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Ivan Leonardo Velardi: come ritrovare quel Legame Divino che abbiamo fin dalla nascita

Informazione promozionale

“Ho voluto affrontare argomenti delicati in maniera semplice ed accessibile a tutti, al fine di offrire una lettura piacevole e lasciare al lettore spunti di riflessione e la possibilità di sviluppare una propria idea sulle varie tematiche della vita”.

Ivan Leonardo Velardi nasce a Petralia Soprana, un borgo caratteristico in provincia di Palermo. Il suo desiderio di trovare delle risposte agli eventi della vita (anche quelli più brutti) lo porta ad avvicinarsi al mondo degli Angeli, fin quando una notte ha un incontro con un “Essere di Luce” , che dà una svolta alla sua vita.

Ad Ottobre del 2024 esce il suo primo libro “L’Essenza Divina che vive dentro noi”, dove attraverso storie vissute ed esercizi pratici ci mostra come ritrovare quel legame intimo con Dio che tutti noi abbiamo fin dalla nascita.

Il testo sta attirando molta attenzione, anche da parte di alcuni personaggi famosi della tv come Rosanna Lambertucci, tanto da dedicargli un post sui suoi canali social, elogiando il suo lavoro presso una casa di riposo.

Proprio la sua attività lavorativa gli permette di stare quotidianamente a contatto con persone che soffrono o che hanno terminato la loro esperienza terrena. Non a caso uno dei capitoli più interessanti è quello legato alla malattia e alla morte, dove Velardi ci racconta come viene vissuta all’interno della struttura ma soprattutto il senso di pace e serenità che hanno alcuni anziani giunti alla fine dei loro giorni.

“Ho voluto affrontare argomenti delicati in maniera semplice ed accessibile a tutti, al fine di offrire una lettura piacevole e lasciare al lettore spunti di riflessione e la possibilità di sviluppare una propria idea sulle varie tematiche della vita”.

Il testo può essere acquistato su Amazon cliccando sul link https://bit.ly/3Zc46c5

Per chi volesse interagire direttamente con lui, può farlo attraverso la sua mail personale (ivanvelardi25@gmail.com); oppure tramite la sua pagina ufficiale di facebook https://www.facebook.com/share/15iik187GW/ , dove tra le tante cose si potrà richiedere gratuitamente una sessione pratica sugli esercizi proposti da svolgere in presenza.

 

Como – Torino 1-0

Il Torino perde contro il Como per 1-0. e guarda ora da vicino la parte sinistra della classifica. Per i lombardi la vittoria 1-0 contro i granata grazie a Tasos Douvikas è importante per restare in Serie A. Si fermano a 6 i risultati utili consecutivi del Toro.

Campionato Unipol, oro per Pirovano e Curtis

Si chiude allo Stadio del Nuoto di Riccione la prima giornata del Campionato Italiano Assoluto Primaverile Unipol: un metallo prezioso e un pass mondiale per il nuoto Piemontese!

Nella finale A dei 400 Misti Donne è medaglia d’oro per Anna Pirovano (Fiamme Azzurre/In Sport Rane Rosse). L’atleta seguita da Fabrizio Clary a Torino conquista il titolo italiano in 4’40’’77.

In chiusura di giornata una sorprendente Sara Curtis (CS Esercito/CS Roero) apre la staffetta 4×100 Stile Libero del Centro Sportivo Esercito con un 53’’72 che che se ripetuto nella finale individuale varrebbe il pass iridato per il Mondiale di Singapore.

Nella finale Junior dei 50 Dorso Uomini Alessandro Corino (RN Torino) chiude in quinta posizione col tempo di 26’’36.

Nella finale Junior dei 100 Rana Donne Giorgia Crepaldi (LN Novara) chiude la sua gara in 1’10’’91 piazzandosi in terza posizione.

Nella finale Junior dei 200 Farfalla Uomini Patrick Maggia (Sisport) conclude la prova in  2’06’’27 che vale la sesta posizione.

Nella finale A dei 50 Dorso Lorenzo Actis Dato (Sisport) chiude in sesta posizione col tempo di 25’’65.

