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Qual è il significato della parola “bataclan” in piemontese?

Rubrica a cura di Centro Studi Piemontesi

Bataclan. Parola divenuta tristemente famosa per la strage del 2015 nel noto locale di Parigi.

In piemontese la parola indica chiasso, tafferuglio. Nel REP (Repertorio Etimologico Piemontese, a cura di Anna Cornagliotti, Torino, Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, 2015) è indicato come “bagaglio ingombrante o ridicolo”: francesismo di origine incerta, “forse di formazione onomatopeica, da una base esprimente il rumore di oggetti che cadono…”.

 

Orto fritto, la ricetta gluten free de La Cuoca Insolita

Articolo a cura de La Cuoca Insolita.

A Torino l’aperitivo è irrinunciabile. Buonissimo. Però spesso si propongono molte cose a base di pane, pasta e focacce. I fritti sono spesso a base di patate, o riso, e come se non bastasse tante volte sono ripieni di carne, formaggio e salumi. Verdura? Poca. Per chi non vuole rinunciare agli aperitivi e alla frittura, ma tiene alla linea, c’è una soluzione: friggere la verdura e renderla poco unta. In autunno si cominciano a trovare i broccoli e il cavolo nero, per esempio. La forza di questa ricetta sta in più cose: la prima è che è incredibilmente croccante come le patatine, la seconda è che questa croccantezza resta per ore (anzi, anche un giorno intero), la terza è che è gluten free e fatta con la farina integrale

 

Tempi: Preparazione (15 min); Cottura (15 min);
Attrezzatura necessaria: Contenitore rotondo a bordi alti, frusta, tagliere e coltello a lama liscia,  casseruola a bordi alti per friggere, schiumarola, carta assorbente. Se avete un’affettatrice o una mandolina taglia-verdure farete più in fretta a preparare le carote.
Difficoltà (da 1 a 3): 1
Costo totale: 3,55 € 

Orto fritto, ingredienti per 4 persone

Per la pastella

  • Farina di riso bianca – 100 g
  • Farina di riso integrale – 100 g
  • Acqua gasata fredda – 300 ml 

Per friggere 

  • Olio di arachidi – 1 L

Verdure autunnali da friggere 

  • Carote grandi – circa 2 (200 g)
  • Broccoli – 1 intero (350 g) 
  • Cavolo nero – 3 foglie (100 g)
  • Sale fino integrale di Sicilia – 1 cucchiaino (4 g)

Perché questa ricetta?

  • La frittura fa preservare l’80% della vitamina C dei broccoli e del cavolo nero! La vitamina C è un potente antiossidante. In 100 g di broccoli c’è più Vitamina C che in 100 g di arance o di limoni! La crosticina che si forma sulla frittura protegge la verdura dal contatto con l’ossigeno, mantenendo quindi le proprietà antiossidanti della vitamina C! 
  • La farina di riso assorbe poco olio (per 100 g di orto fritto, solo 125 Kcal e 6,5 g di grassi).
  • Una porzione di frittura contiene il 25% circa della RDA della quantità di fibre. Alle quelle delle verdure infatti, si aggiungono le fibre della farina di riso integrale.
  • L’olio di arachidi, insieme all’olio extra vergine di oliva, è molto adatto all’uso in frittura perché resiste bene alle alte temperature (massimo 170-175° C), limitando quindi la produzione di sostanze dannose alla salute.  

Approfondimenti e i consigli per l’acquisto degli “ingredienti insoliti” a questo link.

 

Orto Fritto

FASE 1: LA PREPARAZIONE DELLE VERDURE

Lavate e asciugate molto bene le verdure prima di immergerle nella pastella, altrimenti l’olio fritto schizzerà molto. Pelate le carote e tagliatele in due o tre parti per avere dei pezzi di circa 7-8 cm. Poi affettatele per lungo, con uno spessore di circa 3-4 mm. Se avete un’affettatrice o una mandolina taglia-verdure sarà più facile avere delle fette regolari. Più sottili saranno le fettine, meglio sarà per avere una frittura croccante. Preparate i broccoli a piccoli tocchetti, grossi come una noce al massimo (il gambo di ogni pezzetto deve essere molto sottile). Tagliate il cavolo nero a piccoli rettangoli (circa 5 cm di lato). Asportate la parte centrale della foglia dove è troppo spessa, altrimenti resterà troppo dura anche dopo la frittura. Spelate lo zenzero e….

