ilTorinese

Legambiente lancia il concorso fotografico “Il mio giardino biodiverso” 

Un invito a raccontare la natura che cresce accanto a noi.
Anche un piccolo giardino, un balcone o un terrazzo possono diventare luoghi preziosi per la biodiversità. Da questa consapevolezza nasce “Il mio giardino biodiverso”, il concorso fotografico promosso da Legambiente Lombardia, insieme a Legambiente Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Trento, nell’ambito dell’attività “Custode della biodiversità” del progetto europeo LIFE NatConnect2030.
L’iniziativa è aperta a tutti i maggiorenni residenti in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Provincia autonoma di Trento e si svolgerà dal 7 luglio al 31 agosto 2025.
Il concorso invita a osservare e valorizzare la biodiversità che vive negli spazi verdi privati o condivisi – giardini, orti, balconi, terrazzi – e a raccontarla attraverso una o due fotografie. Le immagini potranno mostrare piante, animali, microhabitat, dettagli nascosti o paesaggi curati con attenzione alla natura: un’occasione per riscoprire il valore ecologico delle aree verdi, anche nei contesti più urbanizzati.
L’obiettivo è duplicedice Simona Colombo, coordinatrice del progetto per Legambiente Lombardiada un lato stimolare uno sguardo consapevole e attivo sulla biodiversità locale, dall’altro costruire una raccolta di testimonianze visive che contribuiscano a raccontare l’importanza delle connessioni ecologiche e del ruolo dei cittadini nella loro tutela.
Possono partecipare i cittadini e le cittadine maggiorenni delle regioni Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e della provincia autonoma di Trento. Ogni partecipante potrà inviare fino a 2 fotografie, che verranno valutate da una giuria di esperti. Sono previsti tre premi per ogni regione/provincia partecipante, sotto forma di kit per la biodiversità da giardino.
Il concorso si inserisce nelle attività di custodia della biodiversità promosse dal progetto LIFE NatConnect2030, che punta a rafforzare le connessioni ecologiche attraverso il coinvolgimento diretto delle comunità e la stipula di patti di custodia tra Comuni, privati, scuole associazioni che vogliono impegnarsi nella tutela attiva del territorio.

Fiera del Peperone, vetrina di Carmagnola e del territorio

La 76ª edizione della Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola, in programma dal 29 agosto al 7 settembre 2025, si prepara a essere molto più di un semplice appuntamento gastronomico. Promossa dal Comune di Carmagnola e organizzata da SGP Grandi Eventi, la kermesse è una celebrazione autentica di uno dei prodotti più iconici del Piemonte, ma anche un crocevia di incontri e dialoghi con figure di spicco del panorama culinario, giornalistico e imprenditoriale italiano. Sarà un’occasione unica per confrontarsi con menti brillanti e palati raffinati, capaci di raccontare il gusto e il valore del territorio da prospettive diverse.

La Fiera del Peperone si arricchisce quest’anno di un parterre di ospiti d’eccezione, protagonisti di appuntamenti pensati per ispirare e deliziare il pubblico.  Al taglio inaugurale della Fiera ci sarà lo Chef Daniele Persegani, ospite quotidiano della trasmissione Rai1 “È sempre mezzogiorno”, mentre la serata sarà condotta dal noto presentatore e volto televisivo Nicola Prudente, in arte Tinto.

Il critico gastronomico e volto televisivo Edoardo Raspelli sarà una presenza costante e autorevole, pronto a guidare il pubblico alla scoperta di grandi talenti della cucina italiana. La sua rubrica “Gli Chef di Edoardo Raspelli” promette momenti imperdibili al BTM PalaPeperone. Tra gli ospiti più attesi, Massimo Camia, chef stellato noto per la sua cucina raffinata e profondamente legata al territorio delle Langhe. Camia, patron del ristorante che porta il suo nome, offrirà al pubblico un’opportunità esclusiva di assistere a uno showcooking con degustazione, presentando una sua ricetta innovativa che vedrà il Peperone di Carmagnola come protagonista indiscusso. Un’occasione per cogliere i segreti dell’alta cucina direttamente dalle mani di un maestro. Un altro grande nome che affiancherà Raspelli è Mariarosa Panebianco. Insieme al fratello Claudio, Mariarosa porta avanti dal 2015 l’Osteria San Marco a Chivasso, un luogo dove la tradizione culinaria della Puglia e del Piemonte si fondono in un connubio affascinante. Il pubblico avrà l’opportunità di assaporare questo inedito mix di sapori, scoprendo come le radici di due regioni lontane possano incontrarsi armoniosamente in un piatto.

Anche quest’anno verrà consegnato il premio Peperone d’Oro, nato per celebrare una personalità legata al territorio carmagnolese che si sia particolarmente distinta nel proprio ambito a livello nazionale portando lustro alla città. Quest’anno a riceverlo sarà Arturo Villone, pioniere delle radio private,

che ha iniziato la sua brillante carriera giovanissimo su Radio Equipe a Carmagnola, per poi affermarsi come regista di successo per RAI e Mediaset, collaborando con i grandi nomi della televisione italiana.

