È deceduta la professoressa Maria Cristina Fossato, insegnante di Disegno e storia dell’arte. I funerali si terranno oggi giovedì 28 marzo alle ore 15 nella chiesa di Sant’Antonino Martire di Entracque. Aveva insegnato in diversi istituti scolastici della provincia di Cuneo dove era conosciuta come una docente di grandi doti umane oltre che professionali.
NOTIZIE DAL PIEMONTE
Hanno dovuto inseguirlo tra gli scaffali del supermercato. Il ladro si è infatti messo a correre quando è stato scoperto con la merce rubata nascosta nel giubbotto. È accaduto a Novara, in un supermercato di viale Giulio Cesare, dove un uomo di 45 anni di origine tunisina già noto alle forze dell’ordine è stato arrestato con l’accusa di rapina impropria: è stato notato dagli addetti alla vigilanza mentre girava tra le diverse corsie e prelevava diversi prodotti, nascondendoli sotto il giubbotto, per poi tentare di avviarsi all’uscita. La vigilanza lo ha inseguito e poi gli agenti della polizia lo hanno arrestato.
NOTIZIE DAL PIEMONTE
Prende avvio, con la “prima opera compiuta” di Cesare Pavese, la Collana del “Capricorno” tesa a riscoprire i “Classici della letteratura”
“Opera sperimentale”, nasce come ciclo di racconti e poesie che Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo – Cuneo, 1908 – Torino, 1950) scrisse fra il settembre del 1931 ed il febbraio del 1932. Storia non facile, quella di “Ciau Masino” rimasto per lungo tempo inedito e pubblicato, per la prima volta, solo nel 1968 (diciotto anni dopo la tragica scomparsa del grande “cantore di Langa”) da “Einaudi” nel volume dei “Racconti”. Dopo di allora, il silenzio. “Ciau Masino”, come libro autonomo, non venne mai più riproposto. Solo oggi, dopo più di cinquant’anni di assenza dalle librerie, “Capricorno” (nel suo nuovo brand – non più “Edizioni del Capricorno” – più essenziale, moderno ed immediatamente riconoscibile) ripropone la prima affascinante prova narrativa del “giovane” Pavese” nella sua originaria integrità.
Il libro pavesiano, come molti sapranno, si articola in brevi racconti divisi, due alla volta, da una poesia che “serve ad intercalare e a dare la scansione del racconto”. I protagonisti della narrazione sono Masino, giovane giornalista, e Masin, operaio che arriva a Torino dalle colline della “Granda”. Testo “sperimentale” – si è detto – non solo per quell’insolito alternarsi di racconto e poesia, ma anche per l’utilizzo del dialetto, di un dialetto che non va mai ad intaccare, tuttavia, lo scorrere narrativo e che, invece, fa la sua comparsa solo nelle parti dialogate.
In “Ciau Masino” Pavese traccia “racconti paralleli” in cui già si individuano tematiche che saranno, anni dopo, al centro dei capolavori della maturità: il contrasto fra campagna e città, il desiderio di appartenere a un ambiente sociale cui si è incapaci di aderire e quello di evadere in un altrove mitico. E ancora, la straordinaria, sobria Torino degli anni Trenta e quelle sue colline di Langa, radicate per tutta la vita nel cuore, nei pensieri e nell’anima dello scrittore. Insomma, con “Ciau Masino” si entra in presa diretta nel “laboratorio fondativo” delle tematiche pavesiane, trovandosi di fronte a un suggestivo “ritratto dell’artista da giovane”.
L’opera “ è la più sfaccettata e sfacciata mai scritta da Pavese – scrive Massimo Tallone nella prefazione – ardita nella struttura che allude al caleidoscopio di racconti, tutti autoconclusi e pur concatenati; libera nel palleggio fra prosa e stacchi in versi; sfrontata nell’uso dei dialetti”.
“Ciau Masino” è il primo titolo della nuova collana “Capolavori ritrovati della letteratura”, pensata da “Capricorno” per rendere nuovamente disponibili ai lettori scrittori fondamentali e outsider di genio, romanzi imperdibili ma da tempo non più disponibili sugli scaffali delle librerie oppure ingiustamente dimenticati dalla vulgata letteraria. Temi e autori storici della letteratura fra Ottocento e Novecento. In una “Collana” che mette insieme grandi classici, riproposti con lo sguardo degli scrittori di oggi, e gustose (ri)scoperte capaci di stupire il lettore. Libri che da troppo tempo non vengono letti, riportati nel posto che loro compete: il “Gotha” della grande letteratura senza tempo.
