Cosa succede in città- Pagina 3

La prima messa del cardinale Repole

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Ieri alle 15.30 nella Cattedrale di San Giovanni Battista a Torino il card. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, ha celebrato una funzione  eucaristica “per ringraziare il Signore per la scelta di Papa Francesco di chiamarlo al servizio del Collegio dei cardinali”.

In una cattedrale gremita di fedeli, presenti i vescovi del Piemonte i familiari dell’arcivescovo  e le autorità locali, il neo – porporato ha avuto il “battesimo” con la sua prima celebrazione nella nuova veste. Nell’omelia ha ricordato i drammi dell’immigrazione e dei conflitti presenti nello scenario internazionale.  (Foto Mihai Bursuc – La Vice e il Tempo)

“Questo mondo fuori” dei ragazzi del reparto di Neuropsichiatria Infantile del Regina Margherita vince Sotto18 OFF

Il cortometraggio “Questo mondo fuori”, realizzato dai ragazzi e dalle ragazze del reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale Regina Margherita di Torino, ha vinto il Concorso nazionale Sotto18 OFF
del 25° Sottodiciotto Film Festival & Campus, sezione riservata ai cortometraggi realizzati autonomamente in ambito extrascolastico dagli under 18.
Due mesi di riprese libere costruiscono “Questo mondo fuori”, un racconto corale fatto di storie individuali, realizzato per documentare e riflettere sull’esperienza personale e soggettiva dell’ospedalizzazione. Attraverso le riprese, utilizzate come strumento di autoetnografia, si ha l’opportunità di esplorare la quotidianità chiusa e delicata del reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Regina Margherita di Torino. Lo sguardo è filtrato attraverso gli occhi dei/delle giovani pazienti, che condividono momenti, emozioni e pensieri, offrendo una prospettiva unica e autentica delle dinamiche vissute in questo particolare contesto di cura. Le riprese in ospedale sono state guidate da Paolo Ceretto ed Eleonora Diana, con il supporto di Maddalena Medri.
Il documentario si inserisce nel progetto più ampio “ERMES. Esercizi di coprogettazione in Reparto per sperimentare Metodologie ed Esperienze visive sul concetto di Soglia”, curato da Dear Onlus con l’Associazione Progetti Specifici, nell’ambito della residenza Koinòtes di Casa degli Artisti di Milano.
Sotto la guida di Olga Gambari, la residenza pone al centro il collettivo, costruendo una comunità fondata su relazioni, processi creativi e condivisione come principi cardine.
La collaborazione con Dear Onlus ha portato alla selezione di un percorso che coinvolge la comunità del reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Regina Margherita di Torino. Tra i partecipanti vi sono pazienti, prevalentemente pre-adolescenti e adolescenti (11-18 anni), caregiver, personale sanitario ed educatrici.
Ermes fa uso di un metodo di ricerca qualitativa ispirato all’autoetnografia, applicando strumenti e tecniche dal mondo dell’arte.
L’autoetnografia permette di esplorare un contesto culturale specifico, analizzando le esperienze e i comportamenti delle persone coinvolte, promuovendo l’interazione attiva dei partecipanti attraverso l’uso di strumenti espressivi progettati per stimolare la documentazione e la riflessione sulla quotidianità ed il contesto di riferimento.
Questo approccio è stato scelto per incentivare la creatività e per favorire la partecipazione attiva della comunità del reparto. Le informazioni raccolte e i materiali prodotti hanno progressivamente arricchito la ricerca culturale ed artistica condotta da Dear Onlus e Progetti Specifici per ritrarre efficacemente la complessa e delicata realtà della Neuropsichiatria Infantile, contribuendo a sensibilizzare ed a promuovere la comprensione delle potenzialità di trasformazione sociale dei contesti di cura attraverso l’arte e la cultura.

Simone Morabito, avvocato dell’arte

RITRATTI TORINESI

 

  1. Lo Studio Morabito, che ha da poco festeggiato i 50 anni, si occupa anche di Diritto dell’Arte. In quale aspetto del tuo lavoro ti identifichi maggiormente? Nell’aspetto legale e Tributario o in quello di Diritto dell’Arte?

