CRONACA- Pagina 996

“Dalla parte delle donne che resistono”, presidio mercoledì

#iostoconEddi Presidio per l’appello contro la sorveglianza speciale – 12/11
Il 12 novembre davanti al Palazzo di Giustizia di Torino alle 9:00 si terrà il presidio per chiedere il ritiro della misura di sorveglianza speciale decisa dalla procura di Torino, nei confronti di Maria Edgarda Marcucci .
Nel 2017 Maria Edgarda Marcucci è partita per la Siria, unendosi alle Ypj, unità di difese delle donne in Siria del Nord, per combattere l’isis al fianco delle donne curde. Una volta tornata in Italia, la procura di Torino e la Questura la ritengono socialmente pericolosa. Viene quindi applicata la misura di sorveglianza speciale.
Assistiamo, come spesso accade, allo scenario assurdo dove, chi combatte per la libertà, si trova privato di tale diritto.
In una sua diretta pronuncia le parole di Anna Campbell, femminista e combattente, morta ad Afrin nel marzo scorso:
“Se ami abbastanza il tuo popolo da lottare e morire per esso, allora sarai in grado di lottare o morire per tutti i popoli del mondo”
 
L’ingiustizia non cambia la sua essenza quando insorge lontana da noi. Una cosa ingiusta continua a rimanere ingiusta in ogni luogo. Ma a cambiare spesso è il nostro comportamento nei confronti di quest’ultima, quando una cosa si presenta in un luogo che reputiamo lontano dal nostro, riusciamo con più facilità ad ignorarla. Così nell’indifferenza perdiamo la nostra empatia, quando in quei luoghi, che percepiamo così lontani da noi, le persone perdono i loro diritti o la loro vita.
Come può sentirsi, una persona che lotta per la propria libertà, circondata dall’indifferenza?
Quando l’Europa e l’Italia anzichè offrire aiuto e protezione continuano a finanziare sistemi mortali nei loro confronti?!
Se fossimo al loro posto come potremmo sentirci?
Sicuramente tuttx vorremmo persone come Maria Edgarda disposte ad aiutarci. 
Mi domando come si possa giudicare una donna, con il coraggio che ha avuto Maria Edgarda Marcucci, come persona “socialmente pericolosa” quando ha lottato più volte per i diritti di altre persone o ambientali in Italia, e ha messo a rischio la sua vita per sostenere i diritti delle donne curde, in Siria.
Personalmente, da donna e cittadina di questo paese, mi sento protetta da persone come Maria Edgarda, disposte a lottare per la libertà degli altri.
 
La libertà è un concetto ancora indefinito nella nostra società. Noi ci sentiamo liberi?
Liberi di dire la verità o di difendere qualcuno da un’ingiustizia?
Si stima che più di tre persone ogni settimana vengano uccise solo per difendere l’ambiente in cui viviamo.
Quante ingiustizie passano vicino o lontano dai nostri occhi ogni giorno e quante volte ci sentiamo impotenti?
Non lasciamoci sovrastare da questo senso d’impotenza e non lasciamo che la nostra umanità venga annientata dall’indifferenza.
Uniamoci per la libertà di tuttx, contro la cultura del dominio.
Uniamoci per sostenere Maria Edgarda al processo di Torino, come farebbe lei se ci trovassimo al suo posto.
Concludo con le parole di Steve Best prese dal suo libro ”Liberazione Totale”: ” i movimenti di liberazione umana, animale e del pianeta hanno disperatamente bisogno gli uni degli altri, le debolezze e i limiti di ognuno possono essere superati solamente attraverso la forza e il contributo reciproco ”.

