ilTorinese

Barolo experience… che gradevole esperienza!

L’Enoteca Regionale del Barolo insegna ad assaggiare e a scegliere il Barolo, re di Langa

“Vinum regum, Rex vinorum”“Il vino dei Re, il Re dei Vini”. Così è stato definito il nobile “Barolo” di Langa. E non a caso. La nascita e il successo del “Barolo”, uno dei vini rossi più noti in Italia e nel mondo (ottenuto al 100% da uve nebbiolo “in purezza” e prodotto in soli 11 Comuni della Bassa Langa) sono infatti strettamente legati alla storia dei Savoia e all’Unità d’Italia. Suo grande estimatore fu soprattutto re Carlo Alberto che dalla marchesa Giulia Colbert Falletti (ultima marchesa di Barolo) ne ricevette in dono ben 325 “carrà”, le botti da trasporto del tempo, promovendolo, per la sua delizia, a “Vino di Corte” e le cui prime bottiglie pare siano state “imbottigliate” nel 1844 niente meno che da Camillo Benso Conte di Cavour insieme alla stessa marchesa Colbert. E proprio Cavour, negli anni successivi, ne avviò la produzione (mentre Carlo Alberto s’era già acquistato una sua personale tenuta a Verduno per produrvi il “proprio” Barolo), cominciando ad utilizzarlo come “vino istituzionale” per ritrovi più o meno formali, compresi i festeggiamenti, nel 1861, per l’Unità d’Italia. Linea mantenuta ovviamente, dal figlio di re Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II, cui si deve, nel 1858, la realizzazione della stupenda “Tenuta Fontanafredda” a Serralunga d’Alba, offerta in dono dal primo Re d’Italia a Rosa Vercellana, la “Bela Rosin”, amante e, in seguito, moglie morganatica, cui concesse i titoli nobiliari minori di “Contessa di Mirafiori” e, appunto, di “Fontanafredda”. Lunga e nobile storia, dunque, quella del regal “Barolo”, caratterizzata da risultati affinati nel tempo (dall’uomo da uomini da famiglie eccezionali) e che oggi gli permettono di competere alla grandissima su tutte le tavole del mondo. Come vuole testimoniare l’iniziativa “Il Barolo consapevole”, proposta da giovedì 8 a domenica 18 agosto (tutti i giornialle 18,30) dall’“Enoteca Regionale del Barolo”, sita nel cuore dell’omonimo piccolo “ma con una grande storia” Paese di Langa, all’interno del millenario Castello che domina il Borgo e che ospita anche il “Museo del Vino Barolo”. A tenere quella che gli organizzatori definiscono una “Barolo Experience” sarà lo stesso direttore dell’“Enoteca Regionale”, Cristiana Grimaldi.

Per rispondere alla domanda Come si assaggia e si sceglie un Barolo?, i partecipanti saranno guidati in un percorso di tre assaggi alla scoperta di rinomati vini da zone “DOCG 2020” con differenti caratteristiche. L’iniziativa, della durata di circa 45 minuti, è su prenotazione obbligatoria sul sito www.enotecadelbarolo.it  e si svolge nello storico “Castello di Barolo”. La “Boutique dell’Enoteca” (ingresso via Collegio Barolo, Barolo)è “aperta per ferie” tutti i giorni dalle 10,30 alle 18,30 (con assaggi fino alle 18), pronta ad offrire al pubblico decine di etichette dei 217 produttori selezionati dagli esperti della “Commissione Tecnica” dell’“Enoteca” e a proporre, senza prenotazione, un “percorso sensoriale” fino a 32 etichette differenti, fra “Langhe Nebbiolo DOC” e “Barolo DOCG”.

Spiega Cristiana Grimaldi: “Ad un anno esatto dal cambio di presidenza dell’‘Enoteca’, con l’arrivo di Claudio Botto, proponiamo questa nuova esperienza, nel segno della continuità nel lavoro di promozione e divulgazione delle caratteristiche del ‘Barolo’. Invitiamo i partecipanti a scoprire insieme cosa significhi ‘Barolo consapevole’, consci di come si apprezzi molto di più un vino di cui si riconoscono le qualità e di come conoscere un prodotto sia un’occasione di comunicazione e di condivisione di interessi comuni”.

