a quello imprenditoriale, alle nuove tecnologie e agli strumenti per sviluppare il proprio potenziale creativo; Hangar Point, è un affiancamento, per le realtà culturali, di un team di esperti in quattro aree: project management, comunicazione strategica, fundraising e consulenza aziendale e Hangar Creatività, un bando lanciato nel 2016, rivolto ai talenti, che mette a disposizione delle “borse-progetto” per sostenere la realizzazione di produzioni creative (tramite servizi, strutture, risorse umane ed economiche).
La rappresentante del M5s ha chiesto chiarimenti sulle attività di Hangar e sulle ricadute nel comparto culturale. In particolare è stato domandato all’assessora di approfondire il “percorso di accompagnamento” che ha portato alla nascita della Fondazione Cirko Vertigo di Grugliasco (To), centro internazionale di creazione e produzione di spettacoli ed eventi, supportato da Hangar.

Nel corso della seduta è stata poi data comunicazione di pronunciamento favorevole da parte del Corecomsulla possibilità di audizioni relative al progetto di legge sui vaccini obbligatori, poiché in campagna elettorale, per la par condicio, è stato necessario valutare la possibilità di convocare soggetti terzi in Commissione.

dr – www.cr.piemonte.it

CON IL PROTOTIPO DEL POLI L’AUTOSTRADA CHE RICARICA LE AUTO ELETTRICHE

Uno dei limiti maggiori alla diffusione delle auto elettriche su larga scala è la ricarica delle batterie. La ricerca condotta negli ultimi anni ha portato ad un forte incremento delle prestazioni, arrivando a portare l’autonomia di un’auto elettrica fino a qualche centinaio di chilometri

D’altro canto, la ricarica delle batterie richiede ancora tempi piuttosto lunghi durante i quali il veicolo deve stare fermo e collegato alla stazione di ricarica. Nessun problema, quindi, per un utilizzo urbano del veicolo con ricarica notturna, ma la situazione si fa critica se si ha in programma un viaggio più lungo. La necessità di fermarsi più volte durante il tragitto renderebbe il viaggio decisamente poco confortevole con il continuo rischio di non avere abbastanza energia per poter raggiungere la destinazione prefissata.

Un prototipo realizzato dal Politecnico di Torino, il POLITO Charge While Driving, si propone di risolvere questo problema con un sistema di ricarica del tutto innovativo: le auto potrebbero ricaricarsi mentre viaggiano su autostrade attrezzate con appositi sistemi che consentono la ricarica wireless delle batterie mentre il veicolo è in movimento. Non ci sarebbe, quindi, più la necessità di lunghe e frequenti soste e si arriverebbe a destinazione con le batterie anche più cariche di quando si è partiti, pronti pertanto a un utilizzo su strade secondarie, nelle quali il sistema non è installato.

Un sistema che consentirebbe, quindi, addirittura di ridurre in prospettiva volume e capacità delle batterie, nel momento in cui una rete sufficiente di strade e autostrade fosse attrezzata. Questo sistema, sviluppato dal gruppo di ingegneria elettrica del Dipartimento Energia del Politecnico di Torino, coordinato dal Professor Paolo Guglielmi e dal Professor Fabio Freschi e composta dai giovani ricercatori Vincenzo Cirimele, Michela Diana, Riccardo Ruffo, Alessandro La Ganga e Mojtaba Khalilian, sta per essere testato in un circuito di prova a Susa (TO) presso il centro Guida Sicura MotorOasi Piemonte nell’ambito di un’iniziativa di ricerca promossa dall’Ateneo insieme a 24 partner internazionali del progetto europeo FABRIC (Feasibility analysis and development of on-road charging solutions for future electric vehicles).

Il prototipo si basa su una tecnologia detta inductive power trasfer (IPT) che sta attraendo l’attenzione di numerose aziende nel settore automotive e sta vedendo lo sviluppo di diversi prototipi in tutto il mondo. Questi sistemi funzionano grazie alla trasmissione induttiva di energia elettrica tramite l’utilizzo di induttori risonanti, che funzionano grazie ad un principio molto simile a quello che ci permette di cucinare sulle piastre a induzione Tale tecnologia non richiede quindi alcun contatto elettrico, introducendo numerosi vantaggi in termini di sicurezza e semplicità di utilizzo, con una notevole riduzione delle necessità di manutenzione, ma soprattutto l’eliminazione di installazioni esterne come le colonnine di ricarica, che sono spesso soggette a incidenti o atti vandalici. Un passo ulteriore rispetto a questi sistemi è stato fatto dal prototipo installato a Susa, che non richiede che la ricarica avvenga con veicolo fermo durante le soste o, in modo prolungato, durante il parcheggio: si parla in questo caso di dynamic IPT, ovvero l’utilizzo della stessa tecnologia durante il movimento del veicolo. L’unità base di un sistema IPT per applicazioni automotive è costituita da una bobina fissa, posta al di sotto del manto stradale, indicata come trasmettitore, e una bobina installata a bordo veicolo chiamata ricevitore.

