Fermarsi in autostrada per cambiare la ruota può costare caro: un uomo è stato infatti travolto da un pirata della strada, che dopo l’incidente è fuggito, questa mattina, verso le 8, sula tangenziale nord di Torino. L’episodio è avvenuto all’altezza dello svincolo di Venaria, in direzione Savona-Piacenza. Il ferito è una guardia giurata di 46 anni, in servizio alla All System, che era fermo nella corsia d’emergenza e stava sostituendo lo pneumatico sinistro della Fiat Punto dell’azienda, quando un’auto l’ha investito. E’ stato trasportato in elisoccorso al Cto ed è in prognosi riservata. La polizia stradale sta cercando di trovare l’investitore pirata.
Sabato e domenica c’è il blocco del traffico
Per sabato 17 e domenica 18 dicembre, in vigore l’ordinanza anti inquinamento. Dalle 8 alle 19 blocco euro 0, 1, 2 e 3 diesel e blocco euro 0 benzina, gpl, metano. Maggiori informazioni sulla prima pagina del web comunale www.comune.torino.it
(foto: il Torinese)
Convinse il marito a uccidere l’amante?
Il 7 febbraio 2017 alla Corte di Assise di Bari inizierà il processo per l’omicidio del 28enne Stefano Melillo. Il suo corpo senza vita fu trovato in un pozzo di un casolare abbandonato nei pressi del campo sportivo di Binetto, nel Barese, il 13 giugno 2016. Oltre al 40enne Crescenzio Burdi, in carcere con le accuse di omicidio premeditato e occultamento di cadavere, a rispondere del delitto è anche l’amante della vittima, la moglie del presunto assassino, Addolarata Cuzzi, 29 anni. E’ ritenuta l’istigatrice del delitto, accusata di concorso morale nell’omicidio. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la ragazza intendeva interrompere la relazione con la vittima e avrebbe così convinto il marito a uccidere Melillo. L’amante sarebbe stato attirato nel campo sportivo con un pretesto e il marito lo avrebbe strangolato con una corda e infine colpito alla testa con una spranga di ferro e una pietra. Il corpo fu poi occultato in una cisterna d’acqua.
PIAZZA BENEFICA, L’OPERA VERRÀ RICOLLOCATA
PROTOCOLLO D’INTESA FRA CITTÀ DI TORINO, FONDAZIONE CENTRO CONSERVAZIONE E RESTAURO “LA VENARIA REALE” E INTESA SANPAOLO
L’opera d’arte “La totalità” dell’artista greco Costas Varotsos che dal 1999 è collocata nel giardino Luigi Martini di Piazza Benefica verrà restaurata e spostata all’interno di un’area del Giardino Grosa, lungo Corso Vittorio Emanuele II. Questa è la sintesi del Protocollo d’Intesa tra la Città di Torino, la Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” e Intesa Sanpaolo, che sarà siglato a breve. Intesa Sanpaolo ha dato la propria disponibilità a sostenere il progetto di restauro e spostamento con un contributo di 150mila euro. Lo spostamento dell’opera è previsto entro la primavera. L’Assessorato alla Cultura si è molto adoperato per risolvere le problematiche legate a Piazza Benefica contattando la Circoscrizione e i cittadini e coinvolgendo il Centro di Restauro di Venaria e Intesa Sanpaolo. L’opera d’arte, collocata nel 1999 in piazza Benefica, è costituita da una struttura metallica inclinata in ferro su cui poggiano lastre triangolari di vetro sovrapposte che sorgono all’interno di una vasca d’acqua, posta al centro della piazza. Alta circa 9 metri fu ideata dall’artista greco Costas Varotsos e realizzata dall’Impresa di costruzioni Dioguardi che aveva costruito la nuova sede del palazzo Telecom, attualmente sede della RAI. Negli ultimi anni è emersa l’esigenza di trovare soluzioni per la sicurezza legate alle condizioni dell’opera. L’area della fontana dell’artista Varostos è stata molto tempo chiusa su tutti i quattro lati per evitare anche danneggiamenti e manomissioni. Piazza Benefica infine sarà oggetto di un progetto di riqualificazione che seguirà un percorso partecipato con la Circoscrizione e i cittadini.
(foto: il Torinese)
Scontro frontale, muore crocerossina di 26 anni
Si chiamava Denise Falce, di 26 anni, una delle tre vittime dello scontro frontale avvenuto tra un’auto e un camion, ieri sulla statale del lago d’Orta, a Suno (Novara). Aveva vissuto in Valle d’Aosta due anni, per gli studi in infermieristica, e aveva poi deciso di proseguire a Novara, sua provincia. Svolgeva regolarmente e con dedizione l’attività di pronto soccorso e trasporto infermi per la Croce Rossa di Aosta, città dove tornava proprio per l’attività di volontariato.