Le serate di martedì 3 e mercoledì 4 settembre saranno dedicate alle illuminanti “Confessioni Laiche”, condotte dal giornalista enogastronomico Paolo Massobrio. Questa iniziativa, che da dieci anni accende i riflettori sul mondo imprenditoriale e il suo rapporto con il territorio, vedrà salire sul palco due figure di spicco. Il 3 settembre, sarà la volta di Ambrogio Invernizzi, presidente di Latterie Inalpi S.p.A. di Moretta (Cuneo). Invernizzi racconterà come una comunicazione efficace sia fondamentale per rafforzare e conservare l’identità territoriale di un’azienda. Il 4 settembre, Massobrio accoglierà il giornalista Sergio Miravalle, noto per essere il brillante creatore del Bagna Cauda Day e direttore della rivista Astigiani. Miravalle condividerà la sua preziosa esperienza su come il racconto e la promozione degli eventi e della cultura locale possano diventare potenti strumenti per la valorizzazione del proprio territorio. Ritorna in questa edizione 2025 anche il Premio Bontà, che la città di Carmagnola e la Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola conferiscono a una realtà del territorio che si sia resa meritevole per le proprie iniziative solidali e di inclusione per i propri progetti in ambito sociale. A riceverlo sarà il dottor Antonio Capaldi, dirigente del reparto di oncologia dell’ospedale di Carmagnola.

Carceri, droga sequestrata

ALESSANDRIA,  NELLA CASA DI RECLUSIONE: POLIZIA PENITENZIARIA SEQUESTRA HASHISH DESTINATA AI DETENUTI

Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPe) esprime il proprio apprezzamento agli agenti che, nella mattinata di venerdì, hanno individuato e sottratto al mercato interno quasi 32 grammi di hashish, occultati con cura all’interno della fodera di una manica di giubbotto nella camera di pernottamento che ospitava un detenuto di nazionalità albanese. A dare la notizia è Vicente Santilli, segretario per il Piemonte. “Dopo il rinvenimento”, spiega, “la sostanza è stata sottoposta a narcotest, risultando positiva all’hashish. Contestualmente è stata informata la Procura della Repubblica affinché proceda agli accertamenti di competenza. Questo episodio conferma la professionalità e la dedizione degli agenti: malgrado organici ridotti e condizioni operative spesso critiche, il personale di PoliziaPenitenziaria garantisce quotidianamente la legalità e la sicurezza dell’istituto, prevenendo traffici che alimentano tensioni e violenze tra i detenuti“. Il SAPPe, nel congratularsi con la squadra operante, ribadisce “la priorità di potenziare gli organici per assicurare perquisizioni sistematiche e tempestive, Fornire strumenti tecnici aggiornati (scanner, kit antidroga portatili, body cam) per contrastare le nuove modalità d’introduzione di sostanze illecite, Riconoscere sul piano economico e professionale l’alto livello di competenza dimostrato dal personale, Intensificare la formazione mirata sulle tecniche di ricerca e sui protocolli di sicurezza, così da mantenere elevati standard di intervento”. Santilli conclude affermando che“il SAPPe vigilerà affinché l’accaduto non resti un episodio isolato, ma diventi occasione per rafforzare i presidi di sicurezza negli istituti piemontesi, tutelando il lavoro e l’incolumità di chi indossa l’uniforme”.

Il Segretario Generale del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, Donato Capece, evidenzia che “nelle carceri italiane il 30% circa dei detenuti è tossicodipendente ed anche più del 20% degli stranieri ha problemi di droga e che nonostante l’Italia sia un Paese il cui ordinamento è caratterizzato da una legislazione all’avanguardia per quanto riguarda la possibilità che i tossicodipendenti possano scontare la pena all’esterno, i drogati detenuti in carcere sono tantissimi”“Peraltro”, prosegue, “è utile ricordare che anche nelle ultime relazioni al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia è emerso come lo scenario della diffusione e del consumo di sostanze stupefacenti e psicotrope in Italia è caratterizzato da trend in aumento: in rapporto sia ai consumi, sia ai reati penali in violazione del “Testo Unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza“, sia alla domanda di trattamento”.

“Fatto, questo, che coinvolge anche la popolazione detenuta”, conclude Capece, per cui “il SAPPE rinnova percorsi di formazione ed aggiornamento professionale ad hoc per il personale della Polizia Penitenziaria”.

cs

 Alberto Surra, giovane pilota torinese di Moto2, ricevuto a Palazzo Civico

Dieci giorni fa, sotto una pioggia incessante, sul circuito di Magny Cours ha stupito tutti aggiudicandosi, al termine di una grande prestazione, il suo primo gran premio nella Moto2 Junior GP. Il torinese Alberto Surra, classe 2004,  è stato ricevuto  dall’assessore allo Sport Mimmo Carretta, che ha voluto complimentarsi personalmente per le eccellenti prestazioni ottenute durante questa stagione.

