Tutti a parlare di piazza Castello e della manifestazione Si TAV di sabato 10 novembre dimenticando e , per la stragrande maggioranza, non sapendo che la piazza era non una, non due ma sono state addirittura tre. Partiamo dalla prima , la più importante e partecipata . Alle undici del mattino quarantamila persone ,di Torino e non solo, si sono ritrovate per dare un segnale forte, civico e politico, a favore della realizzazione della TAV , della candidatura olimpica, anche se la partita è oramai chiusa, della crescita economica e , soprattutto, contro il Sindaco e la sua maggioranza . Un chiaro messaggio anche per il Governo e per l’amministrazione cittadina che , indipendentemente da quando si effettueranno le prossime elezioni comunali, ha chiuso sabato . Un’intera città ha battuto un colpo forte e chiaro. Una piazza , nella migliore tradizione sabauda, composta dove prevaleva il colore arancione, quello ufficiale e scelto per l’iniziativa . Colore ripreso, non so se consciamente , dai Sindaci di qualche anno fa , e che ha sostituito i tradizionali rosso, azzurro e l’attuale , governativo, giallo-verde. Attraversandola si intravedevano gruppi più o meno compatti , gli imprenditori e professionisti davanti a palazzo madama alcune aziende con imprenditori e dipendenti con i “colori” e tute aziendali nel centro e, dato poco evidenziato se non nascosto, tanti esponenti e sopratutto elettori di sinistra. Una presenza coerente con le posizioni e gli atti di tutti questi anni . Quando una città ed i suoi cittadini danno un segnale così chiaro, inequivocabile, a sostenere posizioni diverse, legittimamente , o peggio ancora cambiarle quasi fuori tempo massimo ci si condanna ad una presenza , bene che vada, minoritaria ed ininfluente. Nella seconda piazza , Carignano, il salotto di Torino , alle ore quindici è andato in scena una triste e mesta manifestazione contro il ddl ( disegno di legge) Pillon. Il provvedimento prende il nome dal senatore della Lega Nord Simone Pillon, quello del “Family Day”, mediatore legale che fa una proposta di legge retrograda e peggiorativa del diritto di famiglia. Un provvedimento che mette sullo stesso piano i genitori indipendentemente dalla loro condizione e che favorisce , tra l’altro , l’attività professionale del proponente. Anche così va il mondo al tempo del governo giallo-verde. Così nonostante la mobilitazione fosse nazionale , in tutte le principali città del nostro paese, ed il tema così delicato e peggiorativo in particolare per le donne , la partecipazione era proprio modesta. Ridotta ulteriormente da un’altra manifestazione sullo stesso tema e cioè il ddl Pillon. La terza piazza, appunto, dove si sono ritrovate le donne che non volevano confondersi con le donne del PD ( Partito Democratico ) . Così richiamate dall’associazione ” Non una di meno” che in evidente contraddizione con il proprio nome erano in tante di meno. Il ritrovo in piazza della Repubblica ( Porta Palazzo) secondo le organizzatrici una piazza periferica dimostrando così di avere una strana concezione della periferia e facendo pensare che non sappiano bene dove si trovino e che non ci abbiano mai abitato . E così oltre alle divisioni le scelte bizzarre, come quella delle associazioni di piazza Carignano di non citare tra chi ha aderito i partiti invitati già precedentemente , insieme ai sindacati , a non portare le proprie bandiere……in una manifestazione politica. Si vergogneranno di loro? Ah saperlo?! E come se una squadra di calcio invitasse i propri tifosi ad andare allo stadio senza sciarpe e bandiere. Decisione che fa il paio con quella delle organizzatrici di piazza della Repubblica che non avendo rappresentanti in Parlamento , non penso che ne avranno mai, non vogliano confondersi con le donne del principale partito d opposizione presente in Parlamento . Un modo singolare di contrastare un disegno di legge parlamentare. Tutto questo in un clima , peggiore di quello meteo , mesto e respingente. In condizioni simili ed in assenza di proposte chiare e comprensibili alla stragrande maggioranza degli italiani e , soprattutto, la mancanza di un leader riconosciuto e riconoscibile condanna la sinistra italiana alla marginalità .
