Cosa succede in città- Pagina 2

Arriva Guidoio a Torino: la startup per prendere la patente 

Da Settembre i servizi di Guidoio sono attivi nella città e permetteranno agli studenti di prepararsi anche per l’esame pratico e prendere la patente in modo più accessibile, trasparente e flessibile

Guidoio, la prima startup e autoscuola digitale in Italia che si propone di rendere il percorso per ottenere la patente B più semplice, trasparente e flessibile, abbattendo i limiti economici e logistici delle autoscuole tradizionali approda a Torino.

Dopo il successo degli ultimi due anni a Milano e Varese che ha visto migliaia di studenti prendere la patente in un modo totalmente nuovo, la startup che guida questa rivoluzione arriva a Torino, permettendo agli studenti di non solo seguire tutti gli iter burocratici e formativi via app ma anche di eseguire in città le lezioni pratiche necessarie per l’esame finale.

Torino è una delle principali città italiane e rappresenta un tassello fondamentale della nostra strategia di espansione: dopo Milano e Varese, è infatti la terza città in cui abbiamo deciso di entrare. Non è una scelta casuale: Torino ha sempre avuto una forte vocazione all’innovazione e alla sperimentazione di nuovi modelli, e per noi rappresenta il luogo ideale dove far crescere una nuova idea di autoscuola. La risposta del mercato ci ha confermato questa intuizione: nei giorni che hanno preceduto il lancio abbiamo raccolto oltre 1000 registrazioni in lista d’attesa, e già nelle prime ore dall’apertura ufficiale si sono contati più di 50 iscritti. È un segnale chiaro che anche a Torino le nuove generazioni sono pronte ad abbracciare un percorso più flessibile e digitale, capace di adattarsi alle esigenze di studio, lavoro e vita quotidiana. spiega Lorenzo Mannari, co-fondatore di Guidoio

Come funziona Guidoio: Tutor AI, personalizzazione della formazione

Attraverso l’app proprietaria ogni studente che vuole prendere la patente B può gestire ogni fase del percorso direttamente dallo smartphone: dall’iscrizione alla visita medica, fino alle lezioni di teoria e di guida, con la possibilità di prenotare anche l’esame. La vera novità è il primo Tutor AI in Italia dedicato allo studio per la patente B: un assistente intelligente e multilingua che costruisce percorsi personalizzati, adattandosi al ritmo e al livello di ciascun utente.

La formazione digitale è la scelta preferita dal 90% degli iscritti, perché consente di conciliare lo studio con università, lavoro e vita quotidiana, senza vincoli di orari rigidi. Guidoio ha già accompagnato migliaia di studenti a Milano e Varese al conseguimento della patente B, con oltre 350.000 km di guide percorsi solo nel 2024.

Il progetto guarda ora all’espansione nazionale, grazie anche a una rete di partner e istruttori certificati, con l’obiettivo non solo di digitalizzare il percorso patente, ma anche di incidere sulla sicurezza stradale, visto che i neopatentati restano tra i più coinvolti negli incidenti, Guidoio vuole riportare la patente al centro dei desideri della Generazione Z, offrendo un’esperienza più moderna, flessibile e sicura.

CS

Guidoio

Guidoio, startup milanese nata nel 2023, sta rivoluzionando il processo di ottenimento della patente B

grazie a un’app innovativa che rende il percorso formativo più accessibile, trasparente e flessibile.

L’app permette agli utenti di seguire tutto l’iter burocratico e formativo da remoto, con supporto

continuo e istruttori certificati. Con un round pre-seed da 700.000 euro e piani di espansione in tutta

Italia, Guidoio mira a semplificare l’accesso alla patente per le nuove generazioni, abbattendo costi

nascosti e burocrazia.

Lingotto Musica OFF, tre concerti nella piazza del MAUTO

Il vivace complesso di attività raccolte sotto il programma di Lingotto Musica OFF prosegue dal 24 al 26 settembre prossimi, con tre concerti cameristici, tutti con inizio alle 20.30, che si inseriscono per la prima volta nel palinsesto di mostre e attività culturali del Museo Nazionale dell’Automobile. Questa nuova iniziativa, che vede la musica colta uscire dalla sua sede abituale, è stata inaugurata lo scorso luglio al museo archivio della Reale Mutua, e offrirà nel museo di piazza Unità d’Italia una vasta gamma di repertori strumentali e vocali con l’obiettivo di arricchire di punti di vista il racconto della storia dell’automobile. Protagoniste giovani formazioni e solisti di comprovato talento quali gli Ensemble Running Flutes e Des Brass Quintet, il coro G, diretto da Davide Benetti, oltre al cantautore Carlo Pestelli.

La rassegna si aprirà mercoledì 24 settembre prossimo con l’Ensemble Running Flutes, impegnato in un curioso gioco di rimandi tra diverse culture del Novecento musicale, che abbraccia l’ultima grande stagione del melodramma italiano, il ritmo indiavolato dei musical americani e le calde sonorità latine del nuevo tango e della bossa nova. Composto da ex allievi del Conservatorio di Torino, il gruppo esplorerà informazioni variabili, tutte le possibilità timbriche del flauto attraverso trascrizioni inedite, dall’Aida di Verdi all’aria pucciniana “Oh mio bambino caro” da Gianni Schicchi, dal poema sinfonico “An American in Paris” di Gershwin alla suite da “West Side Story” di Bernstein, fino alla danza spagnola da “La vita breve” di Falla e i brani Oblivion e Desafinado di Piazzolla e Jobim.