Sì, un bel traguardo. In quell’occasione, peraltro, abbiamo celebrato l’evento commissionando un’opera ad hoc all’artista Andrea Sbra Perego, alla ribalta in questo momento. Quanto a me sono sempre stato uno spirito eclettico, per me è sfidante cercare di risolvere i quesiti legali di imprese e persone. Mi piace aiutare a realizzare le loro idee proteggendole al meglio. Posso definirmi innanzitutto un avvocato d’affari internazionale perché mi sono specializzato prima in Francia in diritto internazionale, poi in Italia in diritto civile e ho ottenuto un post graduate in USA in diritto delle transazioni internazionali. Questo è sempre stato il mio contesto lavorativo, ma da una quindicina d’anni ho incontrato la mia passione ossia l’arte e da lì ne sono nate avvincenti interazioni e quindi la mia specializzazione attuale, che mi porta a essere, oggi, uno dei pochi Avvocati dell’Arte italiani.

 

  1. Come nasce lo Studio Morabito ? Come Studio solo Tributario o anche Legale ?

Lo studio è stato fondato nel 1971 da mio padre, commercialista e revisore dei conti. Lui rimane un faro di professionalità per tutti gli aspetti tributari che ha declinato in 53 anni di professione sotto l’aspetto dell’assistenza alle imprese, enti e privati. Oltre a quella del settore tributario e societario, le sue specializzazioni sono anche la fiscalità dell’arte, ovviamente, insieme ai complicati temi di fisco agrario (per oltre 30 anni è stato consulente della Federazione Provinciale Coltivatori Diretti Torino) e di successioni. Proprio quest’ultimo aspetto mi porta a ricordare mio nonno, Simone Morabito mio omonimo, scomparso oramai da molti anni, che pur non essendo stato un professionista, è stato un importante funzionario dell’Ufficio delle Successioni di Torino, ricordato ancora oggi da molti notai di una certa età per la sua competenza e velocità di pensiero. Nel 2012, con il mio arrivo, è nato lo Studio Legale Tributario Morabito.

 

  1. Se dovessi dare una definizione di Diritto dell’Arte, quale daresti ? Oggi è diventato sempre più importante per affrontare le sfide che si presentano a livello legale e commerciale ai collezionisti ?

Il diritto dell’arte è come un grande cerchio composto da molti raggi, ognuno rappresentante un’area del diritto: il diritto dei Beni Culturali, il diritto d’autore, il diritto amministrativo, il diritto civile, il diritto internazionale, il diritto penale. Quindi è molto complesso trovare uno specialista nel tema, ma allo stesso tempo è sempre più rilevante proteggere il collezionista che spesso acquista o vende d’impulso senza conoscere le conseguenze dei propri atti.

 

  1. Cosa suggeriresti a un collezionista neofita che, per la prima volta, si affaccia al mondo dell’arte ?

Suggerirei di verificare sempre la provenienza dell’opera che sta per acquistare e di richiedere tutte le informazioni possibili. Poi di rivolgersi a un esperto.

 

  1. Necessitano di una tutela anche le gallerie d’arte e gli artisti oltre che i collezionisti? Quale fascia di artisti e gallerie accedono maggiormente ai tuoi servizi ?

Certamente assisto gallerie d’arte, case d’asta e artisti che debbono proteggere la loro attività e agire nella legalità per evitare illeciti di varia natura. La mia clientela è varia ci sono artisti e galleristi di ogni dimensione

 

  1. Vi occupate anche di fondazioni e associazioni ?

Sì, ci occupiamo anche di fondazioni e associazioni, così come tutti gli strumenti previsti dal nostro ordinamento. Ma anche di trust che è un istituto giuridico di origine anglosassone riconosciuto anche nel nostro ordinamento che spesso può essere la soluzione per problemi non direttamente regolati dal nostro legislatore.

 

  1. Il tuo rapporto personale con l’arte  e se sei anche tu un collezionista

L’arte è la mia passione. Ho imparato ad avvicinarmi a essa non soltanto spinto dalla ricerca della bellezza, ma anche perché interessato da espressioni concettuali rivoluzionarie e più sofisticate. Sono anche io collezionista certamente. Una collezione d’arte rappresenta un modo di raccontare la vita di una persona: per ogni periodo potrebbe corrispondere un’opera, per ogni sentimento una modalità espressiva, per ogni successo una tonalità di colore. In questo arte e diritto si incontrano rendono non banale la mia professione.

Mara Martellotta

 

 

 

 

 

Rock Jazz e dintorni a Torino: Antonello Venditti e Ute Lemper

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. All’Inalpi Arena arriva Gianna Nannini. Al teatro Colosseo si esibisce Giovanni Allevi.

