Cosa succede in città- Pagina 2

È ‘Torino riflessa’ la nuova guida che narra la città del commercio, della tradizione e dell’innovazione

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Da giovedì 19 dicembre Torino ha una nuova guida turistica, promossa dalla Città di Torino, in collaborazione con EDT, e si intitola “Torino riflessa. La città vista dalle vetrine”. Si tratta di un viaggio tra gli spazi del commercio locale che raccontano storie di resilienza, innovazione e tradizioni tramandate, svelando il volto autentico della città attraverso le vetrine dei suoi negozi, i mercati rionali, le botteghe artigianali.

“Abbiamo voluto mostrare la Città attraverso le vetrine dei negozi – ha dichiarato l’assessore al Commercio Paolo Chiavarino- per raccontare storie di tradizione, resilienza e innovazione, sottolineando l’importanza del commercio di prossimità come motore economico e pilastro della comunità. Non solo guida, ma un invito a guardare la Città che ha saputo coniugare memoria e modernizzazione con occhi nuovi. Un viaggio tra passato e presente che ci invita a riflettere sul valore delle nostre scelte di acquisto e sulla nostra capacità di valorizzare ciò che rende unica la nostra città “.

“Ci siamo sentiti a casa nello sviluppare questo progetto – ha dichiarato il direttore di EDT Angelo Pittro – perché EDT condivide lo spirito delle storie raccontate da questa guida. Siamo una casa editrice torinese fondata cinquanta anni fa dalla famiglia Peruccio e anche la nostra sede è frutto della riconversione di un’antica fabbrica. Con ‘Torino riflessa’, grazie alla scrittura ispirata di Alessandro Lamacchia e Stefano Cavallito e agli scatti di Michele d’Ottavio, abbiamo voluto dar voce alle storie nascoste dietro le vetrine, raccontando luoghi che custodiscono il valore del lavoro artigianale delle cose fatte con cura e passione.

Il progetto riesce a mettere in luce come, dal cuore elegante di Torino, con i suoi fasti barocchi e risorgimentali, alle periferie più vitali, Torino abbia mostrato più di una volta il suo talento nel cambiare pelle, mantenendo, però, una profonda connessione con il suo passato.

Le vetrine di Torino non sono solo spazi di esposizione, sono specchi del tempo capaci di riflettere le trasformazioni sociali e culturali della città. Ogni angolo ha qualche cosa da raccontare, dalle scaffalature in legno, così preziose, della storica Erboristeria della Consolata, che profuma ancora di timo serpillo, alla splendida boiserie della gioielleria Palmerio 1932, sita in via XX Settembre, un tempo sede dell’agenzia di viaggio Transatlantica Robotti, fino a via San Secondo dove le vetrine viola di un centro dentistico convivono con la grande devanture lignea con motivi neoclassici di inizio Novecento e parte degli arredi dell’attuale caffetteria Nobili.

Porta Palazzo, il mercato più grande d’Europa, rappresenta il simbolo della diversità e dell’accoglienza di Torino, come ci ricordano le Luci d’artista di Michelangelo Pistoletto “Amare le differenze”, che decorano l’Antica Tettoia dell’Orologio.

Girando per questo mercato e per gli altri che si trovano più a Nord nella città, si trovano specialità uniche come il sapone di Aleppo della Drogheria Rinaldi o i taralli fragranti del tarallificio il Covo in piazza Foroni. Nella galleria Umberto I, che si imbocca dall’esedra di Porta Palazzo, la storica Casa della Tuta, nata nel 1933, continua a vendere abiti di tradizione da lavoro ormai da generazioni. Questi mercati, più che spazi commerciali, si sono trasformati in luoghi di incontro e di vita dove tradizioni e storie si intrecciano.

Gli spazi industriali dismessi di Torino, come il Lingotto, ora polo culturale e commerciale, e il birrificio Metzger di via Catania, trasformato in birreria artigianale e sede di eventi culturali, dimostrano la straordinaria capacità della città di reinventarsi e rigenerarsi. Lo stesso accade nei piccoli negozi come la Panetteria Bertino, in via Galliari, che all’epoca delle leggi razziali salvò alcuni dei suoi clienti storici nascondendoli nei sotterranei, o alla Torrefazione Samambaia di via Madama Cristina, dove un florilegio di dolciumi testimonia storie di resilienza e passione con una fragranza di altri tempi.

‘Torino Riflessa’ sottolinea l’importanza del commercio locale non solo come motore economico, ma anche come pilastro della comunità. Nella centralissima via San Tommaso negozi come la latteria delle sorelle Bera e la Drogheria fondata da Lavazza nel 1895 raccontano un passato che si rinnova ogni giorno. Non meno significative sono le attività periferiche, come la fabbrica di vernici Zoccali, che ha saputo reinventarsi per rispondere alle attuali esigenze.