Giovedì 25 settembre sarà la volta degli ottoni del Brass Quintet, nato nel 2023 dall’incontro fra giovani musicisti provenienti da vari conservatori italiani e vincitore del concorso per giovani interpreti “Città di Chieri” nella categoria musica da camera, con repertorio originale dello stesso anno. L’Ensemble si è esibito al Festival MITO SettembreMusica e al Salone mondiale del Turismo, proponendo un impaginato ambizioso e trasversale in cui si incontrano la tradizione barocca e il melodramma, il cinema hollywoodiano e il repertorio contemporaneo, dalla fuga di sol minore BW 578 di Bach alle note del valzer di Musetta dalla Bohéme di Puccini, dai temi delle colonne sonore di film e classici di animazione firmati da Rota, Morricone, Piovani e Bruns e Williams a brani scelti dal Kinderzircus di Jan Koetsier.

A conclusione, venerdì 26 settembre, l’omaggio alla Resistenza da parte del Coro G, diretto da Davide Benetti, che si inserisce nel cartellone Note Libere, promosso dal Sistema Musica per celebrare l’ottantesimo anniversario della Liberazione d’Italia. Il coro, specializzato nel repertorio a cappella contemporaneo, con circa 160 concerti all’attivo in Italia e in Europa, offrirà un percorso musicale che intreccia storie individuali e collettive di lotta contro l’oppressione. In dialogo con il cantautore Carlo Pestelli, la formazione darà voce alle vicende di Federico Garcìa Lorca, poeta andaluso assassinato dai franchisti, e di Charles d’Orléans, rimasto prigioniero in Inghilterra per 25 anni. Ripercorrerà le tradizioni estoni censurate dal comunismo nella musica di Veljo e il coraggio di Leone Sinigallia, compositore di origine ebraica perseguitato dai nazifascisti, senza dimenticare i canti partigiani e le canzoni di Fabrizio De André, che continuano a ispirare inni alla dignità e alla libertà.
I concerti sono inclusi nel biglietto d’ingresso al Museo Nazionale dell’Automobile, in vendita online su ticket.museoauto.com.
La visita al museo è prevista a partire dalle ore 19 del giorno del concerto in esclusiva per i possessori del biglietto dei concerti.

Mara Martellotta

La Reggia di Venaria presenta Fernard Léger dal 27 settembre 

Dal 27 settembre 2025 al primo febbraio 2026 la Reggia di Venaria si prepara ad accogliere negli spazi della Sala delle Arti al primo piano un’importante mostra dal titolo “Fernard Léger!  Yves Klein, Niki de Saint Phalle, Keith Haring”, esposizione che mette in luce il legame tra Fernard Léger (1881-1955) e il movimento dei nuovi realisti, fino ad approdare alla pop art e alle successive avanguardie.
La Reggia di Venaria, dopo un triennio di collaborazioni con la Tate Gallery, rivolge ora il suo sguardo museale alla Francia, attraverso questa esposizione  co-organizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, insieme a Grand Palais RMN, ai Musées nationaux du XXe siècle des Alpes- Maritimes, in particolare al Musée d’Art Modern et d’Art Contemporaine (MAMAC) di Nizza, che si avvale della collaborazione di Manifesto Expo e MondoMostre.
A curare l’esposizione, costruita sulle collezioni dei musei  francesi  che hanno co-organizzato la mostra, è  stata Anne Doppfer, direttrice dei Musei Nazionali del XX secolo delle Alpi Marittime, con la collaborazione di Rebecca  François del MAMAC di Nizza e di Julie Gutierrez del Musée Léger di Biot.

La mostra rappresenta la terza tappa di un’esposizione che è  stata già  due volte protagonista in Francia.  L’edizione italiana si arricchisce di prestiti ulteriori, tra cui un gruppo di opere di Niki de Saint Phalle provenienti dal MAMAC di Nizza.
Sono più di trenta le opere di Léger in mostra e poste in dialogo con lavori di artisti che, a partire dagli anni Settanta, hanno dato vita a nuove avanguardie sia in Europa sia in America. In particolare l’esposizione si concentra  sul rapporto tra il maestro e il gruppo del Nouveau Réalisme, che venne fondato nel 1960 dal critico Pierre Restany e che andò  via via arricchendosi di artisti quali Arman,  César, Raymond Hains, Yves Klein e Niki de Saint Phalle.
Attraverso l’uso di materiali quotidiani e l’appropriazione poetica della realtà urbana, questi artisti si confrontarono con la società dei consumi.
L’esposizione si sviluppa secondo quattro sezioni tematiche.  La prima è intitolata “I cinque elementi” e sviluppa un’indagine sul dialogo tra colore, natura e modernità.  Già nel 1924 Fernand Léger riconosce il colore come un elemento vitale, al pari dell’acqua e del fuoco. Su questa strada proseguono i nuovi realisti, creando un’arte di gesti in dialogo con natura e società.
La seconda sezione si intitola “La vita degli oggetti” e qui emerge il ruolo centrale dell’oggetto nella ricerca di Léger e dei Nuovi realisti . Nel ’45 Léger afferma che l’oggetto deve diventare protagonista e sostituire il soggetto. Già negli anni Venti l’artista si era allontanato dalla rappresentazione mimetica, aveva liberato forme e colori e conferito agli oggetti un valore artistico autonomo.
La terza sezione intitolata “L’arte è la vita” evidenzia il rapporto di Léger con i cambiamenti sociali del suo tempo. L’artista celebra il dinamismo del mondo moderno, i nuovi stili di vita e il tempo libero che man mano conquistano le classi popolari negli anni Trenta. La stessa visione che troveremo negli anni Sessanta nelle celebri opere Nanas di Niki di Saint Phalle, allegorie ricche di colore che indicano libertà e emancipazione.
Nell’ultima sezione, dal titolo “La bellezza è  ovunque”, Léger affronta, accanto ad opere di pittura da cavalletto, opere decorative  e monumentali pensate per l’architettura,  convinto che il colore possa avere un valore sociale ma anche terapeutico.

