ilTorinese

Telefono Rosa, nuovi Sportelli Antiviolenza Università

Nuovi Sportelli Antiviolenza Università di Torino all’interno dei Poli di Agraria-Medicina Veterinaria e di Economia e Management, gestiti dalle operatrici di Telefono Rosa Piemonte

 La violenza maschile contro le donne di qualunque età continua a mantenere diffusione e frequenza preoccupante. Non stiamo solo parlando delle vittime di femminicidio, ma delle centinaia o per meglio dire migliaia di donne e ragazze che ogni giorno subiscono molestie, abusi e aggressioni fisiche, psicologiche, sessuali, economiche, comprese le violenze perpetrate on line; donne di cui non parlano notiziari e siti web, ma che spesso patiscono danni fisici e/o psicologici duraturi, quando non permanenti.

Ora si realizza un importante passo in avanti nel contrasto alla violenza maschile, con l’offerta di ulteriori opportunità di contatto con il Centro Antiviolenza Telefono Rosa Piemonte di Torino.

L’Associazione, a seguito della decisione adottata dall’ Università degli Studi di Torino, si occuperà di garantire l’operatività di due nuovi Sportelli universitari. 

Importante sottolineare che tali Sportelli possono accogliere le richieste provenienti da studentesse, da personale docente e amministrativo dell’Università, o da dipendenti e collaboratori delle Ditte che operano su servizi esternalizzati; ma consentono l’accesso anche alle cittadine che desiderano una consulenza o un supporto per allontanarsi dalla violenza maschile.

*      Il primo Sportello sarà aperto (martedì 22 ottobre 2024) presso il Polo di Agraria e Medicina Veterinaria di Largo Braccini 2 a Grugliasco: l’help desk sarà operativo in presenza tutti i martedì dalle ore 9.30 alle ore 13.30 (compresa la reperibilità tramite cellulare e whatsapp al numero 327.3275692).  

*      Il secondo Sportello sarà aperto (mercoledì 23 ottobre 2024) presso il Polo di Economia e Management di Corso Unione Sovietica 218 bis a Torino: l’help desk sarà operativo tutti i mercoledì dalle ore 9.30 alle ore 13.30 (compresa la reperibilità con cellulare e whatsapp al numero 327.3275692).

Gli Sportelli sono completamente gratuiti e rispettano la privacy e la riservatezza di chi si rivolge.

Per aumentare le opportunità di ricorrere al Telefono Rosa Piemonte, sono state previste ulteriori forme di contatto:

-dal lunedì al venerdì dalle ore 14.30 alle ore 18.00 al numero 011.5628314

-in orario serale, dalle 19.00 alle 23.00 il mercoledì e il giovedì ai numeri 011.5628314 / 327.3275692

 Resta ovviamente attiva la possibilità di contattare il Telefono Rosa al consueto indirizzo e-mail telefonorosa@mandragola.com

“Usodimare”di Ernesto Franco: il reading al Carignano

Una voce-alta e chiara- una storia- lontana e affascinante- raccontata nella splendida cornice del Teatro Carignano di Torino.
Questi e molti gli altri gli elementi dell’ultimo affascinante reading di Ernesto Franco con Usodimare, edito da Einaudi, che andrà in scena lunedì 21 ottobre alle 19.30 presso il  Teatro Carignano di Torino (Piazza Carignano, 6).
Uno struggente racconto per voce sola, in grado di farci riflettere e portarci a fondo nella nostra solitudine e malinconia. È la storia del capitano Pepe Usodimare, discendente di una stirpe di eroi nati dalla fantasia di Melville, Conrad o Pratt, ha lanciato il suo equipaggio in una misteriosa ricerca: trovare qualcosa che Nenè, una donna a cui è legato da momenti sbagliati, ha nascosto proprio sul Bahía Inútil. Si tratta di un tesoro o forse soltanto della confessione di un amore? Per venirne a capo Usodimare ha solo il tempo sospeso di un ultimo viaggio. Ma la rotta del vecchio mercantile, una balena meccanica dove tutto può ancora accadere, è piena di imprevisti, di insidie, miraggi e pirati. C’è un destino da accettare, per la nave e per il marinaio.
Quello di lunedì sarà uno spettacolo in grado di collegare e unire il teatro alla letteratura e dare una nuova prospettiva al modo di raccontare le storie e approcciarsi ad esse.
I biglietti sono ancora disponibili sul sito del Teatro Stabile di Torino.
Valeria Rombolá 

Giornata della Prevenzione Sanitaria a Castellamonte: visite gratuite e innovazione per la salute pubblica

“L’impegno del personale medico è stato encomiabile”, ha dichiarato il consigliere regionale Sergio Bartoli

Ieri presso la Scuola di Musica di Castellamonte, si è svolta la Giornata della Prevenzione Sanitaria, un’iniziativa di grande rilevanza per la salute pubblica che ha visto la partecipazione entusiasta di numerosi cittadini. L’evento, promosso e organizzato dai Lions Club Alto Canavese e Lions Club Rivarolo Canavese Occidentale, è stato diretto dal presidente Giacomo Spiller, che ha accolto con calore i partecipanti, sottolineando l’importanza della prevenzione come strumento fondamentale per il benessere della comunità.

