ilTorinese

Viaggi ed esplorazioni del duca degli Abruzzi

Al Museo del Risorgimento di Torino, gli scatti di Vittorio Sella documentano le imprese del leggendario principe esploratore. Fino al 20 ottobre

Era il 31 luglio del 1954, quando il K2 (o Karakorum 2, nella regione himalaiana) diventò per tutti “la montagna degli italiani”. In quel giorno e in quell’anno, gli 8.609,02 metri della seconda vetta più alta al mondo, dopo l’Everest, furono infatti raggiunti per la prima volta da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, nell’ambito della spedizione italiana guidata da Ardito Desio. Prima di allora, a partire dal 1902, furono ben cinque (alcuni conclusisi tragicamente) i tentativi di scalata della “Grande Montagna”. Sicuramente il più importante, pur se non decisivo (la quota raggiunta fu di “soli” 6.600 metri) fu quello compiuto nel 1909 dalla spedizione, ancora una volta italiana, guidata da Luigi Amedeo di Savoia, alpinista ammiraglio ed esploratore noto col titolo di “duca degli Abruzzi” che accompagnato, fra gli altri, dall’amico Vittorio Sella, nipote di Quintino e considerato il più grande fotografo di montagna di tutti i tempi, aprì la via di salita lungo lo sperone est della montagna, ancor oggi nota come “Sperone degli Abruzzi”.

Terzogenito di Amedeo di Aosta e nipote di Vittorio Emanuele II, a centodieci anni da quella mitica impresa, Luigi Amedeo di Savoia (Madrid, 1873 – Johar in Somalia, 1933) è oggi ricordato, attraverso un’attenta selezione dei viaggi e delle esplorazioni compiute fra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento, dal Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino, con una mostra fotografica ospitata nel Corridoio dell’Aula del Parlamento Italiano, fino al prossimo 20 ottobre. Realizzata in collaborazione con la Fondazione Sella Onlus di Biella, che detiene l’opera omnia di Vittorio Sella e parte del materiale fotografico di Luigi Amedeo, insieme al Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” CAI-Torino, con il sostegno della Fondazione CRT, la rassegna (titolata: “Viaggi ed esplorazioni del duca degli Abruzzi: un racconto per immagini 1897 – 1909”) è un suggestivo reportage delle grandiose spedizioni che in poco più di dieci anni resero celebre il “duca degli Abruzzi” in tutto il mondo: nel 1897, la prima ascensione tutta italiana del Monte Sant’Elia in Alaska, 5.489 metri fino ad allora inviolati; nel 1899-1900, esattamente centoventi anni fa, la spedizione al Polo Nord a bordo della leggendaria baleniera “Stella Polare” – immagine icona per eccellenza della mostra, ripiegata e incastrata per una falla fra i ghiacci dell’Artide – che raggiunse la latitudine Nord più avanzata dell’epoca, 86° 34’, superando il primato precedente raggiunto dal norvegese Nansen; nel 1906, l’esplorazione del massiccio africano del Ruwenzori, le famose Montagne della Luna, fra Congo e Uganda, con 17 vette scalate, tre delle quali prendono i nomi di Margherita, Umberto e Alessandra; e nel 1909, come si diceva, l’impresa del K2, con il fallito (per duemila metri) tentativo di ascesa ma con il nuovo record mondiale di altitudine e l’apertura dello sperone di salita che ancora oggi porta il suo nome.

“L’intento della mostra – dicono gli organizzatori – è quello di riviverne il racconto e la straordinarietà in un’epoca in cui tali spedizioni necessitavano di una meticolosa programmazione e preparazione e i cui rischi rimanevano altissimi”. Il fascino dei luoghi è restituito con ampia generosità dalle stupende fotografie di Vittorio Sella (44 stampe digitali che riproducono gli scatti del celebre alpinista-fototografo e 19 originali che fanno parte della collezione del Museo) e rivivono nelle parole di chi partecipò alle spedizioni, in primis in quelle di Filippo De Filippi, grande medico e naturalista e redattore delle relazioni ufficiali delle imprese in Alaska, sul Karakorum e sul Ruwenzori, mentre l’avventura al Polo Nord è documentata dallo stesso duca, insieme al suo “secondo” Umberto Cagni, ne “La Stella Polare nel Mare Artico”, resoconto letterario e diario di viaggio di incredibile determinazione narrativa, caratteristica dei grandi esploratori e navigatori di inizio Novecento. Capaci di riassumere, nel racconto di un’impresa, il significato di un’anima e di una vita intera. Che per Luigi Amedeo si concluderà nella Somalia italiana, lontano per scelta personale dai fasti della vita politica e militare, impegnato in un progetto di colonizzazione agricola lungo la valle del fiume Uebi Scebli, di cui nel 1928, nel corso della sua ultima esplorazione, scoprirà le sorgenti. La morte lo raggiungerà a soli sessant’anni, nel 1933, nel villaggio che da lui prese il nome “Duca degli Abruzzi” (oggi Johar), dove venne sepolto. In mostra, accanto alle fotografie di Vittorio Sella, troviamo anche il video originale della spedizione in Karakorum, sonorizzato dal musicista Andrea Costa, due oli su tela datati 1897 raffiguranti “L’incrociatore Cristoforo Colombo” e “Il veliero Bona” realizzati dall’ufficiale di marina e pittore di corte Eduardo De Martino, nonché oggetti appartenuti al duca (la sua inseparabile Kodak) e un rigoroso dettagliato modello, firmato Luigi Malice, scala 1:40, della gloriosa “Stella Polare”.