Dall’“Enoteca Regionale del Barolo”, informano inoltre che è già possibile prenotare, sul sito www.enotecadelbarolo.it, la MasterClass “2020. Il Barolo che non ti aspetti”, in programma domenica 22 settembre (alle 10,30), già sold out ma con possibilità di iscriversi alla lista d’attesa, con replica domenica 29 settembre, con posti ancora disponibili. Pensato come una vera e propria “passeggiata sensoriale” nella zona del Barolo, l’appuntamento – sempre a cura di Cristiana Grimaldi –  si rivolge agli amanti del vino e ai “professionisti” che desiderano approfondire le proprio conoscenze sul mondo del “Barolo” concentrandosi sull’ultima annata in commercio, ma anche a quanti sono al loro primo approccio con questo vino. Dopo un breve inquadramento dell’area, della denominazione e dell’annata dal punto di vista climatico, seguirà la “degustazione alla cieca” che consentirà di esplorare le sottili variazioni di espressione che costituiscono una delle possibili chiavi di lettura per conoscere più a fondo l’annata, sperimentandone la profondità ed il potenziale.

Per ulteriori info: “Enoteca Regionale del Barolo”, via Collegio Barolo, Barolo (Cuneo); tel. 388/6262864 o www.enotecadelbarolo.it

g. m. (ilTorinese.it)

Nelle foto:

–       “Enoteca Regionale del Barolo”

–       Cristiana Grimaldi, durante una degustazione

Finale col botto per il “Teatro in Natura”

Ha chiuso con successo la settima edizione di “Gran Paradiso dal Vivo”, mentre restano in programma, per fine agosto, due interessanti appuntamenti extra

Unico Festival di “Teatro in Natura” tenuto nel magico interno di un Parco Nazionale, ha chiuso più che in bellezza la settima edizione del Festival (fra le rassegne più interessanti in ambito nazionale) “Gran Paradiso dal Vivo”, organizzato dalla torinese Compagnia Teatrale “Compagni di Viaggio”, sotto la direzione artistica del suo presidente Riccardo Gili.

Particolarmente applauditi, secondo gli organizzatori, gli spettacoli che hanno portato nel “Parco” alcuni dei grandi nomi del teatro italiano: da Giobbe Covatta in “6° (sei gradi)”Lucilla Giagnoni in “Di acqua e di terra” e a Sista Bramini in prima nazionale con “O Thiasos Teatronatura” tratto dalla novella orientale di Marguerite Yourcenar.

Affollati, in ogni caso, anche gli altri spettacoli, tra i quali spicca il curioso “teatro a pedali” nella centrale idroelettrica Iren di Rosone a Locana in cui la pièce è stata alimentata dalla pedalata dell’attore in scena Daniele Ronco di “Mulino ad Arte” con “Mi abbatto e sono felice”.

Non minore successo hanno ottenuto anche gli spettacoli su “percorsi itineranti” tra sentieri, boschi e radure a Ceresole Reale e intorno alla Rocca arduinica di Sparone, nonché quello tenutosi all’“Ecomuseo del Rame” di Alpette, nonostante la minaccia di maltempo e il cambio di location al chiuso.

A fare da scenografia e suggestivo palcoscenico borghi alpini, santuari, vallate e prati per vivere un’autentica esperienza immersiva tra teatro, storia, musica e natura.

Suddivisa in tre filoni (“TeatroNatura”, “Senza quinte e sipario” e “Questo parco è uno spettacolo!”), l’edizione 2024 di “Gran Paradiso dal Vivo” va in archivio portandosi dietro anche un pregio di non poco conto: un’ulteriore riduzione dell’impatto ambientale grazie all’introduzione di un service a impatto zero”, ovvero un impianto luci e audio a energia rinnovabile alimentato da un pannello fotovoltaico, acquistato grazie ai fondi del bando ministeriale “TOCC” sulla transizione ecologica.

