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FdI: “Rimodulare fondi europei per turismo e commercio”

Paolo Bongioanni chiede la rimodulazione dei  Fondi Europei per reperire risorse a sostegno  dell’economia del turismo e del commercio, in seguito alla crisi epidemiologica Covid-19.

 

Il Consigliere Regionale Paolo Bongioanni ha presentato un ordine del giorno di richiesta per la rimodulazione, presso l’Autorità di Gestione, dei fondi europei PITEM e PITER alla luce della crisi economica conseguente quella epidemiologica. L’ordine del giorno, il numero 245, andrà in discussione in aula martedì 28 aprile 2020.  

Il testo verte sulla richiesta di un impegno alla Giunta di intervenire immediatamente al sostegno della impresa turistica e del terziario, con la rimodulazione dei fondi europei, da destinare  sia ad un sostegno economico diretto sia modificando i momenti formativi previsti all’interno degli stessi progetti,  indirizzandoli  alla formazione del personale che dovrà provvedere alle procedure di sanificazione e di rispetto di un non facile protocollo obbligatorio nel momento della riapertura.

“Il sistema del turismo e della sua filiera, partendo dall’albergazione e dalla ricettività nelle sue varie accezioni, per passare alla ristorazione, (che in Regione Piemonte è una delle risorse più importanti in quanto il nostro territorio può a ragione essere considerato la capitale italiana dell’enogastronomia), per arrivare all’ospitalità veloce dei bar e ancora alle professioni turistiche,  è  sicuramente  il settore più penalizzato perché, com’è già stato ribadito più di una volta, è un sistema che vive sul denaro circolante, sul cash flow, e che non è in grado di vivere con un’interruzione brusca della liquidità, non è  strutturato per farlo ed anche se può attraversare momenti di massima e di minima non può reggere una situazione come questa che rischia di portare al totale collasso la nostra piccola e media impresa turistica, componente importantissima dell’ossatura e struttura portante dell’economia dell’intero Piemonte” dichiara il Consigliere Bongioanni.

“In questo momento il Governo, oltre a roboanti proclami di interventi multimiliardari, non ha ancora erogato un solo euro a fondo perduto, ma continua ad aggiungere debito a debito,  e la “strombazzata potenza di fuoco dei 400 miliardi”  alla quale la maggior parte delle PMI non potrà accedere, non è un’iniezione di liquidità, ma vede furbescamente lo Stato non versare un solo euro, ma  mettere in sicurezza proprio il gettito fiscale annuo attraverso un’operazione di factoring con le banche. Le imprese turistiche chiedono risposte certe e hanno bisogno di denaro liquido, hanno bisogno di finanziamenti a fondo perduto, di soldi veri e facili da ottenere a dispetto della imperante burocrazia o, in alternativa chiedono non potendo tenere aperto, a fronte di zero incassi, di avere zero spese e quindi l’abbattimento delle accise, dei contratti assicurativi, degli affitti e di qualunque altra spesa assimilabile. Bisognerà intervenire per rimodulare  i protocolli, per evitare la morte della impresa turistica; è  quindi necessario studiare una riapertura intelligente nonostante gli enormi sforzi fatti dal Presidente Cirio per trovare delle risorse da immettere su questo mercato, e  ne ha trovate tante, queste ultime potrebbero essere ancora non sufficienti, anche alla luce di altre problematiche che vengono sollevate, quali il rischio civile e penale  nel quale portrebbero incorrere i titolari delle aziende, la necessità di formare il personale al nuovo “sistema” di lavoro, la necessità dopo mesi ad incasso zero di dotarsi di mezzi di sanificazione e DPI. Uno spiraglio concreto, per attingere a risorse oggi indispensabili,  sono i fondi europei: progetti PITER e PITEM in primis che bisogna immediatamente rimodulare e declinare alle attuali emergenze, sia in termini di erogazione di liquidià, sia per quanto concerne la formazione, inoltre bisogna esigere dall’Europa il pagamento immediato delle spese già sostenute dai singoli partner per i progetti ALCOTRA.  E’ questa una delle poche strade per recuperare fondi indispensabili per la sopravvivenza del nostro strordinario tessuto imprenditoriale messo in ginocchio dall’epidemia”

Al via il credito per le imprese agricole

Da mercoledì 22 aprile anche le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura potranno beneficiare delle opportunità previste dal cosiddetto Decreto Liquidità

 

Per sostenere le imprese del comparto primario in difficoltà a causa dell’emergenza COVID-19, lo Stato garantisce tutta la liquidità necessaria per far fronte alle coltivazioni in atto, agli impegni presi con banche e fornitori, agli investimenti indispensabili per aumentare la redditività delle aziende. È attivo, infatti, il primo canale che prevede la concessione di finanziamenti di pronta attivazione, garantiti sino al 100% da ISMEA, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare.