FASE 2: LA PASTELLA

Pesate nel contenitore a bordi alti le due farine e miscelatele con l’acqua gasata (fredda di frigo). Mescolate con la frusta finché il composto diventa omogeneo. Non aggiungete sale.

FASE 3: LA FRITTURA

Intanto mettete l’olio a scaldare a fuoco abbastanza alto. Usate tutta la bottiglia di olio perché, se la verdura non è immersa bene nell’olio, impiegherà più tempo a friggere e quindi sarà più unta. L’olio non dovrà mai fumare (se avete un termometro, verificate che non si superi la temperatura di 170-175° C). Immergete nella pastella un tipo di verdura alla volta e provate ad affogarne un pezzo nell’olio: se inizia a sfrigolare è ora di iniziare a friggere! Immergete le verdure (in modo da riempire tutta la superficie della casseruola). Il tempo di cottura dei pezzi è di circa 3 minuti (girando una volta a metà cottura). Scolate con la schiumarola e posate su carta assorbente per eliminare l’olio in accesso. Salate da ogni lato.

FASE 4: TEMPI DI CONSERVAZIONE

Potete preparare la frittura anche il giorno prima e conservarla in frigorifero, in un contenitore chiuso. Rimarrà perfettamente croccante. Al momento di servire, potrete passare in forno a 100° C per un paio di minuti e sarà perfetta. Se invece la preparate solo qualche ora prima, potete anche conservarla a temperatura ambiente e non ci sarà neanche bisogno di scaldarla. 

Chi è La Cuoca Insolita?

La Cuoca Insolita (Elsa Panini) è nata e vive a Torino. E’ biologa, esperta in Igiene e Sicurezza Alimentare per la ristorazione, in cucina da sempre per passione. Qualche anno fa ha scoperto di avere il diabete insulino-dipendente e ha dovuto cambiare il suo modo di mangiare. Sentendo il desiderio di aiutare chi, come lei, vuole modificare qualche abitudine a tavola, ha creato un blog e organizza corsi di cucina. Il punto fermo è sempre questo: regalare la gioia di mangiare con gusto, anche quando si cerca qualcosa di più sano, si vuole perdere peso, tenere a bada glicemia e colesterolo alto o in caso di intolleranze o allergie alimentari.

Il Piemonte all’avanguardia nel contrasto ai danni da ozono

Articolo a cura di IPLA – Istituto per le piante da legno e per l’ambiente

IPLA, con un finanziamento europeo collabora a individuare tecniche selvicolturali per ridurre gli impatti in ambito forestale

L’ozono troposferico (strati bassi dell’atmosfera) è un inquinante “secondario”, cioè non viene immesso direttamente in atmosfera, ma si forma per reazioni catalizzate dalla radiazione solare con altri composti definiti “precursori”. Questi “precursori” di origine antropica sono dovuti all’inquinamento, ma hanno anche origine naturale (ossidi di azoto e composti organici volatili).

Sin dagli anni ’80 l’Europa è interessata dai danni da ozono. Ma è soltanto negli ultimi 20 anni che l’impatto potenziale dell’ozono è diventato oggetto di studio per i suoi effetti sulla vegetazione. L’ozono è un inquinante che, con il contributo dei venti, può essere trasportato anche ad elevate distanze rispetto ai luoghi di origine. E proprio nelle aree rurali e montane, dove si accumula, produce danni elevati.

