ilTorinese

“La Ferrovia” al centro dei “Dialoghi tra prosa e poesia”

 In programma presso Diagon Hall il 17 gennaio 2024

Andrà in scena il 17 gennaio 2024 presso la nuova sede dell’ARTeficIO, Diagon Hall, alle ore 19, nell’ambito dei ‘Dialoghi tra prosa e poesia’, l’incontro condotto da Gian Giacomo della Porta e da Jacopo Marenghi sul tema della ferrovia.

La ferrovia, da sempre, è un simbolo non soltanto letterario, ma che è stato capace di ispirare anche il mondo artistico legato in particolare all’universo della pittura. Se verso la metà dell’Ottocento il treno era ormai diventato il simbolo dello sviluppo industriale, dal carattere inarrestabile e molto rapido, nelle tele ricordiamo il pittore inglese William Turner che in un dipinto del 1844, diede significato al treno attraverso la pioggia, il vapore e la velocità. Nella sua tela la forza del treno che procede dritto sulle rotaie, non cede alla forza distruttrice della tempesta in corso, che sembra piegare quasi tutto, eccetto il treno stesso. È come se si trattasse di uno scontro tra due potenze in cui nessuna intende cedere: il treno a non cedere alla forza della natura procedendo sulla sua strada. Questo tema, in campo pittorico, è stato ripreso da Claude Monet che, nell’inverno del 1876, aveva preso in affitto un monolocale nella zona del Pont de l’Europe, un quartiere parigino in cui si trovava la Gare Saint Lazare, che trovò ricca di fascino e suggestione. Era attratto dai treni, dalle imponenti sagome nere in arrivo e in partenza, dalle rotaie di ferro, a volte sinuose, paragonabili a direttrici prospettiche. Era anche affascinato dall’aspetto aereo delle travature di ghisa, molto pesanti, ma dalle fattezze leggerissime, e dal fumo che usciva dalle locomotive e che andava a mescolarsi con le nebbie della città, creando giochi di luce e di colori. Tutti questi elementi spinsero Monet a dipingere una serie di oli in cui l’atmosfera della stazione era rappresentata in diversi momenti della giornata.

Guardando i binari, spesso ci coglie un senso di ignoto, come è capitato a Harry Potter salendo su quel treno che è una porta di accesso al mondo della magia.

È capitato anche a Poirot, personaggio di Agatha Christie, in “Assassinio sull’Orient Express”, in cui il treno diventa simbolo della clessidra del tempo che ci è concesso. A volte la vita, a volte una semplice storia da ricomporre.

La ferrovia è presente anche nelle storie che simboleggiano il fascino dell’Ovest americano, dove famiglie intere corrono sui binari alla ricerca della Terra Promessa. La ferrovia diviene simbolo di fuga e contemporaneamente di un nuovo inizio.

Le ferrovie hanno segnato epoche intere, sono state mezzo di conquista e disperazione. Ne sanno qualcosa gli indiani d’America che, dopo una strenua difesa, hanno dovuto lasciare le loro terre per far posto, spesso, alla costruzione delle grandi ferrovie, la nuova civiltà dei bianchi.

Nel corso dell’incontro si affronteranno questi temi attraverso le storie e le poesie di alcuni grandi autori, racconti ed emozioni impregnati di mistero, gioia e malinconia, gli stessi sentimenti che proviamo quando ci troviamo a guardare la partenza di un treno che non sappiamo se tornerà o, se lo farà, percorrendo lo stesso binario.

