ilTorinese

I 20 anni di IoLavoro

In occasione del suo 20° anniversario IoLavoro, il più importante evento in Piemonte dedicato all’incontro tra domanda e offerta di occupazione, si presenta con una veste completamente rinnovata: nuovo format e nuove tappe per continuare ad orientare il talento e costruire il futuro.

Il tour autunnale partirà da Torino il 12 e 13 novembre nella nuova sede delle Officine Grandi Riparazioni, scelta per valorizzare ancora di più l’incontro tra aziende e nuovi talenti in uno spazio tradizionalmente votato al lavoro e che oggi si rivolge alle nuove generazioni con un linguaggio contemporaneo.

Si proseguirà toccando altre quattro città piemontesi:

– Biella venerdì 14 novembre al Biella Forum

– Gravellona Toce (VB) martedì 18 novembre al Palazzetto dello Sport

– Vercelli venerdì 21 novembre al Seminario arcivescovile

– Beinasco (TO) giovedì 27 novembre al Palazzetto dello Sport

“IoLavoro si rinnova profondamente: guarda al futuro con una formula più dinamica, capace di coinvolgere un pubblico sempre più giovane – afferma Elena Chiorino, vicepresidente e assessore regionale al Lavoro – Rimane centrale la nostra missione di incrociare domanda e offerta, costruendo opportunità concrete per chi cerca e per chi offre occupazione. Mettiamo le imprese e chi cerca un impiego faccia a faccia, con l’obiettivo di creare immediatamente posti di lavoro”.

“Al netto di tante voci infondate – puntualizza Chiorino – IoLavoro non solo resta, ma cresce e si rafforza, perché crediamo in un Piemonte che non si arrende, che continua a investire sul futuro e a liberare energie. È un’edizione che conferma Torino come punto di riferimento nazionale scegliendo una sede simbolo dell’innovazione come le OGR. E continuiamo a mantenere fede all’impegno di portare IoLavoro nelle province, per rendere il lavoro davvero accessibile a tutti, in ogni territorio del nostro Piemonte”.

Iscrizioni e info

Le iscrizioni per le aziende e per le scuole sono già possibili su iolavoro.org. Dal 3 novembre ci si potrà registrare online fino al giorno dell’evento oppure direttamente in presenza all’ingresso della fiera. Come sempre la partecipazione è gratuita.

Il programma dettagliato sarà pubblicato sempre su iolavoro.org e aggiornato costantemente.

IoLavoro è promosso dalla Regione Piemonte (Assessorato all’Istruzione e merito, Lavoro, Formazione professionale, Diritto allo studio universitario) e realizzato dall’Agenzia Piemonte Lavoro grazie al contributo del Fondo sociale europeo Plus (FSE+).

Un nuovo format: più dinamico, digitale, partecipativo

Le edizioni autunnali 2025 segnano un cambio di passo: un concept rinnovato, dinamico, digitale e sempre più partecipativo, capace di coinvolgere attivamente candidati, aziende e stakeholder. L’obiettivo è offrire un’esperienza immersiva e utile che risponda alle nuove esigenze del mercato del lavoro e parli il linguaggio delle nuove generazioni. Il tutto in una cornice più informale e innovativa, che riflette il cambiamento del mercato e dei suoi protagonisti.

L’evento si arricchisce infatti di:
– incontri tra chi cerca occupazione, imprese e agenzie interinali, con l’obiettivo di generare immediatamente posti di lavoro
– nuove aree immersive e digitali, pensate per avvicinare il pubblico ai mestieri attraverso l’esperienza diretta
– sessioni di orientamento pratico, a supporto di chi cerca lavoro o vuole riqualificarsi
– testimonianze dal mondo delle imprese, con racconti concreti e ispiranti
– workshop formativi, interattivi e orientati allo sviluppo di competenze richieste dal mercato
– dimostrazioni pratiche, realizzate secondo il format delle competizioni WorldSkills
– momenti istituzionali di alto profilo, per approfondire le politiche attive del lavoro

Il coinvolgimento delle nuove generazioni sarà centrale grazie all’area dei laboratori pratici, tour dei mestieri, e alla presenza degli ITS Academy piemontesi e di realtà formative di eccellenza.

Le Donne nell’arte alla galleria Malinpensa by La Telaccia

Informazione promozionale

Fino al 31 ottobre prossimo

È tutta al femminile la mostra che si inaugura martedì 21 ottobre presso la galleria Malinpensa by La Telaccia, curata dall’art director Monia Malinpensa. Le artiste presenti in mostra sono Federica Caprioglio, Licia Martini, Daniela Rosso Prin e Serenella Sossi. La mostra, che prevede un incontro con le artiste nella giornata d’inaugurazione, sarà visitabile fino al 31 ottobre prossimo.


Federica Caprioglio nasce a Torino nel 1973. Laureata in Scienze Naturali, tra il 1994 e il 2000 studia presso l’atelier di Valeria Tomasi, a Rivoli, disegno e pittura acrilica. Nel 2012 studia a Torino acquarello naturalistico, per sei anni, con l’illustratrice torinese Cristina Girard. Nel 2016 frequenta uno stage con Roberto Andreoli, e nel 2019 con Andrea Gammino. È protagonista di diverse esposizioni presso la galleria d’arte Malinpensa by La Telaccia e l’Expo Arte Internazionale di Innsbruck. Nel 2022 “Vite preziose” è una collettiva artistica naturalistica di cui è ideatrice insieme a Marco De Maria e Franco Correggia. Il progetto mette in luce la meraviglia della biodiversità boschiva, soffermandosi su quegli organismi che risultano brutti o pericolosi nell’immaginario dell’uomo contemporaneo. “Fuoco alle altre”, del 2017, è una mostra artistica sugli incendi boschivi, realizzata con Marco De Maria e con l’associazione naturalistica pinerolese e il civico museo didattico “Mario Strani” di Pinerolo.

