ilTorinese

Referendum in Piemonte: “la sinistra fa giochetti a spese dei cittadini”

 

Un referendum che costerebbe oltre 30 milioni di euro per abrogare una legge, voluta e scritta dalla sinistra, che risulta superata nei fatti e che la Giunta regionale ha già proposto di cancellare, rendendo vano nei fatti il quesito: ma niente, l’opposizione tira dritto per ragioni soltanto politiche

 

La sinistra in preda ad una nuova decisione schizofrenica richiede l’abrogazione totale della legge regionale 31 gennaio 2012, n1. “Sostituzione dell’art. 23 della l.r. 12 del 2008” che contempla forme sperimentali di gestione ospedaliera mista pubblico-privata: una norma che nasce dalla giunta Bresso già superata nei fatti, visto che le uniche due società miste, quelle relative all’ospedale Madonna del Popolo di Omegna e all’Ospedale di Settimo Torinese, sono state concluse; una normativa anche svuotata di applicabilità, perché subordinata a una Legge dello Stato. Ma la sinistra vuole abrogarla comunque, tramite un referendum che costerebbe ai piemontesi circa 30 milioni. Il tutto per costringere la Maggioranza a prendere una posizione sul tema della “sanità privata” che nulla ha a che fare con la legge che si vuole abrogare; oltretutto, una posizione già ampiamente nota e dibattuta nella campagna elettorale di un anno fa.

 

Nessuno contesta l’istituto del referendum – dichiarano i capigruppo di Maggioranza Carlo Riva Vercellotti di Fratelli d’Italia, Fabrizio Ricca della Lega, Paolo Ruzzola di Forza Italia e Silvio Magliano della Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale -. In tutto questo c’è, però, una sola verità: l’opposizione fa i suoi giochetti, presentando questo referendum come una scelta tra sanità pubblica e non pubblica, cosa che assolutamente non è, perché abroga una legge che riguarda solo le società miste pubblico-privato. Occuparsi delle persone e dei cittadini per noi è un’altra cosa: se la sinistra non ha compreso che il tempo della sterile demagogia è passato definitivamente, le ricordiamo solo che questa consultazione, nello specifico, sottrarrebbe ai piemontesi 30 milioni per la consultazione referendaria più rimborsi elettorali pari a 1 euro per ogni firma raccolta, piuttosto che utilizzarli per la sanità, gli anziani e i disabili”.

Un brindisi a Torino: lo Spritz a Km0 che anima le serate estive allo Snodo delle OGR

Giovedì scorso, nel cuore pulsante delle OGR Torino, è stato svelato un nuovo protagonista dell’estate torinese: il “Gran Torino: Spritz a Km0”, il primo spritz interamente dedicato alla città e realizzato con ingredienti tutti piemontesi. Un cocktail che non è solo un drink, ma una dichiarazione d’amore per Torino, i suoi caffè storici, e l’arte dell’aperitivo che qui è nata e si rinnova.

Presentato nel suggestivo dehors dello Snodo, il nuovo Spritz — profumato di mela rossa e firmato Gran Torino 1861 — è pensato per essere gustato all’ora magica in cui il lavoro cede il passo alla convivialità. È un invito a rallentare, a condividere, a tornare a quella semplicità sincera che profuma di casa.

Dietro questo spritz c’è una storia che intreccia passato e futuro: quella dell’aperitivo torinese, nato tra le boiserie dei caffè ottocenteschi e oggi rilanciato nella cornice avveniristica delle OGR, cattedrale della cultura contemporanea. Il “Gran Torino” reinterpreta questa tradizione con un linguaggio nuovo ma fedele alle radici: ogni ingrediente parla piemontese, ogni sorso racconta la città.

Il progetto nasce dalla visione di Riccardo Ferrero, fondatore di Gran Torino, già noto per la produzione di Vermouth e Bitter di qualità. Con l’Aperitivo 1861, l’azienda compie un nuovo passo, proponendo un cocktail che è insieme prodotto locale e simbolo identitario. Il design essenziale delle bottiglie, la scelta di materie prime a filiera corta, la cura dei dettagli: tutto è pensato per esprimere eleganza, autenticità, territorio.

E così, mentre il sole scivola dietro le arcate delle OGR, lo “Spritz a Km0” si candida a diventare il protagonista delle serate torinesi. Una bevuta che non si limita al gusto: è esperienza, racconto, appartenenza. È Torino che si beve, con orgoglio e leggerezza.

Questa estate, al dehors di Snodo, l’appuntamento è fisso: si brinda al presente con uno spritz che guarda al passato, ma ha già il gusto del futuro.

GIULIANA PRESTIPINO

Giuseppe Parlato amico e collega di studi

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

.