Le OGR Torino aprono le proprie porte agli Amici di Piero. La ventesima edizione dell’evento benefico nato in memoria dell’amico Piero Maccarino si terrà lunedì 12 novembre nelle Officine di Corso Castelfidardo 22. Come ogni anno, l’intero ricavato sarà devoluto in beneficenza alla Fondazione Caterina Farassino e all’UGI, Unione Genitori Italiani
Dal 1999 i musicisti torinesi si riuniscono in una maratona musicale in cui tutti i gruppi si esibiscono gratuitamente e alla pari, senza gerarchie né diritti di precedenza, in memoria dell’amico Piero Maccarino. Per la ventesima edizione dell’appuntamento, sul palco della Sala Fucine delle OGR Torino si esibiranno: Statuto, Subsonica, Linea 77, Johnson Righeira + Bandakadabra, Bianco, Less Than A Cube, Gypsy Eyes, Casino Royale, The Bluebeaters. Piero Maccarino, cantante e fonico, nel 1999 è mancato a causa di un male incurabile. Mai dimenticato rude boy, cantante, ultras del Toro e fonico, Piero è ancora nella mente di tutti come il ragazzo che urlava forte “Torino è la mia città!” dal microfono che impugnava come una rivoltella di parole fronteggiando bolge di pogo selvaggio. E da allora gli Amici di Piero sono sempre di più e coloro che non lo conoscevano hanno imparato ad amarlo e a conoscerlo grazie a questi concerti. Coloro che lo conoscevano, invece, approfittano di questa occasione per suonare, ascoltare buona musica e incontrarsi. Dal punk al rock, dal reggae al soul, dal rock steady al blues e all’hip hop: un melting-pot di generi musicali e artisti di livello nazionale per animare la festa musicale più importante dell’autunno torinese e non solo. Un evento che è cresciuto negli anni fino a diventare un unicum nel panorama musicale italiano oltre che l’occasione per ricordare Piero, ma anche Caterina Farassino e tutti gli amici che nel tempo ci hanno lasciato come Peppo Parolini, Bosh, Fabio “Il Nero” Rosolino e Joe degli Ultras Granata. A presentarli lo scrittore e giornalista Domenico Mungo, che con Maccarino ha condiviso sia le passioni musicali che la vita nel mondo delle curve calcistiche, e Mao, storico cantautore e conduttore radiofonico torinese. Per quanto sia diventato un appuntamento fisso la serata non viene mai vissuta dalle band e dal pubblico come un evento di routine, soprattutto perché il ritrovo serve a sostenere cause benefiche in quanto tutti gli artisti e gli organizzatori dell’evento lavorano gratuitamente. I fondi raccolti per questo evento vengono devoluti all’UGI, Unione Genitori Italiana, attiva all’interno dell’ospedale Regina Margherita a sostegno dei bambini malati di leucemia, e dal 2005 anche alla Fondazione Caterina Farassino che opera a sostegno dei bambini in condizioni economiche disagiate.Le OGR contribuiscono all’iniziativa di quest’anno ospitando la serata a titolo gratuito.
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PIERO MACCARINO dall’età di 17 anni è stato il cantante di uno dei primissimi gruppi punk torinesi: i Rough. Più di dieci anni dopo ha incominciato a lavorare come tecnico del suono fra gli altri per: Bluvertigo, Mao e la Rivoluzione, Massimo Volume, Daniele Silvestri, Subsonica. I Rough vengono considerati, con i bolognesi Nabat, tra le prime e più importanti band Oi! italiane. Si formano nel 1981 ed iniziano rivisitando brani classici del punk inglese. Vengono individuati subito da Giulio Tedeschi, noto pioniere dell’underground musicale italiano, che nel febbraio dell’anno dopo produrrà per la Meccano Records un EP 7″ conosciuto come Torino è la mia città, dal titolo di uno dei 4 brani inediti presentati. Il debutto discografico coincide con il periodo di maggiore notorietà: recensioni sulle riviste specializzate, interviste, concerti. La band si scioglie nel 1984. Ad inizio anni novanta il brano Torino è la mia città diventerà, dopo essere stato reinterpretato da alcune band locali, molto popolare nei Paesi Baschi. Piero Maccarino, primo cantante della band, muore prematuramente nel maggio del 1999.A lui è dedicato il brano degli Statuto “Un fiore nel cemento” e “Microchip emozionale” dei Subsonica.
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FONDAZIONE CATERINA FARASSINO
La Fondazione Caterina Farassino è nata per ricordare la giovane fotografa del rock cittadino volata via troppo giovane. “Al ricordo di Piero, da sette anni abbiamo deciso di unire anche il ricordo di una nostra amica che è volata a scattare le sue foto dal cielo. Caterina Farassino, se ne è andata in una notte di fine autunno, lasciandoci così vuoti e smarriti che ancora non vogliamo crederlo. E il non rassegnarci ad averli visti volare via troppo giovani e sorridenti, ci impone ogni anno di fare qualcosa insieme a loro. Quello che a loro piaceva di più: fare musica, ascoltare musica e coinvolgere più gente possibile in un abbraccio collettivo” (Amici di Piero)
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UGI
L’ Unione Genitori Italiani opera all’interno dell’Ospedale Regina Margherita per assistere i bambini malati di leucemia e le loro famiglie. www.ugi-torino.it
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Benefit Show
12 novembre 2018
dalle 20.00 alle 02.00
ingresso: 15 euro
Presentano Domenico Mungo & Mao
OGR Torino
Corso Castelfidardo 22 – Torino
Nextdoor, la prima e più utilizzata app per vicini di casa da poco arrivata in Italia, annuncia che Torino è tra le città del nostro Paese che stanno crescendo più velocemente, a testimonianza del grande interesse dei torinesi nei confronti della community locale
Dopo poco più di un mese dal lancio in Italia, l’88% dei quartieri di Torino è stato lanciato attivamente – ovvero 109 in totale – ciò significa che i torinesi non solo si sono iscritti alla piattaforma, ma anche che stanno partecipando abitualmente alle conversazioni con i vicini. I quartieri più attivi sono Vanchiglia e Borgo Po Nord – Eremo, con più di 100 membri.