Accanto al confronto tra Léger e i nuovi realisti, la mostra indaga in profondità anche il confronto tra l’artista e la street Art degli anni Ottanta,  con esponente  Keith Haring, che trasforma i muri di New York in spazi collettivi, confermando che l’arte non deve essere elitaria, ma accessibile a tutti. Il confronto si arricchisce di un parallelismo con la pop art americana, con artisti come Robert Indiana e May Wilson e le sperimentazioni degli anni Settanta e Ottanta di cui sono protagonisti Keith Haring a New York e Gilbert & George a Londra.

Reggia della Venaria Reale

Sala delle Arti I piano

Da sabato 27 settembre 2025 a domenica 1 febbraio 2026

Mara Martellotta

Lunga vita all’Archivio!

TORINO CITTA’ DELLA RADIO, DEL CINEMA E DELLA TELEVISIONE

Rai Teche inaugura il secondo ciclo di proiezioni di ARCHIVE ALIVE! 2025

Questo autunno riprende la rassegna di eventi Archive Alive!, la serie di incontri organizzata e promossa da Susanna Gianandrea, Responsabile della Mediateca Rai, che fa vivere l’archivio Rai, riportando alla luce materiali audiovisivi che hanno fatto la storia della televisione, e non solo.

Da non perdere l’ultimo appuntamento della rassegna Quattro passi nel delitto:

  • 29 settembre, ore 18: Jacopo Ricca, giornalista per La Repubblica e per la Rai, introduce A che punto è la notte (regia di Nanni Loy, 1994). L’evento è in collaborazione con JOB FILM DAYS 2025. In aderenza alle tematiche del festival, si approfondiranno due tipologie di lavoro legate alle indagini: una basata sulla finzione filmica, attraverso un commissario televisivo e un’altra grazie alla narrazione della reale esperienza di un giornalista investigativo.

Ecco di seguito gli appuntamenti della rassegna autunnale Quattro passi nel mistero:

  • 14 ottobre, ore 18: Franco Pezzini, saggista, introduce Il segno del comando (regia di Daniele D’anza, 1971)

  • 28 ottobre, ore 18: Chiara Meistro, iconografa, introduce La dama dei veleni (regia di Silverio Blasi, 1979)

  • 4 novembre, ore 18: Max Supporta, direttore del TOHorror Film Festival, introduce Il tram – dalla serie antologica La porta sul buio (regia di Sirio Bernadotte, pseudonimo di Dario Argento, 1973)

  • 18 novembre, ore 18: Peppino Ortoleva introduce Jekyll, la miniserie televisiva del 1969 diretta e interpretata da Giorgio Albertazzi.

Palazzo della Radio – via Verdi, 31 Torino

Ad ogni appuntamento verrà proiettato il film scelto.

L’ingresso è sempre gratuito con prenotazione obbligatoria, da effettuare scrivendo a mediateca.torino@rai.it

Archive Alive! è una rassegna che seleziona alcuni importantissimi materiali di repertorio della televisione italiana e li ricontestualizza in chiave contemporanea, grazie all’intervento di professionisti e collaborazioni con enti culturali come Archivissima! e Job Film Days, il festival cinematografico internazionale dedicato alle tematiche del lavoro e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

Questi appuntamenti serali, che registrano un altissimo numero di presenze, offrono ad appassionati di televisione, giovani studenti e curiosi la possibilità di riscoprire piccoli grandi gioielli televisivi italiani.

La mostra fotografica che racconta il giallo, il gotico e il mistero

Inaugurata il 4 febbraio 2025 e prolungata fino a dicembre, la mostra fotografica e video allestita nei locali della Mediateca ancora visibile gratuitamente è un viaggio in uno dei generi televisivi più apprezzati in Italia. L’allestimento è stato realizzato da Susanna Gianandrea, la scenografia da Rita Santin di Direzione produzione Rai.

Il percorso della mostra copre varie sale, divise in base a tematiche narrative, soggetti e generi. Tra le mura della Mediateca ci si perde tra fotografie che sono dei veri e propri reperti storici: Dario Argento e Daria Nicolodi sul set di Aspetterò (1978), Carlo Emilio Gadda che esce (o entra) dalla Direzione Generale Rai, o ancora Franco Volpi e Monica Vitti ne Il tunnel (1958). Un’intera sezione è dedicata alle donne nel giallo, partendo da Laura Storm, la prima investigatrice della televisione italiana.

