Verrà inaugurata lunedì 14 aprile nei locali dell’Urp del Consiglio regionale del Piemonte, in via Arsenale 14 G a Torino, alle 11.30 la mostra “Marionette da favola”, esposizione curata da Augusto Grilli e comprendente ben cinquanta tra marionette e burattini.
Augusto Grilli è stato il fondatore, nel 1978, a Torino, della compagnia Marionette Grilli.
La mostra, alla cui inaugurazione parteciperanno la Consigliera segretaria del Consiglio Regionale del Piemonte, Valentina Cera, e Augusto e Marco Grilli, della Fondazione Marionette Grilli, rimarrà aperta fino al 30 maggio con orario gratuito.
Orario dal lunedì al giovedì 9-12.30; 14-15,30. Venerdì 9-12.30.
Mara Martellotta
L’isola del libro
RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
Salomé Esper “La seconda venuta di Hilda Bustamante” – SUR- euro 17,50
E’ strepitoso l’esordio della 41enne argentina Salomé Esper che in questo breve romanzo: afferra il mastodontico tema della morte, lo affronta con tocco magico, lo alleggerisce dal dolore e finisce per esorcizzarlo con ironia e tenerezza. Lancia il messaggio che ogni attimo sia prezioso e che, nell’imperscrutabile ciclo di vita e morte, anche gli oggetti trattengano l’energia di chi non c’è più.
L’inizio è di quelli da brivido. Un anno dopo la sua morte, la 79enne Hilda Bustamante si risveglia: al buio, con la bocca invasa dal metallico sapore di terriccio e vermi, rinchiusa in una bara, sotto palate di terra. L’unica cosa che sa è che deve uscire; a fatica tira fuori prima un pugno, poi un braccio e, con disperate manovre, riesce a riemergere dal sepolcro.
Mentre lascia il camposanto e si avvia verso il suo paese, si verificano una serie di fenomeni tipo poltergeist, di quelli paranormali e inspiegabili: strade invase da cavallette, campane impazzite e vetri che esplodono. Insomma, una mattina qualunque Hilda risorge e il panico dilaga in città.
Lei si presenta alla porta di casa, dove ancora la stanno piangendo inconsolabili il marito Alvaro, la nipotina adottiva Amelia (che però la chiamava mamma) e il gruppo delle Devote del Sacro Cuore (Carmen, Clara e Susan, ovvero le amiche della chiesa).
Che reazioni si possono avere di fronte a una donna anziana che torna dal regno dei morti?
Turbamenti profondissimi e contrastanti saranno quelli che travolgeranno i vari personaggi.
Il marito Alvaro non si allontanerà più neanche di un millimetro dall’adorata moglie, nel timore di perderla nuovamente. Mentre la piccola Amelia, condividendo la stessa paura, si rifiuterà di dormire. Poi gli atteggiamenti diversi delle amiche… che scoprirete leggendo.
Tra i vari quesiti di fondo: sarebbe meglio sbandierare ai quattro venti il miracoloso ritorno di Hilda, oppure mantenere il segreto?
E ci sarà anche chi vorrà vedere nella sua resurrezione quella di Gesù.
Vi anticipo solo che l’ironia è sparsa in ogni pagina e il terrore della morte viene un po’ allontanato. Preparatevi anche ad un finale decisamente a sorpresa, poi portatevi nel cuore questo bellissimo romanzo, in attesa del prossimo della Esper che ha subito rivelato una creatività incantevole
Stefania Colombo “Jeanne Hébuterne. La luce di Modigliani” -Morellini- euro 20,00
Nel parigino Cimetière du Père-Lachaise, Amedeo Modigliani e Jeanne Hèbuterne sono sepolti insieme e sostare davanti al loro sepolcro è un’emozione intensa. Pensi che sia l’epilogo -almeno un briciolo consolatorio- che consegna all’eternità una delle storie d’amore più travolgenti della storia umana e dell’arte.
