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Esercito, Carabinieri e Università insieme per i diritti umani

84 Sottotenenti dell’Esercito, 77 dell’Arma dei Carabinieri e 9 ufficiali stranieri provenienti da Afghanistan, Armenia, Marocco, Niger, Senegal e Thailandia hanno completato presso il Centro di Eccellenza per le Unità di Polizia di Stabilità (COESPU) di Vicenza un modulo formativo sulla tutela dei diritti umani e sull’applicazione del diritto internazionale umanitario nelle crisi internazionali. L’attività didattica è stata organizzata dalla Scuola Ufficiali dei Carabinieri di Roma in collaborazione con il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito di Torino, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e le Università di Padova e John Hopkins di Bologna. Attraverso l’alternanza di lezioni frontali ed esercitazioni pratiche condotte esclusivamente in lingua inglese, nei quattro giorni di formazione gli allievi hanno potuto familiarizzare con le principali problematiche che insorgono nelle situazioni operative in cui all’uso della forza deve corrispondere la tutela dei diritti umani. Sia i giovani ufficiali che gli studenti universitari si sono confrontati con scenari nei quali è stata simulata la salvaguardia o la violazione delle principali norme di diritto umanitario. Fra le tematiche affrontate si sono rivelati di particolare interesse l’uso dei droni, le ostilità in ambiente urbano, i rastrellamenti e i check-point, la messa in sicurezza di una fossa comune. Suddivisi in gruppi di lavoro misti, i frequentatori hanno esaminato i lineamenti storici e teorici di un ambito disciplinare indubbiamente complesso guidati da insegnanti militari e docenti universitari. Le nozioni apprese in aula sono state quindi messe in pratica sul terreno durante l’esercitazione finale svolta con il supporto di unità della I e II Brigata Mobile Carabinieri e del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche. L’analisi in sede di debriefing dei risultati conseguiti ha suggellato la conclusione di un modulo che vede operare in stretta sinergia Esercito, Arma dei Carabinieri, mondo accademico e agenzie internazionali con il fine di implementare la reciproca conoscenza fra i futuri protagonisti delle missioni internazionali, perfezionarne il profilo culturale e ampliare gli spazi per una sempre più efficace operatività interforze.     