Nel circuito di Susa sono state installate 50 bobine trasmittenti, che invieranno energia ad un ricevitore installato a bordo di un veicolo commerciale leggero.

Nel breve periodo, la diffusione del dynamic IPT permetterebbe di eliminare completamente la necessità di soste per la ricarica e di ridurre notevolmente la capacità delle batterie installate a bordo veicolo. In applicazioni su percorsi fissi, come ad esempio nel trasporto pubblico, l’uso del dynamic IPT potrebbe comportare la quasi totale eliminazione delle batterie la cui presenza sarebbe dovuta alle sole necessità di backup. Lo sviluppo di questi sistemi rappresenta quindi una stimolante sfida per l’ingegneria elettrica e potrebbe rappresentare una svolta decisiva per la diffusione e lo sviluppo della mobilità basata su fonti alternative a quelle fossili.

 

Le novità del 32° Lovers Film Festival, dal 15 al 20 giugno

Mancano pochi giorni all’inaugurazione del 32° Lovers Film Festival – Torino LGBTQI Visions, che si terrà a partire dal 15 giugno presso la Multisala Cinema Massimo del Museo Nazionale del Cinema

Sono cinque le anticipazioni che svelano una parte del ricco programma, tra proiezioni e incontri, che andrà a comporre il programma della prossima edizione. Il cinema All the Lovers. Concorso lungometraggi internazionale includerà anche due pellicole fuori concorso, si tratta di due “centerpiece”, opere alle quali il comitato di selezione desidera dare un dovuto rilievo all’interno della sezione. Belle dormant (Francia/Spagna, 2016), diretto da Ado Arrietta (al secolo Adolfo Arrieta, che trasforma il suo nome in ogni film che dirige), è una versione kitsch e sopra le righe, volutamente scombinata, della celebre favola della Bella addormentata nel bosco rivisitata in chiave queer. Con Ingrid Caven nel ruolo della strega cattiva. Ceux qui font les révolutions à moitié que se creuser un tombeau (Canada, 2016), opera diretta Mathieu Denis e Simon Lavoie, è invece un dramma politico, radicale nel linguaggio e nei contenuti. Il film, già premiato a Berlino e a Toronto, vede tra i protagonisti l’attrice transgender Gabrielle Tremblay. Ma il festival omaggerà anche un grande e apprezzato regista, Paul Vecchiali. Fra i suoi titoli in programma sarà proiettato Le cancre (Francia, 2016), un racconto lirico costruito sul filo della memoria in cui lo stesso Vecchiali è protagonista al fianco di Catherine Deneuve. L’opera è stata selezionata al Festival di Cannes 2016. L’arte Il festival punta a stringere un forte legame con l’arte anche attraverso la collaborazione con Artissima. La direttrice, Ilaria Bonacossa, sarà consulente della giuria, composta da tre membri, che sceglierà il miglior film nella sezione Irregular Lovers. Concorso iconoclasta internazionale. Il regista vincitore, peraltro, avrà la possibilità di frequentare una Residenza d’Artista Internazionale e la sua opera sarà proiettata alla prossima edizione di Artissima e al Centre D’Art Contemporain di Ginevra. La musica Il pubblico del festival, inoltre, potrà approfittare di un programma di eventi musicali in collaborazione con le più frequentate serate LGBTQI torinesi che accompagnerà tutte le giornate di proiezione.