La 46enne autrice (regista e attrice) Stefania Colombo prova a immedesimarsi nella disperazione di Jeanne che, alla morte di Modì, decide di seguirlo (con la creatura che porta in grembo), perché senza di lui la vita sarebbe impossibile.
La storia di Jeanne Hèbuterne è legata a quella dello scultore-pittore -dotato di immenso talento- Amedeo Modigliani, nato a Livorno nel 1884; ebreo sefardita, minato dalla tubercolosi.
A inizi Novecento lo troviamo a Parigi, culla delle avanguardie artistiche. Città, all’epoca, calamita di pittori, scultori, scrittori e artisti che vivono in mansarde gelate, attanagliati dai morsi della fame; ma nei caffè e negli atelier lungo la Senna scatenano creatività, idee e grandi ambizioni.
Jeanne nasce nel 1898, a Meaux, in una famiglia benestante della borghesia cattolica francese, parecchio conservatrice. La giovane rivela presto predisposizioni artistiche; riesce a superare l’opposizione dei genitori e si iscrive ai corsi di Belle Arti di Parigi.
In quelle aule, nell’inverno 1916, Jeanne incontra Amedeo; la sua vita entra in un dirompente amore…e nel mito.
Lei ha 18 anni, è timida e riservata.
Lui è un uomo che piace molto alle donne e ricambia, tossisce e sputa sangue, beve a dismisura e non disdegna le droghe. Ha un bagaglio di sofferenza e povertà; soprattutto, è tormentato e disilluso.
In un secondo, tra i due la passione è travolgente, condividono pensieri, emozioni, arte….
Jeanne -eterea, esile, capelli rosso fiammante, pelle eburnea- diventa la musa per eccellenza di Modì. Lei ammira e comprende perfettamente l’incanto e il senso delle tele del suo uomo. Figure allungate, volti malinconici, occhi vuoti ma pieni di significato, che paiono contenere e incarnare tutto il dolore e la bellezza del mondo. L’arte di lui… è nell’anima di lei.
La giovane non si volta più indietro. Gli Hébuterne la ripudiano e la buona società pure. La coppia fa vita bohémien in un minuscolo appartamento-atelier pieno di spifferi e miseria, ma è il loro nido… dove si amano e dipingono.
Anche Jeanne disegna centinaia di nudi femminili, immagini di Amedeo, acquerelli, autoritratti e crea gioielli. Nel 1918 è incinta; Modì non è di grande aiuto, lei a stento dà alla luce la piccola Jeanne della quale non riesce ad occuparsi e viene messa a balia.
La loro situazione peggiora tra miseria e salute precaria di entrambi; per lei è sempre più difficile tenere insieme tutti i pezzi. Lui la dipinge e le dice «Sei il mio sogno. Jeanne, e io sono il tuo incubo».
Nel 1919 un’altra gravidanza, ma il fisico di Jeanne è consumato, mentre la tubercolosi di Amedeo è in fase terminale. Tanto che, ricoverato d’urgenza in ospedale, muore il 24 gennaio 1920.
Ed è la fine di tutto.
Quando il gelido padre -che non l’ha perdonata e non le rivolge la parola- l’accompagna a vederlo, lei riflette sui famosi occhi dipinti da Modì; non vuoti, piuttosto, liberi e riempiti dai ricordi di chi guarda.
Ma ora nell’ospedale de la Charité, davanti alle pupille svuotate di vita del suo Amedeo, Jeanne capisce che quelle di un morto non si possono riempire di ricordi, perché non resta nulla.
La volontà di vivere l’ha abbandonata, lei è come stordita da tanto strazio e le manca l’aria. La loro meravigliosa storia d’amore è durata 3 anni.
Quella notte, il 25 gennaio, nella stanza da ragazza, a casa del padre, l’amato fratello cerca di consolarla…inutilmente.
Mentre lui si appisola, Jeanne, all’ottavo mese di gravidanza, sale sul davanzale del quinto piano, prende fiato e si lancia incontro al suo Amedeo….
Holly Gramazio “I mariti” -Einaudi- euro 20,00
L’idea di fondo è originale e pure divertente, poi forse manca un freno all’eccesso di sliding doors; sorta di continua apertura-chiusura di porta-portale che ogni volta sforna e inghiotte mariti, via uno, sotto un altro.
