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In questo ultimo weekend del mese di maggio è ancora possibile incontrare, nella suggestiva cornice della Giardiniera del Circolo degli Artisti di Torino, la magica pittura di Gabriella Malfatti, nell’ambito della sua personale: “Incanti e disincanti”, in corso San Maurizio, 6. L’artista, monregalese di nascita e da sempre molto legata alla sua terra anche se da anni vive e lavora a Collegno, incontra le suggestioni poetiche di un gigante della letteratura, Jorge Luis Borges e quelle non meno cariche di incanti del poeta langarolo Remigio Bertolino.
Con il suo stile personale ed una libertà interiore non etichettabile e fuori dagli schemi come la sua arte Gabriella Malfatti si racconta con charme, grazia, tanta passione ed un innato entusiasmo:
“Ho sempre disegnato sin da bambina, ho poi sin da giovanissima insegnato per tanti anni educazione artistica alle scuole medie e superiori, successivamente storia dell’arte all’Unitre di Collegno, e sulla scia del mio prozio Mario Malfatti, ho sempre partecipato a mostre collettive, ideato e realizzato delle mie personali e spesso sono stata autrice di varie pubblicazioni e opere eseguite per incarico di comuni e istituzioni, l’ultima è esposta qui alla Giardiniera: un piatto celebrativo per il Santuario di Vicoforte, in provincia di Cuneo.
” E poi, questo sabato e domenica, c’è ancora da scoprire, ai Giardini Reali di sotto, dalle ore 15.30 alle 19.30, “La signora degli anelli”, un’altra opera di Gabriella Malfatti che ha tutta una sua bellissima e magica storia…
Igino Macagno
Domenica 25 maggio, in programma all’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino, protagonista del sesto appuntamento cameristico delle “Domeniche all’Auditorium” sarà l’Ensemble Pantaleón 100 dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Il concerto si intitola “Un respiro tra le corde”, è registrato da Radio 3, che lo trasmetterà domenica 1 giugno alle ore 20.30.
L’Ensemble comprende un quartetto d’archi della compagine Rai, Michal Ďuriš e Carola Zosi, violini, Ula Ulijona, prima viola, e Fabio Storino, violoncello, affiancato dal Bajan, una fisarmonica cromatica a bottoni di Davide Vendramin. Insieme proporranno in apertura “Le Bagatelle” op.47, scritte da Antonin Dvořak nel 1878 e nell’arco di pochi giorni per l’insolita formazione di un quartetto con l’armonium. “Le Bagatelle” furono scritte in uno dei momenti più favorevoli per la commercializzazione delle sue opere da parte dell’editore Sim Rock; per i musicisti del tempo il mercato degli spartiti era fonte di reddito, oltre che di riconoscimento popolare. In quel periodo Dvořak era solito eseguire musica da camera con alcuni suoi amici e, tra questi, Josef Srbdebrnov, era in possesso di un armonium. Le cinque Bagatelle presentano ampi contrasti, episodi lirici gentili si alternano a momenti di agitazione; nel suo insieme la musica appare bilanciata e armoniosa, unita da un motto avvertito all’inizio del primo e del terzo movimento.
A seguire “Silenzio” della grande compositrice russa Sofija Gubejdulina, scomparsa loms orso 13 marzo. Si tratta di una raccolta di 5 brani per violino, violoncello e bajan dedicata alla virtuosa dello strumento a bottoni “Elsbeth moser”, anche fonte di ispirazione per l’opera eseguita per la prima volta ad Hannover nel 1991.
Il concerto si concluderà con due pagine di Wolfgang Amadeus Mozart, l’Adagio e Fuga in do minore per quartetto d’archi K 546 del 1788 (versione per archi della Fuga in do minore per due fortepiani K 426, cui il compositore aggiunse un adagio iniziale) e l’Adagio e Rondò in do minore K 617 scritto nel 1791 e dedicato alla virtuosa della Glassarmonica Marianne Kirchgebner, non vedente dall’età di tre anni. Il brano, che consiste in un quintetto per armonica, ha bicchieri, flauto, oboe, viola e violoncello. Marianne Kirchgebner lo eseguì nell’agosto del 1791 al Kärntnertortheater di Vienna e, in seguito, a Londra, riscuotendo enorme successo, suonando insieme all’Adagio in do maggiore K 356, che Mozart aveva già composto per lei. L’Adagio e Rondò in do minore, scritto originariamente per un diverso organico strumentale, viene eseguito dal quartetto d’archi Rai con Bajan.
Biglietti: 5 euro – in vendita online sul sito dell’OSN Rai e presso l’Auditorium Rai di Torino, in piazza Rossaro.
