CRONACA- Pagina 966

Ancora in prognosi riservata la donna accoltellata dal marito

Nel corso di una lite per futili motivi un  cittadino romeno di 48 anni ha  accoltellato ieri la moglie ed  è stato arrestato dai carabinieri  a Lombardore.

L’accusa è  tentato omicidio. La donna, 45 anni, è stata subito ricoverata, ed è ancora  in prognosi riservata, all’ospedale di Ciriè.

Il 48enne è stato arrestato e portato nel carcere di Ivrea.

Circuiva anziani, facendosi donare interi patrimoni

Era ricercato da settimane: M.E., romeno del ’77, era stato condannato con sentenza definitiva e su di lui pendeva un mandato di cattura, ma era introvabile. Sapeva di dover scontare oltre 3 anni di carcere per circonvenzione d’incapaci, aggravata e continuata, e aveva fatto perdere le sue tracce da tempo, trasferendosi in un’altra regione.

     Le sue vittime erano sempre le stesse: persone anziane, fragili emotivamente, benestanti. Una di loro, di 79 anni, provata fisicamente e psicologicamente da una serie di lutti in famiglia, era stata “agganciata” dall’uomo, inquilino di un suo alloggio nel quartiere Mirafiori. Prima se l’era fatta amica, la ospitava a casa, le raccontava della sua famiglia; in un’occasione le aveva fatto conoscere la fidanzata. Intanto, non solo non pagava le rate dell’affitto, ma con  varie scuse si faceva prestare soldi dall’anziana, sempre di più, e con metodi dapprima gentili, poi sempre più insistenti.

    La vittima, inizialmente, fidandosi dell’uomo e quasi intenerita dalle sue tristi vicende familiari (tutte rigorosamente inventate), lo aiutava con somme sempre più elevate. Quando, però, sono iniziati i dubbi della signora, il cittadino rumeno ha iniziato a dapprima con offese e insulti gratuiti, minacciando di prenderla a schiaffi se non gli avesse più consegnato denaro. Dalle parole è passato poi ai fatti: iniziano infatti le percosse, e infine le minacce più brutte per la donna, quelle di fare del male ai nipotini.

E così la povera signora, ormai terrorizzata, continuava a versare al rumeno cifre sempre più elevate, fino ad azzerare il suo conto in banca. Tutti i suoi risparmi, quasi 100.000 euro, erano spariti, tanto che la donna era costretta a chiedere piccole somme per mangiare alle figlie. Queste, insospettite, hanno controllato il conto della madre, scoprendo tutto. Da qui indagini e processo, che si conclude in breve tempo con la condanna a 3 anni e 2 mesi. Ma il rumeno fa perdere le sue tracce.

    Questo fino alla giornata di ieri, quando la pattuglia del commissariato Mirafiori, che lo cercava da giorni, monitorando i profili social dell’uomo e stampando una sua foto recente, fa il giro della zona che lui in passato frequentava, nei pressi degli ultimi indirizzi noti. L’uomo si trova in città per incontrare dei parenti in occasione delle festività natalizie. Da alcuni vicini, le prime informazioni utili. I poliziotti lo trovano, dopo vari tentativi, in un appartamento al settimo piano di Corso Orbassano. Stavolta il malfattore sconterà definitivamente la sua pena.

Viola divieto di vedere il figlio e si azzuffa con il compagno della ex

Ieri, gli agenti della Polizia Commerciale della Polizia Municipale, mentre transitavano  in piazza Polonia durante un servizio ordinario in abiti civili, sono stati attirati dalle urla provenienti  dal parcheggio dell’ospedale “Regina Margherita”, dove due uomini si stavano spintonando in maniera energica di fianco a un’automobile.

Quando le urla e gli spintoni sono degenerati in una vera e propria colluttazione, i civich si sono qualificati e sono intervenuti per separare i due uomini. Gli agenti hanno rilevato che all’interno dell’auto di fianco a loro erano seduti una donna e un bambino e, successivamente, dopo l’arrivo di un’altra pattuglia della Municipale, è stata fatta chiarezza sull’accaduto.