Inoltre, è disponibile (ri)vedere la mostra nel suo allestimento originario di Roma (2020) nel Virtual Tour disponibile al seguente link: https://www.teche.rai.it/sulle-tracce-del-crimine-viaggio-nel-giallo-e-nero-rai/

All’ingresso della mediateca, in corrispondenza dello schermo in cui scorrono video di repertorio, è possibile consultare il catalogo Sulle tracce del crimine, edito da Rai Libri e con saggi di professionisti come Aldo Grasso e Luca Barra.

La mostra fotografica di Rai Teche sul mistero e sul crimine della televisione italiano è una chicca da non perdere per chiunque voglia immergersi nella storia, nelle storie e nei set che hanno reso questo genere uno dei più proficui del palinsesto del servizio pubblico.
Dedicare per tempo per osservare, riscoprire e ricordare persone e racconti che appartengono al nostro passato, al nostro presente e sono le basi del nostro futuro è una scelta di cui non ci si può pentire.

Beatrice Pezzella

Creatività e trasgressione, la continua “pazza idea” di Angelo Frontoni

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Alla Mole, sino al 9 marzo

Osservate, indagate, decifrate il significato intenso di ogni proposta consegnata da Angelo Frontoni. La fotografia è più complessa del cinema che inganna l’occhio con il movimento dell’oggetto e il suono della parola; la fotografia è un furto breve, è un istante di rapimento posseduto dal quale l’operatore sottrae alla vittima la sua muta confessione”, parole di Alberto Lattuada, anno 1990. Ed è una ampia carrellata, che s’inerpica su e su per la scala elicoidale, all’interno della Sala del Tempio della Mole di Antonelli, di queste fanciulle in fiore – in questi termini avrebbe parlato il regista -, quella che srotola immagini e immagini, sotto il titolo di “Pazza idea”, prodotta in proprio e realizzata dalla Fondazione del Museo del Cinema e attingendo da quel vasto patrimonio che è l’archivio Frontoni – 546.000 immagini acquisite vent’anni fa dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e dalla Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma: per la mostra se ne sono scelte 200 in rappresentanza di 62 artisti nazionali e internazionali. Chissà quante diverse mostre e differenti titoli potranno nascere da tutto quel ben di dio. Curata dal direttore Carlo Chatrian con Roberta Basano e Elena Boux, la mostra ha il giusto sottotitolo di “Oltre il ’68: icone pop nelle fotografie di Angelo Frontoni”, dove sono indicate la volontà e la scelta di restringere il campo visivo, di focalizzare una dozzina d’anni, di interessare lo sguardo esclusivamente al corpo – femminile soprattutto ma anche maschile che quegli anni di digressione e rivoluzionari avevano sdoganato -, di guardare alla carta patinata e no, alle riviste che con quelle immagini quasi triplicavano le loro vendite, agli spazi occupati su Stern, Paris Match, Sunday Times, Photo e persino Playboy americano, magari mescolando – sempre con il gusto dell’ironia una provocazione più o meno accentuata – il clima della Swinging London con i panorami agresti delle campagne intorno a Roma. Uno sguardo a fissare un’epoca piena di personaggi, taluni a consolidare un successo altri alla ricerca di una fama, obiettivi e sguardi ben lontano sempre dal voyeurismo.

L’immagine mi ha sempre attirato. Vivo d’immagini, la bellezza delle immagini le luci, le espressioni del volto umano…La realtà; la vita. Faccio il fotografo per cogliere, fissare, rubare la vita… Abbellirla, quando mi riesce”, parole di Frontoni, anno 1989, che richiamano le parole di Roberta Basano, in conferenza stampa, circa “la sua grande libertà con il mezzo espressivo”. A lui, nei decenni che vedevano attentati e sangue e atti rivoluzionari, che incrociavano gli anni di piombo, non interessavano i cortei che sfilavano per le strade e davanti ai cancelli delle fabbriche, la Storia stava da tutt’altra parte, lui continuava a cercare le luci e i volti e i corpi. Il presidente Enzo Ghigo esprime “il livello di soddisfazione altamente significativo” per l’operazione come tiene a sottolineare “l’interesse che produrrà nelle persone che quegli anni e le vicende, personali e no, delle tante interpreti di quelle immagini hanno vissuto: e anche quelli che non erano ancora nati, la mostra è in ogni modo uno spaccato della storia di casa nostra. Mentre il direttore e curatore Carlo Chatrian guarda alla “valorizzazione del patrimonio del fotografo come all’aspetto umano” nell’intento di continuare a fare ricerca, secondo le direttive della Fondazione. “Tante le immagini ma quella che guida la mostra è l’immagine di Patty Pravo, icona tra le principali del mondo di Frontoni, emblema di creatività e trasgressione, davvero artefice di una continua “pazza idea”, lei scelta un giorno, in tutta la sua fierezza, per essere avvicinata o inghiottita tra i dentoni di uno squalo, a pubblicizzare il film di Spielberg.

