ilTorinese

Al teatro Carignano l’omaggio di Paolo Fresu a Miles Davis

‘Kind of Miles’ è il titolo che Paolo Fresu ha voluto dare al concerto dedicato a Miles Davis, tratto dal capolavoro che il trombettista di Alton, in Missouri, compose nel 1959, “Kind of blue”.

Martedì 29 ottobre, alle ore 19,30, andrà in scena al teatro Carignano, con replica fino a domenica 3 novembre, “Kind of Miles’ interpretato da Paolo Fresu per la regia di Andrea Bernard. Lo spettacolo è un’opera musicale e teatrale che evoca l’universo creativo di Miles Davis. In scena con Fresu una formazione musicale composta da Bebo Ferra (chitarra elettrica), Dino Rubino ( pianoforte e Fender Rhodes electric piano), Marco Bardoscia (contrabbasso), Stefano Bagnoli (batteria), Christian Mayer (batteria), Filippo Vignato (trombone) e Federico Malaman ( basso elettrico).

‘Kind of Miles’ di Paolo Fresu è un’opera musicale e teatrale che evoca l’universo creativo e visionario dell’immenso musicista scomparso nel 1991. L’intento è quello di ricostruire la vita e la musica di un artista che ha segnato il Novecento attraverso la voce narrante di un unico attore/autore attraverso il suo universo sonoro e le sue relazioni artistiche e umane. La formazione musicale è composta da diverse personalità e strumenti, acustici e elettrici, che hanno segnato il suo percorso discografico e live sotto il profilo del suono e della ricerca.

Miles Davis è un artista mitico per antonomasia, un uomo capace di raccontare una storia recente che va al di là del jazz e della musica e la cui personalità marcata appare prepotentemente, non solo attraverso la sua tromba, ma anche negli occhi scavati e profondi e nel viso scavato degli ultimi anni che inchiodano lo sguardo e nelle mani rugose che hanno toccato il cuore. A noi del presente non ha solo lasciato un’icona, ma un soffio che è carezza e graffio. L’intento di ‘Kind of Miles’ è quello di ricostruire la vita e la musica di un artista che ha segnato il Novecento, attraverso la voce narrante di un unico autore/attore e attraverso il suo universo sonoro e le sue relazioni artistiche e umane.

Una scrittura intima puntellata da momenti personali di vita vissuta, soprattutto nel periodo dell’apprendistato del jazz tra gli anni Sessanta e i Settanta, la comparazione con l’alter ego Chet Baker, e da storie tratte dalla fiorente letteratura su Davis.

“Considerare Miles Davis un autentico genio – spiega Vittorio Albani nel Volume “La storia del jazz in 50 ritratti” è addirittura notazione superflua e sminuente. E può anche essere retorico affermare come la sua figura artistica sia autentica a di quelle che hanno segnato la storia tutta della musica moderna. Ma è pura verità. Chi lo conobbe da una platea o a una presentazione discografica lo ricorda come una persona scontrosa e asociale. Chi lo conobbe personalmente parla, invece, di una persona posata, gentile, matura, anche se insicura e forse proprio per questo molto diretta. Virtuoso del non virtuoso, nel corso di una carriera unica è riuscito a snocciolare l’enciclopedia dell’esecuzione totale, portando spesso la materia jazzistica oltre i suoi limiti, dando nobiltà alle pause e alla famosa “nota fantasma” che soltanto un creativo inventore può giungere a proferire.

Riuscì come nessun altro a evitare le classiche etichette e classificazioni, utilizzando sempre e comunque elementi stilistici differenti e incomparabili gli uni agli altri. La sua sonorità, in capolavori assoluti quali il modale ‘Kind of Blue’ ( uscito nel 1959 e per molti il miglior disco di jazz mai pubblicato), come in quelli successivi alla celebre “svolta elettrica” di “In a silent way” (1969) e ‘Bitches Brew’ (1970) è un marchio di fabbrica unico e forse irripetibile. Sia per lo stile trombettistsico puro, singolare molto personale, che per quello indiretto del suono elettrico filtrato, o anche per l’uso della sordina. Velato e incisivo, vigoroso e ricco di audacia, come il blues, che ha sempre permeato la sua anima e non lo ha mai abbandonato.

Nelle sue tante formazioni, spesso autentici laboratori di ricerca, sono passati quasi tutti i protagonisti del jazz moderno. Un giorno Miles Davis disse a Quincy Troupe “ Per me la musica e la vita sono una questione di stile”.

