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Cosa cambierà sotto la Mole con l’antenna 5G

 

TIM accende a Torino i motori del 5G e parte con la prova su strada della rete più veloce d’Italia. E’ stata infatti attivata presso il Politecnico di Torino la prima antenna 5G a onde millimetriche sull’intero territorio nazionale, grazie alla quale  si è raggiunta oggi la connessione record oltre i 20 Gigabit/s, il massimo dimostrato dalla nuova tecnologia in ambito urbano

Un nuovo primato TIM, realizzato in collaborazione con Ericsson, che ha consentito di far conoscere le potenzialità della rete 5G, utilizzando la banda di frequenza a 28 GHz su onde millimetriche, sui cui TIM sta sviluppando innovazione insieme a partner di livello mondiale, come Qualcomm. Inoltre per la prima volta in Italia su un sistema di rete sperimentale 5G è stato realizzato un servizio di visita virtuale in tempo reale. Dal Politecnico di Torino è stato possibile visitare Piazza Carlo Alberto pur trovandosi dall’altra parte della città. Una guida avatar ha accompagnato il visitatore – dotato di visore e sensori – nella storica piazza, dando così la possibilità di sperimentare le capacità della virtual reality.  Un’esperienza immersiva ottenuta attraverso l’alto livello di velocità della rete 5G che rende immediata – in millesimi di secondo – l’interazione tra guida, ambiente virtuale e visitatore. E questo è solo l’inizio: prossimamente i turisti appassionati della storia sabauda potranno entrare nei musei comodamente seduti sul divano di casa a New York o in qualsiasi altra città del pianeta.

 

Torino, forte delle eccellenze scientifiche come il Politecnico, si conferma così la capitale d’Italia del 5G e tra le prime città d’Europa ad avere una rete mobile di nuova generazione. La connessione record segue il protocollo d’intesa siglato lo scorso marzo tra TIM e il Comune di Torino, per la realizzazione del progetto “Torino 5G”, che prevede una progressiva copertura della città con la rete di nuova generazione entro il 2020. Con la partnership su Torino, TIM ed Ericsson rafforzano una collaborazione avviata lo scorso anno con il programma “5G for Italy”, che sta dando vita ad un ecosistema aperto per la realizzazione di progetti innovativi e servizi abilitati dalla rete di quinta generazione. In questo contesto si consolida la storica collaborazione tra TIM e Politecnico di Torino: nel corso del 2018 saranno realizzate attività di ricerca congiunte sul 5G per lo sviluppo di applicazioni di nuova generazione. La rete 5G, con una capacità trasmissiva 10 volte superiore a quella dell’attuale 4G, sarà in grado di connettere un numero molto grande di oggetti e persone per offrire servizi innovativi di elevata qualità, personalizzati e molto coinvolgenti.

Per Torino 5G TIM sta infatti sviluppando applicazioni dedicate alla valorizzazione del patrimonio culturale e artistico oltre che nuove soluzioni di smart city, monitoraggio ambientale, public safety, automotive, industry 4.0, sanità, education, mobilità e sicurezza stradale, logistica e smart agricolture. L’iniziativa conferma l’impegno di TIM nel processo di trasformazione digitale del Paese, basato su infrastrutture ed applicazioni che avranno un impatto positivo in tutti i settori del mercato e sullo stile di vita delle persone, per accompagnarle nella futura “Gigabit society”, in cui l’azienda intende giocare un ruolo da protagonista.

 

LA LAV CHIEDE A DECATHLON LA RICONVERSIONE DEL REPARTO DEDICATO ALLA CACCIA

VOLONTARI E ATTIVISTI DAVANTI AL NEGOZIO DI TORINO PER INVITARE I CITTADINI A SOSTENERE L’APPELLO

Si è tenuta oggi, di fronte al negozio Decathlon di TORINO, la mobilitazione organizzata dalla LAV per chiedere alla multinazionale francese di rimuovere abbigliamento e strumenti da caccia, dai propri scaffali e dal sito di e-commerce.

Oltre che a Torino, decine di volontari vestiti da calciatori, rugbisti, tennisti, sciatori, pallavolisti, hanno incontrato i clienti fuori dai negozi di Milano, Mantova, Padova, Catania, Bassano del Grappa (Vicenza), Bari, Venezia, Reggio Emilia, Firenze, Grosseto e Macerata, e hanno chiesto loro di farsi portavoce di quella stragrande maggioranza di cittadini italiani – circa l’80% – da sempre contraria alla caccia, facendo proprio l’invito della LAV a riconvertire il reparto dedicato alla caccia.