Licia Martini, nata nel 1948 a Boves, in provincia di Cuneo, è un’insegnate laureata in filosofia che esercitava nelle scuole italiane del Cairo, è una figura poliedrica le cui vita e carriera sono state profondamente influenzate dall’Egitto. Dopo gli studi universitari si è  trasferita al Cairo, ha dedicato anni all’insegnamento. La sua attività si è estesa a molteplici iniziative culturali e sociali, sia italiane sia egiziane. La Martini è infatti membro attivo del Comitato Gestore dell’ospedale Umberto I della società di beneficenza del Cairo, oltre a essere organizzatrice di una corale egiziana e responsabile di due importanti biblioteche cairote. Vive tra l’Italia e l’Egitto, ha esposto in più di 40 collettive tra Il Cairo e Cuneo, e in personali ad Abu Dhabi. Ha esposto inoltre ad Alessandria d’Egitto e al Festival della Donna, ad Assuan. Le sue opere sono esposte all’Opera del Cairo, al Ministero dell’Ambiente Egiziano e all’Ospedale Italiano del Cairo. Alcuni suoi lavori sono esposti in varie biblioteche del progetto Mustakbal (Futuro). In Italia ha esposto ad Assisi, Mestre e Palermo, oltre che nella collezione permanente di Rittana (CN).

Daniela Rosso Prin, nata a Torino nel 1962, è una pittrice torinese cresciuta sotto la guida del maestro Dino Pasquero. Iniziato come un gioco, il percorso di questa artista è proseguito con un’incessante sperimentazione, fatta di osservazione, lavorazione e reinterpretazione degli interessi e dei momenti di vita vissuta, abbracciando la natura, la musica e il teatro. Il mondo di Daniela Rosso Prin emana freschezza e calore allo stesso tempo, e la capacità di utilizzo delle diverse tecniche pittoriche esalta la profondità dei colori usati per dar vita a soggetti mai banali o ripetitivi.
L’artista predilige la tecnica ad olio, aderendo alla pittura figurativa. Affronta indifferentemente la paesaggistica e la sfida del ritratto, riversando sulla tela le proprie intuizioni ispirative ed emozioni attraverso attente esposizioni tonali, plasmate con il pennello e, talvolta, con la spatola. Ama anche cimentarsi con le sfumature cromatiche tipiche dei gessetti. Vincitrice di diversi premi e riconoscimenti, tra cui il concorso AUPI di Milano, classificatasi al primo posto con l’opera “Omaggio a Paolo Fresu” al XLI Premio Firenze 2024, a Palazzo Vecchio – Centro culturale Firenze Europa “Mario Conti” con inserimento nella relativa mostra, le sue opere sono state esposte alla chiesa di Santa Croce di Ivrea, alla galleria d’arte San Michele di Guarene, al Mausoleo della Bela Rosin, alla Casa Olimpia di Sestriere, all’Accademia Europea delle Essenze di Savigliano, a Palazzo Chiabrera di Acqui Terme, alla Sala Civica di piazza Antenna in Soave, alla Fiera d’Arte Internazionale di Innsbruck, alla Biennale d’Arte Internazionale di Montecarlo e in diverse sale espositive, tra cui quella di Monia Malinpensa.

La pittrice e scultrice Serenella Sossi, originaria di Imperia, si è diplomata al liceo artistico di Genova, allieva dello scultore Lorenzo Garaventa. Vive da quasi trent’anni a Nizza, e a contatto con lo stimolante ambiente artistico francese ha affinato il suo personale stile attingendo da entrambe le culture. Le sue realizzazioni, riflesso di un personale percorso interiore filosofico e spirituale, sono caratterizzate da una ricerca di verticalità e dalla dualità tra astrazione e figurazione. Predomina nella sua pittura una raffinata ricerca di luci e colori.
Artista eclettica, si esprime sia in pittura sia in scultura con carattere e forte personalità. Nonostante la consolidata maturità artistica, non teme di cambiare e sperimentare con l’intento di esprimere la propria sensibilità e creare il contatto empatico e di comunicazione privilegiata con chi sappia entrare in sintonia con la sua arte e il suo messaggio. Dal 1995 si dedica esclusivamente all’attività artistica. Espone abitualmente in Italia, in Francia ed altre città europee. Ha partecipato a mostre e eventi artistici e a prestigiosi saloni d’arte contemporanea in tutta Europa. Da anni fa parte del Collettivo Artisti stArt di Nizza. Ha conseguito prestigiosi premi a importanti concorsi d’arte contemporanea e ha insegnato scultura e pittura al Centro Culturale St. Laurent du Var dal 2005 al 2025. È la realizzatrice della scultura in bronzo “Forma Sirena”, alta circa 2,50 metri, installata nel 2021 sul molo di Imperia Oneglia, commissionatale dalla Città di Imperia e finanziata dalla Fondazione Carige di Genova.