Alberto è nato e cresciuto a Torino, città dove ha coltivato fin da piccolo la sua passione per le due ruote e dove continua ad avere salde radici. Sogna in grande: il suo obiettivo è vincere il titolo junior e arrivare in MotoGP.

Attualmente è terzo nel mondiale junior. Il prossimo impegno lo vedrà impegnato in Spagna, sul circuito di Aragón, nella gara in programma a fine luglio.

TORINO CLICK

Ponte Preti, Avetta (Pd): “Preoccupato per la graduatoria”

 “UN SILENZIO CHE METTE IN DIFFICOLTÀ CMTO E VANIFICA LA BATTAGLIA DEL TERRITORIO”

Il consigliere regionale Alberto Avetta (Pd) aveva presentato un’Interrogazione due mesi fa: “Sto ancora aspettando risposta dalla Giunta Cirio”.

«Sono molto preoccupato per il nuovo Ponte Preti. Anche grazie alla mobilitazione degli amministratori eporediesi si era riusciti a posticipare il termine, entro il quale aggiudicare gli interventi infrastrutturali finanziati dalla legge di Bilancio del 2018, al 31 dicembre del 2025. Tuttavia, ad oggi non c’è notizia della graduatoria ministeriale, il che mette in grande difficoltà la Città Metropolitana di Torino, che ha già anticipato parecchi fondi per concludere le progettazioni. Il 16 maggio scorso avevo depositato un’Interrogazione con la quale chiedevo alla Giunta regionale aggiornamenti sulla situazione e in particolare sull’esito presso il MIT della manifestazione d’interesse trasmessa da Città Metropolitana di Torino. Ad oggi non ho ricevuto risposta alcuna. Occorre che la Regione Piemonte si attivi immediatamente presso il ministero: battaglie come quella per il Ponte Preti e le infrastrutture dei nostri territori devono vedere unite tutte le forze politiche insieme ai Sindaci». Oltre al nuovo ponte Preti lungo la Statale 565 Pedemontana a Strambinello, per un importo dei lavori che ammonta a 25,5 milioni, gli altri interventi interessati sono il nuovo ponte di Castiglione, i lavori per la manutenzione straordinaria del ponte tra Crescentino e Verrua Savoia, del ponte di Borgo Revel sulla Dora Baltea, del ponte sul Po a Carignano del ponte di Inverso Pinasca e del ponte di Villafranca Piemonte.

Alberto AVETTA

Consigliere regionale PD

uBroker: Inaugurato il nuovo headquarter a Collegno

135 milioni di euro di fatturato nel 2024 e obiettivo 250 milioni entro il 2026

Ieri, giovedì 17 luglio, uBroker ha inaugurato il suo terzo edificio operativo. Una nuova sede smart e sostenibile che accompagna l’espansione del gruppo, già protagonista di una crescita record nel mercato energia.

Il Presidente Cristiano Bilucaglia: «Innovazione, persone e territorio restano al centro della nostra visione».

Collegno (TO), 18 luglio 2025 – Prosegue il percorso di crescita di uBroker, azienda italiana attiva nel mercato dell’energia luce e gas, fondata nel 2014 da Cristiano Bilucaglia e Fabio Spallanzani.

I numeri confermano la solidità del Gruppo: nel 2024 il valore della produzione consolidato ha raggiunto i 135 milioni di euro, in crescita rispetto agli 84 milioni del 2023. L’Ebitda si è attestato a 21,4 milioni, con un Ebit di 10,2 milioni e un utile netto di 5,5 milioni.

L’azienda punta ora a un nuovo traguardo: 250 milioni di euro di fatturato entro il 2026 e 400 milioni entro il 2029, con un piano di sviluppo basato su sostenibilità, tecnologia e persone. «La crescita non è solo una questione di numeri – afferma Cristiano Bilucaglia Founder e Presidente di uBroker – ma anche di consapevolezza e responsabilità. Investiamo per migliorare i nostri servizi, ma anche per generare impatto positivo sul territorio e sulle comunità».

In questa direzione si inserisce l’investimento già realizzato di oltre 3 milioni di euro per l’adozione di un nuovo sistema di billing sviluppato con il partner strategico Engineering, che consente oggi una gestione più flessibile delle offerte e dell’intero ciclo attivo. È già operativa anche la piattaforma CRM Salesforce, che potenzia l’assistenza clienti mantenendo un contatto diretto e interno, senza ricorrere a call center esterni. L’azienda prevede di continuare a investire in soluzioni digitali per ottimizzare ulteriormente i processi e l’esperienza del cliente.

 

Inaugurato il nuovo headquarter: tecnologia, design e sostenibilità al servizio del lavoro

Giovedì 17 luglio 2025, uBroker ha inaugurato ufficialmente il Palace 3, il nuovo edificio operativo situato in Piazza Maestri del Lavoro d’Italia n. 53 a Collegno (TO). L’evento ha visto la partecipazione di dipendenti, stakeholder e rappresentanti delle istituzioni, tra cui Mario Salvatore CastelloConsigliere Regionale Piemonte, e Matteo CavalloneSindaco di Collegno, a testimonianza del forte legame tra l’azienda e il territorio.