“È meraviglioso vedere come i torinesi siano entusiasti all’idea di instaurare relazioni più profonde all’interno del proprio quartiere, sia online che offline” afferma Amedeo Galano, Head of Community di Nextdoor per l’Italia. “Nextdoor è la piattaforma perfetta per trovare ciò di cui si ha bisogno proprio sotto casa. Può diventare una risorsa affidabile per scambiarsi raccomandazioni, conoscersi e, cosa più importante, costruire rapporti basati sulla fiducia”. Già dalle prime settimane dal lancio i vicini italiani hanno cominciato ad usare Nextdoor per trovare una babysitter o un idraulico fidato, farsi aiutare a trovare un animale smarrito o organizzare aperitivi per conoscere nuovi vicini. Iscriversi a Nextdoor è facile e sicuro. I membri utilizzano il proprio nome e gli indirizzi di casa sono verificati, le conversazioni sono accessibili solo ai vicini verificati del proprio quartiere e l’accesso è protetto da password. Inoltre, i contenuti condivisi nei quartieri e le informazioni personali dei membri non possono essere trovati tramite Google o altri motori di ricerca. Secondo una ricerca condotta da Research Now*, gli italiani possiedono un innato senso di comunità e attribuiscono grande importanza ai rapporti con i propri vicini. Il 67% degli italiani, infatti, afferma di essere in buoni rapporti con i propri vicini, mentre il 22% sostiene che siano addirittura ottimi. Molto significativo è anche, per l’82%, il desiderio di migliorare questi rapporti.
Nello specifico:
- il 48% esprime il desiderio di creare un legame di fiducia
- il 19% vorrebbe allargare la propria cerchia sociale
- il 19% vorrebbe sentirsi più coinvolto nella vita di quartiere
- il 14% vorrebbe sapere di poter contare su qualcuno in caso di bisogno
Nextdoor è gratuita e disponibile su Web, iOS e Android. Principale obiettivo della piattaforma è quello di permettere ai vicini di casa di creare community locali per migliorare la vita dei quartieri e renderli più sicuri. Lanciata a ottobre del 2011 negli Stati Uniti, Nextdoor ha cominciato a espandersi in Europa nel 2016, raccogliendo più di 250 milioni di dollari sia da parte di investitori americani – tra cui Benchmark e Greylock Partners – sia europei – come Axel Springer. Ad oggi, più di 200.000 quartieri di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi e Germania, Spagna e Italia usano Nextdoor.
*La ricerca è basata su un campione di oltre 1.000 Italiani.
Con un totale di circa un milione di ettari, il Piemonte risulta essere la regione italiana con la più ampia superficie forestale arborea. In quindici anni, dal 2000 al 2015, i boschi in Piemonte sono incrementati di oltre 57 mila ettari, occupando il 37% del territorio con circa 1 miliardo di alberi. Le province che hanno registrato un incremento maggiore sono Torino e Alessandria, anche se Cuneo rimane la provincia con più boschi. Questi sono alcuni dei dati emersi nel corso del 4° congresso nazionale di Selvicoltura che si svolge a Torino fino al 10 novembre.Sono sempre più evidenti a tutti le molteplici funzioni dei boschi, che forniscono alla collettività materie prime rinnovabili per usi energetici e durevoli e servizi ecosistemici, quali: protezione degli insediamenti dai pericoli naturali, protezione del suolo, regolazione del ciclo dell’acqua, mitigazione dei fenomeni di dissesto, fissaggio del carbonio con riduzione della CO2 in atmosfera, conservazione della biodiversità, oltre a tutti gli aspetti collegati al turismo e alla fruizione. Emerge con forza la necessità di una gestione attiva e sostenibile del bosco e del riconoscimento del valore delle attività forestali per il presidio e la conservazione dell’identità del territorio e del paesaggio, anche a fronte dei sempre più frequenti eventi meteorici estremi. La gestione è lo strumento per consentire con maggiore facilità ai nostri boschi di affrontare le modificazioni climatiche in atto, conservando il più possibile le loro funzionalità. Rispetto alle questioni legate all’accordo di Parigi sul clima occorre sottolineare che i boschi piemontesi ogni anno fissano nel legno circa 5 milioni di tonnellate di CO2, di questi solo 1 milione di tonnellate viene prelevato dalle utilizzazioni. ” In coda al Congresso, – spiega Igor Boni di Ipla – ove ricercatori e tecnici forestali si confrontano per 5 giorni,il 10 novembre porteremo la filiera del legno in città con un evento pubblico in Piazza Palazzo di Città, in cui dalle 10 alle 17 faremo vedere al grande pubblico l’importanza del Settore forestale della nostra Regione, spiegando come la gestione attiva dei boschi ottimizzi i servizi pubblici che gli stessi possono fornire. Saranno fatti conoscere i prodotti legnosi del bosco tramite video, dimostrazioni, prodotti legnosi, mostrando come sono raccolti, con quali macchine e quali trasformazioni subiscono prima di arrivare nelle nostre case. Verrà inoltre spiegato il concetto di sostenibilità della gestione, garantita dal rispetto delle regole della selvicoltura e dalla professionalità degli operatori”.