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Gli eventi culmineranno in occasione della serata di chiusura, il 20 giugno, quando, a partire dalle 23.30, il Magazzino sul Po ospiterà Midnight Wedding, festa di chiusura del 32° Lovers Film Festival, organizzata in collaborazione con Fish & Chips Film Festival, con Oh My God! It’s The Church: non un semplice concerto, ma una vera e propria esperienza interattiva, un viaggio musicale tra melodie gospel, soul, motown e disco. L’attivismo Dimensione importante di questo festival è la componente legata all’attivismo, la lotta per il riconoscimento dei diritti della comunità. Venerdì 16 giugno Torino ospiterà Stuart Milk, un gradito ritorno al festival. Attivista per i diritti, soprattutto quelli del mondo LGBTQI, è nipote di Harvey Milk, primo politico americano dichiaratamente gay, assassinato nel ’78. Stuart Milk sarà nella Sala Uno del Cinema Massimo, alle 20.30, per premiare Lyudmilla Alexeyeva, attivista russa per i diritti umani. Subito dopo si terrà un incontro sulle tragiche vicende della Cecenia, al quale interverranno: Yuri Guaiana, attivista italiano e campaign manager di All Out (arrestato in Russia poco tempo fa), Alessandro Battaglia, coordinatore Torino Pride, Igor Kochetkov, presidente del Russian LGBT Network, e Piernicola D’Ortona, membro di Amnesty International Torino. L’evento è in collaborazione con Amnesty, All Out e Coordinamento Torino Pride. La formazione Il festival quest’anno dedicherà un’attenzione particolare alla formazione, con diversi appuntamenti. Il calendario di iniziative, chiamato Lovers Talks, è organizzato in collaborazione con DAMS Torino, Sylvia Scarlett Gender Media Lab, Film TV, Festival delle Colline Torinesi, Museo Nazionale del Cinema, Circolo dei Lettori e Scuola Holden. Il 9 giugno si terrà, al Teatro Gobetti, l’incontro I manifesti queer attraverso il teatro dei Motus (inizio ore 11.30). Isabella Lagattolla dialogherà con Silvia Calderoni, Enrico Casagrande e Daniela Nicolò. Tra gli appuntamenti è prevista anche una masterclass con due giovani registi – tra i più promettenti nel panorama italiano –, Fabio Mollo e Valentina Pedicini, che si terrà nella Sala Tre del Cinema Massimo il 15 e il 16 giugno, dalle 10 alle 14: due laboratori teorici e pratici condotti attraverso la proiezione di corti, doc e film di finzione dei due autori. L’iscrizione ha il costo di 20 euro e per informazioni è possibile scrivere all’indirizzo e-mail segreteria@loversff.com

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

Di Pier Franco Quaglieni

Carlo e Nello Rosselli, due martiri un po’ dimenticati e la fine della Fondazione Rosselli di Torino Indro Montanelli ancora ghettizzato ? La guerra dei Sei giorni del 1967 vide Torino dalla parte di Israele Casa Artusi a Forlimpopoli e la Torino gastronomica di oggi: storie lontane e vicine

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Carlo e Nello Rosselli 80 anni dopo

I fratelli Rosselli furono assassinati da sicari fascisti  francesi il 9 giugno 1937.
Sono state  due figure diverse, unite insieme dalla morte. In modo molto “torinese” l’80° della morte coincide con il passaggio dalla moribonda Fondazione Rosselli di Torino all’Archivio di Stato di Firenze delle carte Rosselli acquisite a suo tempo dalla Fondazione torinese. Un’ altra perdita  per Torino ,anche se la fiorentinità dei Rosselli  appare fuori discussione. Essi vennero sepolti  nel 1951 a Firenze nello stesso cimitero in cui furono sepolti Salvemini, Calalandrei, Ernesto Rossi, il maestro e gli amici dei due fratelli. Carlo ebbe anche rapporti con Torino e  con Piero Gobetti, ma Torino ebbe poca importanza nella sua vita. Fu un fatto quindi  eccezionale che nascesse proprio a Torino una fondazione a lui dedicata per opera di un giovane medico destinato ad una brillante carriera accademica, e non solo, in tutt’altro campo.Nello fu uno storico sospeso tra mazzinianesimo, liberalismo e socialismo che scrisse sul Risorgimento, sulle origini del movimento operaio in Italia, sulla diplomazia sabauda e sulla Destra Storica. Carlo , destinato ad oscurare involontariamente  la figura di Nello, fu un economista bocconiano( nulla a che vedere con il futuro , recente significato, politicamente  nefasto, di matrice  montiana), teorico del “Socialismo liberale”. La sua idea non trovò mai una sintesi compiuta. Fu una giustapposizione di idee :giustizia e libertà furono una dualità, non una diade ,come osservò Croce. Cioè due idee non solo distinte, ma anche distanti, anzi potenzialmente antitetiche. Morì a 38 anni senza riuscire ad elaborare pienamente un discorso politico maturo .L’azionismo torinese derivato da “GL” fu più condizionato da Gobetti che da Rosselli e sfociò, salvo alcune eccezioni, nel filocomunismo. Il torinese Aldo Garosci fu il suo maggiore biografo e fu suo compagno di lotte antifasciste ,ma anche Nicola Tranfaglia scrisse su di lui un pregevole saggio. Garosci che fu mio maestro all’Università, era rimasto un rosselliano fortemente anticomunista. Per questo fatto è stato quasi totalmente dimenticato. Era un uomo intransigente come Carlo. Gli resero la vita impossibile all’Università di Torino e dovette trasferirsi a Roma. A Meana di Susa dove nacque, è stato dimenticato e non gli è bastato essere cugino di  Giorgio Agosti a cui è stato intitolato l’Istoreto. L’impegno di Garosci ,proprio sul terreno dell’antifascismo ,fu grandissimo ed eroico, ma neppure questo è stato sufficiente  a salvarlo dall’oblìo. Craxi cercò di riprendere il messaggio di Rosselli, ma ormai era tardi. Le strade imboccate dalla sinistra erano irreversibilmente altre, quelle del dialogo con i cattolici progressisti. Resta il suo martirio eroico che merita un ricordo e suscita  un profondo rispetto. Apparteneva ad una ricca famiglia pisana e mise tutta la sua ricchezza al servizio di una nobile causa a cui dedicò tutto sé stesso.  Una figura di politico che oggi non esiste più . E’ molto triste che la Fondazione torinese a lui dedicata sia finita in molto non adeguato alla figura del martire a cui era  stata intitolata con la partecipazione di Pertini, Amato, Spadolini, Bobbio e tanti altri.