‘Torino riflessa’ è molto più di una guida, è un invito a guardare la Città con occhi nuovi, a perdersi nei suoi quartieri e a scoprire la bellezza nascosta nelle sue vetrine.

Attraverso luoghi simbolici come il San Giors, una stazione di posta rinnovata alla fine dell’Ottocento e oggi bellissimo ristorante tradizionale e locanda con “camere d’artista”, o come il grande ostello Combo, ospitato nell’antica caserma dei pompieri, il progetto conferma e rivela che la città ha saputo coniugare memoria e innovazione. Seguire l’ispirazione di ‘Torino riflessa’ rappresenta un viaggio tra passato e presente, che ci invita a riflettere sulle scelte quotidiane dei torinesi e sulla loro capacità di convogliare le energie per rendere unica la loro città.

 

Mara Martellotta

“Cuori infranti tour” di Giorgieness

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In programma il 20 dicembre, presso il CAP10100, la data torinese 

 

Giorgieness prosegue con il “Cuori infranti tour”, che porta dal vivo a Torino il nuovo album “Giorgieness e i cuori infranti”, uscito il 1° novembre per SoundToBe. Special Guest, L’evento è previsto per sabato 20 dicembre presso il CAP10100.
La special guest sarà Queen of Saba.

“Credo che per comprendere il mio mondo sia fondamentale vederlo succedere, live, occhi negli occhi – spiega Giorgieness – non esiterebbe la mia musica senza quella speciale connessione che si crea con chi l’ascolta e solo i concerti riescono a rendere reale qualcosa di impalpabile come le canzoni. Ho scritto questo album immaginandomi come sarebbe stato portarlo dal vivo e finalmente ci siamo, si comincia. Cuori infranti di tutte le latitudini, vi aspetto, sarà speciale.»

Ad aprire il live di Giorgieness ci sarà Obi, giovane artista hip hop che in 12 mesi ha vinto il premio Amnesty – Voci per la Libertà 2023 nella sezione emergenti e il premio della critica con “Attimo” e il
Deejay Onstage in agosto con “Odissea sul Divano” ed è ora fuori col singolo “Roma”.

Giorgieness presenta il nuovo album in studio, “Giorgieness e i cuori infranti”, uscito il 1° novembre 2024. Il disco è stato anticipato dai singoli “Cuori Infranti” e “Cazzate”, e include anche “Eclissi”, uscito nel 2023. L’album è stato realizzato con il sostegno del MIC e di SIAE nell’ambito del progetto del programma “Per Chi Crea”.
Giorgieness e i Cuori Infranti ha due anime che si muovono parallelamente: da una parte è un break-up album in pieno stile e dall’altra è un disco sul diventare “grandi” e iniziare a volersi
un po’ più bene. Oltre ai contenuti, che abbracciano e raccontano i piccoli grandi drammi della vita di ognuno, esteticamente Giorgia ha voluto che il disco e tutto ciò che lo circonda riprendessero
l’immaginario dell’adolescente degli anni 2000: collage, diari, glitter, telefonini, tv, stickers, e tanto tantissimo rosa.

“Mi piace l’idea di costruire un racconto attraverso le canzoni – continua Giorgieness – sono affezionata al concetto di “album” vecchio stile, così do molta importanza alla tracklist perchè permette anche a me di capire cosa è successo mentre scrivevo quei brani e come uno dopo l’altro stanno cercando di dirmi qualcosa”.

“Volevo partire da uno statement – conclude Giorgieness – un manifesto che riguardasse le persone a cui sto parlando, per poi introdurre subito l’altro tema portante dell’album. Nella parte centrale c’è tutto un esorcismo delle mie paure profonde, di tutto quello che mi ha bloccata, c’è il rapporto con mia madre e pure il mio compleanno. Mi piaceva l’idea di finire con due canzoni in profondo contrasto, proprio come sono spesso le mie emozioni. Con questo album voglio dimostrare che la gentilezza e l’amore non sono mai ridicoli, ma potenti. Le relazioni, anche le più complicate, meritano di essere vissute con coraggio. I riferimenti visivi agli anni 2000 all’adolescenza riflettono proprio questo, un periodo in cui spesso si è più vulnerabili e confusi, ma anche più veri”.

