Torino d’inverno. La bellezza della Gran Madre e del Po
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Un altro bello scorcio di Torino, catturato in uno scatto di Mario Alesina.
Mandateci le vostre foto della città, saremo felici di condividerle.
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Un altro bello scorcio di Torino, catturato in uno scatto di Mario Alesina.
Mandateci le vostre foto della città, saremo felici di condividerle.
Stefano Zanarello ci propone questa splendida immagine della città all’imbrunire.
Il Centro Cicogne di Racconigi (CN), una delle oasi naturalistiche più amante del Piemonte, raccontato dalle foto di Mario Alesina.
Chi non ha sentito, almeno una volta, quel profumo di nocciole e mandorle tostate passando vicino a uno di quei chioschetti colorati del Luna Park? Di questi tempi certamente non è possibile ritrovarlo andando in giro e anche la Befana quest’anno dovrà darsi parecchio da fare per trovare i suoi dolcetti. La cosa positiva è che questo croccante di frutta secca si può fare molto facilmente anche in casa, con pochissimo lavoro! È incredibile il profumo che si diffonderà piacevolmente durante la preparazione. Da far tornare bambini (e in questo periodo, tutto sommato, non è poi così male). Perfetto anche per la calza della Befana, i piccoli lo adoreranno, anche come merenda da portare a scuola. Dolcissimo ma senza zucchero: vediamo come è possibile e quali sono i vantaggi.
Tempi: Preparazione (10 min); Cottura (20 min)
Attrezzatura necessaria: Teglia da forno, carta da forno, contenitore da 25 cm diam., robot da cucina tritatutto.
Difficoltà (da 1 a 3): 1
Costo totale: 2,35 €
Tritate molto grossolanamente le mandorle e le nocciole insieme, usando un robot da cucina a lama. Se non avete un robot potete anche usare tagliere e coltello, ma ci vorrà più tempo. Versatele nel contenitore insieme ai fiocchi d’avena e al malto di riso. Mescolate tutto con un cucchiaio. Il risultato è una miscela molto appiccicosa: tutto ok, è così che dev’essere!
Accendete il forno a 160-170° C e aspettate che sia caldo. Intanto stendete sulla teglia da forno la carta da forno. Ponete al centro l’impasto colloso e cercate di stenderlo con l’aiuto di un cucchiaio o di un mattarello sopra alla carta da forno. Lo strato deve essere sottile (circa 7-8 mm, non di più). Create già prima della cottura le tracce delle barrette che vorrete ottenere, in modo che i pezzi tagliati successivamente abbiano una forma un po’ regolare.
Cuocete il croccante per 20 minuti circa e poi estraete dal forno. A fine cottura l’impasto sarà ancora un po’ molle (diventerà croccante e non appiccicoso solo dopo essersi raffreddato completamente).
Il croccante può restare fuori frigo per anche una settimana, in un contenitore chiuso. Se per caso dopo qualche giorno notate che ha perso un po’ di croccantezza, vi basterà rimetterlo in forno per 5 minuti a 170° C. Una volta raffreddato tornerà perfetto!
La Cuoca Insolita (Elsa Panini) è nata e vive a Torino. E’ biologa, esperta in Igiene e Sicurezza Alimentare per la ristorazione, in cucina da sempre per passione. Qualche anno fa ha scoperto di avere il diabete insulino-dipendente e ha dovuto cambiare il suo modo di mangiare. Sentendo il desiderio di aiutare chi, come lei, vuole modificare qualche abitudine a tavola, ha creato un blog e organizza corsi di cucina. Il punto fermo è sempre questo: regalare la gioia di mangiare con gusto, anche quando si cerca qualcosa di più sano, si vuole perdere peso, tenere a bada glicemia e colesterolo alto o in caso di intolleranze o allergie alimentari.
Tante ricette sono pensate anche per i bambini (perché non sono buone solo le merende succulente delle pubblicità). Restando lontano dalle mode del momento e dagli estremismi, sceglie prodotti di stagione e ingredienti poco lavorati (a volte un po’ “insoliti”) che abbiano meno controindicazioni rispetto a quelli impiegati nella cucina tradizionale. Usa solo attrezzature normalmente a disposizione in tutte le case, per essere alla portata di tutti.
Qui trovate il calendario corsi di cucina ed eventi con La Cuoca Insolita.
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W come Wonder, W come Win-Win, W come Women. Lo scorso 26 novembre sei imprenditrici ed una libera professionista hanno dato vita ad nuovo un consorzio che si rivolge sia alle imprese – siano esse a conduzione femminile o maschile, micro, piccole, medie o grandi, italiane o estere con almeno una sede in Italia – sia ai liberi professionisti, con un’attenzione particolare per coloro che svolgono nuove professioni, senza riconoscimento formale o un albo di riferimento.