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Montanelli ancora nel “ghetto” 
Finora ho partecipato ad  una ventina di presentazioni del mio nuovo libro uscito a metà gennaio. Un po’ in tutta Italia. Non mi era ancora capitato di ascoltare una critica piuttosto astiosa che mi è apparsa incredibile. La mia colpa consisterebbe  nell’aver  inserito arbitrariamente il nome di Indro Montanelli tra le trenta  “figure dell’Italia civile “ di cui ho scritto il ritratto. Montanelli incolpato di essere stato un anticomunista, ovviamente viscerale, e tanto altro. Avrei arrecato un’offesa a chi subì il carcere come Valiani, Rossi , Venturi ecc. di cui scrivo nel libro. Un errore davvero imperdonabile. Al signore indignato ho replicato rivendicando  con orgoglio il fatto  di aver inserito nel libro  Montanelli con cui ho avuto un rapporto anche personale  molto bello. Venne più volte al Centro “Pannunzio” e gli conferimmo il Premio “Pannunzio”. In quell’occasione disse che noi lo avevamo liberato dal ”ghetto in cui per dieci anni era stato  rinchiuso ,moralmente rinchiuso ,per aver detto con un po’ troppo anticipo le cose che ora dicono tutti”. Era il 1990. L’anno dopo la caduta del Muro di Berlino.  Nell’anno di grazia 2017 c’è ancora chi lo ritiene un appestato. Ritenevo che i festeggiamenti ai festival dell’”Unità” lo avessero finalmente fatto uscire, in modo definitivo, dal “ghetto”,ma non è così. Nel prossimo volume ho già in mente di inserire altre figure che susciteranno le critiche degli ultimi faziosi rimasti in circolazione a dispetto dello scorrere dei decenni. Come si usa dire oggi, dovranno farsene una ragione perché i buoni e i cattivi non si scelgono in base alle appartenenze ideologiche.

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50 anni fa Israele  veniva aggredita dagli arabi
A Torino Primo Levi, cinquant’anni fa, si fece fotografare da “La stampa” mentre offriva il sangue per i bambini israeliani .La guerra dei Sei giorni nel giugno 1967 fu una vera e propria aggressione al piccolo Stato ebraico che difese  il suo diritto all’esistenza e seppe facilmente prevalere sui suoi nemici che volevano il suo annientamento. Il Pci era stato quasi subito contrario ad Israele, divenuto stretto alleato degli Americani. Il legame con Mosca non consentiva scelte diverse. Gian Carlo Paletta si espose più di ogni altro nella polemica aperta contro Israele, schierandosi dalla parte di Nasser.Israele non era l’aggredito ,ma l’aggressore espansionista, militarista, violento. Certo, la questione palestinese era aperta e  andava affrontata con coraggio dalle diplomazie internazionali all’atto della creazione del nuovo stato ebraico, cosa che non avvenne. E da allora si è trascinata come un incubo della politica mediorientale. Ma un conto era considerare il problema pur grave dei palestinesi e un conto era schierarsi nettamente contro Israele, negando il  suo stesso diritto all’esistenza. La fine della guerra il 10 giugno 1967 vide lo schiacciante  prevalere del piccolo Stato  che ebbe  il suo territorio accresciuto  di quattro volte.  La solidarietà dei torinesi nei confronti di Israele fu nettamente  prevalente ,con “La stampa” di Giulio De Benedetti schierata a favore. Eugenio Scalfari, genero di De Benedetti che dirigeva “L’Espresso”, si dichiarò  invece per gli arabi, creando una spaccatura nel mondo laico con Arrigo Benedetti che lasciò il giornale che aveva fondato. Uomini come Alberto Todros e  Tullio Benedetti, esponenti di punta del Pci piemontese ,ambedue ebrei, furono nell’occhio del ciclone. Todros era stato deportato a Mauthasen . Giorgina Arian Levi, nipote acquisita di Togliatti, che dovette emigrare in Bolivia per salvarsi dalle leggi razziali, ebbe una posizione a favore di Israele. I comunisti torinesi  si schierarono  quasi unanimi per il mondo arabo, i socialisti ,in larga misura, per Israele, come fecero i liberali e i repubblicani. Nel 1967 era avvenuta la riunificazione socialista. Nella DC  prevalse la solidarietà a favore di Israele, anche se in futuro buona parte della Dc e  dello stesso Psi di Craxi finì di  scegliere  una politica estera italiana favorevole al mondo arabo, ad Arafat  e all’OLP.Dal 1967  in poi certamente Israele commise molti errori e i “falchi” non fecero un buon servizio  alla causa israeliana. Commisero anche delle efferatezze . Va però ricordato che il terrorismo arabo minacciò e continua a minacciare quotidianamente i cittadini  dello  Stato ebraico che, nato rigorosamente laico, ha finito per “clericalizzarsi”. Vivere in Israele ha significato mettere a repentaglio la propria vita ogni giorno, anche solo uscendo in strada. Come sta accadendo con l’Isis in Europa e in Medio Oriente. Primo Levi prese in tempi successivi talmente le distanze  da Israele, schierandosi, di fatto,   a favore degli Arabi. Lo stesso mondo ebraico si divise, anche se va detto che i confini tra sionismo, antisemitismo e Stato di Israele non sono mai stati ben chiari. In molte situazioni è prevalso un antisemitismo strisciante, mascherato con ragioni politiche contigenti e diversamente motivate. Cinquant’anni  fa le ragioni degli uni e le ragioni degli altri erano invece  molto chiare. Chi scelse Nasser fece una scelta sbagliata. Chissà se oggi ci si rende conto di quell’errore? E, ovviamente, anche degli errori degli Israeliani nei decenni successivi.