Galleria Malinpensa by La Telaccia, corso Inghilterra 51, Torino

Info: info@latelaccia.it – www.latelaccia.it

Mara Martellotta

“Festa del libro medievale e antico”: Religiosità e spiritualità nel Medioevo

A Saluzzo, ritorna, per la sua 5^ edizione. Ad Alessandro Barbero, il nuovo “Premio Chevalier Errant”

Dal 24 al 26 ottobre

Saluzzo (Cuneo)

Nell’anno del “XXV Giubileo Ordinario” e in occasione delle celebrazioni per l’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi, per la 5^ edizione della “Festa del libro medievale e antico di Saluzzo” non poteva scegliersi un cammino tematico più appropriato se non quello di “esplorare le molteplici espressioni del Sacro – ‘Religiosità’ e ‘Spiritualità’ – nel Medioevo”. Tempo storico, per altro, perfettamente, e ancor oggi, “narrato” ed esemplificato in una città come Saluzzo, capitale dell’omonimo “Marchesato”, che dominò il Piemonte sud-occidentale dal 1140 al 1548 e che seppe magnificamente inserirsi nella storia dell’“Età di Mezzo” europea con le sue testimonianze architettoniche di impronta gotica, costruite tra il Duecento e la fine del Quattrocento e ancora caratterizzanti il suo antico e intatto centro storico.

Nata nel 2021, su promozione della Città di Saluzzo, della “Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo” e “Fondazione Amleto Bertoni”, in stretta collaborazione con il “Salone Internazionale del Libro di Torino”, l’edizione 2025 della “Festa” libraria saluzzese si svolgerà da venerdì 24 a domenica 26 ottobre, con un’anteprima giovedì 23 ottobre e diversi appuntamenti di avvicinamento in corso dalla scorsa domenica 12 ottobre in Saluzzo ed in altri 13 Comuni del territorio. In calendario, nell’arco dei tre giorni della “Festa”, appuntamenti variegati per tutte le età e un considerevole numero di illustri ospiti: presentazioni di romanzi e saggi, lezioni magistrali, spettacoli, performance, concerti, visite guidate, momenti conviviali a tema, mostre e allestimenti, giochi di ruolo e a tema, laboratori per bambine e bambini. A queste iniziative si affiancheranno le proposte e la presenza di editorilibrerie generaliste antiquarie provenienti da diverse regioni italiane, che arricchiranno ulteriormente l’esperienza del pubblico. Al programma culturale si affiancherà, poi, la parte espositivasabato 25 e domenica 26, nel cuore della manifestazione “Il Quartiere”, in piazza Montebello 1, il pubblico sarà accolto da editori, librerie ed enti culturali con le loro proposte di catalogo, le novità sul tema e la presenza di copie di libri esclusivi, sia manoscritti che a stampa. Case editrici, specializzate e non, offriranno al pubblico il meglio delle uscite editoriali che raccontano il Medioevo.

Il programma completo e le indicazioni relative agli ospiti e alle varie location su: www.salonelibro.it

Da segnalare una speciale “anteprima teatrale”: giovedì 23 ottobre (ore 21,15, Cinema Teatro “Magda Olivero”Ascanio Celestini, attore, autore, regista e scrittore, aprirà, accompagnato dalle musiche di Gianluca Casadei, le giornate della manifestazione con lo spettacolo “Rumba – L’asino e il bue nel presepe di San Francesco”, terza parte della trilogia iniziata con “Laika” (2015) e “Pueblo” (2017). Lo spettacolo, che affronta il “tema degli ultimi e dei dimenticati”, nasce dalla necessità di capire “perché Francesco ci affascina ancora dopo otto secoli”.

Il giorno dopo, venerdì 24 ottobre, nell’“Antico Palazzo Comunale”, il via ufficiale alla “Festa” con i saluti istituzionali, alle ore 18, e la “lectio magistralis” (alle 18,30) tenuta dal professore emerito di “Storia della Chiesa e dei movimenti ereticali” e di “Storia del Cristianesimo”, Grado Giovanni Merlo, massimo esperto del Frate di Assisi.

Sottolineano i curatori, Beatrice Del Bo, medievista – docente all’Ateneo Torinese e Marco Pautasso, segretario generale del torinese “Salone Intrnazionale del Libro”: “Guidati dal tema di quest’anno, cercheremo di esplorare le diverse forme di religiosità e spiritualità nel Medioevo, illustrando innanzitutto il significato complesso dei termini e le declinazioni personali e di comunità, di richiamare le protagoniste e i protagonisti più e meno noti, e le opere (dal “Cantico delle Creature’ al ‘Canto gregoriano’) … Si parlerà di Ebrei e di marrane, del mondo musulmano, anche per raccontare la fondamentale influenza economica e socioculturale di tali persone sull’Occidente e capire come le esperienze religiose medievali continuino a risuonare nel nostro presente”.

Importante novità di quest’anno, è infine l’istituzione del “Premio Chevalier Errant”, assegnato ogni anno a una personalità del mondo culturale o accademico che, con la propria opera e il proprio lavoro, si sia particolarmente distinta nel diffondere, trasmettere e rendere comprensibili al grande pubblico, non solo agli studiosi, contenuti storici complessi, con particolare attenzione al periodo medievale, rendendoli accessibili, vivi e stimolanti anche per chi non possiede una formazione specialistica. Per la prima edizione del “Premio”, il riconoscimento andrà domenica 26 ottobre al “Quartiere” (ore 18,30) al professor Alessandro Barbero. Il nome del Premio si ispira all’opera “Le Livre du Chevalier Errant” del Marchese Tommaso III di Saluzzo (1356-1416) e, per l’occasione, in serata, si terrà una lectio dedicata a Santa Caterina da Siena (ore 21,15Pala CR Saluzzo).