Vi invito a rimanere aggiornati sul profilo instagram di Maria Edgarda:

di approfondire attraverso le sue dirette Facebook e attraverso il libro ”Dove Sei?” di Roberta Lena , mamma di Eddi e di partecipare all’evento #iostoconEddi – Presidio per l’appello contro la sorveglianza speciale – 12/11
Riporto qui l’aggiornamento di oggi:
COSA POSSIAMO FARE PER EDDI?
(VERSIONE AGGIORNATA)
?Dedica una storia ad Eddi in vista del presidio!?
?Fai una storia su Facebook
(selfie, immagine, due righe di solidarietà…)
Ricordati di taggare la pagina Noi stiamo con chi combatte l’lsis (@noistiamoconchicombatteisis) e Maria Edgarda Marcucci (@mariaedgardamarcucci)
Sara Sciammaro

Ferrante Aporti: “aggressione alla Polizia Penitenziaria”

Riceviamo e pubblichiamo / “E’ pesante il bilancio dell’ennesima aggressione subita dai poliziotti penitenziari durante lo svolgimento del proprio servizio presso l’istituto Penale per minorenni di Torino”. 

Nella mattinata di lunedì , un detenuto di origine  Tunisine  ristretto presso l’istituto penale per minorenni Ferrante Aporti di Torino si rifiutava di rientrare nella sua camera detentiva, senza alcun apparente motivo aggrediva violentemente tre agenti i quali sono dovuti ricorrere alle cure del locale Pronto Soccorso riportando contusioni varie con prognosi dai 11 ai sei giorni.

Nei momenti di grande concitazione successivi al drammatico evento, il personale interessato ha riportato alla calma il detenuto ripristinando l’ordine e la sicurezza all’interno del reparto.

Il Si.N.A.P.Pe, augura una prontissima guarigione ai colleghi tristemente coinvolti e si congratula con gli stessi per la professionalità dimostrata.

Pasquale Baiano – segretario Nazionale Giustizia Minorile Si.N.A.P.Pe

La Polfer sgomina la banda di baby rapinatori

La polizia ferroviaria di Torino ha identificato i componenti di una banda considerata responsabile di rapine a bordo dei treni regionali della linea Torino-Savona. Sono sei le misure cautelari emesse, di cui quattro in carcere e per gli altri a piede libero.

Le vittime, in particolare giovani, venivano accerchiate mentre erano sedute nella carrozza; minacciate con coltelli, tubi metallici o bastoni e costrette a consegnare  denaro e gioielli e anche vestiti. Gli investigatori sono stati aiutati nell’indagine dai social network e dalle immagini di videosorveglianza, che hanno ripreso i componenti della banda durante le rapine e mentre fuggivano. I componenti della banda sono 8 magrebini e due italiani, tra i quali tre minori.

Rintracciati due latitanti tra i senza fissa dimora

Agenti del Commissariato Centro, impegnati nella identificazione di alcuni soggetti senza fissa dimora che sono soliti stazionare nel centro città, ha tratto in arresto due persone latitanti.

Attorno alle 3 di stanotte, gli uomini della Squadra Volante hanno infatti sottoposto a controllo un trentaquattrenne sudanese sorpreso a dormire sulla sede tramviaria nei pressi di Piazza Carlo Felice. L’uomo, privo dei documenti utili alla identificazione, è stato accompagnato in Questura dove, tramite il riconoscimento delle  impronte digitali, è risultato destinatario di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Novara: dovrà scontare la pena di un anno e mezzo di reclusione.

La stessa pattuglia si è imbattuta, invece in corso San Maurizio, in un giovane senegalese che, alla vista della macchina della polizia, ha cambiato direzione. Compreso che probabilmente lo stesso avesse qualcosa da nascondere, i poliziotti lo hanno fermato; anch’egli privo di documenti, già colpito dal divieto di dimora nel Comune di Torino, era  ricercato per l’esecuzione della custodia cautelare in carcere per cumulo di pene inerente a reati per  stupefacenti.

Entrambi sono stati arrestati e si trovano attualmente nel carcere Lorusso e Cutugno.

L’assessore: “Nessuna intenzione di offendere medici e infermieri”

«Sono certo che l’indicazione trasmessa dall’Unità di crisi non intendesse in nessun modo offendere o ledere il ruolo dei nostri medici e infermieri.