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Lettere Scrivere a quaglieni@gmail.com

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Dei miei amici sono stati  a pranzare al ristorante Casa Artusi di Forlimpopoli. Ne hanno parlato un gran bene, ma la loro scelta è stata casuale. Sa dirmi cosa rappresenta? E c’è a Torino qualcosa di simile?                                                                             

Giusy Cirnigliaro

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A Torino non c’è nulla che lo possa anche solo ricordare. Era celebre “Il passator cortese” prima in corso Casale e poi nella precollina di Sassi. Era un posto semplice, ma genuino in cui si respirava l’aria dell’Emilia- Romagna. L’oste decise di ritirarsi e l’esperienza ,durata parecchi anni, non ebbe seguito. Casa Artusi è un unicum in Italia che nasce nel nome di Pellegrino Artusi, il padre della cucina italiana, autore del celebre manuale “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”. Era nato a Forlimpopoli nel 1820. La Casa è ricavata dalla ristrutturazione del convento dei Servi. Nelle serate estive della Festa Artusiana vengono proposti menu tratti dalle ricette dell’Artusi a prezzi più che ragionevoli. Purtroppo a Torino è già molto trovare  i piatti della nostra tradizione regionale. Giovanni Arpino che aveva un fratello che gestiva un ottimo ristorante a Bra, si rammaricava, già molti decenni fa ,dei cambiamenti che finivano per snaturare la nostra cucina. Oggi furoreggiano i locali più strani ,alla ricerca di giovani palati non troppo esigenti, ma finiscono per chiudere i vecchi locali.  Forse è fisiologico ed inevitabile  che ciò accada. Ogni generazione ha i suoi posti di ritrovo e Petrini non è confrontabile né con Artusi né con Soldati che sarebbe il gourmet che ha fatto conoscere agli italiani il cibo genuino in Tv. Canavacciuolo è diventato a sua volta un mito dopo l’astro di Vissani è tramontato. Ha chiuso l’anno scorso “La pace” uno storico locale torinese fondato dalla famiglia Ficini ,poi trasferitasi all’”Appennino Pistoiese”, trasformato da anni in pizzeria come l’altrettanto celebre “Abetone”. Adesso nei locali storici di via Galliari ha aperto un ristorante messicano gestito da un gruppo di giovani molto gentili e accoglienti. Si sta anche piuttosto bene. Ma io preferivo il vecchio  oste, a volte  un po’ scorbutico, con i suoi piatti tradizionali. Questione di gusti, anche se aveva ragione l’Artusi quando scriveva di amare “il bello e il buono ovunque si trovino”.

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Il Cantiere dell’Arte si chiude: l’ospedale come lo vogliono i pazienti

Esattamente dopo cinque anni, si conclude all’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino il primo ciclo del Cantiere dell’Arte, un progetto partecipato del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli con la Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus, che ha progressivamente trasformato l’ospedale in un luogo coltivato secondo i desideri di coloro che lo animano: personale, pazienti, famiglie. Con la ri-nascita degli ambienti è mutato il clima generale, relazionale ed organizzativo. Questo traguardo si raggiunge domani con il coinvolgimento del personale sordo del Gruppo UniCredit per l’annuale seminario “Se mi guardi ti sento”, un laboratorio formativo loro dedicato che è l’espressione delle politiche di inclusione del Gruppo e che quest’anno si apre anche al dialogo con i cittadini sordi e con la città tutta grazie al “Cantiere dell’arte”.