Dopo Pavese, seguiranno Guido Gozzano (“L’altare del passato”), Edmondo De Amicis (“Amore e ginnastica”) e Carolina Invernizio (“Nina la poliziotta dilettante”).
Per info: “Capricorno”, via Borgone 57, Torino; tel. 011/3853656 o www.edizionidelcapricorno.com
g.m.
Nelle foto:
– Cover “Ciau Masino”, “Capricorno – Capolavori ritrovati”
– Nuovo logo “Capricorno”
– Massimo Tallone
Cannibalismo tra donne a Moncalieri?
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Breve storia di Torino
1 Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum
2 Torino tra i barbari
3 Verso nuovi orizzonti: Torino postcarolingia
4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento
5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi
6 Torino Capitale
7 La Torino di Napoleone
8 Torino al tempo del Risorgimento
9 Le guerre, il Fascismo, la crisi di una ex capitale
10 Torino oggi? Riflessioni su una capitale industriale tra successo e crisi
1.Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum
“Torino è una città che invita al rigore, alla linearità, allo stile. Invita alla logica, e attraverso la logica apre alla follia”. Queste le parole del grande intellettuale Italo Calvino, forse un po’ di parte, certo, ma non per questo meno veritiere.
Così abituati a guardare lontano, intenti ad indagare il mondo oltre i confini visibili, perennemente alla ricerca di “qualcos’altro” in un “laggiù” di labile definizione, spesso diamo per scontato ciò che ci circonda, e talvolta nemmeno ci impegniamo a conoscere i luoghi a noi più vicini.
Rifletto spesso su tale tematica con i miei studenti a scuola, approfittando delle potenzialità della materia che insegno; quando chiedo ai ragazzi di raccontarmi una loro esperienza riguardo a mostre d’arte, musei o luoghi culturalmente conosciuti, mi rendo conto di quanto poco conoscano il territorio in cui vivono, è più probabile infatti che essi si siano ritrovati per le strade di qualche capitale straniera e non di aver visitato Palazzo Madama, Palazzo Reale, un qualunque museo torinese di arte contemporanea o qualche luogo cittadino che proprio nulla ha da invidiare all’ “esotico” estero.
Non ne faccio loro una colpa, anche io tendo spesso a “incappare” nel medesimo errore, protesa verso il desiderio di prendere aerei e partire, corro per prima il rischio di tralasciare interessanti occasioni di visita di esposizioni d’arte di artisti che magari apprezzo particolarmente e che si svolgono proprio a Torino.
È secondo quest’ottica che ho deciso di scrivere tale serie di articoli dedicati alla capitale sabauda, per riscoprire e tentare di approfondire la storia e le vicissitudini di quella che è la mia città natale, la stessa che mi pare così lontana anche se abito nei suoi vicinissimi confini, che talvolta mi ha stancato, che non sempre mi ha accolto o confortato, della quale spesso mi sono dimenticata, ma a cui rimango indissolubilmente affezionata.
Torino è così, una città antica che accetta le sfide della globalizzazione e della multiculturalità, attenta alla qualità ambientale, dove da sempre il saper fare si accompagna al saper pensare, è localitàforte delle proprie radici eppure pronta a fronteggiare le numerose riqualificazioni urbane che nei secoli si sono succedute, invasive e necessarie, le medesime che ora stabiliscono l’aspetto multiforme di quella che è stata la prima capitale d’Italia.
Nel capoluogo popoli, culture, tradizioni e differenti consuetudini si sono stratificate nel tempo, a partire dagli usi e costumi degli antichi romani, fino ai cittadini odierni, autoctoni, migranti e tutte quelle etnie in equilibrio tra il mantenere le proprie usanze e l’imparare il dialetto locale.