Mara Martellotta
Due bimbi di uno e quattro anni sono stati trovati soli e in lacrime in un appartamento di via Carrera a Torino, in condizioni di abbandono e degrado. L’intervento di vigili del fuoco, sanitari e carabinieri è avvenuto dopo alcune segnalazioni. All’interno dell’abitazione sono state rilevate sporcizia e tracce di droga. I piccoli sono stati trasportati all’ospedale Regina Margherita per accertamenti; sono in corso analisi per verificare un’eventuale esposizione al crack.
Restaurato dal “CCR – La Venaria Reale”, ritorna alla “Palazzina” di Stupinigi l’ascensore storico utilizzato dalla Regina Margherita
Nata in Palazzo Chiablese, a Torino, nel 1851 (e scomparsa a Bordighera nel 1926), Margherita di Savoia, sposa di re Umberto I e prima regina consorte d’Italia, fu donna di grande temperamento e fascino, presso le alte sfere della politica ma anche sulla popolazione, amante dei “balli di corte” (di certo non poco faticosi) e “sportiva”, si direbbe oggi, appassionata di equitazione, ma soprattutto delle lunghe passeggiate in montagna nella “sua” adorata Valle di Gressoney e di alpinismo, tanto da salire come prima donna sul Monte Rosa, impresa omaggiata alla “Sua Maestà” con la dedica della “Capanna Margherita”, dove pernottò nel 1893, e rifugio più alto d’Europa, con i suoi 4556 metri della “Punta Gnifetti”. Eppure … eppure. Anche a lei non disturbavano, le più semplici quotidiane (ma in allora avveniristiche) comodità. Così, nel 1905, quando la “Palazzina di Caccia” di Stupinigi era ormai residenza della regina (vedova da cinque anni di re Umberto I ) e della sua corte pensò bene di dotare la “Palazzina” (pensate un po’) nientedimeno che di un ascensore. Raro “marchingegno”, per quei tempi, realizzato dalle Officine Meccaniche “Stigler” di Torino e che serviva per accedere solo al primo piano, livello dove erano predisposti a Levante gli appartamenti residenziali, i suoi e quelli della corte. Nel cosiddetto “Appartamento del Re”, viveva la sua prima “dama di compagnia”, la marchesa Paola Pes di Villamarina. Ecchè ci voleva! dirà qualcuno. Un ascensore, per una rampa di scale! Ma tant’é. E poi l’ “elevatore” – come si diceva allora – rientrava nell’ambito dei lavori di riammodernamento richiesti dalla stessa regina, che fece diventare la “Palazzina di Stupinigi” una delle sue residenze prevalenti. Tra il 1902 e il 1915, infatti, il palazzo venne dotato di numerosi accessori finalizzati alla sua comodità, tra cui il potenziamento dell’impianto di riscaldamento, i servizi di ritirata all’inglese con acqua corrente e lavandini con acqua fredda e calda, la corrente elettrica e, appunto, l’ascensore che si presentava “a pompa idraulica”, dotato di una cabina lignea con porta scorrevole, vetri smerigliati nelle otto finestre, pulsantiera in bachelite, di cui rimangono solo tracce, e “coronamento” con motivo a “balaustrini” torniti. Il suo servizio, tuttavia, non durò a lungo, ma fu ancora usato dal personale del “Museo d’Arte, Storia e Ammobiliamento” quando la “Palazzina” diventò Museo nel 1919. Da allora se ne persero le tracce. Oggi, il gran ritorno.
“L’inserimento dell’ascensore restaurato nel percorso di visita della ‘Palazzina’– commenta la presidente della ‘Fondazione Ordine Mauriziano’, Licia Mattioli – rappresenta un ulteriore passo avanti nella valorizzazione del sito. Si tratta del primo tassello di interventi che porteranno presto a un arricchimento e ampliamento dell’intero percorso museale. Grazie al contributo della ‘Fondazione CRT’ e alla collaborazione con il ‘Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale’, possiamo restituire al pubblico un manufatto unico, testimonianza di innovazione e attenzione al dettaglio. È un esempio concreto di come le sinergie tra enti portino a risultati significativi per la tutela e la fruizione del nostro patrimonio”.
Il restauro è stato anche l’occasione per approfondire storicamente questo manufatto (grazie a “indagini di archivio” eseguite dalla storica dell’arte Stefania De Blasi, nonché attraverso un confronto con i successori delle storiche officine meccaniche “Stigler”, la ditta torinese “Codebò) e ha interessato il risanamento della “struttura in pioppo” e dell’“impiallacciatura in noce” che presentava distacchi e deformazioni a causa di umidità. Il “cupolino”, decorato con motivo a balustrini, aveva numerose mancanze che sono state reintegrate. Analisi scientifiche hanno consentito di studiare le “vernici protettive” e di determinare la soluzione più idonea per restituire il manufatto in condizioni di stabilità e durabilità.