La settima “ marcia per ricordare” Emanuele Artom

Venerdì 31 Marzo si terrà a Torino la settima edizione de “Una marcia per ricordare”, in memoria di Emanuele Artom, il giovane insegnante partigiano ebreo trucidato dai nazisti il 7 aprile del 1944. La manifestazione sarà organizzata dalla Comunità Ebraica di Torino, in collaborazione con quelle di Vercelli e Casale Monferrato, con la Città di Torino e la Comunità di Sant’Egidio. Il corteo partirà alle 11.00 del 31 Marzo dalla stazione ferroviaria di Porta Nuova, nei pressi della lapide dedicata ai deportati al binario n.17,  e si snoderà lungo il tragitto verso la Scuola Ebraica intitolata ad Artom e si concluderà in Piazzetta Primo Levi. Lì, nella zona antistante la Sinagoga, sono previsti gli interventi delle autorità, di rappresentanze delle scuole torinesi e di quella della Comunità Ebraica, seguiti da un momento musicale. Il tema al centro della riflessione collettiva di quest’anno sarà “l’indifferenza”, come emerge dagli stessi Diari lasciati da Emanuele Artom. La manifestazione gode del patrocinio del Consiglio regionale e del Comitato Resistenza e Costituzione che sarà rappresentato dal vicepresidente dell’assemblea di Palazzo Lascaris, Nino Boeti. Emanuele Artom (Aosta ,23 giugno 1915 –Torino, 7 aprile 1944 ) era nato in una famiglia d’intellettuali ebrei aperta agli ideali di libertà e giustizia e si era laureato in lettere all’Università di Milano, a pieni voti e con lode. Non poté tuttavia dedicarsi, come avrebbe voluto, all’insegnamento, prima per il fatto che non aveva aderito mai a organizzazioni fasciste, poi per l’adozione delle leggi razziali. Si dedicò così alle ricerche storiche, collaborando al Grande dizionario enciclopedico della UTET, traducendo per l’Einaudi Le storie di Polibio e Il secondo libro di Erodoto. Emanuele Artom che, nonostante le persecuzioni razziali e lo scoppio della Seconda guerra mondiale, rifiutò sempre di riparare in Svizzera, nel maggio del 1943 si iscrisse al Partito d’Azione. Subito dopo l’armistizio, il giovane intellettuale si arruolò (col nome di copertura di Eugenio Ansaldi) tra i partigiani, come delegato azionista in una formazione garibaldina di Barge comandata da Pompeo Colajanni. Diventò poi commissario politico delle bande “Italia Libera” in Val Pellice e in Val Germanasca. Quando, nel corso di un rastrellamento, Artom cadde nelle mani dei fascisti, venne trasferito nelle carceri di Luserna San Giovanni. Un fascista, al quale aveva salvato la vita, lo denunciò come ebreo e la sua condizione si fece ancora più drammatica. Le torture cui venne sottoposto non bastarono a strappargli informazioni sulla Resistenza, così il 31 marzo del 1944 Emanuele Artom venne trasferito alle “Nuove” di Torino, nel “braccio” tedesco. Le sevizie che i suoi aguzzini gli infliggono, furono tali da causarne la morte. I fascisti si liberarono del cadavere, che non è mai stato ritrovato e che forse è stato sepolto sulla riva del Sangone. Una Brigata partigiana operante nel Comasco, quando si seppe della morte di Emanuele Artom, ne assunse il nome. Nel dopoguerra, il Municipio di Torino gli ha dedicato una piazza; la comunità israelitica torinese gli ha intitolato una scuola media ebraica; l’Università di Torino lo ricorda con una lapide, collocata nella biblioteca della Facoltà di Lettere. Una parte del diario di vita partigiana di Emanuele Artom è stata pubblicata, nel 1954, col titolo Artom – Tre vite. Più completi, nel 1966, col titolo Emanuele Artom – Diari, il volume del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano ed  “E. Artom Diari di un partigiano ebreo. Gennaio 1940 – Febbraio 1944 a cura di Guri Schwarz, Bollati Boringhieri, Torino 2008. Inoltre va segnalato il film documentario “Emanuele Artom,il ragazzo di Via Sacchi” (2011), diretto da Francesco Momberti e prodotto da Pianoeerre  e la Comunità Ebraica di Torino.

 

Salvato il pellicano malato, ora è in libertà

Il Servizio Tutela Fauna e Flora della Città Metropolitana di Torino ha curato e salvato un pellicano da tempo ambientatosi  nel Pinerolese. E’ un  Pellicano Riccio  che a gennaio era stato trovato malato, e recuperato dopo le segnalazioni di numerosi cittadini. Nato in un allevamento della Germania e venduto a un parco faunistico nelle vicinanze di Pavia, da un po’ si aggirava in diverse zone  del Torinese. Più volte il Servizio tutela fauna e flora era intervenuto per tranquillizzare i cittadini chiedendo attraverso i giornali di non intervenire nei confronti dell’animale, se non in caso si trovasse in  stato di difficoltà. Una parassitosi e un’intossicazione riscontrate sul volatile avrebbero potuto procurare un esito mortale, ma il pellicano è stato curato e ora è di nuovo in libertà.

MORTE SOSPETTA IN CASA DI RIPOSO? TRASMISSIONE SU RAI 1

L’anziana, caduta più volte nella Rsa di cui era ospite, nel Torinese, aveva la milza spappolata: il programma “Tempo & Denaro” il 29 marzo si occuperà del caso

Com’è morta Angela Danesi? Per una “banale” broncopolmonite o per lo spappolamento della milza, possibile conseguenza di una lunga serie di recenti cadute nella casa di riposo dov’era ricoverata? Al misterioso decesso dell’anziana, di 91 anni, verificatosi l’8 settembre, e su cui la Procura di Asti ha aperto un procedimento per omicidio colposo a carico di ignoti, mercoledì 29 marzo dedicherà un servizio “Tempo & Denaro”, la trasmissione dalla parte del cittadino di Rai Uno in onda ogni giorno dalle ore 11.05: in collegamento dal piazzale antistante l’ospedale di Carmagnola, dove la signora è spirata, l’inviato Ivan Bacchi intervisterà Flavia Curti, la battagliera figlia della novantunenne, e il dott. Maximiliano Garofalo, consulente personale di Studio 3A, la società di patrocinatori stragiudiziali specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui i familiari della vittima si sono rivolti per fare piena luce sui fatti e per ottenere giustizia.