Il Palace 3 è un simbolo concreto della crescita aziendale e del modo in cui uBroker immagina il futuro del lavoro: spazi smart, ambienti sostenibili, persone al centro. Il nuovo headquarter è progettato secondo criteri di efficienza energetica, benessere e collaborazione: una sala bistrot e aree relax per la socialità quotidiana, spazi di coworking per il lavoro agile e condiviso, una convention hall per eventi, formazione e momenti di confronto.

L’apertura ha permesso anche una riorganizzazione funzionale degli spazi esistenti nei due Palace già attivi, favorendo l’ampliamento dell’organico e il miglioramento della qualità della vita lavorativa. Oggi il Gruppo conta circa 110 dipendenti e, in linea con il piano di crescita, sono già previste almeno 15 nuove assunzioni entro settembre.

 

Arte e impegno sociale: il TOH di Nicola Russo per Candiolo

Durante l’inaugurazione è stata svelata anche l’installazione permanente del TOH, opera dell’artista torinese Nicola Russo, realizzata a sostegno della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di Candiolo, rappresentata per l’occasione da Massimo Valente, responsabile eventi e iniziative dell’omonima Fondazione.

Espressione di un impegno che unisce arte, comunità e responsabilità, il TOH rivisto per l’occasione con i colori del gradiente dell’azienda, è diventato un manifesto pop dei valori che animano uBroker: inclusione, unità e impegno verso la collettività.

 

Chi è uBroker

Fondata nel 2014, uBroker è un’azienda italiana attiva nel mercato dell’energia luce e gas, nota per aver introdotto un modello innovativo che contribuisce ad azzerare le bollette dei propri clienti, aumentandone così i risparmi.

uBroker immagina “un mondo in cui l’energia non è solo servizio, ma strumento per coltivare famiglie, sogni e un futuro più verde” come dice spesso il Presidente, Cristiano Bilucaglia.

 

Sant’Agostino, un africano patrono culturale d’Europa

Viviamo tempi confusi, con disagi economici, guerre in atto, problemi per il futuro … ansie per il presente e un’inedita multiculturalità alle porte.

La sempre meno accettata immigrazione dalla sponda sud del mediterraneo (soprattutto perché mal gestita) è fonte di allarme sociale sempre più evidente (sembra accertato che la cosiddetta Brexit, proprio per questo movimento di popoli abbia avuto successo). L’Europa è quindi di fronte a cambiamenti estremi, mai visti prima …

.. oppure non è così vero?

Duemila anni fa il continente era un autentico colabrodo di genti che da dove ogni dove arrivavano, rimanevano o ripartivano. Gli individui senza nome (ai quali praticamente tutti noi apparteniamo), che dall’alba della storia calpestano il pianeta, sono innumerevoli.

Per inquadrare il tempo del reale, sarà quindi utile appoggiarci ad alcune figure già note secoli/millenni fa, dei quali un paio di nomi sono sulla punta delle dita di tutti.

I primi due – originari da luoghi lontani e storicamente ben individuati – potrebbero essere San Paolo di Tarso (oggi in Turchia) e San Pietro, originalmente pescatore giudeo, detto Simone.

Il primo, più che immigrato nella Roma dei Cesari, ci arrivò come prigioniero: un ebreo denunciato dai soliti ebrei di Palestina che non ammettevano alcuna novità nella loro esegesi religiosa.

Il secondo arrivò invece nell’Urbe quasi “di passaggio” e in tarda età, non per fame o sete ma più che tutto per diventare il primo Papa della storia. Come noto ai più, la città Eterna non si dimostrò molto socievole nei loro confronti. Dopo aver fatto la loro conoscenza, ancora meno socievolmente li giustiziò, pur se separatamente, nel 64 d.C.

Troppo tempo, decisamente troppo tempo è passato da allora e forse un altro continente può venirci in aiuto.

Passiamo perciò dall’Asia all’Africa, la nazione ora Algeria, ma al tempo chiamata Numidia.

Il teologo Agostino, meglio conosciuto come Sant’Agostino potrebbe essere il primo immigrato di rilievo nel nostro continente, quindi un protagonista da accogliere al centro di questa nostra riflessione. La sua figura rappresenta una delle più alte – se non la più nobile – della patristica occidentale (II/VIII secolo). La Patristica è la corrente di pensiero che ‘sistematizza’ le conoscenze dei primi studiosi (sia ad oriente che ad occidente), grazie a un’osmosi fra la tradizione ebraica, la filosofia greca e naturalmente l’ormai trionfante esperienza cristiana. In quei lontani secoli si forma perciò il corpus religioso, morale e anche legislativo, di cosa diventerà la prima Chiesa cattolica.