Info biglietteria

Teatro Carignano, piazza Carignano 6.

Orari degli spettacoli martedì giovedì e sabati ore 19.30, mercoledì e venerdì ore 20.45, domenica ore 16.

Mara Martellotta

Anteprima esclusiva della XIII edizione di The Others Art Fair

Fino a mercoledì 30 ottobre 2024 va in scena l’anteprima esclusiva della XIII edizione di The Others Art Fair con un evento speciale che vedrà protagonista le opere dell’artista Felicija Dudoit, nata nel 1999, vincitrice lo scorso anno del Premio di residenza ‘Amore e Colore’ proposto dal Comitato Piero D’Amore.

 

Due opere dell’artista lituana, frutto della sua permanenza a Torino e della residenza vinta grazie al Premio Piero D’Amore nel mese di luglio, saranno infatti esposte in anteprima assoluta all’interno di uno spazio esclusivo del centro città: lo store Camper di via Teofilo Rossi di Montelera, 3/E a Torino, visitabile a partire da venerdì 25 fino a mercoledì 30 ottobre 2024.

 

Al centro dei suoi dipinti, fontane e giochi d’acqua di un parco giochi della Città che l’hanno profondamente ispirata durante la residenza torinese e che saranno inoltre esposti a The Others 2024 dal 31 ottobre al 3 novembre.

 

«Quando ho iniziato la residenza artistica, volevo prima esplorare la Città, viverla e trovare motivi per dipingere proprio qui, a Torino. Ciò che ha attirato la mia attenzione è stato un parco giochi all’interno del parco Di Vittorio, in una delle aree residenziali di Torino sud, strutturato con vari elementi colorati che fungono da fontane per rinfrescarsi e che si attivano quando qualcuno passa nelle vicinanze – racconta l’artista Felicija Dudoit – Ho scelto di lavorare su una serie di dipinti che hanno come oggetto questo parco giochi perché mi attraeva la sua natura artificiale e innaturale. Si distingue dagli edifici e dall’ambiente circostante, ma è anche un luogo anonimo che potrebbe trovarsi in qualsiasi altra città o forse essere frutto dell’immaginazione di qualcuno. Questo progetto di residenza artistica ha anche un legame con i miei lavori precedenti, che sono infatti incentrati sulle rappresentazioni dell’acqua e delle aree ricreative».

 

Il Premio proposto dal Comitato in memoria di Piero D’Amore, artista torinese scomparso a gennaio del 2022, intende infatti esaltare l’artista per continuità, coerenza e serietà del proprio lavoro, nonché per l’uso del colore, la sperimentazione di diverse tecniche artistiche e la freschezza del soggetto. Giunto alla terza edizione, propone una residenza di un mese a Torino ad un artista partecipante alla Fiera di età inferiore a 35 anni e l’esposizione a The Others dell’anno successivo del progetto realizzato durante la residenza.

 

BIOGRAFIA FELICIJA DUDOIT

Felicija Dudoit è nata nel 1999 a Vilnius, in Lituania. Si è laureata in Belle Arti presso l’Accademia delle Arti di Vilnius nel 2023, conseguendo sia la laurea che il master. L’artista partecipa attivamente a diverse mostre dal 2018. Nel 2023 le sue opere hanno fatto parte delle mostre collettive “Vilnius Vibes” all’Angermuseum (Erfurt, Germania) e alla 7ª Biennale di Pittura (Zagabria, Croazia). Nel 2024 Contour Art Gallery ha presentato le sue opere alla fiera d’arte EXPO Chicago (Chicago, USA). I dipinti di Felicija Dudoit fanno parte delle collezioni del MO Museum (Vilnius, Lituania) e di collezioni private in Europa e negli Stati Uniti.

Sant’Anna, Canalis (Pd): “Nebbia fitta sulle prestazioni”

Molte dichiarazioni roboanti dalla Giunta Cirio, ma si rischia si disperdere uno storico patrimonio di competenze.

 Esattamente due settimane fa, il 14 ottobre, l’assessore regionale Riboldi dichiarava in commissione consiliare con toni roboanti: “istituiremo entro due settimane un tavolo interaziendale dedicato alle prestazioni ostetrico-ginecologiche”.

