Jano Gangi, un alassino amato dai torinesi

Di Pier Franco Quaglieni

Alassio è stata spesso considerata come il mare dei torinesi perché tanti di noi hanno casa ad Alassio o addirittura si sono trasferiti nella perla del Ponente per viverci e lavorare. Uno dei ritrovi più amati dai torinesi, oltre la famosa pasticceria Sanlorenzo e’ senz’altro il “Galeon“, fondato da Jano mancato ieri, il patron per eccellenza che sapeva accogliere in modo da farti sentire il suo locale sul mare come una sorta di altera domus. Tanti torinesi sono stati colpiti dalla sua morte ed e’ giusto ricordarlo anche a Torino. Jano Gangi era di origini siciliane, orgogliosamente siciliane, ma arrivato ad Alassio come tanti siciliani che scelsero preferibilmente Albenga per vivere una nuova vita di speranza, si era innamorato della Baia del Sole. Prima fu barbiere che si affermò con una straordinaria clientela di vip che lo portò a lavorare anche al Festival di Sanremo da coprotagonista di un’epoca irripetibile di cui Jano è stato uno degli ultimi testimoni.
Poi la creazione del ristorante “Galeon” , un luogo magico di Alassio, sempre accogliente con tutti. Qui d’estate con i concerti in piazza Beniscelli faceva rivivere la Dolce vita alassina, i mitici anni ‘60. Era l’unico che aveva resistito con i concerti che appartengono purtroppo al passato di Alassio, quando Balzola era davvero, insieme al Caffè Roma di Berrino , l’inventore del Muretto, un fiore all’occhiello di una città che oggi non c’è più perché la globalizzazione ha travolto quasi tutto.
Era bello cenare all’aperto, ascoltando cantanti e canzoni che facevano rivivere la spensieratezza di un mondo tramontato che coincide con la nostra giovinezza. Jano era l’anima del suo locale come lo fu un altro alassino immigrato dal Sud che gestiva il ristorante da Joseph, chiuso da tempo.
Chi ha trascorso almeno una parte delle sue estati ad Alassio non potrà dimenticare questo gentiluomo siciliano che nelle sue idee e’ stato sempre coraggiosamente controcorrente. Lo ricordo dopo le mareggiate che sapeva con prontezza ripristinare il suo locale prima di tutti e lo ricordo nei due anni di pandemia durante i quali seppe tener aperto il “Galeon” che navigava nel mare tempestoso del Covid avendo al timone un capitano esperto ed appassionato. Lo ricordo nei suoi interventi su Facebook in cui presentava alcune sue specialità, scrivendo ironicamente : io vi prendo per la gola.
E’ stato un grande lavoratore e un grande alassino che ha contribuito,  molto meglio di altri ingiustamente più famosi,  a tenere alto il nome di una “Alassio da mangiare e da bere“ davvero indimenticabile.  Stefano Pezzini e’ riuscito a parlarne in modo magistrale con commozione e anche con ironia. Il Centro “Pannunzio “ gli conferì il Premio di Alta Gastronomia “Mario Soldati” di cui Jano andava fiero.  Noi siamo certi che il “Galeon “ possa continuare a navigare in acque tranquille perche’ Jano ha lasciato un’ impronta destinata a rimanere come un “marchio di fabbrica” indelebile. Come Roberto Baldassarre fu grande protagonista della vita culturale, Jano è destinato a restare il simbolo di una Alassio che sa essere coerente con il suo passato. Non si tratta di un turismo mordi e fuggi,  quello che Jano ha accolto, ma di un turismo buono che tornava da lui con la fiducia meritata sul campo per lo stile di un’accoglienza sempre cordiale. Altri sono stati celebrati esageratamente nel campo della ristorazione,  mentre Jano ha sempre saputo offrire una cucina d’eccellenza senza fronzoli fatti di chiacchiere inutili.  Il suo ricordo e’ destinato a restare e tanti sono rimasti impietriti nel dolore alla notizia della sua morte crudele.  Io lo penso e lo penserò illuminato dal sole della sua Sicilia immortalato da Quasimodo e dal sole di Alassio di cui scrisse Arturo Graf: la solarità di Jano che va oltre il buio della morte.

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