Nella finale B dei 200 Farfalla Uomini Lorenzo Cavedini (CS Carabinieri/CN Torino) si classifica settimo con 2’03’’12 mentre Simone Dutto (CS Carabinieri/CN Torino) chiude in ottava posizione col tempo 2’04’’01.

Nella finale B dei 400 Misti Donne Eleonora Marra (RN Torino) conclude la prova in sesta posizione con 4’55’’85 c’è poi Sofia Pelisseri (RN Torino) in settima posizione col tempo di 4’57’’52.

Nella finale A dei 400 Misti Donne Francesca Fresia (CS Carabinieri/Aquatica Torino) è quinta con una prestazione da 4’47’’16.

Nella finale A dei 50 Stile Libero Uomini Alessandro Miressi (GS Fiamme Oro/CN Torino) chiude in quarta posizione col tempo di 22’’27 mentre Alessandro Bori (Fiamme Gialle/In Sport Rane Rosse), atleta allenato a Torino da Antonio Satta, è sesto col tempo di 22’’41.

Cardinale Repole: “manette ai migranti ferita all’umanità”

“Manette ai migranti ferita all’umanità”. Così il cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino, intervistato dalla Tgr Piemonte della Rai nella domenica delle Palme a proposito del caso di Gjader, in Albania.  “Credo, ha aggiunto il cardinale, che ci sarà un giudizio di coloro che verranno dopo di noi e per i credenti c’è anche il giudizio del Signore”.  L’arcivescovo si è espresso anche sul Cpr appena riaperto a Torino: “Credo che si stia cercando di fare il meglio perché sia vissuto in termini umani”.

Giulio Graglia: cultura, teatro e identità piemontese

RITRATTI TORINESI

Autore, regista, direttore artistico per molti anni del Festival Pirandello e dell’Associazione Linguadoc, oltre che membro del CDA del Teatro Stabile di Torino e del Museo Nazionale del Cinema, Giulio Graglia è in carica dal novembre 2024 nel ruolo di Presidente del Consiglio di Amministrazione del TPE ( Teatro Piemonte Europa).

“In questi mesi di lavoro ho trovato un teatro che conosco da sempre e una squadra di prim’ordine con cui si lavora molto bene – spiega Giulio Graglia – a cominciare da Fabio Rizzio, direttore operativo e organizzativo del TPE. Insieme a tutto il CDA siamo ripartiti dalla riconferma di Andrea De Rosa per la carica di direttore del TPE Teatro Astra per il prossimo triennio”.

“Il teatro Astra rappresenta uno spazio europeo molto qualificato e seguito da un pubblico appassionato ed educato alla prosa – continua Giulio Graglia – affezionato ed attento a tutte le nuove proposte. Il nostro lavoro, incentrato anche sull’inserimento in cartellone di nuove proposte artistiche legate ai giovani, sta permettendo al pubblico di rinnovarsi continuamente, aspetto che ritengo fondamentale e che mi porta una grande soddisfazione. Il 18 marzo scorso si è tenuto al teatro Astra un convegno denominato ‘Porte aperte’, che ha coinvolto Regione Piemonte, Comune di Torino e fondazioni bancarie, seguito da giornalisti, compagnie teatrali e dal pubblico in generale, incentrato sulle nuove proposte del TPE, con uno sguardo su chi opera sul territorio. Abbiamo creato un dialogo continuativo al fine di mantenerlo e rafforzarlo, in modo da arrivare in futuro a coprodurre realtà meritevoli legate al territorio.

‘Porte aperte’ verrà replicato in autunno e vi parteciperà molto probabilmente anche il presidente dell’Agis”.

“La Fondazione TPE è andata rafforzandosi – spiega Giulio Graglia- con l’aggiunta dello storico Festival delle Colline che, proprio quest’anno, in autunno, festeggerà i trent’anni dalla sua nascita. La mia occupazione oggi è incentrata esclusivamente sul TPE e la sua attività di Presidente del CDA, oltre che sul mio lavoro di regista, che mi vedrà impegnato nella regia di uno spettacolo sugli ottant’anni della Resistenza, prodotto dal Teatro Stabile di Torino.