Agostino nasce a Tagaste nel 354 d.C. da una famiglia agiata, conduce una gioventù spensierata (se non scapestrata) fino attorno ai 30 anni.

Il ragazzo, nonostante le contraddizioni di anni passati nello studio come retore in una grande capitale come Cartagine – metropoli per molti versi ancora pagana, liberale e libertina – presto dimostra un’attitudine verso le filosofia e la riflessione religiosa, approfondite per una prepotente ricerca dell’Assoluto, pur se passando fasi di contraddittorie esperienze, come il periodo del Manicheismo, dottrina zoroastriana che identificava solamente due principi spirituali assoluti, il Bene e il Male (paritetici e in eterno contrasto fra loro). Anche oggi, dare del Manicheo a qualcuno significa evidenziarne la mancanza di mezze tinte nella vita, come vedere/comprendere solo il bianco e il nero della realtà.

Ma andiamo avanti…

Teologia a parte, il ragazzo di Agaste (ora Souk Ahras, 440 chilometri da Algeri) è accreditabile fra i primi africani arrivati nel nostro Paese dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Giunto a Roma con l’amatissima madre Monica (nata cristiana), conduce ulteriori studi che gli danno una certa visibilità culturale e religiosa.

Ancora avvolto dalla filosofia manichea, continua a frequentarla nella Città Eterna. Pur se brevemente apre e conduce una sua scuola di retorica, per poi arrivare a Milano come docente di Retorica presso le scuole Palatine, noto cenacolo e alta scuola per intellettuali.

Lì entra in contatto con il vescovo Ambrogio, ascolta i suoi sermoni, è affascinato dalle sue capacità dialettiche. Lentamente ma inesorabilmente l’alto prelato lo traghetta verso il cristianesimo e infine lo battezzerà nel 387.

Profondo studioso dei testi sacri e legato ad una fascinazione per il neo-platonismo la sua vita lombarda sarà illuminata da testi illuminati, profondi studi, conferenze, contatti con i Grandi dell’epoca (tra l’altro, il giovane africano è tormentato dal problema del male: se Dio esiste ed è onnipotente, perché non riesce ad annientarlo? Problema che ha sempre scollo i polsi ai più grandi pensatori ma che lui affronterà con tesi di altissimo acume che rimarranno imperituri nella storia della Chiesa e dello stesso Occidente).

Dopo alcuni anni in Lombardia, Agostino è rimandato in Numidia, lì nominato sacerdote, diventando poi Vescovo a Ippona

Il Nostro fu autore molto prolifico, notevole per la varietà dei soggetti, come scritti autobiografici, filosofici, apologetici, dogmatici, polemici, morali, esegetici, raccolte di lettere, sermoni e opere in poesia.

Per permetterci di valutare l’opera di ‘Agostino l’africano’ possiamo citare le sue Confessioni (Confessiones) e La città di Dio (De civitate Dei).

Le prime rappresentano in 13 libri la storia della sua maturazione religiosa. Il nocciolo nelle Confessioni è nel concetto che l’uomo, senza l’illuminazione di Dio, è incapace di orientarsi da solo. Grazie ad una dovuta obbedienza, questo riuscirà a trovare l’orientamento nella sua vita.

La città di Dio – in appena 22 libri (!!!) – è la difesa dalle accuse dei pagani verso un Cristianesimo, secondo loro unico responsabile per la caduta di Roma. Nel suo lavoro viene analizzata la storia dividendola in DUE CITTA’: la città terrena, guidata dall’amore per noi stessi e quella spirituale, guidata dall’amore per Dio.

Questa colossale opera, probabilmente distribuita nei monasteri di tutta Europa, non difende solo il Cristianesimo ma porge una dotta riflessione sulla storia, la natura umana e il destino dell’umanità.

Quindi … chi siamo noi e da dove veniamo?

Certamente siamo un coacervo di geni e cellule che si trasmettono di generazione in generazione. Questa cascata neuronale fa sì che ci si possa approssimativamente inquadrare come figli di una continente o di un altro, ma le culture si sottraggono a questa trappola biologica. Il libero pensiero spazia senza limiti, la lucida intelligenza è in grado di inquadrare problemi, risolverli, trovare altre vie.

Non stupiamoci perciò che una delle menti più limpide del cristianesimo medievale EUROPEO sia stato originario della terra dalla quale ora arrivano i ben noti barconi carichi di disgrazie, sofferenze e sogni.

Magari i genitori di un nuovo Einstein sono approdati in Europa solo pochi mesi fa….

Ferruccio Capra Quarelli

I segreti della Gran Madre

Torino, bellezza, magia e mistero

Torino città magica per definizione, malinconica e misteriosa, cosa nasconde dietro le fitte nebbie che si alzano dal fiume? Spiriti e fantasmi si aggirano per le vie, complici della notte e del plenilunio, malvagi satanassi si occultano sotto terra, là dove il rumore degli scarichi fognari può celare i fracassi degli inferi. Cara Torino, città di millimetrici equilibri, se si presta attenzione, si può udire il doppio battito dei tuoi due cuori.