Il padre naturale del ragazzino, nel tentativo di avvicinarsi al figlio, appena dimesso dall’ospedale, per sincerarsi del suo stato di salute, è stato fermato dall’attuale compagno della donna, sua ex moglie. La discussione è iniziata davanti all’ospedale ed è proseguita, degenerando in rissa nel parcheggio.

La madre del ragazzo, sconvolta e spaventata da quanto accaduto, ha raccontato che sull’ex marito è attivo un divieto di avvicinamento a lei e al proprio figlio emesso dalla Procura di Cuneo, ragione per cui il nuovo compagno della donna avrebbe tentato di fermare l’uomo, nel tentativo di non farlo entrare in contatto con il ragazzo.

Il padre biologico del giovane, in visibile stato di agitazione e privo di documenti è stato accompagnato al Comando della Polizia Municipale di via Bologna. A seguito degli accertamenti effettuati, l’uomo è stato denunciato a piede libero per il reato di cui all’art. 387 bis c.p. ‘Violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa’   in relazione all’art. 282 ter c.p.p. per non aver ottemperato al divieto di avvicinamento.

Entrano nello Stadio Olimpico per fare una partita, multati dai Carabinieri

 Nella notte, in pieno periodo Covid e con il divieto di praticare sport di contatto, 5 uomini, tra 23 e 24 anni, hanno deciso di regalarsi una partita a calcio all’interno dello Stadio Olimpico “Grande Torino”.

Dopo aver scavalcato i cancelli, i giovani torinesi sono entrati all’interno dell’impianto per fare alcuni passaggi con il pallone sul manto erboso dello Stadio. Il personale di vigilanza li ha notati dalle gradinate e ha chiamato il 112. I Carabinieri del Nucleo Radiomobile sono intervenuti e hanno fermato i ragazzi mentre tentavano di uscire. I giovani si sono giustificati dicendo di aver fatto una bravata solo per divertimento. Tutti e 5 dovranno ora pagare una sanzione di 400 euro per la violazione del coprifuoco e delle normative Covid.

E’ scomparso Fiore, il conservatore del Registro storico Fiat

Carlo Marazzato, noto industriale e di fatto il più grande e autorevole collezionista di mezzi pesanti d’Europa, alla vigilia di Natale traccia per il nostro giornale un profilo di Lucio Fiore, il Conservatore del ‘Registro Storico Fiat’ improvvisamente scomparso il 23 Dicembre proprio nel capoluogo piemontese.

“Un punto di riferimento sicuro e saldo a Torino e in Italia per chiunque ami i veicoli d’un tempo”, esordisce Marazzato. “Con Lucio Fiore se ne va tutto un mondo prezioso fatto di garbo, competenza e passione per la storia. Specialmente quella dedicata ai motori che hanno ricostruito, animato e industrializzato l’Italia del Dopoguerra. Una figura impagabile per tutti i numerosi appassionati italiani di ruote storiche leggere e pesanti. Un amico vero con cui ho condiviso momenti cari legati anche alla vita e al percorso culturale dell’Associazione ‘4 Assi Più’ che ho fondato e presiedo per diffondere, anche per chi verrà dopo, la cultura dell’evoluzione del trasporto su gomma dal Novecento a Oggi. Di lui restano l’umiltà, la verace signorilità, e anche e soprattutto un’amplissima produzione bibliografica e storiografica fondamentale per proseguire ancor più convinti nel cammino da lui intrapreso della valorizzazione di un patrimonio consistente della storia D’Italia”.

Una giraffa per le radiografie dei bimbi al Regina Margherita

DONATO UN MACCHINARIO RADIOLOGICO PORTATILE PERSONALIZZATO CON LE SEMBIANZE DI UNA GIRAFFA

 DiaSorin e Progetto per gli Ospedali & l’Infanzia hanno donato oggi all’ospedale infantile Regina Margherita della Città della Salute di Torino la “Dottoressa Giraffa”, un macchinario radiologico portatile personalizzato per raffigurare una giraffa amica e rendere l’esperienza della diagnostica radiologica più a misura di bambino.