 

Mara Martellotta

Un Centro Medico al Sermig

Il Sermig festeggia 60 anni di solidarietà e apre un Centro Medico. Era il 1964 quando il ventiquattrenne Ernesto Olivero fondò a Torino il Sermig in Borgo Dora, il Servizio Missionario Giovani, per aiutare i più poveri a Torino, combattere la fame nel mondo con opere di giustizia e praticare la solidarietà verso i più bisognosi. Oggi il Sermig li aiuta in tutto il mondo. Nell’estate del 1983 un gruppo di giovani cattolici varcò la soglia del vecchio arsenale militare della città dove da oltre un secolo si fabbricavano le armi. Migliaia di persone, tutte giovani, si misero al lavoro e con un impegno enorme, gratuito, di giorno e di notte, per interi mesi, trasformarono la fabbrica di armi nell’ “Arsenale della Pace” che diventò il cuore delle attività del Sermig di Olivero. Oggi l’Arsenale della Pace è una delle realtà sociali più importanti del mondo. È presente con i suoi progetti di solidarietà in Italia e in molti altri Stati, dal Libano al Brasile, dall’Iraq al Bangladesh. Viene visitato e ammirato da capi di governo e di Stato provenienti da vari continenti.
Continua a svolgere la sua opera di assistenza nei suoi tre Arsenali, oltre a quello torinese in Borgo Dora, nell’Arsenale della Speranza in Brasile e nell’Arsenale dell’Incontro in Giordania a favore di anziani, poveri, donne e bambini. Offre un tetto per la notte, pasti, cure mediche e sostegno psicologico. Nel corso degli anni i volontari del Sermig hanno attivato oltre 3000 progetti e svolto 70 missioni in teatri di guerra. “Un sogno lungo sessanta anni, ricorda l’84enne Ernesto Olivero, ma siamo solo all’inizio. Dobbiamo fare i conti con l’eternità e con l’umanità tutta intera perché ogni uomo e donna abbia le stesse possibilità. Non è demagogia ma un semplice sogno di giustizia, ieri come oggi”. Ora il sogno del Sermig continua con la prossima apertura, grazie ad alcune donazioni, di un grande Centro Medico che sorgerà nel “Cortile dei Ciliegi” in via Andreis, sempre nelle strutture dell’ex Arsenale militare. Sarà pronto tra un anno, raddoppierà i servizi dell’attuale poliambulatorio, attivo dal 1989 e sarà a disposizione di persone e famiglie, italiane e straniere, che non possono beneficiare delle cure sanitarie di base e di visite specialistiche.                   Filippo Re

Al “FolkClub” si fa musica con “L’Usignolo”

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In avvicinamento alle Feste del Natale, al “Club” di via Perrone a Torino, si chiude la XXV Stagione con “Il Trio dell’Appennino”

Venerdì 20 dicembre, ore 21,30

Non è banale né un semplice luogo comune dire che al torinese “FolkClub” ( fra i migliori Club d’Europa di musica dal vivo, fondato sotto la Mole nel 1988 da Franco Lucà e dal 2008 passato in gestione al figlio Paolo) la XXV Stagione, ormai in zona Cesarini, abbassa le serrande in tutta bellezza. Non è banale no, dal momento che a chiudere il 2024, al “Club” di via Perrone, sarà una serata musicale, titolata “L’Usignolo”, che vedrà protagonista sul palco, venerdì 20 dicembre (dalle 21,30) la musica incantata e incantevole de “Il Trio dell’Appennino”.

Nel “menù” della serata, mazurche, valzer, ballate e alessandrine (danze di cerchio con schema fisso) dalle “Terre dell’Appennino”, territorio crocevia delle valli appenniniche comprese fra il corso dei fiumi Trebbia, Scrivia, Borbera e Staffora, (noto come “Quattro Province”) e raccontato in musica da tre artisti, “Il Trio dell’Appennino” per l’appunto, tra i più importanti nell’ambito della “musica popolare” italiana. I loro nomi: Stefano Valla suonatore di piffero, Daniele Scurati alla fisarmonica e Fabio Rinaudo, da oltre trent’anni attento studioso ed interprete della cornamusa.

Nello specifico:

Per Stefano Valla e Daniele Scurati, il piffero è accompagnato dalla fisarmonica cromatica, che nella prima parte del secolo scorso ha soppiantato la musa, la “cornamusa appenninica”. La lunga pratica di coppia ha fatto sì che i due strumenti abbiano raggiunto una straordinaria comunione, più che unica in termini sia di tecnica sia di spirito interpretativo. Da notevoli musicisti quali sono, Stefano e Daniele si pongono in continuità con il linguaggio popolare, ma fondono magistralmente la loro sensibilità contemporanea, che si traduce nella capacità di aggiungere sfumature ritmiche e armoniche ai due  strumenti tradizionali nonché di dialogare con il “jazz”, la “classica”, la “canzone d’autore”. Hanno inciso svariati “cd” e tenuto concerti nei più importanti Festival di “musica tradizionale” in Italia, in tutta Europa e in Cina.