Il secondo canale sarà operativo nei prossimi giorni con la conversione in legge del Dl Cura Italia – spiega il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate – e consiste nella possibilità, anche per le imprese agricole, di accedere direttamente al Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese grazie ad un emendamento che ho fortemente voluto e che è stato già accolto in Senato.

 

Con la garanzia automatica e gratuita di ISMEA, le imprese del comparto primario che attestino, tramite autocertificazione, la situazione di difficoltà a causa dell’emergenza Coronavirus, potranno accedere a un finanziamento per liquidità sino a 25mila euro e durata 6 anni di cui 2 di preammortamento. L’importo sarà pari al 25% dei ricavi risultanti dal bilancio o dalla dichiarazione IVA e comunque entro l’ammontare di 25mila euro mentre le start up, invece, potranno autocertificare i propri dati contabili previsionali. Questo finanziamento ha la garanzia gratuita dello Stato al 100%, perciò sarà erogato ad un tasso parametrato calcolato al di sotto del 2% e la banca si limiterà alla sola verifica dei requisiti, senza la normale istruttoria bancaria e senza aspettare l’istruttoria ISMEA in quanto la garanzia è automatica oltre che gratuita. Vi sono poi finanziamenti destinati a liquidità e investimenti, sempre di durata massima 6 anni, il cui importo è commisurato in alternativa al doppio della spesa salariale, al 25% del fatturato oppure al fabbisogno, autocertificato, di capitale di esercizio e spese di investimento per i successivi 18 mesi.

Questa tipologia di finanziamento può arrivare fino a 5 milioni di euro e ha la garanzia gratuita al 90% – dichiara il Sottosegretario L’Abbate – Infine, vi sono finanziamenti per rinegoziazione di debiti esistenti pregressi con l’aggiunta di nuova liquidità per almeno il 10%. In questo caso la garanzia gratuita è all’80%. Nonché finanziamenti per rinegoziazione di operazioni erogate da non oltre tre mesi e comunque dopo il 31 gennaio scorso che possono arrivare fino a 5 milioni di euro, per una durata di 6 anni con una garanzia all’80%. È importante sottolineare – conclude Giuseppe L’Abbate – che l’operazione dei 25mila euro senza istruttoria può essere cumulata, successivamente o contemporaneamente, con una operazione più strutturata che preveda diverse finalità”.

Unica esclusione, trattandosi di fondi pubblici, riguarda le imprese beneficiarie la cui posizione sia classificata “a sofferenza. Possono essere ricomprese, invece, le posizioni classificate come “inadempienze probabili” o “scadute e sconfinanti deteriorate” purché tale classificazione sia successiva al 30 gennaio 2020.

Cinema delle Valli, vince Papetti

La scorsa settimana, sulla pagina Facebook del Cinema delle Valli di Villar Perosa (TO) si è tenuto un contest che ha sottoposto alla votazione degli utenti i 9 video-teaser partecipanti al progetto Torino Factory, promosso dall’Associazione Piemonte Movie (che gestisce la sala comunale) con la direzione artistica del regista Daniele Gaglianone e con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.


Gli utenti si sono espressi in favore di Tommaso Papetti, autore del video-teaser LITTLE NOIR. Sarà quindi tra le vie della cittadina della Val Chisone che si svolgeranno le improbabili indagini di Chico Pipa, giovane e precario aspirante detective. Le altre troupe partecipanti ambienteranno i propri lavori nelle 8 circoscrizioni torinesiQuando i lavori saranno conclusi, la giuria di Torino Factory decreterà il vincitore del glocal video & lab contest.

Tommaso Papetti, classe 1993, si è formato all’Albe Steiner di Torino e successivamente si è laureato in produzione e regia presso la Scuola Internazionale di Cinematografia di Cuba, nata negli anni ’70 da un’idea di Gabriel García Márquez, il grande scrittore colombiano scomparso nel 2014.

 

Nei prossimi mesi, compatibilmente con l’emergenza sanitaria in atto nel nostro Paese, è previsto un incontro sul territorio con il regista e la sua troupe per pianificare la realizzazione del lavoro.