E’ infatti fortissima la preoccupazione per il futuro dell’ospedale Sant’Anna, che rischia di essere sacrificato sull’altare del distacco del Regina Margherita dalla Città della Salute. Due ospedali fortemente integrati, che difficilmente possono essere separati senza peggiorare il servizio. Ad oggi non abbiamo alcuna idea di come verranno scientificamente distribuite le prestazioni legate alla neonatologia e all’ostetricia.

“Il futuro non mi preoccupa ma l’obiettivo è velocizzare il più possibile il distacco” aggiungeva ancora Riboldi.

Sono passate le annunciate due settimane, ma non si conosce l’esito delle iniziative dell’assessore.

C’è il rischio concreto di disperdere uno storico patrimonio di competenze e cooperazione, soltanto per inseguire il progetto di un ospedale pediatrico autonomo, che peraltro continuerà ad avere bisogno degli altri ospedali non avendo sufficiente personale medico-sanitario e tecnico-amministrativo.

L’assessore esca dalla nebbia delle sue dichiarazioni e fornisca chiarimenti sulle reali prospettive del Sant’Anna. Questo ospedale non può essere svuotato o ridimensionato alla chetichella.

Monica CANALIS – consigliera regionale PD

 

Il Consiglio comunale di Torino contro la chiusura degli uffici postali

Il Consiglio comunale di Torino ha approvato due ordini del giorno (il primo a firma Andrea Russi, il secondo vede come primo firmatario Pietro Tuttolomondo) attraverso i quali esprime contrarietà alla chiusura degli Uffici Postali decentrati in via Nizza 8, via Francesco Giuseppe Guicciardini 28, via Verres 1/A, corso Casale 196 e via alla Parrocchia 3/A.

Il primo documento invita Poste Italiane al rispetto dei valori dichiarati nel proprio codice etico e impegna Sindaco e Giunta ad adottare tutte le azioni necessarie affinché Poste Italiane mantenga operativi gli uffici postali già interessati al provvedimento di chiusura.

Nello stesso tempo, chiede che sia avviato un dialogo con l’azienda al fine di scongiurare ulteriori chiusure e a valutare il rafforzamento degli uffici postali esistenti, soprattutto nelle zone più disagiate e dove sia maggiormente presente popolazione anziana.

Il secondo documento impegna a sensibilizzare Governo e Parlamento, perché venga intrapresa una riflessione sulle politiche di gestione di Poste italiane che favorisca l’adozione di provvedimenti perché restino aperte le 5 sedi postali torinesi.

L’ordine del giorno, così come il precedente, invita a promuovere un confronto con Poste italiane al fine di garantire la continuità ed il potenziamento degli uffici postali evitando chiusure o riduzioni di orario e a favorire azioni che garantiscano una presenza equilibrata degli uffici postali in città, sia il centro cittadino sia le aree periferiche, con la possibilità di poter realizzare nuove progettualità, come il progetto “Polis”, anche nei comuni con più di 15000 abitanti includendo il Comune di Torino.

Infine l’atto impegna ad intraprendere le azioni opportune perché non vengano dismessi gli uffici postali nelle sedi suindicate.

28 ottobre 2024

I mostri e la Grande Bellezza della Napoli di Sorrentino

Il controverso “Parthenope” con Celeste Dalla Porta, bellissima e intrigante

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Si snoda, tra colori e zone d’ombra, l’arco pressoché intero della vita di Parthenope, nata nell’acqua del mare come la sirena che le ha dato il nome, quel mare azzurro (il primo nome che mi viene in mente, in questo inizio, è quello di Raffaele La Capria, e del suo “Ferito a morte”) che è nascita e vita ma che può anche accogliere il suicidio del fratello (un convincente Daniele Rienzo) della bellissima protagonista, innamorato di lei e geloso di quel Sandrino (Dario Aita) che con lei avrà il primo rapporto sessuale: in una mescolanza di consapevolezza della sconfitta e di gelosia, in uno sguardo convinto e convincente ai “Dreamers” di Bertolucci. “Pathenope” di Paolo Sorrentino, presentato a Cannes con esiti opposti, è favola e realtà, è elegia volta allo scorrere del tempo, un ampio mosaico che potrebbe non avere confini, luccicanti bellezze e un insieme di atrocità abnormi, un attraversamento dei gironi della città come attraverso la Roma della “Grande Bellezza” poteva passeggiare il disincanto di Jep Gampardella. Sotto gli sguardi di tutti (perché non ritrovarci dalle parti di “Malena” di Tornatore?), sotto il desiderio di tutti. Il sole, il mare, i panorami di luce a lungo ripresi ma non è la felicità perché “non si può essere felici nella città più bella del mondo”. “Parthenope” è il mistero, la giovinezza, anzi l’illusione della giovinezza, una giovinezza dove anche è venuto a mancare un abbraccio paterno, perché “è stato meraviglioso, ragazzi, è durato poco”, dirà la Parthenope matura di Stefania Sandrelli, che se n’è andata, scappata a fare la professora ordinaria a Trento, per poi ritornare, senza rimpianti, con un sorriso finale. Lungo i 138’ è passata più di una volta, al centro di una colonna sonora bellissima, “Era già tutto previsto” di Riccardo Cocciante.