Fabio Rinaudo, prestigioso conoscitore e studioso della cornamusa, è uno dei più rinomati interpreti italiani dello strumento. Specializzato nelle cornamuse Nord Italiane, del centro Francia e d’Irlanda, nella sua carriera ha tenuto più di 3mila concerti in Italia, Germania, Spagna, Austria, Francia, Svizzera, Belgio, Olanda, Repubblica Ceca, Scozia, Galles, Inghilterra, Irlanda, Portogallo e Canada. È il fondatore della band “Birkin Tree”, con la quale si è esibito in migliaia di concerti in Italia, Irlanda, Europa e Canada incidendo 6 cd. Ha all’attivo più di 90 lavori discografici e numerose incisioni per importanti emittenti Nazionali. Collabora attivamente e a livello mondiale con importanti musicisti di “musica antica” come Vittorio GhielmiRodney PradaCristiano Contadin e la rinomata flautista tedesca Dorothee Oberlinger. Con loro ha inciso 2 dischi e tenuto decine di concerti in prestigiosi Festival in Germania, Austria e Italia.

Ottimo finale di stagione, dunque. La prossima (incentrata sull’incontro fra tradizione ed innovazione) avrà inizio la sera (ore 21,30) di venerdì 10 gennaio con l’attesissimo concerto di Jesper Lindell, talento emergente della scena folk-rock svedese, e Scarlet Rivera, violinista leggendaria del tour “Rolling Thunder Revue” di Bob Dylan.

Per info: “FolkClub”, via Perrone 3bis, Torino; tel. 011/19215162 o www.folkclub.it

g.m.

Nelle foto: “Il Trio dell’Appennino” in esibizione

“La signora delle camelie” di Giovanni Ortoleva debutta al Teatro Astra

“La signora delle camelie” di Giovanni Ortoleva debutta il 17 dicembre al Teatro Astra, dove rimarrà in scena fino al 22 dicembre prossimo. È liberamente tratto dal romanzo di Alexander Dumas figlio. Regia e drammaturgia sono di Giovanni Ortoleva, le scene di Federico Biancalani, i costumi di Daniela De Blasio.

Prosegue la terza stagione del triennio 2022-2024 dedicato al rapporto dell’uomo con la verità, indagata attraverso la lente speciale del teatro. Dopo ‘Buchi Neri’, incentrata sul nostro rapporto con la verità scientifica e Cecità, dedicata alle verità che stanno davantinai nostri occhi ma che ci rifiutiamo di vedere, la Stagione teatrale 2024-2025 del TPE Teatro Astra si intitola Fantasmi, un invito a confrontarsi con quelle verità che ci sfuggono o che si manifestano soltanto per qualche breve istante per poi sottrarsi definitivamente alla nostra vista. Fantasmi interiori che spesso si nascondono dentro di noi, come accade con quelle verità che ci sfuggono e che ci ostiniamo a voler cercare, ma che rischiano di trasformarsi in fissazioni che ci limitano e ossessionano. Fantasmi che spesso appaiono fuori di noi, fenomeni che ci spaventano e che continuiamo a fissare con la paura e il segreto timore che non riusciremo mai a farli sparire del tutto, quali le guerre, la violenza, le crisi climatiche.

I fantasmi sono i veri personaggi della letteratura e del teatro, che permangono quali spettri nell’immaginario culturale collettivo.

Se Marguerite Gautier è effettivamente il fantasma al centro del racconto si Armand Duval, nel lavoro di Ortoleva si manifesta una forte riflessione sul fantasma di una società patriarcale, che sfoga le sue tensioni sul corpo femminile.

“La signora delle camelie” di Alexander Dumas figlio è un testo di sorprendente violenza sociale, che ha dato origine ad uno degli stereotipi femminili più intensi dell’Ottocento, diventando modello di moltissimi prodotti artistici di grande successo quali balletti, opere liriche, test teatrali e film.

Nel corso dei secoli l’amore impossibile tra Marguerite Gautier e Armand Duval ha continuato a ripetersi diventando forse il più grande mito romantico moderno, ma il romanzo di Dumas figlio è basato su un fatto vero, che ha mantenuto intatta tutta la sua brutalità, nonostante le intenzioni reazionarie e moralizzanti del suo autore. E così mentre il mito, ripetizione dopo ripetizione, si fa più stucchevole e sentimentale, “La Signora delle camelie” diventa la cronaca impietosa di un omicidio sociale, in cui la violenza classista smaschera il Romanticismo che l’ha coperta.

