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Lo Zabaione? Ecco la ricetta del “tiramisù” alla torinese

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Lo Zabaione, deliziosa crema all’uovo, è torinese Doc! Ecco la prodigiosa ricetta “1-2-2-1”

Ebbene sì, la ricetta dello zabaione non è lombarda, veneziana, e nemmeno emiliana, come si legge qua e là.

La ricetta della nota specialità fa parte della ricca cucina subalpina, e la si deve al frate spagnolo Pasquale de Baylón. Intorno a metà Cinquecento, il giovane frate francescano approdò a Torino per il suo apostolato, presso la Parrocchia di San Tommaso, all’angolo tra via Pietro Micca e via San Tommaso.

Fra Pasquale, addetto cuoco presso il convento, non riuscendo a montare uova e zucchero, provò quindi ad aggiungere vino dolce al composto. Fu così che, per caso, nacque la crema calda oggi conosciuta col nome di Zabaglione, o semplicemente zabaione.

Secondo certe cronache del tempo, il frate divenne ben presto un fidato consigliere per le giovani dame penitenti. Trascurate dai mariti, le pie donne si rivolgevano a lui in cerca di aiuto, per stimolare l’eros ed il vigore fisico dei congiunti.

Così facendo, la cura a base di zabaione divenne ben presto un’efficace panacea rinvigorente, oltre che una gustosissima ricetta.

La Ricetta originale di Fra Pasquale (1-2-2-1)

Alle signore che si dolevano della scarso appetito dei consorti, il frate suggeriva una semplice preparazione a base di tuorli d’uovo, zucchero e marsala, sapientemente combinati.

Ecco la ricetta miracolosa del San Pasquale de Baylón (da cui proviene il piemontese ‘L Sanbajon, divenuto zabaione o zabaglione in italiano):

  • 1 Tuorlo d’uovo
  • 2 cucchiaini di zucchero (da sbattere finchè il tuorlo diventa quasi bianco), a cui aggiungere:
  • 2 gusci d’uovo abbondanti di marsala
  • 1 guscio d’acqua

La crema andava scaldata a bagnomaria, da mescolare al primo bollore.

L’eredità di Fra Pasquale

Santificato nel 1680 da Papa Alessandro VIII, San Pasquale de Baylon è, dal 1722, il Santo Protettore di tutti i Cuochi del mondo; la sua festa cade il 17 maggio ed è venerato in Torino nella chiesa di San Tommaso.

Un suo ritratto è collocato nel coro della Chiesa del Monte dei Cappuccini a Torino.

Per correttezza, va comunque menzionata la teoria secondo cui, per la prima volta, la ricetta dello zabaione fu descritta da Bartolomeo Stefani, cuoco di corte della famiglia Gonzaga di Mantova nel testo L’arte di ben cucinare et instruire i men periti in quella lodeuole professione, Mantova, 1685.

Nel testo si legge:

Per far un zambalione: Si pigliarà ova fresche sei, zuccaro fino in polvere libra una e meza, vino bianco oncie sei, il tutto si sbatterà insieme, e poi si pigliarà un tegame di pietra vitriato a portione della detta composizione, si mettarà due once di butiro a disfar nel tegame, quando sarà disfato si butterà la composizione dandogli fuoco sotto e sopra.

Se si vorrà mettere nella composizione cannella pista se ne mettarà un quarto, se si vorrà ammuschiar conforme il gusto, avertendo però alla cottura che non si intostisca troppo.

Puoi fare ancora il zambalione in questa maniera: pigliarai oncie due di pistacchi mondi, pellati e poi pistati nel mortaio e stemprali con il vino, che va fatto il zambalione, e questo zambalione serve assai per i cacciatori, perché alla mattina, avanti vadino alla caccia, pigliano questo; se per sorte perdessero il bagaglio possano star così sino alla sera; se può fare con il latte di pignoli, come di sopra, e per convalescenti, che non possono pigliar forza, si fa col seme di melone.

Il Grissino: da Napoleone a Madonna, tutti pazzi per il Rubatà!

Il Grissino ha conquistato nei secoli schiere di “fans”. Un autentico marchio di fabbrica torinese, ai suoi piedi Re e Regine… ma non solo!

Grissino, mon amour! Il legame dei torinesi con questo prelibato bastoncino affonda le sue radici fin nel Seicento: per alcuni avrebbe origini molto popolari, per altri addirittura “regali”!

Ecco tutti i personaggi che hanno contribuito a rendere popolari i grissini in Italia e nel mondo.

 

Un Grissino alla corte del Re Vittorio Amedeo

grissino
Re Vittorio Amedeo II

La ghërsa, madre del grissino, era la classica forma di pane allungata, simile alla baguette francese, prodotta secondo tradizione dai fornai sabaudi dell’epoca.

Uno di questi, Antonio Brunero, sarebbe l’artefice della trasformazione della ghërsa in goloso bastoncino friabile, che accompagna sempre (o quasi) i pasti della famiglia torinese media. La storia – o la leggenda – vuole che il Brunero, su esplicita richiesta della corte sabauda, si dovette ingegnare per  offrire un prodotto facilmente digeribile al giovane principe Vittorio Amedeo II.  Il rampollo di casa Savoia, futuro eroe dell’Assedio del 1706, aveva infatti non poche difficoltà a digerire il cibo, tanto da essere affetto da continue gastroenteriti. Furono prese diverse iniziative per curare Vittorio Amedeo II, ma con poco successo. Don Baldo Pecchi di Lanzo, medico presso la corte ducale, pare avesse perfino esposto il giovane alla Sacra Sindone, invano.

