CRONACA- Pagina 983

Polfer, controlli ai convogli merci pericolosi

A dieci anni dal terribile incidente di Viareggio, avvenuto la notte del 29 giugno 2009, nella memoria collettiva il trasporto di merci pericolose su rotaia è sempre un motivo di inquietudine. Di qui, per via di una maggiore sensibilità, gli attenti controlli che vengono effettuati dalla polizia ferroviaria. E proprio la settimana scorsa è stata interamente dedicata ai controlli ai convogli ferroviari che trasportano merci pericolose, finalizzate a prevenire situazioni che possano pregiudicarne la sicurezza nelle fasi di partenza, transito e arrivo.

I controlli nelle stazioni, predisposti dal Servizio di Polizia Ferroviaria a livello nazionale, hanno visto impegnato il Compartimento Polfer Piemonte e Valle d’Aosta nelle province di Torino, Alessandria e Verbania, dove insistono scali ferroviari adibiti alla sosta, composizione dei convogli con carrozze attrezzate al trasporto di merci pericolose, nonché raccordi con aziende di settore.
Agenti degli Uffici Polfer e della Squadra Amministrativa compartimentale, appositamente formatu in un settore che richiede elevate competenze tecniche e specialistiche, ha ispezionato 138 carri merci molti dei quali provenienti o diretti all’estero, in controlli preventivi effettuati prevalentemente prima della partenza dei treni, così da consentirne il viaggio in sicurezza, evitando di procedere all’interruzione in corsa ed alle successive complesse operazioni, come avviene invece in caso di criticità riconducibili a perdite e fuoriuscite del materiale trasportato.
Nello scalo di Alessandria smistamento, 28 i carri controllati di cui 7 trasportanti sostanze altamente tossiche, nello scalo merci di Orbassano 7 carri controllati e a Domodossola , nello scalo Domo 2, 103 carri ispezionati.
Le sanzioni amministrative comminate sono 12 ed hanno interessato 37 carri cisterna in totale, 36 carri attrezzati per il trasporto di lubrificanti, per irregolarità nella chiusura di sicurezza, mentre 1 carro per fuoriuscita e leggera colatura della sostanza tossica trasportata.
L’importo complessivo delle sanzioni è stato di euro 62.000 tra trasportatori e speditori, alcuni dei quali stranieri.
I servizi della Specialità proseguiranno nelle prossime settimane per verificare il rigoroso rispetto delle norme del Regolamento Internazionale che disciplina il trasporto di merci pericolose in ambito ferroviario.
Massimo Iaretti

Operazione antispaccio dei "falchi" della Squadra mobile

Nella giornata del 23 maggio la Questura di Torino organizzava un’operazione mirata al contrasto dello spaccio in alcune delle aree della città notoriamente afflitte dalla presenza in strada di pusher, spesso particolarmente aggressivi e resisi responsabili di comportamenti violenti, per lo più di origini centrafricane

In particolare, personale dei Falchi della Squadra Mobile arrestava M.D., cittadino senegalese classe ’82, con numerosi precedenti in materia di stupefacenti. Questi deteneva in casa dosi di crack già confezionate e pronte per lo smercio, oltre che 3.000 euro in contanti verosimilmente frutto dell’illecita attività.
Poco dopo, un’altra pattuglia dei Falchi scovava un appartamento abitato da 7 nigeriani, due dei quali (M.O. e G.O., entrambi classe ‘92) intenti a confezionare dosi di sostanza stupefacente da destinare allo spaccio. Quest’ultimi, già pregiudicati (G.O. in particolare era detenuto in carcere fino ad una settimana prima), venivano arrestati in quanto trovati in possesso di 600 g. di marijuana. Un altro inquilino, irregolare veniva accompagnato in questura per avviare il procedimento di espulsione. Nella circostanza veniva, inoltre, identificato un uomo destinatario di un provvedimento di sottoposizione a libertà controllata cui è stata applicata la relativa misura.
Nel frattempo, personale del Commissariato Centro individuava l’abitazione di un altro spacciatore nigeriano, L.O., anch’egli ventisettenne, che deteneva 1 kg di marijuana. L’uomo, intuita la presenza degli operatori, tentava una rocambolesca fuga attraverso i balconi dell’edificio ma veniva bloccato ed arrestato.
In serata, infine, un trentaduenne gambiano veniva arrestato per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio durante un servizio ad alto impatto dell’Upgsp, con la collaborazione del Reparto prevenzione crimine e del Reparto mobile. In tale contesto, si procedeva inoltre al controllo di una ventina di soggetti nigeriani che bivaccavano in zona corso Giulio Cesare/Lungo Dora Savona, dodici dei quali accompagnati in questura per essere identificati ed accertare la loro regolarità sul territorio nazionale.