 

Noi abitiamo gli spazi ma gli spazi ci abitano.

L’esperienza individuale e collettiva è sempre riferita ai luoghi,

in altre parole è situata nei contesti fisici e relazionali.

Pertanto la qualità degli ambienti in cui viviamo è fondamentale.

A garanzia della qualità del vissuto e dell’esperienza.

 

 

17 maggio 2012. “Thinkering, put your imagination to work”. 100 manager del Gruppo UniCredit provenienti da 17 Paesi hanno concluso un percorso di apprendimento organizzativo in modo inusuale, con un community work, ovvero una esperienza di lavoro in squadra all’ospedale Sant’Anna di Torino, un invito ad agire a favore delle comunità.

 

Era la prima tappa del “Cantiere dell’Arte” del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, progetto che attinge al potenziale dell’inedita piattaforma di ricerca-azione sulla relazione virtuosa tra “Cultura e Salute”, promossa nel 2011 dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna al Sant’Anna, con circa trenta istituzioni culturali che hanno portato le arti in ospedale, in alleanza con i medici.

 

Il Dipartimento Educazione Castello di Rivoli guidato da Anna Pironti ha concepito con il personale dell’ospedale una grande oper-azione rigenerativa, adottando la metafora del giardino che nelle varie culture rappresenta il luogo dell’origine, della vita e dell’umanità. Il Sant’Anna per definizione è uno dei luoghi più interculturali della città, dove ogni anno nascono oltre 7000 bambini da genitori provenienti da 85 nazionalità diverse.

 

Dal 2012 con la project manager Paola Zanini, le Artenaute del Dipartimento Educazione Castello di Rivoli ed innumerevoli soggetti, venti aree definite prioritarie da chi vive l’ospedale – ingressi, scale, sale d’attesa, reparti di degenza – sono state trasformate progressivamente. Enormi Wall Paintings (pittura a muro) sono stati realizzati attingendo al potenziale creativo dei grandi maestri della contemporaneità, primo tra tutti Michelangelo Pistoletto ed il suo Terzo Paradiso, ma anche Keith Haring, Matisse, Klimt, Picasso, Accardi, Mirò, Modigliani, Niki de Saint Phalle ed innumerevoli altri di cui si intravedono segni, tracce, intrecci cromatici, memorie, dettagli, realizzati a partire da studi di cromoterapia.

 

Un grande repertorio storico e concettuale per una pratica semplice ed alla portata di tutti, condotta con grande competenza dal Dipartimento Educazione Castello di Rivoli, che ha saputo coinvolgere gruppi e persone molto eterogenee (in primis il personale, pazienti e le loro famiglie, manager in formazione, studenti in alternanza scuola lavoro, club di servizio, squadre sportive), giungendo ad un risultato tecnicamente perfetto e molto gradevole alle persone che a vario titolo abitano l’ospedale sia nella dimensione professionale sia perché degenti o parenti dei degenti.

 

La Fondazione ha mobilitato per l’operazione del Cantiere dell’Arte centinaia di persone in cinque anni: in primis il personale e le pazienti con le loro famigle, club di servizio, studenti, manager di imprese in formazione, squadre sportive che, condividendo il progetto di fatto, si sono presi cura degli ambienti, contribuendo alla trasformazione dei luoghi finalizzata a migliorare le condizioni di vita delle persone.

Sono sempre di più gli studi che dimostrano come le arti visive introdotte nei luoghi di cura possano essere uno strumento importante per aumentare il ben-essere di pazienti, famiglie ed operatori sanitari. Nel mondo scientifico si parla di Evidence based Art, ben consolidata anche se poco conosciuta. Ricerche ad alto fattore d’impatto nell’ambito delle neuroscienze, dell’epigenetica e della psico-neuro-immuno-endocrinologia avvalorano il ruolo del contesto, dei luoghi e degli stili di vita, nel promuovere la salute” afferma la professoressa Chiara Benedetto, Presidente della Fondazione Medicina a Misura di Donna e Direttore della Ginecologia e Ostetricia 1 universitaria dell’ospedale Sant’Anna, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino.

 

In una città che sta rispondendo entusiasticamente alla grande mostra “COLORI”, curata da Carolyn Cristov Barkagiev nei due musei che dirige, la GAM-Galleria d’Arte Moderna ed il Castello di Rivoli, accompagnata a Rivoli da un progetto di ricerca scientifica sul tema con il neuroscienziato Vittorio Gallese ed il Dipartimento Educazione, un nuovo intervento riqualificherà i corridoi degli ambulatori, aree di attesa e transito.