Cosa sono i danni da ozono

Le concentrazioni dell’ozono presenti in atmosfera sono causa di numerosi effetti per la vegetazione. Tra questi: lesioni visibili sulle foglie, riduzione della crescita, e una sensibilità alterata a stress biotici ed abiotici. Si può concludere che l’aumento della concentrazione di ozono non solo ha un effetto negativo sulla produzione di legno (sono riportati decrementi fino al 10%). Tuttavia può anche portare ad avere condizioni ecologiche instabili, che possono tradursi in una minore capacità adattativa a nuovi stress nel futuro. Così, effetti a lungo termine possono indebolire la funzione degli ecosistemi forestali.

IPLA danni da ozono

E minare il loro ruolo nel bilancio idrico ed energetico, nella protezione del suolo contro l’erosione e nella copertura vegetazionale nelle aree aride. Alcuni tra gli impatti più incisivi sulle comunità di piante possono consistere in un cambiamento della composizione delle specie, in una diminuzione della biodiversità e in un cambiamento della composizione genetica, in particolare perché il Sud Europa possiede un gran numero di specie di piante endemiche.

IPLA monitora i danni da ozono

Il monitoraggio dei danni da ozono sulla vegetazione realizzato da IPLA rientra nel progetto Interreg Mitimpact, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Interreg Alcotra. Si tratta del quinto progetto che a partire dagli anni 2000 ha visto collaborare l’Istituto con l’ARPA Piemonte, il CNR e i partners francesi di GIEFS e GeographR. Il progetto si propone di quantificare i danni da ozono sulle foreste, di definire soglie di concentrazione del gas sostenibili e di proporre strategie per limitare e attenuare gli effetti. In Italia i rilievi, nell’ambito di 21 siti di monitoraggio collocati nei comuni di Demonte, Pontechianale e Pietraporzio in Provincia di Cuneo, hanno riguardato tre specie forestali target.

IPLA danni da ozono

Nello specifico faggio, pino cembro e pino silvestre. Il monitoraggio è stato effettuato per due anni consecutivi tra il 2018 e il 2019.  nel periodo compreso tra metà agosto e metà settembre, ha comportato l’analisi al microscopio di oltre 5000 foglie di faggio e di 31500 aghi di pino. Particolarmente elevato è risultato il danno su faggio mentre sui pini non si è evidenziato con altrettanta intensità. Tra le misure di mitigazione vi è sicuramente la riduzione dei gas inquinanti cosiddetti “precursori”. C’è anche la possibilità di attuare strategie di adattamento in particolare nella gestione forestale, favorendo le specie meno sensibili e più adatte ad affrontare un clima che in futuro sarà sempre più caldo e arido.

Chi si ricorda della “bota con la bija”?

Per la rubrica Parole Cose Storie, a cura di Centro Studi Piemontesi

La bota con la bija/la biciclëtta. Mitica bottiglia della gaseus (la gazzosa), preparata “con acqua dolcificata e aromatizzata con essenze varie, nella quale era sciolta anidride carbonica, con chiusura a pressione mediante una pallina di vetro” (la bija!), incorporata nel collo della bottiglia.
(Domenio Musci, Còse ëd na vòlta, Torino, Il Punto/Piemonte in Bancarella, 2015).

 

Centro Studi Piemontesi 

Canto carnatico: cos’è e quali sono i suoi benefici

Articolo a cura di Mamme in Sol

E’ possibile unire la pratica dello yoga in gravidanza con il suono della voce? Studi e ricerche effettuate in tutto il mondo dimostrano l’importanza della musica, della voce e del canto della mamma per lo sviluppo del feto nel grembo materno. Ma non solo: utilizzare la voce durante la gravidanza apporta enormi benefici anche alla donna, la aiuta a rilassarsi e a vivere in modo consapevole l’attesa. 