The W Place, questo il nome del consorzio, che conta tra i primi partner strategici API e APID Torino, verrà presentato ufficialmente a livello europeo il 25 febbraio 2021 in occasione dell’evento WOMEN 2027 #2. Le aziende fondatrici di questa realtà spaziano dalla gomma alla progettazione architettonica, dall’editoria al fundraising, dal settore immobiliare alla consulenza legale, unite dalla volontà di fare rete per generare innovazione partendo dal valore delle persone. TWP si propone come opportunità di joint-workingcon l’obiettivo di creare un nuovo dialogo tra le imprese, generare contaminazione settoriale ed innovazione, rispondere al senso di “solitudine dell’imprenditore” nel fare scelte importanti per la propria realtà, fornendo la possibilità di incontrare e confrontarsi con persone che hanno esperienze simili. The W Place, inizia formalmente la sua attività in versione diffusa presso le sedi delle aziende fondatrici e virtuale, ma entro il 2021 sarà dotato anche di una sede fisica. The W Place è attenta alla cultura sociale d’impresa e ai social goals di questo millennio: gli utili che produrrà verranno infatti reinvestiti in progetti di valore per supportare il territorio e le imprese più fragili come le start-up al femminile o le aziende in difficoltà a causa del Covid-19. L’obiettivo è attivare nuove catene del valore ed elementi essenziali per lo sviluppo strategico delle imprese di oggi e di domani, tenendo presenti gli aspetti sociali, ambientali e la sostenibilità delle scelte.
ScattoTorino ha incontrato le sette fondatrici di The W Place: Giuseppina Cavasino dello Studio Legale Miccoli Nosenzo Cavasino, Angela De Meo di ITG Lab Srls, Cristina Di Bari di Di.Co SaS, Raffaella Magnano di Areaprogetti Srl architettura e ingegneria, Silvia Maria Ramasso di Neos Edizioni Srl, Brigitte Sardo di Sargomma Srl ed Emanuela Zilio di Think Say Do Srls.
Raffaella Magnano: “La nostra mission è supportare imprenditrici e imprenditori nel percorso verso una nuova cultura e cura d’impresa. Essere un luogo fisico e virtuale dove scambiare competenze, attivare relazioni, co-progettare contenuti. Un luogo di confronto e riflessione. The W Place è un posto in cui i consorziati avranno la possibilità di accedere a servizi professionali di alto livello in materia di analisi e misurazione, e a strumenti oggi fondamentali, quali la progettazione europea, la finanza alternativa, l’accesso ad informazioni e strategie anche attraverso l’uso di tecnologia avanzata”.
Brigitte Sardo: “The W Place si rivolge alle microimprese, alle piccole e medie imprese (MPMI) e ai liberi professionisti, con particolare attenzione alle imprese al femminile, ma non solo. Le imprenditrici e gli imprenditori, così come le professioniste e i professionisti potranno rivolgersi al consorzio per essere sostenute/i ed informate/i su come sviluppare ed accompagnare nuovi progetti, sperimentare nuove opportunità per le loro imprese, cogliere occasioni di sviluppo a livello internazionale. The W Place, che si presenta come schema aggregativo tra imprenditori, è anche la nascita di un luogo di scambio, smart e tecnologico insieme, un’occasione di fare comunità, e insieme di entrare in una rete virtuosa di scambi non solo informativi e formativi”.
Giusy Cavasino: “Le imprese ed i liberi professionisti che desiderano entrare nel consorzio The W Place per usufruire dei servizi messi a disposizione dovranno presentare formalmente la loro dichiarazione di interesse (da gennaio 2021 disponibile la form sul sito www.thewplace.eu). Con cadenza mensile il Consiglio Direttivo provvederà a valutare tutte le richieste e procederà con l’accettazione dei nuovi consorziati. Le aziende, per poter accedere, dovranno pagare una quota consortile una tantum. A loro e ai liberi professionisti, verrà quindi richiesta una quota a cadenza annuale, in proporzione al loro fatturato.
Giusy Cavasino: “The W Place propone un modo nuovo e al passo con i tempi di mettere in connessione e far collaborare le imprese, in un contesto di rapida trasformazione dei mercati.