La notizia della morte di Giuseppe Parlato mi riempie di forti e  dolorose emozioni. Fummo  ambedue allievi di Alessandro Galante Garrone e di Narciso  Nada con cui ci laureammo all’Universita’ di Torino. Parlato aveva già allora idee sicuramente di destra o almeno considerate tali e quindi non ritenute degne di attenzione. Credo sia stato il referendum  sul divorzio del 1974 a segnare delle scelte divergenti: Parlato si espresse per l’abrogazione , io scelsi la difesa strenua del divorzio a fianco di Pannella. Nella nostra Università torinese non c’era posto per studiosi come Parlato, liquidato in modo sbrigativo  da Galante Garrone come un reazionario.  Cercai di parlare con Galante Garrone di Parlato, ma lui ebbe la stessa chiusura del giacobino “non mite” che ebbe poi con Vittorio Messori un altro mio amico.  Parlato ebbe il coraggio di rompere i ponti con Torino e approdò a Roma alla scuola di Renzo De Felice , anche lui un reietto e un perseguitato. Della scuola defeliciana fu uno dei più  coerenti seguaci. Ci incontrammo molte volte a Roma e a Torino dove lo invitai a parlare in più occasioni. Prima di lui invitai Gianni  Scipione Rossi che presentò un suo libro sulla destra e Israele in dialogo con Elena Lowenthal. Un dibattito che fece epoca. Parlato  ha sempre dimostrato  l’equilibrio dello storico scrupoloso in tante occasioni diverse, aperto al confronto sereno con tutti. Qualche suo lavoro non mi convinse e la  sua contiguità  – più apparente che reale – con l’Msi non mi piacque. Una volta venne presentato un mio libro alla Fondazione De Felice di Roma  da lui presieduta. C’era in prima fila la vedova di Er Pecora, l’on. Teodoro Buontempo che gentilmente mi applaudì. Provai un certo imbarazzo, poi la cena con Parlato fu l’occasione per rivederci dopo tanti anni. Parlammo per alcune ore in cordiale amicizia. La sua conversazione era sempre sfolgorante.  Venne anche a trovarmi al mare dove gli chiesi di fare una conferenza su Guareschi  che ebbe grande successo. Un assessore di origini comuniste lo presentò in piazza senza imbarazzo. Circa un anno fa, in occasione di un convegno sull’omicidio di Giovanni Gentile a Torino, ci sentimmo per definire il suo intervento. Mi disse che era ammalato di cancro , ma che non aveva nessuna voglia di morire e, citando Guareschi, mi disse che non sarebbe morto neppure se lo avessero ucciso. Non poté partecipare al convegno a cui mandò una magistrale  relazione che venne letta. Peccato che il mancato finanziamento al convegno della Regione Piemonte abbia impedito la stampa degli atti. Di lui resterà la sua passione inesausta per la ricerca storica e la sua onestà intellettuale. Sono virtù che non vedo molto praticate dai giovani intellettuali di destra che dovrebbero ispirarsi a lui come ad un maestro che ha pagato prezzi altissimi per essere sè stesso. Vorrei anche ricordare la sua ironia, ma non è questo il momento, perché il dolore per la sua scomparsa me lo impedisce.

Al Teatro Gobetti “Autoritratto”, monologo scritto e interpretato da Davide Enia

In scena da martedì 3 giugno al teatro Gobetti la pièce” Autoritratto”, spettacolo scritto e interpretato da Davide Enia. Le musiche sono di Giulio Barocchieri, le luci di Paolo Casati e il suono di Francesco Vitalità. Davide Enia è nato a Palermo nel 1974 e nel corso della sua carriera di attore, regista e
autore teatrale, ha vinto il premio UBU, il premio Tondelli, il premio ETI e il premio Gassman. Lo spettacolo è prodotto da CSS Teatro Stabile di
Innovazione del FVG, Piccolo Teatro di Milano- Teatro d’Europa, Accademia Perduta Romagna Teatri , Spoleto Festival dei due mondi.
“Autoritratto” è un’intensa orazione civile, che scava nella sua memoria e in quella della sua città, cercando di colmare il vuoto creato da una sorta di
nevrotica rimozione del dolore provato per le stragi e le morti di mafia. Da questa introspezione e dal racconto del rapimento e dell’omicidio di Giuseppe di Matteo, il bambino figlio di un collaboratore di giustizia sciolto nell’acido, emerge una toccante analisi sociale fatta di corpo, canto, dialetto, pupi, recitazione. Davide Enia sarà accompagnato sul palco dal chitarrista Giulio Barocchieri per ripercorrere gli anni di piombo in Sicilia attraverso una profonda orazione civile
in cui Enia risale alle radici della propria memoria e in quella della sua città, Palermo, in un confronto con lo Stato e una serie di domande a Dio in persona. Recite accessibili dal 4 all’8 giugno con soprattitoli in italiano, audiointroduzione a inizio spettacolo e tour tattile venerdì 6 giugno.
Per garantire al meglio l’accoglienza e l’utilizzo dei dispositivi è gradita prenotazione alla mail
accessibilita@teatrostabiletorino.it
Prenotazioni
biglietteria@teatrostabiletorino.it
Mara Martellotta

Spesa facile con la app di Borello Supermercati

informazione promozionale 

Porta sempre con te il volantino delle offerte, senza utilizzare carta!