La Regione Piemonte, infatti, ha attivi in questo momento numerosi bandi per contrattualizzare diverse professionalità sanitarie. Incluso personale medico, che nessuno intende assumere in ruolo infermieristico. L’appello, in un momento di grande emergenza come quello in cui ci troviamo e di carenza di personale, è quello di poter contare il più possibile sul supporto di tutti per ciò che ciascuno può fare, per garantire l’assistenza ai pazienti. Mi spiace se quello che nelle intenzioni dell’Unità di crisi era un semplice appello può aver offeso la sensibilità del nostro personale sanitario, che è eccellente. Ma posso garantire che non ci sarà mai nessun atto da parte dell’Assessorato che possa snaturare la professionalità e le specifiche competenze dei nostri operatori. Come richiesto dalle organizzazioni sindacali a breve sarà predisposta una nota tecnico giuridico strutturata che farà chiarezza ed eviterà ogni equivoco che possa essere insorto».

Cosi l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, in merito alle comunicazioni dell’Unità di crisi sull’impiego del personale medico e infermieristico.

Nursing Up: “Migliaia di infermieri infettati in Italia”

Covid, Nursing Up, De Palma: «Ecatombe di infermieri contagiati negli ultimi 30 giorni in Italia. Quasi 7mila professionisti della sanità si sono infettati nell’ultimo mese. La Campania ai primissimi posti con 536 casi suddivisi nei presidi di tutte le province»

Rapporto incrociato ottenuto da una meticolosa combinazione tra i dati dell’Istituto Superiore della Sanità a quelli dell’Inail. Impietosa l’unione delle due cifre, che riscontrano perfettamente i dati forniti dal sindacato nelle ultime settimane: si sono ammalati nell’ultimo mese di emergenza pandemia ben 14.321 operatori sanitari . Oltre 1600 in più solo nelle ultime 24 ore (erano 12.719). L’Inail sostiene che gli infermieri siano, dall’inizio dell’emergenza, quasi il 50 (45,7%) dei contagiati dell’intero comparto sanità. Ma i dati Inail sono aggiornati alla fine della prima emergenza. Nella seconda ondata, la percentuale potrebbe essersi notevolmente innalzata. Numeri allarmanti. In prima linea, contro la morte, ci siamo sempre noi!»

«Dove sono le nuove assunzioni promesse e tanto attese per affrontare una battaglia che oggi sembra decisamente fuori dalla nostra portata? Soprattutto dove sono quei piani strategici di sicurezza e prevenzione che dovrebbero garantire test rapidi ogni 24 ore a tutto il personale sanitario, prima e dopo il servizio, nonché tamponi completi ogni 20 giorni?. Gli infermieri non parlano più, adesso hanno paura, è sempre più difficile farsi raccontare quanto sta accadendo. Soprattutto, secondo nostre fonti, cominciano a scarseggiare spesso anche guanti e disinfettanti. Ma nessuno ha il coraggio di dirlo apertamente. Ci arrivano alle orecchie storie di nostri infermieri addirittura minacciati riguardo a situazioni di cui, nè noi come sindacato, nè gli organi di stampa, dovremmo venire a conoscenza».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, commenta i dati di un report incrociato che il sindacato ha realizzato nelle ultime ore mettendo insieme le cifre dell’Istituto Superiore della Sanità con quelle dell’Inail.

14.321 gli operatori sanitari contagiati negli ultimi 30 giorni. Erano 12.719 solo nel giorno precedente. Lo dice proprio l’Istituto Superiore della Sanità. Questo vuol dire che in sole 24 ore abbiamo avuto 1602 casi in più. Inail sostiene che sull’intero comparto sanità, che include medici, fisioterapisti, oss, operatori socio assistenziali, personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione, gli infermieri sarebbero quasi il 50 cento degli infettati totali, quindi da sempre i più esposti al rischio».