Da gennaio 2021, il consorzio comincerà a raccogliere informazioni sui Musei e gli Archivi di impresa, per conoscere, condividere e mettere a sistema le storie e i modelli di valore già esistenti. Una call for action verrà aperta per tutte le MPMI che hanno voglia di raccontarsi. The W Place, inoltre, indagherà da subito sulle nuove figure professionali richieste dalle imprese, per cominciare a delineare indicazioni specifiche per gli enti che si occupano di formazione. Con l’avvio della nuova Programmazione europea, The W Place metterà a disposizione delle aziende consorziate l’accompagnamento alla candidatura delle loro proposte oppure l’assistenza professionale per lanciare una campagna di crowdfunding. Dalla primavera, saranno attivi su questi temi anche corsi di formazione per le aziende.
Silvia Ramasso e Angela De Meo: “Alla base del progetto c’è una visione nuova della cultura di impresa, un’interpretazione del mondo economico e produttivo che possiamo senza reticenze definire più femminile, che vuole creare allo stesso tempo valori economici e sociali, che mira a “prendersi cura” di prodotti, processi e “giusti rendimenti”, ma anche delle persone a ogni titolo coinvolte, del sistema-territorio e della sostenibilità ambientale e sociale dell’attività. È un obiettivo entusiasmante ma altissimo al quale deve concorrere fortemente la consapevolezza di ciascun attore coinvolto. Per fare questo è necessario costruire e mettere a disposizione una nuova narrazione attraverso azioni mirate: la costituzione di una biblioteca professionale, storica e di indirizzo, l’acquisizione e la riproposizione di archivi, raccolte e storie di imprese, la condivisione di contenuti e strumenti con i talenti del territorio per l’instaurazione di un benchmarking utile alle imprese, la creazione di un “diario continuo” dell’attività e delle motivazioni, un luogo di confronto, di bilancio e di testimonianza”.
Raffaella Magnano: “Le prime azioni di The W Place riguardano l’attivazione del dialogo con le imprese del territorio, l’ascolto delle loro necessità e la messa a disposizione di competenze e servizi professionali di alto livello. Il 2021 sarà poi l’anno della sede fisica. L’identità, gli spazi, le funzioni ed i servizi della futura sede di The W Place saranno fortemente integrati tra di loro, sul piano architettonico ed organizzativo, per armonizzare gli spazi per il lavoro e quelli dedicati a finalità partecipative, in una prospettiva solida di integrazione ed elaborazione di pratiche sociali condivise. Questa integrazione, architettonica, simbolica, organizzativa e funzionale diviene la condizione primaria per disporre di un ambiente culturale capace di confrontarsi con le sfide dell’oggi, nella loro dimensione locale e globale, alla luce anche degli scenari valoriali resi disponibili con i Sustainable Development Goals (SDGs) dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”.
Emanuela Zilio: “Ispirato dalla prima edizione dell’evento WOMEN 2027 organizzato al Parlamento Europeo da Donne Si Fa Storia insieme alle Unioni camerali di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna a novembre 2019, The W Place ha preso forma in nove mesi di co-progettazione che hanno visto coinvolto un gruppo attivo di imprenditrici torinesi.
The W Place verrà quindi presentato a livello europeo in occasione di WOMEN 2027 #2, il 25 febbraio 2021, in linea con l’avvio della nuova programmazione EU”.
Brigitte Sardo: “Crediamo che sia essenziale. In un mondo sempre più connesso, che sembra essere tutto centrato sul fare rete, il concetto di fare squadra sembra scivolare, ma non è così. Agire con lo spirito di un gruppo, appunto di una squadra sportiva, seguendo regole e schemi predisposti, con il concorso coordinato di tutte le energie e le risorse disponibili, è davvero vincente. Condividere risorse e idee, mettendosi al servizio del bene comune, in questo caso di tutte quelle imprenditrici/imprenditori o liberi professionisti, che possano trovare, seppur virtualmente, per il momento, un punto di sostegno allo sviluppo e al cambiamento, crediamo sia fondamentale”.
Giusy Cavasino: “Torino è lo spirito Sabaudo: quel concetto di discrezione e rigore così ineffabile e difficile da descrivere che si riesce a cogliere solo passeggiando per le strade, respirando le bellezze, e mangiando il buon cibo. Uno spirito discreto che ha reso grande questa città!”
Angela De Meo: “Un patrimonio storico (è stata la prima capitale d’Italia) e culturale da rendere fruibile e accessibile a tutti. Una città da amare e da scoprire in tutti i suoi angoli suggestivi”.
Cristina Di Bari: “Un grande incubatore di innovazione: basta pensare alle tante cose che sono nate a Torino e a quelle che ancora oggi stanno nascendo. Infine è la città ideale per vivere e per lavorare e può diventare un modello per il futuro”.
Raffaella Magnano: “È l’armonia del barocco, i fiumi e il verde della collina”.