Gli spacciatori ricevevano solo su appuntamento

Proseguono i servizi ‘ad alto impatto’ nei quartieri Aurora e Barriera di Milano, disposti dal comando provinciale carabinieri di Torino. Dopo i 5 arresti di 3 giorni orsono, giovedì 23 in serata è stata individuata una centrale di spaccio in un appartamento in via Biella del quartiere Aurora. Nella rete dei militari sono finiti un marocchino ed un italiano di 35 e 30 anni, arrestati per detenzione di 8 chili di hashish, suddivisi in panetti, tutti con il marchio ‘Bob’ e 155 datteri di analoga sostanza.. Il market della droga è stato localizzato dai motociclisti del Nucleo radiomobile di Torino ma per l’intervento si è fatto ricorso a carabinieri in borghese della compagnia di Venaria perché non conosciuti in zona specialmente dalle vedette (garantivano ininterrottamente l’attività criminale per tutto il giorno). Gli spacciatori ricevevano solo su appuntamento telefonico ed esclusivamente clienti da loro conosciuti per cui i carabinieri hanno fatto irruzione nell’appartamento approfittando dell’uscita di un acquirente. Per la perquisizione negli scantinati di pertinenza dell’alloggio è stato chiesto il supporto anche di un’unità cinofila della polizia di Stato che si trovava in zona per altro servizio. La coppia di pusher una volta scoperta ha cercato di evitare le porte del carcere offrendo stupefacente e seimila euro in contanti ai carabinieri per fare loro ‘chiudere un occhio’, peggiorando soltanto la loro situazione. Per questo motivo, infatti, risponderanno anche di istigazione alla corruzione.

500 studenti rivolesi sono "alpini a scuola"

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In occasione della chiusura del progetto ‘Alpini a scuola’, patrocinato dall’Associazione nazionale alpini e dal Comune di Rivoli circa 500 studenti delle scuole primarie ‘Disney’, ‘Don Milani’, ‘Vittorino da Feltre’, ‘Perone’, ‘Gozzano’, e ‘Casa del sole’ sono stati ospiti del reggimento logistico Taurinense alla caserma Ceccaroni
Accolte dal comandante del reggimento, colonnello Giulio Arseni che li ha accompagnati ad una mostra statica di mezzi e materiali gli alunni hanno assistito ad una dimostrazione pratica di tecniche militari, visitando anche nei sotterranei della caserme le celle dove vennero imprigionati alcuni combattenti durante la guerra di Liberazione. Il progetto, alla sua seconda edizione, si è concluso con una cerimonia che ha visto la partecipazione del generale di corpo d’Armata Claudio Berto, comandante delle truppe alpine, e del sindaco di Rivoli Claudio Dessì. Nel sottolineare la validità del progetto il colonnello Arseni ha ricordato come “l’entusiasmo ed il coinvolgimento nel progetto siano stati confermati dalla crescita esponenziale delle adesione da parte degli istituti scolastici locali, segno evidente di quanto profondo sia il legame tra i militari della Ceccaroni e la cittadinanza locale”.