Siamo nel 1679: il medico conferì con Antonio Brunero, panificatore di Lanzo, ed ebbe l’ispirazione: dispose di eliminare il pane – piuttosto pesante – dai pasti del giovane erede al trono. Venne quindi sostituito il pane con questi lunghi bastoncini di pane croccante, molto leggeri e ben lievitati. La risposta del principe non si fece aspettare: il sapore era gradevole, la fragranza conquistò rampollo ed i problemi digestivi svanirono.Si aprirono dunque le porte del grande successo ai grissini (in dialetto piemontese, i gherssin): divenuto Duca, e successivamente Re di Sardegna, Vittorio Amedeo era solito sventolarli amabilmente in ogni occasione, addirittura portandoli con sé nelle sue uscite a cavallo. Il giovane Re creò una vera tendenza gastronomica tra sovrani e cortigiani, che cominciarono ad adorarli, con i fornai ben lieti di replicarli.

 

 

Il Grissino nella storia…

Re Luigi XIV di Francia 

Il “Re Sole”, senza alcun dubbio l’uomo più potente d’Europa, di fronte alla bontà dei grissini obbligò i suoi cuochi di replicare i “petits bâtons de Turin”, senza ottenerne però grandi soddisfazioni.

Madama Felicita di Savoia

Amante della specialità torinese fino all’ingordigia, la figlia del re Carlo Emanuele III meritò l’appellativo di “principessa del grissino”, avendo posato per un quadro con il noto bastoncino in mano.

Napoleone Bonaparte

L’Imperatore riteneva i grissini un “must” a tavola, e non esitava a spedire corrieri a Torino per farne scorta continua, per poterli degustare sempre freschi e fragranti.

Imperatrice Maria Luigia d’Austria

Si dice che amasse sbriciolarli nel brodo. La zuppa le venne servita nella “tasse de l’accouché” (tazza della puerpera), regalatale da Napoleone e che oggi possiamo ammirare al museo Glauco Lombardi di Parma.

Re Carlo Felice

Dopo Vittorio Amedeo, il Re pare diventasse quasi “maleducato” in presenza dei grissini: in barba all’etichetta, sgranocchiava di continuo e ovunque. Persino dal palco reale del Teatro Regio, incurante del fastidio che arrecava ai vicini e delle voci imbarazzanti che giravano sul suo conto.

 

I “Fans” di oggi

Chi l’avrebbe detto? Dopo le “teste coronate“, il grissino ha conquistato Vips da ogni parte del mondo. I cosiddetti Breadsticks hanno valicato l’oceano e sono andati alla conquista degli USA, dove sono diventati un vero e proprio “cult”!
La catena di ristoranti statunitense Olive Garden – specializzata in cucina italo-americana – ha stabilmente inserito i grissini nei suo menu “all you can eat”. Secondo la rivista People, il popolare anchorman Tv Jimmy Fallon pare sia devoto alle zuppe ed insalate accompagnate dai nostri amati bastoncini. Se poi pensiamo che l’amore per il grissino ha portato all’istituzione di una giornata dedicata, il Breadstick Day (ogni 26 ottobre), è chiaro come il fenomeno sia diventato globale!

 

grissino
Madonna

Numerose Stars sono state immortalate mentre si accompagnavano con un grissino o semplicemente lo hanno citato come loro prelibatezza. L’attrice Jessica Biel, durante i Critics’ Choice Awards di Hollywood, addenta golosamente un grissino.

L’icona del football inglese Alan Shearer, interprete di un video virale in rete, festeggia la vittoria della sua Nazionale ai campionati del mondo di Russia 2018, cantando “All night long”, impugnando un grissino come microfono.

Ed infine, la leggenda musicale Madonna.

Durante i red carpets al MET Gala 2016 (uno dei più grandi eventi del calendario mondiale della moda), alla richiesta della giornalista di E! News’ Zuri Hall, avrebbe confidato di essere lì soltanto per un motivo… “The bread sticks!”.

 

La casa di Cagliostro, mistero in via Barbaroux

La misteriosa storia della casa di Cagliostro, enigmatico personaggio che passò da Torino per due volte

Casa di Cagliostro
Il Conte Alessandro Cagliostro

Anche ultimamente, i pareri di storici ed esperti non sono concordi nel definire la figura dell’enigmatico Alessandro  Cagliostro. Chi lo ritrae come un potente occultista e chi, invece, lo descrive come un avventuriero senza scrupoli. Sempre fiancheggiato dall’avvenente moglie Lorenza Serafina Feliciani, che sfruttò ripetutamente a proprio vantaggio, riuscì a truffare mezza Europa.

Nato a Palermo nel 1743, fin dalla primissima gioventù, il giovane Cagliostro inanellò una lunghissima sfilza di truffe, risse e litigi, e rocambolesche fughe. Personalità narcisista e spregiudicata, si appassionò di scienza ed alchimia, a cui seguì una deriva verso la mistificazione e all’inganno. Tutta la sua vita sarà un alternarsi di trionfi e cadute in disgrazia.