Silvia Ramasso: “Un punto di partenza imprescindibile, culturale, affettivo relazionale e anche un laboratorio più disponibile alla sperimentazione di tante altre città”.
Brigitte Sardo: “È il crogiolo di una storia industriale che ha visto nascere gran parte delle più importanti realtà imprenditoriali d’Italia, e successivamente del mondo, restando nel suo continuo sviluppo fedele alla sua impronta internazionale e creativa”.
Emanuela Zilio: “La città dove sono nati il cinema e la moda. La prima grande città industrializzata d’Italia, la città dell’automobile. La città in cui un toro riuscì a sconfiggere un drago”.
Giusy Cavasino: “Nel luglio del 2012 Torino si è colorata di bianco e per la prima volta, così come a Parigi, Berlino e New York, è stata organizzata una sobria ed elegante cena collettiva in uno dei luoghi più suggestivi della città: Piazzetta Reale. Che dire? Unconventional dinner”.
Angela De Meo: “La moltitudine di persone nelle vie e nelle piazze durante le Olimpiadi invernali del 2006. Per me che ho vissuto gli anni di piombo da ragazza, vedere persone, bambini, carrozzine, famiglie, riversarsi nelle strade, soprattutto durante le notti bianche e fare la coda per prendere la tanto desiderata metropolitana, vedere una città brulicante e viva è stata un’emozione immensa”.
Cristina Di Bari: “Ho la fortuna di abitare in una posizione dove posso godere di tre viste ogni mattina: la collina, le montagne e la città. Ognuno di questi panorami suscita in me dei ricordi passati e presenti. La bellezza delle passeggiate in bici o a piedi nel verde della collina o in riva al fiume sin da quando ero bambina, la forza che mi ispira ogni giorno il Monviso con le sue cime innevate e il cielo azzurro e la città, con i suoi palazzi storici, i suoi portici e i grattacieli”.
Raffaella Magnano: “I giorni della Torino olimpica, momenti di condivisione gioiosa di molte attività diverse, dallo sport alla cultura”.
Silvia Ramasso: “Sono vissuta tra Milano e la Val Susa. Torino, per me, è il ricordo della mia infanzia tra i favolosi ruggiti e barriti sul Po, guardando i profili della collina”.
Brigitte Sardo: “Sentendomi profondamente legata a Torino, che vivo con amore ed intensità, devo dire che i ricordi sono molti, non solo quelli legati ad avvenimenti storici o culturali importanti, ma quelli più semplici, come il perdersi passeggiando (qualche volta riesco a farlo) per le sue vie, i musei, i portici, il parco, riscoprendo sempre una città elegante, colta, cosmopolita e tradizionalista insieme”.
Emanuela Zilio: “Le Olimpiadi invernali del 2006, il momento in cui gli abitanti di Torino hanno intuito il potenziale di crescita della loro città, una città moderna in dialogo con il mondo”.
Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto
Ph: Silvano Pupella
Protagoniste di Valore, rubrica a cura di ScattoTorino Laureata in economia e commercio all’Università Cattolica di Milano, dopo uno stage
Rubrica a cura di ScattoTorino Imprenditrici, libere professioniste, dirigenti, artiste, docenti, commercianti e tante altre: sono le protagoniste dell’economia e
Protagoniste di Valore, rubrica a cura di ScattoTorino 170 ettari di vigneti di proprietà che si estendono tra Langhe e
Forse a questo punto delle festività natalizie la domanda dovrebbe essere: siete sopravvissuti alle feste? È una situazione comune a molti, e non riguarda solo le calorie: è lo stress da festività, considerata una vera e propria sindrome, capace di creare stress e difficoltà a riadattarsi alla vita di tutti i giorni.
Ma da dove proviene tutto questo stress? Innanzi tutto è molto stress e, secondo diverse ricerche, sarebbe secondo solo a quello legato ad un trasloco, al cambio di un lavoro o al divorzio. E la radice di questo stress sta nelle aspettative che si creano durante i periodi di festa che, secondo la cultura occidentale, devono essere gioiosi e sereni. La realtà però dimostra il contrario: le feste sono una grossa fonte di stress. C’è chi non va d’accordo con la famiglia e deve resistere a giorni interminabili con parenti opprimenti, c’è chi fa lunghi viaggi per poco tempo, per non parlare dello stress legato ai regali di Natale. Senza dimenticare le grandi abbuffate e l’ossessione di perdere i chili messi su durante le vacanze. Sembrano banalità, ma non lo sono.
Le feste stanno finendo, ed ecco qualche consiglio per recuperare le forze e rilassarsi prima di ritornare alla vita di tutti i giorni.