“Ho scelto un testo – spiega il regista e drammaturgo Giovanni Ortoleva – che mi ha sempre sconvolto per la sua ferocia cortese. La signora delle camelie non fa sconti nel raccontare la sua epoca, muovendosi tra misoginia, classicismo, privilegio, patriarcato. È una parabola che, se non si fosse travestita da storia d’amore, avrebbe potuto accendere le piazze. Roland Barthes scrive in “Miti d’oggi” che a Margherita Gautier, alienata ma servire, mancherebbe pochissimo per diventare una fonte di critica della società in cui è immersa. Era un invito troppo allettante per lasciarselo sfuggire, soprattutto “La signora delle camelie” è un testo sulla visione, sul bisogno di vedere tutto sempre di più. Penso ai prototipi di uomini del futuro creati da un’azienda americana pochi anni fa, dotati di occhi enormi per meglio consumare la miriade di immagini che abbiamo di fronte nell’ultimo secolo, in crescita esponenziale. Penso a come il bisogno spasmodico da cui Dumas è attraversato ci abbia colonizzato: vedere e avere, possedere con gli occhi. Anche la morte di Margherita è una merce da consumare. Con “La signora delle camelie”, Alexandre Dumas figlio si denuda, racconta con una sorta di incoscienza, con una limpidezza di cui evidentemente si pentirà. Il suo rapporto con le donne, l’amore e il possesso, non si fa sconti. Racconta le sue ossessioni, la sua piccolezza, si ridicolizza. L’unico desiderio che ho avuto affrontandolo è stato di non farmi sconti a mia volta, partendo dal classico e dal sapore ottocentesco e scivolando sempre più avanti a me e a noi per guardarci”.

TPE Teatro Astra – 17-22 dicembre 2024

Orari: mercoledì ore 19/giovedì ore 20/venerdì ore 21/sabato ore 19/domenica ore 17

Mara Martellotta

“New Color Lights”. Insieme l’“Accademia Albertina di Belle Arti” e la “Fondazione Chierese per il Tessile”

Un progetto – moda sostenibile, per “vestire il futuro”

Dal 19 dicembre al 19 gennaio 2025 e dal 1° al 15 febbraio 2025

Obiettivo “nobile” e non da poco: mettere in atto una sperimentazione di ricerca nell’universo moda che possa guardare ad una più equa e sostenibile visione del futuro. Il progetto didattico ed espositivo vede da tempo la collaborazione fra due realtà torinesi di assoluto prestigio nel campo del design e del “tessile”: l’“Accademia Albertina di Belle Arti” di Torino e la “Fondazione Chierese per il Tessile”. Ideata da Vincenzo Caruso, direttore del Corso di “Fashion Design” dell’“Ateneo” (presieduto da Paola Gribaudo e diretto da Salvo Bitonti), in collaborazione con i docenti Valentina Rotundo e Melanie Zefferino, l’iniziativa ha visto attivamente coinvolti oltre 40 studenti, allievi del Corso biennale di “Progettazione Artistica per l’Impresa” (con indirizzo, per l’appunto, di “Fashion Design”) che si sono attivamente dedicati allo studio e all’impiego del cosiddetto “tessuto bandera”– realizzato con fibre naturali , cotone o lino – di antica tradizione a Torino e dintorni, nei colori limitati ancora oggi ai bianchi ed écru, per  realizzare una “capsule collection” di “abiti a trapezio”, icona del guardaroba anni ’60 ideato dallo stilista Yves Saint Laurent, moderno e versatile diventato un eterno evergreen. Sul bianco ottico di questo tessuto in puro cotone, prodotto dalla “Pertile srl” con certificazione “GOTS – Global Organic Textile Standard” (il più importante stan-dard internazionale per la certificazione dei prodotti tessili realizzati con fibre naturali da agricoltura biologica), si innestano gli inserti della stessa stoffa tinta con coloranti naturali nei sette colori dell’arcobaleno, usando tecniche che gli studenti hanno sperimentato nel corso di un workshop condotto al “Museo del Tessile di Chieri”.

Gli abiti protagonisti, dalla caratteristica forma ad “A”, si trasfigurano “nell’affascinante materia del prisma – spiegano i docenti responsabili – mentre cenni di colore sapientemente studiati emergono dal bianco di ognuno dei capi, dando vita ad una totale immersione nel mondo vibrante e potente dei cromatismi. Il trapezio veste il corpo della donna, come dell’uomo, in un atto di rivelazione che, dalla sua purezza e versatilità, parla di luce e rinascita culturale. I colori dell’arcobaleno, simbolo di bellezza e diversità, ci ricordano l’importanza dell’inclusione all’interno della società”.