L’esigenza di un nuovo macchinario a servizio dei più piccoli è stata evidenziata dal dottor Gianpaolo Di Rosa, Direttore della Radiologia dell’ospedale Regina Margherita, a Progetto per gli Ospedali & l’Infanzia, anche conosciuto come Progetto Pinocchio,che ha coinvolto nuovamente DiaSorin nel suo terzo progetto di umanizzazione degli ambienti ospedalieri pediatrici in Italia.

La Dottoressa Giraffa aiuterà a gestire il periodo di emergenza causato dal COVID che il reparto di radiologia sta vivendo, sostituendo l’attuale macchinario radiologico portatile ormai obsoleto.

L’appello per l’acquisto di un macchinario radiodiagnostico a misura di bambino in questo difficile periodo causato dal COVID ci ha trovati subito pronti”, ha dichiarato Andrea Jacopo Fava, animatore del Progetto per gli Ospedali & l’Infanzia. “Ogni anno ci impegniamo a promuovere un progetto sul territorio italiano rivolto ai bambini, con l’obiettivo di migliorarne la qualità di vita all’interno dei contesti ospedalieri negli ambiti dell’istruzione, delle cure mediche e degli esami diagnostici”.

La nuova apparecchiatura consentirà una migliore definizione delle immagini radiologiche e garantirà una netta riduzione della dose di raggi erogata ai bambini. La vestizione amichevole del macchinario consentirà inoltre di ridurre le paure di questi ultimi nei confronti di macchinari talvolta “spaventosi” ai loro occhi. La Dottoressa Giraffa sostituirà macchinari obsoleti e permetterà di migliorare anche l’approccio radiologico ai piccoli pazienti ricoverati nei reparti COVID.

Ringraziamo il Progetto Pinocchio e DiaSorin per questo macchinario. Il loro sostegno ci accompagna ormai da diversi anni”, ha dichiarato la professoressa Franca Fagioli, Direttore Dipartimento Patologia e cura del bambino “Regina Margherita” della Città della Salute di Torino. In particolare con questa iniziativa vengono coniugate innovazione tecnologica ed umanizzazione, punti cruciali nella cura e nella presa in carico dei piccoli pazienti”.

Il dottor Gianpaolo Di Rosa ha inoltre aggiunto: “In un momento così difficile per tutti, dovuto all’attuale pandemia, voglio ringraziare con forza la vostra iniziativa di umanizzazione della Radiologia pediatrica e l’impegno importante che avete dimostrato nell’aiutarci”.

Il progetto di umanizzazione degli ambienti ospedalieri è nato nel 2016 quando DiaSorin e Progetto Pinocchio hanno finanziato il restyling estetico e cromatico della sala TAC dell’ospedale Regina Margherita di Torino, trasformando gli ambienti in un accogliente bosco colorato, grazie all’utilizzo di sofisticate pellicole poste sui macchinari diagnostici.

Nel 2019 DiaSorin e Progetto Pinocchio hanno effettuato un nuovo intervento presso l’ospedale Gaslini di Genova, coinvolgendo nell’iniziativa anche la Walt Disney Company e realizzando un mondo fantastico con i personaggi Pixar di Toy Story.

A seguito del successo di questi primi interventi, DiaSorin e Progetto Pinocchio hanno deciso di proseguire questa avventura su tutto il territorio italiano, con l’obiettivo di sostenere ogni anno un nuovo intervento di umanizzazione che possa toccare tutti gli ospedali pediatrici italiani.

Siamo veramente orgogliosi di questa iniziativa che ci vede a fianco di Progetto Pinocchio da ormai 5 anni. Ogni volta che iniziamo un nuovo progetto, proviamo ad immaginare in maniera creativa come rendere i nostri interventi a misura di bambino e come consentire ai più piccoli di avvicinarsi ad esami delicati in luoghi che parlino lo stesso linguaggio della loro fantasia”, ha dichiarato Riccardo Fava, Corporate Vice President Communication & Investor Relations di DiaSorin. “Il progetto di quest’anno è bellissimo e siamo certi che la Dottoressa Giraffa aiuterà migliaia di bambini a vivere l’esperienza ospedaliera con un po’ più di leggerezza e serenità”.