Come prima cosa è importante non opporsi alle sensazioni ma lasciarle passare, seguendo la scia di tante tecniche di meditazione. Finite le feste, la prima cosa da fare è prendersi del tempo tutto per sé: che si tratti di un bagno rilassante, di una passeggiata o di una cioccolata calda davanti ad un film, godetevi questi momenti di solitudine.
Si sa, le festività sono un periodo di distacco dai doveri più tradizionali, ma spesso sono terreno fertile per quelli “affettivi”. Ci si sente in obbligo di essere sereni, in dovere di trascorrere del tempo insieme agli altri e di buonumore. Se non l’avete già fatto, è il momento di smetterla di sentirvi in obbligo. Godetevi semplicemente gli ultimi giorni di riposo facendo quello che più vi piace.
Il Natale è fatto per le grandi abbuffate ma per quanto siano piacevoli sul momento, alla lunga il nostro fisico ne risente. Ecco perché bisogna gradualmente tornare ad un’alimentazione sana, senza imporsi diete irrealistiche che finirebbero solo per aumentare i sensi di colpa. Quindi riprendete a fare movimento e, insieme ad una corretta alimentazione, concedevi qualche tisana calda in più.
Ultimo ma non per importanza, ricordatevi di riposare. È importantissimo ed imprescindibile, cercate di dormire per almeno 8 ore al giorno. Il sonno, infatti, è fondamentale per ritrovare l’energia giusta ed aiuta a tornare alla vita di tutti i giorni più facilmente.
Questa ricetta di gnocchi di ceci saltati in padella è proprio così. Ma cosa ci sarà dentro allora? Tutta quella verdura non è lì solo per dare colore. Verdura di stagione. Fresca e piena di vitalità. Gnocchi molto saporiti, che piaceranno anche ai bambini. E c’è anche un altro vantaggio: sono compatti al punto giusto e, quando si mescolano, non si attaccano mai tra di loro.
Tempi: Preparazione 30 minuti;
Cottura 2-3 minuti;
Attrezzatura necessaria: Minipimer o robot tritatutto, pelapatate, tagliere legno grande per fare gli gnocchi, coltello a lama liscia, forchetta, schiumarola, pentola per cuocere gnocchi, matterello (non essenziale), padella antiaderente di circa 30 cm diam., 1 cucchiaio di legno
Difficoltà (da 1 a 3): 1
Costo totale: 2,71 € (3,31 €/kg)
Per gli gnocchi di ceci:
Per il condimento:
Approfondimenti e i consigli per l’acquisto degli “ingredienti insoliti” a questo link: https://www.lacuocainsolita.it/ingredienti/).
In caso di allergie…
Allergeni presenti: Cereali contenenti glutine
Fase 1: GLI INGREDIENTI PER IL SALTO IN PADELLA
Lavate e asciugate le foglie di basilico e tritatele finemente insieme al pangrattato. Se avete del pane secco, potete mettere pane e basilico insieme nel robot tritatutto.
Pelate le carote e con il pelapatate formate delle listarelle sottili.
Tenete tutto da parte, per il condimento degli gnocchi.
Fase 2: L’IMPASTO DEGLI GNOCCHI
Mettete zucchine, piselli e ceci nel contenitore del robot tritatutto e frullate fino a quando avrete ottenuto un impasto omogeneo, il più possibile senza pezzi. Aggiungete ora la farina di tipo 2 (o altra farina, ad esempio metà farina 00 e metà farina integrale di grano o di farro integrale) e il sale e amalgamate fino a quando si formerà una palla omogenea. Aggiungete altra farina (poca alla volta) se la palla risulta ancora un pochino appiccicosa. Chiudete in un foglio di pellicola e lasciate riposare mezz’ora.
Infarinate la spianatoia con la semola e formate un rettangolo di spessore di circa 1 cm (potete usare un matterello per rendere lo spessore più omogeneo). Con il coltello a lama liscia tagliate a listarelle parallele, di 2 cm di larghezza. Ora separate leggermente tra loro le strisce, giratele su un lato e cospargetele leggermente di farina di semola. Con il coltello tagliate tutte le listarelle insieme, formando degli gnocchi di forma circa quadrata. Ora, se volete e avete tempo, rigateli con la forchetta, aiutandovi con il polpastrello del pollice. Se non ne avete voglia, potete anche lasciarli a forma di quadrato!