 

Interessante “supplemento” del Festival “due appuntamenti extra”. 

Dopo la prima “Masterclass di scrittura creativa” con Mariella Martucci “Caro bosco”tenutasi dal 2 al 7 luglio, è ora la volta de Lo spirito corale della natura di Artemusica” con Debora Bria, Carlo Beltramo e Matteo Valbusa, da mercoledì 28 a sabato 31 agosto (in chiusura concerto sabato 31 agosto, alle 17) e Danza Natura – Masterclass di danza contemporanea di Fondazione Egri per la danza” con Raphael Bianco, Elena Rolla, Cristian Magurano, Elisa Bertoli, Oxana Romaniuk, Gianna Bassan e Vincenzo Criniti, da martedì 3 a domenica 8 settembre.

 

Il “Festival Gran Paradiso dal Vivo” tornerà a luglio 2025.

Per info: “Gran Paradiso dal Vivo” – Festival di Teatro in Natura, “Parco Nazionale Gran Paradiso”; www.granparadisodalvivo.it

g.m.

Nelle foto:

–       “Metamorfosi della ninfa Io”, Ceresole Reale, @focusgrafica

–       Giobbe Covatta: “6gradi”, Noasca, @focusgrafica

–       Lucilla Giagnoni: “Di acqua e di terra”, Valprato, @MarziaScala

Domenica 29 settembre 2024 arriva per la prima volta a Torino la StraWoman

Domenica 29 settembre 2024 arriva per la prima volta a Torino la StraWoman, la corsa/camminata non competitiva dedicata alle donne, ma aperta a chiunque voglia divertirsi facendo movimento, all’insegna della salute, del benessere psico-fisico e della prevenzione.

Una giornata da dedicare a se stessi, l’occasione giusta per fare sport, conoscersi, incontrarsi e trascorrere il tempo insieme, in cui non è richiesto essere dei runner esperti, ma avere entusiasmo e voglia di divertirsi.

Con partenza alle ore 10.30 da via Nizza 280, fronte Centro Commerciale Lingotto, il più grande raduno ‘al femminile’ d’Italia, giunto alla 14ª edizione, colorerà di rosa il capoluogo piemontese in un percorso lungo 7 chilometri che attraverserà anche il Parco del Valentino, polmone verde della città.

Partner Scientifico di StraWoman è Humanitas che, in collaborazione con GL events Italia – Lingotto Fiere, sarà presente con il Villaggio della Prevenzione con gli specialisti degli ospedali Humanitas Cellini e Gradenigo, delle Cliniche Fornaca di Sessant e Sedes Sapientiae e dei centri medici Humanitas Medical Care di Torino, che daranno consigli di salute e risponderanno a dubbi e curiosità sul mondo del running, ma non solo. L’obiettivo è diffondere una cultura della prevenzione e dell’importanza del movimento per la nostra salute.

StraWoman sostiene Fondazione Humanitas per la Ricerca, charity partner dell’evento: ospiti d’onore saranno anche le donne testimonial di Sorrisi in Rosa, il progetto di Humanitas nato per sensibilizzare sul tema della prevenzione senologica, a partire dall’esperienza di donne protagoniste di storie di malattia e rinascita. StraWoman Humanitas ha infatti anche l’obiettivo di alzare l’attenzione sulle patologie femminili e ricordare l’importanza della Ricerca.

ISCRIZIONI APERTE – Ci si può già iscrivere online sul sito https://www.strawoman.it/torino-29-settembre-2024/ in cui si possono trovare anche informazioni e dettagli sul percorso di gara.

La quota di iscrizione è di €. 13.00 (fino al 27 settembre, successivamente sarà di €. 15.00) e comprende t-shirt ufficiale, bag, medaglia di partecipazione, ristoro finale, gadget offerti dai partner dell’evento, assicurazione gara e assistenza medica.