Martedì. Al Jazz Club è di scena il Fabrizio Florio Duo. All’Inalpi Arena si esibisce Antonello

Venditti. Al teatro Colosseo l’ Ensemble Symphony Orchestra presenta “Alla scoperta di Morricone.”

All’Hiroshima Mon Amour concerto evento di raccolta fondi a favore del rifugio Massi con :Africa United, Gran Bal Dub, Luca Morino e Tate Nsongaw, Modena City Ramblers, Punkreas, Persiana Jones, Willie Peyote, Yo Yo Mundi.

Mercoledì. Al Conservatorio G. Verdi recital di Ute Lemper. Al Jazz Club “The Chicago Blues Jam!”.

Al teatro Colosseo il Dream Gospel Choir.

Giovedì. Al Blah Blah suonano gli Est Egò. Al Magazzino sul Po si esibiscono Santoianni+ Dimaggio.

Al Jazz Club è di scena il Gerotto Viviani Duo. Alla Divina commedia i Limentra rendono omaggio a Francesco Guccini. All’Osteria Rabezzana si esibisce il Vana Gierig Trio.

Venerdì. Al Jazz Club è di scena Viale Mazzini. Al Circolo Sud suonano i Mao Funk. All’Hiroshima si esibiscono i Dov’è Liana. Alla Divina Commedia sono di scena i Frankie & friends. Al Folk Club suonano Stefano Valla , Daniele Scurati e Fabio Rinaudo. Al Blah Blah è di scena Morino De West Combo3 (Mau Mau).

Sabato. Alo Ziggy suonano Ozone Dehumanizer + Golem of Gore. Al Blah Blah si esibiscono i Fucktotum. Al teatro Colosseo sono di scena i Nomadi. Al teatro Concordia di Venaria arriva Vinicio Capossela. Al Jazz Club suonano i Godfather of Soul. Alla Divina Commedia si esibiscono i QUEENtessenza. Allo Spazio 211 sono di scena i Three Second Kiss.

Domenica. Alla Divina Commedia suonano i RMN-Risonanza Magnetica. Al Jazz Club suona Enzo Ferraro Band.

Pier Luigi Fuggetta

Al Regio il Balletto dell’Opera di Tbilisi, uno Schiaccianoci con il libretto di Nina Ananiashvili

Titolo natalizio per eccellenza, “Lo Schiaccianoci”, sarà di scena al Teatro Regio di Torino dal 16 al 23 dicembre prossimi.

Protagonista il Balletto dell’Opera di Tbilisi, il libretto è di Nina Ananiashvili, direttrice del Balletto, e si basa sul racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann. La versione coreografica è firmata da Alexey Fadeechev e Nina Ananiashvili; l’Orchestra e Coro di voci bianche del Regio sono diretti da Papuna Ghvaberidze, il Coro di voci bianche è istruito dal Maestro Claudio Fenoglio.

In questa nuova versione del Balletto, l’azione si svolge in un ambiente georgiano presso la casa della famiglia Dadiani, e il parco Mtatsminda a Tbilisi. I bambini amici di Barbaré Elevan ballano intorno all’albero magico. Dopo la battaglia tra il Re dei topi e il Principe Schiaccianoci, nella Terra dei Dolci, le bambole spagnole, cinesi, francesi, indiane e russe si uniscono alla festa. I fiocchi di neve ballano il loro meraviglioso valzer. 

La magia del Natale brilla sulle punte della danza, in un capolavoro di luce e di grazia tradotte in musica, all’interno della quale sono presenti festa, meraviglia, sogno, fantasia, innamoramento e avventura.

Lo Schiaccianoci rappresenta il principale titolo del repertorio classico della celebre triade di Tchaikowskij, insieme alla Bella Addormentata e al Lago dei Cigni. Nato dalla collaborazione di Marius Petipa e di Tchaikowskij stesso, costituisce il balletto natalizio per eccellenza, dove si può sognare e dove il limite affascina e si può entrare in un magico mondo di fantasia e realtà.

Il compositore, che conosceva già l’esistenza di questo libretto di Hoffmann, non ne era molto entusiasta, in quanto trovava la storia non ben definita e difficile da realizzare teatralmente. Marius Petipa riuscì a dissuaderlo dalla sua idea, rimaneggiando il libretto e mettendo in scena il balletto al Teatro Marijnskij di San Pietroburgo, nel 1892, dopo numerose difficoltà tra le quali la malattia di Petipa, che fu affiancato negli ultimi mesi dal primo importante coreografo russo Lev Ivanov. 