Gianni Milani

Nelle foto

– “Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi, fotografato durante la spedizione in Alaska”, Vittorio Sella, 1897 (Courtesy Fondazione Sella)
– “K2 al levare del sole dall’angolo di congiunzione del ghiacciaio Baltoro con il ghiacciaio Godwin Austen”, Vittorio Sella, 1909 (Courtesy Fondazione Sella)
– “La Stella  Polare dopo la seconda pressione nella baia di Teplitz”, 1899, (Courtesy Fondazione Sella)
– “Catena dell’Himalaya”, Vittorio Sella, 1909 (Museo Nazionale del Risorgimento Italiano)

Non solo Cheese

 A Bra dal 20 al 23 settembre. Il naturale possibile

Torna Cheese a Bra e la città diventa l’ombelico del mondo per quanto riguarda formaggi e i Presidi Slow Food. Cheese non sarebbe la manifestazione internazionale più importante dedicata ai formaggi a latte crudo – a Bra (Cn) dal 20 al 23 settembre – se non ci fossero i Presìdi Slow Food, il progetto con cui l’associazione tutela tecniche tradizionali, razze autoctone, prodotti artigianali e paesaggi rurali.

 

All’evento saranno presenti oltre un centinaio di prodotti caseari di tutto il mondo, i Presìdi dei formaggi presenti a Cheese 2019, con un proprio stand sono 49 italiani e 10 stranieri  e li trovate nella Via dei Presìdi, tra via Principi di Piemonte e via Marconi a Bra.

 

I Presìdi di formaggi  rispondono ll’ottica di Naturale è possibile, in quanto sono tutti da sempre prodotti senza fermenti industriali, per salvaguardare davvero gusto e tradizioni.

 

Ci sono anche numerosi Laboratori del Gusto dove i Presìdi vi sorprenderanno ma anche incontri in programma alla Casa della Biodiversità nel Cortile delle Scuole Maschili.

 

Oltre ai Presìdi consolidati ci sono anche quelli al debutto come da Francia e Slovacchia e gli italiani da Campania, Lazio, Lombardia e Piemonte Campania, provincia di Salerno, Mozzarella nella mortella. La muzzarella co’ a morteddaint’a’ murtedda è un formaggio tipico della zona centrale del Cilento, un territorio compreso nel Parco Nazionale del Cilento.

 

Si chiama mozzarella, ma in realtà è un caciocavallo freschissimo e si mangia fresca, dopo un massimo di 5 giorni. Un tempo non esistevano frigoriferi e non si usavano incarti, ma in tutto il Cilento era molto diffusa la mortella (nome locale del mirto), perfetta per confezionare il formaggio fresco. La mortella funge egregiamente da copertura naturale e allo stesso tempo trasferisce alla pasta aromi e profumi molto particolari. Troppo aromatica e troppo preziosa non si presta a usi gastronomici della mozzarella ma è piuttosto un formaggio da tavola.

 

Se volete cambiare regione, c’è la Lombardia che propone il Furmàcc del féen (formaggio del/dal fieno) testimonia il binomio indissolubile tra il buon latte (e di conseguenza i formaggi) e la qualità di fieni ed erbe che alimentano le mandrie in provincia di Sondrio mentre il formaggio silter, nel bresciano, si produce tutto l’anno con latte crudo, munto per la maggior parte da vacche bruno alpine e da una piccola quota di pezzate rosse e grigio alpine. Se volete restare in Piemonte c’è il Presidio Toumin dal Mel nato nel 1895 è il formaggio simbolo della Val Varaita, dove  da sempre le famiglie allevavano qualche vacca per produrre burro e formaggi, ma anche la selezione dell?Onav.