Mara Martellotta

Cattolici, galassia di autoreferenzialità

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Verrebbe da dire che c’era un tempo in cui prevaleva l’unità politica dei cattolici. Certo, era una
stagione profondamente e radicalmente diversa da quella contemporanea. Una fase caratterizzata
dalla presenza di un grande partito popolare, di massa e di ispirazione cristiana, la DC. Una fase
divertita sotto il versante storico, politico, culturale, sociale ed economico. E in quel contesto
l’unità politica dei cattolici era quasi una prassi scontata, anche se mai divenne un dogma, seppur
laico. Tramontata la Democrazia Cristiana, finita la prima repubblica e modificato soprattutto il
sistema elettorale, si è chiusa forse definitivamente ed irreversibilmente anche la stagione
dell’unità politica dei cattolici. Consolidandosi, al contempo, il pluralismo politico dei cattolici
italiani si è ridotto, progressivamente, anche il peso e il condizionamento dei cattolici nella
concreta dialettica politica italiana. Non per la qualità e l’autorevolezza dei cattolici presenti nei
vari partiti o nelle varie istituzioni ma per la semplice ragione che gli stessi ‘progetti politici’ dei
vari partiti sono cambiati profondamente rispetto al passato. E cioè, l’identità culturale e il
progetto politico che, il più delle volte, prescindono radicalmente dalla cultura e dal patrimonio
storico ed ideale del cattolicesimo popolare, democratico e sociale. E, per queste motivazioni, la
cultura politica dei cattolici, di fatto, è stata sostituita da comportamenti politici e da iniziative dei
partiti del tutto esterni e estranei rispetto al filone del cattolicesimo politico italiano.
In questo contesto, accanto ad una oggettiva e palese irrilevanza politica e culturale, emerge
quella che continua ad essere un vero vulnus ai fini di una presenza politica e pubblica qualificata
dei cattolici italiani. Perchè se è vero, com’è vero, che non era un dogma l’unità politica dei
cattolici non lo è neanche la diaspora dei cattolici stessi, per dirla con una felice espressione di
Mino Martinazzoli di molti anni fa, ma purtroppo è emerso un dato che non possiamo non
prendere atto. E cioè, il vizio dell’autoreferenzialità dei cattolici stessi. Ossia, per dirla con altri
termini, ognuno fa per sè. Ogni gruppo, ogni movimento, ogni ‘parrocchietta’ presente nei diversi
partiti si ritiene del tutto esclusiva ed escludente rispetto all’universo cattolico. Di qui il vizio e il
vezzo dell’autoreferenzialità che resta alla base della debolezza e della disorganizzazione dei
cattolici stessi nel rapporto con la vita pubblica del nostro paese. Un tasso, quindi, di
integralismo, di presunzione e di arroganza che contribuisce, purtroppo, a delegittimare
ulteriormente la qualità e la specificità della cultura dei cattolici italiani nell’attuale contesto
politico contemporaneo.
Ecco perchè, forse, è giunto anche il momento per rendersi conto che se si vuole rilanciare e
riattualizzare la storica cultura del cattolicesimo politico italiano occorre dismettere
definitivamente i panni dell’arroganza esclusivista di chi pensa di rappresentare con il proprio
gruppetto il mondo variegato e complesso dei cattolici italiani e, al contrario, assumere un
atteggiamento più umile, e più laico, finalizzato a ridare cittadinanza ad un ‘pensiero’ che ormai da
troppo tempo – e per svariate ragioni – vive ai margini della cittadella politica italiana.

Debutta al Teatro Gobetti il 9 gennaio in prima nazionale lo spettacolo “Wonderland”

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Al teatro Gobetti debutta in prima nazionale il 9 gennaio prossimoWonderland, tratto da Lewis Carroll, per la regia di Giulia Odetto

 

Debutta al Teatro Gobetti di Torino il 9 gennaio prossimo in prima nazionale lo spettacolo “Wonderland”, per la regia di Giulia Odetto, ispirato al celebre romanzo di Lewis Carroll “Alice in Wonderland”. In ordine alfabetico saranno in scena nello spettacolo adattato da Giulia Odetto e Antonio Careddu, Lav Gilardoni, Marta Pizzigallo, Camilla Soave, Alice Spisa, Francesca Turrini. Drammaturgo Antonio Careddu, scene e costumi di Gregorio Zurla, luci di Giulia Pastore, suono di Lorenzo Abattoir. Andrà in scena fino al 21 gennaio prossimo, in abbonamento per la stagione del Teatro Stabile di Torino.