Gianni Milani

Nelle foto: immagine guida “Festa”, Ascanio Celestini e Alessandro Barbero (Ph. Lorenzo Olivetti)

Torino tra architettura e pittura. Filippo Juvarra

/

Torino tra architettura e pittura

1 Guarino Guarini (1624-1683)
2 Filippo Juvarra (1678-1736)
3 Alessandro Antonelli (1798-1888)
4 Pietro Fenoglio (1865-1927)
5 Giacomo Balla (1871-1958)
6 Felice Casorati (1883-1963)
7 I Sei di Torino
8 Alighiero Boetti (1940-1994)
9 Giuseppe Penone (1947-)
10 Mario Merz (1925-2003)

1) Filippo Juvarra

Ribadisco il concetto che l’arte vada insegnata nel modo più concreto possibile, invitando i ragazzi a guardare le architetture dal vivo -nel limite del possibile ovviamente- e non solo sulle pagine dei libri o attraverso la LIM, convincendoli a toccare colori e materiali, e se anche se ci si sporca un po’ non è un problema. È così che mi piacerebbe poter spiegare alle mie classi il “Barocco”, portando i ragazzi a passeggiare per le vie del centro, fermandoci a commentare e a chiacchierare tra piazza Castello e Piazza Vittorio, desidererei poterli condurre alla Palazzina di Caccia di Stupinigi o alla Basilica di Superga, rendendo loro lo studio un’esperienza concreta e trasformando delle nozioni prettamente storico-artistiche in un autentico ricordo di vita.

Sono consapevole di quanto sia utopico il mio pensiero, non solo per la drammatica situazione pandemica che pone ovvi divieti e limitazioni alle nostre abitudini quotidiane, ma anche perché il tempo scolastico pare trascorrere a ritmi insostenibili, le lezioni si susseguono e le ore non sono mai abbastanza per stare al passo con i programmi ministeriali. Non mi dilungo poi su quanto sia diventato complicato a livello burocratico organizzare attività sia dentro che fuori le aule.
Facciamo un gioco, facciamo finta che quanto appena premesso non sia del tutto vero, e fingiamo di poter organizzare un tour della Torino barocca. Prima di tutto occorre mettere in evidenza la personalità che più di tutte ha contribuito alla trasformazione dell’aspetto del capoluogo piemontese, si tratta di Filippo Juvarra, nato a Messina in una famiglia di orafi e cesellatori, è stato scenografo, disegnatore e architetto, la sua formazione è stata decisamente “pratica”, volta a migliorare le qualità tecniche artigianali.
Filippo Juvarra, (1678-1736), arriva a Torino nei primi anni del Settecento. Quando l’architetto messinese mette piede nel territorio si trova circondato da cantieri, lavori di ammodernamento e di ristrutturazione urbanistica, tutti interventi volti a rendere la città esteticamente degna del ruolo di capitale che le era stato decretato da Emanuele Filiberto nel 1563. In questo senso era risultato essenziale il contributo di Guarino Guarini, al servizio dei Savoia a partire dalla seconda metà del Seicento; all’architetto si deve infatti l’edificazione di vari edifici, tra cui la chiesa di San Lorenzo e la realizzazione della Cappella della Sacra Sindone.

E’ tuttavia con Juvarra che la città acquista effettivamente un nuovo aspetto, degno delle idee innovative che investono il Settecento.
Nel 1714 Vittorio Amedeo II di Savoia chiama a suo servizio l’artchitetto siciliano e lo nomina “primo architetto del re”, grazie a questo titolo Juvarra ottiene immediata visibilità all’interno dell’ambiente artistico e la sua ben più che meritata fama viene riconosciuta in poco tempo anche in territori stranieri. Egli infatti intraprende molti viaggi durante la sua vita, lavorando in Austria, Portogallo, Londra, Parigi e Madrid, città in cui morì improvvisamente nel 1736.
La sua formazione avviene prevalentemente a Roma, dove frequenta lo studio di Carlo Fontana e ha l’occasione di studiare dal vivo le opere classiche, rinascimentali e barocche, soffermandosi soprattutto sugli esempi di Michelangelo, come attestano i numerosi schizzi sui quali era solito appuntare le sue osservazioni. A Roma Juvarra esordisce anche in qualità di scenografo, come attestano i fondali che egli realizza per il teatrino del cardinale Ottoboni, al cui circolo arcadico era strettamente legato. I fogli juvarriani del periodo romano evidenziano i suoi molteplici interessi: progetti per architetture e apparati effimeri, capricci scenografici e vedute equiparabili a quelle del Vanvitelli, con cui in effetti Juvarra era entrato in contatto.
Juvarra esercita la sua opera come architetto soprattutto in Piemonte, più precisamente a Torino e dintorni. Egli non solo progetta chiese e residenze reali ma si occupa anche di riorganizzare interi quartieri periferici; lavora sullo spazio urbano e si conforma ai dettami dell’urbanistica torinese, riuscendo tuttavia a creare nuovi punti focali, quali i “Quartieri Militari” nei pressi di porta Susa, la facciata principale di Palazzo Madama (che di conseguenza rinnova anche l’aspetto di Piazza Castello), le chiese di San Filippo Neri, Sant’Agnese del Carmine, e, soprattutto, la Basilica di Superga, che si erge sulla collina e determina un nuovo confine visivo della città. Decisamente degni di nota sono anche i suoi interventi extraurbani, come dimostrano i nuclei architettonici nei pressi di Venaria, Rivoli e Stupinigi.