Nell’appuntamento del 30 maggio il personale sordo di UniCredit, in occasione dell’annuale seminario “Se mi guardi ti sento”, ha fatto tappa all’ospedale Sant’Anna per lasciare un segno permanente di bellezza, con una grande azione pittorica nei corridoi degli ambulatori del piano terra: “dettagli arborei e tracce floreali, come essenze o suggestioni, a partire dal segno di Matisse che, nelle sue ultime produzioni ostinatamente non voleva cedere alla malattia e realizzava grandi collage insieme ai suoi assistenti. Dalle sue mani prendevano forma elementi astratti simili a foglie e fiori, che poi si depositavano negli ambienti, sulle tele e sulle grandi pareti: una memoria che è anche narrazione e che nel contesto specifico, ci consente di connotare gli ambienti in sintonia con le polarità del Sant’Anna in cui vita e nuova vita convivono”, spiega Anna Pironti, Direttore del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, che dà forma agli immaginari.

 

Con questo intervento le persone “sorde” “lasceranno un segno” permanente, completando il blocco di via Ventimiglia 3 avviato dai propri colleghi europei, in un’unica avvolgente armonia, apprezzata e rispettata. Dal 2012 non ci sono stati segni di violazione nelle aree del Cantiere dell’Arte.

 

L’operazione si colloca in un percorso pluriennale con le persone sorde avviato nel 2009 dal Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli – sempre in collaborazione con Catterina Seia, Vice Presidente di Fondazione Medicina a Misura di Donna per la quale ha avviato e conduce le progettualità “Cultura & Salute” – UniCredit e l’Istituto dei Sordi di Pianezza, che ha portato alla realizzazione il primo Dizionario al mondo per l’arte contemporanea nella lingua dei segni.

 

E’ stato presentato anche il primo video in lingua dei segni della campagna internazionale di comunicazione via facebook varata dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna onlus con F.I.G.O. Federazione Internazionale Ginecologi e Ostetrici su corretti stili di vita per la salute della Donna.

 

Il 10 e 11 giugno debutta a Torino il format Open House

Il 10 e 11 giugno debutta a Torino Open House, un format internazionale che per un solo weekend all’anno apre al pubblico spazi urbani generalmente inaccessibili. I numeri di questo debutto torinese sono promettenti: saranno aperti ben 111 luoghi tra palazzi storici, appartamenti privati, laboratori, uffici, ex fabbriche riqualificate o in attesa di nuove vocazioni, parchi e giardini, fondazioni e edifici alti. Oltre 300 volontari, che sono stati appositamente formati, assisteranno i visitatori. Sono numeri che nessun’altra prima edizione di Open House ha raggiunto.

Come funziona Open House Torino? 

Ci si può procurare una delle 15.000 mappe in distribuzione in città oppure dal sito web si può scaricare la mappa in pdf  o ancora si possono visualizzare tutti i luoghi su Googlemaps o su TimeMapper. Le informazioni su orari di apertura e eventuali prenotazioni necessarie sono sul sito alla sezione Edifici.

Che cosa visitare? 

La scelta è completamente libera. Il visitatore può decidere di concentrarsi su singoli spazi oppure costruire personali itinerari geografici, ad esempio per quartieri, ma anche tematici, concentrandosi sul verde di parchi e giardini, su innovativi spazi educativi, sui villini e appartamenti del primo Novecento o sugli interni di design, oppure girovagando tra loft e antiche fabbriche ristrutturate, per scoprire i nuovi modi dell’abitare o gli spazi di lavoro più creativi.

Come condividere?

Durante la manifestazione i visitatori sono invitati a condividere la propria esperienza attraverso l’hashtag #OpenHouseTorino.

A MIRAFIORI NASCE CO-CITY, LA NUOVA CITTÀ DEI BENI COMUNI

CASA NEL PARCO | VIA PANETTI 1 | MIRAFIORI SUD

La Città di Torino, la Casa nel Parco e la Circoscrizione 2 invitano all’incontro di presentazione del progetto Co-City Partecipazione libera e gratuita


Co-City è un progetto promosso dalla Città di Torino in collaborazione con l’Università di Torino, l’ANCI, la Fondazione Cascina Roccafranca e la Rete delle Case del Quartiere nell’ambito del programma europeo Urban Innovative Actions – UIA.

Co-City offre a cittadini attivi, gruppi informali, enti del terzo settore e soggetti privati l’opportunità di sperimenatare il Regolamento dei Beni Comuni Urbani e di stipulare patti di collaborazione con l’Amministrazione che prevedano la cura, la rigenerazione, l’uso e la gestione condivisa di aree verdi, edifici e spazi pubblici attualmente in disuso, sottoutilizzati o in condizione di incuria e degrado.