La storia di Torino è qualcosa di tangibile, passeggiando per le vie della città infatti ci si imbatte continuamente in testimonianze del passato: le Porte Palatine, gli edifici di Italia 61, le palazzine barocche e le ville liberty, le chiese ed i monumenti, tutti tasselli di un’unica grande vicenda che comincia più di duemila anni fa, ai tempi di un piccolo insediamento chiamato Taurasia, distrutto da Annibale nel 218 a.C.
La nascita e lo sviluppo della città sono indissolubilmente legati alla posizione geografica che essa occupa: Torino sorge sulla sponda occidentale del Po, nella regione chiamata “Pedemontium” ossia “la terra ai piedi delle montagne”, uno strategico crocevia assai significativo per i commerci, sia via terra che via acqua. Fin dai tempi antichi eserciti, mercanti e pellegrini erano costretti ad attraversare il fiume in quel preciso punto geografico, laddove sorgeva il piccolo villaggio Taurasia. Nei secoli sono molti coloro che ambiscono al controllo dello stabilimento, rilevante scalo tattico e commerciale, nonché snodo significativo posto sulla via che collega il Sud della Francia e il Nord dell’Italia.
Tutt’ora Torino sorge lungo la principale articolazione stradale e ferroviaria dell’area alpina, su un percorso che da sempre è ritenuto di considerevole importanza, da qui infatti sono passati, secondo gli studiosi, dapprima Annibale, nella sua marcia verso Roma e successivamente, nel 773, l’esercito di Carlo Magno, durante la calata in Italia.
Il tempo conferma la centralità della posizione strategica dell’antica Augusta Taurinorum, abbracciata dai fiumi e protetta dal duplice ruolo delle montagne, da una parte le Alpi, dall’altra i Colli del Monferrato, che sia mettono in comunicazione la città con i comuni limitrofi, sia fungono da barriera protettiva naturale; gli stessi Savoia, i “custodi dell’Italia” approfitteranno dell’ubicazione dell’urbe per gestire i propri poteri.
La natura dunque favorisce la nascita di un insediamento destinato ad ingrandirsi nei secoli, ma se da subito le condizioni di vita paiono favorevoli per la cittadinanza, sarà necessario attendere diversi secoli prima che la Storia si accorga della bella Torino, relegata per tempo immemore alla condizione di cittadina di provincia, adombrata dalle limitrofe Asti e Vercelli, infatti solo verso la fine del Cinquecento, grazie ai Savoia che qui sposteranno la propria corte, al capoluogo viene riconosciuto peso politico e comincia a brillare di luce propria.
Ma andiamo per ordine, poiché assai remote sono le origini della nostra città; l’area appare abitata fin dall’epoca tardo paleozoica, come testimoniano i numerosi ritrovamenti di utensili in pietra.
All’epoca la regione doveva essere ricoperta di foreste e acquitrini, tuttavia già i coltivatori dell’età neolitica erano intervenuti a favore di una repentina trasformazione del paesaggio, processo che continueràattraverso diverse azioni di bonifica dall’età medievale fino all’etàmoderna.
I primi abitanti del Piemonte sono i Celto-Liguri, gruppi migranti celtici che mentre si spostano verso il Nord della Penisola si fondono con alcune tribù liguri già presenti sul territorio.
Si tratta di popolazioni dedite all’agricoltura, con un livello di organizzazione politica e culturale non molto sviluppata, vivono sparsi per le radure tra le foreste, coltivano segale e granaglie e allevano pecore e maiali. Nello specifico sono gli Insubri e i Taurini ad occupare le sponde del fiume Po.
Come è noto, il destino di Torino risulta legato –almeno a livello di nomenclatura- ai Taurini, da cui deriva l’appellativo “Augusta Taurinorum”, dall’animale totemico attribuito alla tribù, ossia il “taurus”, -che tutt’oggi rimane simbolo indiscusso della moderna cittàpiemontese-.
Ben poco sappiamo di tale popolazione, se non che compare negli annali nel 218 a.C., quando tenta invano di fermare la discesa di Annibale, per poi entrare a far parte delle tribù inglobate nella sfera culturale e politica di Roma che, a partire dalla metà del II secolo a.C., colonizza la zona subalpina nordoccidentale per aprirsi una piùfacile via verso la Gallia.