Il centrosinistra nomina, il centrodestra strilla

Certo, il Movimento 5 Stelle è riuscito a piazzare qualcuno dei suoi ma ha sorpreso soprattutto il successo ottenuto dal partito guidato da Travaglio, attraverso il Fatto Quotidiano, che ha imposto le sue candidature al di là delle preferenze dei pentastellati ufficiali…

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Il centrosinistra nomina, il centrodestra strilla

Arrestato pusher ciclista

In bici con due panetti di hashish

Un cittadino egiziano di 20 anni è stato arrestato dagli agenti del Commissariato Centro giovedì sera in piazza San Giovanni. Introno alle 20, i poliziotti hanno visto lo straniero transitare a bordo di una bici in piazza Castello. Alla vista degli agenti il ventenne ha accelerato dirigendosi verso Piazzetta Reale. I poliziotti hanno poi fermato l’uomo in piazza San Giovanni trovandolo in possesso di due panetti di hashish per un peso vicino ai due etti. Il cittadino egiziano, con precedenti di polizia a carico e gravato dalla misura dell’obbligo della presentazione alla polizia giudiziaria, è stato arrestato per la detenzione ai fini di spaccio della sostanza stupefacente.

I mercati che vogliono sopravvivere dovranno abbassare i prezzi

 

Nel delirio di decreti, autocertificazioni, delazioni ed indignazione a comando dai balconi spicca la demenziale gestione dei mercati rionali. Quelli che, in città come Torino, sono quotidiani e diffusi in ogni quartiere.

Dopo le prime chiusure indiscriminate, a fronte delle aperture senza ostacoli per i supermercati, si è deciso per aperture controllate e limitate al solo settore alimentare.

Con delle eccezioni. L’impareggiabile sindaco di Torino ha tenuto chiuso il principale mercato cittadino, quello di Porta Palazzo. Il motivo? Essendo il più economico della città, richiamava consumatori da ogni quartiere e, dunque, creava assembramenti su tram ed autobus. Dunque la povertà era più forte della paura del gregge. Ma, dal momento che le decisioni le prende il Sotto Sistema Torino, i sudditi più sfigati devono restare nelle rispettive periferie ed impoverirsi ulteriormente facendo la spesa nei supermercati e nei mercati meno convenienti…

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I mercati che vogliono sopravvivere dovranno abbassare i prezzi

“RipartiPiemonte”, al via il piano da 800 milioni per lavoro e famiglie

Giovedì la Giunta regionale presenterà un disegno di legge per snellire la burocrazia  e velocizzare l’assegnazione delle risorse. Il presidente Cirio: “Tra le misure anche 55 milioni di euro  per il nostro personale sanitario in prima linea da settimane contro il Coronavirus”

Sarà denominato RipartiPiemonte il disegno di legge con il quale la Regione stanzierà 800 milioni di euro per sostenere gli imprenditori, i lavoratori e le famiglie piemontesi nella Fase 2 dell’emergenza Coronavirus. Lo ha annunciato oggi il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, in una videoconferenza stampa a cui ha preso parte tutta la Giunta.
Guardiamo con grande attenzione ai prossimi giorni perché saranno i medici e gli scienziati a dirci se e come potremo allentare il rigore, ma lavoriamo con la fiducia e la speranza che il 4 maggio il Piemonte possa ripartire – ha sottolineato il Presidente –. Oggi è il 25 Aprile e non è un caso aver scelto questa data per annunciare il nostro piano: ci auguriamo possa iniziare presto una nuova fase che liberi i cittadini dalle misure di contenimento, accompagnandoci a una nuova normalità”.

Il Piano della Regione mette in campo risorse immediate per 800 milioni di euro di fondi regionali, statali ed europei