Basti ricordarel’Affare della collana”, per definire meglio il personaggio. Nel 1776, Cagliostro fu implicato in una speculazione economica ai danni del Re di Francia Luigi XVI, che lo porterà irrimediabilmente alla rovina.

Il conte tentò infatti di vendere una preziosissima collana di diamanti al Re, ma quando la speculazione venne a galla, scoppiò un tale scandalo da mettere in grande imbarazzo la Monarchia. Re Luigi XVI e Maria Antonietta, accusati dal popolo di pensare esclusivamente ai propri lussi, di lì a poco avrebbero pagato dazio, aprendo così la strada alla Rivoluzione Francese.

 

La casa di Cagliostro in via Barbaroux

A Torino, Cagliostro trascorse due brevi soggiorni. Del primo, sotto il regno di Carlo Emanuele II, non si sa molto. Giuseppe e Lorenza dimorarono in un palazzetto all’angolo di via Barbaroux con la piazzetta dell’Università dei Maestri minusieri.

Casa di Cagliostro - Prima della ristrutturazione
Casa di Cagliostro – Prima della ristrutturazione

La scelta della casa fu particolarmente attenta, dettata dalle nozioni di numerologia e astrologia della coppia: il palazzo ospitava il Caffè Saturno, noto circolo esoterico, e si trovava al civico 25 (oggi il 27) di via Barbaroux.

Casa di Cagliostro - Dopo la ristrutturazione
Casa di Cagliostro – Dopo la ristrutturazione

La somma fa 7, numero alchemico che indica la Grande Opera. Dopo decenni di degrado e di vani tentativi di porvi rimedio, la maledetta “casa di Cagliostro”,  è stata recentemente restaurata. Il Caffè Saturno non esiste più, ma l’isolato attorno a Palazzo Siccardi (oggi sede della nuova Biblioteca civica Guidetti Serra) trasmette ancora un inquietante profumo di mistero.

La seconda visita a Torino

Cagliostro tornò una seconda volta a Torino nel 1788, ma la sorte non fu certo favorevole al “Mago”.

La sua fama di imbroglione, unita alle voci della fuga dalla Francia dopo il caso della collana,  lo aveva purtroppo preceduto presso la corte del Re Vittorio Amedeo III. Grazie all’intercessione di alcuni potenti cortigiani, il Re (piuttosto interessato a tutto ciò che concerneva l’occultismo massonico) lo ricevette comunque malvolentieri.

Casa di Cagliostro - Torino nel 1790
Torino nel 1790

Il conte, contrariato, forse per vendicarsi di una lunga anticamera, omaggiò Vittorio Amedeo III di un libro maledetto. Per di più, le sue profezie non accolsero i favori del sovrano che, impaurito dalle parole di  Cagliostro ed interpellati i suoi consiglieri, liquidò la coppia con un “Consilium Abeundi”, cioè un elegante “foglio di via“. Abbandonando Torino alla volta di Genova, sembra che Cagliostro abbia lanciato una maledizione sulla città sabauda.

Mondojuve, un Carnevale coi fiocchi allo Shopping Village

Giorni di fantasia invaderanno i corridoi dello Shopping Village Mondojuve, tra palloncini, esibizioni sul ghiaccio, personaggi dei cartoni animati, workshop per i bambini e un nuovo negozio di dolci e leccornie per i più golosi

Domenica 23 Febbraio

Presso la Galleria Artemisia di Mondojuve (strada Debouché, Vinovo), ci sarà un “Meet & greet” con un super ospite amico dei bambini, protagonista del cartone animato più gettonato del momento: il coniglietto Bing.

Si esibirà per salutare e intrattenere i suoi piccoli fan a partire dalle 15 fino alle 19, ogni ora per circa venti minuti.

Dal 24 al 28 febbraio

Sempre per i piccoli ospiti dai 3 ai 10 anni (non compiuti), verrà organizzato – dal 24 al 28 febbraio – un laboratorio presso l’area Kids intitolato “Ti conosco, mascherina” per creare la propria maschera di Carnevale.

A disposizione, cartoncini, piume, colori e ogni altro tipo di materiale che servirà per fare la mascherina più originale che ci sia per poterla sfoggiare e farla vedere agli amici.

Le attività dei bambini sono organizzate tutti i mesi, tutte con temi diversi, pronte per dedicare la giusta attenzione e non annoiare mai i piccoli visitatori.

Martedì Grasso – 25 Febbraio

Il 25 febbraio, alle 16:30, andrà in scena il consueto spettacolo sul ghiaccio degli atleti della società sportiva P.A.T, ormai famoso per gli habitués. Presso la Piazza Centrale dello Shopping Village la pista di pattinaggio, inaugurata lo scorso gennaio, si maschererà per la festa di Carnevale regalando agli spettatori uno show colorato e divertente con musiche e coreografie creative a tema. L’esibizione è, come sempre, aperta a tutti gli appassionati e gli amanti di questa disciplina. Per chi vorrà a sua volta provare l’ebrezza di pattinare sul ghiaccio, l’impianto osserverà i soliti orari non appena finito lo spettacolo: dal lunedì al venerdì dalle 16:00 alle 20:00 e il sabato e la domenica dal mattino, dalle 10:00 alle 13:00, e al pomeriggio dalle 14:00 alle 20:00. Chi non fosse munito di pattini potrà noleggiarli direttamente sul posto, gratuitamente durante la settimana e al costo di 2€ al paio per la durata di un’ora il sabato e la domenica. I pattinatori si esibiranno per l’ultima volta a fine stagione, in occasione della Festa della Donna.