Arrestati i componenti della banda della “marmotta”

Si tratta di due uomini e una donna; una quarta ragazza è stata denunciata

All’esito di un’intensa attività investigativa, durante la notte del 22 dicembre, in via G. Cena di Settimo T.se (TO), il personale della Squadra Mobile della Questura di Torino ha arrestato tre pregiudicati per il furto aggravato di un’autovettura ed il successivo furto aggravato commesso in danno dello sportello bancomat della filiale della Banca d’Alba sita in via Torino 4 di Settimo Torinese (TO), messo in atto con il metodo della c.d. “marmotta esplosiva” (micidiale marchingegno artigianale costituito da un supporto in ferro imbottito di polvere esplosiva).

La banda era così costituita: un  pregiudicato residente in provincia di Foggia, incaricato di assemblare e far deflagrare la “marmotta”, nonché di rubare la vettura da utilizzare per il “colpo”; un  residente in zona Vallette di Torino, incaricato di individuare il bancomat da depredare; una ragazza, classe 1992, residente a breve distanza dalla banca, reclutata nell’occasione per effettuare il sopralluogo finale nei pressi dell’obiettivo e di mettere a disposizione la propria abitazione come base logistica per i due complici, una volta eseguito il furto. Veniva peraltro deferita in stato di libertà anche una quarta persona, ovvero una ragazza (classe 1988), che aveva accompagnato i tre arrestati nelle fasi prodromiche al delitto.

Nella notte di lunedì, infatti, il gruppo composto dalle quattro persone anzidette, dopo aver effettuato congiuntamente il sopralluogo nei pressi della filiale bancaria prescelta e dopo avere rubato un’autovettura parcheggiata sulla pubblica via, si divideva: mentre le due ragazze raggiungevano l’abitazione in attesa dei complici, i due uomini si dirigevano con l’autovettura rubata alla banca e facevano esplodere l’apparecchiatura bancomat lì posizionata con la “marmotta esplosiva”, precedentemente assemblata, generando un boato che svegliava numerosi residenti della zona.

La deflagrazione sventrava totalmente lo sportello dell’apparecchiatura bancomat, dalla quale veniva sottratta la somma di 14.600 euro.

Successivamente, i due malviventi si allontanavano rapidamente ed abbandonavano il veicolo rubato, recandosi a piedi presso l’abitazione della complice; in queste fasi nascondevano sotto un veicolo in sosta gli arnesi atti allo scasso ed alcuni candelotti di polvere da sparo non utilizzati (successivamente rinvenuti dagli operatori).

Gli investigatori, che avevano assistito alle fasi antecedenti all’atto criminoso, irrompevano nell’alloggio dove i quattro malviventi avevano trovato rifugio, verificate le necessarie condizioni di sicurezza.

Al momento dell’ingresso, i poliziotti fermavano le due donne ed uno dei malfattori, mentre l’altro cercava di guadagnare la fuga, calandosi da un balcone; il fuggitivo veniva, però, immediatamente bloccato da alcuni investigatori, che si erano opportunamente posizionati in strada proprio per scongiurare tale evenienza e che lo acciuffavano ancora aggrappato alla grondaia del palazzo.

Nonostante le accurate ricerche, estese anche alle zone circostanti allo stabile ed a quelle limitrofe al luogo di abbandono del veicolo rubato, non veniva rinvenuto il bottino sottratto presso la filiale bancaria, che evidentemente doveva essere stato nascosto dai due malviventi, in luogo sicuro, prima di fare ritorno alla base logistica rappresentata dall’abitazione della complice.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ivrea (TO), competente per l’arresto, chiederà nella giornata odierna al G.I.P. la convalida dell’arresto con richiesta di custodia cautelare in carcere per gli arrestati.

Sono tuttora in corso le indagini, da parte della Squadra Mobile, al fine di definire l’eventuale coinvolgimento degli arrestati in analoghi pregressi episodi delittuosi verificatisi in questa provincia.

I civich scoprono sartoria di capi griffati contraffatti

A insospettire gli agenti della Polizia Municipale su una presunta attività illecita all’interno di uno stabile di Borgo Dora è stato un insolito andirivieni di persone di diverse nazionalità che vi accedevano portando con loro voluminosi sacchi di plastica contenenti capi di abbigliamento. Ciò che ha destato la curiosità degli agenti è l’aver registrato la sistematica uscita a mani vuote delle stesse persone entrate nello stabile con i borsoni pieni di capi di abbigliamento pochi minuti prima.