#WHOSARTFOR: per chi è l’arte?
Un progetto di R-set | Tools for cultural workers in collaborazione con Rete al Femminile
DOMENICA 11 NOVEMBRE 2018, ORE 17.00 – 19.00 Isola – via Goito 15, Torino
Partirà venerdì 8 novembre 2018 la campagna di crowdfunding #WHOSARTFOR, sulla piattaforma Eppela(con il supporto di Fondazione CRT Risorse +). Una campagna lanciata per raccogliere € 7.000 e sostenere la ricerca sulle condizioni di lavoro nel mondo dell’arte, da una prospettiva femminile. Un’idea nata da una riflessione condivisa tra il progetto R-set | Tools for cultural workers e l’associazione Rete al Femminile, per incoraggiare l’empowerment professionale e l’inclusione sociale anche in ambito artistico. R-set | Tools for cultural workers è un progetto di Impasse che promuove il confronto fra professionisti e organizzazioni culturali per la discussione di strategie di sussistenza attraverso la formazione peer-to-peer. Rete al femminile è l’associazione nazionale dedicata alle donne che lavorano in proprio come libere professioniste, freelance o imprenditrici. La Campagna sarà presentata, subito dopo il lancio on line, domenica 11 novembre nel corso di un aperitivo, da Isola in Via Goito 15 a Torino (dalle 17.00 alle 19.00). Con i fondi raccolti sarà realizzato un libro che presenti il lavoro di 7 artiste e 7 ricercatrici sui temi dell’economia dell’arte e della cultura e delle politiche culturali. I saggi e i case studies si accompagneranno a opere grafiche, fotografiche e performative (in forma di documentazione). L’invito a partecipare per autrici e artiste avverrà attraverso una open call internazionale. I criteri di selezione saranno improntati all’inclusione e alle pari opportunità in materia di provenienza geografica, sociale e di caratteristiche personali. Il momento della selezione dei contributi per la pubblicazione sarà occasione, per la commissione selezionatrice, per un laboratorio di pensiero sulla trasparenza, la qualità e le linee guida dei criteri di valutazione dei progetti culturali. “Attraverso il premio vogliamo promuovere progetti, ma anche istituzioni, fondazioni e imprese virtuose che abbiano sviluppato un atteggiamento responsabile nei confronti dei lavoratori dell’arte, per quanto riguarda la loro remunerazione, e nei confronti del pubblico, per quanto riguarda la ricaduta dei benefici generati dai progetti stessi”, racconta Nicoletta Daldanise, curatrice. Le artiste e le ricercatrici lavoreranno sui temi dell’equa retribuzione del lavoro artistico e culturale, la creazione di valore condiviso, l’impatto sul territorio, la responsabilità d’impresa, i modelli economici e normativi della scena indipendente, la partecipazione democratica di tutte le fasce sociali alle attività artistiche proposte, raccogliendo saggi, modelli di contratti, esempi di buone pratiche, contributi artistici. Infine, conclude Irene Pittatore, artista “Attraverso la distribuzione del libro e la premiazione delle artiste e delle autrici selezionate, prevista per la primavera 2019 a Torino, estenderemo i risultati della riflessione a vantaggio di altri professionisti, organizzazioni indipendenti, istituzioni e di tutti coloro che fruiscono abitualmente del lavoro artistico, presentando alcuni dei case studies presi in esame e riconoscendone pubblicamente la buona pratica messa in atto”.