Ispirandosi  ad Alice in Wonderland un cast multidisciplinare di attrici e performer darà vita ad un luogo abitato da giochi collettivie significanti fluttuanti, in cui corpi e parole si muovono liberi da motivazioni o aspettative di senso e di logica. A Wonderland i confini tra case, corpi e realtà,  identità si confondono e tutto sembra contemporaneamente qualcos’altro. Il lavoro del collettivo EFFE si muove alla ricerca di modalità performative  che uniscono al lavoro sul corpo e sulla parola, l’uso del video in presa diretta, allo scopo di creare atmosfere percettive che trasportano il pubblico in mondi alternativi.

“MI sono chiesta cosa sia Wonderland per me – spiega la registaGiulia Odetto – e non ho trovato una risposta. Mi sono chiesta cosa penso dovrebbe essere Wonderland in questo periodo storico e ho trovato un legame con molte parole che io stessa faccio fatica a comprendere appieno. Una di queste è  ‘queer’, e l’ho ritrovata in tutto il racconto di Carroll. In inglese il verbo “to wonder” viene  usato per esprimere il desiderio di conoscere qualcosa verso cui si prova curiosità,  ma anche per comunicare un dubbio, la presenza di qualcosa di poco chiaro, qualcosa che non torna. Il verbo “to wonder” contiene un movimento in avanti in cui il soggetto ‘who wonders’ è  impegnato per comprendere e conoscere.  To wonder è  un verbo ‘queer’ e Wonderland è un luogo ‘queer’.

Abbiamo conosciuto Wonderland attraverso gli occhi di Alice nel romanzo di Lewis Carroll e attraverso i vari adattamenti cinematografici  e teatrali. È un mondo che non rispetta il senso logico, privo di un senso univoco e che, al contempo, si abbandona a volte a un eccesso di senso. Ma cos’è  Wonderland senza Alice, senza uno sguardo esterno che ne evidenzi la stranezza,  senza un soggetto che applichi quel “to wonder”?Wonderland è  uno spettacolo queer e in quanto tale non rispetta le regole, non c’è  una storia da seguire, non ci sono personaggi con cui empatizzare, non ci sono conflitti personali o sogni da realizzare.

Wonderland non si trova da un’altra parte o in un altro tempo, ma si offre a chiunque accetti di abbandonare le dimensione logico-razionale che porta con sé paura e giudizio per entrare in uno spazio di libertà e di gioco. E’ in una costante ma rinnovatadimensione ludica che Wonderland continua a esistere o meglio, che non smettere mai di esistere.

Wonderland è quella terra ambigua tra infanzia e età  adulta, tra casa e mondo esterno, tra rischio e sicurezza, tra palcoscenico efoyer, tra ricordare e dimenticare.

Wonderland è  uno spettacolo che non rispetta le regole, non per anarchia o rifiuto, ma perché  le regole stesse sono vive, in costante mutazione e cambiamento ”

“ Io credo – prosegue la regista- nella potenza del fallimento, nel non raggiungere obiettivi normativamente riconosciuti importanti. Wonderland è un altrove, un’alternativa al nostro reale,  uno spazio utopico.

E le utopie contemplano le delusioni e i fallimenti. Il successo del presente è  determinato dalla norma del passato. Il fallimento del presente può essere il successo del futuro, una nuova concezione di successo. Wonderland è  un luogo che coinvolge i corpi di chiunque e comprende le regole mutanti. Gli abitanti di Wonderland sono soggetti che si disfano, cherifiutano di essere coerenti,  che non vogliono essere se l’essere è  già  stato definito.

Wonderland è un luogo in cui ci si può sentire privati della propria identità  e chiedersi “cosa sia  rimasto di me”, un luogo dove non essere un grado di nominare qualcosa può diventare un’occasione poetica, dove il linguaggio è  liberatodall’obbligo del significare.

Wonderland è popolato di significati selvatici che si fanno addomesticare. Il lavoro drammaturgico e compositivo parte dai quadri attraversati dalla Alice di Carroll, dalle situazioni e dai personaggi che ella incontra, riscrivendoli in una composizione  che segue la logica-non logica, del mondo onirico, secondo un criterio di montaggio non gerarchico, un metodo di associazione libero dalla razionalità per creare un concatenamento di situazioni sceniche che possono esserericonosciute più che comprese”.