Terremoto nel Pinerolese ma nessun danno
Una scossa di terremoto, di magnitudo 2.4 si è avvertita questa mattina nel Pinerolese. L’epicentro è stato individuato a Perosa Argentina, ad una profondità di 7 chilometri, e la scossa è stata percepita non solo nel Pinerolese ma anche a Piossasco, Giaveno, Sangano e in bassa valle di Susa. E’ stata registrata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulganologia (Ingv). Fortunatamente nessun danno, a persone o cose.
“E’ finito un incubo che durava da oltre cinque anni. Adesso sono più tranquilla, voglio rilassarmi un attimo, dopo tanta tensione”. A parlare è Gabriella Paletti, già sindaco di Alfiano Natta, piccolo comune agli estremi confini della Provincia di Alessandria con quella di Asti. Mercoledì la Terza Sezione penale della Corte d’appello di Torino l’ha assolta dall’imputazione di omicidio colposo, accogliendo integralmente la tesi del suo difensore l’avvocato Aldo Mirate di Asti. Per l’ex sindaco il tempo si era come fermato a quel maledetto 26 aprile 2011 quando il cantoniere Giorgio Coppo, un lavoratore esperto, venne travolto da una frana di un lato dello scavo mentre stava eseguendo un intervento di scavo per installare delle tubature.
Sepolto dalla frana, l’uomo morì di asfissia, nonostante gli interventi dei presenti, in particolare dell’uomo che azionava la pala meccanica. Del fatto la procura della Repubblica presso il Tribunale di Casale Monferrato (che all’epoca doveva ancora venire assorbito da quello di Vercelli, dove si è celebrato il processo di primo grado) puntò le indagini sul sindaco che, per non onorare il Comune della spesa di un professionista, aveva ritenuto di assumere su di sé l’incarico di responsabile del procedimento che aveva per oggetto la sistemazione di diverse strade, per lo più in zone agricole, che erano state dissestate da eventi alluvionali. La stessa Paletti, che aveva scelto la via della difesa in processo non ricorrendo ad alcun rito alternativo, ha sempre sostenuto – sin dall’inizio – che lo scavo che era stato posto in essere dal Coppo era una variazione del programma dei lavori, che ignorava e che non aveva autorizzato. La sua linea difensiva, però, nonostante fosse sostenuta da testimonianze, non era stata accolta dal Tribunale di Vercelli che aveva condannato il 7 gennaio del 2015 l’ex sindaco a dieci mesi di reclusione con i benefici di legge. Dopo l’impugnazione della pronuncia del giudice di primo grado sono stati i magistrati della Corte d’appello a ribaltare la decisione. E l’avvocato Mirate, penalista di lungo corso (fu, ad esempio, il legale che nei primi anni Ottanta, si costituì per la prima volta come parte civile per la Regione Piemonte in un processo per reati legati alla sofisticazione dei vini) dopo l’assoluzione ha dichiarato che “E’ un atto di giustizia. La Paletti si era attribuita la qualifica di responsabile del procedimento al solo fine di fare risparmiare un po’ di soldi al Comune. L’istruttoria ha dimostrato la sua assoluta estraneità al fatto e, giustamente, la Corte d’appello l’ha assolta da ogni addebito”.
Massimo Iaretti
(foto: il Torinese)
Anche giovedì blocco della circolazione
Anche Giovedì 15 Dicembre, dalle 8 alle 19, disposto il blocco della circolazione urbana per i veicoli privati diesel Euro 3. Per i veicoli commerciali, le deroghe, gli orari e le vie di libera circolazione si rimanda alla pagina informativa:
http://www.comune.torino.it/emergenzaambientale/
Voleva salvare i nipoti dal tir che lo scorso tragico 14 luglio a Nizza ha investito 286 persone, uccidendone 84. Gaetano Moscato, 71 anni, che in quella drammatica sera perse una gamba, è un pensionato Olivetti di Chiaverano, ha ripercorso quei momenti al centro ‘Vigorso’ di Budrio (Bologna), la struttura che lo segue nella ricostruzione dell’arto. L’uomo, informa l’Ansa, sta valutando un’azione legale. Ha ricordato come figli e nipoti, procurandogli una cintura per fermare l’emorragia dopo l’investimento, gli salvarono a loro volta la vita.
Impiegata una tecnica innovativa e rivoluzionaria su una bimba, che dalla nascita non ha potuto bere ed urinare, presso l’ospedale della Città della Salute di Torino.