Era nato Frontoni nel marzo del ’29, ma altre fonti anticipano al ’26, a Roma, dove scomparve nel 2002. Primo di nove figli, abbandonò ben presto quel familiare forno Frontoni che era celebre per la “pizza romana” e sfamava l’intera famiglia, non ne sentiva alcun aggancio. Se ne volò a Parigi e dopo poco in America, sperimentando la propria tecnica del bianco e nero che lo portò al primo successo di una lunga professione: la foto di Gina Lollobrigida. Dopo quell’immagine sarebbero arrivati i tanti servizi, “firma ben riconoscibile per il suo stile barocco ai limiti dell’eccesso” – sempre concepiti nella villa di Zagarolo o nell’ampio studio di via dei Monti di Pietralata 90, nella capitale – a immortalare, con la Patty, Elsa Martinelli e Marisa Mell (anche i film di serie B andavano a pennello, l’attrice austriaca sul set di “Una sull’altra” di Lucio Fulci, 1969, ne è un esempio) e una piratesca o campagnola Loredana Bertè, le più gettonate, ma pure Jane Fonda, metallizzata sul set di “Barbarella”, Claudia Cardinale e Ornella Vanoni impellicciata, le proteste degli animalisti erano ancora di là da venire, Rossella Carrà e l’androgina Jane Birkin, Catherine Spaak avvolta nelle piume e la dimenticata Maria Grazia Buccella, il caschetto nero di Rossana Podestà (1966), all’apice del successo con “Il grande colpo dei 7 uomini d’oro” ma pronta di lì a poco ad abbandonare il marito regista Marco Vicario per le montagne e per Walter Bonatti. E ancora Raquel Welch e Mariangela Melato fotografata in abito arancio tra le scogliere di “Travolti da un insolito destino”, le sorelle Kessler ed Edvige Fenech elegante negli abiti di Rocco Barocco o nature come mamma l’ha fatta (primi anni Ottanta), sotto il segno del Capricorno – una serie legata ai segni zodiacali assolutamente da non perdere -, le sorelle Bandiera di arboriana memoria e Ira von Fürstenberg di nobili natali e Renato Zero, che forse non aveva ancora raccolto le orde dei sorcini attorno a sé ma che ci teneva a mostrarsi trasognato ai margini di una solitaria spiaggia con la “storica fidanzata” Lucy Morante. Era, più o meno, il 1979 e lui ci blandiva con “il carrozzone riprende la via / facce truccate di malinconia / tempo di piangere, no, non ce n’è / tutto continua anche senza di te”. Fine di un grande amore?

Chiuso nel capitolo “Dancing Queen” troviamo Enzo Avallone – poi Truciolo, dal nomignolo che gli affibbiò il non ancora pentastellato Beppe Grillo -, conquistatore di un quarto d’ora di successo grazie a Heather Parisi che lo volle nel ’79 accanto a sé per “Fantastico”, qui slanciato in abito immacolato contro uno di quei fondali metallici che maggiormente permettevano a Frontoni di giocare con la luce e i suoi tanti effetti. Proseguendo alla voce maschietti, l’efebiche forme di Helmut Berger tra le fresche frasche di Ischia, Visconti finissimo occhio osservatore e protettore, Fabio Testi issato poderoso su un bianco cavallo, lo sguardo di Lawrence d’Arabia prima della battaglia ma con assai meno paludamenti, Jean Sorel mollemente adagiato. A dirla tutta – sono le ospiti di due delle sei “cappelle” (più o meno “votive” ad un mondo che mostrava già parecchi scricchiolii) approntate al temine del tragitto artistico, Ilona Staller (con tanto di sussurri, e poche grida, a matrice erotica) e Moana Pozzi immersa nella tinozza; nonché Luciana Turina, che mette in (bella?) mostra il proprio fisico over size, con una (grande) tonnellata d’ironia ma certo con una qualche caduta di gusto cui anche il maestro della fotografia non ha potuto sottrarsi.

Alla Mole sino al 9 marzo, gli occhi di tutti hanno tempo e modo di sbizzarrirsi. Si prevede, nelle intenzioni degli organizzatori, una festa anni ’80, chissà dove chissà quando chissà se, e altrettanto “certo certissimo anzi probabile”, l’arrivo della icona Patty Pravo e del nipote di Frontoni, Daniele, felicissimo – ha detto – che il Museo del Cinema abbia ricordato in maniera così significativa lo zio.

Elio Rabbione

Presenze, nei lunghi anni di lavoro di Frontoni, sono stati Brigitte Bardot, Helmut Berger, Jane Fonda e Patty Pravo che della mostra “Pazza idea” è l’immagine principe.

Napoleone alla Palazzina di Caccia di Stupinigi

Domenica 21 settembre

Stupinigi con Saint Cloud, tra le residenze più amate da Napoleone e dalla sua famiglia. Il capolavoro di Filippo Juvarra, voluto dai Savoia, è stato il luogo di svago della corte imperiale e, sebbene per un tempo brevissimo, di Paolina Borghese Bonaparte, la bella e irrequieta sorella di Napoleone, venuta a Torino con il marito, il principe Camillo, governatore del Piemonte.