Se prima avevamo visto – e preferito – con “È stata la mano di Dio” il Sorrentino più intimo e personale, adesso guardiamo al fuori, all’altro, a quel destino che ha continue giravolte e incontri, speranze e disillusioni, a volte ogni cosa fatta di vera commozione, tutta femminile. Lunga settant’anni e poco più, tra il 1950 e il ’73 per assaporare tutta la gioia dello scudetto al Napoli, dentro una trama che trama non è, come poteva essere “Roma” felliniana, una storia zigzagante che racconta amori giovanili, il nume di Achille Lauro – l’armatore, per carità, non il cantante! – che nel suo abito bianco regge un’intera città e sforna protezioni e lunghe tavolate e dona, direttamente da Versailles, una carrozza d’oro, che sarà letto per la principessa appena nata; la scelta universitaria poi degli studi d’antropologia (“l’antropologia è vedere” sarà la grande verità forgiata per lei dal mentore ormai pensionabile e in odore di tramandare la cattedra: e “vedere” è così difficile, troppo facile il “guardare”) interrotta momentaneamente da qualche press agent in avanscoperta che vorrebbe portarla sui sentieri del cinema, previa consultazione di una Isabella Ferrari da viso perennemente ricoperto, a nascondere un intervento non del tutto riuscito. Ed è anche: il corteggiamento da bordo di un elicottero di un giovane boss della camorra che prima ti offre frutti di mare per accompagnarti poi tra i vicoli di Rione Sanità a dispensare quattrini e a sbirciare tra i bassi, tra i cumuli di miseria, tra le donne sfatte e i femminielli in attesa, a far calar giù dai balconi certi azzurrati panierini (uno dei momenti più suggestivi del film) per essere riempiti, là dove dinanzi a quello che è un pubblico teatrino due ragazzi concepiranno il figlio che metterà pace tra due opposte famiglie.

Le feste nei grandi palazzi che sostituiscono la fragorosa terrazza romana della “Grande Bellezza” – e qui davvero di “grande bellezza” non ce n’è più, maggiore è il degrado, la corruzione, la nostalgia che prende a rotolare tra i vicoli, la povertà, la religiosità ostentata e camuffata; l’apparizione della grande attrice, che è emblema e cornice tutta della città, metti – certo non per assurdo – una Loren che ha le sembianze perfette di Luisa Ranieri, che dopo la zia Patrizia di “È stata la mano di Dio” diviene il cameo d’obbligo e insuperato del regista – nella sua grande parrucca posta a nascondere la calvizie, la sua parure di smeraldi, e la sua bocca che vomita roventi rimproveri e disillusioni (“ve ne andate a braccetto con l’orrore e non lo sapete, siete solo trasandati e folcloristici, con l’abitudine di piangervi addosso, sempre”), pagata con una miseria in luogo dell’assegno ben maggiore pattuito, ma con altro esito; è l’urticante religioso Tesorone che Beppe Lanzetta incarna, ripugnante nel proprio eros che alterna al miracolo di San Gennaro, in una celebrazione che accomuna superstizione e realtà e truffa, è il percorso universitario, composto e svolto sotto la guida del professor Marotta (altro aggancio a Napoli, un sempre più straordinario Silvio Orlando), l’unico dallo sguardo e dall’abbraccio innocente e disinteressato, portatore della tragedia di quel figlio mostro “fatto di acqua e sale”, biancastro, lattiginoso, un sorriso perso nell’enormità del corpo e nelle vene che gli si disegnano addosso, uno di quei “mostri” ancora una volta che Napoli genera. Forse anche qui una pagina che confina con il fellinismo, un essere informe arenato sulla spiaggia della “Dolce vita”.