Tutte le sue costruzioni si inseriscono nell’ambiente in modo armonioso e studiato, ogni cantiere viene soprinteso con rigorosissimo controllo dallo steso architetto messinese; per ogni progetto egli recupera sapientemente il proprio ricco bagaglio culturale, riuscendo di volta in volta a riplasmare e innovare i modelli di riferimento in senso moderno e suggestivo, secondo una razionalità e una sensibilità del tutto settecentesche.
Continuiamo il gioco e immaginiamo di poterci fisicamente spostare per il territorio alla ricerca delle realizzazioni architettoniche di Juvarra. Partiamo da Palazzo Madama: per la ristrutturazione di tale edificio Juvarra parte da modelli francesi, (fronte posteriore di Versailles), e romani, (palazzo Barberini), e arriva però a una soluzione originale: conferisce unità alla parete grazie all’utilizzo di un unico ordine corinzio sopra l’alto basamento a bugnato piatto e sottolinea la zona centrale dell’ingresso con colonne aggettanti e lesene plasticamente decorate. Il palazzo, classicheggiante nella netta spartizione degli elementi, risulta settecentesco nelle ampie finestre attraverso le quali una ricca luce illumina adeguatamente i vani interni. Nella realizzazione dello scalone d’onore, opera unica nel suo genere, Juvarra fa invece affidamento alla sua esperienza teatrale: lo spazio che la gradinata marmorea occupa è uno spazio scenografico. La struttura si presenta di grande impatto visivo ma al contempo è calibrata e misurata, le decorazioni, segnate da delicati stucchi a forma di conchiglie e ghirlande floreali, aderiscono alla scalinata e si amalgamano all’architettura, rendendo più incisivo l’effetto della luce che trapassa le vetrate.

Immaginiamo ora di prendere un pullman e di allontanarci dei rumori della città. La nostra direzione è la verdeggiante collina torinese, dove ci aspetta uno dei simboli della città subalpina. La Basilica di Superga, edificata tra il 1717 e il 1731, svolge una duplice funzione, essa è sia mausoleo della famiglia Savoia, sia edificio celebrativo dedicato alla vittoria ottenuta contro l’esercito francese nel 1706. L’edificio svetta su un’altura, la posizione è tipica dei santuari tardobarocchi, soprattutto di area tedesca. L’impianto centralizzato con pronao ricorda il Pantheon, la cupola inquadrata da campanili borrominiani, invece, si ispira a Michelangelo. Nonostante i modelli di riferimento, sono del tutto assenti quelle tensioni tipiche del Buonarroti o dell’arte barocca: il nucleo centrale ottagonale si dilata nello spazio definito dal perimetro circolare del cilindro esterno, perno di tutto l’edificio; da qui si protendono con uguale lunghezza il pronao arioso e le due ali simmetriche su cui si innestano i campanili. Quest’ultima parte è in realtà la facciata del monastero addossato alla chiesa che su uno dei lati corti fa corpo con essa. L’edificio si estende nello spazio e asseconda l’andamento della collina, e diventa un nuovo e interessante punto di osservazione per chi si trova a guardare verso le alture torinesi.
Impossibile non ricordare la tragedia di Superga, avvenuta il 4 maggio 1949, alle ore 17.03, quando l’aereo su cui viaggiava il Grande Torino si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della Basilica, provocando trentuno vittime. Certi luoghi assorbono tristezza e per quanto siano architettonicamente belli, rimangono velati di malinconia e accoramento. Sempre rimanendo sul nostro iniziale filone dell’ipotetico tour scolastico, immagino che mi sarei allontanata dalla Basilica riferendo ai miei allievi una certa superstizione: meglio non visitare la chiesa in compagnia della propria metà, pare infatti che porti sfortuna alla coppietta innamorata.
Saliamo sul nostro pullman e dirigiamoci ora verso un’altra meta.

Nella Palazzina di Caccia di Stupinigi (1729-1733), troviamo un oscillamento tra la tradizione francese e la pianta italiana a forma di stella. Qui ritorna il motivo della rotonda, ma da essa fuoriescono quattro bracci a formare una croce di sant’Andrea, schema su cui Juvarra medita fin dagli anni giovanili. Il nucleo centrale e centralizzato costituisce il punto focale di un disegno vasto e articolato: esso è preceduto da una corte d’onore dal perimetro mistilineo, che si innesta nell’ambiente naturale e per gradi conduce fino al palazzetto vero e proprio; lungo il perimetro della corte d’accesso si dispongono le costruzioni dedicate ai servizi. L’impianto del grande salone richiama precedenti illustri, ma il tutto è trasfigurato in senso rococò, grazie ai ricchi stucchi, alle elaborate pitture, agli arredi e al particolare cadere della luce sui dettagli preziosi delle decorazioni artistiche e artigianali. La muratura esterna è scandita da una successione di lesene piatte nettamente profilate. Tutta la struttura della Palazzina risulta raffinata e in studiato rapporto dialettico con la natura che la circonda; le numerose finestre che si trovano su tutto il perimetro contribuiscono a dare un senso di generale leggerezza, controbilanciando l’impatto visivo dato dalle dimensioni imponenti dell’edificio.
Siamo alla fine del nostro gioco immaginato e ci manca ancora una meta per terminare la lezione sul Barocco.

Le chiese juvarriane presentano soluzioni architettoniche originali, soprattutto la chiesa del Carmine (1732-1735), dove le alte gallerie aperte sopra le cappelle si rifanno ad uno stile nordico e medievale. In queso edificio (che si trova in via del Carmine angolo via Bligny) l’impianto tradizionale a navata unica con cappelle lungo i lati è rinnovato dalla riduzione del muro delimitante la navata a una ossatura essenziale di alti pilastri di ribattutta e dalla sapiente modulazione della luce che, piovendo dall’alto fra i pilastri, si diffonde nella navata e nelle cappelle. Lo storico dell’arte Cesare Brandi così descrive l’elaborata chiesa del Carmine: “L’invenzione appare così una felice contaminazione coll’architettura del teatro e aggiunge un segreto senso di festa e di leggerezza all’ardita struttura della chiesa che solo nella volta, appunto a somiglianza di un teatro, ha una superficie unita, e quasi un velario teso sugli arredi delle grandi pilastrate.”
Ecco, il tour fantastico è terminato, e così anche l’articolo che concretamente sto scrivendo: come nelle favole realtà e immaginazione si mescolano, si sovrappongono e si uniscono, in una sorta di “kuklos” che alla fine fa quadrare tutto.
D’altronde sognare è gratis. Per ora.