 

A Madonna di Campagna sequestrati 20 chili di droga

Nell’ambito dei servizi di prevenzione e contrasto allo spaccio di stupefacenti – disposti dal Questore nelle aree caratterizzate da fenomeni di illegalità diffusa – un’ operazione degli agenti del Commissariato Madonna di Campagna ha consentito di sequestrare quasi 20 kg di hashish. Due i sequestri, a distanza di 24 ore l’uno dall’altro

Il 21 Maggio 2019 personale del Commissariato Madonna ha fermato in Corso Marche un cittadino marocchino di 42 anni, dopo averlo visto scambiare, in via Don Bosco, un pacco sospetto con un altro straniero, che si scoprirà poi essere un suo connazionale. Fermato alla guida di una Panda bianca, l’uomo accennava ad una fuga ma veniva definitivamente fermato in via Asiago, dopo aver urtato violentemente contro l’autovettura dei poliziotti. All’interno dell’abitacolo gli agenti rinvenivano 7 blocchi di forma rettangolare, contenenti 70 panetti di hashish, per un peso di oltre 7 kg. Ogni panetto era marchiato con la dicitura “Bob” ed una foglia di marijuana. Il giorno successivo gli investigatori rintracciavano, in via Ala di Stura, l’altro connazionale che il giorno prima gli aveva consegnato il pacco sospetto. L’uomo, 49 anni, veniva avvistato alla guida di un furgone. Anche in questa occasione, lo straniero si dava alla fuga e veniva fermato in via Adda dove, allontanatosi dal veicolo, fuggiva a piedi portando con sè una cassettina degli attrezzi lanciandola poi tra i cespugli. Dopo averlo arrestato, gli operatori recuperavano la valigetta: all’interno, 6 panetti di hashish in tutto e per tutto corrispondenti alla partite già sequestrate e quindi con lo stesso marchio identificativo. La successiva perquisizione domiciliare consentiva il rinvenimento di oltre 200 ovuli termosaldati contenenti hashish, pari a complessivi 3 kg, e panetti della stessa sostanza per un peso complessivo di quasi 10 kg, oltre ad alcuni capi di abbigliamento di provento furtivo. Lo stupefacente rinvenuto si presentava di due diverse qualità. In particolare, quello confezionato a forma di “dattero” è risultato essere più pregiato del panetto, perché contenente una maggiore percentuale di thc. Diverso anche il prezzo: circa 4.000 euro al kg per i datteri all’ingrosso, per un ricavato di almeno 30.000 euro nella vendita al dettaglio; 2.000 euro al kg, invece, per i panetti (17 kg in totale) che, una volta piazzati sul mercato, avrebbero fruttato circa 170.000 euro al dettaglio. A seguito di questa operazione, sale ad oltre 130 kg la quantità di stupefacente complessivamente sequestrata negli ultimi 15 giorni nell’ambito dell’attività di contrasto allo spaccio in città.

 

Operazione "alto impatto": altri arresti nelle zone del degrado

Proseguono i servizi ‘ad alto impatto’ nei quartieri Aurora e Barriera di Milano, disposti dal comando provinciale carabinieri di Torino. Dopo i 5 arresti di 3 giorni orsono, giovedì 23 in serata è stata individuata una centrale di spaccio in un appartamento in via Biella del quartiere Aurora. Nella rete dei militari sono finiti un marocchino ed un italiano di 35 e 30 anni, arrestati per detenzione di 8 chili di hashish, suddivisi in panetti, tutti con il marchio ‘Bob’ e 155 datteri di analoga sostanza.. Il market della droga è stato localizzato dai motociclisti del Nucleo radiomobile di Torino ma per l’intervento si è fatto ricorso a carabinieri in borghese della compagnia di Venaria perché non conosciuti in zona specialmente dalle vedette (garantivano ininterrottamente l’attività criminale per tutto il giorno). Gli spacciatori ricevevano solo su appuntamento telefonico ed esclusivamente clienti da loro conosciuti per cui i carabinieri hanno fatto irruzione nell’appartamento approfittando dell’uscita di un acquirente. Per la perquisizione negli scantinati di pertinenza dell’alloggio è stato chiesto il supporto anche di un’unità cinofila della polizia di Stato che si trovava in zona per altro servizio. La coppia di pusher una volta scoperta ha cercato di evitare le porte del carcere offrendo stupefacente e seimila euro in contanti ai carabinieri per fare loro ‘chiudere un occhio’, peggiorando soltanto la loro situazione. Per questo motivo, infatti, risponderanno anche di istigazione alla corruzione.