Alla manifestazione ha preso parte anche l’assessore Giovanni Agostino Graziano di Ozegna, che ha condiviso con i visitatori il percorso attraverso i vari spazi dedicati alle consulenze e alle visite mediche gratuite. L’iniziativa ha visto l’attiva partecipazione di un team di medici specialisti, i quali hanno offerto gratuitamente visite odontoiatriche, pediatriche, endocrinologiche, dermochirurgiche, oltre a consulenze nutrizionali e cardiologiche.

“L’impegno del personale medico è stato encomiabile”, ha dichiarato il consigliere regionale Sergio Bartoli, sottolineando quanto sia stato prezioso il contributo di tutti i professionisti coinvolti. “Hanno messo a disposizione il loro tempo e la loro competenza per offrire un servizio di prevenzione fondamentale, dimostrando che la salute è una priorità condivisa.”

Oltre al personale sanitario, un ringraziamento speciale va anche alle numerose associazioni di volontariato che hanno sostenuto l’evento. Tra queste spiccano AVIS, AVULSS, la Croce Rossa Italiana e i gruppi locali di volontariato, che hanno contribuito in maniera determinante alla buona riuscita della manifestazione, offrendo supporto logistico e assistenza ai partecipanti.

Ma l’evento non si è limitato solo alla prevenzione sanitaria. Una nobile causa ha arricchito la giornata: tutte le donazioni raccolte saranno infatti destinate all’acquisto di un innovativo software di intelligenza artificiale per la diagnosi precoce dei tumori alla prostata, un progetto all’avanguardia che sottolinea il connubio tra tecnologia e salute pubblica.

La Giornata della Prevenzione Sanitaria a Castellamonte si conferma quindi un appuntamento di grande valore, non solo per l’accessibilità alle cure, ma anche per l’importante messaggio di solidarietà e innovazione che ha saputo trasmettere.
L’evento è stato un esempio concreto di come il territorio, attraverso la collaborazione tra istituzioni, associazioni e cittadini, possa lavorare insieme per il benessere collettivo, promuovendo iniziative che mettono al centro la salute, la prevenzione e la cura delle persone.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: I problemi dell’Università – La pensione di Barbero – Lettere

I problemi dell’Università
Il numero chiuso  all’Universita’ è sempre stato un elemento  oggetto di vivace e costante discussione. Ricordo che il mio Maestro Alessandro Passerin d’Entreves sostenne in linea di principio il “numero chiuso”  in una “società  aperta”, usando volutamente l’espressione di Popper. Una società  aperta in cui la scuola diventasse ascensore sociale e consentisse potenzialmente a tutti di ascendere ai  gradi più alti degli studi, tenendo conto delle capacità’ e del merito, come prescrive la Costituzione. Adesso per la Facoltà di medicina,  l’unica a numero chiuso, è stato abolito il tanto contestato quiz con le crocette, lasciando una verifica dopo il primo semestre di frequenza . Mi sembra che la ministra Bernini  abbia operato una scelta equilibrata di compromesso. La Bernini e’ la prima ministra dell’Università dotata di cultura, coraggio ed equilibrio che si stenta invece a vedere  in altre politiche del centro -destra, piuttosto incapaci e ondivaghe come l’ex ministra Gelmini. Alla Facoltà di Medicina i problemi relativi ai dottorandi non si risolvono con facilità perché oggi c’è una carenza di medici ed, aggiungerei io, una carenza di bravi  medici. Avremmo bisogno di un numero programmato, anche se è difficile prevedere in un quinquennio e oltre le necessità di medici ,specie se la politica della lesina colpisce la sanità pubblica.
La Facoltà di Medicina è di per sé selettiva per gli alti costi che comporta la frequenza, ma  occorre comunque una selezione rigorosa che forse oggi non c’è.  Il solo fatto delle lauree brevi e magistrali nel settore medico e paramedico (già la parola appare un abuso) genera confusioni anche affaristiche perché a tutti viene conferito il il titolo di dottore che genera equivoci. Un fisioterapista che ottenne la laurea raddoppiò  il suo onorario e dopo poco lo triplicò Abbiamo  perfino gli infermieri laureati, i massaggiatori e le massaggiatrici dottori e esse, gli igienisti dentali laureati .Questa situazione è un elemento di confusione ed e’ un potenziale  danno per i pazienti.   Inoltre purtroppo oggi ci sono medici privi di etica professionale che scelgono la professione quasi esclusivamente per ragioni economiche . Non dico che la medicina debba essere una missione, ma certo non può essere  solo un mestiere  molto redditizio. Occorre che la   Ministra Bernini lavori ulteriormente ad altri ritocchi  sostanziali alla Facoltà di Medicina.  Per altri versi, che le altre Facoltà siano troppo “facili” e aperte a chiunque dovrebbe far riflettere. I perdigiorno pro Palestina invece che vezzeggiati o protetti andrebbero costretti a studiare  e a non creare danni: la parola studenti deriva dal verbo studiare. Una banalità che ad alcuni sembra  essere sfuggita.
A questo riguardo non è possibile non aderire alla  limpida petizione  del prof.  Ermanno Malaspina (nella foto di copertina)  dell’Università di Torino  al rettore Geuna che  ha tollerato l’occupazione devastante del Palazzo delle Facoltà umanistiche da parte di studenti (?) filo palestinesi che sono stati paragonati da una nota e vecchia sociologa  ex sessantottina ai giovani che manifestarono contro la guerra in Viet – Nam. Il livello sessantottino non è stato ancora raggiunto, ma ci stiamo avviando su quella strada in cui la politica devasta e desertifica gli studi. Ascoltare l’accusa che chi condivide la petizione di Malaspina “non ha dialogo con i giovani e sostiene la repressione” intristisce, perché ci porta a ricordare  le accuse  simili rivolte ad eroi della Resistenza e grandi professori come Venturi e Garosci solo perché non volevano cedere alla contestazione che stava bloccando l’Università senza rinnovarla.
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La pensione di Barbero
In una bella  e lunga intervista il prof. Alessandro Barbero alla fine  si confessa e riconosce i suoi limiti di storico. A 65 anni va in pensione  forse anche perché il viaggio a Vercelli diventa un po’  faticoso. Appare sempre giovane, per sua fortuna, ma ha preferito pensionarsi in anticipo. Barbero ha insegnato Storia Medievale all’Ateneo del  Piemonte orientale forse ha anche  scritto libri  di storia medievale degni di attenzione.
Le sue scorribande su tutti i temi storici possibili di ogni epoca rivelano invece un enciclopedismo divulgativo che piace al pubblico televisivo di bocca buona che  non gli da’ invece credito scientifico. Non si può  infatti approfondire un discorso storico su età diverse. Il Medio Evo è cosa lontana dalla contemporaneità. Barbero inoltre è troppo militante politicamente. Io contribuii a farlo conoscere a Torino agli inizi, ma poi mi accorsi dei suoi limiti. Oggi va in pensione e gli auguro anni di riposo magari ancora operoso, come si diceva di Croce, perché ci sono tanti che pendono dalle sue labbra, anche se la storia è cosa diversa. La semplificazione rende facile apprendere. Tutto il contrario di Giovanni Tabacco che praticò studi severi e fu quasi un monaco del sapere. Accostare Barbero a Tabacco sarebbe  blasfemo.
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LETTERE   scrivere a quaglieni@gmail.com

