In Piemonte, secondo i dati forniti dal Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, sono 42 i positivi al Covid su 4.263 detenuti ospitati nei 13 Istituti penitenziari piemontesi; 187 sono invece gli operatori penitenziari positivi. Partendo proprio dalla situazione piemontese, il consigliere Pd Domenico Rossi ha interrogato l’assessore alla sanità Luigi Icardi sulla necessità di includere la polizia penitenziaria nella Campagna di screening anti-covid.
“Nessuna dimenticanza o lacuna rispetto alla polizia penitenziaria”- spiega l’assessore che puntualizza come non ci sia alcuna delibera di giunta da modificare. La polizia penitenziaria, pur non essendo stata citata espressamente, è ovviamente contemplata tra le Forze dell’Ordine destinatarie degli screening regionali e quindi inclusa nella somministrazione dei tamponi a disposizione delle Asl piemontesi. L’attività di screening è stata avviata, anche per la polizia penitenziaria, la scorsa primavera. In totale sono 1.552 i tamponi rapidi messi a disposizione dei distretti penitenziari, per il personale e gli ospiti delle strutture penitenziarie piemontesi. Altra cosa sono invece i tamponi che la singola amministrazione penitenziaria può richiedere, a suo carico, cosi come ogni altra azienda piemontese, nell’ambito del piano prevenzione del personale dipendente”.
“Nonostante la richiesta delle organizzazioni sindacali della Polizia Penitenziaria che denunciano la decisione di escludere, nella delibera di giunta dello scorso 3 novembre, gli agenti dagli screening per le forze dell’ordine, la Giunta non intende modificare il documento – ha dichiarato il consigliere Pd Domenico Rossi – Secondo quanto risposto dall’assessore Icardi, gli agenti di polizia penitenziaria rientrano nella categoria “polizia”. Peccato che nell’elenco di specifica ci siano tutti i corpi tranne il loro e che nei fatti, in alcune carceri piemontesi, come quello di Torino, i tamponi non siano stati effettuati dall’Asl, ma l’amministrazione penitenziaria abbia dovuto provvedere in maniera autonoma. In altri territori, invece, le aziende sanitarie hanno provveduto. Ancora un caso di confusione nella gestione della pandemia Covid-19 che colpisce un ambito molto delicato”.