Il codice etico di Decathlon dichiara al pubblico l’obiettivo di voler “creare e rendere accessibile a tutti il piacere ed i benefici dello sport”. Ma la caccia non può certo essere assimilata allo sport. Quale attività sportiva prevede l’uccisione di un essere senziente? Nessuna! Per questo la caccia non può essere definita sport.

“E’ assurdo che un’azienda che vende attrezzature e abbigliamento per ogni sport, includa tra questi anche la caccia – commenta Gualtiero Crovesio, responsabile LAV di Torino – per questo ci siamo recati direttamente nei negozi Decathlon: per dire chiaro e forte che la caccia non è uno sport!”.

Sono ben 464 milioni gli animali che ogni anno possono essere uccisi dai cacciatori. Non bastassero le vittime animali, bisogna anche ricordare le vittime umane: nei soli primi due mesi e mezzo di caccia, quest’anno, ben 17 persone sono state uccise e 47 ferite durante l’attività venatoria. Oltre a procurare milioni di vittime, infine, la caccia comporta lo sversamento di circa 10.000 tonnellate di piombo l’anno sul territorio (dati ISPRA), con il conseguente grave avvelenamento dell’ambiente.

“Siamo convinti che Decathlon non abbia alcun interesse ad associare il proprio nome ad un’attività così violenta e inquinante come la caccia per questo abbiamo coinvolto i suoi clienti, per chiedere assieme a noi che il reparto all’interno dei negozi e del sito sia riconvertito ad altre attività realmente sportive”.

“Siamo molto fiduciosi che Decathlon possa raccogliere il nostro invito – conclude Gualtiero Crovesio – anche perché dal punto di vista economico la caccia rappresenta oramai un mercato residuale destinato ad azzerarsi nel giro di pochi anni, come indicano le stime relative alla popolazione venatoria. I veri sportivi non uccidono né inquinano l’ambiente”.

La biblioteca nel castello

Oggi pomeriggio si è svolta la cerimonia di inaugurazione della nuova biblioteca Silvio Grimaldi di Rivalta, ospitata nei rinnovati locali del Castello. E questa sera alle ore 21 sarà ospite Nicola La Gioia, direttore editoriale del Salone del Libro di Torino e vincitore del Premio Strega 2015 con il romanzo La Ferocia, che racconterà il mestiere di scrittore dialogando insieme a Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci.  Domani, domenica 17 dicembre, dalle ore 9 alle ore 18, continueranno le visite guidate per permettere a tutti di conoscere i nuovi locali. Infine, lunedì 18 dicembre alla Cappella del Monastero in via Balegno 2 si terrà il Convegno Biblioteca e Comunità organizzato da SBAM Ovest e Comune di Rivalta, con il patrocinio di AIB e il contributo della Regione Piemonte.

Addio alla presidente del Museo Fico

Fondazione e Museo Ettore Fico comunicano “con grande rammarico la scomparsa, avvenuta ieri dopo una breve malattia, della Presidente Ines Sacco Fico. Verrà ricordata per la dedizione totale all’opera del marito Ettore Fico che l’ha accompagnata durante gli ultimi anni della sua vita e per lo straordinario impegno profuso nella realizzazione dell’omonimo museo che oggi lascia alla comunità come grande esempio di altruismo e lungimiranza culturale”. La cerimonia funebre avrò luogo sabato 16 dicembre alle ore 14 presso la Parrocchia Santi Angeli Custodi, via San Quintino 37, Torino

Parte l’attività dell’Oculistica universitaria della Città della Salute

Lunedì 18 dicembre 2017 partirà il servizio di Oculistica universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (Direttore facente funzione professor Roberto Albera). Le attività saranno allocate presso il Padiglione Dermatologico del Presidio San Lazzaro suddivise nelle seguenti sedi: al primo piano il reparto degenza e sala di chirurgia ambulatoriale, al secondo piano il polo ambulatoriale. Ed al quarto piano la camera operatoria per chirurgia maggiore. Sarà possibile prenotare visite e prestazioni tramite CUP (Centro Unificato Prenotazioni) a partire dalla prossima settimana. L’attività di Pronto soccorso verrà avviata dal mese di aprile 2018, presso il piano terra dello stesso Padiglione.