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R-set | Tools for cultural workers:
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Rete al femminile è l’associazione nazionale dedicata alle donne che lavorano in proprio come libere professioniste, freelance o imprenditrici. www.retealfemminile.com
Monet in 3D al Parco Dora
Prosegue con successo sino al 25 Novembre la suggestiva mostra interattiva con le animazioni in ‘video mapping’ a cura di Luca Agnani, delle opere maggiori del padre nobili degli Impressionisti francesi. Il plauso e l’encomio di Alessandro Meluzzi
Quando arte e tecnologia s’incontrano, nascono magie destinate a restare nel tempo. Come la mostra intitolata ‘Claude Monet Shadow’, inedita installazione frutto dell’estro creativo di Luca Agnani, artista contemporaneo nonché stimato ed esperto professionista di animazione 3D e video mapping, alias un mix esplosivo di tecniche con cui è possibile rileggere i capolavori della pittura figurativa di sempre alla luce di una nuova sorprendente e spettacolare angolazione. Dopo aver già realizzato i dipinti animati di un’altra colonna portante dell’arte mondiale, Van Gogh, l’esperimento si ripete ora con alcune fra le tele più note di un altro grande Maestro. Ed ecco, dunque, all’interno degli spazi espositivi allestiti all’interno della Galleria del Centro Commerciale ‘Parco Dora’ in via Livorno angolo Via Treviso far capolino suggestivi schermi in HD led 55’’ che sostituiscono la classica tela. Dalle ninfee al campo di grano, dai papaveri all’autoritratto del genio francese, prende così vita sui monitor di ultima generazione una ricostruzione fedele dei luoghi e dei personaggi raffigurati nei dipinti che vengono animati, ricreando le reali situazioni di luce e ombra date dal sole a dalla natura circostante dei personaggi originali.
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Un percorso guidato sviluppato su un’area espositiva riservata di ben 55 metri quadrati con didascalie dedicate a ciascuna opera d’arte, per immergersi a piè pari nell’universo delicato di sensazioni, emozioni e colori di un genio senza tempo. Un’esperienza sui generis unica coinvolgente di totale immersione nel dipinto, in cui sembrerà di rivivere le medesime situazioni provate dall’autore nel riprodurre quanto aveva davanti agli occhi. L’iniziativa offre una lettura diversa della produzione di Claude Monet, attirando l’attenzione anche dei più giovani, e vede riprodotti e sapientemente animati i seguenti dipinti: ‘Self-Portrait’ (Autoritratto), ‘Poppies’ (I Papaveri), ‘Venise Grand Canal’, ‘Camps des tulipes en Hollande’ (campi di tulipani in Olanda), ‘Snow at Argenteuil’, ‘Le bassin aux nymphéas’ (Lo stagno delle ninfee). “Dopo l’ottima partenza della prima edizione con Van Gogh, che ha fatto registrare oltre 10.000 ingressi e ben 45 classi di Torino e provincia della scuola primaria in visita, la mostra così declinata costituisce un piccolo gioiello di animazione 5.0, nonché un’occasione per ammirare le opere di Claude Monet consentendo al visitatore di osservarle da un inedito punto di vista. Da una nuova prospettiva“, dichiara l’Architetto Emanuele Manca, General Manager del Centro Commerciale, che ha fortemente creduto nell’idea realizzata con la supervisione del Professor Mazzarella, autore della fortunata liason con le scuole del territorio. Che conclude: “Una visita esclusiva e privilegiata tra capolavori, disegni e scritti di uno dei pittori più amati di tutti i tempi: Claude Monet, un nuovo modo di vedere“. All’iniziativa giunge il plauso anche di Alessandro Meluzzi, lo psichiatra, sociologo, accademico, scrittore e criminologo più famoso e stimato d’Italia: “La tecnologia applicata all’opera figurativa rappresenta la forma più accurata e più sensibile di approssimazione alla realtà della realtà. L’opera pittorica vede quello che coi sensi è percebile direttamente da un vetro. L’utilizzo dei new media per animarla rende questa dinamica ancora più sensibile e ancora più interessante. Credo pertanto che questo strumento straordinario sia non solo un modo per avvicinare le persone all’Arte Alta, ma anche per esaltare le funzioni sociali e percettive di uno strumento, l’arte visiva e la pittura, che tanto ha dato e ancora molto dovrà dare“.
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A guidare mattina e pomeriggio i visitatori, inedite guide, per questo che si configura come un esperimento formativo-interattivo in grado di sviluppare connessioni virtuose anche con il mondo dell’istruzione, pomeriggio saranno gli allievi del Liceo ‘Cavour’ di Torino all’ interno del progetto di ‘Alternanza Scuola’, che hanno già dato ottima prova di sé anche nella precedente edizione con protagonisti i capolavori di Van Gogh. La mostra è aperta per le scuole dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.00 (orario dell’ultimo ingresso), con in più l’opportunità di fruire di un interessante laboratorio creativo a tema. Per il resto del pubblico, invece, è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00, il sabato e la domenica invece dalle 11.00 alle 20.00. Ingresso con offerta minima a 1 Euro. Il ricavato verrà interamente destinato al sostegno della attività didattiche e culturali del Liceo Classico e Musicale ‘Cavour’. Il 15 Novembre, a partire dalle ore 18.00, spazio a un aperitivo musicale con l’esibizione degli Allievi del Liceo Musicale ‘Cavour’. Per informazioni è disponibile il sito www.parcommercialedora.it, oltre alla Pagina Ufficiale Facebook del Centro Commerciale ‘Parco Dora’.