 Il pacchetto di misure sarà supportato da uno specifico disegno di legge che la Giunta presenterà giovedì 30 aprile per snellire le procedure burocratiche e consentire una rapida assegnazione delle risorse.
“Abbiamo lavorato per riscrivere il nostro Piano della Competitività e venire incontro alle esigenze di ripartenza in tempi brevi di tutto il nostro sistema economico e sociale – ha spiegato il presidente Cirio –. Il Piano conterrà anche norme riguardanti la semplificazione, perché intendiamo intervenire ovunque ci sono vincoli e cavilli che possono ritardare l’arrivo delle risorse nelle tasche dei piemontesi. Per questo reiteriamo al Governo la richiesta, non di poteri, ma di procedure speciali, facili e immediate. Il nostro piano – ha evidenziato il Presidente – si baserà sulla fiducia che la Regione nutre nei confronti dei piemontesi. Sappiamo che stiamo dando risorse pubbliche alle persone giuste, a un tessuto imprenditoriale che ha bisogno di liquidità e che vuole ripartire”.
“Il disegno di legge – ha aggiunto – è lo strumento idoneo per consentire a tutti di dare il proprio contribuito per migliorarlo e di questo io mi farò garante personalmente. La settimana prossima lo approveremo in Giunta e poi chiederemo al Consiglio regionale di esaminarlo e votarlo il più rapidamente possibile in modo che produca i suoi effetti già dalla metà di maggio”.
Il primo articolo del disegno di legge conterrà uno stanziamento straordinario di 55 milioni per il personale sanitario del Piemonte“Un riconoscimento che non sarà mai abbastanza – ha detto il presidente Cirio –, ma doveroso per chi da settimane combatte in trincea. Lo Stato ha stanziato 18 milioni, noi li porteremo a 55. Sappiamo che non è sufficiente per dire grazie a tutti i nostri medici, infermieri e operatori sanitari, ma è un segnale che ritenevamo importante dare. Giovedì avremo un incontro con i sindacati di categoria per stabilire le modalità per assegnare queste risorse e attendiamo dal Governo il via libera per potere procedere”.
L’assessore alle Attività produttive, Andrea Tronzano, ha evidenziato che “la Regione sta svolgendo la funzione di regista verso le buone idee presentate in questi giorni dal sistema economico e universitario, che ha contribuito alla stesura delle linee guida per la ripartenza”, ha chiarito che “il modello Piemonte non può sostituirsi a quello del Governo, ma non dimenticherà nessuna categoria economica, compresi i piccoli negozi, dal parrucchiere all’estetista, passando da bar e ristoranti”, ed ha anticipato che ci saranno anche disposizioni per rendere il Piemonte autonomo nella filiera che riguarda la produzione dei dispositivi di produzione individuale.
Nel disegno di legge RipartiPiemonte ci saranno anche altri aspetti rilevanti. “Estenderemo le misure di sostegno – ha sottolineato l’assessore al Lavoro, Elena Chiorino – anche ai lavoratori esclusi dagli ammortizzatori sociali. Per l’anticipazione delle indennità abbiamo messo a disposizione 5 milioni del fondo di garanzia, siamo pronti a coprire le spese di apertura di nuovi conti correnti e stiamo perfezionando gli accordi con le banche. La priorità è fare in modo che i soldi vengano accreditati quanto prima”.
L’assessore alla Cultura e Turismo, Vittoria Poggio, si è soffermata sul fatto che “le risorse risparmiate per gli eventi annullati saranno reinvestite a favore delle imprese del settore. Passeremo dal progetto al soggetto, perché anche se molte manifestazioni e iniziative non possono svolgersi in questo momento a causa del Coronavirus, non dimentichiamo tutte le professionalità impiegate in un evento e le fragilità di questa filiera”.
Durante la videoconferenza stampa sono stati toccati diversi altri temi.
Situazione sanitaria“Questa settimana sarà cruciale per il Piemonte – ha dichiarato il presidente Cirio – Il valore assoluto dei nuovi contagi ogni giorno è ancora importante, ma registriamo un calo di coloro che manifestano sintomi e una costante riduzione dei ricoverati in terapia intensiva. Questo significa che il percorso che stiamo compiendo è corretto”.
L’assessore alla Sanità, Luigi Icardi, ha spiegato che “il calo dei contagi è in corso. Stiamo effettuando moltissimi tamponi nelle RSA, specie le più critiche e riscontriamo positivi, tuttavia la curva epidemica è in costante discesa, come sta diminuendo anche l’andamento dei decessi per data e il rapporto tamponi-positivi, perché pur facendo un numero maggiore di test la percentuale dei positivi scende. Si tratta di linee simili a quelle registrate in Emilia Romagna”.
Programmazione sanitaria. Il presidente Cirio e l’assessore Icardi hanno ricordato che l’Unità di Crisi sta lavorando per la gestione dell’attuale fase di emergenza, mentre la task force coordinata da Ferruccio Fazio si occupa del supporto all’Assessorato alla Sanità sulla futura programmazione del sistema sanitario piemontese, partendo dall’analisi delle criticità esistenti per costruire una reale medicina territoriale e individuare, entro giugno, misure immediate per fronteggiare un eventuale ritorno del contagio.
Laboratori analisi. L’assessore all’Innovazione, Matteo Marnati, ha annunciato che “la Regione sarà in grado di analizzare, nell’arco di poche settimane, oltre 10.000 tamponi al giorno ricorrendo all’apertura di tre laboratori a La Loggia (Torino), Biella e Novara, ed accompagnare la Fase2 in piena sicurezza. Siamo partiti a fine febbraio con due laboratori e 200 test, oggi abbiamo 21 laboratori fissi, due mobili e facciamo oltre 7.000 tamponi, ma l’obiettivo è di superare i 10.000 diventando così la prima Regione per numero di test analizzati”. I macchinari provengono da Stati Uniti e Cina e saranno acquistati grazie ad alcune donazioni, tra cui quelle di Intesa Sanpaolo e Generali.
Mascherine. L’assessore alla Protezione civile, Marco Gabusi, ha precisato le tempistiche di consegna dei 5 milioni di mascherine commissionate dalla Regione: “Entro il 4 maggio ne distribuiremo 2 milioni e gli altri 3 entro l’11 maggio. La scelta di dare le mascherine attraverso i Comuni deriva da un fitto confronto con le associazioni degli enti locali e ci consentirà di farlo in modo rapido”.