Articolo1: Torino geograficamente magica
Articolo2: Le mitiche origini di Augusta Taurinorum
Articolo3: I segreti della Gran Madre
Articolo4: La meridiana che non segna l’ora
Articolo5: Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Articolo6: Dove si trova ël Barabiciu?
Articolo7: Chi vi sarebbe piaciuto incontrare a Torino?
Articolo8: Gli enigmi di Gustavo Roll
Articolo9: Osservati da più dimensioni: spiriti e guardiani di soglia
Articolo10: Torino dei miracoli

Articolo 3: I segreti della Gran Madre

La città di Torino è tutta magica, ma ci sono dei punti più straordinari di altri, uno di questi è la chiesa della Gran Madre di Dio, o per i Torinesi, ël gasometro. La particolarità del luogo è già nel nome, è, infatti, una delle poche chiese in Italia intitolate alla Grande Madre. L’edificio, proprietà comunale della città, venne eretto per volontà dei Decurioni a scopo di rendere onore al re Vittorio Emanuele I di Savoia che il 20 maggio 1814 rientrò in Torino dal ponte della Gran Madre (la chiesa sarebbe stata edificata proprio per celebrare l’evento), fra ali di folla festante. Massimo D’Azeglio assistette all’evento in Piazza Castello. Il dominio francese era finito e tornavano gli antichi sovrani. Il passaggio del Piemonte all’impero francese aveva implicato una profonda trasformazione di Torino: il Codice napoleonico trasformò il sistema giuridico, abolì ogni distinzione e i privilegi che in precedenza avevano avvantaggiato la nobiltà, la nuova legislazione napoleonica legalizzò il divorzio, abolì la primogenitura, introdusse norme commerciali moderne, cancellò i dazi doganali. La spinta modernizzatrice avviata da Napoleone con il Codice civile fu di grande impatto e le nuove norme commerciali furono fatte rispettare dalla polizia napoleonica con un controllo sociale nella nostra città senza precedenti. Tuttavia il carattere autoritario delle riforme napoleoniche relegava i Torinesi a semplici esecutori passivi di ordini imposti dall’alto e accrebbe il malcontento di una economia in difficoltà. Quando poi terminò la dominazione francese non vi fu grande entusiasmo, né vi fu esultanza per l’arrivo degli Austriaci. L’8 maggio 1814 le truppe austriache guidate dal generale Ferdinand von Bubna-Littitz entrarono in città, e prontamente rientrò dal suo esilio in Sardegna il re Vittorio Emanuele I, il 20 maggio dello stesso anno. Il re subito volle un immediato ritorno al passato, ossia all’epoca precedente il 1789, abrogando tutte le leggi e le norme introdotte dai Francesi. Il nuovo regime eliminò d’un tratto il principio di uguaglianza davanti alla legge, il matrimonio civile e il divorzio, e reintrodusse il sistema patriarcale della famiglia, le restrizioni civili riservate a ebrei e valdesi e restituì alla Chiesa cattolica il suo ruolo centrale nella società. Il 20 maggio 1814 fu recitato un Te Deum nel Duomo di Torino per celebrare il ritorno del re, che si fermò a venerare la Sacra Sindone. L’autorità municipale festeggiò il ritorno dei Savoia costruendo una chiesa dedicata alla Vergine Maria nel punto in cui il re aveva attraversato il Po al suo rientro in città. A riprova di ciò sul timpano del pronao si legge l’epigrafe “ORDO POPVLVSQVE TAVRINVS OB ADVENTVM REGIS”, (“L’autorità e il popolo di Torino per l’arrivo del re”) coniata dal latinista Michele Provana del Sabbione.