Alessia Cagnotto

Nuova vita per lo stadio Primo Nebiolo, casa dell’atletica torinese

/
Lo stadio Primo Nebiolo, tempio torinese dell’atletica leggera situato all’interno del Parco Ruffini, riapre ufficialmente al pubblico al termine dei lavori di riqualificazione realizzati grazie ai fondi PNRR.

A inaugurare l’impianto, martedì 21 ottobre, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, l’assessore allo Sport Domenico Carretta, i rappresentanti degli enti sportivi e di atletica del territorio. Il battesimo della nuova pista è stato affidato agli studenti e alle studentesse delle scuole secondarie di I grado impegnati nella “Speed School Challenge”, gara sui 60 metri organizzata dall’Ufficio Educazione Fisica, Motoria e Sportiva dell’Ufficio V del MIM, in collaborazione con FIDAL Piemonte.

Torna così a splendere uno dei luoghi simbolo dello sport cittadino, realizzato nel 1959 e intitolato allo storico dirigente sportivo torinese Primo Nebiolo. Negli anni lo stadio ha visto crescere generazioni di atleti, tecnici e appassionati, ospitando numerosi meeting nazionali e internazionali.

L’impianto, dotato di pista a otto corsie, strutture per salti e lanci, ampia tribuna e zona indoor per il riscaldamento, è stato oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria diffusa, volta a potenziare l’attività sportiva di base, l’accessibilità e la fruizione da parte degli atleti e di tutta la cittadinanza.

I lavori, del valore complessivo di circa 1,9 milioni di euro, hanno riguardato la ricostruzione della superficie sintetica della pista e il ripristino dell’impianto di irrigazione del campo da calcio. È stato inoltre rifatto il blocco servizi e spogliatoi, con l’aggiunta di un bagno per persone con disabilità, adeguato l’impianto di illuminazione con nuove luci a LED per l’efficientamento energetico. Particolare attenzione è stata riservata all’accessibilità, con interventi negli spogliatoi, l’introduzione di percorsi per ipovedenti e mappe tattili all’ingresso. Sono stati inoltre acquistati nuovi ostacoli e nuove pedane per il salto con l’asta e per il salto in alto.

“La casa dell’atletica torinese nel cuore del Parco Ruffini torna oggi fruibile in una veste completamente rinnovata, grazie agli interventi che abbiamo finanziato con i fondi del Pnrr – commenta il Sindaco Stefano Lo Russo -. E lo fa nell’anno che ha visto protagoniste a Torino le Universiadi invernali inventate da Primo Nebiolo, il grande dirigente sportivo torinese cui questo impianto è dedicato. Siamo davvero contenti che a tenere a battesimo la nuova pista sia una gara di giovanissimi atlete ed atleti: lo sport è un veicolo di inclusione straordinario, una lingua comune che permette di dialogare abbattendo barriere e pregiudizi ed è proprio in questa direzione che si muovono i tanti progetti di rigenerazione urbana che, come Città, abbiamo messo in campo. Piscine, stadi, campi di calcio sono luoghi dove praticare attività fisica ma anche di inclusione e socialità.”

“Oggi riapre quella che è la palestra all’aperto più grande di Torino, lo stadio Nebiolo – commenta l’assessore Domenico Carretta-. Un momento importante per lo sport torinese e per l’atletica. Oggi restituiamo alla città un impianto rinnovato, moderno e accessibile: un investimento significativo per la crescita dello sport di base e per i giovani atleti che qui potranno allenarsi e coltivare i loro talenti. Torino è sempre più una città dello sport, capace di valorizzare le proprie strutture: lo dimostra il fatto che abbia scelto di investire oltre 20 milioni di euro in un ampio progetto di rinnovamento degli impianti, di cui il Nebiolo rappresenta uno degli interventi più importanti.”

L’impianto è ora pronto ad accogliere nuove sfide, record e generazioni di atleti, ma i lavori di miglioramento non si fermano qui. Nel 2026 è infatti prevista la realizzazione di nuovi interventi di rinnovamento strutturale, che non interferiranno con il regolare svolgimento dell’attività sportiva outdoor. Il progetto prevede lavori sugli spalti delle due curve e il retopping del pistino indoor. Un intervento da circa 2,4 milioni di euro, finanziato (al 70%) dal Dipartimento per lo Sport nell’ambito del bando “Sport e Periferie 2024”. Attualmente è in corso la progettazione esecutiva delle opere.

TORINO CLICK

Stellantis vola in Europa: vendite +11,5%. E Filosa annuncia 400 nuovi assunti a Mirafiori

Intanto il top manager comunica che saranno assunti 400 nuovi addetti nello stabilimento torinese 

Le vendite di auto Stellantis in Europa sono aumentate dell’11,5% a settembre rispetto allo stesso mese del 2024, con un lieve incremento (+0,1%) anche della quota di mercato. La crescita è trainata in particolare dai marchi Citroën (+0,3%), Fiat (+0,1%) e Opel (+0,1%).

Nel terzo trimestre, il gruppo registra un progresso del 4,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, raggiungendo un totale di 422.000 veicoli immatricolati. Stellantis consolida inoltre la propria leadership nel segmento strategico delle vetture ibride, con una quota del 15,2%, in aumento di 4,1 punti percentuali su base annua.

«Sono molto soddisfatto di evidenziare l’andamento estremamente positivo della nostra raccolta ordini, in particolare nel segmento delle vetture destinate ai clienti privati, che è cresciuto del 22% rispetto a un anno fa», ha commentato con l’agenzia Ansa Luca Napolitano, Commercial Operations Officer di Stellantis.