Tutto ha inizio a Londra. Una sera, Lauren, single 30enne, rientra dall’addio al celibato di un’amica; apre la porta di casa e…sorpresa!
C’è uno sconosciuto, perfettamente a suo agio in pigiama, che l’aspetta per andare a dormire… la cosa più normale del mondo. Peccato lei non l’abbia mai visto prima.
L’uomo dice di essere Michael, suo marito; le svariate foto della coppia disseminate nell’appartamento e la dimestichezza con cui si muove all’interno sembrano confermarlo.
Saggiamente, lei ci dorme sopra e al risveglio mattutino sarebbe anche disposta a vivere con quell’avvenente e gentile esemplare maschile.
Ma, immaginate il suo sconcerto quando Michael sale in soffitta per una lampadina…e…al suo posto scende un uomo completamente diverso.
E non è che l’inizio.
In pieno plot surreale e visionario, scatta un indiavolato meccanismo; scandito da un continuo inarrestabile saliscendi da capogiro di mariti (tutti diversissimi uno dall’altro).
Punto di svolta è la scala della soffitta.
Lauren, alcuni se li terrebbe pure volentieri ma, per un imperscrutabile disegno, a volte non riesce ad impedirgli di salire in soffitta… ed ecco che a calarsi è poi uno nuovo. Altri, invece, li detesta fin da subito e non ci mette un secondo a rispedirli sopra con un pretesto, curiosissima del prossimo arrivo.
Ogni marito comporta anche un cambiamento di vita, non sempre in meglio. Insomma un reset continuo da perdere l’equilibrio.
E’ l’esordio letterario di chi per mestiere inventa videogiochi, e nel romanzo è più che evidente il suo background di game designer.
Ugo Barbàra “Malastrada” -Rizzoli- euro 20,00
E’ il secondo capitolo della saga dei “Malarazza” ad opera dello scrittore, giornalista e sceneggiatore siciliano Ugo Barbàra, che ha pubblicato il primo volume nel 2023.
Questo libro centrale (di una trilogia, il cui terzo capitolo è in corso d’opera) copre l’arco temporale dal 1880 al 1920 e riprende la storia di una famiglia -realmente esistita- di imprenditori siciliani, emigrata da Castellamare del Golfo verso l’America.
La prima generazione dei Montalto, a fine Ottocento, aveva esteso il suo impero commerciale dagli Stati Uniti all’Europa.
Ora, a inizi Novecento il testimone passa agli eredi che devono mandare avanti il business e dividersi incarichi, responsabilità, ricchezze e guadagni.
Rosaria Battaglia affida ai figli Leonardo e Paolo la guida della banca di cui lei è stata la prima donna presidente, e si appresta a lasciare New York, insieme alla figlia minore, Benedetta.
Le due sono dirette a Castellamare del Golfo -dove tutto ha avuto inizio- e dove Benedetta dovrà -in futuro- gestire il ramo siciliano degli affari di famiglia.
Ma non tutti hanno la tempra giusta per ruoli decisionali di alto livello e responsabilità; Leonardo e Paolo sono molto diversi, ed in questo romanzo corale si innescano svariati rapporti controversi e conflittuali.
Mentre sullo sfondo divampa o serpeggia la storia con la S maiuscola (inclusa l’emigrazione in America di frange della mafia siciliana), le vite dei personaggi si aggrovigliano tra: lotte di potere, avidità, ambizioni personali, intrallazzi vari, amori, tradimenti, legami di sangue travagliati ed infiniti altri ostacoli.
Informazione promozionale
Torino. C’è un posto dove la pizza non è solo una ricetta, ma una vera dichiarazione d’amore per la tradizione e l’eccellenza. Si chiama Amato, ed è molto più di una pizzeria: è un luogo dove il gusto incontra la cura artigianale, dove ogni dettaglio racconta una storia di passione lunga oltre vent’anni.