Il Festival Pirandello, di cui sono stato fondatore e Presidente, oggi è guidato da Mario Brusa alla presidenza e diretto da Sabrina Gonzatto, per Linguadoc presidente è  Sabrina Gonzatto e direttore artistico Mario Brusa.

“Al Circolo dei Lettori – conclude Giulio Graglia – per il secondo anno consecutivo è andato in scena il Festival dell’Identità Piemontese, al quale hanno partecipato intellettuali, istituzioni e personalità legate al territorio.

Il Festival ha messo in luce l’importanza di mantenere il senso della memoria e rafforzare il sentimento di identità rendendolo vivo nel presente, non negando la realtà della società contemporanea“.

Mara Martellotta

 

 

 

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Da quella perduta agli Alpha: cosa sono le generazioni culturali?

A volta spetta ad una generazione l’essere grande. Voi potete essere quella grande generazione” diceva Nelson Mandela.

Ma cosa e’ una generazione? Chi ha interpretato questo concetto?

Si usa questo termine quando ci si riferisce a persone che hanno vissuto nello stesso periodo e che hanno acquisito la loro formazione  nel medesimo “clima culturale caratterizzato da particolari eventi storici”. E’ molto importante, secondo la sociologia, in quale classe di eta’ sono stati vissuti e condivisi avvenimenti e tendenze,  e’ diverso, infatti, far parte di un ciclo storico quando si e’ adolescenti e in eta’ matura. Il sociologo Karl Mannheim e’ stato uno dei primi ad occuparsi della spiegazione di questa nozione  in maniera scientifica creando una definizione rigorosa che parla della “collocazione generazionale” come di  quel lasso temporale che accomuna individui appartenenti al quadro di un “medesimo contesto storico-sociale che influenza modi di sentire, di pensare e di agire e costituisce la base potenziale di forme di agire collettivo”.

Ogni generazione e’ fatta da 25 anni, periodo in cui mediamente ci si riproduce (dato che e’ piu attinente al passato rispetto al presente); per fare un esempio, 3 generazioni sono  costituite da nonni, genitori e figli, una discendenza familiare, e occupano 75 anni circa.

Andando indietro nel tempo fino ai giorni nostri ad ogni generazione (di appartenenza occidentale) caratterizzata da specifici avvenimenti storico-sociali e’ stata data una etichetta sociologica che ne identifica le esperienze, il pensiero e la vita che ne e’ scaturita.

Partendo da fine ‘800 fino al 1900, gli individui appartenenti al quell’arco storico sono stati identificati come  Generazione Perduta, resa celebre da Ernest Hemingway nel romanzo Fiesta, per definire coloro che vissero dai 18 anni in su la Prima Guerra Mondiale. A seguire e’ arrivata la Greatest Generation, che va dal 1901 al 1925, che comprende coloro che hanno affrontato la Grande Depressione (in America) e la Seconda Guerra Mondiale e che hanno sostenuto durissime sfide e sacrifici. Dal 1928 al 1945 hanno vissuto, invece, uomini e donne della Generazione Silenziosa, durante la quale non ci sono stati movimenti di pensiero collettivi ne’ di cambiamento sociale, la Seconda Guerra Mondiale ha lasciato dietro di se’ sgomento e raccapriccio e l’unico pensiero per gli individui appartenenti a questa classe eraquello di riscostruire e dimenticare. In quel periodo ci fu un consistente sviluppo dell’industria dell’auto, della tv e le prime e basilari tracce di tecnologia.

I Boomers sono coloro che rientrano nell’arco temporale che va da 1946 al 1964.