Fase 3: LA COTTURA E IL SALTO IN PADELLA
Intanto portate a bollore l’acqua nella pentola e poi salate. Buttate gli gnocchi, rigirateli con la schiumarola e aspettate che vengano a galla (ci vorranno circa 2-3 minuti). Scolateli con la schiumarola e poneteli nella padella antiaderente, dove avete già fatto scaldare l’olio extra vergine e avete fatto insaporire lo spicchio d’aglio. Girate velocemente gli gnocchi con il cucchiaio di legno, quindi unite il pangrattato aromatizzato al basilico, le strisce finissime di carote crude e le zucchine cotte. Mescolate bene per un paio di minuti, quindi unite sale e pepe. Mangiateli subito!
CONSERVAZIONE
Gnocchi crudi: 6 mesi in congelatore. Separateli tra loro, ben infarinati con la semola. Una volta induriti potete metterli in un sacchetto gelo e tenerli per 6 mesi. Per usarli, buttateli ancora gelati direttamente nell’acqua di bollitura.
In frigorifero: 2 giorni
La Cuoca Insolita (Elsa Panini) è nata e vive a Torino. E’ biologa, esperta in Igiene e Sicurezza Alimentare per la ristorazione, in cucina da sempre per passione. Qualche anno fa ha scoperto di avere il diabete insulino-dipendente e ha dovuto cambiare il suo modo di mangiare. Sentendo il desiderio di aiutare chi, come lei, vuole modificare qualche abitudine a tavola, ha creato un blog (www.lacuocainsolita.it) e organizza corsi di cucina. Il punto fermo è sempre questo: regalare la gioia di mangiare con gusto, anche quando si cerca qualcosa di più sano, si vuole perdere peso, tenere a bada glicemia e colesterolo alto o in caso di intolleranze o allergie alimentari.
Tante ricette sono pensate anche per i bambini (perché non sono buone solo le merende succulente delle pubblicità). Restando lontano dalle mode del momento e dagli estremismi, sceglie prodotti di stagione e ingredienti poco lavorati (a volte un po’ “insoliti”) che abbiano meno controindicazioni rispetto a quelli impiegati nella cucina tradizionale. Usa solo attrezzature normalmente a disposizione in tutte le case, per essere alla portata di tutti.
Calendario corsi di cucina ed eventi con La Cuoca Insolita alla pagina https://www.lacuocainsolita.it/consigli/corsi/
La zuppa mitonà, a metà tra una zuppa e un gratin, ecco un piatto tipico piemontese da riscoprire.
La supa mitonà (si pronuncia mitunà) è un piatto tipico della cucina piemontese, ed è particolarmente diffusa nel biellese. Si tratta di un piatto molto sostanzioso e saporito, perfetto soprattutto nei mesi freddi per mangiare qualcosa di caldo e sostanziosa. Come tutte le ricette antiche, è anche una valida alternativa per non sprecare il pane raffermo.
Il nome di questa zuppa deriva dal verbo francese mitonner, che fa riferimento a una cottura lenta e a fuoco dolce. Esistono numerose varianti: le più comuni prevedono l’aggiunta di fagioli o pomodori.
La redazione de Il Torinese vi propone la ricetta semplice, da personalizzare come più vi piace.
Il tempo impiegato per la preparazione della zuppa è di circa 40 minuti.
CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17 LA SITUAZIONE DEI CONTAGI Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato
Incuneata nel cuore della Alpi, fino al centro delle “Alpi Somme” da cui partono le acque nelle quattro direzioni dei
Dal Piemonte / C’è una importante via di passaggio degli uccelli sulle sponde del lago d’Orta. Stormi di chiurli, gallinelle,
In questa foto di Stefano Zanarello il Monte dei Cappuccini si accende di blu, mentre la foschia diffonde i raggi di un tramonto di fine 2019, creando un’atmosfera surreale che si riflette nelle acque del Fiume Po.
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Laureata in economia e commercio all’Università Cattolica di Milano, dopo uno stage presso l’agenzia di pubblicità McCann-Erickson, Federica Toscanini ha iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia. Un’azienda fondata nel 1920 che da quattro generazioni è un punto di riferimento internazionale per la produzione di portabiti e soluzioni per appendere capi di abbigliamento, accessori e scarpe. Una realtà imprenditoriale circondata dai boschi e dai torrenti della Valsesia che da sempre è attenta a contenere l’impatto delle produzioni sulle risorse naturali: una strategia che dimostra il rispetto della Famiglia Toscanini nei confronti del pianeta e dei suoi abitanti. Tra le buone pratiche adottate ci sono l’utilizzo di legnami provenienti da foreste controllate e valutati in maniera indipendente da enti accreditati in conformità ai principi della buona gestione forestale, un sistema organizzativo basato sul non spreco e sulla responsability di ogni dipendente, l’impiego di vernici a base acqua e pellami eco-friendly che provengono da concerie italiane certificate. Last but not least, questi lungimiranti imprenditori si sono occupati del recupero delle centrali idroelettriche dismesse lungo il corso dei fiumi Sesia e Mastallone e l’energia prodotta è conferita al gestore della rete elettrica, contribuendo così a ridurre l’uso dei carburanti fossili per il fabbisogno energetico.