Nel corso del terzo trimestre, il gruppo ha introdotto sul mercato modelli chiave come la nuova Citroën C5 Aircross, la DS N8 e la Jeep Compass rinnovata, proseguendo così nel piano di aggiornamento della gamma, che prevede il lancio complessivo di dieci nuovi modelli entro la fine dell’anno.

Barriera e quartieri svantaggiati dovrebbero essere priorità

Ieri il Sindaco Lo Russo ha inaugurato un bellissimo Murales in corso Vercelli dedicato a Giulia Cecchettin la sfortunata ragazza vittima di un femminicidio. Una bella iniziativa che ha coinvolto le Scuole e che mi auguro interpelli le coscienze di ognuno di noi affinché il rispetto per la vita e per le volontà dell’altro siano al primo posto e non possano mai essere messi in discussione. Ma i problemi di Barriera sono così grandi e diffusi che arrivano in ogni momento alla attenzione delle nostre coscienze. La foto scattata da Stefania a 200 metri dal luogo dove è stato installato il Murales è drammatica. Malgrado il grande impegno delle Caritas Parrocchiali che distribuiscono pasti alle famiglie più povere a Ottobre 2025 la foto di questo ragazzo con la testa dentro il bidone della spazzatura alla ricerca di qualche cosa e’ un pugno nello stomaco alla Comunità Torinese, al Comune e a chi si impegna per il rilancio di una Città da oltre vent’anni in declino economico.
In Barriera , Caro Sindaco , Te lo dico con il massimo rispetto occorre fare di più , molto di più. Non basteranno 400 alberi e pitturare qualche kilometro di corso Palermo. In Barriera occorre portare nuove iniziative economiche con i relativi posti di lavoro l’unica risposta ai giovani italiani e no. Ecco perché in una Perizione che ha raccolto già milleduecento adesioni propongo di spostare in Barriera il nuovo Centro per la Intelligenza Artificiale che il Governo ha assegnato a Torino. Capisco che i Professori siano più comodi a fianco del Politecnico in una zona “figo” moderna e alla page. Ma i cittadini di Barriera non sono figli di un Dio minore così da vivere in mezzo al degrado, alla mancanza di sicurezza e sovrastati dalla povertà. Con il Centro per la IA a Barriera si offrirebbe una prospettiva di alto livello che non potrebbe che avere ricadute positive ancor prima nelle coscienza che nelle tasche della gente. Certo poi a Barriera ci sono i problemi dei marciapiedi disastrati ai negozi orientali aperti a tute le ore che fanno concorrenza sleale ai nostri

Mino GIACHINO
Responsabile economico DC Torino

Il Consiglio regionale celebra la prima Giornata dell’ascolto

Istituzioni e terzo settore insieme, contro la solitudine e l’emarginazione dei più fragili. Il 21 ottobre si è svolta a Palazzo Lascaris la presentazione della prima Giornata regionale dell’ascolto per la prevenzione e il contrasto alla solitudine e all’abbandono sociale, istituita con legge regionale n.14/2025 e celebrata in concomitanza con la Giornata mondiale dell’ascolto.

In questa occasione si è inteso sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema, dando attuazione a una delle finalità della legge approvata lo scorso luglio dal Consiglio regionale, ovvero quella di organizzare campagne informative istituzionali volte a far conoscere i servizi erogati dagli enti pubblici e dagli enti del terzo settore che operano nel campo dell’ascolto come strumento di contrasto alla solitudine e all’abbandono sociale.

“La Giornata dell’ascolto ci ricorda che, prima di ogni decisione, prima di ogni provvedimento, c’è sempre una persona da comprendere. L’ascolto è il primo atto di rispetto verso chi vive una fragilità e il punto di partenza di ogni percorso di cura e attenzione”, ha dichiarato Davide Nicco, presidente del Consiglio regionale. “È la più alta forma di servizio pubblico: richiede tempo, empatia e responsabilità. Con la legge, da poco approvata, il Piemonte compie un passo avanti importante nel riconoscere l’ascolto come strumento concreto per contrastare la solitudine e l’abbandono sociale. Il Consiglio regionale vuole essere la casa di tutte le voci, ma soprattutto di quelle che faticano a farsi sentire. Perché solo una politica che sa recepire può davvero essere rappresentativa”.

“Secondo il Rapporto globale della Commissione sulle Relazioni sociali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblicato a fine giugno, ci sono circa 871mila morti nel mondo dovuti alla solitudine e all’isolamento sociale, ben sei ogni ora”, ha affermato Silvio Magliano, consigliere regionale e primo firmatario della legge 14/2025. “Nel 2023 circa 7mila persone si sono rivolte a Telefono Amico Italia per gestire un pensiero suicida, con un aumento del 24% rispetto al 2022. Infine, uno studio dell’Università del Piemonte Orientale ha sottolineato il ruolo cruciale di solitudine e isolamento nei meccanismi di incidenza e progressione della malattia in soggetti affetti da disturbi cardiovascolari e, in alcuni casi, anche da patologie oncologiche. Alla luce della gravità di questi dati, ho voluto proporre una legge, approvata all’unanimità e frutto di un confronto con gli enti del terzo settore, che rende il Piemonte la prima regione ad accendere un faro sul tema dell’abbandono sociale”.

Hanno poi preso la parola i rappresentanti di tre realtà del terzo settore, attive in Piemonte per la prevenzione e il contrasto della solitudine e del disagio sociale che ne consegue, ovvero CaritasTelefono Amico e La Tazza Blu.