Lo spirito decisamente concreto e pratico dei romani fa sì che le cittàfondate nel territorio piemontese rispondessero a precise funzioni: si tratta di avamposti militari e centri di governo che favoriscono il controllo e la comunicazione lungo il tragitto verso le Alpi.
Tra questi insediamenti spicca per importanza Augusta Taurinorum.
Le leggende prendono il sopravvento sulle sporadiche fonti accreditate riguardanti le origini di Torino, se diverse sono le versioni fantasiose legate alla fondazione del capoluogo, dall’altra sono poche e controverse le notizie degli studiosi dedicate a tale argomentazione.
Lo stesso appellativo apre a diverse ipotesi interpretative: secondo alcuni “Iulia Augusta Taurinorum” viene fondata da Giulio Cesare durante le sue campagne militari in Gallia, secondo altri invece il nome della cittadina si rifà all’imperatore Ottaviano, meglio noto con l’appellativo di Augusto.
Vi è poi la versione di una duplice fondazione, suggerita da diversi studi del terreno, dai quali si denota una lavorazione dei campi limitrofi alla città che suggerisce una edificazione svoltasi in momenti differenti.
Quel che invece è noto riguarda la trasformazione del villaggio tribale prima in colonia militare poi in “civitas”, ossia una città con una propria struttura amministrativa ben definita; all’incirca nello stesso periodo viene fondata “Augusta Pretoria”, l’odierna Aosta, con lo scopo di assicurare il dominio romano sulla vallata circostante e sui valichi del Grande e del Piccolo San Bernardo.
Dalle fonti tuttavia si evince che l’edificazione effettiva di Augusta Taurinorum avviene nel corso del I secolo a.C.; i lavori di costruzione seguono lo schema prefissato dalla tradizione romana e la colonia si struttura secondo una griglia rettangolare circondata da una cinta muraria di circa 2,5 km.
Lo spazio interno è diviso da due strade principali, il Cardo e il Decumano – le attuali via Garibaldi e via San Tommaso -, rimane invece incerta l’ubicazione del foro, anche se probabilmente doveva occupare l’attuale zona in cui oggi si trova il municipio. All’interno delle mura, le strade secondarie suddividono lo spazio urbano in “insulae”, isolati residenziali dotati di fognature sotterranee e pavimentazioni regolari e ordinate.
La nuova colonia viene inoltre dotata di un acquedotto per la fornitura idrica, bagni pubblici, templi e un teatro, le cui fondamenta sono ancora visibili accanto a Palazzo Reale.
Lo schema rettilineo rimane alla base della Torino moderna e resta inevitabile punto di partenza per tutti i successivi sviluppi urbanistici eseguiti fino ai giorni nostri.
Altra questione aperta riguarda gli abitanti: molto probabilmente si tratta di immigrati provenienti direttamente da Roma o veterani dell’esercito, solo in una minoranza potevano discendere direttamente dalla tribù dei Taurini.
L’importanza della colonia rimane relegata al transito stradale e alla riscossione dei pedaggi; essa tuttavia è indicata nei documenti dell’epoca come snodo primario all’interno della grande rete di comunicazione costruita dai Romani per agevolare il transito di merci, truppe e messaggeri imperiali in tutta l‘Italia settentrionale.
La situazione muta bruscamente nel III secolo a.C., quando la guerra civile, la recessione economica e le incursioni barbariche minano l’esistenza stessa di Roma. La crisi colpisce tutto l’Impero, ma sono proprio le colonie sorte lungo le rive del Po che devono fronteggiare in prima linea gli invasori germanici.
Augusta Taurinorum rimane per molto tempo, come le altre province, in una situazione instabile, preda del vuoto di potere dovuto al crollo delle istituzioni governative e politiche romane fino all’emergere di una nuova autorità: il vescovo, simbolo della Chiesa Cristiana. Per i secoli a venire è questa la figura essenziale a cui tutta la comunità si rivolge e sulle cui spalle pesa il gravoso compito di organizzare la nuova vita cittadina all’alba dell’avvento del Cristianesimo.
Non si sa molto riguardo alla diffusione della nuova religione in Piemonte, la tradizione si sofferma sull’avvento del culto dei tre martiri (Ottavio, Avventore, Solutore), particolarmente apprezzato proprio a Torino, cerimoniale religioso surclassato poi dall’adorazione di Giovanni Battista.