E dunque, signore e signori, ecco a voi lo storico ascensore, ritornato, bel bello, al suo posto. Nuovo di zecca! Un autentico bijoux!
Per info: “Palazzina di Caccia”, piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (Torino); tel. 011/6200601 o www.ordinemauriziano.it
G.m.
Nelle foto: Immagini “Ascensore Regina Margherita” e lavori di installazione
Questa mattina a Palazzo Civico, il sindaco Lo Russo ha ricevuto il consigliere dell’ambasciata della Repubblica di Uzbekistan in Italia Nuriddin Kushnazarov, insieme al rettore del Turin Polytechnic University di Tashkent Olimjon A. Tuychiev e ai rappresentanti di UzAuto Motors, casa automobilistica del governo dell’Uzbekistan; presenti il presidente del marchio Ulugbek U. Rozukulov, il vicepresidente Davron A. Khidoyatov, il direttore del dipartimento per la cooperazione economica estera, gli investimenti e l’innovazione Rustam N. Bekchanov e il responsabile global procurement, Kh.F. Khasanov.
Una visita improntata alle possibili occasioni di collaborazione che potranno vedere coinvolti l’indotto e tutta la filiera di sviluppo e produzione dell’automotive sul territorio torinese. L’università uzbeka è nata dalla collaborazione tra il Politecnico di Torino, il gruppo automobilistico statale uzbeko, General Motors e il Ministero dell’Università locale con l’obiettivo di formare ingegneri qualificati con gli stessi standard dell’ateneo torinese, dando vita ad un’istituzione in grado di erogare formazione e ricerca a livello internazionale, nonché di sostenere lo sviluppo industriale uzbeko attraverso la creazione di capacità imprenditoriale e di strutture per l’innovazione industriale.
“Torino – ha spiegato il sindaco Stefano Lo Russo – in questi ultimi anni ha rafforzato la sua credibilità internazionale, alimentata da un lavoro sistemico e sinergico che ha visto istituzioni, università, imprese, mondo del commercio e della cultura agire secondo una traiettoria condivisa. La recente missione a Tashkent in Uzbekistan è stata l’occasione per promuovere, insieme con gli altri attori istituzionali coinvolti, un territorio in cui le idee trovano spazio per diventare impresa, per tessere nuove alleanze strategiche. Questa visita rafforza i legami che abbiamo stretto dimostrando come l’attrattività della nostra città sia forte nella misura in cui si lavora insieme per obiettivi di crescita condivisi”.
Successivamente si svolto presso l’Unione Industriali Torino un Forum con oltre cento partecipanti da tutto il Piemonte e dalla Valle d’Aosta e il presidente della Camera di Commercio di Torino, Dario Gallina, nel corso del quale la delegazione uzbeka ha rappresentato le opportunità di business per le imprese piemontesi e torinesi. Introducendo i lavori, Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali Torino, ha dato il benvenuto alla delegazione di UzAuto, “che abbiamo incontrato a fine gennaio in Uzbekistan con una missione di sistema. Il primo incontro è servito per conoscerci. Oggi vogliamo approfondire ed esplorare concretamente le possibilità di collaborazione industriale. Per questo abbiamo inviato a partecipare le imprese di diverse filiere e settori industriali, attive negli ambiti che possono essere interessanti per eventuali joint venture e collaborazioni. Qui a Torino, lo dico con grande orgoglio, abbiamo una straordinaria capacità nel sapere e nel fare automobilistico. Siamo confidenti che sia un ottimo primo passo per condividere come fare sistema possa portare buoni risultati”.
Hanno poi preso la parola nuovamente il sindaco Stefano Lo Russo con i rappresentanti della Camera di Commercio e quelli di Uzavtosanoat. Il Paese gode di indici di crescita ottimi, è stato ribadito, pari ad un +7% di Pil e che si abbina a un +24% degli investimenti esteri e ha creato 13 grandi aree per lo sviluppo industriale, con tassazioni fortemente ridotte. Guardando al solo settore automobilistico, il mercato uzbeko potrebbe arrivare a un milione di auto vendute nel 2030, oltre ad avere un potenziale per produrre un altro milione di auto da esportare proprio grazie alle zone economiche a bassa tassazione. Byd, Isuzu, Volkswagen, Dongfeng, Man e Bosch alcuni dei gruppi già presenti in Uzbekistan. In questo contesto UzAuto che è partner di Chevrolet, impiega circa 16mila persone in tre impianti producendo mezzo milione di veicoli, di cui circa 400mila sono assorbiti dal mercato interno. Ciò avviene anche grazie al contributo di 150 fornitori stranieri, che forniscono 3.500 componenti sui 7.500 necessari per assemblare una vettura del gruppo uzbeko. La restante parte è invece prodotta nel Paese asiatico, che si avvale delle partnership con i Politecnici di Torino e Milano oltre che con l’università di Istanbul. Sono invece partner stabili del gruppo UzAuto sia Italdesign che TorinoDesign oltre al Cim 4.0.