Domenica 21 settembre è in programma un viaggio nel periodo napoleonico per “Life, istantanee di vita di corte”, l’evento di Living History che rievoca la vita quotidiana di un momento storico particolare, dando la possibilità ai visitatori di assistere ad uno spaccato di vita ricostruito il più fedelmente possibile. Alle 15,45 una speciale visita focus consentirà di interagire con i figuranti.  

Dopo più di 200 anni, tornano personaggi e simboli che hanno popolato la Palazzina di Stupinigi, quando era residenza ufficiale di Napoleone con dame vestite di impalpabili sete, preziosi gioielli e prestanti ufficiali a mostrare il gusto e la raffinatezza della corte imperiale.

 

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Domenica 21 settembre, ore 15,45

Speciale visita focus

Prezzo attività: 5 euro + biglietto di ingresso

Durante tutta la giornata, nell’orario di apertura, “Life, instantanee di vita di corte”

Prezzo compreso nel biglietto di ingresso

Biglietto di ingresso: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Gratuito: minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Prenotazione obbligatoria per l’attività entro il venerdì precedente

(Per prenotazioni via e-mail attendere sempre una conferma scritta, controllare anche lo spam)

Giorni e orari di apertura Palazzina di Caccia di Stupinigi: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

Info: 011 6200601 stupinigi@biglietteria.ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

Nuove opportunità per i giovani a Mirafiori sud

Riceviamo e pubblichiamo un programma di nuove iniziative rivolte ai giovani

Documentario: uno strumento per raccontare la comunità

Dal 13 al 17 ottobre 2025 si terrà il workshop residenziale, pratico e teorico, sul documentario a soggetto sociale e antropologico, condotto dai tutor di YEPP Italia APS.

Tra le attività che verranno svolte sono previste: definizione dell’idea narrativa, identificazione e interviste dei protagonisti, strutturazione dello storytelling, scelta dello stile visivo, riprese video e audio, montaggio, organizzazione della restituzione alla comunità. Un’esperienza di storytelling che avrà come prodotto finale un doc sul nuovo progetto Mirafiori dopo il Mito | Arte sulla valorizzazione di Mirafiori sud attraverso l’arte internazionale in connessione con la natura, il patrimonio storico e i temi della rigenerazione urbana.

Possono candidarsi ragazzi/e maggiorenni che hanno interesse per il documentario a carattere sociale e antropologico.

Partecipazione a pagamento: 50 – la quota comprende lezioni, vitto, apparecchiature professionali per la pratica (per chi viene da fuori Torino: alloggio e trasporti locali).

La quota non comprende viaggi di andata e ritorno per Torino.

Sono disponibili borse di sostegno alla quota di partecipazione, per chi fosse interessato/a a partecipare ma in difficoltà sul pagamento della quota. Per informazioni sul sostegno, scrivere a info@fondazionemirafiori.it

ISCRIZIONE compilando il form online entro il 30 settembre – Posti limitati.

Verrà rilasciato a tutti un certificato di partecipazione

INFORMAZIONI: Andrea Serafini andrea@yepp.it

MAGGIORI INFORMAZIONI: fondazionemirafiori.it/doc-mdm-arte

Giovani: diteci la vostra!

Entro il 30 settembre è possibile partecipare all’indagine rivolta a giovani dai 16 ai 30 anni che frequentano Torino, per migliorare le attività delle Case del Quartiere e progettare iniziative più vicine agli interessi di giovani come te.

Rispondi al breve questionario relativo alla Casa nel Parco – Casa del Quartiere di Mirafiori sud per aiutarci a raccogliere opinioni, bisogni e proposte: bit.ly/3VHoy33

Diventa Youth Banker!

Entro il 31 ottobre è possibile candidarsi per entrare a far parte della YOUTH BANK della Fondazione della Comunità di Mirafiori. Il gruppo di giovani che verrà selezionato, tra i 19 e i 25 anni, avrà l’occasione di mettersi in gioco per fare la differenza all’interno della comunità, decidendo come utilizzare il fondo erogato da Fondazione Mirafiori per sostenere progetti di coetanei e migliorare il territorio di Mirafiori Sud.

Con Youth Bank si intende un nuovo modello di leadership giovanile, in cui sono i giovani a prendere le decisioni su come utilizzare fondi volti al sostegno di progetti ideati dai propri coetanei. Un’opportunità per i giovani di partecipare allo sviluppo del territorio, e di essere protagonisti del cambiamento attraverso progetti strutturati.

Cosa farai all’interno della Youth Bank?

  • Avrai il compito di ascoltare i bisogni e le idee dei tuoi coetanei

  • Entrerai a far parte di un team di giovani con cui crescere e confrontarti, prendendo insieme decisioni

  • Frequenterai un corso di formazione gratuito sui temi della progettazione sociale, gestione di fondi e analisi dei bisogni della comunità locale

  • Progetterai e scriverai il bando rivolto ad altri giovani e ti occuperai della promozione e del lancio del bando

  • Deciderai insieme agli altri YouthBanker quali progetti sostenere e finanziare 

  • Seguirai l’andamento e la visibilità dei progetti selezionati 

  • Verificherai i risultati e l’impatto sul territorio

ISCRIZIONE compilando il form online entro il 31 ottobre

INFORMAZIONI: Giulia Serracchioli g.serracchioli@fondazionemirafiori.it | 011 6825390

MAGGIORI INFORMAZIONI: fondazionemirafiori.it/youth-bank-2025

La Youth Bank di Mirafiori è un progetto sostenuto e promosso da Fondazione Mirafiori in collaborazione con YEPP Italia APS.