I pazienti guariti superano quota 4 mila, in calo i ricoveri nelle terapie intensive. Nuove vittime

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 19 di sabato 25 aprile

4060 PAZIENTI GUARITI E 2240 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi pomeriggio l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che il numero di pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, è di 4060 (298 in più di ieri): 347(+14) in provincia di Alessandria, 153 (+15) in provincia di Asti, 186 (+13) in provincia di Biella, 456 (+53) in provincia di Cuneo, 349 (+44) in provincia di Novara, 2058 (+139) in provincia di Torino, 206 (+3) in provincia di Vercelli, 250 (+11) nel Verbano-Cusio-Ossola, 55 provenienti da altre regioni (+6).

Altri 2240 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

 

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 2803

Sono 66 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi, di cui 18 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale complessivo è ora di 2803 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 526 ad Alessandria, 147 ad Asti, 155 a Biella, 220 a Cuneo, 246 a Novara, 1.217 a Torino, 154 a Vercelli, 108 nel Verbano-Cusio-Ossola, 30 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

 

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

 

Sono 24.549 (+499 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al “Covid-19” in Piemonte: 3.183 in provincia di Alessandria, 1.385 in provincia di Asti, 917 in provincia di Biella, 2.385 in provincia di Cuneo, 2.203 in provincia di Novara, 12.031 in provincia di Torino, 1.080 in provincia di Vercelli, 990 nel Verbano-Cusio-Ossola, 225 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 150 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

 

I ricoverati in terapia intensiva sono 237 (-16 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.843 (-79 rispetto a ieri)

Le persone in isolamento domiciliare sono 12.432

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 132.510 di cui 70.298 risultati negativi.

 

Il senso della Libertà

PAROLE ROSSE  di Roberto Placido / Questo 25 aprile 2020 lo ricorderemo a lungo. La Festa nazionale della Liberazione da settantacinque anni ci ricorda da dove nasce la Repubblica Italiana e soprattutto grazie a chi il nostro paese ha riacquistato, oltre alla dignità, la libertà e la democrazia. Per troppi anni è stata relegata, oltre ad un giorno di festa da scuola e dal lavoro, a cerimonia istituzionale ristretta ai rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni della resistenza, ai partigiani ed i loro famigliari ed a quanti, una minoranza, hanno sempre avuto una forte sensibilità democratica.

Con il passare degli anni e con la naturale e fisiologica scomparsa dei protagonisti di quello straordinario periodo è sorto il problema di tramandare la loro esperienza e valori e di coinvolgere le giovani generazioni. Periodicamente abbiamo assistito a tentativi revisionistici da parte della destra neofascista o ex fascista e da qualche storico di sinistra o presunto tale. Anche quest’anno, perdendo l’occasione di dare un segno di maturità quanto mai necessario in una situazione emergenziale da destra è arrivata la proposta di dedicare il 25 aprile alle vittime del Corona Virus. Proposta tanto irricevibile quanto idiota. L’ipocrisia porta a non avere il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome.