ARRESTATO RAPINATORE SERIALE DI SUPERMERCATI: SI COPRIVA IL VOLTO CON LA MASCHERINA DA CHIRURGO

Ha colpito in pochi giorni due supermercati della zona sud di Torino, sempre con le stesse modalità: mascherina da chirurgo, si avvicinava alle casse e, dopo aver estratto una pistola, si faceva consegnare l’incasso. Nel primo caso, gli agenti del Commissariato Mirafiori si sono attivati immediatamente estrapolando le immagini di videosorveglianza: il volto travisato non consentiva, però, l’identificazione. Saranno il modus operandi del rapinatore e gli abiti indossati a tradirlo, insieme alla preziosa collaborazione fra le forze dell’ordine. Sì perché a 2 giorni soltanto di distanza, il rapinatore verrà arrestato dal Nucleo radiomobile dei Carabinieri per un episodio analogo in un altro esercizio commerciale. Gli agenti del Commissariato, venuti a conoscenza dell’arresto, sospettano possa trattarsi della stessa persona e chiedono ai colleghi ulteriori informazioni. Sarà immediato ricondurre la prima rapina al soggetto, P.M., un italiano del 71 con precedenti per reati contro il patrimonio (tutte rapine a mano armata all’interno di supermercati): i filmati sono chiarissimi, il rapinatore è lo stesso. L’uomo, già in carcere, è stato raggiunto da un’ulteriore misura cautelare.
 
 

Sarà espulso il pregiudicato che ha staccato a morsi il dito di un agente

Il 21 maggio un pregiudicato nigeriano di 23 anni, E. I., aggrediva un agente di polizia nel corso di un’attività di foto segnalamento, staccando a morsi la prima falange dell’anulare. Immediata è stata la reazione delle Istituzioni.  L’Autorità Giudiziaria ha tempestivamente convalidato l’arrestodel nigeriano, già noto alle forze dell’ordine, disponendo la misura cautelare della custodia in carcere. Lì è stato ascoltato dallacompetente Commissione per il riconoscimento della protezione internazionale, incardinata presso la Prefettura di Torino, che haattivato un procedimento immediato di audizione del richiedente asilo. A sole 48 ore dall’aggressione, la  Commissione Territoriale ha rigettato la richiesta di protezione internazionale del cittadino nigeriano. Questi verrà espulso dal territorio nazionale in attuazione del Decreto Sicurezza (c.d. Decreto Salvini), che consente di allontanare i richiedenti asilo che commettono reati contro l’ordine e la sicurezza pubblica e non hanno più diritto alla protezione.

Abusi sessuali su minorenne, insegnante agli arresti

I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Vercelli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dall’Ufficio del GIP del Tribunale di Vercelli nei confronti di un insegnante 45enne, A.P., perché ritenuto responsabile di atti sessuali con minore, nello specifico con una sua studentessa