Nel grembo materno il bimbo è immerso in una vera e propria orchestra sonora: il battito del cuore, il respiro della mamma, il flusso sanguigno, i gorgoglii dell’intestino si mescolano alle voci di chi si avvicina e parla vicino alla pancia e alla musica che c’è nell’ambiente. Il risultato? Il bimbo è immerso in un mondo sonoro ricchissimo di cui fa esperienza in modo sereno e protetto. C’è un suono in particolare che accompagna il bimbo e lo culla durante tutta la gravidanza: la voce della mammaPartendo da queste premesse abbiamo voluto approfondire e creare un percorso che utilizzasse il suono e la voce di mamma per accompagnare mamme e bimbi a nascere in modo sereno e consapevole, nel rispetto uno dell’altro e nella conoscenza reciproca. Come? 

Canto carnatico: in cosa consiste?

La proposta per le mamme in attesa, qui a Mamme in Sol, è la pratica del canto carnatico – associato al percorso di yoga in gravidanza. Il canto carnatico, tipico dell’India del Sud, si è diffuso in Europa grazie a Frédérick Leboyer, ginecologo francese ideatore e promotore del parto dolce. 

Yoga in gravidanza bambina

Le gestanti sono invitate a sperimentare e ad utilizzare la respirazione addominale, quindi abbassare il diaframma e spingere fuori l’addome quando si inspira ed emettere suoni e vocali quando si espira, il tutto supportato dal sottofondo sonoro della tampura, uno strumento musicale indiano che riproduce l’accordo di do maggiore.

Oltre ad essere molto utile durante tutta la gravidanza, risulta un ottimo strumento di supporto anche durante il travaglio e il parto: emettere suoni e utilizzare la voce durante le contrazioni aiuta ad allentare la tensione e a rilassarsi e permette di entrare in contatto con il bambino che viene cullato dalle vibrazioni.

Prezioso anche nel postparto

Per fare tutto ciò ovviamente è necessario fare un po’ di pratica! Ma la cosa più bella è che il canto carnatico si rivela prezioso anche nel postparto: il piccolo impara a riconoscere i suoni già nella pancia e, sentendoli appena nato, li riconosce e si tranquillizza. Mamma e bimbo iniziano così la loro avventura in musica fin dai primi attimi di vita.

 

Dove e quando

YOGA IN GRAVIDANZA E CANTO CARNATICO
Tutti i lunedì ore 13:00 – 14:30
Tutti i mercoledì ore 18:45 – 20:15

MAMME IN SOL

Via Giulia di Barolo 11 – Torino
info@mammeinsol.it
011 7633664 – 3914729388

 

Al Polo del ‘900 arriva Spes1970, la caffetteria etica e solidale

La nuova caffetteria etica al centro di Torino al Polo del ‘900

Una caffetteria etica all’interno di un museo: è questa l’idea alla base di Spes1970 Caffetteria Polo del ‘900, il nuovo bar e punto vendita di Spes 1970 che ha aperto al Polo del ’900 di Torino. Ospitato nel complesso juvarriano dei Quartieri Militari, il centro culturale Polo del ‘900, oltre al museo, agli spazi espositivi, alle sale lettura e alle biblioteche, sarà dotato di un bar. Per essere anche, e soprattutto, un progetto sociale.

Un luogo intimo e accogliente

Una caffetteria unica che incarna i valori etici e solidali di Spes, la cooperativa sociale torinese che impiega nei suoi laboratori e punti vendita giovani e persone socialmente fragili. L’obiettivo è quello di fornire loro un’opportunità per inserirsi nel mondo del lavoro. Questi valori si ritrovano anche nell’arredamento, realizzato dalla falegnameria sociale Avanguardia. I punti focali dello spazio della caffetteria sono l’imponente bancone e la grande libreria. L’arredamento è caratterizzato da uno stile minimale e raffinato, studiato per rendere il luogo intimo e accogliente. Insomma, non solo una caffetteria dove regalarsi una piacevole pausa relax, ma un luogo che profuma di storia e solidarietà.

Spes1970, una caffetteria etica

Spes1970 Caffetteria Polo del ’900 nasce dalla nuova collaborazione tra Spes 1970 e il Polo del ‘900 e si pone in continuità con un processo di riqualificazione urbana avviato quattro anni fa con la nascita del Polo. Principi e punti di vista condivisi quali accoglienza, partecipazione, impegno etico e integrazione fanno sì che questo luogo, un tempo solo di passaggio, sia ora un punto di riferimento e di ritrovo per tutta la città.