Ma non finiscono i regali di Mondojuve…

Il 22, 23 e 25 febbraio saranno distribuiti gratuitamente palloncini dai mille colori e zucchero filato ai bambini in maschera presso l’apposito desk in Galleria Artemisia.

Per chi non può proprio fare a meno dei dolci, il centro amplia la sua offerta commerciale con un nuovo negozio di bonbons e peccati di gola sia dolci che salati: ODStore è il posto giusto per i più ghiotti e per chi non sa resistere a nuove tentazioni.

Coccole per i bambini…

Il 22 e il 23 febbraio, all’ingresso del negozio, potranno essere truccati da mani esperte e trasformarsi così in quello che desiderano per festeggiare al meglio il Carnevale.

…e per i più grandi

Proseguono intanto fino al 29 febbraio i Saldi Autunno/inverno!

Dall’abbigliamento alle calzature, dagli articoli per la casa agli accessori per il tempo libero, dall’elettronica ai beni e servizi per la persona fino al pet.

Grazie alla sua vasta offerta commerciale Mondojuve offre un’esperienza di shopping in grado di soddisfare tutte le esigenze.

 

Carnevale alla Pinacoteca dell’Accademia Albertina

Carnevale alla Pinacoteca dell’Accademia, fra tradizioni e fiabe della Russia

Domenica 23 febbraio 2020 alle ore 16:00

Martedì 25 febbraio 2020 alle ore 11:00

 

Nei giorni del Carnevale, un divertente laboratorio artistico nelle sale della Pinacoteca Albertina, in occasione della mostra “Incanti russi“.

Nella forma di una matrioska, daremo colore agli abiti degli Zar, dei cavalieri e delle principesse della Russia antica.

Per bambini dai 5 agli 11 anni, con le loro famiglie.

 

Costo dell’attività: 5 euro a bambino.

Biglietto d’ingresso: INTERO 7 euro, RIDOTTO 5 euro, GRATUITO (fino a 6 anni, possessori tessera Abbonamento Musei).
Via Accademia Albertina 8 – Torino

Per prenotare: pinacoteca.albertina@coopculture.it

tel 0110897370

Mirafiori Motor Village, Grande festa di Carnevale

Al Mirafiori Motor Village è tutto pronto per accogliere la Festa di Carnevale di domenica 23 Febbraio.

Domenica 23 febbraio dalle ore 15

Piazza Riccardo Cattaneo, 9 Torino

Ingresso Gratuito

Mirafiori Motor VillageSarà un grande evento fatto di giochi, musica, show e naturalmente maschere!

Nel weekend dedicato al lancio di Panda e 500 Hybrid, il Mirafiori Motor Village dedica un intero pomeriggio alle famiglie e invita tutti nella grande Sala Polivalente per la festa di Carnevale green più divertente di sempre.

Tra scenografie colorate, animazione e bugie, il party sarà anche l’occasione per giocare insieme a rispettare l’ambiente!

Dal ruba bandiera eco-friendly per spiegare in modo divertente ai bambini come funziona la raccolta differenziata, ai lab creativi con materiali di riciclo, dall’Eco-band, il corner per trasformare cartone, bottiglie, cannucce e tappi in inediti strumenti musicali, alle maschere e agli origami amici della natura.

Un pomeriggio di allegria ma anche un momento dedicato alla sensibilizzazione delle nuove generazioni per avvicinarle ai temi ecologici attraverso divertenti laboratori e colorate attività.

 

Mirafiori Motor Village

Piazza Riccardo Cattaneo, 9 10137 Torino

Telefono: 011 – 753 8257

www.mirafiorimotorvillage.it

Il Gran Carnevale di Carmagnola 2020

Al via il Gran Carnevale di Carmagnola 2020: l’investitura di Re Peperone e della Bela Povronera, il Gran Galà Retrò, la sfilata dei carri e la grande veglia.

Dal 19 al 25 febbraio 2020 a Carmagnola (TO)

www.comune.carmagnola.to.it 

Tutti gli eventi sono gratuiti

 Tanti gli eventi in programma, con l’investitura di Re Peperone e della Bela Povronera alla quale parteciperanno oltre 200 figuranti, il Gran Galà Retrò con musica e balli anni ’50-’70, magia e animazioni, baby dance e truccabimbi per bambini e ragazzi e la chiusura con la sfilata di carri allegorici e la grande veglia danzante.

Anche quest’anno la Proloco e il Comune di Carmagnola propongono un ricco cartellone di eventi per festeggiare il Carnevale, tutti ad fruizione gratuita.

Da mercoledì 19 a martedì 25 febbraio sono in programma tanti appuntamenti per grandi e piccini.