Angela Danesi era degente da tempo presso la residenza assistenziale Albergo di Santa Croce di Villastellone e, anche in ragione dell’età, palesava gravi difficoltà di deambulazione e aveva quindi bisogno di assistenza, soprattutto negli spostamenti. “Il servizio della struttura si era sempre rivelato adeguato – sostengono i parenti – ma dall’inizio dell’estate scorsa, a partire dal mese di luglio, si verificarono carenze assistenziali che sarebbero state legate alla sostituzione di personale paramedico con personale avventizio poco esperto. Furono  ripetute le cadute di cui Angela, essendo priva di assistenza, era rimasta vittima, in particolare di notte, andando al bagno, ma anche nell’arco della giornata”. L’ultimo di questi numerosi episodi, almeno una decina in due mesi (ma parliamo solo di quelli scoperti e registrati nella cartella clinica), era successo pochi giorni prima del decesso, il 31 agosto.

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Sta di fatto che il 6 settembre 2016 il quadro clinico complessivo della novantunenne è improvvisamente peggiorato, tanto che dalla residenza per anziani è stata trasportata alpronto soccorso dell’ospedale di Carmagnola, dove due giorni dopo è deceduta. E’ stata la stessa struttura ospedaliera a volerci vedere chiaro sulle cause della morte con unesame autoptico interno affidato al dott. Tommaso Emmer. Il medico legale ha escluso che il decesso potesse essere legato a un’emorragia cerebrale, così come a problemi cardiaci o polmonari, ma, esaminando la zona addominale, ha constatato come “la milza fosse alquanto frammentata, non integra, e accompagnata da un versamento ematico misto a coaguli”. Una lesione perfettamente compatibile con le gravi alterazioni della coagulazione riscontrate dagli esami di laboratorio a cui la paziente era stata sottoposta subito dopo il ricovero, con il crollo dei valori delle piastrine, quasi a zero, segno di una verosimile, grave emorragia nell’addome in corso, e che, soprattutto, poteva essere diretta conseguenza delle frequenti cadute occorse alla casa di riposo Santa Croce. Il dott. Emmer, a fronte di tali considerazioni e al profilarsi di possibili “responsabilità penali”, ha quindi sospeso l’esame e inviato egli stesso una segnalazione alla Procura di Asti che, per il tramite del Pubblico Ministero, dott.ssa Francesca Dentis, ha aperto unprocedimento per omicidio colposo contro ignoti, ponendo sotto sequestro e acquisendo tutta la documentazione medica e incaricando un proprio consulente tecnico, il dott.Federico Quaranta, di effettuare una seconda autopsia sulla salma, eseguita il 16 settembre. 

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Da qui, tuttavia, l’iter giudiziario e medico legale della vicenda ha cominciato ad assumere una piega che ha lasciato sempre più perplessi i familiari dell’anziana. Primal’inspiegabile passaggio del fascicolo dalla Procura di Asti a quella di Torino e poi, soprattutto, i risultati della perizia medico legale del dott. Quaranta, che individua la causa del decesso in uno shock settico, più precisamente una broncopolmonite, evenienza di cui tuttavia non si trova il benché minimo riscontro, né nella documentazione clinica acquisita, né negli esami autoptici eseguiti dal dott. Emmer e dallo stesso dott. Quaranta, né dalle conclusioni del medico legale di parte indicato da Studio 3A, il dott. Saverio Caruso, che pure ha partecipato alla seconda autopsia: tutti gli accertamenti, infatti, non hanno evidenziato alcuna infezione in atto tale da giustificare il decesso per shock settico, né tanto meno particolari sofferenze a livello broncopolmonare. La figlia della vittima ricorda come la mamma negli ultimi mesi non avesse dato un solo colpo di tosse, neanche nelle ultime ore passate all’ospedale, come non assumesse alcuna medicina per questa problematica e come, a detta del medico che l’’aveva inizialmente rianimata nelle ultime fasi di vita, avesse un “respiro pulito”.