Per offrire più di uno spunto di riflessione sul ruolo che l’Ateneo ha svolto, svolge e potrà ancora svolgere nei processi di costruzione della città di Torino, tra XX e XXI secolo
Il Politecnico di Torino ha celebrato il 60°anniversario dell’inaugurazione della sede di Corso Duca degli Abruzzi 24, avvenuta il 5 novembre 1958 alla presenza del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, attraverso una serie di eventi dove centrale è stata la ricostruzione delle vicende progettuali e costruttive di un’architettura spesso trascurata dalla storiografia, frutto di un lavoro di ricerca capillare svolto in archivi pubblici e privati, soprattutto dell’Ateneo. Le vicende che hanno portato alla costruzione dell’edificio originario, così come i futuri progetti di sviluppo, sono stati oggetto di un incontro intitolato “Il Politecnico di Torino e la costruzione della città nel Novecento: la sede di corso Duca degli Abruzzi nel sessantesimo anniversario della sua inaugurazione”, cui hanno partecipato il professor Carlo Olmo, storico e Professore Emerito del Dipartimento di Architettura e Design, il professor Rodolfo Zich, già Rettore del Politecnico di Torino e artefice del cosiddetto raddoppio del Politecnico sull’asse di corso Castefidardo e il professor Antonio De Rossi, coordinatore del gruppo Masterplan. Ha moderato il professor Sergio Pace, referente del Rettore per i Servizi Bibliotecari, Archivistici e Museali e ha chiuso i lavori il professor Juan Carlos De Martin, delegato del Rettore per la Cultura e la Comunicazione. Sono intervenuti il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, la Sindaca Chiara Appendino e il vicesindaco della Città di Torino Guido Montanari. Una storia, quella della sede centrale di Ingegneria, che inizia il 16-18 maggio 1939, quando Benito Mussolini, in visita a Torino, approva il «modernissimo» progetto di massima per il nuovo Politecnico di Torino in un’area nei pressi delle Molinette. Comincia così una storia difficile, fatta di decisioni e ripensamenti, che passa attraverso i bombardamenti del 1942 dell’ex Museo Industriale, in Via dell’Ospedale, e arriva irrisolta al secondo dopoguerra. Nella seconda metà degli anni quaranta, quando lezioni e laboratori si concentrano al Castello del Valentino, l’idea di una nuova sede non è abbandonata: dopo qualche incertezza, l’area è definitivamente individuata in quella dell’ex Stadium comunale, tra i corsi Peschiera, Castelfidardo, Montevecchio e Duca degli Abruzzi. Qui sorgerà il complesso di edifici, inaugurato nel 1958, destinato a essere ampliato negli ultimi decenni del Novecento con la costruzione della Cittadella Politecnica e, ancora oggi, oggetto di ulteriori progetti di sviluppo da realizzarsi nei prossimi anni. Una parte rilevante della documentazione ha dato vita anche a una mostra, allestita negli spazi della sede stessa: attraverso una serie di disegni e fotografie è dipanato il filo conduttore che collega i primi progetti di trasformazione dell’area ai grandi piani di sviluppo previsti nei prossimi anni grazie al progetto Masterplan, destinato a coinvolgere l’intero sistema socio-economico della città, con una valenza strategica rispetto all’intero territorio urbano. Grazie a tale iniziativa, infatti, l’area compresa tra Corso Castelfidardo, Via Paolo Borsellino, Corso Ferrucci e Corso Peschiera sarà ancora una volta oggetto di una trasformazione i cui effetti andranno ben oltre la vita dell’Ateneo. Tra i progetti più innovativi, si stanno immaginando una Casa del Welfare, aperta alla comunità universitaria, un Learning Center, rivolto alla didattica innovativa e realizzato in collaborazione con la Fondazione Cottino, e una Digital Revolution House, dedicata alla rivoluzione digitale; un centro culturale e una grande biblioteca diverranno il fulcro dell’intervento, centri propulsori e aggregatori della città. Al tempo stesso, peraltro, anche lungo l’asse del Po è previsto l’ampliamento della Scuola di Architettura, attraverso il recupero di una parte importante del complesso di Torino Esposizioni.