Se si fosse mantenuto lo spirito e la composizione delle forze che hanno animato le formazioni partigiane il 25 aprile sarebbe stata vissuta con una partecipazione e condivisione se non unanime, impossibile, certamente in misura decisamente maggiore. Voglio ricordare che nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) e nelle formazioni partigiane c’erano rappresentanti socialisti, comunisti, cattolici democratici, liberali, repubblicani, monarchici ed azionisti. Quindi, mi riferisco specialmente ad una parte della sinistra che ha cercato di appropriarsi della “resistenza”, la Resistenza non era e non è di una parte sola, ad essa hanno partecipato, dando sostegno e copertura, operai, impiegati, contadini, civili, preti e suore e molti rappresentanti delle forze dell’ordine. Per chi fosse interessato c’è una bella pubblicazione del Comando generale dell’Arma dei Carabinieri sul ruolo dei Carabinieri durante la lotta di Liberazione. Un altro elemento da confutare è quello della territorialità, si è svolta solo al nord dell’Italia. Chi lo sostiene dimentica o fa finta di dimenticare lo sbarco alleato, la “ linea gotica” e l’Italia divisa in due. Problema risolto dalla folta e numerosa, molte migliaia, presenza di meridionali nelle formazioni partigiane. Uno su tutti il comandante del CLN che liberò Torino, Pompeo Colajanni, nome di battaglia “Barbato”, siciliano, ufficiale della cavalleria. Sul ruolo e sulla partecipazione dei meridionali alla lotta di liberazione voglio ricordare il convegno organizzato dal Consiglio Regionale del Piemonte il 16 giugno 2013 al Teatro Carignano a Torino.

Per concludere su di un altro elemento, spesso riproposto, quello degli esigui numeri dei partigiani, rammento che alla lotta di Liberazione hanno contribuito sicuramente le formazioni partigiane, i molti civili, ed, non si possono dimenticare e lo sono stati per troppo tempo, i seicentomila internati militari italiani (IMI) che rifiutarono di combattere per la repubblica di Salò e preferirono i campi di concentramento pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane e privazioni. Tutto questo è la storia passata e recente ma la vera particolarità, che mi ha fatto riflettere, di questo 25 aprile è l’essere tutti “prigionieri” in casa da quasi due mesi. Festeggiare la Liberazione stando chiusi in casa, segregati quasi volontariamente, un ossimoro, per combattere un nemico invisibile e quindi più subdolo, non può che fare riflettere sul senso e sul valore della libertà. E’ proprio vero che una cosa l’apprezzi molto di più quando non ce l’hai, quasi, più o ti viene a mancare. Forse è per questo senso di privazione, di mancanza, che ci sono state un numero straordinario di manifestazioni e di iniziative con una partecipazione e condivisione che ci dà la percezione tangibile di essere liberi pur essendo “prigionieri” e segregati. La libertà e la democrazia sono, insieme alla Costituzione, i più importanti dei grandi “regali” che ci hanno portato la Resistenza e la lotta di liberazione.

Giampiero Leo: “I miei cinquant’anni di 25 aprile”

“Si è appena concluso un bellissimo flashmob – svoltosi dalle 15.00 alle 16.00 – realizzato sui balconi che danno sui giardini condominiali di molte abitazioni, facenti riferimento a una grande “corte”, secondo la concezione architettonica di un tempo. La nostra “manifestazione”- molto partecipata – ha avuto come animatori e fornitori delle canzoni, una bella famigliola composta da due giovani sposi, genitori di due ragazzine – Matilde e Maddalena – simpaticissime e molto versate tanto nel ballo e nel canto, quanto nelle arti ginniche. Abbiamo iniziato con varie versioni di “Bella Ciao” e proseguito con una azzeccata scelta di canzoni resistenziali e patriottiche, per concludere – tutti noi in posa marziale – con “L’inno di Mameli” e il Silenzio”

Quest’anno avrebbe dovuto essere la mia cinquantesima partecipazione alla fiaccolata del 25 aprile. In realtà io iniziato a presenziare alle celebrazioni della liberazione nel 1969 (quando avevo 16 anni, ero il più votato tra i leaders studenteschi del mio liceo e della mia Città e rappresentavo il Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana), quindi sarebbero 51 gli anni, ma una volta sono stato assente causa malattia. Ebbene, credo che questo piccolo curriculum possa sia attestare la mia fede antifascista, quanto darmi un minimo diritto di raccontare come – a mia esperienza – è cambiato il Paese.