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E la milza? Il dott. Quaranta non può disconoscere come l’organo si presentasse “frammentato”, ma addebita le lesioni a una rottura spontanea tipica dei pazienti affetti da “milza patologica”, di cui la signora avrebbe sofferto in ragione “di una ricca infiltrazione di cellule neoplastiche”, arrivando anche a ipotizzare “possibili lacerazioni causate negli ultimi istanti di vita dalle manovre rianimatorie”, che hanno sì comportato la frattura della seconda costa destra e dello sterno, ma che hanno lasciato completamente integre le coste dell’emitorace sinistro, dove si trova, appunto, la milza. Senza contare che il dottor Emmer nella prima autopsia aveva parlato di “versamento ematico non solo recente ma pregresso” in ragione dei coaguli, e che dalle radiografie e dalla Tac non risultava alcuna metastasi tumorale in atto. Sulla base della perizia del Ctu, tuttavia, il nuovo Pm della Procura di Torino assegnato al caso, il dott. Francesco De Rosa, ha richiesto l’archiviazione del procedimento, provvedimento contro il quale il legale della famiglia, anche sulla base delle conclusioni completamente diverse a cui è giunto il medico legale di parte, il dott. Caruso, ha presentato opposizione. Nell’atto si ribadisce che l’ipotesi più logica, credibile, razionale e scientifica è quella che “riconduce la causa del decesso ad uno shock emorragico determinato dalla rottura della milza, a sua volta determinata da un trauma contusivo”, e si chiede pertanto al Pubblico Ministero di accertare se anche dopo il 31 agosto, data dell’ultimo episodio traumatico registrato, vi siano state altre cadute in casa di riposo e “se tali cadute siano ascrivibili a condotte negligenti da parte del personale a cui l’anziana era affidata”. Che poi è ciò che principalmente domandano i familiari della vittima, i quali, prima ancora che giustizia, chiedono la verità: una richiesta che, assieme a Studio 3A, rilanceranno con forza durante il servizio che andrà in onda in diretta su Rai Uno mercoledì 29 marzo.

NDeR

Arbe, una strada e una storia

Martedì 28 marzo, alle 18.00, nella sala “Sala Memoria delle Alpi” dell’Istoreto di Torino ( al 3° piano di via del Carmine,13), gli storici Eric Gobetti, Marco Buttino e Bruno Maida parleranno della richiesta al comune di Torino di rinominare via Arbe, in via “vittime del Campo di Concentramento di Arbe”. Nel gennaio di quest’anno Eric Gobetti – studioso della Jugoslavia e collaboratore dell’Istoreto – lanciò l’iniziativa con una petizione che è stata sottoscritta da decine di storici e studiosi torinesi e da più di duecento cittadini. I principali quotidiani, non solo torinesi, ne hanno parlato diffusamente. Il campo di concentramento sito sull’isola di Arbe (Rab in croato) è stato il peggiore luogo di detenzione creato nella seconda guerra mondiale dall’esercito italiano. In poco più di un anno vi sono morte 1500 persone, quasi tutti civili croati e sloveni, tra cui molti bambini. Perché questo fenomeno storico così  rilevante, questa pagina drammatica della nostra storia non è diventata memoria comune? Come si è potuto dimenticare questa tragedia al punto di nominare inconsapevolmente una via col nome di una località dove si è consumato il martirio di centinaia di innocenti? Da queste domande e dal bisogno di trovare delle risposte adeguate  è scaturita l’iniziativa della richiesta di apporre la targa commemorativa, per ricordare le vittime del campo, in corrispondenza del cartello col nome della via.