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Matteotti
Sono stato alla Manta di Saluzzo a sentire la sua conferenza su Matteotti che ha avuto un grande successo di pubblico il quale ha apprezzato il suo equilibrio storico sempre più raro. Io La leggo a volte come polemista, ma quando parla o scrive di storia lei assume una alterità molto diversa che la trasforma. Poco tempo fa ho appreso dell’uscita di un astioso e corposo libro contro Matteotti scritto da un professore italiano che ha insegnato in Svezia, fatto pubblicare dal centro “Giolitti” di Dronero, Cavour, Saluzzo nel 2015 e oggi introvabile: un libro scritto da un autore di estrema destra che non meritava attenzione come è accaduto, perché anche nel centenario  matteottiano quel libro è stato ignorato. Lei cosa ne pensa?     Giulio Bocca
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Io sapevo dell’esistenza di questo libro pubblicato da un editore minore  che , malgrado lo scandalismo oggi di moda, non è riuscito a suscitare interesse. Va bene togliere l’aureola anche ai santi laici come Matteotti, ma cercare di distruggerlo appare  ingiusto. I signori del centro “Giolitti” non devono stupire: il loro senso storico si rivela inesistente. L’atteggiamento contro Matteotti anche umanamente  appare penoso; sine ira et studio è cosa opposta al libro velenoso voluto dal centro “Giolitti”.
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Ztl a Moncalieri
Il sindaco di di Moncalieri  Montegna ha trasformato piazza Vittorio Emanuele in ztl. Non mi ero mai fermata con attenzione a girare a piedi  per quella piazza. A me è sembrata quanto meno poco bella. Con edifici uno diverso dall’altro. Una piazza senza uno stile omogeneo. Cosa ne pensa?   Elvira Rusca
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Io sono affezionato a Moncalieri e quindi non mi sono mai soffermato. A sottilizzare. Certo non c’è mai stato un restauro.  Credo  anch’io che la piazza manchi di una coerenza.  La parte migliore della Moncalieri storica non è la piazza  che il sindaco vorrebbe rivalutare senza avere le idee chiare. Chiederò un giudizio alla storica dell’arte prof. Maria Grazia Imarisio.

Il Patto Civico dei tre consiglieri eletti della Lista Cirio: “Noi, ‘sindaci in Regione’ per essere più vicini al territorio”

Una rete per dare risposte alle Amministrazioni 

Questa mattina a Pianezza, Mario Salvatore Castello del Patto Civico, Sergio Bartoli di Fare per il Territorio, Silvio Magliano dei Moderati, con l’introduzione di Antonio Castello, sindaco di Pianezza e guidati nel dibattito dall’on. Giacomo Portas, Presidente dei Moderati, hanno dibattuto sul ruolo e l’importanza delle liste civiche per il territorio, impegnandosi a essere un tramite tra la Regione e le Amministrazioni civiche e ad essere presenti nei comuni per sostenere gli enti locali, offrire loro soluzioni e raccogliere istanze. All’incontro hanno preso parte insieme a numerosi amministratori locali anche l’on. Daniela Ruffino ed Elana Rocchi, presidente eletta nella Provincia di Biella.