L’organizzazione tecnica è di Italia Runners Sporting Club, società sportiva dilettantistica nata con lo scopo di sostenere le attività dell’atletica leggera, promuovendo in particolare la disciplina del running, anche attraverso l’organizzazione di manifestazioni a scopo ludico-aggregativo.

StraWoman® è un concept di Eventi Wow, agenzia di organizzazione eventi e comunicazione, ideatrice di innovativi e amati format personalizzati legati agli eventi sportivi e d’intrattenimento. Tra gli altri eventi tematici di grande successo che coinvolgono sia atleti professionisti che amatori si evidenziano: Strasingle®, Fluo Run®, Babbo Running®.

Il Coro La Rotonda compie i suoi primi quaranta anni

Due appuntamenti ad Agliè l’8 e il 28 settembre

 

Il Coro La Rotonda compie i suoi primi quaranta anni e festeggia alla grande con due appuntamenti da non perdere per la “Rotonda fa 40”, tema portante dell’edizione 2024 di Settembre in coro. Si tratta di due concerti che si terranno ad Agliè a ingresso gratuito l’8 e il 28 settembre.


Domenica 8 settembre alle 21, presso il Salone Architetto Franco Paglia di strada Bairo 2 ad Agliè si terrà  il concerto del Coro da Camera di Torino, diretto dal maestro Dario Tabbia. Il Coro da Camera di Torino nasce nel 2008 su iniziativa dello stesso Tabbiacon l’obiettivo di formare uno strumento di valorizzazione del repertorio polifonico meno conosciuto. Ha tenuto concerti all’interno di importanti festival musicali fra i quali MiToSettembre Musica e Unione Musicale di Torino, Piemonte in Musica, Musici di Santa Pelagia, Teatro Bibiena di Mantova, Ruvo Coro Festival con un vasto repertorio che spazia dal Rinascimento al XX secolo. È  stato invitato ai Festival internazionali di Sassari,  Cagliari e Porto Torres e al concerto di gala 2011 dell’Associazione dei Cori Piemontesi. Tra gli altri premi ricordiamo nel 2019 i tre primi premi al Concorso Nazionale di Vittorio Veneto, due premi speciali e il Gran Premio Efrem Casagrande. Nel 2021 e 2022 è stato invitato come coro laboratorio per il concorso Internazionale per direttori di coro Fosco Corti a Torino, vincendo poi ad Arezzo tre primi premi del concorso Polifonico Internazionale Guido d’Arezzo e il Gran Premio Città di Arezzo.

Sabato 28 settembre, a Bairo, in via Marconi ad Agliè, alle 21 il Coro la Rotonda festeggerà i suoi quaranta anni con un concerto di rimembranze. Verrà allestita per l’occasione una galleria fotografica degli eventi significativi di questi quaranta anni di storia del coro, con un invito rivolto  a partecipare a tutti coloro che hanno cantato nel Coro e ai loro familiari.

Il 21 settembre il Coro La Rotonda, sempre in Santa Marta alle 21, interverrà come ospite con il proprio repertorio alla serata del Concorso Letterario Nazionale Aladei 2024. Durante il concorso si parlerà del rapporto tra musica e intelligenza artificiale, momento di confronto tra le potenzialità della macchina e la capacità della voce umana.

Il Coro La Rotonda ha compiuto un interessante salto di qualità organizzativa ottenendo la denominazione APS Associazione di Promozione Sociale. La sua dinamica vitalità si è espressa in molti concerti in diverse regioni italiane, quali Piemonte, Liguria, Veneto e Friuli, anche nell’organizzare appuntamenti didattici per la crescita del Coro.

“Settembre in coro” conclude gli impegni della bella stagione e nell’inverno il coro si concentrerà sull’aspetto didattico-musicale.

Info 3357113483.

 

Mara Martellotta

Lavori Frejus, “autotrasportatori sconcertati”

Il Dipartimento e la Prefettura della Savoia, in collaborazione con Sncf Réseau e Sftrf, hanno reso noto lo spostamento al 1° trimestre 2025 della riapertura della galleria ferroviaria del Frejus.