Protagoniste di Valore ha incontrato Federica Toscanini, Marketing & Sales Director di questa impresa che vanta clienti come Valentino, Chanel, Loro Piana, Max Mara e Givenchy per citarne alcuni e che, in occasione del centenario che ricorre quest’anno, ha avuto l’onore di ricevere un francobollo emesso dal Ministero dello Sviluppo Economico e appartenente alla serie tematica “Le Eccellenze del sistema produttivo ed economico”.
“La nostra azienda lavora in due modi: da un lato recepiamo gli input dei clienti che ci chiedono di risolvere un problema, ad esempio ci domandano portabiti per esporre in modo creativo un capo, oppure hanno un concept definito dal loro ufficio stile e noi lo produciamo. Dall’altro lato, invece, siamo noi che con curiosità e passione ideiamo nuovi modelli o ricerchiamo nuovi materiali e tecniche di personalizzazione. Circa 20 anni fa, con mio fratello, abbiamo iniziato a provare materiali diversi giocando con il sughero e il plexiglass, che in quei tempi era poco usato. A proposito di questo materiale, ricordo che pochi giorni dopo aver creato i prototipi ci contattò Jean Paul Gaultier perché voleva dei portabiti in vetro. Mi recai a Parigi e mostrai le nostre creazioni in plexiglass che piacquero così tanto che vennero scelte. Il problema è che, trattandosi di prototipi, non erano ancora stati industrializzati per cui passammo l’intera estate a produrli! Alla base di ogni nostro prodotto ci sono l’entusiasmo, l’amore per ciò che facciamo e la ricerca della qualità. D’altronde, è nel DNA del nostro territorio realizzare prodotti di eccellenza. Secondo noi il portabito deve valorizzare la vestibilità del capo e deve presentarlo nel miglior modo possibile. Ecco perché studiamo nuove forme, curiamo i dettagli e creiamo oggetti capaci di distinguersi per il design e per i materiali”.
“In questo ambito siamo stati degli inconsci precursori e già negli Anni ‘70 mio padre utilizzò dei silos per lo stoccaggio di trucioli e segatura che in inverno venivano bruciati in una caldaia per riscaldare gli uffici e il reparto produttivo. Lui da sempre ha puntato sui valori che ci hanno tramandato gli anziani. Un tempo in Valsesia le manifatture avevano una propria centrale idroelettrica che forniva energia ai telai. Nel tempo queste furono dismesse e lui, tra la fine degli Anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, acquistò una centrale idroelettrica che, tra l’altro, diede luce alla prima lampadina del Sacro Monte di Varallo, e nel 1986 la rimise a regime. All’epoca venne considerato un eccentrico, invece seppe creare una cultura famigliare legata alle centrali idroelettriche e infatti nel tempo ne abbiamo acquistate altre ed oggi produciamo energia 20 volte superiore al fabbisogno necessario all’azienda”.
“Veniamo da una terra dalla quale abbiamo ricevuto tanto e abbiamo recepito la cultura del fare bene. Mio fratello ed io siamo cresciuti secondo una regola semplice: Manca ‘ncó ‘n plûch (manca ancora un pelucco) in pratica mai accontentarsi del primo risultato per passare dal ben fatto all’eccellenza. Il prodotto perfetto ha proporzioni corrette: non c’è niente da aggiungere e niente da togliere. Noi lavoriamo così da sempre e queste caratteristiche ci vengono riconosciute sia in Italia che all’estero. Un altro segreto è che siamo affidabili e io stessa dico sempre che la mia scrivania è la prosecuzione di quella dei clienti perché ci identifichiamo nei nostri committenti e per noi la parola data è un valore. Il nostro team di lavoro, infine, ha un senso di appartenenza alla famiglia allargata Toscanini e si impegna nel raggiungimento degli obiettivi. Un aspetto fondamentale che ci rende orgogliosi delle persone che collaborano con noi”.
“Un giorno un signore anziano che non conoscevamo passò a chiederci se in estate poteva portare le arnie nei nostri terreni e mio padre, in modo austero ma cordiale, acconsentì. Ovviamente le api producono il miele e abbiamo quindi deciso di metterlo in vasetti con il nostro logo e regalarlo ai clienti. L’idea è piaciuta molto e questo miele dal sapore delicato è diventato il trait d’union che unisce il nostro lavoro, il territorio della Valsesia e le partnership che abbiamo creato negli anni”.