Info e contatti

Spes1970 Caffetteria Polo del ‘900

Corso Valdocco 6A, 10122 Torino

Per informazioni e prenotazioni: 011 -19476486

Orari: aperto tutti i giorni dalle 8 alle 21.

Sito Cioccolato Spes

Sito ufficiale Polo del ‘900

La Bellezza e l’Orrore, un viaggio nell’Accademia Albertina

Articolo a cura di Somewhere Tour & Events.

È molto difficile descrivere l’importanza dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino dal punto di vista artistico e culturale, ma è proprio questa difficoltà che la rende uno dei palazzi storici più affascinanti, inesplorati e sconosciuti di Torino.

Uno dei luoghi più intriganti della città

L’Accademia venne progettata e realizzata tra il 1820 e il 1930 da Giuseppe Talucchi e può essere considerata una delle più antiche d’ItaliaCon il passare degli anni l’Accademia Albertina si è continuamente trasformata e rinnovata, promuovendo numerose iniziative didattiche e culturali. In particolare e relativamente agli ultimi anni, ci sono sicuramente la riorganizzazione e la riapertura al pubblico della Pinacoteca e l’importante e bellissimo restauro dei sotterranei a cura della Fondazione Intesa San Paolo. 

La Pinacoteca fu costituita con finalità dichiaratamente didattiche. Inoltre, nel tempo, ha collezionato numerose opere, spesso frutto di donazioni, fino a diventare un rilevante patrimonio museale, un’importante gipsoteca e una vasta biblioteca, che raccoglie accanto a volumi preziosi, stampe, disegni e fotografie di valore inestimabile. La Rotonda, all’interno del cortile dell’Accademia, è stata riaperta dopo un poderoso intervento di restauro rivelando ambienti suggestivi e inattesi, molto curati. L’intervento ha visto il recupero dell’intero edificio dal punto di vista architettonico, strutturale e funzionale, dotandolo di nuovi servizi. Nell’ampia e scenografica sala sotterranea è stato allestito un nuovo suggestivo spazio espositivo per mostre ed eventi

Un tour per immergersi nell’arte

La nostra collaborazione con l’Accademia Albertina, nata in occasione della notte di Halloween e durante la quale abbiamo proposto un evento a porte chiuse per visitare l’Accademia e i suoi sotterranei, continua ora con grande soddisfazione e si traduce nella proposta regolare di questo tour: Viaggio tra Bellezza ed Orrore – Accademia in Chiaroscuro.

Un’esperienza imperdibile, unica ed esclusiva nel suo genere, durante la quale le porte dell’Accademia verranno aperte in notturna, in esclusiva per noi, per permettere di scoprire l’iconica bellezza dei classici e la crudezza delle sezioni anatomiche, il tutto svelato tra inquietanti scheletri e figure anatomiche, teche contenenti diverse parti del corpo utilizzate in passato per aiutare gli allievi nello studio e nella creazione delle figure umane e animali. 

Questo affascinante viaggio nel passato ci porterà anche alla scoperta delle antiche, ma attuali aule di pittura, anatomia e scultura. Avremo l’onore e l’occasione di ammirare alcuni dei preziosi volumi ottocenteschi, solitamente custoditi nel caveau dell’Accademia, per preservare il loro inestimabile valore e non esporli a condizioni che potrebbero danneggiarli. 

Per immergerti in una notte di mistero e arte, scopri il tour dedicato all’Accademia Albertina di Somewhere Events.  

 

Il Capodanno Cinese al Torino Outlet Village

Domenica 26 gennaio un fitto programma di iniziative per festeggiare l’anno del topo. 

Un evento pensato per i turisti, ma anche per i cinesi residenti, e per chiunque ami la cultura e la tradizione orientale. Torino Outlet Village organizza per domenica 26 gennaio una serie di iniziative per la celebrazione del Capodanno cinese.