Preoccupata reazione di FAI Torino che ha espresso sconcerto per la gestione discutibile delle autorità francesi. Enzo Pompilio – Presidente della Federazione Autotrasportatori Italiani FAI di Torino e coordinatore per il Nord Ovest dell’Associazione – ha dichiarato: “Non è concepibile che con le tecnologie del 21° secolo, dopo quasi un anno dalla frana, non è ancora possibile conoscere una data certa per la riapertura di una linea ferroviaria internazionale, fondamentale per l’economia del Piemonte e dell’Italia.

 

Abbiamo assistito ad annunci di riapertura prevista per ottobre 2023, poi spostati a primavera 2024, poi autunno 2024 e ora siamo arrivati a primavera 2025. Ma è mai possibile che dopo 11 mesi dalla frana ci si accorge che “le cavità instabili scoperte di recente nella zona centrale del pendio si sono rivelate più ampie del previsto, rendendo necessario l’intervento di ulteriori lavori di drenaggio, ancoraggio e recinzione?”.

Pompilio ricorda inoltre che dal 2 settembre al 16 dicembre 2024 anche il Traforo del Monte Banco sarà chiuso alla circolazione nei due sensi di marcia e per i traffici transfrontalieri resterà aperto il solo Traforo autostradale del Frejus.

La FAI esprime infine apprezzamento – conclude Pompilio – per l’immediata presa di posizione del Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio che in un incontro in collegamento con il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha condiviso con il Governo la preoccupazione per l’allungamento dei tempi dei collegamenti sul Frejus, offrendo la disponibilità in termini di supporto tecnico e ingegneristico che dovesse essere necessario per accelerare i tempi di riapertura della ferrovia”.

Campionati Italiani Categoria: sei atleti del Team Dimensione Nuoto qualificati nella categoria ragazzi

“Blu di Prussia- voci di dentro”

La presentazione del romanzo a Torino il prossimo autunno

Il desiderio di far sentire la propria voce e l’autentica voglia di dare una forma concreta a quanto si cela all’interno dell’animo umano femminile, per tentare di dare un senso alle contraddizione dei nostri sentimenti. E’ questo l’intento della scrittrice Roberta C. La Guardia, autrice del libro “Blu di Prussia- voci di dentro” (edito Monetti editore) Il testo è una rappresentazione in versi di “appunti rivelazioni, intuizioni, flussi di coscienza, ricerca di nuovi equilibri, gioie, dolori e boati di verità alla ricerca” della “scienza della soddisfazione”, strettamente legati al mondo femminile. L’autrice presenterà il libro a Torino nel prossimo autunno, dopo aver presenziato all’edizione 2024 del Salone del Libro. La Guardia, grazie alla sua voce originale e fuori dalle righe, dà modo al lettore di riflettere sul ruolo della donna nell’attuale società, sulle difficoltà e sulle incertezze che questo comporta, ma anche sulla bellezza che lo caratterizza.

Il libro è solo parte un progetto culturale molto più ampio. Puoi spiegarci meglio?

Blu di Prussia- voci di dentro” diverrà anche un’opera teatrale e- se si riuscirà- anche cinematografica e musicale. Infatti la mia volontà è quella di creare un’ opera “crossmediale” che abbracci a 360° le varie forme espressive Presenterò il libro in varie città, tra cui appunto Torino, e dopodiché mi dedicherò alla messa in scena del progetto. L’intento è quello di superare alcuni tabù letterari createsi nella nostra società e legati al mondo femminile, tra cui vi è sicuramente quello dell’erotismo. Voglio dare una nuova “voce” al mondo femminile e, per questo, mi serve un’eterogeneità nella rappresentazione dello stesso.

Per il libro ha scelto la forma della poesia. Come mai l’ha preferito alla prosa?

Premesso che la scrittura è sempre stata un’ancora di salvezza, la scelta dello stile narrativo è avvenuta in modo naturale e spontaneo. La mia formazione è prettamente teatrale e, in quell’ambito, sono abituata a leggere moltissima poesia. La scelta di questa tecnica è stata dettata da un flusso spontaneo della mia interiorità.