La partitura de “Lo Schiaccianoci” è una delle più belle e raffinate che mai siano state composte per il balletto, in cui il compositore inserisce nuovi suoni e nuovi strumenti come la Celeste, per la variazione della Fata Confetto. Nel 1954, al Teatro alla Scala di Milano, veniva proposto come titolo per l’apertura della stagione del balletto 2018 – 2019, seguendo la coreografia di George Balanchine, di origine georgiana, presentata con grande clamore e aspettative dagli amanti della danza. Balanchine si è attenuto alla coreografia del Teatro Marijnskij, avendo lui stesso danzato in diversi ruoli nel balletto originale di Petipa – Ivanov. Nel 1964 egli lo rivisita con nuove scene e costumi.

Lo Schiaccianoci rappresenta una favola senza tempo, scritta nel 1816, ripresa da Dumas e trasformata in musica dal genio di Tchaikowskij.

Il testo di Hoffmann, da due secoli, continua ad affascinare grandi e piccini. Protagonisti sono Fritz e Marie che, come tutti i bambini, vivono con gioia i giorni del Natale. Un amico di famiglia regala loro uno schiaccianoci di legno, un oggetto all’apparenza innocuo, ma che darà vita alle più incredibili avventure che i due fratelli abbiano mai vissuto. Durante la notte, in camera di Marie, appare lo spietato Re dei topi, con sette teste e sette corone, alla guida di un esercito di roditori. Schiaccianoci prende vita, diventa Generale dei soldatini, dei tamburini e dei pupazzi di marzapane, e affronta il Re dei topi. I due bambini vengono trasportati in un mondo popolato da topi, fate, soldati, principi e principesse, in cui realtà e sogno sono indissolubilmente legati.

Per festeggiare il Natale, la ricorrenza che più di ogni altra si condivide con le persone care, il Regio propone alle famiglie un prezzo speciale di 5 euro dedicato agli Under 12, in occasione dell’ultima recita del 23 dicembre alle ore 20. Per i possessori della Regio Card Giovani è previsto uno sconto del 50% sul prezzo dei biglietti. Sono disponibili anche biglietti last minute a 10 euro, a partire dalle ore 13:00 del giorno precedente la recita.

I biglietti sono in vendita presso la biglietteria del Teatro Regio in piazza Castello 215

Telefono: 0118815557

info@teatroregio.torino.it

MARA MARTELLOTTA

“DEADHEAD”, il nuovo progetto dell’artista Yto Barrada

Fondazione Merz, in collaborazione con il MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino, presenterà nei suoi spazi espositivi “DEADHEAD”, il nuovo progetto dell’artista Yto Barrada, vincitrice del Mario Merz Prize

Da mercoledì 19 febbraio a domenica 18 maggio 2025, la Fondazione Merz presenterà, in collaborazione con il MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino, la mostra dell’artista Yto Barrada intitolata DEADHEAD, a cura di Davide Quadrio con Giulia Turconi.

Il titolo della mostra, “DEADHEAD”, rimanda alla pratica agricola di rimuovere foglie e fiori appassiti di una pianta per stimolarne la crescita. Riprendendo la metafora di un ritorno all’essenziale per liberare nuove energie, l’esposizione accoglie le opere più rappresentative della ricerca artistica di Yto Barrada, tra cui film, sculture, installazioni, tessuti e stampe, alcune delle quali appositamente realizzate per l’occasione.

Tra echi, rimandi e sperimentazioni visive presenti in mostra, Yto Barrada trae ispirazione dalla teoria del colore dell’artista, collezionista e filantropa Emily Noyes Vanderpoel (1842 – 1939), descritta nel libro “Color Problems: A Practical Manual for the Lay Student of Color” (New York, 1902). Il volume, pensato per un pubblico di donne, specialmente sarte, fioriste e decoratrici, mostrava le rivoluzionarie tavole di analisi del colore dell’autrice, dove le immagini degli oggetti sono trasformate e tradotte in griglie geometriche. Attraverso una disposizione sistematica del colore, definita “la musica della luce”, Vanderpoel ha creato dei campi relazionali in cui ogni tinta, sfumatura e ombra sono in perfetta relazione con tutte le altre.