 

Per il Lazio, provincia di Rieti, c’è il nuovo Presidio Giuncata dei Monti Reatini che è un formaggio freschissimo e delicato di Alta montagna. Può essere di vacca, di pecora, di capra o, più spesso, a base di latti diversi.

 

Se volete sapere come si fa un formaggio vi spiegheranno anche questo, ma ci sono anche la Fucina Pizza Pane e Pasticceria di Cheese, birre, selezioni di oltre 600 etichette di vini, e tanto altro ancora.

 

Se vi perdete c’è pure l’APP Tabui (tabUi) per ritrovarvi che ricorda il cane bastardino per la ricerca del Tartufo.

 

www.slowfood.it

 

Tommaso Lo Russo

Cerca di vendere droga ai passanti. Ma erano poliziotti

Cittadino del Gambia arrestato per spaccio

Non erano proprio le persone più indicate, a le quali vendere lo stupefacente, quelle che un cittadino gambiano di 25 anni aveva individuato.

Erano da poco trascorse le 23, quando due agenti di polizia del Commissariato Centro, liberi dal servizio, camminano nei pressi del Parco del Valentino. Lì vengono avvicinati dal venticinquenne il quale offre loro cocaina, mostrando anche la merce in vendita al prezzo di 50 euro a dose. Quando gli agenti si qualificano, lo straniero colpisce uno degli agenti e si dà alla fuga in corso Vittorio Emanuele II.Nonostante ciò, i poliziotti bloccano e arrestano, per spaccio e resistenza a P.U., lo straniero in via San Massimo. Il venticinquenne viene anche denunciato in stato di libertà per lesioni, infatti, il poliziotto colpito dall’uomo ha dovuto ricorrere alle cure mediche ed è stato giudicato guaribile in 7 giorni.

A seguito di accertamenti, è emerso che il cittadino gambiano, con precedenti di polizia a carico, oltre ad essere destinatario di un divieto di dimora nel Comune di Torino, aveva a carico un ordine di espulsione emesso lo scorso maggio dal Questore di Torino.  

Una vittoria meritata

Fino al 4 novembre al Museo Pietro Micca è possibile visitare la mostra “La vittoria meritata” che consente al visitatore di conoscere nei dettagli le fasi salienti e i protagonisti della battaglia del 7 settembre 1706.

L’assedio di Torino del 1706 si concluse con questa battaglia nella quale le truppe austro-piemontesi, guidate da Vittorio Amedeo II e dal principe Eugenio di Savoia, respinsero definitivamente gli assedianti francesi e spagnoli. Il Museo Pietro Micca, al termine di un percorso di mostre ed eventi iniziato a maggio, rievoca l’anniversario di 313 anni con questa rassegna visitabile gratuitamente. Molte le curiosità esposte tra cui la carta delle tappe di marcia del Principe Eugenio da Verona a Torino, tra luglio e settembre 1706. Si trovano documenti di rilievo come il “Ragguaglio istorico dell’assedio, difesa e liberazione della Città di Torino” di Francesco Antonio Tarizzo, del 1707, una lettera originale del 1727 del principe Eugenio a Vittorio Amedeo II, un dipinto di Vittorio Amedeo II giovane e il modello in bronzo della statua equestre del principe Eugenio, collocata in piazza degli Eroi a Vienna.

Un particolare approfondimento è dedicato alla ricostruzione del campo di battaglia attraverso le rielaborazioni grafiche della ricercatrice Carla Amoretti, figlia del generale Guido Amoretti, fondatore del Museo Pietro Micca. Vedere la mostra è un’occasione per ammirare il Museo Pietro Micca in via Guicciardini 7 a pochi passi da Porta Susa. Costruito nel 1961 in occasione delle celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia il museo sorge nel luogo in cui durante le fasi dell’assedio era stata sistemata una batteria francese con due grossi pezzi di artiglieria puntati contro le mura della Cittadella. L’edificio è collegato al sistema sotterraneo delle gallerie della Cittadella. Oltre ai numerosi oggetti trovati in galleria e nella scala di Pietro Micca, nei due saloni del Museo sono presentati al pubblico modelli di recente realizzazione che illustrano il sistema delle gallerie sotterranee e il loro impiego.