«Non sbagliamo affatto quindi, continua De Palma, indicando in 7mila circa gli infermieri che si sono ammalati solo nell’ultimo mese, cifre abnormi, destinate inesorabilmente a scardinare completamente quelle della prima ondata del Covid.

I nostri referenti territoriali ci raccontano di una Campania allo stremo. 536 infermieri in un mese sono rimasti contagiati. Nella maggior parte dei casi dentro gli ospedali. Là, dove dovrebbero sentirsi al sicuro, vivono il caos di reparti accorpati, di colleghi senza formazione che, provenendo da lunghe esperienze no covid, si trovano letteralmente allo sbaraglio. Per non parlare di strutture che sono diventate in pochi mesi aree covid non avendo alcun requisito per sostenere il peso della trasformazione.

Prima registravamo solo episodi allarmanti nella provincia di Napoli, ora invece a preoccupare sono anche Benevento e Caserta. Nel primo caso abbiamo un dilagare di contagi nelle strutture private, nel secondo ci raccontano di tensostrutture montate all’esterno degli ospedali perchè i reparti covid sono già saturi e gli infermieri sono allo stremo.

Se le istituzioni non si svegliano , non vorremmo dover presto effettuare un nuovo terribile report, che non si limiterà solo al numero di infermieri contagiati », conclude De Palma lasciando chiaramente intendere a cosa si riferisce.

Il Referente del Nursing Up per la stampa  

Alfredo Iannaccone

Scoperte trappole per catturare animali selvatici

Dal Piemonte I Carabinieri Forestali di Mondovì, con il supporto dell’Arma territoriale di San Michele M.vì, hanno nei giorno scorsi individuato, all’interno di una proprietà privata sita nel comune di Bastia M.vì., 3 lacci costituiti da cavi di acciaio con chiusura a cappio, installati lungo una recinzione e finalizzati alla cattura di animali selvatici.


Nei pressi di uno dei congegni era inoltre presente una carcassa di volpe, morta probabilmente in seguito al soffocamento indotto dall’imprigionamento nel laccio stesso.

Nella stessa zona veniva inoltre rinvenuta una trappola a scatto per la cattura di animali selvatici, pronta a scattare e con alcuni bocconi-esca al suo interno per attrarre gli animali. Il proprietario dell’area è stato segnalato alla Procura della Repubblica di Cuneo per reati di maltrattamento a danno degli animali e di prelievo di fauna selvatica con mezzi non consentiti. Tutti i congegni sono stati sottoposti a sequestro penale.

I mezzi di cattura come quelli rinvenuti a Bastia Mondovì risultano essere vietati in quanto non agiscono selettivamente su una particolare specie e il loro impiego non si può giustificare con la finalità di contenere le specie dannose, poiché qualunque specie può venire catturata. Il codice penale inoltre ha previsto uno specifico articolo (Art. 544 ter C.P.) a tutela del sentimento verso gli animali e la cattura con questi mezzi è considerata vietata in quanto gli animali intrappolati sono sottoposti a sofferenze che conducono alla morte solo dopo molte ore di agonia.

Le Poste ampliano i centri multi servizi per le piccole imprese e i liberi professionisti

Poste Italiane radica la propria presenza sul territorio a servizio dei cittadini, espandendo la propria rete Kipoint

Presenti a Torino  3 delle 97 sedi del territorio nazionale che fanno parte della nuova rete logistica di prossimità Punto Poste, il network dedicato agli acquisti online e non solo.

I Kipoint offrono diversi servizi: il corriere espresso nazionale e internazionale, l’invio delle raccomandate, l’imballaggio e il confezionamento complementare alle spedizioni nazionali e internazionali, logistica e warehousing, ricariche telefoniche e pagamento utenze/bollettini e vendita di prodotti di cartoleria e per ufficio. Tredici di questi punti sono posizionati presso grandi stazioni, dove è offerto anche il servizio di deposito, porteraggio e il transfer del bagaglio.