Yto Barrada reinterpreta in maniera analoga la storia attraverso gesti contemporanei legati alla natura degli oggetti esposti. Nella serie “Color Analysis”, presentata in anteprima al MAO Museo d’Arte Orientale all’interno della mostra “Trad u/i zioni d’Eurasia” (2023-24), l’artista propone griglie di velluto tinte a mano in cui applica la tecnica di Vanderpoel per trasformare immagini che trae dalla collezione personale di antichità di Vanderpoel, dalle opere selezionate dalla collezione d’arte islamica del MAO e da un disegno di Marisa Merz. I pigmenti naturali impiegati nell’opera sono realizzati in “The Mothership”, un progetto artistico ideato da Barrada come un “eco-campus femminista” per la coltivazione, la produzione e l’apprendimento delle tinture naturali e delle tradizioni indigene radicali perdute, nel suo giardino a Tangeri in Marocco.

La mostra sarà arricchita dalla pubblicazione di un catalogo da parte della casa editrice Hopefulmonster per Fondazione Merz. La mostra “DEADHEAD” consolida il dialogo tra la Fondazione Merz e il MAO Museo d’Arte Orientale, dove il lavoro di Yto Barrada è stato presentato nell’ambito della mostra collettiva “Trad u/i zioni d’Eurasia” (2023-24).
Yto Barrada è la quarta artista a ricevere il Mario Merz Prize, premio internazionale biennale ideato con l’obiettivo di celebrare Mario Merz e individuare talenti nell’ambito artistico e musicale attraverso la commissione di un progetto espositivo e un progetto musicale inedito all’artista selezionato per ciascuna delle due categorie di concorso. La stessa edizione ha visto l’assegnazione del premio per la musica a Füsun Köksal, il cui concerto si terrà mercoledì 2 luglio 2025 negli spazi della Fondazione Merz.

19 febbraio – 18 maggio 2025
Fondazione Merz
Torino, via Limone 24

Gian Giacomo Della Porta

Al Conservatorio Giuseppe Verdi di piazza Bodoni, atteso ritorno di Ute Lemper

Mercoledì 18 dicembre, alle 20.30, presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di piazza Bodoni, atteso ritorno di Ute Lemper per l’Unione Musicale a Torino.

Ritorna all’Unione Musicale, Mercoledì 18 dicembre, alle 20.30, Ute Lemper con “Time Traveller – un viaggio nei successi di una vita”, una delle poche tappe italiane di un tour di una delle voci più complete del panorama classico internazionale.

Time Traveller, progetto del tour europeo 2024, era nato per festeggiare il sessantesimo compleanno di Ute Lemper e rappresenta un viaggio musicale e poetico che ripercorre i 45 anni della sua carriera, raccontati tramite le storie e le canzoni del suo percorso creativo.

Cantante, attrice, ballerina, per la quale Maurice Bejart ha coreografato un balletto, pittrice, attrice di cabaret e compositrice, Ute Lemper è sempre stata una figura poliedrica, che ha lasciato il segno sui palcoscenico, nei film, con i concerti dal vivo e negli album. Nel concerto di Torino accompagnerà il pubblico in una affascinante odissea musicale che attraversa epoche e continenti, un mosaico di memorie, musica e aneddoti da Weimar a Berlino, da Parigi a Londra, da New York a Buenos Aires, toccando luoghi e culture in tutto il mondo. In perfetta sintonia con i suoi musicisti, il brillante pianista Vana Gerig, il bassista Giuseppe Bassi e Mimmo Campanale alla batteria, Lemper eseguirà i classici di Kurt Weill, Astor Piazzolla e Jacques Brel, che hanno reso celebri le sue interpretazioni, ma anche alcune sue composizioni ispirate a testi di Bukowski, Neruda e Coelho, in cui si riflette con spietata onestà sul passare del tempo. Tra una canzone e l’altra non mancheranno momenti intimi, quasi confessioni sussurrate, con la caratteristica miscela di eleganza e sensualità, come la storia della telefonata di Marlene Dietrich, quando venne a sapere che Lemper veniva definita “la nuova Marlene”.

Team Traveller, che è anche un album pubblicato dalla Jazz House Records, dimostra ancora una volta che Ute Lemper non appartiene ad alcuna categoria musicale predefinita. Jazz, pop, soul, chanson …per lei i confini musicali non esistono. Grazie alla sua versalità artistica ha interpretato i brani di Kurt Weill e Bertold Brecht, cosiccome quelli di star internazionali quali Marlene Dietrich, Edith Piaf, Jacques Brel, Leo Ferrè e Jacques Prevert, Nino Rota e Astor Piazzolla, ma resta indiscutibilmente un’artista unica e indipendente.