Edoardo Pavesio, vicepresidente Amma, ha invece ricordato come in Piemonte siano 713 le aziende automotive presenti in Piemonte per un totale di 55.600 addetti, che generano il 45% dei ricavi nazionali del comparto. Allo stesso tempo il Piemonte è la prima regione in Italia per investimenti privati in ricerca e sviluppo, ha tre incubatori d’impresa pubblici 7 cluster d’innovazione e il primo cluster dedicato alla mobilità ad idrogeno, l’H2Ice cui aderiscono già quasi imprese. “Sfruttando il nostro heritage automobilistico, Torino e il Piemonte possono essere considerati Gold Partner di UzAuto nello sviluppo, progettazione e produzione di componentistica. Questo perché le rispettive amministrazioni locali possono creare corsie preferenziali a livello burocratico – ha spiegato Pavesio – per quanto concerne la formazione, grazie alla possibilità di assumere laureati presso il Politecnico di Torino a Tashkent, si attiveranno un trasferimento tecnologico e una comunicazione più semplici. Tra gli obiettivi che ci poniamo c’è anche la creazione di un hub locale per la progettazione, l’ingegneria, lo sviluppo e la produzione di componenti e sottogruppi. In questa prospettiva guardiamo a possibili partnership con singole aziende o cluster, e a opportunità di fusioni e acquisizioni”.
TORINO CLICK
L’accusato si è difeso in aula: il rapporto sarebbe stato consenziente e lui non immaginava che la ragazzina avesse solo 12 anni. Ma lei dice che fu uno stupro. La Procura della Repubblica di Torino ha chiesto una condanna a sei anni e otto mesi di carcere per un giovane di 22 anni. E’ accusato di avere violentato una dodicenne nei bagni della stazione ferroviaria di Porta Nuova a Torino.
Manca poco per l’arrivo de “Le Oasi della Salute”, la prima edizione di un evento ambizioso e innovativo dedicato alla prevenzione delle malattie cardiovascolari e che si svolgerà nella Città di Torino il 24 maggio prossimo, al Parco Ruffini e Pala Gianni Asti.
L’obiettivo della manifestazione, che vede il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e il patrocinio di Regione Piemonte, Città di Torino, Croce Rossa Italiana, Azienda Zero, ASL Città di Torino e da tutte le altre ASL e Ospedali del Piemonte, è quello di promuovere una cultura del benessere, della prevenzione e della cura di sé, coinvolgendo cittadini di tutte le età con la collaborazione dei medici e operatori sanitari delle Azienda Sanitarie piemontesi. Moltissime le attività che i cittadini potranno svolgere nella giornata:
All’interno del Parco, saranno allestite diverse “Oasi” tematiche:
Gli orari della giornata saranno i seguenti:
L’ingresso è libero e gratuito. Per ulteriori informazioni, locandine e aggiornamenti sul programma e per iscriversi alle lezioni sportive visitate il sito dedicato
In questi giorni emergono dubbi e perplessità in merito alla gestione della spesa sanitaria in Piemonte, alla luce di decisioni contrastanti tra le direttive di Azienda Zero e le scelte gestionali di Città della Salute. Da un lato, il Direttore Generale di Azienda Zero, Dott. Sottile, ha richiesto a tutte le AziendeSanitarie Locali e Ospedaliere piemontesi di rivedere i bilanci previsionali, ribadendo il vincoloinderogabile del pareggio di bilancio e l’obbligo di contenere la spesa entro limiti stringenti.
Come siamo arrivati a questo livello di orrore nella Striscia di Gaza? E’ mai possibile che questa crisi non possa trovare degna soluzione?
Secondo differenti fonti questi potrebbero essere i principali motivi.
Lo spaventoso attacco dell’ottobre 2023 da parte di Hamas è probabilmente avvenuto per più di un motivo, tra i quali le azioni provocatorie israeliane nella moschea Al-Aqsa, ma certamente anche come reazione ai continui, nuovi insediamenti in territori occupati dai Palestinesi (attualmente Israele sta vivendo una sorta di far west americano, versione medio orientale del XXI secolo).