Nei giorni successivi, gli agenti hanno controllato i movimenti dei soggetti che vendono merce con marchi contraffatti nell’area di Borgo Dora e hanno constatato che diversi venditori erano soliti comprare i giubbotti con le fattezze dei modelli venduti da note case di moda ma privi di marchi distintivi, sul mercato di Porta Palazzo o negli esercizi commerciali situati nell’area di piazza della Repubblica. Tali capi d’abbigliamento, dopo essere stati acquistati, venivano portati nell’appartamento di via La Salle, dove si provvedeva ad aumentarne il valore commerciale tramite l’apposizione dei marchi contraffatti.

 

Lunedì mattina, gli agenti del Comando Sezione di Porta Palazzo hanno fatto irruzione nell’appartamento e hanno scovato un vero e proprio laboratorio di sartoria per capi contraffatti.

Il laboratorio abusivo era gestito da un uomo di 40 anni di nazionalità senegalese, affittuario dell’appartamento, in regola con i permessi di soggiorno ma già denunciato in passato per commercio di prodotti con segni falsi.

All’interno dell’appartamento sono state rinvenute 8 macchine da cucire, 2 ferri da stiro e 82 kg di marchi contraffatti, per un totale di circa 200.000 pezzi. Inoltre, sparsi qua e la nell’appartamento, gli agenti hanno trovato 166 capi di abbigliamento riportanti marchi contraffatti, pronti per essere messi in commercio, e 2 chiavette USB contenenti i file delle griffe di molte case di moda utilizzabili con ricamatrici digitali di ultima generazione per riprodurre gli stessi sui capi di abbigliamento.

Due delle macchine da cucire rinvenute, erano posizionate all’interno di mobili, mentre le altre erano appoggiate sui letti, segno evidente di un’attività illecita a cui partecipavano diversi soggetti.

I marchi, invece, erano custoditi in sacchetti e scatole trovate sotto i letti e all’interno degli armadi.

Inoltre, all’interno dell’appartamento sono state trovate apparecchiature elettroniche, 1 tablet, 2 P.C. portatili, 3 autoradio e 14 telefoni cellulari riposti all’interno di una valigia appartenente a un altro cittadino senegalese di anni 59, anch’esso risultato in ordine con i permessi per soggiornare sul territorio nazionale.

I due senegalesi, sono stati denunciati per ricettazione e contraffazione, e gli oggetti rinvenuti all’interno dell’appartamento sono stati posti sotto sequestro giudiziario.

Rider picchiato e derubato dai clienti

Torino: I carabinieri arrestano due giovani

Nel corso della notte i carabinieri hanno arrestato in flagranza di reato due giovani italiani per rapina ai danni di un Rider.
Il giovane fattorino si era recato in zona Vanchiglia per una delle tante consegne che in questo periodo lo vedono impegnato a portare cibo a domicilio, soprattutto negli orari in cui non è consentito consumare all’interno dei locali o l’asporto. Ad attenderlo questa volta non c’era una tranquilla famiglia ma due giovani ragazzi italiani che, una volta aperto il portone di casa, lo hanno aggredito colpendolo con pugni al volto prima di derubarlo di quel poco che aveva con se: qualche euro, il cellulare e le chiavi della propria vettura. Il pronto intervento di una pattuglia della Stazione Po Vanchiglia ha consentito di rintracciare nell’immediatezza i due rapinatori nonostante avessero tentato di nascondersi, uno nella cantina dell’abitazione e l’altro in casa. Il giovane raider è stato invece trasportato in ospedale per accertamenti.

I carabinieri trovano arsenale nel sottotetto

I Carabinieri, a Cambiano, nell’hinterland torinese, in un sottotetto di una vecchia abitazione, su segnalazione del proprietario 70enne hanno trovato
– 1 mitra,
-2 pistole,
117 munizioni varie, risalenti verosimilmente all’ultimo conflitto mondiale.
La casa risale agli anni 40 e la vecchia proprietaria, ora deceduta.
Armi e munizioni sottoposte a sequestro.