I precedenti concerti all’Unione Musicale risalgono al 2010/2015, quest’ultimo realizzato nell’ambito del programma “Torino incontra Berlino”.

Biglietti: 25 euro intero/15 ridotto/ concerto in Conservatorio 25 euro

Si possono acquistare online sul sito www.unionemusicale.it

oppure alla biglietteria di Piazza Castello 29, a Torino

 

Mara Martellotta

Decima edizione di Xmas Comics & Games all’Oval Lingotto: Cosmic Passion

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Xmas Comics & Games ha raggiunto un grande traguardo. Il 14 e 15 dicembre 2024 l’Oval Lingotto Fiere di Torino ospita la decima edizione della grande festa natalizia per tutta la famiglia dedicata a fumetti, giochi, videogame, cosplay e cinema. Nato nel 2014 come evento di u a sola giornata riservata al mondo cosplay, Xmas Comics è diventata l’edizione invernale di Torino Comics, arrivando nel 2022 a conquistare l’Oval e raggiungendo, nel 2023, la cifra record di 25 mila visitatori, un evento che celebra non solo la cultura “nerd” ma tutto ciò che è creatività, una passione di massa che non coinvolge soltanto i giovani.

“Xmas Comics & Games è un punto di riferimento per la cultura pop – afferma Gabor Ganczer, AD di GL Events Italia, società che organizza l’appuntamento In Joint Venture con Just for Fun – il tema di quest’anno è Cosmic Passion, e incarna l’entusiasmo e la creatività che rendono questa manifestazione unica e coinvolgente per un pubblico sempre più vasto. Il manifesto ufficiale dell’evento è realizzato dal fumettista Lorenzo Pastrovicchio, in collaborazione con Luca Merli, ed è il racconto di questa grande passione universale. In un futuro immaginifico la Mole Antonelliana diventa un pianeta vivo, cuore pulsante di un universo sconfinato. Come un faro che brilla tra le stelle, la Mole irradia fasci di luce che attraversano lo spazio e invita tutti a unirsi alla grande festa natalizia. Xmas Comics diventa punto di incontro di diversi universi creativi, ognuno unico e straordinario, dai fumetti al cosplay. Le navicelle spaziali convergono verso la Mole attratte da un evento epico in cui creature provenienti da ogni angolo dell’universo si ritrovano accomunati da un appassionato cosmica e universale. Saranno due giorni di grande festa, con un’ampia area espositiva, dove trovare fumetti, gadget, oggetti da collezionare e costumi, un’area autori, dove poter incontrare fumettisti e illustratori per selfie e autografi, un palco dedicato alle competizioni cosplay e karaoke, uno spazio per gli amanti di giochi di ruolo e da tavolo e numerose postazioni d’avanguardia per il videogaming, con tornei e giochi in freeplay, e un’area entertainment, con riproduzioni di scenari e costumi da film con combattimenti con spade laser e escape room. I biglietti per la decima edizione di Xmas Comics & Games sono presenti sul sito di Vivaticket.

 

Mara Martellotta

Eugenio Battisti tra Genova e Torino

Conferenza promossa da Associazione culturale plug_in e GAM Torino

Intervengono:

Elena Volpato, conservatore collezioni GAM
Eugenia Battisti, storica dell’arte
Emanuele Piccardo, critico e storico dell’architettura / plug_in
Giorgina Bertolino, curatrice e storica dell’arte

Sabato 14 dicembre 2024, ore 11:00 – 12:30
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino
Sala Incontri piano terra

Ingresso libero fino a esaurimento posti

In occasione del centenario dalla nascita, l’Associazione culturale plug_in e la GAM di Torino dedicano una conferenza a Eugenio Battisti (Torino 1924 – Roma 1989) e al suo rapporto con le città dove ha realizzato alcuni dei suoi progetti più significativi: Genova, dove nel 1963 aveva fondato la rivista “Marcatrè” e il Museo d’Arte Contemporanea, Torino, dove nel 1965 quel Museo sarebbe diventato il Museo sperimentale, sezione della GAM e importante nucleo delle sue collezioni.

