ilTorinese

Sfumatura alta?

Le code e prenotazioni nei negozi di parrucchiere e barbiere, che si sono create in questa prima fase di riapertura dopo il lockdown di due mesi, mi hanno portato a riflettere

Durante la cosiddetta “quarantena” diverse persone hanno apprezzato il rallentamento dei ritmi quotidiani e lavorativi, accanto alla possibilità di stare con i propri cari; altre, magari, invece, si sono trovate a dover vivere, in uno spazio chiuso ed in un tempo dilatato, relazioni affettive che già presentavano, in precedenza, delle problematiche. Altre persone ancora, magari affettivamente felici, si sono trovate a dover affrontare problemi pratici di gestione dei figli (magari pure piccini), lasciati a casa da scuola o dall’asilo. Davvero ogni soggetto ed ogni nucleo familiare è diventato una piccola imbarcazione, da traghettare in acque non calme. La riapertura è stata essenzialmente rivolta al settore commerciale, escludendo, ovviamente, ancora per precauzione i settori ludici e dell’intrattenimento (quali teatri e cinema). In fondo ha messo a nudo, al di là della giusta necessità di far girare il motore dell’ economia, un po’ le tendenze della società contemporanea. Ogni adattamento ad una situazione nuova, hanno ben spiegato gli psicologi, necessita sempre di un periodo di tempo più o meno lungo. Anche nel caso dell’adattamento al periodo di lockdown, questo ha finito con il produrre, in molte persone, affaticamento, calo dell’attenzione e, in alcuni casi, anche stati quali ansia e stress. Se così è, anche il ritorno alla normalità (al di là dell’importanza della cautela e prevenzione sanitaria) avverrà, secondo me, per gradi e a piccoli passi. Ma non potrà passare soltanto attraverso segnali esteriori (pur considerando la cura della persona essenziale, anche in tempi di lockdown). Se non verrà ad includere anche processi di solidarietà e condivisione con il prossimo, sono convinta allora che questa epidemia da Covid 19 ci avrà insegnato ben poco.

Mara Martellotta

In collaborazione con: http://www.pannunziomagazine.it/

I monopattini di Lime tornano in città

 Lime, leader mondiale della micromobilità, riavvia il servizio a TORINO e VERONA dopo la temporanea sospensione delle operazioni a causa della pandemia COVID-19. 

 

Area di servizio e disponibilità

Dopo una pausa di alcune settimane, Lime ha riavviato il servizio nelle città di Torino e Verona il 19 maggio 2020. Attualmente, nelle due città sono disponibili per prenotazione tramite app rispettivamente 500 e 400 monopattini. Adesso più che mai gli italiani hanno bisogno di opzioni di mobilità sicure, ecologiche ed economiche per muoversi all’interno delle città. “Siamo felici di servire le città di Torino e Verona e aiutare le nostre comunità a superare questa crisi” spiega Benjamin Barnathan, General Manager di Lime in Italia.

 

Misure di sanificazione rafforzate

Lime ha intensificato tutte le misure di sanificazione per proteggere i propri utenti e collaboratori. Tutti i monopattini sono approfonditamente disinfettati sia nei magazzini sia quando vengono distribuiti nelle città. I metodi di sanificazione sono stati migliorati e la frequenza d’igienizzazione è stata aumentata. Tutti i collaboratori indossano guanti e mascherine, e hanno seguito training appositi per adempiere alle nuove disposizioni di igiene – in particolare nel rispetto del distanziamento sociale. I team di Lime seguono le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dei governi per assicurarsi che le misure messe in atto siano aggiornate e complete. Inoltre, gli utenti riceveranno, tramite email e tramite l’applicazione, un reminder a cadenza regolare contenente disposizioni di sicurezza stradale, indicazioni di parcheggio e misure di precauzione consigliate dalle autorità sanitarie.

 

La mobilità sostenibile è adesso più che mai una priorità

In questa fase di ripresa da una crisi sanitaria senza precedenti si fanno più forti le richieste di piani di rilancio sostenibili e di una società più resiliente.  Queste circostanze creano un’opportunità per prioritizzare mezzi di trasporto sostenibili e per considerare la micromobilità una componente fondamentale della ripresa post COVID-19. Oltre a rispondere a necessità rese urgenti dal cambiamento climatico, i monopattini elettrici garantiscono il mantenimento del distanziamento sociale necessario per la sicurezza dei cittadini. Con il graduale allentamento delle misure di lockdown, molte città italiane come Roma e Milano stanno prendendo misure straordinarie per ripensare i paesaggi urbani per una migliore condivisione degli spazi pubblici. Queste importanti iniziative sottolineano il ruolo essenziale della micromobilità in tempi di crisi, ma è importante che siano accompagnate da regolamentazioni che garantiscano la sicurezza degli utenti e incoraggino più persone a cambiare modalità di trasporto.