In questo periodo ci fu una sostanziosa crescita demografica, nacquero i movimenti per la pace, quello ambientalista e per i diritti civili; si visse con preoccupazione la guerra in Vietnam econ attesa la prima esperienza nello spazio. Tra il 1965 e il 1980 e’ collocata la Generation X (l‘invisibile) che incrocio’ le contestazioni del 1968, la crisi energetica e sperimento’ unbasilare approccio con il termine ecologia. Questa generazione e’stata la prima ad essere stata etichettata con una lettera che rappresenta perlopiu’ una mancanza di una identita’ sociale e culturale precisa. I suoi appartenenti hanno assistito, comunque,ad eventi importanti come la caduta del Muro di Berlino e l’avvento di Internet. I Millennials, invece, sono nati tra il 1981 e il 1996, e hanno raggiunto la maggiore eta’ nel terzo millennio.Come sappiamo in questo periodo c’e’ stato un grande e veloce sviluppo della tecnologia e dei social media tanto da chiamare  i figli di questa fase storica nativi digitali. Gli “Y, altro nome di questa generazione, vivono la globalizzazione, il terrorismo, il cambiamento climatico e l’affacciarsi ad un mondo di tipomulticulturale. Il lavoro, in questo lasso di tempo, ha cambiatoforma, emerge quello di free lance che modifica molte abitudinimutando anche i ritmi della produttivita’. Ci si sposa meno, si fanno figli molto piu tardi ed e’ persistente una forte tendenza all’individualita’, ma anche alla comunita’ che si esprime  e si sviluppa online.

La generazione che segue e’ quella dei Centennials che va dal 1997 al 2010 e puo’ anche essere identificata come “Z.” Per questi recenti abitanti della terra, lasocializzazione avviene perlopiu’ sui social media e attraverso la tecnologia e la capacita’ di passare dal mondo reale a quello virtuale e’ una pratica quotidiana molto disinvolta. I ritmi di vita sono veloci, aumentano i salutisti, i vegetariani, i childfree, gli animalisti, si punta ad essere sostenibili ed inclusivi. Lo sviluppo della propria singolarita’ e’ una priorita’ assoluta in piena antitesi con il tradizionale e “vecchio” obiettivo di creare una famiglia. Si viaggia molto ed esiste una grande attitudine allo scambio culturale globale. Smartphone e tablet sono nelle tasche e nelle borse di ognuno, vivere senza oramai e’ pressoche’ impossibile.

Dal 2011 fino ai giorni nostri abbiamo gli Screenagers (o Generazione Alpha) nome che segnala la presenza di schermi digitali ovunque. Istruzione e  risorse della formazione sono deputate alla rete, si agevola cosi’ l’accessibilita’ all’istruzione. Gli Alpha vivranno appieno l’era dell’Intelligenza Artificiale e del decremento demografico. La delega totale al digitale ridimensiona doti importanti come la confidenza con diverse attivita’ come la scrittura, il linguaggio e i lavori manuali, per non parlare dei rapporti interpersonali affidati anche questi agli screen. La velocita’ e l’iperattivita’ di questa generazione produce stress e incapacita’ di comunicare “umanamente” le proprie necessita’, soprattutto quelle emotive.

MARIA LA BARBERA

Falsi carabinieri tentano di derubare anziana: arrestati

I carabinieri hanno notato un’auto sospetta e l’hanno pedinata sotto un’abitazione di Biella. I due a bordo sono stati bloccati proprio mentre uno di loro stava per entrare nella casa  di un’anziana di 74 anni, che aveva appena raccolto denaro e i gioielli che aveva in casa, per oltre 10mila euro. La signora  era stata convinta di consegnare il tutto ai carabinieri (in realtà truffatori) , per evitare l’arresto del figlio: le avevano fatto credere che aveva investito una donna.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Nadia, storica Crêperie, rischia di chiudere

Caro direttore,

scrivo nella speranza di dare visibilità ad una vicenda, che ancora non è volta al termine in maniera drammatica ma che rischia di farlo molto presto. Sto parlando della bottega storica di Nadia, Crêperie del centro storico, situata in via Palatina, traversa di via Garibaldi, che probabilmente sarà costretta a chiudere. Appena mi sono trasferita a Torino da studentessa fuori sede, c’è stata proprio lei come prima persona che mi ha fatta sentire accolta in questa città metropolitana, dandomi nel suo accogliente negozio una fortissima sensazione di casa. Mi è bastato poco tempo per comprendere quanto si trattasse di un luogo simbolicamente e concretamente molto significativo, in quanto ritenuto un solido punto di riferimento da tantissimi torinesi e non, da decenni, che nelle loro merende d’infanzia, d’adolescenza, di età adulta, di celebrazione dopo gli esami o le promozioni a lavoro, di saluti prima delle vacanze, era sempre presente. Si tratta però anche della sede del consumo di assaggi prelibati per turisti fuggitivi, che rimangono sbalorditi dai quadri di Nadia (perché lei è anche un’artista!), dalla bontà delle sue creazioni e dall’assurda semplicità e vicinanza del potente contatto umano con una persona appena conosciuta in una bottega, ma che suscita sensazioni completamente diverse rispetto al punto vendita di una catena dove cambiano spessissimo i dipendenti e gli ambienti, i menù e tutte le caratteristiche sono standardizzate.