Il 4 Novembre a Torino
Domenica 4 novembre 2018 si svolgeranno a Torino le celebrazioni per la commemorazione della giornata dell’Unita Nazionale e Festa delle Forze Armate. La cerimonia dell’alzabandiera, che rinnova l’incontro tra il Paese e le Forze Armate, avrà inizio alle ore 10.00 in Piazza Castello, alla presenza delle più alte Autorità civili e militari della città.Il servizio d’onore sarà svolto, alla presenza della Bandiera del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito, da un Reparto di formazione costituito da Ufficiali Allievi della stessa Scuola, Alpini della Brigata “Taurinense”, Carabinieri del Comando Regione “Piemonte e Valle d’Aosta”, Finanzieri del Comando Regionale “Piemonte” ed Agenti della Polizia di Stato e del Corpo di Polizia Penitenziaria. Le note dell’Inno Nazionale saranno intonate dalla Banda Musicale del Corpo di Polizia Municipale della Città di Torino.A seguire, alle ore 11.00, sarà celebrata una santa messa presso il Tempio della Gran Madre al termine della quale verrà deposta una corona al sacrario militare.Alle ore 18.00, sempre in Piazza Castello, avrà luogo la cerimonia dell’ammainabandiera.Alle ore 21.00, presso il salone dei concerti del Conservatorio Giuseppe Verdi, si svolgerà la Serata conclusiva delle manifestazioni torinesi per la celebrazione della fine della Prima Guerra Mondiale con il concerto “1918-2018 Cent’anni dopo nel segno della musica”. Il programma prevede un percorso musicale che intende unire gli estremi di questo centenario.Analogamente a quanto avvenuto nel 2017, anche quest’anno la Forza Armata, nella provincia di Torino, aprirà al pubblico alcune delle sue caserme secondo il seguente calendario:
– Torino – Palazzo Arsenale (Scuola di Applicazione) 09.00-12.00;
– Torino – Caserma Montegrappa (Brigata Taurinense) 09.00-12.00;
– Torino – Caserma Pietro Micca (Stazione Carabinieri Torino Monviso);
– Moncalieri – Caserma Serrandi (1° Reggimento Carabinieri Piemonte) 09.30 – 17.30;
– Pinerolo – Caserma Fenulli (Museo di Cavalleria) 09.00-12.00 – 14.00-18.00;
– Pinerolo – Caserma Berardi (3° Reggimento alpini) 09.00 – 12-00;
– Rivoli – Caserma Ceccaroni (Reggimento Logistico Taurinense) 09.00 – 12.00.
5 novembre:
– Venaria Reale – Aeroporto (34° AVES) 09.00-16.30;
– Vercelli – Caserma Scalise (Reggimento Artiglieria a cavallo) 09.00 – 12.30.
A premessa delle celebrazioni del “4 novembre”, in occasione della commemorazione del giorno dedicato ai “Defunti”, il 2 novembre 2018, alle ore 11.30, alla presenza delle Autorità locali e delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, sarà deposta una corona d’alloro al monumento dedicato ai Caduti di Nassiriya, sito in corso IV Novembre, lato piazza d’Armi.
Inoltre. dal 3 al 18 novembre, avrà luogo a Vinovo, presso il Castello comunale della Rovere, la mostra“Grande Guerra – Fede e Valore” nell’ambito della quale ciascuna delle locali Associazioni d’Arma esporrà documenti e reperti atti a testimoniare l’attività svolta dalle Forze Armate durante il conflitto.
Quell’Arlecchino di Dario Fo
Dopo la recente inaugurazione nell’ambito di Paratissima, la mostra FO ARLECCHINO_33 volte Dario Fo, curata da Sergio Martin, prosegue il 3 e 4 novembre. Negli spazi della galleria d’arte Volume OTTO di via Pinerolo 8 a Torino, oltre ad ammirare i 33 bozzetti di Dario Fo creati per dare forma allo spettacolo presentato alla Biennale Teatro di Venezia nel 1985 si potrà consultare la documentazione storiografica teatrale e guardare i video sull’Arlecchino di Fo, a cura dei professori e storici del teatro Anna Barsotti e Ferruccio Marotti; ammirare maschere e tabarri, forniti dal laboratorio artigianale Balocoloc di Venezia e Orlando. I mantelli, che caratterizzano l’abbigliamento delle maschere veneziane, sono stati realizzati su bozzetti di Renato Guttuso.
A corredo dell’esposizione FO – ARLECCHINO saranno visibili tre chiavi di lettura della maschera allegorica realizzate da noti pittori e artisti contemporanei: l’illustratore e scenografo Lele Luzzati, con il manifesto “Arlecchino” creato per l’amico Silvio Bastiancich (fondatore del Teatro Bagatto di Torino); il collage “Lotta. Ancora per Dario Fo e Franca Rame” di Pablo Echaurren, pittore, fumettista e scrittore divenuto popolare tra i ragazzi degli anni Settanta per la copertina del best seller Porci con le ali, nonché figlio del più grande pittore surrealista cileno del ‘900, Roberto Sebastian Matta; e ancora un’interessante installazione del pittore, scultore e scenografo Vincenzo Fiorito dal titolo “Scusi per andare dove dobbiamo andare…”.
