Si è conclusa a Tirana, con l’esecuzione transnazionale di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di due cittadini albanesi, l’operazione “Trade Scam”, condotta per più di due anni dalla Polizia di Stato di Torino, attraverso gli investigatori della Polizia Postale, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, con il coordinamento internazionale di Eurojust e la collaborazione della SPAK albanese, Procura Speciale deputata al contrasto della corruzione e della criminalità organizzata.
Le indagini, condotte dal C.O.S.C. di Torino, con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica, sono partite dalla denuncia sporta nel 2019 da una vittima di falso trading online, attirata da banner pubblicitari di fantomatiche società di investimenti finanziari e successivamente convinta telefonicamente a effettuare investimenti dietro la falsa promessa di ingenti guadagni.
L’attività investigativa, di seguito al sequestro di numeroso materiale informatico, ha consentito la ricostruzione puntuale dei ruoli dei membri di quella che si è rivelata essere una organizzazione criminale, che operava anche grazie alla creazione di società di comodo, funzionali alla realizzazione di attività di riciclaggio.
Le somme, versate dalle ignare vittime, venivano trasferite su conti stranieri in modo da aggirare i controlli antiriciclaggio e dall’analisi dei flussi finanziari è emerso che il denaro veniva convertito in criptovalute e trasferito tramite blockchain. A questa operazione è stata dedicata gran parte dell’attività investigativa, finalizzata a ripercorrere le movimentazioni operate dal sodalizio criminale con l’unico scopo di ostacolarne l’identificazione illecita.
La fase esecutiva, condotta sul territorio albanese e che ha visto coinvolti gli stessi investigatori della Polizia Postale, è stata portata a termine con la collaborazione degli organi di Giustizia e di Polizia albanesi, grazie al supporto del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, che ha attivato la sede centrale INTERPOL per la diffusione internazionale dei mandati di cattura, in sinergia con l’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza italiano in Albania, presso la locale Ambasciata.
Si precisa che gli indagati devono considerarsi non colpevoli fino a sentenza definitiva.


Quando conobbi il giovane John Elkann trassi l’ impressione positiva di un giovane a modo consapevole che lo zio Umberto Agnelli, succeduto a Gianni, era il Capo. In effetti Umberto fu costretto a vivere all’ombra del fratello senza poter svolgere quel ruolo che Gianni non si rivelò all’altezza di affrontare, prigioniero tra Romiti e Ghidella. L’unico vero protagonista della storia della Fiat fu Vittorio Valletta che non viene riconosciuto, se non nella biografia di Piero Bairati. Adesso, dopo il disastro di Stellantis, dare un giudizio su Elkann e il suo degno amministratore delegato dimissionario – un nuovo genere di “portoghese” abilissimo nel prendere soldi – appare inutile tanto vistoso è il fiasco imprenditoriale. Gli Elkann dovrebbero andarsene dall’Italia e tornare da dove sono arrivati, volendo noi essere gentili con loro. Il danno prodotto è gigantesco. Ma la debacle rivela anche l’assenza di ogni politica industriale italiana almeno dall’epoca di Prodi e delle privatizzazioni, che hanno distrutto il patrimonio industriale italiano passato in altre mani con tante aziende chiuse o delocalizzate.