Teatro Gobetti, via Rossini 8.

Orario degli spettacoli martedì giovedì e sabato ore 19.30, mercoledì e venerdì ore 20.45, domenica ore 16. Lunedì riposo

Mara Martellotta

In crescita fatturato ed export dell’industria calzaturiera

Fermo il mercato interno (-1,3% la spesa delle famiglie). Attesa un’ulteriore decelerazione nei dati a consuntivo

Milano,  4 gennaio 2024

Il comparto calzaturiero italiano segna una crescita contenuta nei primi nove mesi del 2023, registrando, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, un incremento sia del fatturato (+3% secondo l’indagine a campione tra gli Associati) che dell’export in valore (+3,2%). È la fotografia scattata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, che rileva però un calo dei volumi. Dopo i recuperi del biennio precedente, tornano in negativo le paia vendute all’estero (-8,7% su gennaio-settembre 2022) come pure sul mercato italiano (-3,1%), con l’indice Istat della produzione industriale in flessione del -7,4%. Pesa la battuta d’arresto del terzo trimestre, che si è chiuso con un -7,2% nelle vendite estere in valore (-12,3% in quantità) e con un -1,5% nella spesa delle famiglie italiane.

Dopo una partenza molto positiva, il 2023 – spiega Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici – si è chiuso in frenata anche a causa dei forti aumenti nei costi che hanno inciso sulla marginalità delle imprese. Esaurito il rimbalzo post Covid, i ritmi di vendita hanno subìto un netto rallentamento che, innescatosi già in primavera, si è reso ancor più evidente nella terza frazione dell’anno. Un trend ampiamente previsto, non certo facilitato dall’incertezza indotta dal difficile contesto geopolitico internazionale in cui, alla guerra tra Russia e Ucraina, si è aggiunto il precipitare degli eventi in Medio Oriente, con rischio concreto di allargamento del conflitto oltre alla debolezza dell’economia in diverse importanti aree del mondo”.

Nel report emerge come, tra i principali mercati esteri, meglio nel complesso l’andamento di quelli comunitari che, pur cedendo il -6,1% in volume su gennaio-settembre 2022, sono cresciuti dell’8,5% in valore, mentre le destinazioni extra-UE mostrano un arretramento ancor più pesante in quantità (-13,4%), accompagnato da un segno negativo anche in valore (-1,2%).

Accanto alla tenuta della Francia (+1% circa in volume e +17,1% in valore) si conferma la forte contrazione (-32,4% nelle paia e -22,5% in valore) dei flussi diretti in Svizzera, tradizionale hub logistico delle multinazionali del fashion (che hanno almeno parzialmente sostituito il transito nei depositi elvetici con spedizioni dirette ai mercati finali di destinazione). Sono peggiorate sensibilmente nel terzo trimestre (con cali di oltre il -20%) le vendite verso gli USA (che nei primi 9 mesi segnano -21,7% in quantità e -7,4% in valore) e la Germania (-16,6% nelle paia e stabile in valore). Performance sempre premianti in Cina (+17,2% in volume e +12,2% in valore), malgrado un ridimensionamento in valore nella terza frazione (ma il prezzo medio al paio, superiore ai 200 euro, resta di gran lunga il più elevato). E’ poi proseguita la ripartenza di Russia e Ucraina (+40% e +88% in valore rispettivamente su gennaio-settembre 2022), sebbene le vendite in questi due mercati restino ancora al di sotto del periodo prebellico.

Sul fronte nazionale, inoltre, se il 2023 ha visto crescere i flussi turistici, con positive ricadute sullo shopping di stranieri in visita nel Belpaese, gli acquisti di calzature delle famiglie italiane hanno evidenziato un andamento poco brillante, chiudendo i primi 9 mesi con segni negativi (sia nelle paia, -3,1%, che in spesa, -1,3%) sullo stesso periodo 2022 e, soprattutto, al di sotto del 5% circa a confronto coi livelli pre-pandemici del 2019, già largamente insoddisfacenti dopo anni di continue erosioni. L’autunno anomalo, dalle temperature quasi primaverili, ha affossato gli acquisti di abbigliamento e scarpe invernali.