“L’esperienza della rete Caritas in Piemonte – 16 Caritas diocesane, circa 300 Caritas parrocchiali – evidenzia la centralità e l’urgenza dell’ascolto, base del percorso di accompagnamento delle persone fragili”, è intervenuto Pierluigi Dovis, referente Caritas Torino. “Oltre 3.000 volontari impostano la relazione di aiuto a partire dall’emersione dei vissuti, delle speranze, delle storie personali. Dall’ascolto empatico si genera l’indirizzo a servizi ed agenzie. Le migliaia di ore annuali negli oltre 200 centri di ascolto sul territorio e le altre azioni di servizio dicono come sia urgente favorire una mentalità diffusa di ascolto interpersonale, possibile ad ogni cittadino, fatto di reti relazionali corte. Senza queste l’ascolto ‘specialistico’ rischia di non raggiungere l’obiettivo inclusivo che ridona fiducia alle persone”.

“Da oltre 60 anni, siamo un punto di riferimento per chi attraversa momenti di solitudine e difficoltà emotiva. Offriamo un ascolto attento, sensibile e senza pregiudizi, in un contesto di anonimato e rispetto”, ha commentato Maria Assunta Fazio, presidente di Telefono Amico Torino. “Dal periodo del Covid in avanti, le richieste di aiuto sono aumentate, si tratta di persone di ogni età e condizione. Ci telefonano anzitutto uomini, mentre tramite chat si rivolgono a noi i più giovani, ma le risorse non bastano, riusciamo a rispondere solo a parte delle richieste. Per questo organizziamo di regola due corsi l’anno per formare nuovi volontari e a breve ne partirà uno. Il nostro obiettivo è semplice ma fondamentale: esserci, sempre, per chi ha bisogno di parlare. Anche un ascolto può salvare una vita”.

“L’associazione La Tazza Blu odv, nata nel 2019 in ricordo di Giulia, suicidatasi a 17 anni, si dedica alla prevenzione del suicidio giovanile combattendo il silenzio e lo stigma e promuovendo l’ascolto e il supporto”, ha spiegato Rocchina Stoppelli, presidente dell’associazione La Tazza blu odv. “Il suicidio non è una scelta: è la conseguenza di una sofferenza insopportabile. I dati Istat mostrano che in Italia il numero dei suicidi (15.196) ha superato quello delle vittime di incidenti stradali (11.600) fra il 2019 e il 2022. Dal 2003 al 2022 si sono registrati 2.667 suicidi fra i 20 e i 24 anni, 1.392 fra i 15 e i 19 anni, 174 fra i 10 e i 14 anni e anche 7 suicidi di bambini di 5-9 anni. Numeri che rappresentano un campanello d’allarme, un richiamo collettivo alla responsabilità. Occorre infatti costruire tutti insieme un piano nazionale di prevenzione del suicidio, efficace e tempestivo, capace di intercettare precocemente il disagio e offrire risposte concrete”.

Ufficio stampa CRP

Per la stagione di Fertili Terreni Teatro è di scena Tiger Dad

Per la stagione Iperspazi 2025-2026 di Fertili Terreni Teatro, in  San Pietro in Vincoli andrà in scena da giovedì 23 a sabato 25 ottobre prossimi, alle 21, la pièce teatrale ‘Tiger Dad’, produzione A.M.A. Factory  e Cattivi Maestri Teatro, con il contributo del Centro Studi sul Teatro Napoletano, Meridionale e Europeo, interpreti Salvatore Nocera su testo e regia di Rosario Palazzolo.

Come un moderno Giano bifronte, Tiger Dad rappresenta una creatura a due facce segnata da tratti lievemente ossessivi e da una pacatezza fuori del comune, un poco sorniona e un poco angustiata, simbolo vivente di una contraddizions atavica. Padre Tigre è  una sintesi perfetta in un solo individuo di una duplice natura dell’anima umana incarnata da altrettante icone pop, la trascendenza di San Pio di Pietralcina e l’irruenza dell’uomo Tigre. E se il primo è da considerarsi immagine concreta ed immodificabile, intangibile solo per chi non ci crede, il secondo incarna alla perfezione il combattente rivoluzionario, icona vivente della lotta contro ogni forma di ingiustizia. Sono fronte e retro di una stessa medaglia. Le opposte anime rivivono in uno spettacolo dai tratti ora crudi e feroci, ora più lievi e leggeri, sempre indirizzato verso un ideale di bontà.  Poco importa se alla fine Padre Tigre, o meglio Tiger Dad, come lo ha trasfigurato il popolo della rete, si troverà  a combattere una guerra destinata a vederlo soccombere.
La battaglia quotidiana contro il qualunquismo dei social, contro l’idiozia dell’intelligenza artificiale  e contro il successo ricercato a tutti i costi potrà soltanto prendere forma in un luogo immaginato per la disfatta, epilogo su cui aleggiano i fantasmi di una morte, che costituirà l’approdo finale del protagonista.
La pièce risulta impreziosita da una lingua ricca di musicalità e di vita, che diventa una vera e propria seconda pelle per l’interprete, lontana dai canoni ordinari e della quotidianità, segnata da sgrammaticate acrobazie di senso. Siamo di fronte a una ricchezza di mezzi espressivi pronta a risolversi in improvvisi non sense, all’interno di un originale, quanto inaspettato gramelot.

Il costo intero del biglietto è di 13 euro, per il biglietto ridotto 11 euro se acquistato online, 13 euro la sera dell’evento.
Resta la possibilità di lasciare il biglietto sospeso tramite donazione online o con satispay e di entrare gratuitamente per alcuni under 35, grazie ai biglietti messi a disposizione attraverso la collaborazione con Torino Giovani.

Mara Martellotta