Motociclista urtato da auto si rialza, parla con il conducente e muore

E’ stato probabilmente un malore a provocare la morte del motociclista di 66 anni coinvolto in un incidente stradale in corso Ferrucci, Paolo Cardella. Dopo l’incidente l’uomo si è accasciato a terra mentre stava parlando  con l’automobilista che lo aveva urtato e che si era fermato per aiutarlo ad alzare la moto, una Piaggio X9, ed è morto poco dopo all’ospedale Maria Vittoria. Il motociclista e la vettura che lo ha toccato, una Volkswagen Polo, percorrevano  corso Ferrucci da piazza Adriano verso corso Einaudi. Poco prima delle 20, all’altezza del civico 46 è avvenuto lo scontro.

(foto: archivio)

Roberta Rudà prima Presidente donna dell’Associazione Italiana di Neuro – Oncologia

La dottoressa Roberta Rudà, che fa parte della Neuro-Oncologia Clinica dell’ospedale Molinette ed è la Responsabile del Gruppo Interdisciplinare Cure Neuro-Oncologico della Città della Salute e della Scienza che della Rete Oncologica piemontese, è stata eletta al recente Congresso Nazionale di Trento quale nuova Presidente dell’Associazione Italiana di Neuro-Oncologia per il prossimo quadriennio. Si tratta della prima donna a distanza di 20 anni dalla nascita dell’Associazione. Questo è un grande riconoscimento dell’attività di tutto il Gruppo. La dottoressa Rudà è una neurologa ed ha coordinato una Task Force Europea che ha redatto le Linee Guida sui Tumori Ependimali (nell’ambito dell’EURACAN), pubblicate sulla prestigiosa rivista scientifica americana Neuro-Oncology, che è la principale nel settore.

Il caso Finpiemonte: che cosa non torna?

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Siamo sbigottiti al limite dell incredulità dopo le “rivelazioni” del Governatore piemontese in consiglio regionale su FinPiemonte e il suo ex presidente Fabrizio Gatti. Che qualcosa nella finanziaria regionale non andasse era palese con il cambio al suo vertice. Quando arriva Il dott. Ambrosini di fatto è considerato un commissario che tenta di rimettere a posto i conti. Ma da quello che abbiamo capito c’è dell’altro. Non ci sarebbe solo eventuale “malagestione”. Scelte imprenditoriali sbagliate,  sarebbero spariti dei soldi per coprire dei buchi di società “sospette”. Ovviamente il condizionale è d’obbligo. Ma Sergio Chiamparino é persona che sa dosare le parole e le pondera. In quelle parole l’amarezza d’ essersi fidato della persona sbagliata. Eppure Fabrizio Gatti era noto per essere un manager pubblico capace ed accorto anche lui nel ponderare scelte ed azioni.  Qualcosa non torna per come sono avvenuti i fatti.Gatti ha sempre ricoperto incarichi con successo. É stato consigliere comunale a Torino. Insomma conosce regole del gioco politico ed amministrativo. FinPiemonte è uno dei gioielli di famiglia. Nel cda ritorna come vicepresidente chiaramente indicato dal Pd. Maggioranza di centrodestra.  Deve le sue fortune alle dimissioni del presidente Massimo Feria. diventando prima di fatto e poi formalmente presidente, poi prontamente riconfermato da Chiamparino. Ma per Gatti FinPiemonte non è l’unica attività lavorativa.Ha incarichi fiduciari ed amministrativi in società controllate da privati nel sistema autostradale del Piemonte e della Valle d Aosta. Viene riconfermato, implicito il giudizio positivo. In FinPiemonte non essendo amministratore unico deve rendicontare al cda e ai soci. Investimenti  e operazioni finanziarie sono scelte del cda ed il controllo dei sindaci. Dunque qualcosa non ha funzionato se si parla di in ammanco di 11 milioni di euro. Difficile credere che Gatti abbia fatto – se ha fatto –  tutto da solo. Difficile non ipotizzate un atto di responsabilità civile sull’attività verso tutti gli amministratori. Ovviamente siamo tutti garantisti. Aspettiamo cosa farà la magistratura.La Regione  è socia di FinPiemonte e ci sono altri soci che debbono decidere se con la conduzione Gatti hanno avuto un diretto danno. E devono deciderlo subito. Ho assistito 10 anni fa allo scorporo di FinPiemonte con FinPiemonte partecipate, costola operativa delle politiche industriali. E, ad esempio, l’operazione sulla palestra di Collegno non mi pare negli scopi della società. Insomma, uno strappo alla regole societarie, qualcosa che è maturato nel tempo e non “farina” del solo Gatti?