Al dibattito è intervenuto il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio: “La Regione vuole essere vicina alle proprie realtà territoriali e sono felice che insieme a noi per governare ci sia una lista di forze civiche che sono essenziali per battere l’astensionismo. Quello di oggi è un incontro importante: oggi siamo insieme in un’esperienza di governo, nella quale il contributo delle liste civiche si aggiunge alla coalizione dei partiti del centrodestra unito, e dobbiamo ora allargare ancora questa realtà: sono convinto che per l’impegno civico e per i moderati ci sia un grande spazio nel nostro Paese, uno spazio fatto di persone di buonsenso e che mettono sempre davanti il bene del proprio comune e dei propri cittadini, persone che sanno ascoltare e rispondere al telefono. Abbiamo tante cose da fare insieme nell’interesse del nostro Piemonte”.

“Le liste civiche possono dare qualcosa di diverso e in più dei partiti – ha detto il Sindaco Antonio Castello nella sua introduzione -. Il risultato della Lista Civica Cirio Presidente ce ne ha dato la conferma al punto che questa lista è risultata determinante ed è la terza forza politica in Piemonte. Questo è un valore che si deve considerare.
Non vogliamo sostituirci ai partiti ma essere di supporto per dare risposte ai cittadini che spesso si sentono limitati dalle ideologie”.

Per Silvio Magliano, Presidente del Gruppo Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato Liberale in Consiglio Comunale, “le liste civiche rappresentano la possibilità per ognuno, e la storia di queste tre liste lo dimostra, di occuparsi della res publica. Il dato dell’astensionismo è un dato oggettivamente preoccupante, in provincia di Torino alle scorse elezioni l’affluenza è stata appena del 54%. Vuole dire che le persone non si aspettano più una risposta dalla politica. Ci sono due modalità per portare le persone al voto: con slogan che parlano alla pancia della gente, che però rappresentano risposte semplici a problemi complessi e quindi non sono attuabili facilmente, oppure stare vicino alle persone e occuparsi seriamente di loro. C’è ancora chi fa politica per passione e si prende gravi responsabilità: tanti amministratori locali che si mettono in gioco ogni giorno per le proprie comunità. Noi oggi parliamo a queste persone, dicendo loro che siamo aperti alle loro esigenze, alle loro difficoltà e che possiamo essere un luogo di confronto e discussione su temi e problematiche comuni”.

Sergio Bartoli, Presidente della V Commissione e consigliere regionale della Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato Liberale ha sottolineato che “questo Patto per il territorio nasce dalla volontà e dalla passione civica dei tre consiglieri della Lista Cirio: noi condividiamo pienamente l’impegno per le nostre comunità, a contatto con la gente, e viviamo questo mandato da sindaci in Regione. Affrontiamo i problemi dei cittadini come li affrontavamo da sindaci, in modo diverso da chi invece è abituato a gestire la politica. Circa un terzo dei comuni italiani sotto i 15mila abitanti è amministrato da liste civiche: questi comuni hanno bisogno di supporto in molti ambiti e devono sentire la Regione più vicina. Chiediamo alla Giunta di fornire un supporto concreto ai nostri sindaci, che spesso trovano difficoltà nell’iter delle pratiche e nelle lungaggini burocratiche. A volte non riescono a mettersi in contatto, e per questo c’è bisogno di essere civici per dare una possibilità a questi sindaci di trovare un interlocutore nelle istituzioni”.

Mario Salvatore Castello, Consigliere Segretario del Consiglio Regionale, ha delineato in breve le modalità operative della rete: “Ci saranno altri incontri in altri territori, gireremo ovunque ci sarà bisogno. Non solo avremo le porte aperte nel nostro ufficio, ma saremo presenti nei comuni e sul territorio. Un ringraziamento particolare va al presidente Cirio che ha saputo unire nella sua lista i migliori raggruppamenti civici del territorio.
L’obiettivo che ci poniamo, ora, proseguendo su questa strada è costruire una casa per l’impegno civico in provincia di Torino e in Piemonte”.

L’on. Giacomo Portas ha sottolineato, in chiusura, che “essere civici vuol dire guadagnarsi il consenso, perché la gente sceglie prima di tutto le persone. Quindi le persone elette nelle liste civiche sono persone che hanno il consenso, che si costruiscono un rapporto con i cittadini e lo mantengono giorno per giorno. La storia dei Moderati, nati venti anni fa, lo dimostra chiaramente. Questa mattina siamo qui per dire che le liste civiche hanno un grande valore, che vanno considerate e che vogliamo impegnarci per aumentarne la presenza”.