Infine, non si arresta il processo di selezione tra le aziende (-148 imprese, tra industria e artigianato, nei primi 9 mesi, pari al -3,9%) nonostante resista l’occupazione (+2,1%, seppur ancora inferiore di circa un migliaio di addetti rispetto ai livelli 2019). Segnali poco incoraggianti provengono però dalla ripresa del ricorso alla CIG nella filiera pelle (+6,1%).

La Presidente di Assocalzaturifici, Ceolini,  ha colto l’occasione della presentazione dei dati economici del settore calzaturiero per intervenire sull’approvazione in via definitiva del disegno di legge sul Made in Italy e della legge di Bilanzio 2024: “Sono soddisfatta per queste misure che prevedono interventi di valorizzazione e promozione di asset strategici per il rilancio del Paese in termini economici ed occupazionali. In particolare la  tutela delle filiere strategiche tramite il fondo sovrano per il Made in Italy e il sostegno alle fiere internazionali. Li ritengo due strumenti imprescindibili per valorizzare le PMI manifatturiere del nostro Paese e aumentarne la competitività sui mercati internazionali. Alla stregua del fondo per la transizione digitale che nel nostro caso è di rilievo anche per il contributo alla certificazione ambientale VCS. Inoltre plaudo all’aumento delle risorse destinate alla lotta per la contraffazione e all’Italian Sounding, due fenomeni deleteri per le nostre produzioni, e all’ulteriore proroga al 30 luglio 2024 della scadenza per presentare la domanda di riversamento spontaneo relativo al credito d’imposta R&S indebitamente percepito. Quest’ultimo è un tema spinoso che sta diventando insostenibile per le nostre aziende. È necessario quanto prima che venga approvato il decreto attuativo per la creazione degli albi dei certificatori accreditati per  definire in maniera chiara cosa sia davvero inseribile a livello di ricerca e sviluppo. L’unica soluzione per garantire chi ha operato nel rispetto delle regole”.

La Regione sostiene le aziende che puntano su ricerca, sviluppo e innovazione

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La Giunta del Piemonte ha approvato una delibera di sostegno a progetti finalizzati alla valorizzazione dei risultati di attività di ricerca sviluppo e innovazione (RSI). L’obiettivo di questa misura, che dispone di un fondo di 20 milioni di euro, è quello di portare sul mercato i risultati delle attività di RSI. Saranno valorizzati progetti caratterizzati da significativo rilievo innovativo per le aziende proponenti o per il mercato di riferimento, in grado di proporre prodotti, processi o servizi radicalmente nuovi o in grado di creare nuovi segmenti di mercato.

L’obiettivo è di contribuire alla diffusione – nell’economia e nella società – dei risultati delle attività di RSI che consentano ai beneficiari l’introduzione di innovazioni di prodotto o processo nella produzione. I beneficiari sono Micro, Piccole e Medie imprese (PMI), ivi incluse le start up innovative e gli spin off industriali. Gli interventi ammissibili dovranno prevedere spese come: macchinari, impianti, attrezzature, oltre a eventuali consulenze (max 30%) per almeno 250.000 euro per le piccole imprese, incluse le micro imprese e 400.000 euro per le medie imprese. Il bando sarà disponibile a partire dalla prima settimana del mese di aprile.

“Condividere processi di crescita e sviluppo, modelli di eccellenza che fanno progredire il sistema imprenditoriale è un aspetto meritorio che deve essere valorizzato. – conferma l’assessore allo Sviluppo delle Attività produttive Andrea Tronzano – Sostenere aziende che hanno investito in ricerca sviluppo e innovazione è quanto mai utile per creare modelli da seguire. In un mondo in continua evoluzione, guardare al futuro in modo costruttivo permette, in un mercato competitivo, di possedere chiavi di sviluppo quanto mai performanti in grado di far eccellere il Piemonte.”