Per lei , quindi, la letteratura è sempre stata fondamentale.

Assolutamente sì ed è sempre stata in stretta connessione con il teatro. Grazie alla letteratura è possibile imparare tanto della vita, dei sentimenti, della fratellanza e dell’amicizia. Per questo voglio portare il mio libro in varie città e trasmettere il messaggio che si cela sotto la mia espressione letteraria.

C’è ancora secondo lei un futuro per i libri in un mondo sempre più digitale?

Sì e il Salone del Libro di Torino è stata una conferma di questo. Dal mio punto di vista è necessaria un’alfabetizzazione agli strumenti culturali fin da piccoli: bisogna imparare ad abituarsi a leggere. La lettura aiuta il bambino ad avvicinarsi a determinati concetti che diversamente sarebbero inaccessibili. Per me i libri sono lo strumenti per vivere una vita felice e, non per altro, si sta sempre di più diffondendo la  cultura degli eventi esclusivamente dedicati alla lettura senza alcuna possibilità di accesso ai supporti digitali. Al contempo anche il teatro dovrebbe essere maggiormente frequentato in quanto è uno strumento necessario per sviluppare e fortificare le creatività.

Valeria Rombolà

Premio di Laurea 2023 a Sauze d’Oulx

SAUZE D’OULX – Un premio per i laureati di Sauze d’Oulx. Anche quest’anno il Comune di Sauze d’Oulx ha deciso di istituire il Premio di Laurea per gli studenti.

Il premiato di quest’anno è stato Enrico Bersano Begey con una tesi di laurea in Scienze dell’Informatica.

Lo scorso anno il Comune di Sauze d’Oulx aveva istituito un Premio di Laurea per studenti. Ed i primi a beneficiarne erano stati due laureati nell’anno 2022: Giulia Ambrosiani e Stefano Eydallin.

Visto il successo dell’iniziativa, anche quest’anno il Comune di Sauze d’Oulx ha riproposto il bando per laureati nell’anno 2023 con scadenza delle domande a fine aprile.

E così venerdì 2 luglio presso la sala giunta del Comune di Sauze d’Oulx si è tenuta la cerimonia di premiazione alla presenza del Sindaco Mauro Meneguzzi e dell’Assessore Davide Allemand.

Ho girato il mondo ma non ho visto nulla

Nel titolo dell’articolo si riassume la filosofia della maggior parte dei turisti: viaggio, sto nei villaggi, mangio cucina internazionale, parlo la mia lingua perché gli animatori sono miei connazionali, se va bene (e se non sono pigro) effettuo un’escursione extra, dopodiché torno nel mio Paese e posso, orgogliosamente, dire di avere visitato i Caraibi piuttosto che le Maldive, Capo Verde piuttosto che il Kenya e così via.

La vacanza, per la stragrande maggioranza delle persone, consiste nel soggiorno in un villaggio che, visto dall’interno, è identico a quelli presenti in 100 altri Paesi, con gli stessi svaghi, gli stessi slogan per cui di realmente tipico c’è poco, a parte i dipendenti della struttura reclutati sul posto.

Un giorno, infatti, qualcuno decise di creare il turismo dei vari club o resort o come li volete chiamare, con formula all inclusive,dove il turista viene prelevato all’aeroporto e riportato lì al termine della vacanza e nel frattempo viene mentalmente obbligato a fare attività sportive o ludiche in nome di una non ben definita vacanza, dove potresti essere ai Caraibi, in Kenya o in Sardegna ma se non incontri qualche indigeno ti viene difficile capire l’unicità di quel luogo.

Ovviamente, al ritorno a casa, la vacanza verrà decantata (o denigrata, dipende) per il clima, per il cibo e per la simpatia degli animatori ma se chiedi se abbiano visto tracce del popolo Taino o se abbiano imparato l’adumu masai ti risponderanno che erano lì per riposarsi, non per studiare.