Scarse sono le notizie a proposito del primo vescovo di Torino, probabilmente un certo Massimo, pupillo di Eusebio e forse anche di Ambrogio, arcivescovo di Milano. Massimo era un buon imprenditore edile, a lui infatti si deve l’edificazione del primo edificio ecclesiastico locale, una chiesa probabilmente dedicata al Salvatore, ubicata dove ora sorge il Duomo. Attraverso l’architettura egli ritiene di esorcizzare i demoni pagani che albergano tra le rovine dell’antica città romana, costruendo chiese e santuari laddove sorgevano gli antichi templi dedicati agli dei. Inoltre egli riveste la figura del principe-vescovo, così come i suoi contemporanei Ambrogio di Milano, Agostino d’Ippona e Gregorio di Tours. La sua figura austera, severa e forte si fa punto di riferimento per i suoi successori, i quali come lui si adoperano per difendere la città dai barbari, dare asilo ai profughi e riscattare i prigionieri.
Decisamente interessanti sono i sermoni redatti da Massimo, grazie ai quali ci è possibile immaginare come doveva essere la lontana societàtorinese agli albori della diffusione del Cristianesimo.
All’interno dei testi spiccano le critiche feroci mosse dal vescovo nei confronti dei cittadini, costantemente invitati al pentimento, ad allontanarsi dai beni materiali, sovente accusati di pigrizia e venalità: della prima comunità torinese ne esce un quadro tutt’altro che edificante.
Eppure tali sono le origini di Torino.
Affondiamo le nostre arcaiche radici in una turbolenta cittadinanza ancora legata ai vecchi culti, che tuttavia con fatica e forza si è poi evoluta fino ai giorni nostri, passando per le guerre contro i barbari, la dominazione sabauda fino a Napoleone e oltre.
Complessa e stimolante è la vicenda di Torino e questo è solo l’inizio.
Alessia Cagnotto
Ha riaperto al pubblico l’ufficio postale di Rivarolo, corso Italia 65.
Sono terminati, infatti, i lavori di ristrutturazione della sede finalizzati ad accogliere, non appena saranno operativi, tutti i principali servizi della Pubblica Amministrazione grazie al progetto “Polis – Casa dei Servizi Digitali”, l’iniziativa ideata da Poste Italiane per promuovere la coesione economica, sociale e territoriale nei 7 mila comuni con meno di 15mila abitanti contribuendo al loro rilancio.
Nell’ambito degli interventi, si è proceduto a una completa riorganizzazione degli spazi finalizzata a ottimizzare la fruizione dell’ufficio con particolare attenzione al miglioramento del confort ambientale e alla facilitazione dell’accesso ai servizi. In quest’ottica, tra le altre opere, si inseriscono la nuova configurazione della linea di sportelleria, con altezze ribassate per agevolare tutti i segmenti di clientela e postazione di lavoro ergonomica per favorire una corretta postura, e la posa di un percorso in rilievo sul piano di calpestio per consentire alle persone con deficit visivi la piena autonomia negli spostamenti all’interno della sala al pubblico senza l’ausilio di assistenza.
Grande attenzione anche per la sicurezza: l’ufficio postale di Rivarolo, infatti, è dotato di impianto di videosorveglianza a circuito chiuso collegato con la Security Room di Genova, operativa 24 ore su 24 in attività di controllo e vigilanza dei siti aziendali, che consente di monitorare possibili intrusioni nei locali e all’occorrenza intervenire con l’attivazione dei sistemi di allarme e con la richiesta di pronto intervento delle forze dell’ordine; inoltre, il sistema antirapina “roller cash” gestisce per ogni postazione una cassaforte ad apertura temporizzata consentendo di mettere in sicurezza il contante al termine di ogni operazione a sportello.
La sede di Corso Italia 65 è a disposizione dei cittadini con il consueto orario: dal lunedì al venerdì dalle 8.20 alle 19.05 e il sabato fino alle 12.35.