Capodanno Cinese, 26 gennaio

Si comincia dalle 10:30 del mattino e per tutto il giorno sarà possibile vivere il Capodanno Cinese tra sfilate, degustazioni, veri e propri corsi di cucina e molto altro. La giornata inizierà con un laboratorio di Ravioli Cinesi “Jiaozi”: per imparare l’arte della preparazione dei famosi ravioli tradizionali cinesi. Dove? Presso C-House Cafè&Restaurant. Il laboratorio è gratuito, ma la prenotazione è obbligatoria all’Infopoint contattando il numero 011 19234780.

A mezzogiorno ci sarà la danza del Drago leone, momento culmine dei festeggiamenti del Capodanno Cinese. Un evento entusiasmante e scenografico lungo i boulevard del Village che verrà replicato alle 15:30, per permettere a più clienti possibili di assistere a questa straordinaria esibizione. Sfileranno anche i Qipao, costumi tipici cinesi caratterizzati da colori vividi, stampe floreali eleganti e ricercati e stoffe pregiate.

E non mancherà una class sulla tradizionale bevanda cinese: il Tè. Alle 16:30 presso C-House Cafè&Restaurant si terrà il workshop Storie e Origini del Tè in Cina: degustazione e tecniche di infusione. Anche in questo caso, il laboratorio è gratuito, ma la prenotazione è obbligatoria all’Infopoint contattando il numero 011 19234780.

Wonder China in comporary art, la mostra al Village

Ma le iniziative che celebrano il mito e la cultura cinese non sono finite. La vera chicca al Torino Outlet Village è la mostra Wonder China contemporary art, presso la unit eventi nella piazza principale del Village.  Si potrà visitare la mostra dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 19.00 e il sabato e la domenica dalle 11.00 alle 19.00. Più di 50 opere, racconteranno l’evoluzione dell’arte cinese contemporanea con presenze ormai iconiche e di grande interesse culturale, dal forte impatto visivo. 

La mostra, articolata per sezioni, presenta una serie di piccole personali che nel loro insieme costituiscono un percorso esaustivo sull’ evoluzione del linguaggio artistico cinese e presenta, per la prima volta a Torino, uno spaccato della sua complessa realtà artistica. Nonostante la sua natura prettamente commerciale, il Torino Outlet Village con questa mostra intende proporsi al pubblico dei visitatori come luogo di cultura ed incontro, teso a favorire una migliore fruizione degli spazi, anche quale luogo di incontro.

Il gelato trionfa a Torino, ecco le tre gelaterie premiate!

E ora Torino prepara i gelatieri di domani nella Scuola Internazionale di Alta Gelateria

Il gelato d’Italia più buono è a Torino! E ad eleggerlo è stato niente meno che Gambero Rosso, un’autorità nel settore gastronomico. La a guida dedicata ai migliori gelatieri presentata ieri al Sigep di Rimini ancora una volta ha confermato Alberto Marchetti tra i più meritevoli. Accanto a lui, per Torino, anche Mara dei Boschi e Ottimo!

Il gelato e il lavoro di Alberto Marchetti è stato premiato con tre coni, il massimo riconoscimento. Ma qual è il segreto del successo? Garantire un gelato sempre fresco, semplice e buono. Ma il premio forse è soprattutto per la sua città, Torino, che Alberto ama e valorizza con progetti e idee sempre nuovi. Infatti alle tre gelaterie targate Alberto Marchetti se ne aggiunge una quarta, in via Cernaia.

Ed è notizia di questi giorni che proprio a Torino, nella Scuola Internazionale di Alta Gelateria fondata da Alberto Marchetti e Roberto Lobrano sta per partire ( 10-28 febbraio) il primo corso base di gelateria. La scuola, che ha la sede in Casa Marchetti in Piazza CLN, è stata pensata come un percorso didattico unico nel suo genere, con l’obiettivo di offrire percorsi formativi partendo da un’approfondita conoscenza delle materie prime. 