I tratti distintivi della rete Kipoint derivano dal fatto di essere decentralizzata, dinamica e in grado di offrire un prodotto tailor made, su misura del cliente.

Le sedi Kipoint di Via Cibrario 32, Corso Agnelli 22 e Via Sacchi 1 si vanno ad aggiungere agli 420 Uffici Postali, 42 Centri di Distribuzione  presenti in Piemonte con l’obiettivo di rafforzare la rete capillare dell’Azienda a sostegno del territorio per contribuire allo sviluppo economico e sociale del Paese, nel segno della vicinanza ai cittadini.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito https://www.kipoint.it/.

Prorogato l’ampliamento dei dehors per dare ossigeno a bar e ristoranti

Lo scorso maggio – a seguito della grave situazione emergenziale creata dal Covid 19 che ha imposto misure restrittive che impattano sull’economia cittadina – il Consiglio Comunale aveva approvato un piano straordinario di occupazione del suolo pubblico per consentire la ripresa delle attività economiche nella stagione estiva.

La Giunta Comunale, su proposta dell’assessore al Commercio Alberto Sacco, ha deliberato di proporre al Consiglio Comunale una proroga di tale piano.

 

Per far fronte alla necessità che la ripresa delle attività avvenisse nel modo più semplice e veloce possibile, l’Amministrazione aveva deciso di offrire, in via straordinaria e temporanea, in deroga alla normativa vigente, la possibilità per i titolari di attività economiche e di esercizi pubblici di somministrazione di alimenti e di bevande di ampliare la superficie destinata alla clientela, usufruendo dello spazio pubblico, in modo tale da evitare che la necessità del mantenimento delle misure di distanziamento sociale si ripercuotesse sul volume di affari, minando la sostenibilità economica delle aziende con la massima semplificazione procedurale.

 

L’occupazione straordinaria del suolo pubblico, in base alla precedente delibera, sarebbe consentita sino al 30 novembre 2020.

 

Poiché tale forma di intervento, straordinario e sperimentale, è stato di grande sostegno all’economia della città in questa situazione di emergenza sanitaria ed economica e sociale, l’esecutivo di Palazzo Civico ha deciso di prorogare il termine del 30 novembre 2020 per gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, ritenendo opportuno consentire l’occupazione alle stesse condizioni fino alla decorrenza del novantesimo giorno successivo alla cessazione del periodo emergenziale (attualmente previsto al 31 gennaio 2021) ovvero al momento sino al 30 aprile 2021 con la possibilità, nel caso in cui permanessero condizioni di difficoltà, di prevedere un ulteriore provvedimento di Giunta che non potrà comunque estendere la proroga oltre la data del 31 dicembre 2021.

 

Per quanto riguarda invece l’occupazione straordinaria di suolo pubblico concessa alle altre attività economiche, si ritiene opportuno concedere una proroga fino alla data del 6 gennaio 2021 allo scopo di consentire la possibilità di utilizzare tali spazi per esporre addobbi natalizi, permettere l’attesa ai clienti e l’eventuale confezionamento delle merci acquistate.

 

Pusher nasconde 20 dosi di cocaina sotto la mascherina, arrestato

Ieri sera, a Rivalta, nei pressi del parcheggio di un centro commerciale, i carabinieri, impegnati nei controlli anti – Covid, hanno notato due persone che sono state controllate. 

I militari sono avvicinati per chiedere loro l’autocertificazione e hanno sorpreso uno dei due, un 29enne di Orbassano, mentre ha consegnato 3 dosi di cocaina all’altro, un 42enne del posto.
La perquisizione dello spacciatore ha permesso di trovare un ovetto di plastica contenente 20 dosi della stessa sostanza nascosta sotto la mascherina del spacciatore.
A casa, i carabinieri hanno trovato 4 grammi di crack, un bilancino di precisione e 475 euro. Lo spacciatore è stato arrestato, mentre l’acquirente è stato segnalato in Prefettura. Entrambi sono stati multati per inosservanza del divieto di mobilità.