È questo e altro ancora “Parthenope” di Sorrentino, nella splendida fotografia di Daria D’Antonio, il suo primo film al femminile, dallo e attraverso lo sguardo di una donna, un film spezzato nelle tante sue parti, che hanno è vero un centro nella protagonista ma che troppo spesso si sciolgono negli episodi che si susseguono, taluni scritti per poter vivere di vita propria, di poter correre a far parte di un altro film, episodi inconclusi di cui non si sente alcuna necessità, come potrebbe essere la presenza vuota di Gary Oldman e del suo poeta John Cheever. Mentre sono piene di luci cinefile le memorie cinematografiche (anche un piccolo omaggio a De Sica, con il funerale di Riccardo, prima che divampi il colera: ancora un mostro), convincenti certe annotazioni di costume, non soddisfano l’eccessivo ricorso al ralenti, il traboccare che è sempre in agguato, taluni vuoti di scrittura, le troppe frasi a effetto, la mancanza di quella trama che abbiamo capito a Sorrentino non interessa. Restano complete la bellezza e la bravura della protagonista Celeste Dalla Porta, intrigante ad ogni inquadratura, capace di sopportarla benissimo, di fronteggiare l’obiettivo con sicurezza, di porsi vestita dei gioielli del Tesoro o in striminzito bikini con la stessa padronanza di autentica attrice, sempre credibile nella costruzione del personaggio, che è ricco di ogni sfumatura e di una tangibile crescita. E allora, come Parthenope, in un rimando continuo, Sorrentino ci suggerisce Napoli bella e per molti impossibile, illusoria, frutto del caos, accogliente o da respingere: forse anche il cinema di Sorrentino è così. Però esci dal cinema e cominci a discuterne. Anche questo è il bello, l’amore convincente del Cinema.

Quattro successi TDN al trofeo Città di Monza

Un albero per la salute all’ospedale Mauriziano di Torino

Un albero per la salute all’ospedale Mauriziano di Torino. Martedi 29 ottobre 2024 alle ore 15,30, presso la Sala Consiglio dell’ospedale, si terrà la cerimonia di donazione di un giovane albero. A seguire avverrà la messa a dimora dello stesso presso il Giardino parlante interno all’ospedale. L’evento fa parte del progetto nazionale “Un albero per la salute” dell’Arma dei Carabinieri Raggruppamento Biodiversità in collaborazione con FADOI (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti). La pianta potrà essere geolocalizzata fotografando uno speciale cartellino e sarà possibile seguirne la crescita su un sito web monitorando in tempo reale anche il risparmio di anidride carbonica (CO₂).
In questa ottica la FADOI ritiene fondamentale sviluppare una maggiore consapevolezza dell’approccio olistico “One Health” (una sola salute) secondo cui la salute delle persone e la salute dell’ecosistema sono tra loro legate indissolubilmente. Su queste basi è nato il progetto “UN ALBERO PER LA SALUTE”. Parteciperanno Roberto D’Angelo, Maria Carmen Azzolina, Diego Poggio, Gianlorenzo Imperiale, Valerio Cappello, Antonio Rinaudo, Franco Frasca, Andreana Bossola, Claudio Norbiato ed i primari e Direttori dell’ospedale Mauriziano.