Ma soprattutto, oltre a capire quanto, ho capito come e perché il suo negozio fosse di tale importanza: si tratta di un polo umano e culturale, di un punto sicuro di ritrovo, di uno spazio quasi fuori dal tempo ma più presente di tantissimi altri contesti, c’è la lentezza di una persona che prepara le sue crêpes con una cura verso il cliente ormai quasi introvabile e l’esperienza, la manualità di una persona che dal 1988 come dipendente di sua sorella, e poi dal 1999 come unica gestrice e proprietaria, conosce le sue piastre, i suoi ingredienti, i suoi movimenti di polso, e le bocche che sfama e che ascolta. Dopo 35 anni di attività e di quotidianità in quelle quattro mura in un vicolo che rappresentano IL luogo per Nadia, però, questa storia invece che concludersi in bellezza e soddisfazione, rischia di venire sopraffatta dalla competitività delle grandi catene, dei negozi apri e chiudi e degli sfratti da parte di nuovi proprietari proprio di quelle stesse mura che hanno accolto Nadia, amici e turisti per così tanto tempo. Ad un anno e tre mesi dal raggiungimento della pensione infatti, Nadia, persona meravigliosa sempre pronta ad aiutare gli altri (ad esempio io ho trovato casa grazie al suo passaparola, pur conoscendomi a suo tempo a malapena) e che nella sua creatura, il negozio,  ha sempre messo tutte le fatiche e l’affetto che possedeva, si trova a dover chiudere, probabilmente a fine aprile. Se questa chiusura, che lei vorrebbe evitare a tutti i costi, dovesse davvero e forzatamente avvenire, sarebbe una tragedia non soltanto a livello individuale e personale per Nadia e tutti i suoi più assidui e fidati clienti, ma anche e soprattutto in un’ottica più ampia, con uno sguardo d’insieme sulla situazione attuale, capace di cogliere la gravità sotto moltissimi aspetti, della progressiva scomparsa di negozi storici, tipici (ovviamente non con l’accezione della finta tipicità attualmente in voga nel turismo di massa) e a gestione familiare, e la conseguente e crescente perdita di qualità. Proprio per questo motivo mi trovo qui a scrivervi queste parole, perché penso sia razionalmente, che con tutto il cuore, che sia fondamentale tutelare realtà come questa, per tutelare un benessere più generale di tutti, che parte con molta semplicità dal poter fare una merenda o un pranzo in un posto come La Crêperie. Il mio messaggio ha dunque una forte speranza per dare visibilità e la meritata tutela a questo fenomeno e a questo negozio specifico, ma non solamente. Infatti, ciò a cui terrei, nel caso in cui questa vicenda dovesse inevitabilmente sfociare nella chiusura del negozio lì dov’è sempre stato, sarebbe la diffusione di un appello per far conoscere questa situazione a qualcuno che magari ha la volontà e la possibilità di sostenere Nadia, con una donazione, con l’apertura di un nuovo negozio nel quale lei potrebbe svelare a futuri gestori i suoi preziosi segreti in veste di dipendente, o anche semplicemente per una proposta di lavoro (non ci scordiamo che lei è un’artista in tutti i sensi e che quindi potrebbe anche insegnare a dipingere, oltre ad aver fatto crêpes e pasta fresca per un vita) che potrebbe aiutarla nell’arrivare con dignità alla pensione. Lei è davvero aperta a tutte le proposte, a questo punto. Vi ringrazio molto per l’attenzione e la (spero) cura, e sono sicura che anche Nadia vi sarebbe infinitamente grata nel caso riusciste a pubblicare qualcosa su di lei e la sua Crêperie.

Anna Forni