Le indagini hanno avuto avvio nell’aprile scorso, successivamente alla segnalazione fatta ai Carabinieri da una amica della studentessa coinvolta nella vicenda. La ragazza, venuta a conoscenza dei fatti, ne ha parlato con alcune compagne di scuola, per trovare in loro il coraggio di condividere questo terribile segreto anche con un adulto. Appena venuti a conoscenza del fatto, i genitori hanno valutato di accompagnarla dai Carabinieri della Stazione di Santhià, gli interlocutori ritenuti più adatti, perché da sempre vicini alla cittadinanza e depositari della fiducia dei santhiatesi.
Quasi contestualmente, un’altra giovane studentessa del medesimo istituto ed amica della prima, logorata dall’angoscia, delle confidenze ricevute, protetta dal segreto della notte, e persino di nascosto dai propri genitori ha contattato il centralino dei Carabinieri, e dalle tre di notte, con la voce rotta dall’ansia, ha confidato all’operatore di quelle voci di approcci da parte di un insegnante della sua scuola nei confronti di una compagna di studi, affidando al Carabiniere una situazione che era sicura dovesse essere affrontata e risolta al più presto.
Indirizzate entrambe al Comando Carabinieri di Santhià, sono state accolte dal Comandante della Stazione, Luogotenente Salvatore Lobrano e dal Maresciallo Michela Di Paola.
Entrambi i sottufficiali hanno avuto la grande capacità di mettere le testimoni a loro agio, ottenendo non solo un racconto, ma anche elementi su cui avviare una concreta attività di indagine.
La vittima, spinta dalla solidarietà delle amiche, loro prima degli altri consapevoli che quel rapporto tra lei ed il professore non rientrasse nei canoni della “normalità”, di fronte ai Carabinieri ha confermato i fatti narrati. Prima di lei, però, le ipotesi formulate avevano già trovato parziali riscontri grazie alle pronte ed accurate indagini che nel frattempo erano state avviate e portate quasi a compimento.
Dagli ulteriori approfondimenti sarebbe emerso come l’insegnante, nonostante il ruolo e l’incarico di educatore, avesse stabilito una eccessiva confidenza con la minore, che lo aveva portato successivamente a compiere atti sessuali con lei. La gravità della condotta ipotizzata a carico dell’indagato sta nel fatto che la minore, in quanto sua allieva, era, per definizione, affidata a lui per ragioni di educazione, così configurando il più grave reato di violenza sessuale su minore.
I Carabinieri della Stazione di Santhià, supportati dai colleghi della Sezione Operativa del N.O.R., diretta dal Sottotenente Luigi De Berardinis, hanno ricostruito l’intera vicenda, raccogliendo le testimonianze di alcuni studenti e di genitori, trovando chiari riscontri anche nelle attività tecniche di intercettazione telefonica, attivate nell’immediatezza dell’acquisizione della notizia di reato, nonché dalle dichiarazioni fornite da più studentesse agli operanti ed al Pubblico Ministero titolare del fascicolo, il Sostituto Procuratore della Repubblica Dottor Davide Pretti.
Gli accertamenti, infine, hanno consentito di ipotizzare la sussistenza di un rapporto “anomalo” tra l’allieva e l’insegnante, che peraltro è stato sempre concordemente descritto da tutti i suoi studenti come un professore speciale, capace di creare un clima molto positivo ed evidenziarsi per l’adozione di un atteggiamento estremamente confidenziale verso i suoi studenti; così marcatamente “amichevole” che i suoi atteggiamenti erano stati percepiti da altre studentesse come attenzioni decisamente eccessive al punto di essere vissute come avances.
Gli inquirenti, proprio perché l’indagato già in passato era stato arrestato e condannato in via definitiva per analoghi episodi, hanno ritenuto di avanzare la richiesta di misura cautelare, con la quale il GIP di Vercelli ha pienamente concordato, ritenendo di emettere la misura degli arresti domiciliari.
La Procura della Repubblica sta attualmente valutando la posizione di altri insegnanti che sembrerebbero non aver denunciato la situazione emersa, pur essendone venuti a conoscenza attraverso le confidenze di alcune studentesse che, per quanto dichiarato, sarebbero state destinatarie di approcci da parte del professore.
 
 

Incinta, investita sulle strisce da auto pirata partorisce: grave la bimba

E’ stata investita da un’auto pirata la  donna incinta, alla 38esima settimana di gravidanza, che ha dato alla luce a una bimba di 3,3 chili. Il parto è avvenuto al Cto, dove è stata allestita d’urgenza una sala operatoria per il cesareo. La neonata si trova in prognosi riservata, poiché ha riportato un forte trauma fetale ed è ricoverata, in ipotermia, in terapia intensiva neonatale. La madre ha 19 anni, ed è stata investita ad Orbassano  mentre attraversava sulle strisce. Ha  una frattura alla clavicola.