Nel salone inferiore viene proiettato un documentario sull’episodio di cui Pietro Micca fu protagonista nella notte tra il 29 e il 30 agosto 1706. Dal salone inferiore una scala conduce nelle gallerie aperte al pubblico. È una visita insolita e coinvolgente con la discesa nei camminamenti che non presenta alcuna difficoltà ma si svolge unicamente con le guide del museo. Il Museo civico Pietro Micca è aperto da martedì a domenica 10.00-18.00, lunedì chiuso, il biglietto costa 3 euro, possibilità di visite guidate.

Filippo Re

Arriva l’ultimo Ultra Trail della stagione

Cantalupo Ligure, piccolo centro dell’entroterra alessandrino, è ormai da considerare una delle capitali del trail italiano. Non bastasse il prestigio e il richiamo de Le Porte di Pietra, da qualche anno anche in autunno ha un appuntamento che richiama i migliori nomi del panorama nazionale offroad, ossia il RUN for A.I.L. Valborbera Trail-Memorial Mario Tacchella, che quest’anno si sposta ulteriormente in avanti nel calendario collocandosi al primo sabato di ottobre. Quest’anno la gara piemontese lancia il percorso di ben 100 km per 5.600 metri di dislivello, allungando parzialmente il tracciato dello scorso anno entrando così nella Top 10 dei più lunghi ultratrail del calendario italiano, certamente quella più in là nel calendario. La prova è qualificativa per l’Ultra Trail du Mont Blanc del prossimo anno, assegnando ben 5 punti ITRA. Il programma è però molto più ricco: inseriti sono anche il percorso di 50 km per 2.800 metri (3 punti ITRA), il nuovissimo tracciato di 20 km per 1.150 metri (1 punto ITRA) e il tracciato aperto a tutti di 10 km con un dislivello di 500 metri, intitolato alla memoria di Andrea Chaves.

I corridori che parteciperanno al percorso estremo saranno chiamati alla partenza in Piazza Europa già nella serata del 4 ottobre, in quanto la partenza verrà data alle ore 21:00 e considerando che lo scorso anno, sui 90 km, il vincitore Diego Garibaldi impiegò quasi 12 ore, per conoscere il nome del campione 2019 bisognerà attendere metà mattinata. A quel punto le gare sui 50 e 20 km sanno già iniziate, essendo lo start fissato per le ore 9:00, mentre alle 15:00 scatterà la gara breve sui 10 km. Le iscrizioni sono ancora aperte, fino al 3 ottobre, per un costo di 90 euro per la gara più lunga, 50 euro per i 50 km, 20 euro per la 20 km, mentre per il minitrail i 10 euro d’iscrizione potranno essere versati fino al giorno di gara. Attenzione però, perché è previsto un limite massimo di 250 concorrenti per ogni tracciato.

I partecipanti alla gara notturna dovranno naturalmente essere dotati di materiale obbligatorio, come zaino, telo termico, giacca antivento, riserve idriche e alimentari, telefono cellulare, lampada frontale, fischietto, senza anche uno di questi ausili la partenza non sarà consentita. Lungo il tracciato sono previste 11 postazioni di ristoro. Un aspetto che non va assolutamente dimenticato è che il Valborbera Trail mantiene, sin dalle sue origini, un forte connotato sociale: la gara ha come principale funzione quella di raccogliere fondi a favore dell’AIL (Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma): finora sono stati raccolti e versati alla sezione di Alessandria oltre 25.000 euro, una cifra che si spera di rimpinguare ampiamente.

Per informazioni: BergTeam, tel. 335.6883219, http://www.valborberatrail.it

 

‘Questa è la mia vita’: Valerio Liboni al Circolo dei lettori

IL 1° OTTOBRE 

Lo storico cantautore e music-maker presenta dal vivo il nuovo cd

 

E’ un appuntamento importante e prezioso con ben 50 anni di musica in una sera quello che vede protagonista Valerio Liboni.

Torinese, classe 1950 (suo padre, Gianni Liboni, è stato spalla storica del grande Erminio Macario), il prossimo Martedì 1° Ottobre – a partire dalle ore 21.00 nell’elegante e prestigiosa cornice del ‘Circolo dei Lettori’ in Via Giambattista Bogino 9 a Torino – il noto artista presenta il nuovo album fresco di pubblicazione, dal titolo ‘Questa è la mia vita’.