La chiesa, di evidente stampo neoclassico, venne edificata nella piazza dell’antico borgo Po su progetto dell’architetto torinese Ferdinando Bonsignore; iniziato nel 1818, il Pantheon subalpino venne ultimato solo nel 1831, sotto re Carlo Alberto. L’edificio ubbidiva all’idea di una lunga fuga prospettica che doveva collegare la piazza centrale della città, Piazza Castello, alla collina. La chiesa è posta in posizione rialzata rispetto al livello stradale, e una lunga scalinata porta all’ingresso principale. Al termine della scalinata vi è un grande pronao esastilo costituito da sei colonne frontali dotate di capitelli corinzi. All’interno del pronao vi sono ai lati altre colonne, affiancate da tre pilastri addossati alle pareti. Eretta su un asse ovest-est, con ingresso a occidente e altare a oriente, essa presenta orientazioni astronomiche non casuali: a mezzogiorno del solstizio d’inverno, il sole illumina perfettamente il vertice del timpano visibile dalla scalinata d’ingresso. Il timpano, sul frontone, è scolpito con un bassorilievo in marmo risalente al 1827, eseguito da Francesco Somaini di Maroggia, (1795-1855) e raffigura la Vergine con il Bambino omaggiata dai Decurioni torinesi. Ai lati del portale d’ingresso sono visibili due nicchie, all’interno delle quali si trovano i santi San Marco Evangelista, a destra, e San Carlo Borromeo, a sinistra. Fanno parte dell’edificio due imponenti gruppi statuari, allegorie della Fede e della Religione, entrambi eseguiti dallo scultore carrarese Carlo Chelli nel 1828. Sulla sinistra si erge la Fede, rappresentata da una donna seduta, in posizione austera, con il viso serio, sulle ginocchia poggia un libro aperto che tiene con la mano destra, con l’altra, invece, innalza un calice verso il cielo. Spunta in basso alla sua destra un putto alato, che sembra rivolgersi a lei con la mano sinistra, mentre nella destra tiene stretto un bastone. Dall’altro lato si trova la Religione, raffigurata come una matrona imperturbabile e regale: stringe con la mano destra una croce latina e sta seduta mentre guarda fissa l’orizzonte, incurante del giovane che la sta invocando porgendole due tavole di pietra bianca. I capelli sono ricci, e sulla fronte, lasciata scoperta dal manto, vi è una sorta di copricapo, come una corona, su cui compare un simbolo: un triangolo dal quale si dipartono raggi. Spesso, con un occhio al centro del triangolo, il simbolismo è usato in ambito cristiano per indicare l’occhio trinitario di Dio, il cui sguardo si dirama in ogni direzione, ma anche in massoneria è un importante distintivo iniziatico. Perfettamente centrale, ai piedi della scalinata, è l’imponente statua di quasi dieci metri raffigurante Vittorio Emanuele I di Savoia. La torre campanaria, munita di orologio, venne costruita sui tetti dell’edificio che si trova a destra della chiesa nel 1830, in stile neobarocco.

Entrando nella chiesa ci si ritrova in un ampio spazio tondeggiante e sobrio, c’è un’unica navata a pianta circolare, l’altare maggiore, come già indicato, è posto a oriente, all’interno di un’abside semicircolare provvista di colonne in porfido rosso. Numerose sono le statue che qui si possono ammirare, ma su tutte spicca la figura marmorea della Gran Madre di Dio con Bambino, posta dietro l’altare maggiore, il cui misticismo è incrementato dalla presenza di raggi dorati che tutta la circondano. Nelle nicchie ai lati, in basso, vi sono alcune statue simboliche per la città e per i committenti della chiesa, cioè i Savoia. Oltre a San Giovanni Battista, il patrono della città, anch’egli con una grande croce nella mano sinistra, S. Maurizio, il santo prediletto dei Savoia, Beata Margherita di Savoia e il Beato Amedeo di Savoia. La cupola, considerata un capolavoro neoclassico piemontese, sovrasta l’edificio ed è costituita da cinque ordini di lacunari ottagonali di misura decrescente. La struttura è in calcestruzzo e termina con un oculo rotondo, da cui entra la luce, del diametro di circa tre metri. Sotto la chiesa si trova il sacrario dei Caduti della Grande Guerra, inaugurato il 25 ottobre 1932 alla presenza di Benito Mussolini. La bellezza architettonica dell’edificio nasconde dei segreti tra i suoi marmi. Secondo gli occultisti, la Gran Madre è un luogo di grande forza ancestrale, anche perché pare sorgere sulle fondamenta di un antico tempio dedicato alla dea Iside, divinità egizia legata alla fertilità, anche conosciuta con l’appellativo “Grande Madre”. Iside è l’archetipo della compagna devota, per sempre fedele a Osiride, simbolo della consapevolezza del potere femminile e del misticismo, il suo ventre veniva simboleggiato dalle campane, lo stesso simbolo di Sant’Agata. Si è detto che Torino è città magica e complessa, metà positiva e metà maligna, tutta giocata su delicati equilibri di opposti che sanno bilanciarsi, tra cui anche il binomio maschio-femmina. Questo aspetto è evidenziato anche dalla contrapposizione tra il Po e la Dora che, visti in chiave esoterica, rappresentano rispettivamente il Sole, componente maschile, e la Luna, componente femminile. I due fiumi, incrociandosi, generano uno sprigionamento di forte energia. Altri luoghi prettamente maschili sono il Valentino e il Borgo Medievale, che sorgono lungo il Po e sono anche simboli di forza; ad essi si contrappone la zona del cimitero monumentale, in prossimità della Dora, legata alla sfera notturna e femminile. L’importanza esoterica dell’edificio non termina qui, ci sono alcuni che sostengono ci sia un richiamo alle tradizioni celtiche con evidente allusione a un ordine taurino nascosto tra le parole della dedica: se leggiamo l’iscrizione a parole alterne resta infatti la dicitura: Ordo Taurinus. Ma il più grande mistero che in questa chiesa si cela è tutto contenuto nella statua della Fede. Secondo gli esoteristi, la donna scolpita in realtà sorreggerebbe non un calice qualunque ma il Santo Graal, la reliquia più ricercata della Cristianità, e con il suo sguardo indicherebbe il luogo preciso in cui esso è nascosto. Allora basta capire dove guarda la marmorea giovane -secondo alcuni la stessa Madonna – e il gioco è fatto! Sì, peccato che chi ha scolpito il viso si sia “dimenticato” di incidervi le pupille, così da rendere l’espressione della figura imperscrutabile, e il Graal introvabile. Se non per chi sa già dove si trovi.