Gli anni intorno al ’68 erano già abbastanza roventi, ma in quel di Calabria – esattamente a Catanzaro, mentre a Reggio infuriava il “boia chi molla”- nessuno avrebbe mai messo in dubbio la piena legittimità di un cattolico democratico di agire nell’agone politico sociale. Infatti, come accennavo, nel mio liceo nelle elezioni più significative e importanti (per esempio l’invio di una delegazione di tutti gli studenti calabresi a Roma, a incontrare l’allora ministro all’istruzione Riccardo Misasi) che si svolgevano col voto plurimo, ovvero due o tre preferenze, la prima era quasi sempre per me all’unanimità, mentre le altre venivano equamente divise fra rappresentanti della sinistra e della destra. Di conseguenza, nella stragrande maggioranza dei momenti politici “ufficiali”, venivo designato io a rappresentare il Movimento. Immaginabile il mio shock, quando, trasferitomi a Torino per l’università nel 1971, scoprii che da conclamato leader “cattolico-sociale-antifascista”, ero di colpo diventato un “clerico fascista”. In quegli anni, infatti, l’università – in particolare le facoltà umanistiche – erano diventate terreno di “caccia” al “non marxista rivoluzionario”, senza alcuna eccezione per i cattolici democratici e non violenti quale ero io. Che poi tra i “rivoluzionari” abbondassero i figli di papà, sponsorizzati e coccolati da professori con giacca in kashmire e porsche (….rigorosamente parcheggiate lontano dall’università) e che io fossi uno sfigatissimo studente lavoratore immigrato dalle “Calabrie”, non cambiava minimamente l’idea che il rappresentante del “potere” e del capitalismo fossi io e non loro. Per fortuna, o forse meglio per Provvidenza, mentre in università ero pubblicamente schivato da molti (che poi, magari si scusavano in privato), incontrai i “pericolosissimi” giovani di Comunione e Liberazione che, benchè fossi terrone e democristiano, mi accolsero con semplice ma genuino affetto. Da questa amicizia nacque la mia candidatura a capolista del raggruppamento cattolico alle prime elezioni universitarie – post ’68 – nel febbraio del 1975 e a quelle comunali della Città di Torino nel giugno dello stesso anno. (eletto in entrambi i casi con un risultato giudicato incredibile da organi di stampa e commentatori politici). E delle celebrazioni del 25 aprile, cosa ne era stato? Ebbene, dal mio arrivo a Torino, nel ‘71/’72 avevo continuato a partecipare come singolo, mentre dal ’75 in poi iniziai ad andarvi come rappresentante ufficiale delle istituzioni o del partito. Intanto eravamo ormai nel pieno degli anni di piombo, ed è forse superfluo sottolineare quale fosse il contesto: un clima di odio e d’intolleranza nei nostri confronti, che si traduceva in quotidiani insulti e minacce, fino a non poche aggressioni fisiche (gli episodi a Torino e in Italia furono così numerosi che non è neanche il caso di ricordarne alcuno in particolare). Voglio citarne solo uno, non particolarmente grave, ma abbastanza emblematico della follia ideologica dominante. Nel corso di una delle annuali celebrazioni del 25 aprile, mentre mi accingevo a salire sul palco degli oratori, fui bloccato da una quarantina di esagitati – in questo caso non giovani ma almeno 40/45enni – che mi urlarono: “tu su quel palco non puoi salire perché ti conosciamo, sei democristiano e sappiamo bene che sono 30 anni che rubi!”. Indignato, ma senza scompormi, risposi loro: “è un evidente menzogna. E’ impossibile che io rubi da 30 anni, anche perché ne ho appena compiuti 22”! Quella volta andò bene, altre un po’ meno. Ora, non potendo ovviamente fare la cronaca dettagliata “di 50 anni di 25 aprile”, proseguo un po’ a volo d’uccello, evidenziando tre cose. La prima è che in qualsiasi ruolo mi trovassi, consigliere di maggioranza o di opposizione, assessore comunale o regionale, non mancai di salire sul palco degli oratori e, in qualunque condizione, prendere la parola.