 

19 febbraio: Il Re Peperone e la Bela Povronera

Si comincia mercoledì 19 febbraio alle 21:00 presso il Salone Antichi Bastioni con la tradizionale cerimonia di investitura di Re Peperone e della Bela Povronera, alias Lorenzo Piana e Karin Borga, con la presentazione della popolare artista Sonia De Castelli.

Un evento che si svolge da tantissimi anni e nel quale il Sindaco Ivana Gaveglio consegnerà alle maschere cittadine le chiavi della città.

La tradizionale ricorrenza, alla quale parteciperanno oltre 50 paesi con più di 200 figuranti, quest’anno riveste un significato particolare per il fatto che Loreno Piana festeggia  il suo 30° anniversario nei panni di Re Peperone.

 

22 febbraio: il Gran Galà Retrò

Sabato 22 febbraio alle 20:30 sempre presso i Bastioni, prenderà il via il Gran Galà Retrò, evento clou di questa edizione del carnevale carmagnolese.

Sulle note della Società Filarmonica di Carmagnola, il Galà sarà dedicato agli anni ‘50-’70 e tutti sono invitati a partecipare con un abbigliamento a tema per ballare sulle musiche della Carneval Band della Filarmonica carmagnolese.

Durante la serata verrà premiato il costume più bello e più fedele al tema con una smart box contenente un weekend per due persone.

La serata sarà allietata anche da pillole di magia e animazione per ragazzi dai 3 ai 10 anni a cura de La Tana dei Monelli.

 

23 febbraio: baby dance, truccabimbi e Nutella Party

Domenica 23 febbraio i bambini saranno i protagonisti della giornata.

Dalle 15:30 presso gli Antichi Bastioni, baby dance con Madame Zorà, truccabimbi a cura della Croce Rossa Italiana Volontari del Soccorso e Nutella Party a cura della Pro Loco.

 

25 febbraio: Sfilata dei carri allegorici e Grande Veglia Danzante 

Si chiude in bellezza martedì 25 febbraio con due appuntamenti: alle ore 15, la grande sfilata dei carri allegorici con Re Peperone e la Bela Povronera.

Il percorso sarà il seguente: Piazza Olimpiadi, Via Roma, Viale Barbaroux, Via Alberti, Via Roccati, Via Roma, Piazza Olimpiadi.

Alle 21, agli Antichi Bastioni, la Grande Veglia Danzante chiuderà i festeggiamenti con l’Orchestra I Roeri.

Il Carnevale di Bardonecchia Scena1312

Il Carnevale di Bardonecchia Scena1312 è all’insegna di masche, tradizioni e leggende piemontesi.

 

Una notte tra musica, storia, mitologia e folklore.

Sabato 22 febbraio – Racconti in una notte di luna piena”, con Marisa e Manuel Torello ed Estemporanea Ensemble.  Ingresso gratuito.

Il Piemonte è una terra antica, piena di vicende e tradizioni; ogni paese ha la sua leggenda su fantasmi e fantasie, e in Val di Susa si tramandano alcune di quelle più suggestive.

Gli studi sulle masche e sui racconti della Val di Susa sono frutto di preziose ricerche fatte da Marisa e Manuel Torello, che da sempre si dedicano alla valorizzazione delle culture popolari, facendo emergere aspetti inusuali della nostra storia a cavallo tra l’800 e il ‘900.

Sabato 22 febbraio, alle 21, in occasione del Carnevale, queste grandi storie piemontesi, in bilico tra mito e realtà, sono protagoniste al Palazzo delle Feste dello spettacolo “Racconti in una notte di luna piena”, nell’ambito di Scena 1312, stagione di musica-teatro della città di Bardonecchia.

A dare voce a queste leggende sono Marisa Torello e l’attrice Alessia Donadio, accompagnate sul palco dall’Estemporanea Ensemble, formata da Lucia Marino (clarinetto), Massimo Bairo (violino), Tamara Bairo (viola), Fiorenzo Pereno (sassofono), con la partecipazione di Manuel Torello (chitarra e hang).

Lo spettacolo è un grande viaggio nelle piaghe del passato, tra miti, folklore e leggende piemontesi.

Per rivisitare qualche frammento di quel mondo fiabesco tramandato per secoli, di generazione in generazione, vengono raccontate alcune storie trovate in una vecchia stalla abbandonata in Val di Susa. Qui spesso storia e leggenda si fondono, s’intersecano e si confondono, e diventa difficile scoprire dove comincia l’una e dove finisce l’altra.

Quando il gelo avvolgeva le case e le nebbie della Dora ovattavano i rumori, la notte scendeva presto e la gente si ritrovava nel tepore delle stalle, per le vijà, le tradizionali veglie.

Nel caldo riparo, gli innamorati si occhieggiavano da lontano, le donne filavano o ricamavano il corredo. Gli uomini aggiustavano zappe e rastrelli e si scambiavano notizie sui raccolti.

Momenti di aggregazione operosa, mentre si raccontava di diavoli in cerca di anime da dannare, di massi danzanti e, soprattutto delle masche. Le figlie della notte in volo nell’oscurità per compiere sortilegi, con la capacità di trasformarsi in animali e praticare la “fisica”, che oggi chiameremmo semplicemente magia nera.