Non perderti nuovi prodotti e iniziative!
Trova il supermercato Borello più vicino a te, in ogni momento. 📍

𝗦𝗖𝗔𝗥𝗜𝗖𝗔 𝗟𝗔 𝗡𝗢𝗦𝗧𝗥𝗔 𝗔𝗣𝗣! 📲

👉 𝐋𝐢𝐧𝐤 𝐀𝐩𝐩 𝐒𝐭𝐨𝐫𝐞: https://apps.apple.com/…/borello-supermercati/id6743165827
👉 𝐋𝐢𝐧𝐤 𝐆𝐨𝐨𝐠𝐥𝐞 𝐏𝐥𝐚𝐲: https://play.google.com/store/apps/details…

Gaza, Grimaldi (AVS): il racconto delle missioni in Cisgiordania e a Rafah

“Ennesima strage di innocenti questa mattina: almeno 27 persone sono state uccise e 90 ferite dall’Idf, che ha aperto il fuoco sui civili mentre attendevano aiuti vicino a Rafah. Siamo stati solo pochi giorni fa al valico di Rafah, dove le bombe cadevano incessanti e gli aiuti umanitari restavano fuori. Due settimane prima eravamo in Cisgiordania, con la missione Occhi in Palestina, testimoni diretti di un’apartheid e di un’occupazione che durano da molto prima del 7 ottobre. In tanti ci hanno chiesto di parlarne dal vivo. Lo faremo anche a Torino domani, mercoledì 4 giugno, alle 19.00 allo spazio Comala, con Occhi in Palestina. Il racconto: dialogherò con la Capogruppo di AVS in Piemonte, Alice Ravinale, e la Capogruppo di Sinistra Ecologista a Torino, Sara Diena” – lo dichiara il Vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi.

La Città ricorda le vittime di piazza San Carlo

Con le note de Il Silenzio intonate dalla Polizia Locale e la deposizione di una corona di fiori la Città di Torino ricorda le vittime della tragedia di piazza San Carlo.

Qui, otto anni fa, la sera del 3 giugno 2017, durante la finale di Champions League fra Juventus e Real Madrid, lo spruzzo di uno spray urticante scatenò il panico; nella calca numerose persone rimasero ferite e due di loro in seguito persero la vita.

Marisa Amato e Erika Pioletti, questi i loro nomi, sono state ricordate questa mattina con la cerimonia che si tiene ogni anno sul luogo dell’accaduto.

Per il sindaco Stefano Lo Russo la tragedia è “ancora viva nella memoria della nostra città. Siano qui – ha detto -per un doveroso omaggio alle vittime. Oggi è il giorno del ricordo”.

TORINO CLICK

Condanna di 12 anni e sei mesi al “Conte” per il tentato omicidio con il machete

Pietro Costanzia di Costigliole il “Conte”, è stato condannato a 12 anni e 6 mesi per la vicenda del tentato omicidio con uso di un machete avvenuta a Torino. Al fratello Rocco  8 anni e 10 mesi. Per Pietro era stata chiesta dalla procura una condanna a 14 anni, mentre per Rocco 9 anni. Il 18 novembre 2023 il giovane tranciò una gamba in via Panizza ad un altro ragazzo,  Oreste Borelli, per una vicenda di gelosia legata alla fidanzata del primo.   Carlo Costanzia di Costigliole, il padre, era indagato per un falso contratto di affitto di una abitazione in Spagna così che  Pietro e la fidanzata risultassero conviventi. È stata inoltre disposta una provvisionale di 200mila euro a favore di Oreste Borelli (tutelato dall’avvocato che ha patteggiato 10 mesi per una vicenda di spaccio di cui si è saputo durante le indagini.

Crolla tetto, morto un uomo di 53 anni

Un uomo di 53 anni è morto mentre stava lavorando nel  fienile di sua proprietà a Montafia nell’Astigiano.  Il crollo del tetto della struttura, forse a causa di un’errata manovra della vittima, che stava lavorando con un trattore, lo ha travolto.