Una raccolta di inediti dall’intenso sapore cantautorale prodotto a quattro mani con Silvano Borgatta (già al fianco, tra i tanti, di Phil Collins, Renato Zero, Lucio Dalla, Enzo Jannacci e gli Stadio) e Guido Guglielminetti (già produttore di Francesco De Gregori e Ivano Fossati), in uscita il prossimo 27 settembre nei negozi di dischi e negli stores digitali su etichetta ‘Incipit Records/Egea Music’, prestigiosa casa discografica indipendente piemontese: per la quale incidono anche, fra gli altri, altrettante stelle di prima grandezza del panorama musicale italiano quali Andrea Mingardi, Fabio Concato, Sergio Cammariere, Danilo Rea, Gino Paoli e i Dik Dik.

Un recital unplugged, in elegante equilibrio fra musica e parole, nel quale Valerio Liboni, già fondatore de ‘I Ragazzi del Sole’ e La Strana Società (formazione nata sotto la Mole che negli anni Settanta vendette oltre 10 milioni di copie con la hit internazionale ‘Pop Corn’, storica sigla per anni de ‘La Domenica Sportiva’ su Raiuno), nonché leader storico del complesso beat-pop ‘I Nuovi Angeli’ (quelli di ‘Donna Felicità’, ‘Ragazzina’, ‘Singapore’), racconterà sé stesso e l’intensa carriera artistica di cui è felice protagonista attraverso gli aneddoti, i ricordi, le canzoni e le emozioni che l’hanno reso amato e popolare in Italia e all’estero, sul fil rouge della memoria e della musica di qualità.

Valerio Liboni (batterista, autore e compositore, produttore discografico e anche scrittore con ‘Crash!’ (Edizioni Aereostella) e ‘Io questa maglia sognavo da bambino’ (Egea Music), due preziosi volumi dedicati rispettivamente alla storia della musica leggera italiana e all’epopea dei leggendari granata di Superga) riproporrà dal vivo in versione voce e pianoforte anche i successi e i dischi scritti e prodotti per artisti di primo piano della scena musicale nazionale quali Fiorella Mannoia, Umberto Tozzi, Donatella Rettore, i New Trolls, Mal, Dino, Wilma Goich, Little Tony, gli O.R.O., Gianni Boncompagni, Pippo Franco, Renzo Arbore e moltissimi altri, condividendo con il pubblico curiosi retroscena dal sapore retrò.

Oltre, naturalmente, alla sua militanza granata quale autore degli inni ufficiali del ‘Torino Calcio’. Di cui ‘Ancora Toro’, firmata insieme al valente polistrumentista torinese Silvano Borgatta, coprotagonista della serata-evento, ha di ben lunga superato il milione di views su YouTube.

Introducono l’incontro Giulio Graglia, regista Rai e teatrale, consulente de ‘La Partita del Cuore’ su Raiuno, e Sabrina Gonzatto, stimata scrittrice e giornalista, nonché esperta di marketing e comunicazione.

Modera l’incontro il critico musicale, giornalista radiotelevisivo e scrittore Maurizio Scandurra, con già all’attivo importanti collaborazioni in video in programmi di punta di Raiuno e Raidue.

L’ingresso è gratuito. L’evento è promosso e organizzato dalla ‘Fondazione Circolo dei Lettori’ in collaborazione con ‘Linguadoc Communication’.

Per informazioni, info@circololettori.it e 011 4326826.

 

“La Repubblica punciuta”

Stefano Baudino è un giovane autore di Torino, nato nel 1994, laureato in Giurisprudenza,  con all’attivo la pubblicazione di due saggi. Lo scorso Ottobre è uscito per Monetti Editore, una casa editrice di Salerno, il libro “La Repubblica Punciuta”, in cui spiega l’autore “ho cercato di collegare le fasi più lontane nel tempo della storia della mafia palermitana con il grande tema della trattativa Stato-mafia e delle stragi eccellenti del 1992 e 1993, indagando in particolare sulle implicazioni politiche all’interno di queste storie”. “Ho presentato il libro nelle librerie e nei circoli culturali di varie regioni d’Italia, – aggiunge – ho tenuto alcuni seminari sul tema della storia di Cosa Nostra e della trattativa Stato-mafia nei Licei e all’Università di Torino (“delegato” dai docenti, che sono rimasti soddisfatti e mi hanno chiesto di replicare l’anno prossimo), ho partecipato al Salone del Libro 2019. Giovedì 20 Settembre, alle 17 al Campis Einaudi,avverrà la presentazione del saggio assieme a Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, all’Universitá di Torino (presso il Campus Einaudi). “Parleremo del macro-tema delle connessioni tra Cosa Nostra e pezzi deviati dello Stato, in particolare analizzando gli ultimi giorni di vita di Paolo Borsellino, le sue importanti scoperte e i depistaggi che hanno avuto luogo dopo la sua morte”, conclude Baudino.