Gli allievi, inoltre, della scuola di “Cinema, Fotografia e Audiovisivo” diretti da Fabio Amerio, hanno documentato il work-in-progress del progetto e curato lo “shooting” fotografico, al quale hanno collaborato anche gli studenti del corso di “Trucco e maschera teatrale” di Arminda Falcione. L’iniziativa risponde concretamente alle istanze per il raggiungimento di “obiettivi chiave” (“SDG – Sustainable Development Goals”) dell’“Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” in termini di “sostenibilità dei processi, rispetto dell’ambiente, educazione di qualità, lavoro dignitoso e creativo”.

Gli esiti di questa progettazione artistica “multanime”, ovvero gli abiti e gli elaborati visivi, saranno protagonisti di un’esposizione che ha ricevuto il patrocinio della “Città Metropolitana di Torino” e della “Città di Chieri” e che si inaugurerà all’“Accademia Albertina di Belle Arti” di Torino (via Accademia Albertina 6), nell’ipogeo della “Rotonda del Talucchi”, giovedì 19 dicembre (ore 18), per protrarsi fino a mercoledì 19 febbraio 2025 (sab. dom. e festivi 10/18) e per approdare successivamente al “Museo del Tessile” di Chieri sabato 1° febbraio 2025 (via Santa Clara 6 – 10), dove resterà visibile fino a sabato 15 febbraio ( merc. e sab. 15/18, mart. 10/12).

Per info: siti web di riferimento www.albertina.academy e www.fmtessilchieri.org

G.m.

Nelle foto: “New Color Lights” immagini shooting fotografico

“Orchestrando”: l’orchestra quale metafora della società umana

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Per la stagione teatrale 2024-2025 della Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, venerdì 20 dicembre, alle ore 20.45, andrà in scena “Orchestrando” dell’Orchestra Archeia / Tecnologia Filosofica.

L’evento si intitola “Orchestrando” ed è incentrato sulla figura dell’orchestra quale metafora della società umana, dove ci si chiede cosa concorra a creare l’armonia e la partecipazione a uno stesso progetto tra più individui. Parole come diversità, appartenenza, collaborazione, contrasto, ordine e libertà fanno parte del vocabolario degli orchestrali che devono concorrere in un unico fine mantenendo forza e libertà espressiva. Tutti i musicisti di un’orchestra, durante un’esecuzione, sono coinvolti in una serie di processi sociali. Ogni componente è indispensabile, dal più capace al meno abile. Due musicisti solisti, insieme a una piccola orchestra sul palco, si esibiranno giocando con i rispettivi strumenti, oboe e contrabbasso.

La forma musicale sarà dunque, seppure in un’originale versione teatralizzata, quella del concerto solistico. Con un’orchestra ben disposta e due solisti comici le dinamiche teatrali diventeranno automaticamente musicali. Le baruffe si trasformeranno in contrasti di note e le riflessioni in elegie. Il suono, più della parola, sarà il mezzo con il quale ogni scena verrà espressa. Al contenuto si aggiungeranno una drammaturgia non invadente, un testo ove necessario, esecuzioni a cavallo tra concerto e performance, un taglio burlesco generale, semplice e sincero per far ridere e sorridere. All’oboe vi sarà Marco Amistadi e Federico Bagnasco al contrabbasso. Musiche e regia di Marco Amistadi e Federico Bagnasco; ai violini Gabriele Cervia e Maria Alejandra Peña Ramirez; Eleonora Puma al violoncello; Fiamma Kamenchtchik alla viola; l’ensemble da camera è a cura di Archeia Orchestra.

 

Gian Giacomo Della Porta

Ucraina, Bartoli: “Felice di aver portato la sindaca Karabut a testimoniare la sofferenza: la solidarietà non ha confini”

In Consiglio regionale audizione per la delegazione ucraina di Krasnokutsk

Ci uccidono perché vogliamo essere liberi”: con queste parole, la sindaca di Krasnokutsk, Iryna Karabut, ha toccato i cuori di tutti i Consiglieri regionali presenti all’incontro con la delegazione ucraina, giunta in Piemonte per ringraziare l’associazione La Memoria Viva, l’ex sindaco di Ozegna, l’attuale Consigliereregionale Sergio Bartoli della Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale, che ha fortemente voluto l’incontro, e tutta la comunità del Canavese e del Piemonte, per gli aiuti ricevuti negli anni.