Alessia Cagnotto

Valli del Gran Paradiso: un modello di comunità, identità e territorio

Il presidente della Commissione Ambiente Sergio Bartoli a Valprato Soana / Ceresole Reale

20 luglio – Una giornata all’insegna delle tradizioni e della montagna viva per il Consigliere Regionale Sergio Bartoli, Presidente della V Commissione (Ambiente), che ieri ha preso parte alle celebrazioni patronali di San Silverio a Valprato Soana e San Nicolao a Ceresole Reale, nei due versanti del Parco Nazionale del Gran Paradiso.

“Due comunità straordinarie – ha dichiarato Bartoli – che dimostrano quanto la montagna piemontese sia ancora viva, partecipata e profondamente radicata nei suoi valori. Dalla Val Soana alla Valle Orco, ho respirato la forza delle nostre radici e la bellezza delle relazioni tra territorio e cittadinanza.”

Al mattino, Bartoli ha preso parte alla celebrazione a Valprato Soana, insieme al Sindaco Francesco Bozzato, agli amministratori locali, al Sindaco di Ronco Canavese Lorenzo Giacomino e ai Carabinieri di Ronco, partecipando alla messa celebrata da Don Gian Paolo Bretti, accompagnata dalla Banda musicale di Valperga e dai tradizionali costumi della Valle Soana. Il consigliere Bartoli ha espresso “Un ringraziamento speciale a Don Gian Paolo e al Diacono permanente Massimo Pignocco, per la dedizione e la cura con cui hanno animato la celebrazione, insieme a tutti coloro che, con discrezione e spirito di servizio, contribuiscono alla vita liturgica e comunitaria della parrocchia”.

Nel pomeriggio, la visita è proseguita a Ceresole Reale, dove il Consigliere ha partecipato alla celebrazione in onore di San Nicolao, officiata da S.E. Mons. Daniele Salera, Vescovo di Ivrea, alla presenza del Sindaco Alex Gioannini, del Presidente del Parco Gran Paradiso Mauro Durbano, del consiglio comunale e dei Carabinieri di Locana.

“Ringrazio entrambi i Comuni, i sindaci e le comunità per l’accoglienza – ha proseguito Bartoli –. Queste giornate non sono solo celebrazioni religiose, ma anche occasione di coesione e presidio umano del territorio. Come Regione, dobbiamo continuare a sostenere queste realtà con politiche concrete.”

“Come Presidente della Commissione Ambiente, ritengo essenziale che le valli piemontesi vengano ascoltate, valorizzate e messe in condizione di prosperare. Non c’è transizione ecologica possibile senza i territori che la vivono ogni giorno.”

Stellantis incorona Filosa nuovo ad. Ma preoccupano le voci di cessione di Iveco

A Torino i timori per l’aggravarsi della crisi del settore automotive e per il futuro di Mirafiori si accentuano, complice il diffondersi delle voci su una possibile cessione al gruppo indiano Tata dello storico marchio dei veicoli industriali Iveco.

Una delle eccellenze del gruppo Agnelli-Elkann potrebbe ora passare di mano, alimentando preoccupazioni e tensioni nel mondo industriale e sindacale da tempo preoccupato per le sorti del mono ex Fiat.

Si tratta, per ora, solo di indiscrezioni. Ma a renderle più concrete c’è la mancata smentita da parte di Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann. Il potenziale acquirente sarebbe il colosso indiano Tata, già proprietario di Jaguar Land Rover. Tanto basta per scatenare l’interesse degli investitori: il titolo Iveco ha chiuso la settimana con un balzo dell’8,32% in Borsa.

Le voci, però, non passano inosservate tra i sindacati. Quale sarà il futuro di Iveco e anche di Mirafiori? La Fiom ha chiesto al governo di intervenire per impedire qualsiasi ipotesi di vendita che possa mettere a rischio gli impianti e i posti di lavoro – oggi circa 14mila. L’Ugl sollecita la convocazione urgente di un tavolo ministeriale, mentre il leader di Azione, Carlo Calenda, invoca l’attivazione del golden power: lo strumento che consente all’esecutivo di bloccare o condizionare operazioni considerate strategiche per l’interesse nazionale.

Il tutto accade nello stesso momento  in cui, ad Amsterdam, l’assemblea straordinaria di Stellantis nomina Antonio Filosa nuovo amministratore delegato del gruppo. Un segnale di continuità e riorganizzazione che si intreccia con le incertezze italiane, rendendo ancora più incerto il futuro dell’industria automotive nel nostro Paese e in particolare a Torino.