Sergio Bartoli
Mario Salvatore Castello
Silvio Magliano

Trafitta da un pesce spada muore la surfista torinese Giulia Manfrini

Giulia Manfrini, surfista 36enne di origini torinesi e’ morta in Indonesia, dove si trovava per surfare nelle isole Mentawai nell’oceano Pacifico. Mentre stava surfando, un pesce spada è balzato fuori dall’acqua e l’ha trafitta al torace. Due amici della donna l’hanno riportata a riva ma a nulla sono valsi i soccorsi, data la gravità della ferita.  (Foto Instagram)

Cercasi maschio Doc

L’avvento di internet ha portato ad un aumento degli annunci di incontri, un tempo presenti solo su carta, con uscita settimanale o mensile, ed ora aggiornati più volte al giorno, con un’offerta indescrivibile anche su tematiche particolari.

Ecco quindi che, in un attimo, siamo in grado di incontrare virtualmente migliaia di persone, selezionandole per genere, età, località ed anche gusti sessuali: qualcuno cerca una relazione seria, qualcuno un incontro mordi e fuggi, qualcuno cerca chi inserire nel proprio ménage e così via.

Al di là dell’aspetto morale, perché ciò che non è espressamente vietato è consentito, questa possibilità di incontrare (o, quantomeno, contattare) con estrema facilità dei perfetti sconosciuti nasconde alcuni pericoli anche seri.

Il primo è insito nell’anonimato di chi incontriamo: siamo sicuri che la foto rappresenti realmente le fattezze reali? Il nome, l’età e la professione sono reali? Se quando vado all’incontro mi trovo un gruppo di persone che vogliono rapinarmi o, peggio, violentarmi?

Non da meno è il rischio di incontrare realmente chi ci aspettiamo che offrendoci da bere in un locale o, se siamo così sprovveduti da andarci, a casa sua ci narcotizza con la “droga dello stupro” (benzodiazepine) per cui potrà approfittarsi di noi e, al risveglio, non ricorderemo nulla.

Ma un pericolo meno traumatico fisicamente ma che può avere ripercussioni fastidiose è il rischio che qualcuno usi il nostro contatto per commettere reati o illeciti.

Mi spiego meglio: alcuni annunci, come pure alcuni profili sui social, mostrano ragazze o donne mature in atteggiamento inequivocabile, sessualmente esplicito o che, comunque, promettono il paradiso in Terra. Cosa ci costa contattarle, chiederel’amicizia o inviare il primo messaggio? Probabilmente in risposta ci verrà inviato un link dove poter vedere le loro foto, o dove potremo vedere meglio qualcosa di loro e così via.

Ecco che cliccando su quel link abbiamo intrapreso la strada dell’inferno, non in senso morale perché ognuno è libero di gestire la propria vita secondo propri codici, ma in senso pratico, fatto di seccature, rogne, rischi.

Se il link sul quale clicchiamo contiene un trojan o un malware, avremo fornito a chi ci ha inviato il link un passaporto per entrare nel nostro PC (o nello smartphone) a curiosare sui nostri conti correnti, sulle nostre password o, non da meno, rubare la nostra identità.

A me è successo qualche settimana fa: qualcuno ha copiato il mio profilo su un social (senza però mettere la foto) chiedendo amicizia a chi era già mio amico; ovviamente i miei amici, sapendo di avere già amicizia con me, prima di accettare la richiesta mi hanno contatto perché pareva strano che io chiedessi nuovamente l’amicizia.

Peggio ancora se contattiamo una ragazza iscritta ad alcuni siti di incontri (il database che io e collaboratori usiamo contiene profili che cambiano nome e identità pur mantenendo la stessa immagine): perfette sconosciute che chiedono il contatto telegram o whatsapp per poi mandarci foto “particolari”. Peccato che spesso quelle foto contengano al loro interno file eseguibili (una specie di steganografia) o realizzati appositamente per spiare nel nostro PC.

Con questo non voglio dire che la tecnologia o la modernità siano totalmente pericolosi, da evitare; voglio solo mettere in guardia dai pericoli che, oggi più che un tempo, risiedono nei social, nei siti di incontri o negli annunci su siti per adulti.

Anni fa i rischi erano ridotti: al massimo, se ti appartavi con uno conosciuto al ballo in piazza, potevi rimediare una violenza ma decine se non centinaia di persone avevano il loro viso, la targa o altro stampati in mente; ora, specie se chi ha intenzione di delinquere è esperto, è possibile che abbia agito in modo da non lasciare tracce in rete o che, complice l’alta velocità, giunga da Milano a Torino pur avendo dichiarato di abitare in Val di Susa, rendendo molto più difficile l’identificazione e la cattura.

Cosa fare, dunque? Aprire gli occhi, consapevoli che se una donna ci contatta dichiarandosi innamorata di noi senza neppure aver visto la nostra foto vuol dire che c’è qualcosa di poco chiaro sotto; se ci arrivano mail di una tizia di nome XYZ che chiede come stiamo dopo anni che non ha nostre notizie, ma nonostante l’ottima memoria non riusciamo a ricordarla, è il caso di cancellare la mail senza indugio.