Sono lieto di aver potuto organizzare questo evento: negli anni, grazie a La Memoria Viva, abbiamo inviato in Ucraina, come comune di Ozegna, oltre a numerosi carichi di aiuti umanitari, due ambulanze e uno scuolabus, donato dal comune di Pertusio, e uno zaino chirurgico, mini sala operatoria, che ho portato direttamente, attraversando a piedi, con questo zaino in spalla, la frontiera tra Polonia e Ucraina. I mezzi, in particolare, sono fondamentali anche oggi perché sono utilizzati per trasportare le persone da evacuare per il sopraggiungere del conflitto” spiega Bartoli elencando i materiali inviati nella cittadina della regione di Kharkhiv, a una manciata di chilometri, ormai, dalla linea del fronte.

Credo, infatti – chiarisce Bartoli -, che la nostra presa di coscienza di quanto sia tremenda la situazione delle persone che sono costrette a fuggire dai bombardamenti e dai combattimenti possa essere più completa ascoltando una testimonianza diretta: con la sindaca Karabut non ci siamo mai incontrati, nonostante un flusso di aiuti costante dal nostro territorio a seguito dell’opera dell’associazione La Memoria Viva, che ringrazio per la costanza e l’impegno continuo, ma è stata subito un’emozione reciproca: da sindaco so che cosa voglia dire essere in ansia costante per i propri cittadini, mentre ho compreso subito che cosa debba significare tenersi pronti a un’evacuazione di massache può essere ordinata ogni minuto”.

Continueremo ad aiutare Iryna e la sua città – afferma Bartoli -, gli oltre 29mila profughi che hanno trovato a Krasnokutsk un rifugio e che non volevano andare più a ovest, per essere pronti a tornare alle proprie case quando fosse stato possibile. Aiuteremo l’Ucraina distribuendo, in cambio di una donazione, le bambole che i bambini confezioneranno nei prossimi mesi senza possibilità di uscire e giocare. Queste bambole si chiamano Vilna, libertà, e permetteranno agli ucraini di pagarsi i materiali che servono loro evitando i costi ormai insostenibili della logistica delle spedizioni verso l’Ucraina. La solidarietà non ha confini.

Bartoli conclude:Ci tengo a ringraziare il Presidente del Consiglio Regionale, Davide Nicco, e tutto l’Ufficio di Presidenza, i Consiglieri che sono intervenuti, oltre al Comitato Diritti Umani e all’Unione Italiana Ciechi che si è occupata dell’ultima spedizione di aiuti a Krasnokutsk”.

La sindaca Karabut ha voluto omaggiare Sergio Bartoli con alcuni doni: una maglia fatta a mano e una pergamena di ringraziamento. Allo stesso modo, la sindaca ha donato al Consiglio regionale una pergamena e una ceramica dipinta a mano.

L’illustrazione di Margherita Caspani da Torino a New York

 

Alla ribalta della “Big Apple City”, fra le venti commissionate da “Palazzo Madama” per la mostra “Change!”

Il segno è nitido ed essenziale. Delicato e puro. Il racconto si muove fra la magia del “surreale” e la leggera visionarietà del “pop”. Illustrazione a tecnica mista, collage e digitale, si intitola “New Life – Recycling” (“Nuova vita – Riciclo”), a firma dell’artista milanese Margherita Caspani, ed é fra le venti illustrazioni commissionate da “Palazzo Madama” ad illustratrici e illustratori italiani riconosciuti a livello mondiale, nell’ambito dell’ampio progetto di sensibilizzazione, rivolto alla Città, sulla sfida globale della crisi climatica culminante nella mostra dal titolo esemplare di “Change! Ieri, oggi, domani. Il Po”, allestita in “Sala Senato” fino al 13 gennaio 2025. Ebbene, proprio l’opera della Caspani, nella sua elementare ma immediata chiarezza narrativa, ha messo le ali per volare oltreoceano ed essere premiata con tanto di “medaglia d’oro” (per la categoria “Illustrazione istituzionale”) dalla celebre “Society of Illustrators”, società professionale con sede nella 63rd Street di New York City, fondata nel 1901 per promuovere l’arte dell’“illustrazione” e oggi (dopo aver assorbito nel 2012 il “Museum of Comic and Cartoon Art – MoCCA”) promotrice dell’annuale “MoCCA Festival”, vetrina indipendente di “fumetti”.