La conferenza Eugenio Battisti: sperimentare l’arte tra Genova e Torino ritorna sulla figura di questo straordinario intellettuale, per riconsegnare attenzione alla sua innovativa e pioneristica visione dell’arte e della cultura contemporanee e verificarne la continuità nel presente. L’incontro, introdotto da Elena Volpato, si apre con l’intervento di Eugenia Battisti che ripercorre la biografia e il profilo culturale di Battisti, per poi focalizzarsi sui suoi progetti genovesi, approfonditi da Emanuele Piccardo, e sui loro esiti torinesi, ricostruiti da Giorgina Bertolino a partire dai documenti conservati nell’Archivio dei Musei Civici della Fondazione Torino Musei.

Storico dell’arte e dell’architettura, Eugenio Battisti si era laureato in filosofia a Torino nel 1947, aveva studiato Storia dell’arte con Anna Maria Brizio, conseguendo la specializzazione con Lionello Venturi a Roma nel 1953. Docente di Storia dell’arte all’Università di Genova, alla Pennsylvania State University e alla North Carolina University, a partire dagli anni ’70 insegna Storia dell’architettura nelle Università di Firenze, Reggio Calabria, al Politecnico di Milano e alla Facoltà di ingegneria dell’Università di Tor Vergata a Roma. Presidente, dal 1988, dell’Associazione internazionale per gli studi sulle utopie, Eugenio Battisti ha individuato proprio nell’utopia un’area di ricerca e un campo di azione: dall’“utopia storiografica” del suo volume più noto, L’antirinascimento (c.vo) pubblicato nel 1962, all’“utopia didattica” proposta nel 1963 al suo gruppo di studenti universitari con l’istituzione del Museo d’Arte Contemporanea a Genova, fino all’“utopia realizzabile” con il Museo sperimentale della Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino.

A Genova, dove risiede dal 1962 al 1964, Eugenio Battisti insegna Storia dell’arte all’Università, fonda la rivista “Marcatrè. Notiziario di cultura contemporanea” e il 23 dicembre 1963 costituisce il Museo d’Arte Contemporanea. Nato con uno scopo didattico e concepito come un vero e proprio museo universitario, promuove conferenze, mostre, incontri con gli artisti (tra i primi, Carmi, Fontana, Castellani), e lancia un appello per la donazione di opere contemporanee. Nasce così una collezione pensata a sostegno della formazione specialistica e della promozione della contemporaneità. Aperto alla città, con le prime opere donate allestite nei foyer di due teatri genovesi, il progetto del Museo si infrange per la mancata assegnazione di una sede istituzionale permanente e migra a Torino.

Il 6 dicembre 1965, mentre è negli Stati Uniti, dove insegna alla Pennsylvania State University, Battisti firma l’atto di donazione alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino delle opere raccolte per il Museo d’Arte Contemporanea di Genova, di cui è legalmente titolare. Tra il centinaio di opere che entrano nelle collezioni della Galleria, ci sono Blurosso (1961) di Carla Accardi, Bianco, Superficie bianca (1963) di Enrico Castellani, Attese (1961) di Lucio Fontana, Cemento armato n. 29 (1961) di Giuseppe Uncini. Quando Battisti riprende la parola, in un saggio sul catalogo della mostra Museo sperimentale d’arte contemporanea, nelle sale della Galleria nell’aprile 1967, il Museo sperimentale si è arricchito di nuove opere donate ed è diventato Un’utopia realizzabile.

Immagine:

Una sala della mostra Museo sperimentale d’arte contemporanea, Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea 1967. Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei

 

Palazzo Madama. “Aiutateci a riportare a casa gli smalti!”

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Ancora una manciata di giorni per raggiungere la cifra necessaria a restituire i preziosi “smalti” trafugati nel ‘700  al “cofano” del Cardinale Guala Bicchieri