Caso Eternit, una doccia fredda

Per tutti coloro che da anni combattono la lotta all’amianto l’intervento del

procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Delia Cardia, davanti

alla Prima sezione penale (la stessa che aveva azzerato il processo Etenit

Uno) è stata, mercoledì mattina,  una vera e propria doccia fredda. L’alto

magistrato ha chiesto che vengano dichiarati inammissibili il ricorso per

Cassazione del procuratore della Repubblica di Torino e del procuratore

generale presso la Corte d’Appello di Torino contro la decisione del

Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Torino, Federica

Bompieri, che nel procedimento Eternit bis nei confronti del

multimilionario svizzero Stephan Schmidheiny, aveva praticamente

frazionato il processo per le morti da esposizione all’amianto dell’Eternit in

quattro tronconi, suddividendoli tra i tribunali di Torino (per le morti di

Cavagnolo), Vercelli (per quelle di Casale Monferrato), Napoli (per quelle

di Bagnoli) e Reggio Emilia (per quelle di Rubiera), derubricando il capo di

imputazione, a carico dell’imputato da omicidio volontario (come era stato

ipotizzato inizialmente dall’allora procuratore Raffaele Guariniello) in

omicidio colposo. Va ricordato, a proposito, che Schmidheiny, era già stato

condannato in primo e secondo grado per il reato di disastro ambientale e

poi assolto per prescrizione il 19 novembre 2014, e successivamente aveva

ricevuto la nuova contestazione dalla procura di Torino per la morte di 258

persone, ex lavoratori e semplici cittadini, “rei” soltanto di essere venuti a

contatto con la fibra d’amianto, deceduti tra il 1989 ed il 2014. In

conseguenza di questa impostazione, che faceva seguito alla pausa di un

anno perché il magistrato torinese aveva trasmesso gli atti alla Corte

Costituzionale per l’accertamento o meno di una presunta illegittimità, per

molti casi era intervenuta la sentenza di prescrizione, impugnata dal

procuratore della Repubblica e dal procuratore generale presso la Corte

d’Appello di Torino, unitamente alla derubricazione del reato in omicidio

colposo rispetto a quella in omicidio volontario. Quest’ultima era stata

predisposta dal procuratore Colace, già stretto collaboratore di Guariniello.

In Cassazione, il procuratore generale Cardia, ha richiesto (e questa è una

posizione che, anche se non vincola il Supremo Collegio tuttavia può avere

un peso notevole sull’esito) la non ammissibilità sostenendo l’erronea

redazione tecnica dei ricorsi. L’avvocato casalese Marco Gatti, che

difendeva come parte civile il Comune di Casale (presente a Roma con il

sindaco Titti Palazzetti) ha nella sua arringa riportato, con forte pathos, il

ricordo della strage compiuta dall’esposizione all’amianto a Casale,

sottolineando di aver visto morire amici e conoscenti. Ezio Bonanni,

presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, nonché legale di parte

civile nel procedimento, ha insistito perché i ricorsi dei pubblici ministeri

vengano accolti, perché “hanno centrato l’argomento ed in particolare i

profili di illegittimità della sentenza del Gup di Torino”, il tutto perché

riprenda il processo con l’imputazione di omicidio volontario.

Massimo Iaretti

Detenuto in permesso premio evade dalle Vallette

Era in permesso premio di due giorni, il detenuto croato di 32 anni che  non è rientrato nel carcere di Torino Lorusso e Cutugno dove avrebbe terminato a gennaio una condanna per rapina. L’evasione è stata resa nota solo oggi, ma  risale allo scorso 4 dicembre, dall’Osapp, l’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria. “Non si può assistere inermi dinanzi al fenomeno delle carceri ‘colabrodo’ in cui l’unica occasione certa è quella di darsi alla fuga”, dice all’Ansa  il segretario generale Osapp, Leo Beneduci.