La masca, in molti casi, era una solo una donna profonda conoscitrice della farmacologia arcaica, che sapeva raccogliere le erbe giuste nei periodi più idonei, in modo da non vanificare le potenzialità di certi vegetali.

Altra cosa erano le cunte, leggende ascoltate nella semioscurità tra le ombre che il lume a petrolio proiettava sulle pareti della stalla.

Le origini celtiche di Bardonecchia, terra di canto e musica

Originariamente la conca dell’antica Bardonisca era occupata da un lago alimentato dai torrenti alpini e avente come emissario la Dora. Ne è testimone l’antica denominazione della chiesa “Santa Maria ad lacum” eretta dov’è ora la Chiesa parrocchiale. Il lago era chiuso da una barriera rocciosa nei pressi dell’attuale Rocca Tagliata, che sarebbe stata demolita dai Saraceni.

Qui avrebbe trovato ospitalità uno dei principali collegi di cantori Bardi, ritenuti più sacerdoti che poeti. Studiavano per tramandare in poesia e in musica tradizioni e miti, e compivano i loro sacrifici, anche umani, per trarne auspici. La pietra sacrificale si trovava un tempo nella chiesa di Sant’ Ippolito. Si credeva avessero anche poteri magici, ed era noto che ucciderne uno portasse sfortuna.

Allietavano le feste dei Druidi, i sacerdoti Celti, con il loro canto e la loro musica, ed alcuni studiosi affermano infatti che il nome di Bardonecchia in lingua celtica significa “luogo del canto o musica“.

Le veglie a Bardonecchia iniziavano subito dopo i Santi e si concludevano all’Annunziata, il 25 marzo. Di qui il detto: “A la Anuncià, adieu à la veglià”. Sotto il Colomion, sul Pianoro del Prasserins, in certe notti di luna piena, aveva luogo il Bal dj Sursié, con gli stregoni che a volte assumevano l’aspetto di folletti.

La Masca di Giaveno e la Torre delle Streghe

Una delle cronache più antiche, che risale al Trecento, racconta della Masca Clerionessa di Giaveno, esperta in filtri e sortilegi d’amore alla quale si rivolgevano gli innamorati; peccato che spesso le ragazze che bevevano le sue pozioni morissero tra atroci tormenti. Venne condannata ad essere murata viva nella torre del paese, ma il suo corpo non fu mai ritrovato: era diventata un fantasma. Il luogo in cui scomparve venne considerato maledetto e gli è rimasto il nome di Torre delle Streghe.

Dal Musinè a Borgone, da Caprie a Cesana, fino alla misteriosa città d’oro

Sulle pendici del Monte Musinè, c’è il Pian d’le Masche, in borgata Cresto presso Sant’Antonino, si trova la “Pera d’le faje”, a Caprie c’è un imponente dolmen chiamato “La tavola della strega “, a Borgone c’è la Roccia dei fuochi dove si racconta che le crudeli adoratrici del sole accendevano i falò per il sabba, il ballo delle Masche. Il Castello della Forca è il nome di una delle due fortezze della Cesana medievale e che, secondo una diceria popolare, sarebbero state a quel tempo in comunicazione tra di loro grazie ad una galleria sotterranea che passava sotto il letto del fiume. E ancora l’antica città di Rama, che pare non sia più un mito dal 2007 quando l’archeologo torinese Mario Salomone ha reperito delle lamine d’oro incise. E la misteriosa città d’oro, che si favoleggia si trovasse sulle pendici del Roc Mahol, antico nome del Rocciamelone e che scomparve durante un furioso nubifragio. In Valle si parla ancora oggi di ritrovamenti di piastre di metallo prezioso e dei resti delle megalitiche mura.

Scena1312 è la rassegna di musica-teatro promossa dal Comune di Bardonecchia e curata da Estemporanea, diretta da Lucia Marino, per la parte musicale, e dall’Accademia dei Folli, diretta da Carlo Roncaglia, per il teatro. Nell’inverno 2019-2020 è giunta alla terza edizione.

Racconti in una notte di luna piena
Masche, tradizioni e leggende a Bardonecchia e nella Val di Susa tra Storia, Mitologia e folklore raccontate da Marisa Torello

Sabato 22 febbraio – ore 21

Palazzo delle Feste | piazza Valle Stretta 1, Bardonecchia

INGRESSO GRATUITO

con

Alessia Donadio – attrice

e con

Estemporanea Ensemble

Lucia Margherita Marino

clarinetto e clarinetto basso

Massimo Bairo – violino

Tamara Bairo – viola

Fiorenzo Pereno – sassofono

Manuel Torello – chitarra e hang

www.bardonecchia-scena1312.it

 

 

Adolfo Kind, il padre dello “Ski” in Italia

Il nome Adolfo Kind forse non vi dirà molto, ma la passione per lo Sci in Italia la dobbiamo interamente a questo brillante imprenditore svizzero.

 

Adolfo Kind
Adolfo Kind

Grande amante della montagna, Adolfo Kind fondò il primo club italiano di sci a Torino ed è per questo considerato “il Pioniere dello Ski” nel Belpaese.

Era il lontano 1896, quando Adolfo Kind, ingegnere svizzero del canton Grigioni trapiantato a Torino , ricevette dalla Norvegia due paia di “strani” assi di frassino.