Stop al 31 dicembre

Un appello alla Città. D’altronde per i Torinesi rappresenterebbe davvero un bel regalo di Natale alla loro “Casa Comune” e al suo più celebre e antico monumento architettonico. Parliamo ovviamente della “casa dei secoli” come Guido Gozzano ebbe a definire “Palazzo Madama”, Patrimonio Mondiale dell’Umanità “Unesco”, oggi sede del “Museo Civico d’Arte Antica” e “sintesi di pietra – ancora Gozzano – di tutto il passato torinese, dai tempi delle origini, dall’epoca romana, ai giorni del nostro Risorgimento”. Un regalo che non può aspettare ormai più di tanto. Mancano infatti una decina di giorni, lo stop è fissato a martedì 31 dicembre prossimo, per aiutare “Palazzo Madama” ad acquisire i cinque “smalti di Limoges” che, in origine, decoravano uno dei più preziosi capolavori del Museo, il “cofano” (scrigno o baule da viaggio) del Cardinale Guala Bicchieri, fra le massime espressioni (opera cerniera tra il romanico e il gotico) del Duecento europeo . “Ad oggi – dicono i responsabili – abbiamo raccolto oltre 41mila Euro sui 50mila necessari” per riportare in piazza Castello, a Torino, gli “smalti” verosimilmente trafugati nel corso del XVIII secolo quando il “cofano” si trovava nella “Chiesa di Sant’Andrea” a Vercelli e poi confluiti in una collezione privata in Francia e ora in vendita presso una Galleria Antiquaria di Parigi. “Per evitare che questi preziosi frammenti vadano nuovamente dispersi, vorremmo riportarli in Piemonte e ricongiungerli al cofano da cui sono stati sottratti secoli fa”. Di qui l’appello e la campagna di “crowdfunding” lanciata da “Palazzo Madama”.

“I cinque smalti, in rame dorato e smalto ‘champlevé’ (di colore blu, verde, bianco), un ‘unicum’ dell’arte medievale – spiega Giovanni Carlo Federico Villa, direttore di ‘Palazzo Madama’ – erano originariamente fissati al retro del cofano, oggi completamente spoglio, e occupavano gli spazi tra i vari medaglioni figurati, anch’essi perduti. Questa acquisizione permetterebbe così di riposizionarli sul nostro prezioso scrigno, restituendo a quest’opera una parte del suo decoro perduto. In considerazione anche del fatto che al mondo esiste solo un altro ‘cofano di Limoges’ di queste dimensioni e di questa tipologia, nella Cattedrale di Aquisgrana, un’opera tuttavia più tarda e molto rimaneggiata in età moderna”.

Sul valore, non solo artistico, del “cofano”, dice ancora lo storico e scrittore Alessandro Barbero“Anche sotto l’aspetto storico l’opera rappresenta un ‘unicum’, dal momento che il suo proprietario, il cardinale Guala Bicchieri (Vercelli 1160 ca – Roma 1227), fu uno degli uomini politici più influenti del suo tempo, protagonista di missioni diplomatiche cruciali in Italia e in Europa per conto del pontefice Innocenzo III, che giunse a nominarlo reggente del regno di Inghilterra dopo la morte del sovrano Giovanni Senza Terra, incarico che ricoprì tra il 1216 e il 1218”. E prosegue: “L’importanza di quest’opera risiede anche nell’essere parte di una ricca collezione – costituita dal Cardinale nel corso dei suoi continui viaggi attraverso l’Europa, – che contava 104 paramenti liturgici, 80 oreficerie, 8 opere de l’Oeuvre de Limoges’, 70 anelli e 130 manoscritti, molti miniati: una raccolta di cui sono eccezionalmente sopravvissute una decina di opere, oggi divise tra ‘Palazzo Madama’, il ‘Museo Leone’ di Vercelli, il ‘Castello Sforzesco’ di Milano e la ‘Biblioteca Nazionale’ di Torino. La ricchezza di questa collezione, insieme alle importanti committenze del Cardinale – la ‘Fondazione dell’Abbazia di Sant’Andrea’ di Vercelli nel 1219 e la realizzazione di un ciclo di affreschi per l’abside della ‘Chiesa di San Martino ai Monti’’ a Roma – permettono di annoverare Guala Bicchieri nella ristretta rosa di quegli ecclesiastici di inizio Duecento che furono insieme grandi collezionisti di oggetti preziosi e committenti di importanti Fondazioni religiose”.

“Per  tutte queste ragioni – dicono ancora da ‘Palazzo Madama’ – vi chiediamo di aderire al nostro progetto e di aiutarci a riportare in Italia i cinque smalti. Dobbiamo raccogliere la somma di 50mila euro per acquistarli e ricongiungerli al ‘cofano’”.

I donatori potranno beneficiare di tutta una serie di ricompense. Compresi i vantaggi fiscali previsti dall’“Art Bonus”, la norma che consente un credito d’imposta del 65% in tre anni dell’importo donato a titolo di erogazione liberale a favore di “Fondazione Torino Musei.

Per infowww.palazzomadamatorino.it su piattaforma di “Rete del Dono”.

g.m.

Nelle foto:

–       Immagine guida campagna di crowdfunding

–       Il “cofano” Guala Bicchieri

–       Giovanni Carlo Federico Villa