“Non c’è sviluppo senza l’applicazione di nuove idee e nuove tecnologie che infatti sono in grado di generare migliori prodotti e servizi – aggiunge l’assessore regionale all’Innovazione e Ricerca, Matteo Marnati – L’innovazione migliora la crescita della produttività apportando ampi benefici a consumatori e imprese, con un’attenzione particolare alle piccole e medie imprese, che sono la spina dorsale dell’economia della nostra regione»

https://bandi.regione.piemonte.it/pre-informazione-fondi-ue/dalla-ricerca-al-mercato-sostegno-progetti-finalizzati-alla-valorizzazione-dei-risultati-attivita

Sciabola e feluca per il Generale Bossino del Carnevale di Ivrea

Il Cittadino Designato Alberto Bossino riceve sciabola e feluca dal Generale 2023 Marcello Feraudo dopo il proclama del Sostituto Gran Cancelliere Erino Mignone. Con il nuovo Generale entrano nel vivo i preparativi per lo storico carnevale di Ivrea.

#storicocarnevaleivrea

Sistemato il tetto dell’istituto Fermi – Galilei di Ciriè divelto dal vento

Si sono conclusi i lavori di messa in sicurezza della copertura dell’Istituto di istruzione superiore Fermi-Galilei di Ciriè, che a causa del forte vento nei giorni prima di Natale aveva subito il distacco e il danneggiamento di alcune lastre in fibrocemento. La ditta Impreges, incaricata dei lavori dalla Città metropolitana di Torino, è immediatamente intervenuta – senza l’uso di ponteggi e con tecniche alpinistiche per abbreviare i tempi – effettuando un ripasso generale della copertura e della lattoneria, ripristinando le parti di colmo scoperchiate e fissando quelle ancora presenti, oltre a fare le necessarie verifiche e a intervenire con opere di manutenzione sui cupolini della copertura della palestra. Infine, sono stati integrati dei tasselli ferma-lastre su tutta la copertura esistente in modo da garantire la tenuta complessiva delle falde
(Città Metropolitana di Torino Facebook)

In 31 minuti da Porta Susa all’aeroporto, il nuovo collegamento dal 20 gennaio

Si avvicina la riapertura, il 20 gennaio, della linea che collegherà Torino con l’aeroporto di Caselle, diventando un collegamento prezioso per torinesi e turisti. “La nostra città è entrata in una fase di espansione ed è sempre più attrattiva, per questo è importante che sia supportata da un’adeguata rete di collegamenti e di trasporto pubblico locale che sarà al centro delle nostre priorità dei prossimi anni», sottolinea il sindaco della Città metropolitana e di Torino Stefano Lo Russo.

Il collegamento tra Torino e Ciriè sarà ogni mezz’ora con un tempo di percorrenza di 44 minuti. In 31 minuti, invece, sarà possibile raggiungere l’aeroporto dalla stazione di Torino Porta Susa e viceversa. Per l’attuale conformazione infrastrutturale della linea, il collegamento è inoltre garantito ogni ora tra Ciriè e Germagnano, da dove si prosegue con i bus fino a Ceres

Stellantis, Torino soffre. Calo di produzione a Mirafiori

Se il Gruppo Stellantis cresce nel suo complesso del 9,6 per cento nella produzione di veicoli nel 2023, le cose vanno peggio negli stabilimenti di Cassino (-11,3%) e nell’intero polo torinese,  con un calo del 9,3 per cento. “Se si vuole giungere all’obiettivo del governo di un milione di auto da produrre in Italia, bisogna incrementare i volumi del 33%”, secondo Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl. Ma è mancata la spinta  da Maserati e dalla 500 elettrica: a Mirafiori nell’anno trascorso sono state prodotte 77.500 unità, niente male ma ci si aspettava di più. Si pensi che solo per la produzione della 500 full electric si sarebbe dovuto arrivare alle 90mila unità, e oltre le 100mila nel 2024.