Fino all’avvento della fotografia digitale, era prassi (noiosa per chi la subiva, ad onore del vero) mostrare agli amici ed ai parenti le diapositive della vacanza appena conclusa, ma era comunque un modo di erudire chi non era mai stato nel luogo, per mostrare i paesaggi o gli animali locali e, dunque, svolgeva una funzione istruttiva; ora, in un’epoca in cui all’arrivo al casello dell’autostrada abbiamo già scattato il numero di foto che allora scattavamo in un’intera vacanza, le teniamo nel pc e non le guarderemo più. affetti da una forma compulsiva di catturavirtuale di ciò che ci circonda.

Le distanze sempre maggiori delle nostre mete sembrano più una sfida alle proprie capacità di viaggio, alla propria resistenza, che alla volontà di scoprire qualcosa, di conoscere, di incontrare, di imparare; il fatto, poi, che alcune destinazioni siano praticamente scomparse dai nostri itinerari (Capo Nord, Scandinavia, Botswana, Nepal e molte altre) e che altre siano sempre più gettonate per 2-3 anni (Albania, USA, Croazia, Giappone) fa capire come viaggiare segua le indicazioni della moda, esattamente come l’acquisto di un’auto o del colore degli abiti; se non vai in vacanza in un certo posto sei “out”, sei demodé.

Il fatto, inoltre, che ci si accontenti di andare nei villaggi, anziché chiedere l’organizzazione di un viaggio su misura o che non si voglia organizzare un viaggio per proprio conto indica inequivocabilmente che si viaggia per muoversi, non per vedere cosa vi sia in quel luogo; io ho viaggiato in quasi tutta l’Europa, Balcani compresi, Capo Verde, Rep. Dominicana, Israele, Tunisia, Marocco, Turchia ma in ogni luogo ho sempre cercato di andare nei posti non turistici (quelli frequentati dagli indigeni, per intenderci) per bere e mangiare cosa e come mangiano loro, per acquistare oggetti tipici senza farmi spennare perché turista.

In uno dei viaggi a Tunisi, mentre i miei compagni di viaggio andavano ad acquistare essenze di profumo, tabacco per narghillè o vestiti, io mi sono seduto in un bar (allora fumavo ancora) per prendere un caffè fumando una sigaretta e, intanto, parlare con alcuni avventori del luogo che mi hanno spiegato un po’ di storia della Tunisia e alcuni precetti dell’Islam. Chi, tra i miei compagni di viaggio e me, è uscito più arricchito da quel tour?

E cosa dire del tour nella Repubblica Dominicana quando, decidendo di noleggiare un fuoristrada, sono andato a pranzo in una casa di indigeni e un’altra volta a cena in una capanna sulla spiaggia, mangiando aragosta appena pescata? Scopriì così che a Santo Domingo vent’anni fa praticamente mancava l’energia elettrica quasi ovunque, salvo generatori appositamente installati da hotels, scuole, ecc e che l’arrivo degli emigrati da Haiti, Paese che confina con la Repubblica Dominicana, ha fatto impennare i casi di HIV nel Paese.

Un esempio classico di come molti italiani dovrebbero stare a casa, anziché fare figuracce in giro, lo si vede all’ora dei pasti: ricerca ansiosa della pasta, se trovano i cannelloni o le lasagne (magari in Vietnam) poi si lamentano che non erano granché, piuttosto insipide o scotte; se siamo il Paese che ha minore dimestichezza con le lingue straniere e con la geografia, un motivo ci sarà; se concepiamo solamente un mondo italocentrico, dove al centro di tutto c’è l’Italia e intorno qualche altro Paese ci sarà una spiegazione, e non è certo l’importanza del nostro Paesenell’assetto mondiale.

Salvo poi conoscere benissimo le formazioni di calcio di almeno 6-7 squadre, i risultati dei mondiali di almeno 12 edizioni e saper spiegare perché l’Italia è stata esclusa da alcune recenti competizioni: l’importante però è chiudersi per due settimane l’anno in qualche resort, uguale a quelli degli anni precedenti.

Sergio Motta