Era il 1985 quando Dario Fo, drammaturgo, attore, regista, scrittore, pittore, scenografo, Premio Nobel per la letteratura e intellettuale di rango, venne chiamato dalla Biennale Teatro di Venezia curata da Franco Quadri, critico teatrale e direttore artistico, per realizzare uno spettacolo evocativo di uno dei più noti personaggi della Commedia dell’Arte, Arlecchino. La pièce “Hellequin, Harlekin, Arlekin” ovvero “Laboratorio per Arlecchino” con Dario Fo e Franca Rame debuttò il 18 ottobre 1985, trentatré anni fa, al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia.
La mostra porta all’attenzione del pubblico i disegni e i bozzetti originali del Premio Nobel per la letteratura, spentosi il 13 ottobre 2016 a 90 anni. Il curatore è Sergio Martin, amico intimo e collaboratore di Dario Fo e della sua compagna e attrice Franca Rame, nonché cofondatore del Teatro Juvarra e del già Cafè Procope di Torino alla fine degli anni Ottanta, rimasti sotto la sua direzione artistica fino al 2003, mentre l’allestimento è del gallerista e artista Gerardo Di Fonzo.
Il Mercato dei fiori, anche a Torino, cede spazio al vivaismo
Novembre non è più tempo di crisantemi, almeno per gli agricoltori italiani. L’andamento del fiore più tipico per la ricorrenza dei Santi e dei Defunti, sconta tutti gli anni una diminuzione di circa il 10 per cento della produzione. Quest’anno, in particolare, si registrano fioriture in ritardo per l’andamento climatico sfavorevole (troppa luce) ed ha avuto un buon prodotto solo chi ha ombreggiato con teli e soprattutto chi lo ha fatto per tempo.Sul fronte degli altri fiori, invece, complice il caldo, si sono ottenute buone produzioni (garofano e sterlizia), prezzo basso, ma quantità notevoli, che in parte hanno consentito un lieve recupero sui crisantemi. Buono anche l’andamento delle produzioni di fronde. Nel 2017, a fronte di una produzione circa pari ad 1,2 miliardi di euro, i fiori e le piante da vaso hanno pesato per il 4 per cento sul valore produttivo di tutte le coltivazioni agricole (2 per cento sul totale agricoltura). Tuttavia, negli ultimi dieci il valore della produzione ha ceduto il 29 per cento. Sono i dati sul florovivaismo di fine stagione rilevati dalla Confederazione italiana agricoltori, che, a Torino, occupa la parte più ampia del plateatico del Mercato dei fiori: «E’ da anni che la nostra Organizzazione – osserva il presidente di Cia Torino, Roberto Barbero – lancia l’allarme sulle problematiche specifiche del fiore reciso. Da anni si assiste alla perdita sia delle superfici investite, che delle produzioni, non solo in Italia, ma anche in Europa. Nel nostro Paese vi è una riconversione in atto verso il vivaismo, che in parte attutisce gli effetti della crisi del comparto floricolo». In Europa, sempre secondo i dati Cia, il minor costo del prodotto di alcuni Paesi come Kenya, Colombia, Israele ed Ecuador, corrisponde al 70 per cento dell’import totale dei fiori. Un’emergenza alla quale si aggiunge la crisi economica italiana, che ha contratto i consumi interni a favori di altri prodotti per tutte le fasce di età. «Sul fronte dei costi – evidenzia ancora Barbero – giocano un ruolo di particolare rilievo i costi di natura energetica (serre riscaldate per alcune produzioni), cosi come altre criticità riguardano le regole di produzione del materiale che viene importato».
FLOROVIVAISMO ITALIANO
(dati Confederazione italiana agricoltori)
Il florovivaismo italiano – che comprende vari segmenti: fiori e fronde recise, piante in vaso da interno e da esterno e quelle utilizzate per gli spazi verdi – si estende su una superficie di quasi 29 mila ettari grazie all’attività di circa 21 mila aziende ripartite tra 14 mila per il segmento fiori e piante in vaso e 7 mila per quello vivaistico. La produzione di fiori e fronde si attesta in poco più di 3 miliardi di steli, mentre quella di piante in vaso, alberi ed arbusti si stima in 575 milioni di pezzi. Il valore della produzione delle aziende florovivaistiche italiane è di circa 2,5 miliardi di euro, di cui il 45 per cento, 1,2 miliardi, derivante da fiori e piante in vaso, e il restante 55 per cento, 1,4 miliardi, dai prodotti vivaistici (alberi e arbusti). Il settore rappresenta, nel complesso, oltre il 4 per cento della produzione agricola totale. Il comparto muove un indotto di notevole rilevanza, sia a monte che a valle della filiera. Gli occupati, in base al censimento Istat del 2010, sono oltre centomila, al netto dell’indotto, e rappresentano più del 10% degli occupati agricoli complessivi.