Allo stesso modo, se chiedono nostre foto al primo contatto, magari sostenendo di essere nostre concittadine e chiedendoci l’indirizzo saremmo davvero stolti a fornirglielo.

Insomma, essendo abbastanza cresciuti da non credere più nelle favole, cerchiamo di non farci più incantare dal canto delle sirene digitali; fanno leva sul nostro bisogno di affetto o di compagnia, sfruttando la nostra debolezza. Provate a dire loro che siete disoccupati e con molti debiti da ripianare: scommettiamo quanto durerà la vostra amicizia?

Sergio Motta

La nuova sede di ESCP Business School

 

Apre ufficialmente al pubblico il nuovo Campus di Torino di ESCP Business School che accoglie oltre mille studenti e docenti da tutto il mondo, consolidando il legame tra la business school e il capoluogo piemontese. Tra gli studenti immatricolati solo 259 sono italiani, un dato che sottolinea il clima multiculturale e dinamico che caratterizza il campus di Torino.

“Oggi – ha detto il sindaco Stefano Lo Russo, intervenendo all’inaugurazione – il campus internazionale di ESCP Business School apre ufficialmente le sue porte a studenti e docenti, e siamo entusiasti di questo traguardo. Per la città di Torino, rappresenta l’istituzione di un nuovo polo accademico di eccellenza, con solide radici e uno sguardo rivolto al futuro. La scelta della sede, che ha permesso il recupero di un magnifico edificio nel cuore della città, ne è una testimonianza. Torino sta vivendo una trasformazione significativa e gli investimenti realizzati in questi anni la renderanno sempre più dinamica, attrattiva e internazionale. Una meta ideale per giovani studenti provenienti da tutto il mondo, capace di offrire loro un ambiente propizio per costruire il proprio futuro, oltre a esperienze di studio, lavoro e integrazione nel tessuto economico e sociale della città”.

Situato nel cuore della città, in un edificio storico di proprietà di BNL BNP Paribas (che ha realizzato i lavori per ESCP), il campus si estende su oltre 8mila metri quadrati e rappresenta uno dei simboli del recupero architettonico degli edifici storici di Torino.

Originariamente costruito nel 1877 come residenza di prestigio in stile neoclassico, l’edificio subì danni durante i bombardamenti del 1942 e fu successivamente trasformato da BNL nel 1983.

Il progetto attuale, realizzato in collaborazione con TRA – Toussaint Robiglio Architetti, GAA*, Subhash Mukerjee Studio, Conrotto Progetti, Fionda e Fred s.r.l preserva infatti l’identità storica dell’edificio integrandola con un’estensione contemporanea.

Questa fusione tra tradizione e innovazione rappresenta perfettamente i valori fondamentali di ESCP Business School – fondata nel 1819 e prima scuola di management al mondo – rendendo il Torino Campus non solo un modello accademico innovativo, ma anche una manifestazione materiale della vision di ESCP: rispondere alle esigenze didattiche moderne senza perdere l’importanza della propria eredità storica.

Il campus di Torino, progettato come uno spazio in cui la tradizione incontra l’innovazione tecnologica, si pone al centro di un’importante riflessione sugli spazi dell’educazione in relazione all’innovazione pedagogica. Gli spazi fisici del nuovo campus dialogano con le trasformazioni tecnologiche, in particolare l’intelligenza artificiale, che gioca un ruolo chiave nel definire nuove modalità di apprendimento e interazione. L’AI è parte integrante delle attività didattiche e di ricerca, ma viene sempre messa in relazione con l’intelligenza umana, che rimane al centro del processo educativo. Questo approccio sottolinea che, sebbene le innovazioni tecnologiche siano fondamentali, è l’abilità intellettuale e le qualità più umane come empatia, creatività e pensiero critico che consentono una vera crescita.

Il campus si configura quindi come un laboratorio dinamico, dove l’integrazione tra tecnologia e umanità è il punto di forza per costruire il futuro della formazione.

Il campus favorisce l’interazione tra studenti, docenti e ospiti grazie a spazi comuni come la Library, MeetUp rooms, la futura caffetteriacorridoi e salotti progettati come spazi di dialogo. In particolare, l’Agorà, una piazza coperta e vetrata accessibile a tutti, rappresenta un’importante soluzione sviluppata in collaborazione con la Città di Torino. Le aule, flessibili e riorganizzabili, presentano configurazioni che stimolano l’apprendimento collaborativo. Unicum del nuovo polo sono le classi ad emiciclo: evoluzione della didattica ex cathedra, offrono spazi di dialogo per seminari, discussioni e workshop, sia in presenza che online. La loro conformazione garantisce sempre una visibilità ottimale e una perfetta interazione tra docenti e studenti oltre a un’acustica studiata per la massima efficacia.

L’auditorium modulabile e la segnaletica moderna e accessibile, infine, completano la panoramica del nuovo campus di ESCP Business School, definendolo come luogo di apprendimento all’avanguardia, che prepara i leader globali di domani.