“Spesso si parla di quote rosa come se si trattasse di una zavorra necessaria per una questione di immagine, invece ritengo che per le aziende sia un valore aggiunto avere delle donne nel proprio organico. Faccio un esempio: nel mondo dell’arredo abbiamo un cliente che anni fa divenne padre e gli feci recapitare il miele e dei mini portabiti decorati appositamente per la sua bambina. Quando tempo dopo mi recai nella sua sede, lui mi elogiò dicendo che nella sua azienda c’erano per lo più uomini e che puntavano su numeri e schemi, mentre noi donne abbiamo un approccio più morbido e rotondo. Secondo me la donna sa porre attenzione su aspetti che spesso non vengono considerati dagli uomini. Purtroppo viviamo in un mondo pensato da uomini per uomini, mentre credo che le aziende abbiano un’opportunità in più con il contributo femminile. In Toscanini i commerciali sono donne, forse perché hanno una maggiore attenzione ai dettagli e alle procedure oltre che una sensibilità diversa, che personalmente considero un valore. Da mia nonna alla mamma alla zia, nella nostra impresa le donne sono state delle colonne portanti, in prima persona o magari dietro le quinte. Sicuramente mio padre è stato un vulcano di creatività, ma con lui ci sono sempre state figure femminili che hanno avuto un ruolo strategico”.
I Valori dell’azienda Toscanini sono:
Toscanini è un’azienda che ha fatto del rapporto con i suoi clienti un vero punto di forza: “noi siamo il loro collante, la memoria storica dei clienti” spiega Federica Toscanini. Il team di Toscanini è riuscito a costruire un rapporto duraturo e di fiducia con i clienti, e ciò permette di conoscere in modo approfondito le scelte che ogni cliente ha fatto nel corso del tempo e sulle basi di queste trovare le migliori soluzioni.
Federica Toscanini, infatti, afferma che non si sentono dei fornitori, ma dei collaboratori dei loro clienti. Le loro azioni sono finalizzate non solo alla soddisfazione del cliente diretto, ma anche a garantire un’esperienza di alto livello al cliente finale.
“Il nostro obiettivo è andare oltre il prodotto” afferma Federica Toscanini quando racconta come vengono coinvolti i clienti durante la scelta dei loro portabiti: “offriamo loro una vera esperienza. Il nostro prodotto deve essere toccato. Chiediamo ai clienti di chiudere gli occhi e sentire al tatto le rotondità, il peso, il materiale e ogni dettaglio”.
Dal 1920 ad oggi l’azienda Toscanini ha saputo creare un rapporto unico con la clientela, diventando un vero e proprio punto di riferimento sul mercato, riuscendo a fondere la tradizionale qualità alle azioni di ricerca e sviluppo orientate ad offrire prodotti innovativi e in linea con le esigenze dei clienti.
“Il senso di appartenenza dei collaboratori verso l’azienda è fortissimo. La volta in cui è emerso chiaramente è stato il giorno dell’emissione del francobollo Toscanini per i 100 anni di attività” racconta Federica Toscanini. Le persone che lavorano con noi in azienda non sono dipendenti, ma collaboratori che affrontano ogni giorno il proprio lavoro con grande passione e dedizione verso il cliente.
La presenza della famiglia è forte in azienda ed è vissuta come parte integrante della squadra. “Siamo sul campo accanto ai collaboratori, condividiamo la quotidianità, le criticità e le soluzioni” spiega Federica Toscanini. Questa gestione delle risorse umane è funzionale all’approccio customer centric e al raggiungimento degli obiettivi aziendali.
L’azienda Toscanini, prima di occuparsi di portabiti, produceva coltelli. Le meravigliose pagine di un taccuino datato 1916 di Giovanni Toscanini, nonno di Federica, mostrano modelli di coltelli, disegnati con particolare attenzione ai dettagli e alle rifiniture, elemento distintivo che caratterizza ancora oggi i prodotti Toscanini. Il taccuino è un vero e proprio tesoro, della famiglia e dell’azienda Toscanini, un oggetto capace di evocare emozioni e stupore per i disegni e le annotazioni scritte. In particolare, in una pagina intitolata “Comandamenti della vita” sono scritte le riflessioni di Giovanni Toscanini attraverso le cui parole emerge una grande personalità. La storia dell’azienda e quella della famiglia Toscanini, sono fortemente intrecciate tra loro e sono raccontate nel libro “Toscanini, l’arte di appendere” che è stato pubblicato in occasione dei 100 anni di attività.
Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto
Focus: Antonella Moira Zabarino
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