Dal 2001, la famiglia Amato porta avanti un sapere tramandato con orgoglio, puntando tutto su materie prime selezionate, ingredienti freschissimi e un impasto innovativo che ha conquistato i palati più esigenti. La loro missione? Farvi vivere momenti di autentica convivialità, tra tradizione e creatività.
Un’esperienza di gusto tra eleganza e accoglienza
L’ambiente di Amato riflette perfettamente la filosofia della casa: moderno nel design, ma caldo e accogliente nell’anima. Ideale per una pausa pranzo veloce, un pranzo di lavoro o una cena in famiglia, il locale è pensato per mettere a proprio agio ogni ospite, in un perfetto equilibrio tra stile e semplicità.
Oltre alla pizza, l’offerta gastronomica si è ampliata nel tempo, arrivando a proporre piatti di cucina tradizionale piemontese, specialità di pesce fresco e menù pensati per chi cerca ogni giorno un’esperienza culinaria completa e leggera.
Il venerdì? Si celebra il pesce. Ma ogni giorno c’è qualcosa di speciale.
Come da tradizione, il venerdì a pranzo è dedicato al pesce: piatti creativi firmati dallo chef che sorprendono per gusto e raffinatezza. Da non perdere la famosa Pizza Amato: peperoni, carciofi e tonno su un impasto a base di farina di soia, croccante e altamente digeribile, lievitato naturalmente. Una scelta che rende Amato tra i primi locali torinesi a proporre impasti con farina di soia, per una pizza leggera, saporita e dal basso indice glicemico.
Non mancano poi appuntamenti fissi e originali, come la giornata della carbonara, le serate con cozze e asparagi di Sabrina, e le proposte stagionali, come il menù speciale pensato per la Pasqua, che promette sorprese e sapori memorabili.
Vini e…
La carta dei vini è tutta da scoprire: etichette regionali selezionate per accompagnare al meglio ogni piatto. E per concludere in dolcezza, i dessert artigianali della casa sono una coccola golosa che racconta, anche nel dolce, la stessa cura che Amato mette in ogni portata.
Il gusto che unisce: un invito a scoprire Amato
Il cibo è un linguaggio universale, e da Amato ogni piatto parla la lingua dell’accoglienza, della passione e della genuinità. Se cercate un’esperienza diversa, fatta di attenzione ai dettagli, ingredienti selezionati e un servizio veloce ma sempre cordiale, questo è il momento perfetto per scoprirla.
IL MENÙ DI PASQUA:
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🍕 Passa a trovarci e lasciati sorprendere. Da Amato, ogni giorno è un’occasione per stare bene, insieme.
Corso Carlo e Nello Rosselli, 83, 10129 Torino (TO)
011 6276558 – 338 8733301
“La Mezza di Torino”, 6000 runner in pista
Alle 8,30 in punto di questa mattina è partita la X edizione della Mezza di Torino e della Dieci di Torino. 6000 runner hanno letteralmente riempito il tratto di via Po tra Piazza Castello e Via San Francesco da Paola in attesa del classico colpo di pistola.
Un percorso inedito disegnato da Alessandro Giannone, patron di Base Running, che ha toccato le bellezze sabaude della nostra città.
Nella distanza più breve, quella più partecipata, successo di Gerratana Giuseppe (C.S. Aeronautica Militare). che, grazie al crono di 30’ e 44”, ha la meglio su Santelli Emanuele 31’e 36” (Battaglioa Cus Torino Atl.) e Peyracchia Simone 31’ e 56” (ASD Valle Varaita). Al femminile vince Moressa Diletta (G.S. Orecchiella Garfagnana) che chiude con il tempo di 35’ e 36” su Chenaux Camille (ASD Roma Atletica) 36’ e 38” e L’Epee Sarah 36’ e 47” (ASD Atletica Roata Chiusani).
La 21km vede sul gradino più alto del podio Vianney Niyomukiza Jean Marie (Atl Libertas Unicusano Livorno) in 1h 03’ e 59”. Argento a Zaki Yassine (International Security S.) in 1h 06’ e 36”. Bronzo per Francia Patrick (Atl Reggio ASD) in 1h 07’ e 59”.