Erano i cosiddetti “Ski“, come erano chiamati nel Nord Europa, più simili a dei “pattini da neve“, già sperimentati con successo a Monaco ed a Grenoble dal 1891.

Entusiasta di questi nuovi attrezzi, l’ingegnere fece rapidamente proseliti tra i suoi amici industriali a Torino.

 

 

I primi “tests” di Kind (1896-1901)

Adolfo Kind
Villa Kind – Via Monti, 48

I primi collaudi degli ski si tennero al Parco del Valentino, a poca distanza dall’abitazione di Kind, lo Chalet in stile nordico ancora oggi visibile in via Monti, 48 (1904).

Confortati dai primi successi, Kind e i suoi pard scelsero presto nuove location alpine per sviluppare l’attrezzatura al meglio.

Teatro della prima discesa sugli Sci avvenuta in Italia – pochi lo sapranno – fu Giaveno.

 

Nel 1898, Kind vi salì in tram, e da lì raggiunse la vetta del Monte Cugno dell’Alpet (2.072 metri), passando per la località Prà Fieul, accanto a Punta Aquila, una delle stazioni sciistiche preferite dai torinesi, per la vicinanza al capoluogo, nel Novecento.

L’anno seguente, venne scelto il monte Tomba, sopra il lago del Moncenisio.

Adolfo Kind
Monte Cugno dell’Alpet

 

Lo Ski Club Torino, il n°1 in Italia (1901)

Nel 1901, Adolfo Kind e i suoi amici fondarono lo Ski Club Torino, forte del supporto del CAI (Club Alpino Italiano).

Primissimo in Italia, il Club aveva uno statuto preciso: fornire alle persone amanti della montagna “allenamento nel pattinaggio e nelle escursioni sciistiche””.

 

Sauze d’Oulx, il primo centro sciistico italiano (1906-1909)

Adolfo Kind
Capanna Kind – Sportinia

Nel 1906, lo Ski Club inaugurò a Sauze d’Oulx, piccolo comune dell’alta Valsusa, la prima stazione sciistica italiana.

Le prime lezioni di sci furono tenute dal norvegese Harald Smith, leggenda sciistica dell’epoca, che si era trasferito in Italia. Il popolare Campo Smith, culla dello sci a Bardonecchia, prese appunto il suo nome.

A Sportinia, sopra Sauze d’Oulx, troviamo ancora la Capanna Kind, che omaggia colui che viene che diede il suo meglio in questa avventura sportiva nuovissima per l’Italia.

Lo svizzero Kind – ormai “italianizzato”- non vide però compiersi del tutto il suo sogno, che stava diventando un vero e proprio progetto imprenditoriale: morì in un incidente sul Piz Bernina, nel 1907.

 

 

Bardonecchia: la passione diventa Sport (1909)

L’avventura pionieristica fu portata avanti orgogliosamente dal figlio, Paolo Kind, che creò ai piedi del monte Colomion (a Campo Smith, per l’appunto) il primo trampolino di salto con gli sci con l’aiuto di Harald.

Se vogliamo, il 1909 è data fondante per lo sci italiano. Nel febbraio di quell’anno, si tenne la prima edizione del Campionato Italiano Assoluto con le discipline di salto, fondo e discesa, davanti a 3000 incuriositi (e infreddoliti) spettatori.

La gara di salto fu vinta dallo stesso Paolo Kind, prima medaglia italiana della specialità. La sezione internazionale della competizione, vide invece trionfare Harald Smith con un salto di ben 43 metri, nuovo record del mondo.

Sfortunatamente, con la fine della prima guerra mondiale, l’attività di salto con gli sci a Bardonecchia finì.

Nel 1930 vennero costruiti i primi impianti di risalita e di conseguenza l’area si trasformò in una stazione di sci alpino.

 

“Passion lives here” – XX Giochi olimpici invernali (2006)

Nel 2006, a quasi 100 anni da quella prima storica gara, il salto ritornò a Bardonecchia, questa volta su un attrezzo diverso, lo Snowboard, “derivato” dallo sci e dall’intuizione di un uomo avanti coi tempi, Adolfo Kind.

A Sauze d’Oulx, culla dello sci Italiano e “casa” alpina di Kind, le Olimpiadi 2006 portarono il Freestyle, disciplina nata come elaborazione dello sci alpino: salti acrobatici e coreografie spettacolari.

Di che segno zodiacale è il tuo quartiere?

Di che segno zodiacale potrebbe mai essere la città di Torino, o i suoi quartieri? Ve lo siete mai chiesto?

Il segno zodiacale della città

Segno: Toro?

Nei pregi e nei difetti, in qualche modo, l’accostamento tra Torino e il segno zodiacale del Toro potrebbe anche essere plausibile. Pazienza e costanza, queste le sue virtù, ma non solo.

La testardaggine nel perseguire una meta, nonostante tanta forza significhi lentezza nei movimenti.

In situazioni avverse, poi, il Toro possiede la giusta calma per riprendere le forze e caricare. Non mancano certo i difetti. Una certa possessività e mancanza di autocritica possono talvolta portarlo ad essere presuntuoso.

segno zodiacale - Porta palatina
Porta palatina

… oppure Acquario?