Iconica: Torino, artefice di eleganza

Dopo il successo dello scorso anno, dal 19 al 22 settembre 2019 torna ICONICA, il format nato con l’obiettivo di avvicinare il pubblico alle grandi e piccole storie di personaggi diventati icone del nostro tempo: dalla moda all’arte, dalla letteratura alla musica, dal cinema al design.

La seconda edizione della manifestazione, organizzata in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, si propone di celebrare il ‘saper fare’ di una Torino artefice indiscussa di eleganza.

Il tema di ICONICA 2019 – realizzata con il contributo e il patrocinio di Regione Piemonte Camera di commercio di Torino e con il patrocinio di Città di Torinomain sponsor Azimut Capital Management (Gruppo Azimut), partner Marco Polo e Irreplaceable – è, infatti, ‘Atelier. Torino artefice di Eleganza’.

Quattro giorni di appuntamenti, incontri a tema, mostre, laboratori e, sabato 21 settembre, l’esibizione teatrale “Corpi – Live performance” messa in scena da Casa Fools-Teatro Vanchiglia. Eventi che ruoteranno intorno agli abiti e agli accessori creati dalle più famose sartorie e modiste torinesi negli anni 1950-80. Si tratta della ricostruzione della storia affascinante e inedita che ha consacrato Torino capitale della moda, seconda solo a Parigi da dove il capoluogo piemontese importava i modelli più esclusivi.

La mostra, a ingresso gratuito, si svolgerà in 8 sale degli appartamenti alfieriani di Palazzo Chiablese aperte al pubblico in occasione delle ‘Giornate Europee del Patrimonio’.

Gli abiti esposti sono il lampo che ha illuminato qualche istante della vita delle donne che li hanno scelti e indossati. Allo stesso tempo hanno il dono di suscitare in ciascuno di noi ricordi o narrazioni di quell’epoca, una passeggiata nel tempo lungo la quale risuonano luoghi, profumi e colori che rivelano la fantasia e l’estro dei creatori di moda, la grande professionalità delle sarte e delle modiste, il legame dialettico tra gli eventi di massa e quelli riservati a una élite  spiega la curatrice, Monica Bruno –Abiti che raccontano una storia, innescano suggestioni, sono testimoni di un divenire storico che ci appartiene ed è per questo che è necessario esporli per far si che diventino patrimonio di tutti .  Anche la scelta del luogo dov’è stato realizzato lo shooting fotografico, Passamaneria Massia, mette al centro l’eccellenza del ‘saper fare’ – continua Monica Bruno Si tratta infatti di un’azienda storica del territorio che ha saputo proiettarsi nel mondo moderno. Allo stesso modo Iconica 2019 vuole recuperare l’altissimo livello degli anni ‘50 – ‘80, quando Torino era capitale della moda e comunicava direttamente con Parigi, e raccontarlo con un servizio fotografico realizzato con creatività, tecnica e professionalità.  I capi fotografati sembrano usciti da una sfilata dei giorni nostri, in realtà provengono dagli armadi di collezioni private o dagli archivi delle Maison”.

“A distanza di oltre settant’anni – sottolinea l’Architetto Luisa PapottiSoprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino – gli Appartamenti del complesso di Palazzo Reale tornano a ospitare un’iniziativa dedicata alla moda: era il 1946 quando l’Ente Nazionale della Moda proponeva a Palazzo Reale, tra le prime iniziative pubbliche della fase repubblicana, una mostra di abiti sartoriali e una sfilata, a significare il valore che la moda italiana, e quella torinese in particolare, potevano avere per la rinascita del paese. Con Iconica – continua la Soprintendente –, le sale di Palazzo Chiablese, che hanno ospitato Paolina Bonaparte e la Regina Margherita di Savoia, rinnovano una vocazione loro propria: quella di fare da cornice, con la grazia incomparabile delle architetture settecentesche, a figure femminili capaci di essere icone del loro tempo. Gli specchi che scandiscono l’infilata di sale degli Appartamenti dei Duchi del Chiablese moltiplicano e riflettono le creazioni di eccellenza dei grandi atelier storici torinesi, a salvaguardare la memoria di una stagione unica, in cui la genialità delle sartorie e la qualità della produzione tessile faceva di Torino una capitale dell’eleganza.