Foto dell’intervento di trapianto, sullo schermo il momento delicato dell’impianto del rene donato
R. è una bimba di 6 anni in dialisi dalla nascita presso l’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino per una rarissima anomalia dello sviluppo del rene, associata ad una complessa malformazione dei vasi sanguigni addominali. Era già stato tentato un trapianto di rene nell’agosto 2014, che purtroppo non aveva ripreso a funzionare a causa delle anomalie vascolari. Il sistema immunitario della bambina aveva però risposto in maniera vigorosa allo stimolo rappresentato dalle caratteristiche tessutali incompatibili del rene trapiantato. Un ulteriore trapianto di rene risultava dunque molto problematico, sia per la complessità del collegamento vascolare con la piccola ricevente, sia per la necessità di reperire un organo particolarmente compatibile. Poiché la dialisi richiede un accesso vascolare per consentire la purificazione del sangue tramite la macchina, le anomalie vascolari della piccola bambina ponevano anche il rischio di non poter più avvalersi di vasi adeguati, mettendone a rischio la vita.
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Sin dalla fase di discussione collegiale il caso di R. è stato seguito con particolare passione e dedizione dall’équipe del trapianto renale pediatrico del dottor Bruno Gianoglio (Direttore Nefrologia Regina Margherita), che ha coinvolto tutte le figure professionali del Dipartimento dei Trapianti. La complessità chirurgica è stata gestita dal chirurgo Renato Romagnoli (dell’équipe del professor Mauro Salizzoni), dai chirurghi vascolari diretti dal dottor Maurizio Merlo e dall’équipe degli urologi del professor Paolo Gontero, entrambi dedicati al trapianto renale dell’adulto dell’ospedale Molinette, in stretta collaborazione con la dottoressa Licia Peruzzi, responsabile clinica del trapianto renale pediatrico, e con gli anestesisti del dottor Pier Paolo Donadio, professionisti dedicati, nell’ospedale Molinette, al trapianto di fegato e di rene su pazienti adulti e pediatrici. La particolare malformazione della bambina rendeva impossibile l’impianto del rene donato con la classica tecnica convenzionale. L’unica possibilità per poter eseguire il trapianto nella cavità addominale era quindi quella di utilizzare un’altra via di collegamento al circolo sanguigno. La particolare condizione immunologica della bambina, che rendeva pressoché impossibile trovare un donatore compatibile, è stata gestita dall’Immunogenetica dei trapianti, diretta dal professor Antonio Amoroso, che ha identificato con tecniche avanzate quali potessero essere gli abbinamenti giusti per il trapianto.
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Con il supporto del Centro Regionale Trapianti, la bambina è stata iscritta nella lista di urgenza nazionale. Contestualmente presso il Centro trapianto renale pediatrico è stata effettuata una complessa rimozione degli anticorpi antitessuto. L’Immunogenetica ha continuato a monitorare costantemente il livello degli anticorpi fino a rendere possibile il trapianto. Finalmente il 9 dicembre è stato segnalato dal Centro Nazionale Trapianti un potenziale donatore di un’altra regione, che presentava le caratteristiche immunogenetiche e cliniche giuste. Nella notte tra il 9 ed il 10 dicembre la bimba è stata trapiantata. Per poter creare lo spazio necessario per il nuovo rene, è stata applicata una tecnica chirurgica innovativa e rivoluzionaria che ha comportato l’asportazione della milza e l’impianto del rene sui vasi splenici della stessa milza lungo il loro decorso dietro al pancreas. L’uretere del rene trapiantato (sufficientemente lungo grazie alle dimensioni del donatore superiori rispetto alla statura della piccola) è stato poi impiantato direttamente sulla vescica. In sala operatoria erano presenti i chirurghi Romagnoli, Tandoi, Merlo e Sedigh e gli anestesisti Andruetto e Crucitti e la dottoressa Licia Peruzzi, responsabile clinica del trapianto renale pediatrico. La bambina ora sta molto bene, ha ripreso ad urinare immediatamente e finalmente a bere dopo sei anni di anuria e di divieto assoluto di bere, diventato ormai insostenibile. Dopo pochi giorni in terapia intensiva nel reparto trapianti di fegato delle Molinette verrà a breve trasferita nuovamente al Centro di trapianto renale del Regina Margherita. Il suo trapianto è l’esempio della collaborazione di numerosi professionisti del trapianto – ognuno con le proprie competenze ed esperienze – della Città della Salute e della Scienza di Torino per completarsi con quelli della Rete nazionale di donazione e trapianto.