Per dar risposta all’arrivo di massicci immigrati ebraici (soprattutto dall’Est Europa), la risposta dello Stato continua ad essere quella di spingerli nelle zone ancora ‘libere’ per farne nuovi coloni/agricoltori; detti territori sono però già abitati da popolazioni autoctone (spesso chiamate Filistei, biblici nemici di Israele) di impaccio ai nuovi arrivati, dei quali molti sono armati e spesso responsabili di violenze anti palestinesi, spesso sotto gli occhi di un indifferente esercito della Stella di Davide.
Si potrebbe forse considerare che Tel Aviv – nonostante una giustificatissima, iniziale, indignazione – abbia approfittato del feroce attacco di Hamas come motivo per una prima ritorsione, per poi attivare in un secondo tempo, una sorta di Soluzione Finale del problema palestinese.
Non è lecito fare paragoni con la Shoah perpetrata dai nazisti novanta anni fa, ma la letalità in essere verso inermi civili arabi sembra non aver limiti.
Con la scusa che i residenti civili siano scudi umani o collaboratori di Hamas, la politica del biblico ‘Occhio per occhio, dente per dente’ si scatena nei modi più brutali e gratuiti e è da tutti computabile che le quasi 1300 vittime israeliane non siano numericamente paragonabili alle 50.000 palestinesi (di cui più di 11.000 bambini).
Questa responsabilità coinvolge principalmente le fasce più estremiste della politica e della Forza Armata israeliana. La strage del 7 ottobre ha, però, attivato uno Stato di Guerra fino al 2024. Attualmente il governo è tornato civile ma con deroghe e prerogative esecutive di emergenza riguardante la tematica bellica. Ciò garantisce poteri straordinari al Knesset (il Parlamento).
Inoltre resta irrisolta la liberazione degli ostaggi, liberati con il contagocce da Hamas, ma che scandalizza la popolazione israeliana per il cinismo del suo governo.
Nonostante un isolamento internazionale e per molti versi interno, Benjamin Netanyahu – navigato politico con gravi carichi penali sulla testa (esecutivamente sospesi a causa della crisi) – esercita ancora legalmente i pieni poteri del suo mandato e per ora sembra inamovibile dalla sua carica.
L’accusa alla comunità internazionale di essere solo profondamente antisemita si sta trasformando in un suo ulteriore boomerang politico.
Una persona di fede ebraica (residente in ogni parte del mondo, oltre che in Palestina) non può essere responsabile delle azioni politiche prese da uno Stato laico e DEMOCRATICO (l’unico in Medio Oriente) come lo Stato di Israele.
Il singolo deve godere di tutte le libertà concesse dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ma lo Stato, ogni Stato può essere soggetto di legittima critica per le sue forme di governo.
Purtroppo il profondo odio fra Hamas, propugnatore del folle progetto ‘dal Giordano al mare’ … cioè di uno Stato Palestinese che arrivi al Mediterraneo, dopo aver distrutto lo Stato ebraico, autorizza implicitamente una reazione opposta e contraria del suo nemico.
Di mezzo ci sono, però, inermi civili che, governati da un governo terrorista – al potere per difenderli dagli oppressori israeliani – ne sono diventati ostaggi.
Per finire, esiste forse (pur se non ancora provata) un’ulteriore motivazione dell’attacco del 2023: gli Accordi di Abramo.
Questi accordi, firmati nel 2020 fra Stati Uniti, Israele e Emirati Arabi prevedevano il riconoscimento della nazione israeliana anche in Medio Oriente, con l’apertura di ufficiali sedi diplomatiche. Il progetto avrebbe inoltre incluso una fattiva collaborazione di sviluppo economico e tecnologico fra le nazioni dell’area e Israele, piccola realtà ma ricca di capacità innovative e mezzi finanziari, già in essere dall’anno della sua fondazione.
Gli Accordi di Abramo, controversi sotto molti aspetti (anche attivati in chiave anti iraniana dai tre firmatari), con il tempo avrebbero forse indirettamente facilitato il progetto detto ‘Due Popoli, due Nazioni’, però inviso sia alla destra israeliana sia alla politica terrorista di Hamas.
Con l’assalto del 7 ottobre gli Accordi si sono congelati. Forse non è azzardato il sospetto di un vergognoso accordo sotto banco fra Enti ufficialmente nemici ad oltranza, ma uniti dal progetto di sopraffarsi a vicenda, fatto irrealizzabile in caso di due paritarie e statuali autonomie.
Ferruccio Capra Quarelli