La moda italiana è nata a Torino. Il 31 marzo 1911 nel centro città per la prima volta una donna torinese indossò un paio di pantaloni femminili. Si trattava di calzoni modello ‘jupes-culottes’ lanciati dal sarto parigino Paul Poiret all’Esposizione Internazionale dell’Industria e Lavoro che si teneva nel capoluogo piemontese in quei giorni. Per sfuggire al clamore che la vista di tale ‘sfacciata’ mise provocò nel pubblico a passeggio in piazza Carlo Felice, la signora dovette rifugiarsi in una profumeria e uscire dal retro diverse ore dopo.

Con l’Expo del 1911 e il lussuoso Padiglione dedicato alla Moda si parlò per la prima volta della nascita della “Sartoria Italiana” e Torino si consacrò polo di riferimento al pari della vicina Parigi.

Nel 1935 in città si aprì la sede dell’Ente Nazionale della Moda e, nel novembre del 1950, nacque il Samia, il primo salone della moda italiana. Era una manifestazione unica in Italia che riscosse un grande successo fino alla sua chiusura nel 1977. Per quasi tutto il XX secolo Torino è stata capitale indiscussa della moda, seconda solo a Parigi. La forza del settore torinese risiedeva, prima che nell’originalità, nell’abilità sartoriale, un’eccellenza artigiana che poteva vantare una grande e ricca clientela in tutto il mondo.

Occorre arrivare all’inizio degli anni ’60 perché il GFT (Gruppo Finanziario Tessile) di Torino trasformi la produzione della moda da sartoriale a industriale dando vita a una delle prime distribuzioni del prêt-à-porter delle grandi case di moda. Per circa vent’anni l’azienda torinese fu il principale polo produttivo e distributivo della moda italiana e non solo lavorando per Valentino, Armani, Dior, Ungaro e molti altri marchi prestigiosi. Con molteplici società, stabilimenti anche all’estero e un gran numero di marchi propri come Marus, Facis e Cori l’azienda rappresentò un esempio di industria fiorente completamente torinese. Furono invece gli anni ’90 a segnare il passaggio del testimone da Torino capitale della moda a Milano, con la nascita della sua famosa Fashion Week e l’imporsi di nuovi brand nel panorama internazionale.

ICONICA 2019  che si inaugurerà mercoledì 18 settembre, alle ore 19, con il vernissage della mostra organizzato in collaborazione con il MÚSES (Museo delle Essenze di Savigliano) nella Galleria Marco Polo in corso Vittorio Emanuele II, 86 – racconterà al pubblico una Torino che pullulava di piccole sartorie e grandi atelier che, dai primi del ‘900 agli anni ’80 e oltre, si avvicendavano, affiancavano e spartivano equamente un raffinato pubblico di fedeli clienti.

L’atelier Vacchetta in via XX Settembre, ‘Trinelli’ in piazza Castello sopra Baratti & Milano, la ‘Naide’, con la sua chicchissima direttrice Madame Biagine, al piano nobile sopra il caffè Platti, dove si poteva incontrare Marella Agnelli. Le storiche ‘sorelle Noussan’ in via Arcivescovado 1, le ‘sorelle Cappa’ in via Pietro Micca, la ‘Longo’ dietro via Cernaia e ‘Maria Cristina’ in via Roma. E ancora, l’atelier ‘Solaro’ in piazza San Carlo sopra il Caffè Torino, a fianco la maison ‘Favro’, famosa, oltre che per i sui capi, per gli arredi che sembrava non avessero nulla da invidiare a una reggia. In corso Vittorio Emanuele si susseguivano gli atelier di ‘Sanlorenzo’ al numero 68 già dal 1945, di ‘Emi Badolato’ al 76, a fianco, al numero 74, sotto la pellicceria Tonio, riconosciuta come una delle migliori al mondo, si faceva largo un giovane Roccuzzo che avrebbe dominato gli anni ‘80. Queste sono solo alcune delle tantissime sartorie di cui non si incrocia che qualche abito e il racconto di chi è rimasto testimone di quell’epoca.

Giovedì 19 settembre, gli Appartamenti Alfieriani di Palazzo Chiablese (piazza San Giovanni 2) apriranno al pubblico, dalle 9 alle 18, ospitando la mostra ‘Atelier. Torino artefice di eleganza’. Nelle splendide sale di piazza San Giovanni si potranno ammirare circa 32 manichini con abiti iconici, corredati da pannelli informativi. Attraverso questi vestiti, che mostrano tutta la loro intima forza oltre che attualità, indossati per eventi mondani cosmopoliti, feste private o avvenimenti pubblici sarà raccontata la storia delle più famose delle sartorie torinesi e Maison internazionali.