Se volessimo invece seguire un criterio storico, una ricerca avrebbe identificato il 30 gennaio del 9 a.C. come data di fondazione di Iulia Augusta Taurinorum.

Ricostruendo il quadro astronomico del 30 gennaio del 9 a.C., si dimostra che in tale data il sole sorgeva in congiunzione con la costellazione dell’Acquario mentre il segno del Capricorno appariva poco prima dell’alba

Torino, secondo la ricerca condotta dall’astronoma Mariateresa Crosta (Ist. Nazionale di Astrofisica) e dall’archeologo Sandro Caranzano, direttore del Centro Studi Herakles, sarebbe perciò nata sotto il segno dell’Acquario.

Il segno zodiacale dei Quartieri di Torino

Quanto ai singoli quartieri e borghi che popolano Torino, dobbiamo rifarci allo studio condotto dall’astrologo Enrico Castiglioni, membro fondatore del Cida (Centro italiano discipline astrologiche).

Sovrapponendo una raggiera di 12 spicchi alla città, e ponendo al centro piazza Castello, Castiglioni vedeva un nesso tra eventi avvenuti in certi luoghi e l’influsso degli astri sui fatti stessi.

 

Immaginiamo la mappa di Torino suddivisa in 12 settori, e percorriamo la ruota (da nord) in senso antiorario.

Avremo i seguenti 12 accoppiamenti “Segno zodiacale – Quartiere”:

segno zodiacale - Mappa dei Quartieri di Torino
Mappa dei Quartieri di Torino

Ariete – Madonna di Campagna/Vittoria/Lucento

Definito dalla forte presenza di industrie metallurgiche nel Novecento, il quartiere nord di Madonna di Campagna può essere considerato sotto l’influenza “virile” del pianeta Marte, dio della guerra.

Toro – corso Regina Margherita

Lungo la direttrice di uno degli assi più importanti della città, si trovano alcune delle Chiese più importanti: Maria Ausiliatrice, Consolata, Cottolengo. Ciò determina un forte propensione all’elevazione dell’anima ed alla religione.

Gemelli – piazza Statuto/corso Francia/Parella

Zona di intellettuali e commercianti, possiede un magnetismo particolare ed una sofisticatissima aura “occulta”.

Cancro – borgo San Paolo

Dominato dalla Luna, il Cancro estende la sua influenza da corso Vittorio (Grattacielo Sanpaolo, Ogr e carceri), lungo la direttrice di Borgo San Paolo e Parco Ruffini.

Leone – Crocetta/piazza d’Armi

Segno di potere, esercita tutta la sua aristocratica influenza sul quartiere più “in” di Torino, tra corso Re Umberto e la Crocetta. Supportato dall’influsso parziale della Luna, il Leone si estende verso piazza d’Armi: Stadio comunale, caserme, Mirafiori.

Vergine – Porta Nuova/Valentino

Sotto l’influenza di Mercurio, la Vergine presiede i luoghi fieristici e commerciali lungo corso Massimo D’Azeglio e via Nizza (Valentino, Italia 61, Lingotto) oltre a  quelli legati alla cura delle persone (zona Ospedali).

Bilancia – piazza Maria Teresa/Valsalice/Crimea

Segno del bello per eccellenza, la Bilancia governa sui quartieri centrali (Piazza Cavour, via della Rocca) dove arte e bellezza la fanno da padroni. Il Belvedere di Valsalice corona sullo sfondo questa fetta di Torino, luogo di delizie per esteti ed artisti.

segno zodiacale - Gran Madre
Gran Madre

Scorpione – piazza Castello/via Po/Gran Madre

Al tempo della fondazione di Torino, l’asse di via Po toccava tutti i luoghi magici per eccellenza. La Gran Madre sorge sulle ceneri del tempio di Iside, primo culto riconosciuto in città.

La vena rivoluzionaria dello Scorpione si riconosce anche nella zona universitaria, da cui si originano moti di protesta e contestazione.

Sagittario – Mole Antonelliana/Vanchiglia/Sassi

Il profilo aguzzo della Mole ricorda in qualche modo la freccia scoccata dal Centauro del Sagittario.

Urano e Nettuno nel segno conferiscono quel senso di enigmaticità e imprevedibilità: da Vanchiglia a lungo Po Antonelli, e da lì fino a Madonna del Pilone e Sassi (corso Casale/Motovelodromo).

Capricorno – Zona Regio Parco/Cimitero Monumentale/Superga

Segno legato in modo molto forte con tradizioni e passato, domina sul mondo degli inferi e sul contatto con l’Aldilà. La Basilica di Superga, con le Tombe dei Savoia e la lapide del Grande Torino, continua idealmente quella linea guerra-morte determinata dall’influenza di Marte sul segno.

Acquario – Barriera di Milano/Aurora

Luogo di partenza (ed arrivo) dalla città, ma non solo. Le nuove vie a nord simbolicamente rappresentano frecce puntate verso nuovi orizzonti, la trasformazione, le novità.

Pesci – Rebaudengo/Barca/Falchera 

Zona popolata da un’umanità semplice, tutta l’autenticità della nuova Torino, frutto dell’integrazione di nuove culture, ai tempi dell’immigrazione.