ESCP si afferma quindi come un’istituzione che non solo guarda al futuro, ma contribuisce a costruirlo puntando su un cardine per tutti i settori dello sviluppo: la sostenibilità. Il progetto prevede l’integrazione di pannelli fotovoltaici e solari, l’uso di materiali riciclati e un innovativo sistema di gestione energetica per ridurre l’impatto ambientale e garantire l’efficienza in tal senso.

ESCP offre un ampio ventaglio di programmi accademici che valorizzano il territorio piemontese e italiano, grazie alle numerose collaborazioni con aziende locali. Tra i programmi erogati troviamo il Bachelor in Management (BSc), il Master in Management (MIM), recentemente classificato sesto al mondo, il MSc in International Food & Beverage Management (IFBM), il MSc in Luxury Management, il MSc in Hospitality & Tourism Management, l’MBA in International Management e l’Executive MBA (EMBA).

Un’offerta accademica ampia e di altissimo livello che vede, tra gli altri, l’EMBA al secondo posto della classifica mondiale del Financial Times.

In questo contesto si inserisce Blue Factory, l’incubatore d’impresa di ESCP Business School, che favorisce l’interazione con il sistema imprenditoriale locale, sostenendo la nascita e lo sviluppo di nuove iniziative e startup, contribuendo a creare un impatto positivo sul territorio.

TORINO CLICK

Paula Hawkins, autrice del successo planetario La ragazza del treno, alle Gallerie d’Italia

Per presentare il suo ultimo romanzo L’ora blu e raccontare come nascono i suoi romanzi

 

Ieri pomeriggio nella Sala Immersiva delle Gallerie d’Italia si è tenuto l’evento di chiusura di Portici di carta con la scrittrice Paula Hawkins, autrice de La ragazza del treno, bestseller mondiale da 25 milioni di copie vendute in tutto il mondo. In dialogo con la giornalista Alessandra Tedesco, la Hawkins ha presentato il suo ultimo romanzo uscito il 15 ottobre edito da Piemme L’ora blu. Un altro thriller che questa volta ruota intorno all’enigma di un’opera d’arte e all’artista di fama mondiale che l’ha creata, Vanessa Chapman. La storia prende il via da una terribile scoperta alla Tate Modern di Londra: un antropologo sostiene che una delle sculture della Chapman esposta in questa galleria d’arte è stata realizzata usando un osso umano anziché animale, così come dichiarato dall’artista.

Da qui James Becker, curatore della fondazione artistica a cui Vanessa Chapman ha lasciato le sue opere d’arte, decide di incontrare Grace, migliore amica ed esecutrice testamentaria dell’artista. Grace vive nella dimora appartenuta a Vanessa a Eris, un isolotto sperduto tagliato fuori dalla terraferma scozzese per dodici ore al giorno per via delle maree. Becker vuole indagare sulla vita artistica e non solo di Vanessa ed è convinto che entrando in possesso dei suoi diari possa ricostruire la genesi dell’opera d’arte che ha suscitato scalpore e risolvere alcuni misteri che si è portata via con sé, alla sua morte cinque anni prima, come la scomparsa dell’ex marito in circostanze mai chiarite. Vanessa, attraverso le sue pagine di diario e la ricostruzione del rapporto che aveva con ognuno dei personaggi, sembra essere un fantasma che aleggia su quest’isola-non isola.

E l’ambientazione scelta dalla Hawkins è cruciale in questa storia e l’autrice riferisce che “è da lì che sono partita, mi è venuta l’idea di ambientare la storia in un’isola che è soggetta alle maree e quindi se c’è bassa marea puoi tranquillamente raggiungerla, se la marea invece è alta resti imprigionato o sull’isola non ci puoi arrivare e questo, capite bene, è uno spunto interessante per uno scrittore di crime perché apre tutta una serie di possibilità. E poi mi sono chiesta un’altra cosa: chi potesse voler vivere su un’isoletta che due volte al giorno è isolata completamente dal resto del mondo. È importante non solo per la storia, in termini di quello che accade, ma anche come va a influenzare gli esseri umani che ci vivono, in primis Grace, che vive qui da vent’anni e che riesce a dormire solo quando la marea è alta e lei sa che nessuno potrà sbarcare sull’isola e sorprenderla nel mezzo della notte.” La solitudine è un tema importante che emerge in questo romanzo, la solitudine cercata ma anche quella subita, non a caso il sottotitolo del romanzo è “Non è il momento di stare da soli”.

Nella seconda parte dell’intervista si entra nella vena creativa della scrittrice.

Alessandra Tedesco: “Qual è la tua scintilla creativa, da dove parti per raccontare un storia?”

Paula Hawkins: “Ci sono diversi spunti che possono alimentare la mia vena artistica. Ad esempio vi posso dire che un bel giorno mi trovavo in vacanza in Francia e, guarda un po’, mi sono ritrovata vicino ad un isolotto soggetto alle maree. E poi ci sono personaggi che all’improvviso mi arrivano in testa e me li porto in giro, avevo questa artista, Vanessa, che mi ronzava nella testa, ma ci ho messo un po’ prima di scrivere di lei. Incontro, parlo con qualcuno e salta fuori qualcosa che mi annoto qualcosa mentalmente e so che la utilizerò per creare i miei personaggi. In sostanza cosa faccio? Tutto parte dal personaggio e quando l’ho trovato gli costruisco intorno un ambiente particolare, lo metto in un isolotto sperduto o su un treno e poi aspetto di vedere dove mi porta.”