Assemblea UI Torino, il rilancio dell’industria e dell’innovazione

Una importante Assemblea degli Industriali torinesi con gli interventi tutt’altro che formali della Premier Meloni , del Ministro del Made in Italy Adolfo Urso che hanno ribadito con forza di puntare sul rilancio della Torino capitale della industria e della innovazione . La Meloni ha rivendicato il risultato raggiunto dal nostro Paese che è diventata la quarta potenza commerciale a livello mondiale avendo superato a livello di Export il Giappone. Urso in particolare ha ricordato il contributo decisivo del Governo per far arrivare a Novara la Silicon chips, che darà lavoro a oltre 2000 persone, alla difesa del settore auto. L’impegno del Governo a livello europeo contro una decisione sbagliata che ha imposto  l’auto elettrica al 2035. Per Urso quella decisione ha messo in crisi la attuale produzione di motori endotermici senza che si ampliasse parallelamente la domanda di auto elettriche. Secondo il Ministro al 2035 non ci saranno i risultati sperati al contrario si rischia di veder sparire la industria dell’auto europea. Per Urso Torino deve difendere il settore auto che avrà una spinta dal Centro per la intelligenza artificiale collegata all’auto e all’aerospazio che il Governo Meloni ha assegnato a Torino con una dotazione di 20 milioni di euro . Urso sta lavorando in Europa sulla neutralità tecnologica come metodo per il futuro dell’auto europea. Il Vice Premier Taiani ha detto che coloro che in Europa hanno votato a favore della decisione di puntare solo sull’auto elettrica (PD e Lorusso) dovranno andare a spiegare agli elettori la loro scelta sbagliata che sta già provocando licenziamenti e messa in cassa integrazione. Taiani ha attaccato pesantemente la linea della Signora Lagarde che ha tenuto alti i tassi di interesse con costi importanti per gli interessi che paga lo Stato sui BTP e con un costo del denaro alto per gli interessi sul nostro Debito pubblico e per le aziende, il neopresidente Marco Gay in un bell’intervento ha confermato l’obiettivo di Torino Città della industria e della innovazione, ha lamentato il grave ritardo sulla TAV e ha sottolineato il problema dell’attraversamento delle Alpi come una priorità per il nostro Paese. Tra i temi non trattati quello della tangenziale, i ritardi per il trasporto di pendolari e studenti e la posizione di metà della classifica di Torino e Piemonte tra le Città e le Regioni.

Mino GIACHINO
SiTAV SILAVORO

Gli industriali: “Automotive ma non solo nel futuro di Torino”

Questa mattina il Centro Congressi dell’Unione Industriali di Torino  ha ospitato l’annuale Assemblea Pubblica dell’Unione Industriali Torino,  con una tavola rotonda dedicata al tema dell’“Intelligenza Industriale”,  filo conduttore della giornata.

La giornata si è aperta con i saluti istituzionali del Vicepremier e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, che ha sottolineato come la stabilità della situazione politica e del governo rappresenti un aiuto per le imprese,  del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, del Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e del Sindaco di Torino Stefano Lo Russo. Questi interventi hanno introdotto  il tema centrale dell’assemblea, fornendo il contesto politico e istituzionale all’interno del quale si muove l’industria italiana.

Nella sua relazione Marco Gay, Presidente dell’Unione Industriali Torino, è intervenuto sulle prospettive future per le imprese del territorio, con particolare attenzione alle sfide legate all’innovazione e alla trasformazione digitale dell’industria. “Auto ma anche digitale e aerospazio nel futuro di Torino”, ha detto. Per il presidente degli industriali il settore auto necessità però si interventi mirati da parte dell’Europa per scongiurare la crisi.

La tavola rotonda moderata dalla giornalista Barbara Carfagna (Rai), ha visto la partecipazione di esperti del settore per discutere il tema dell’intelligenza industriale e del ruolo cruciale che essa riveste per il futuro dell’industria italiana. Tra i partecipanti:

  • David Avino, Founder e CEO di Argotec
  • Ferruccio De Bortoli, giornalista e saggista
  • Fabio Pammolli, Presidente Fondazione Ai4Industry
  • Tatiana Rizzante, CEO di Reply e Vicepresidente Unione Industriali Torino

Durante la tavola rotonda, i relatori hanno discusso di come l’intelligenza artificiale, l’analisi dei dati e l’automazione stiano trasformando l’industria italiana e mondiale, creando nuove opportunità e sfide per le imprese.

Poi è intervenuto il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, sulle iniziative governative per supportare la transizione energetica e promuovere un’industria più sostenibile, con un focus sull’energia pulita e le nuove tecnologie.

Carrefour, Grimaldi (AVS): Si paghino i lavoratori attuali per i turni domenicali

“Carrefour annuncia una procedura di licenziamento collettivo nella nostra provincia: 90 esuberi fra i punti vendita di Moncalieri, Nichelino, Collegno, Grugliasco e Burolo. Significa in ogni ipermecato il 10% della forza lavoro in meno. Il paradosso? L’azienda lamenta carenza di organico nelle giornate di sabato e domenica, tutto perché non ha accolto la proposta dei sindacati di pagare chi vuole lavorare di domenica o aumentare le ore settimanali ai dipendenti con contratto part-time che lo chiedevano. Invece di incentivare all’esodo, l’azienda investa quelle risorse sui turni domenicali” – lo dichiara il Vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi, che sulla vicenda ha pronta un’interrogazione.