“Sono passate diverse settimane da quando il Sindaco di Torino annunciava trionfante la restituzione del Centro Sociale occupato Askatasuna alla Città: una restituzione non ancora compiuta, essendo la gestione del bene ancora nelle disponibilità degli anarco-insurrezionalisti che decidono, di fatto, anche se rappresentanze possono accedervi o meno per sopralluoghi istituzionali programmati”, così Claudio Desirò, Segretario di Italia Liberale e Popolare, commenta l’ennesimo sopralluogo impedito alla palazzina di Corso Regina.
“Una situazione che certo non sorprende e che evidenzia una volta ancora la dedizione dell’attuale Giunta torinese ad annunci roboanti privi di seguito concreto e le simpatie, se non possibili connivenze, con elementi dell’area insurrezionalista dediti alle occupazioni abusive ed alla violenza per le vie della Città “, aggiunge Desirò.
“In questo panorama, dunque, non può nemmeno stupire il rumoroso silenzio del Sindaco e degli esponenti del Partito Democratico presenti nella Giunta torinese, a proposito della vergognosa strada del boicottaggio intrapresa dal Senato Accademico di Torino. Una scelta presa su pressioni dei collettivi studenteschi di estrema sinistra, collegati a doppio filo proprio con i violenti che fanno di Askatasuna il proprio punto di riferimento”, continua Desirò.
“Rumoroso silenzio ed evidente assenza del Partito Democratico che si è registrato anche ieri sera alla manifestazione contro il boicottaggio che ha visto la presenza di decine di sigle e centinaia di persone sotto la sede del Rettorato torinese. Certo, Sindaco ed esponenti PD non potevano essere presenti ad una manifestazione che proprio i gruppi di estrema sinistra hanno cercato di impedire, non riuscendoci grazie all’intervento delle FF.OO. Silenzi ed assenze che aggiungono vergogna alla vergogna di una decisione che porta l’antisemitismo nelle aule universitarie”, conclude Desirò.
Italia Liberale e Popolare
Coordinamento Regionale Piemonte
VENERDI 29 MARZO
Venerdì 29 marzo ore 16
LA CASA LIBERTY: ARREDI, OGGETTI E DESIGN DI INTERNI
Palazzo Madama – visita guidata
Una tendenza che arrivò a coinvolgere tutte le arti e tutti gli ambienti. La visita condurrà idealmente in uno spazio vissuto e arredato secondo i canoni della nuova moda. Non più soltanto finestre e angusti terrazzini ma eleganti bow-windows, dove allineare mobili raffinati e godere di intensa luce filtrata da ampie vetrate. Soprammobili, vetri, lampade, sedie in legno modellato con fluida morbidezza. Innovazioni nella lavorazione e nelle forme: si affronteranno tutti questi temi, per illustrare al meglio tutte le arti.
Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).
Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com
LUNEDI 1 APRILE
CHIUDE HAYEZ. L’officina del pittore romantico
GAM – ultimo giorno per visitare la mostra
Chiude il giorno di Pasquetta la grande mostra che la GAM di Torino dedica al genio romantico di Francesco Hayez, accompagnando il pubblico alla scoperta del mondo dell’artista, all’interno dell’officina del pittore, per svelarne tecniche e segreti. Un percorso originale che pone a confronto dipinti e disegni, con oltre 100 opere provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private cui si aggiungono alcuni importanti dipinti dell’artista custoditi alla GAM. L’esposizione “Hayez. L’officina del pittore romantico” è organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, GAM Torino e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, a cura di Fernando Mazzocca ed Elena Lissoni, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera, da cui proviene un importante nucleo di circa cinquanta disegni e alcuni tra i più importanti dipinti, molti dei quali si trovavano nello studio del pittore, per quarant’anni professore di pittura all’Accademia.
DOMENICA 31 MARZO E LUNEDI 1 APRILE (PASQUA E LUNEDI DELL’ANGELO)
A PASQUA E PASQUETTA I MUSEI SONO APERTI
Durante le festività di Pasqua la GAM, il MAO e Palazzo Madama saranno sempre aperti: l’occasione giusta per trascorrere le festività immersi nell’arte e nella bellezza e per visitare le mostre e le collezioni permanenti approfittando delle aperture straordinarie del lunedì di Pasquetta.