“New Life – Recycling” (oggetti dismessi e di banale quotidianità trasportati “colà dove si puote” ma soprattutto si “deve”, da omini svelti e inaspettatamente forzuti che li trasportano a mano o alzandoli in alto a suon di vigorose braccia) è stata esposta nell’ambito della mostra diffusa nelle vie di Torino, tra aprile e maggio di quest’anno, in occasione della “Planet Week”, promossa dal “Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica”, in collaborazione con il programma “Connect4Climate” della “World Bank”, che ha proposto a Torino e in Piemonte una riflessione sui temi di azione climatica, economia circolare, energie rinnovabili, acqua e giovani.

La “Planet Week” ha anticipato il “G7 Clima, Energia e Ambiente”, che si è tenuto dal 28 al 30 aprile scorsi alla “Reggia di Venaria Reale” e ha posto sul tavolo la necessità di una riflessione multidisciplinare e di un filone espositivo su cui “Palazzo Madama” s’è impegnato per tutto l’anno ormai in chiusura.

La “medaglia d’oro” della “Society of Illustrators” rappresenta un illustre riconoscimento al lavoro dell’artista e anche al progetto “Change!”,e testimonia il valore dell’impegno su un tema più che mai attuale, e che “troppo spesso – sottolineano i responsabili – manca di essere al centro del dibattito pubblico e dell’attenzione di cittadinanza e istituzioni”.

La “cerimonia di premiazione” è prevista per febbraio 2025 a New York.

Si tratta di un Premio altamente prestigioso che va ad arricchire un palmarès già ricco e “di peso” per Margherita Caspani , diplomata in “Illustrazione e Animazione” presso lo “IED” di Milano e più volte premiata in concorsi internazionali promossi in Italia, piuttosto che negli States o in Cina.

I suoi progetti includono collaborazioni con clienti come “Il Sole 24 Ore”, “Acqua di Parma”, “L’Espresso”, “La Repubblica”, “La Feltrinelli”, “Internazionale”, “De Agostini”, il “FuoriSalone” e il “Piccolo Teatro”. A partire dal 2023, è “docente universitaria” presso lo “IED” di Milano.

Le è stato spesso detto che “il suo mondo interiore è oniricamente ironico” e che “il suo lavoro è nel raccontarlo”. La definizione ci convince, aggiungendo altresì che proprio nel “sogno” e nell’“ironia” (mai sguaiata) abitano spesso i segreti della “vera” arte. Di quella pagina disegnata capace di arrivare dagli occhi al cuore, per tradursi in pure emozioni, così come a stimoli garbati per concrete e chiare e impegnative riflessioni.

Gianni Milani

Nelle foto: Margherita Caspani “New Life – Recycling”, tecnica mista collage e digitale, 2024;  Margherita Caspani

Col tuo biglietto passo anche io. Giochi di prestigio in metropolitana

Scendi le scale della metropolitana, compri il biglietto, vai ai tornelli, li attraversi e come per magia si accoda qualcuno dietro che passa con te.

La prima volta che si assiste o si vive questa scena si crede che sia un’ eccezione e si e’ portati a pensare che non tutti si possono permettere il biglietto e si materializza dentro la nostra mente una giustificazione, questa pero’ solo e’ una parte della verita’. L’altra e’ che questo gioco di prestigio e’ una abitudine frequente praticata da diverse persone per viaggiare gratis. Signore ben vestite, padri con figli, ragazzoni con enormi zaini, gente ubriaca utilizza disonestamente questo metodo per non pagare il biglietto. A parte il fastidio e la paura di sentire qualcuno troppo vicino mentre si accede all’entrata della metropolitana, la sensazione di avversione di aver fatto da veicolo ad una azione illegale e’ quella che prevale. Perche’ la maggior parte delle persone comprano il biglietto e voi invece dovete passare a nostre spese? Perche’ in quel momento non si trova mai nessuno a cui poter segnalare questo abuso? Le fermate piu’ presidiate dai controlli sono Porta Nuova e Porta Susa, le altre, invece, sono perlopiu’ vuote di personale che si occupa di disciplinare e monitorare le entrate.

Gli sciacalli del trasporto pubblico prediligono le prede piu’ deboli e inoffensive come gli anziani, ma se intravedono altre opportunita’ le sfruttano con grande prontezza.

E’ vero che il biglietto e’ caro e inaccessibile per molti cittadini e questo e’ un tema su cui bisognerebbe fare una riflessione, per il resto e’ necessario aumentare i controlli e garantire alle persone che ancora comprano i biglietti per usufruire di un servizio pubblico la sicurezza di non dover subire soprusi. Il pensiero che troppo spesso ribolle oramai nella nostra mente e’ che si e’ sciocchi a seguire le regole considerato che chi non lo fa ha piu’ vantaggi, in questo caso quello di viaggiare gratis, sara’ vero?

Maria La Barbera