Nella categoria femminile primo posto per Dennison Jasmine (Run Card) in 1h 17’ e 35”. Secondo posto per Scaini Alessia (S.A. Valchiese) in 1h 18’ e 38”. Terza Restagno Laura (Atletica Mondovì – Acqua San Bernardo) in 1h 21’ e 05”.
Prossimo appuntamento della stagione di gare di Base Running è per l’11 maggio con la storica “TuttaDritta” che unirà Piazza Solferino alla Palazzina di Caccia di Stupinigi con la 10km più veloce d’Europa. XX edizione
Seconda parte
Molto spesso non ci rendiamo conto di essere manipolati. Le emozioni che proviamo dovrebbero però metterci in guardia dal rischio che corriamo, ma non sempre siamo in grado di “tradurle” e di darci le corrette spiegazioni a livello razionale.
Quali sono queste emozioni e sensazioni? O almeno quelle che più facilmente si accompagnano alle situazioni manipolatorie? In questi casi è probabile che ne proviamo di due tipi principali, cioè la paura oppure il senso di colpa, a seconda delle modalità e dei comportamenti adottati dalle persone manipolatrici.
Che fondamentalmente possono avere o atteggiamenti più o meno aggressivi, che hanno appunto lo scopo di spaventarci, o più subdolamente comportamenti vittimistici, che vengono messi in atto con lo scopo di farci sentire inadatti nei nostri comportamenti e quindi di stimolare in vari modi in noi differenti sensi di colpa.
L’essenza del comportamento manipolatorio, che tende a far sì che le nostre reazioni siano confacenti con gli obiettivi del manipolatore, consiste nel farci fare qualcosa che in realtà noi, se non condizionati in qualche maniera, non faremmo o non vorremmo fare.
Questo condizionamento, dunque, viene attuato o attraverso atteggiamenti intimidatori carichi di una certa spesso sotterranea aggressività, e a volte con minacce più o meno velate, che hanno lo scopo di spaventarci, oppure con modalità vittimistiche.Dandoci la sensazione che il manipolatore stia subendo torti.
O che sia una persona sfortunata, maltrattata, offesa, ferita, non rispettata, ecc., in modo da sollevare in noi sentimenti pietistici che ci inducono a sentirci in colpa nei suoi confronti e quasi in dovere di riparare i torti che ha subito, anche se magari con quei torti noi non c’entriamo per nulla…
Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.
(Fine della seconda parte)
Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.
Rave a La Cassa, feriti tra agenti e partecipanti
Erano centinaia i ragazzi che nella zona industriale di La Cassa, la scorsa notte, in mezzo a capannoni abbandonati si sono dati appuntamento con musica techno a tutto volume. Poi nel pomeriggio, le forze dell’ordine hanno cercato di sgomberare la zona occupata illegalmente. Si sono registrati scontri con feriti, almeno 14, tra gli agenti e tra i partecipanti al rave.
Nel fine settimana, Carabinieri e G.T.T., nel corso di un apposito servizio coordinato che ha per obiettivo il contrasto dei reati sui mezzi pubblici, hanno controllato un totale di 26 vetture tra bus e tram delle linee 13, 15, 18, 30, 55, 56, 61 e 67 passanti per il centro città.
Con più di 600 passeggeri, sono state circa 160 le sanzioni elevate per mancanza del titolo di viaggio, pari ad oltre il 20%.
Si è reso necessario in alcuni casi procedere anche a perquisizione personale per eventuale possesso di armi e/o sostanze stupefacenti. Un ventenne e un quarantottenne sono stati segnalati amministrativamente alla Prefettura per possesso di modica quantità di hashish.
Una coppia di giovani è stata invece riconosciuta dai Militari in quanto responsabile di un furto di una moto avvenuto il giorno precedente. Il motoveicolo è stato subito recuperato e restituito al legittimo proprietario: era parcheggiato a pochi passi dalla Stazione Ferroviaria di Porta Susa.