Sette docenti, tutti due e tre Coni Gambero Rosso, per il primo corso base della Scuola Internazionale di Alta Gelateria per imparare l’arte della gelateria dai grandi maestri, iniziare il proprio percorso avendo accesso a segreti e consigli unici. Un’altra bella occasione per la nostra città.

Gli alberi monumentali del Piemonte, tra storia e natura

Gli alberi monumentali della nostra regione hanno una storia affascinante. Articolo a cura di IPLA.

Gli alberi monumentali hanno uno straordinario valore naturalistico, storico e culturale. Rappresentano un collegamento con il passato, a volte anche con un passato remoto e sono ormai anche una risorsa dal punto di vista dell’interesse turistico.
La Regione Piemonte, grazie al lavoro dell’IPLA, è all’avanguardia su questo tema, tanto che ad oggi sono stati individuati e censiti 220 esemplari appartenenti a ben 71 specie diverse, delle quali 41 autoctone piemontesi, 28 esotiche e 2 non autoctone della nostra Regione ancorché facenti parte della flora tipica italiana.

Questi giganti, testimoni del passato, hanno le loro radici in 123 Comuni, situati prevalentemente nei territori torinese (46), cuneese (29), alessandrino (17) e del VCO (13). Torino ha ben 13 alberi e gruppi di alberi (di cui sei collocati nel Parco del Valentino); seguono con 5: Acqui Terme, San Secondo di Pinerolo (Parco del Castello di Miradolo) e Stresa; poi, con 4: Biella, Cavallermaggiore, Valdieri (Parco naturale Alpi Marittime), Campiglione Fenile e Castagneto Po. Ecco tre rappresentanti di questo prestigioso elenco.

Alberi monumentali in città? Il Platano della Tesoriera

Questo matusalemme della capitale sabauda, è con ogni probabilità l’albero più vecchio di tutta la città. Nato nel XVIII° secolo, è chiamato amichevolmente “Il Nonno” dai frequentatori del Parco. Come recita la scheda a lui dedicata dal Comune di Torino: “Si staglia in tutta la maestosità dei suoi 25 metri di altezza nel lato del Parco della Tesoriera che dà verso il corso Francia, e sembra vigilare con solerzia la villa che un tempo fu residenza del tesoriere dei Savoia”.

Il Larice di Pietraporzio

Siamo in provincia di Cuneo. Considerate le dimensioni raggiunte e le caratteristiche della stazione che lo ospita si stima che l’albero possa vantare un’età di almeno 650 anni. Senza dubbio si tratta di un esemplare da secoli ben noto e presente nella memoria popolare del luogo e da molto tempo utilizzato come punto di orientamento per montanari ed escursionisti che affrontano la montagna in giornate di nebbia.

alberi monumentali larice

Il Tiglio di Macugnaga

In provincia di Verbania, invece, i quasi 8 metri di circonferenza del fusto sono la testimonianza migliore della sua veneranda età. Si stima che abbia circa 500 anni. La sua circonferenza ne legittima ampiamente il riferimento simbolico aggregante delle tradizioni e della cultura Walser della Comunità. Un albero che come pochi altri suscita fascino e mistero, un gigante verde ricco di sacralità e di leggende. Tra queste si può rammentare quella dei “Gutwiarghini”, i “buoni lavoratori” della tradizione Walser che abitavano tra le sue fronde e, con rigore e meticolosità, distribuivano alla popolazione preziosi consigli. Avevano però i piedi rivolti all’indietro e un giorno, venendo uno di loro sbeffeggiato per quel difetto fisico, scomparvero per sempre.

alberi monumentali tiglio

Questi esemplari, alcuni dei quali vivono in prestigiosi parchi pubblici e privati ed altri sono cresciuti in libertà nei nostri boschi, sono elementi del paesaggio da preservare e curare con attenzione e impegno.
Chi fosse a conoscenza di nuovi candidati da inserire nell’elenco può effettuare la segnalazione alla mail: alberi.monumentali@ipla.org.
Per saperne di più potete visitare questa pagina.