La seconda è che il clima come il mare a capo Horn, poteva essere più o meno tempestoso ma mai tranquillo. Se ai tempi della D.C. ci accusavano di essere ladri e proteggere i “fascisti”(uno slogan era: “MSI fuorilegge. A morte la D.C. che lo protegge”), in epoca “berlusconiana”, fui invece più volte invitato “a lasciare l’Italia perché vi rimanessero solo i puri e i giusti”).
La terza è che, a fianco dei fatti succitati, devo riconoscere con piacere che la stragrande maggioranza dei dirigenti e dei quadri del P.C.I., del Sindacato, dell’A.N.P.I., dei movimenti giovanili di sinistra, hanno sempre considerato gradita, benvenuta e significativa la mia presenza, tant’è che Sergio Chiamparino, prima Sindaco di Torino, poi Presidente della Regione Piemonte, soleva scherzosamente dire alla partenza del corteo: “ se c’è Leo possiamo partire, altrimenti no perché saremmo incompleti!”. Così come pure sarebbe ingeneroso non ricordare quanti nella sinistra “storica”, e anche oltre, manifestarono – anche molto concretamente… – solidarietà e rispetto per le idee mie e dei miei “compagni di ventura”. Ripensando agli anni ‘72/’77 in università, come non ricordare i due grandi professori Cottino, Gastone e Amedeo, che in più occasioni “calde”, spesero la loro autorevole parola per difendere il diritto alla nostra presenza. Invece, non solo con la parola, ma anche con le azioni, a tutelare la nostra incolumità fisica – a partire dalla mia! – furono leaders della sinistra parlamentare ed extra parlamentare, quali Piero Fassino, Giorgio Ardito, Patrizio Tosetto e Stefano Della Casa (allora uno dei capi di Lotta Continua). Poi, a fianco dell’allora presidente del Consiglio regionale, Dino Sanlorenzo, partecipai anche a decine e decine di assemblee contro il terrorismo. Confortanti incoraggiamenti, ovviamente, arrivavano dalla “famiglia” a cui appartenevo. Da tante/i giovani meravigliosi e spericolati di Comunione e Liberazione, del Movimento giovani della D.C., del Ser.mig, da padri spirituali ineguagliabili come don Bernardino Reinero, don Primo Soldi e Mons. Franco Peradotto, fino a intellettuali raffinatissimi e non conformisti, (verso il pensiero dominante del tempo) come, per esempio, l’indimenticabile prof. Giorgio Lombardi e il battagliero prof. Pier Franco Quaglieni, espressione della migliore cultura laica, e non laicista d’Italia.

 

Carlin Petrini

Arrivando ad oggi ho recentemente letto una bellissima intervista a La Repubblica di Carlin Petrini. In essa esalta la festa della Liberazione e la Costituzione, come figlie legittime delle grandi culture popolari e storiche del Paese: quella socialista e comunista, quella liberale, quella cattolico democratica/democristiana, quella moderata-conservatrice.  Petrini si affianca così all’appello all’unità del Paese, magistralmente e opportunamente lanciato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un invito a superare l’epoca delle barriere ideologiche, delle prevenzioni, delle faziosità, che purtroppo ancora persistono in discrete fasce di “pasdaran”, demagoghi, populisti, intellettuali radical-schic (in questo senso rappresenta una brutta caduta di stile, l’incredibile fatwa lanciata da Saviano contro i “sedicenti cristiani”, perché fa temere che l’epoca delle scomuniche reciproche e degli inquisitori, non appartenga ancora a un passato da dimenticare). Ovviamente l’auspicio non è che spariscano le differenze. Queste ci sono e, in democrazia, è anche bene e opportuno che ci siano. L’auspicio, – per giungere a una società veramente democratica e civile – è che il “diverso da noi” non venga stigmatizzato ne ghettizzato, il concorrente politico non divenga il “nemico”, le minoranze – anche culturali e religiose – non siano percepite come un ostacolo al progresso della maggioranza, le differenti identità siano percepite non come un fastidio, ma come un arricchimento reciproco. Una società matura e tollerante, ha l’intelligenza, se non addirittura di fare sintesi, quanto meno di creare le condizioni perché culture, tradizioni, sensibilità divere, convivano armonicamente, avendo come unico riferimento ineludibile la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e, in Italia, la nostra bella Costituzione.  Grazie al cielo, anche questo “particolare” 25 aprile potrò viverlo nello spirito summenzionato. Infatti si è appena concluso un bellissimo flashmob – svoltosi dalle 15.00 alle 16.00 – realizzato sui balconi che danno sui giardini condominiali di molte abitazioni, facenti riferimento a una grande “corte”, secondo la concezione architettonica di un tempo. La nostra “manifestazione”- molto partecipata – ha avuto come animatori e fornitori delle canzoni, una bella famigliola composta da due giovani sposi, genitori di due ragazzine – Matilde e Maddalena – simpaticissime e molto versate tanto nel ballo e nel canto, quanto nelle arti ginniche. Abbiamo iniziato con varie versioni di “Bella Ciao” e proseguito con una azzeccata scelta di canzoni resistenziali e patriottiche, per concludere – tutti noi in posa marziale – con “L’inno di Mameli” e il “Silenzio”. A fare da coreografia, tante bandiere Italiane insieme a quelle Europee e a quelle per la Pace. Per trovarci in pieno lock down, non mi è sembrato niente male, ma soprattutto ho avuto la piacevole sensazione che, almeno in questa “corte”, trionfasse l’ecumenismo che a me piace tanto, ci fosse un forte spirito di unità e le differenze fra noi – sicuramente esistenti – non disturbassero nessuno. Viva l’Italia!

Giampiero Leo portavoce del Coordinamento interconfessionale del Piemonte, vice presidente del Comitato per i diritti umani della Regione Piemonte