Ragazza ferita da carro di carnevale trasferita in eliambulanza al Cto

Ha 19 anni la ragazza  investita, oggi pomeriggio a Giaveno, da un carro allegorico durante la sfilata di carnevale. E’ stata trasferita con l’eliambulanza al Cto di Torino con prognosi  riservata. I carabinieri di Rivoli cercano di ricostruire la dinamica dell’incidente per capire se la giovane era a bordo del carro ed è caduta o se era in strada. I testimoni danno versioni discordanti.

 

(foto: archivio)

Scopre la fidanzata in discoteca con un altro e lo accoltella

Scopre la fidanzata in discoteca insieme a un altro uomo, un amico marocchino, e lo accoltella all’uscita del locale. L’aggressore è un italiano di 37 anni, poi  rintracciato dai carabinieri di San Salvario e arrestato con l’accusa di tentato omicidio. La vittima ha  32 anni, ed è ricoverato alle Molinette, non sarebbe in pericolo. L’aggressione è avvenuta  al ‘Life’ di corso Massimo d’Azeglio, dove il trentasettenne ha aggredito il “rivale” accoltellandolo alle gambe e all’addome, sfiorando appena l’arteria femorale

Minaccia terrorismo, espulso cittadino marocchino

Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha siglato il provvedimento con il quale è stata eseguita l’espulsione di un cittadino marocchino, per motivi di sicurezza dello Stato, su un volo diretto in Marocco. Si tratta del  26/mo  rimpatrio del 2017, e  salgono così a 158 i soggetti gravitanti in ambienti dell’estremismo religioso, espulsi con accompagnamento alla frontiera a partire dal gennaio 2015. L’uomo è un 44nne, residente a Santhià, sposato con una cittadina italiana convertita all’islam.  Era stato segnalato dopo approfondimenti investigativi nelle indagini condotte dalla Digos di Vercelli per aver seguito un percorso di radicalizzazione: considerava l’Italia un paese di miscredenti, non adatto alla permanenza della sua famiglia. Nel 2012 aveva rifiutato di prestare giuramento per la cittadinanza italiana, dicendo ad alcuni connazionali che l’accettazione dello status avrebbe offeso la sua religione. L’Italia non gli piaceva? E’ stato accontentato.

Cane salta (o viene lanciato?) dal balcone

Secondo nostre fonti, un cane pitbull di 11 mesi sarebbe stato  ricoverato nella clinica veterinaria di  corso Traiano, per le ferite riportate da una caduta da diversi metri. Il cane era tenuto sul balcone di un edificio di via Tripoli, in cattive condizioni igieniche.  E’ stato trovato sulla strada: è caduto dal balcone del 4° piano, finendo – sembra – nell’altra corsia: è saltato o è stato lanciato da qualcuno ?  La coppia di persone alla quale appartiene pare fosse stata già richiamata dalla polizia municipale, informata del fatto che l’animale  veniva spesso abbandonato sul terrazzo per lunghi periodi tra i suoi escrementi.

Trent’anni da giornalista, licenziato

Dopo trent’anni trascorsi a raccontare le storie degli altri, adesso faccio notizia. Licenziato in tronco dall’editore di TuttoRally+ e Grace senza giusta causa e per di più in cassa integrazione straordinaria a “zero ore”. Primo e unico caso in Italia nella storia del giornalismo. E pensare che per lungo tempo ho accettato di fare il direttore editoriale a gratis…Perché mi hanno licenziato? Per dirla con le parole del sindacato, alla situazione di crisi «si aggiungono i comportamenti scorretti degli editori. È il caso, ad esempio, del gruppo “1 Media” che edita i giornali TuttoRally, La mia auto, Grace e La mia 4 x 4, che ha licenziato, nonostante fosse in corso la cassaintegrazione, uno dei suoi giornalisti. Un provvedimento che consideriamo illegittimo e che sembra avere anche il sapore della ritorsione…». Chi può diffonda e sappia che i colleghi che sono rimasti stanno facendo anche l’impossibile per fare uscire in edicola le riviste!

Paolo Francalanci

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http://www.stampasubalpina.it/news/2639/ogni-settimana-un-giornalista-perde