  1. Tedesco: “La cronaca nera ti ha mai ispirato qualcosa o preferisci agire totalmente di fantasia?”

P. Hawkins: “Ci sono degli eventi di cronaca nera da cui posso trarre ispirazione, ma in un modo molto specifico, nel senso che non ho mai utilizzato un delitto in quanto tale per poi farlo mio e presentarlo in uno dei miei romanzi. La cosa che mi affascina però è considerare i vari aspetti che riguardano quello che è accaduto, cioè comincio a farmi delle domande: ma come si è arrivati a questo? Cosa è successo prima, che ha portato a questo delitto? E poi mi chiedo: e dopo? Quindi, molto spesso quello che accade è che rifletto su quello che è uno spunto per me, comincio a sviscerare diversi aspetti legati a quell’atto di violenza che poi inserisco in uno dei miei romanzi.”

A. Tedesco: “Ovviamente non esiste la ricetta del giallo perfetto, ma ci sono degli errori che non vanno commessi. Quando leggi i libri degli altri, cosa ti fa veramente arrabbiare in un giallo o in un thriller mal riuscito, qual è insomma l’errore da evitare?”

P. Hawkins: “Innanzitutto comincio con il dire che se chi scrive di crime scrivesse quello che fa veramente la polizia sarebbe una noia mortale, perché i poliziotti passano buona parte del loro tempo seduti al computer, capite bene che non sarebbe un libro appassionante. Se devo dire quello che proprio non mi piace è quando ti rendi conto che stai leggendo e ogni cosa che accade, ogni svolta dell’indagine, ogni momento topico della storia è forzato, ti rendi conto che non è credibile, te lo stanno facendo andare giù per traverso e l’autore non è proprio ispirato. La bellezza di una storia sta quando si crea la suspense che prepara il terreno, disseminando indizi qua e là, ma tu non ti puoi aspettare che succeda questo o quell’altro, anche se arriva ad un certo punto la sorpresa e il colpo di scena e a quel punto, se il libro è scritto bene, torni indietro e dici: ah però effettivamente era così! Perché sono stati disseminati buoni indizi che hanno preparato il terreno.”

A. Tedesco: “Un’ultima domanda. Abbiamo fatto cenno all’inizio a La ragazza del treno: 25.000 milioni di copie nel mondo, un successo internazionale incredibile. Sono passati quasi dieci anni dalla pubblicazione di quel romanzo, che rapporto hai con quel romanzo. Perché venire da un successo del genere non deve essere stato facilissimo scrivere gli altri romanzi. Quel romanzo ti è servito o ti è stato anche un po’ di peso?”

P. Hawkins: “Se devo essere sincera un po’ entrambe le cose, nel senso che un successo del genere naturalmente ti cambia la vita, la rende più facile i un certo senso, quindi non posso che essere felice del modo in cui è stato accolto, però va anche detto che poi è stato molto difficile scrivere il secondo. Questa ansia da prestazione l’ho avvertita perché ci sono molte aspettative da parte degli altri nei tuoi confronti, quindi dopo dieci anni ho un rapporto migliore con quel libro, ho cominciato a sentirmi più a mio agio rispetto a quel libro. Lo so che vi potrà sembrare ridicolo, ma all’inizio il rapporto con quel libro non è stato così semplice, adesso ho fatto la pace con quel libro, gli voglio bene e che oggi il mio rapporto con Rachel (la protagonista de La ragazza del treno) è molto migliorato rispetto ai tempi.”

L’autrice al termine dell’incontro si è fermata per incontrare il pubblico intervenuto per il firmacopie.

GIULIANA PRESTIPINO

“Discarica a cielo aperto” in corso Racconigi

Caro direttore,

così appare un tratto di corso Racconigi all’altezza del civico 137, in borgo San Paolo. Sacchi di scarpe vecchie, cesti di vimini, aspirapolvere e ogni tipo di rifiuto.

L’inciviltà di certuni si fa strada ogni giorno di più e sta sotto gli occhi di tutti e non solo in questo quartiere. Insudiciare le strade della città è cattivo fenomeno sempre più frequente. Questa  mattina sopraggiungeva un operatore ecologico , mentre venivano scattate le foto, che ha detto: “tutti i giorni è così. Dovrei passare  in giorni prestabiliti ma conoscendo la situazione passo tutti i giorni a pulire”.  Se da un lato possiamo fare un plauso all’operatore ecologico, agli autori di quello schifo non  possiamo che esprimere una forte nota di biasimo. Quei bidoni fatto parte di un determinato condominio  ed il Comune per tramite il competente ufficio, potrebbe intervenire diffidando e multando gli insudiciatori ma visto lo spettacolo che ci si presenta  possiamo dedurre che almeno qui , non lo ha ancora fatto.  Sicuramente bisogna intervenire in modo radicale affinchè Torino non sia trasformata in una discarica a cielo aperto.
Luigi Gagliano