Orari di apertura di tutti e tre i musei: dalle 10 alle 18 (le biglietterie chiudono alle 17)
Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO. Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html |
Nel mese di aprile 2024
Dal 4 al 7 aprile prossimi il teatro Astra presenta “Cirano deve morire”, uno spettacolo concerto tra poesia romantica e rap feroce, in bilico tra musical e djset, costumi d’epoca e luci strobo per raccontare la storia d’amore e di inganni del Cyrano de Bergerac. La vera protagonista questa volta è Rossana e in scena c’è anche un dj. “Cirano deve morire” è la riscrittura per tre voci del Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand, ad opera di Leonardo Manzan, che ne è anche il regista, e Rocco Placidi. In scena Paola Giannini, Alessandro Bay Rossi e Giusto Cucchiarini. Lo spettacolo prevede inoltre le musiche originali di Franco Visioli e Alessandro Levrero, eseguite dal vivo da Filippo Lilli. “Cirano deve morire”, caratterizzato da rime taglienti e un ritmo indiavolato, affronta il tema della finzione attraverso il racconto di inganni e di morte, di fedeltà e tradimento per una straordinaria storia di amore e di amicizia.
Dall’11 al 14 aprile 2024 Aurélien Bory, con la produzione di Teatro Biondo Palermo e Compagnie 111, porterà in scena “Invisibili”. Bory, coreografo e regista francese di fama internazionale, da sempre affascinato dalle contaminazioni linguistiche e culturali, metterà in scena uno spettacolo ispirato alla sua infatuazione per la città di Palermo. Una rappresentazione multidisciplinare di teatro, musica e danza che sviluppa un percorso poetico di analisi sociale, di relazioni, identità e complessità che vede protagonisti il capoluogo siciliano, i suoi cittadini, le bellezze e le contraddizioni, l’arte e la storia di questa meravigliosa città. Il progetto, la scenografia e la regia sono a cura di Aurélien Bory, con le musiche di Gianni Gebbia e Joan Cambon. In scena Blanca Lo Verde, Maria Stella Pitarresi, Arabella Scalisi, Valeria Zampardi e Chris Obehi.
Dal 19 al 21 aprile prossimi sarà in scena la tragedia di Euripide “Supplici”, per la regia di Serena Sinigaglia, la drammaturgia di Gabriele Scotti e la traduzione a cura di Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi. Sul palco le artiste Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Virginia Zini, Sandra Zoccolan e Debora Zuin. La guerra, il lutto, il rapporto con la morte per coloro che restano e il ruolo degli dèi sono i temi principali della tragedia di Euripide e che colpiscono, ancora oggi, per la loro attualità. Nella tragedia le Supplici, un gruppo di donne di Argo, madri dei guerrieri argivi morti nel fallimentare assalto a Tebe, raccontato da Eschilo nei “Sette contro Tebe”, si riunisce presso l’altare di Demetra ad Eleusi per supplicare gli ateniesi di aiutare a dare degna sepoltura ai figli, poiché i tebani negano la restituzione dei cadaveri. Il re ateniese Teseo, grazie all’intercessione della madre Etra, decide di aiutarle. In questa tragedia le protagoniste sono la democrazia, la libertà e l’uguaglianza di Atene, sempre contrapposte alla tirannide di Tebe.
Dal 23 al 24 aprile andrà in scena “Echoes of life” di Azzoni e Ryabko, nell’ambito di Palcoscenico Danza. Lo spettacolo è incentrato sulla storia dell’incontro tra una compagnia di teatro e un gruppo di operai metalmeccanici in una fabbrica occupata. La compagnia sceglie di rappresentare Il Capitale di Karl Marx perché, dopo la fine del primo lockdown, sente la necessità di mettersi in ascolto di chi, nella fase immediatamente successiva, avrebbe perso il posto di lavoro. Intanto la mattina del 9 luglio 2021 gli operai della fabbrica GKN di Campi Bisenzio ricevono una mail di licenziamento da un giorno all’altro, motivo per cui da quel giorno, fino all’inizio dell’autunno, occupano la fabbrica. Proprio in quel periodo la compagnia teatrale entra alla GKN, ricevendo un invito a pranzo da parte degli operai.
Info e biglietti su fondazionetpe.it e presso la biglietteria del Teatro Astra
Teatro Astra, via Rosolino Pilo 6, Torino
Mara Martellotta