A impreziosire l’allestimento un importante nucleo – mai esposto prima – degli schizzi originali di modelli e cappelli della collezione di Pina Cerrato, celebre e storica modista.

La rassegna sarà visibile, a ingresso gratuito, fino a domenica 22 settembre (orari: gio. 19/09 dalle 9 alle 18; ven. 20/09 dalle 9 alle 18; sab. 21/09 dalle 14 alle 18; domenica 22/09 dalle 10 alle 18).

Furti seriali di bagagli ai turisti, arrestati i ladri professionisti

Colpiti gli ospiti degli alberghi torinesi
Torino, 18 settembre  Alla fine di agosto, i  carabinieri della Stazione San Salvario avevano  eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di un cittadino israeliano di 31 anni, ritenuto il capo di una banda che rubava i bagagli dagli alberghi di Torino. Il gruppo criminale è ritenuto responsabile di decine di furti, commessi tra il 2017 e il 2019, all’interno e all’esterno di un Hotel, nel centro di Torino.  Altri due complici sono stati rintracciati e arrestati pochi giorni fa perché  erano sfuggiti al blitz di fine agosto. Si tratta di un tunisino di 29 anni  e di un marocchino di 21 anni, entrambi  senza fissa dimora.
Ladri di valigie in azione a Torino / modus operandi
Un israeliano di 31 anni era stato arrestato dai carabinieri della stazione San Salvario e ora i militari hanno fermato altri due complici.
La banda, che si coordinava tramite auricolari e ricetrasmittenti, si confondeva tra i clienti di un albergo del centro città, il Concord di via Lagrange, per portare via i bagagli. Controllavano sia la hall che l’area davanti all’hotel, per capire quando entrare in azione
In un’occasione, la banda ha rubato dalla navetta i bagagli di  tre turisti in partenza per gli aeroporti di Caselle e Milano Malpensa. In un’altra circostanza, la banda ha preso la borsa che una turista italiana aveva appoggiato su un divano della hall. E poi ancora: un uomo è stato derubato mentre effettuava il check-in, un altro appena sceso dal taxi.

Fiamme Gialle, i controlli sul territorio

Serata di controlli da parte della Guardia di Finanza di Torino coordinata dalla Sala Operativa del Comando Provinciale. Un arresto, patenti ritirate, una decina di grammi di sostanze stupefacenti sequestrati. Una cinquantina le persone identificate. 

 

È il bilancio di una nottata, quella appena trascorsa, che ha visto il personale del Gruppo Pronto Impiego Torino, supportato dalle unità cinofile, effettuare una serie di controlli di prevenzione in tutto il capoluogo piemontese, in particolare nelle aree centrali e nelle zone della cosiddetta “movida” torinese.

 

I Finanzieri hanno ritirato alcune patenti di guida nei confronti di automobilisti, sorpresi alla guida con un tasso alcolico decisamente superiore a quello consentito. Uno di questi, alla vista dei militari, ha anche tentato di dileguarsi tra le vie del centro citta senza successo. Fermato nei pressi di Corso Massimo D’Azeglio è stato sottoposto all’esame dell’etilometro che ha confermato un tasso alcolico di molto sopra la soglia consentita. 

 

C’è stato lo spazio anche per un arresto.  Alle prime luci dell’alba, nei pressi di Corso Belgio, un equipaggio dei Baschi Verdi ha notato un’autovettura che “zigzagava” pericolosamente sfiorando le auto in sosta. La ragazza alla guida, palesemente poco lucida, si è data maldestramente alla fuga ed una volta raggiunta, ha pensato bene anche di aggredire i Finanzieri che, con non poca fatica, sono riusciti ad immobilizzarla. La venticinquenne è stata arrestata per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale 

Intensificati anche i controlli alle stazioni della metropolitana, ferroviarie nonché al Terminal degli autobus. Nelle adiacenze della stazione Lingotto, le unità cinofile, hanno identificato numerosi passeggeri in transito. Una decina i grammi di sostanze stupefacenti sequestrati.

 

L’attività delle pattuglie “117” delle Fiamme Gialle si inserisce nella costante azione di controllo del territorio, tesa a prevenire e reprimere violazioni finanziarie ed episodi di microcriminalità per tenere sempre alto il livello di rispetto della legalità, in favore di tutti i cittadini onesti e rispettosi delle regole.