Le Case del Quartiere di Torino offrono supporto e accompagnamento a coloro che sono interessati a realizzare idee e interventi di utilizzo e fruizione collettiva dei beni comuni così come a progettare attività e servizi di welfare di comunità e innovazione sociale.

“Per saperne di più sul progetto e sulle opportunità offerte a chi desidera attivarsi sul territorio di Mirafiori sud, partecipa all’incontro di presentazione. Se non riesci a partecipare all’incontro, puoi scrivere a cocity@retecasedelquartiere.org e richiedere un contatto telefonico o un appuntamento presso La Casa nel Parco – Casa del Quartiere di Mirafiori sud. Ci farà piacere rispondere alle tue domande e raccontarti come possiamo aiutarti a realizzare la tua idea o il tuo progettoper rendere Mirafiori sud più accogliente, vivibile e piacevole per tutti”.

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Ecco le date dei prossimi incontri di presentazione del progetto:

  • 8 giugno ore 17.30 – Barrito, via Tepice 23/c – Circoscrizione ex 9
  • 14 giugno ore 17.30 – Cascina Roccafranca, via Rubino 45 – Circoscrizione ex 2
  • 17 giugno ore 18.00 – Parco della Tesoriera, corso Francia 186/192 – Circoscrizione 4

Piazza San Carlo, colpa del panico? Anche, ma bisogna saperlo prevenire

L’OPINIONE

di Pier Franco Quaglieni

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La Sindaca Chiara Appendino sui fatti  di piazza San Carlo del 3 giugno ha letto,  davanti al Consiglio comunale,   una relazione piuttosto concisa ed incerta  in cui non c’è spazio per l’autocritica;una relazione che non fa che recepire il resoconto del comandante dei Vigili urbani, tanto apparentemente  puntigliosa quanto giocata tutta in difesa. Appare chiaro che qualcosa non ha funzionato. O magari parecchie cose non hanno funzionato. Sarà la Magistratura a valutare e noi attendiamo che essa svolga il suo lavoro in serenità. Forse una Commissione comunale  d’inchiesta,sotto altri punti di vista doverosa e forse anche utile,potrebbe intralciare il lavoro dei magistrati. E’ meglio attendere. Sotto un profilo politico, però, il giudizio che si può dare,fatte salve le eventuali conseguenze giudiziarie,è necessariamente negativo. Da oggi sarà più difficile organizzare grandi eventi a Torino e già questo è un arretramento.Questa è la città delle Olimpiadi invernali,delle Ostensioni della Sindone,delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, degli incontri oceanici con i papi in piazza Vittorio. L’immagine della sicurezza e dell’accoglienza della città è stata gravemente vulnerata. Le piazze auliche vanno in futuro preservate :i venditori di cioccolata non possono pretendere di usare piazza San Carlo, la stessa invasione della città da parte del Salone del gusto appare discutibile. Piazza Vittorio è stata storicamente l’unica piazza che si presti per molti eventi. Piazza San Carlo e piazza Castello non sono idonee. Prevedere anche solo il semplice sfollamento ordinato  di 30mila persone da piazza San Carlo  diventa un problema,al di là dei cocci di bottiglia e dei venditori abusivi che qualcuno non ha controllato in modo adeguato,vista la vendita di un numero altissimo di bottiglie.

 

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Il ministro Minniti ha dimostrato ancora una volta di essere all’altezza del compito,come spesso dimostrano i vecchi comunisti che hanno appreso fin da piccoli i rudimenti della politica che è anche arte di governo. Il “nuovo”  non sempre coincide con il meglio o anche solo con il buono. Mi è sembrata fuori luogo la “predica” accorata di Mons. Nosiglia che anche in questa circostanza ha voluto dire la sua,senza aggiungere una riflessione di particolare rilevanza. Il tentativo di colpire il Prefetto Saccone mi sembra piuttosto spregiudicato e, allo stato, privo di fondamenti.Saccone è uomo delle istituzioni con una grande esperienza alle spalle,sempre vigile ed attento nell’esercizio delle sue funzioni.Meglio di tanti suoi predecessori. Appare anche fuori luogo cogliere l’occasione per cercare di dare una spallata alla Giunta Appendino che però non può non assumersi le sue responsabilità. Il solo fatto che la sindaca  intenda lasciare la delega alla sicurezza evidenzia un disagio.Molto importante sarà  vedere a chi la delega verrà affidata. Nella squadra attuale pochi, pochissimi sembrano all’altezza.  La tesi secondo cui il panico è il solo responsabile non regge  perché semmai, in epoca di terrorismo,è indispensabile prevenire il panico.Non è cosa da poco,ne conveniamo,ma il futuro non può riservarci la tranquillità dell’ordinaria amministrazione. Torino ha bisogno di ben altro.

 

(foto: il Torinese)