 

World Press Photo Exhibition torna a Torino

Accademia Albertina delle Belle Arti Torino, via Accademia Albertina 6

19 settembre 2025 – 8 dicembre 2025

World Press Photo Exhibition 2025, la più prestigiosa mostra di fotogiornalismo al mondo, torna a Torino: le 144 immagini che la compongono saranno esposte nell’ipogeo della Rotonda del Talucchi, all’Accademia Albertina delle Belle Arti, in via Accademia Albertina 6, da venerdì 19 settembre a lunedì 8 dicembre.

L’esposizione presenta i lavori di fotogiornalismo e fotografia documentaristica vincitori della 68ª edizione del concorso, firmati per le maggiori testate internazionali, come New York Times, Washington Post, Der Spiegel, Time, le agenzie France Presse, Associated Presse, Reuters, Tass: immagini che offrono una panoramica sul presente e rappresentano un’opportunità per un viaggio critico nell’attualità, affrontando questioni come conflitti, disordini politici, crisi climatica, viaggi dei migranti.

Le 144 immagini sono state selezionate tra le 59.320 scattate da 3778 fotografi provenienti da 141 paesi.

A Torino l’esposizione torna per il nono anno consecutivo ed è organizzata da Cime, Ambassador Italia della World Press Photo Foundation di Amsterdam.

L’apertura al pubblico è prevista per venerdì 19 settembre alle 16. Anche quest’anno, la mostra, che gode del patrocinio della Città di Torino, sarà accompagnata da conferenze dedicate alla fotografia e ai grandi temi dell’attualità.

 

L’edizione 2025

 

World Press Photo Contest 2025 ha coinvolto sei giurie regionali e una giuria globale, che è stata presieduta dall’italiana Lucy Conticello, direttrice della fotografia per M, il magazine di Le Monde. Il processo di selezione ha richiesto due mesi di intenso lavoro, tra gennaio e febbraio 2025.

Il concorso è stato suddiviso in sei aree geografiche: Africa, Asia Pacifica e Oceania, Europa, Nord e Centro America, America del Sud, Asia Occidentale, Centrale e Meridionale. Questo approccio regionale ha permesso di ottenere una visione e un racconto globale di ciò che accade sul nostro Pianeta. Una volta selezionati i vincitori per ogni area, si è proceduto alla scelta dei vincitori assoluti.

Quattro, invece, sono state le categorie in cui è stato suddiviso il concorso: Singole, Storie, Progetti a lungo termine Open Format, dedicata all’interazione tra fotografia e altri linguaggi.

 

«Il World Press Photo Contest rappresenta un importante riconoscimento per professionisti che lavorano in condizioni difficili ed è anche un riassunto, per quanto incompleto, dei principali avvenimenti internazionali. Come giurati, siamo andati in cerca di immagini che possano favorire il dialogo» afferma Lucy Conticello, presidente della giuria mondiale.

I fotografi selezionati nel 2025 sono originari di Bangladesh, Bielorussia, Brasile, Colombia, Corea del Sud, Germania, Spagna, Stati Uniti, Francia, Haiti, Indonesia, Iran, Iran/Canada, Italia, Myanmar, Nigeria, Palestina, Olanda, Perù/Messico, Filippine, Portogallo, Repubblica Democratica del Congo, Russia, Germania, Salvador, Sudan, Thailandia, Turchia, Regno Unito e Venezuela.

 

I vincitori

 

A vincere il titolo di World Press Photo of the Year 2025 è stata la palestinese Samar Abu Elouf con un’immagine che ritrae Mahmoud Ajjour, 9 anni, un bambino mutilato da un attacco israeliano sulla Striscia di Gaza, nel marzo 2024. Questa immagine è stata pubblicata sul New York Times.

 

Durante la fuga, Mahmoud si è voltato per esortare la famiglia a fare presto. Un’esplosione ha intercettato le braccia tese e le ha distrutte. Dopo le cure mediche, la famiglia è stata evacuata in Qatar, dove il bambino sta imparando a scrivere con i piedi. La fotografa Samar Abu Elouf è stata, invece, evacuata da Gaza nel dicembre 2023 e vive ora a Doha, nello stesso complesso di appartamenti di Mahmoud.

 

Due sono finalisti per la Foto dell’Anno del World Press Photo: richiamano l’attenzione su altre due questioni di grande attualità, l’immigrazione e il cambiamento climatico.
Lo statunitense John Moore ha vinto con “Attraversamento notturno” che testimonia il fenomeno dell’immigrazione cinese clandestina negli Stati Uniti con un’immagine di alcuni migranti che cercano di scaldarsi sotto la pioggia, dopo avere attraversato il confine del Messico. È stata scattata in California il 7 marzo 2024 per Getty Images.
Il peruviano-messicano Masuk Nolte si è classificato finalista con “Siccità in Amazzonia”, realizzata per Panos Piciture, Bertha Foundation. Rappresenta un giovane costretto a percorrere a piedi due chilometri sul letto del fiume in secca per portare cibo a sua madre che vive in un villaggio un tempo accessibile in barca. È stata scattata il 5 ottobre 2024.

Tra i temi trattati anche l’attentato a Donald Trump, la campagna elettorale in Venezuela, la violenza delle gang a Haiti, le proteste anti governative in Kenya, Georgia e Bangladesh.

Tra i progetti a lungo termine premiati c’è quello dell’unica fotografa italiana selezionata, Cinzia Canneri, che ha seguito le vite di alcune donne in fuga dal regime repressivo in Eritrea e dal conflitto in Etiopia. La bielorussa Tatsiana Chypsanava, invece, ha raccontato come una comunità maori difende la sua identità culturale in Nuova Zelanda, mentre Aliona Kardash è tornata nel suo paese d’origine, la Russia, per capire come la repressione e la propaganda abbiano trasformato le persone che sono rimaste. In America Centrale, Carlos Barrera ha documentato la violenza del governo di Nayib Bukele in Salvador, mentre Federico Ríos ha attraversato la regione selvaggia tra Panama e Colombia insieme ai migranti che rischiano la vita per arrivare negli Stati Uniti. Ancora, Ebrahim Alipoor è arrivato sulle montagne impervie del Kurdistan iraniano per conoscere le storie dei kolbar, i corrieri che trasportano illegalmente merci tra Iraq, Turchia e Iran.

Cinzia Canneri: Addis Ababa, Ethiopia. 31 October 2017.
 

La mostra a Torino

«Torino si conferma capitale culturale e civica dell’informazione visiva. Per il nono anno consecutivo, la World Press Photo Exhibition torna in città, rinnovando l’impegno a offrire uno sguardo lucido e internazionale sulle storie che definiscono il nostro tempo. Una cultura che è anche servizio pubblico – dice Vito Cramarossa, direttore di CIME, Ambassador Italia della World Press Photo Foundation di Amsterdam – Il pubblico torinese – cittadini, scuole, professionisti, famiglie – cresce di anno in anno: un segnale di comunità viva, curiosa ed esigente, consapevole del valore del giornalismo e del fotogiornalismo nel comprendere la complessità del presente. La mostra diventa così uno spazio condiviso di confronto, sensibilizzazione e partecipazione alla vita democratica».

 

Aggiunge Cramarossa: «Per la prima volta, quest’anno, la mostra approda all’Accademia Albertina di Belle Arti: una cornice che unisce arte, bellezza e responsabilità dell’informare. Per l’Accademia e per i suoi studenti è un’occasione concreta di dialogo con linguaggi, etiche e pratiche del giornalismo visivo contemporaneo. Ringraziamo la Città di Torino e l’Accademia Albertina per la collaborazione e la fiducia. Con questa edizione riaffermiamo il valore dell’informazione di qualità e delle arti come beni comuni, e rendiamo omaggio al lavoro rigoroso e coraggioso dei giornalisti e fotogiornalisti nel mondo».

 

Salvo Bitonti, direttore dell’Accademia Albertina: «La fotografia è di casa all’Accademia Albertina di Belle Arti, nelle sue collezioni storiche e nell’oggi della formazione artistica. Con grande piacere abbiamo concesso l’ipogeo della Rotonda del Talucchi alla mostra internazionale World Press Photo 2025, permettendole di essere visitata dai nostri studenti e da tutti i cittadini». 

Cos’è World Press Photo
Tutto ebbe inizio nel 1955, quando un gruppo di fotografi olandesi decise di organizzare il primo concorso internazionale World Press Photo. Da quell’iniziativa pionieristica, il concorso è cresciuto fino a diventare il più prestigioso a livello mondiale nel campo del fotogiornalismo e la mostra più visitata in assoluto. La World Press Photo Exhibition non è solo un concorso fotografico, ma una celebrazione delle storie che queste immagini riescono a raccontare, superando confini culturali e linguistici. Ogni anno, la mostra offre uno spaccato unico della storia contemporanea, permettendoci di riflettere sugli eventi e i temi cruciali del nostro tempo.

La World Press Photo Foundation è un’organizzazione indipendente e senza scopo di lucro, con sede ad Amsterdam, che si dedica a sostenere il fotogiornalismo e la fotografia documentaristica di alta qualità. L’obiettivo della fondazione è promuovere un’informazione visiva libera e accessibile, capace di offrire una comprensione più profonda del mondo contemporaneo attraverso lo sguardo dei migliori fotografi al mondo.

Quest’anno, la mostra toccherà le 60 principali città di tutti i continenti. Si stima che oltre tre milioni di persone visiteranno l’esposizione a livello globale, rendendola un evento di portata eccezionale e un’occasione imperdibile per chiunque voglia comprendere meglio le dinamiche del mondo attuale attraverso la forza evocativa delle immagini.

Attraverso il suo impegno costante, la World Press Photo continua a illuminare le storie più urgenti del nostro tempo, garantendo che le voci di chi documenta la realtà, spesso in condizioni pericolose e difficili, possano raggiungere un pubblico globale e fare la differenza.

 

La mostra aprirà al pubblico venerdì 19 settembre alle ore 16.

ORARI

Da lunedì a venerdì: 10-20.
Sabato e domenica: 10- 21.
La biglietteria chiude 30 minuti prima.