(foto: il Torinese)

I pazienti guariti sono oltre 13 mila. Altri 21 morti e 158 contagi

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 18 di mercoledì 20 maggio

13.094 PAZIENTI GUARITI E 3.922 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 13.094 (+418) rispetto a ieri: 1.215 (+30) in provincia di Alessandria, 554 (+35) in provincia di Asti, 565 (+3) in provincia di Biella, 1.345 (+36) in provincia di Cuneo, 1.153 (+36) in provincia di Novara, 6.905 (+245) in provincia di Torino, 580 (+15) in provincia di Vercelli, 662 (+13) nel Verbano-Cusio-Ossola, 115 (+5) provenienti da altre regioni.

Altri 3.922 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.718

Sono 21 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 3 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

In seguito al riallineamento in corso dei dati richiesto alle Asl, sono inoltre risultati ulteriori 18 decessi risalenti ai mesi di marzo e aprile che le stesse Asl non avevano ancora registrato sulla piattaforma informatica regionale.

Il totale è ora di 3.718 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 624 Alessandria, 221 Asti, 198 Biella, 352 Cuneo, 319 Novara, 1.640 Torino, 203 Vercelli, 125 Verbano-Cusio-Ossola, 36 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 29.885 (+158 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.813 in provincia di Alessandria, 1.758 in provincia di Asti, 1.026 in provincia di Biella, 2.706 in provincia di Cuneo, 2.632 in provincia di Novara, 15.237 in provincia di Torino, 1.261 in provincia di Vercelli, 1.100 nel Verbano-Cusio-Ossola, 257 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 95 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 96 (+0 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.513 ( -66 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 7.542

I tamponi diagnostici finora processati sono 264.624, di cui 147.038 risultati negativi.

Produzione mascherine: il Piemonte vuole diventare autosufficiente

Le  700 aziende tessili sul territorio, con oltre 6.500 addetti, potrebbero consentire al Piemonte  diventare autosufficiente nella produzione di mascherine.

Commenta l’assessore regionale alle Attività Economiche e produttive, Andrea Tronzano. “Stiamo lavorando con il Politecnico di Torino, che ha aperto un tavolo con l’Ente Certificatore UNI, per avviare una prassi e poi una norma italiana sulle mascherine di comunità, in modo da realizzare in Piemonte mascherine a chilometro zero. Prevediamo di produrre più di  10 milioni al mese di mascherine tessili lavabili con inserti ricambiabili in tessuto non tessuto (TNT) e di mascherine usa-e-getta auto-componibili ‘origami’ in TNT,  prodotte tutte nel nostro territorio”.

Comuni montani e turismo: la crisi covid come opportunità di rilancio

Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Management, Università di Torino, lancia Covidless Approach & Trust, uno strumento operativo a sostegno dell’economia turistica dei Comuni montani

Ribaltare il punto di vista e usare l’emergenza Covid per ripensarsi e superare la crisi. È questo l’obiettivo di Covidless Approach & Trust, lo strumento di analisi e sviluppo pensato per i Comuni montani e nato da un progetto di ricerca dell’Università di Torino, effettuata con il sostegno della Camera di Commercio di Torino.

Messo a punto da un team composto da Paolo Biancone (nella foto), Andrea Martra, Piercarlo Rossi e Silvana Secinaro, docenti del Dipartimento di management, e Alberto Sasso, professionista specializzato in architettura sostenibile e rigenerazione del territorio, Covidless A&T è un servizio di sostegno operativo all’economia turistica e culturale del territorio e degli Entri locali per il rilancio del territorio. Covidless A&T, nel rispetto delle norme e dei protocolli di distanziamento sociale relativi all’operatività dei singoli esercizi, si concentra sui i bisogni dei fruitori e dei turisti che si aspettano di trovare contenuti di intrattenimento e di fornitura adeguati. La valutazione di rating è totalmente indipendente dallo scenario normativo regionale e nazionale anti Covid-19. L’obiettivo è supportare gli Enti locali nel mantenimento e potenziamento degli standard di accoglienza ricettivo-turistica e culturale. Nella pratica, il modello fornisce un rating di attrattività territoriale, in grado di identificare e potenziare gli aspetti di fruibilità turistico ricettiva e culturale al pari del periodo pre COVID-19. Si parte da una valutazione, guidata da un referente, che fornisce punteggi per i vari aspetti: dall’ospitalità alberghiera agli impianti sportivi, dall’accessibilità agli uffici comunali, fino allo shopping, alla ristorazione e all’intrattenimento. In base al punteggio ottenuto si potranno individuare i punti di forza e le aree di miglioramento sulla base delle quali costruire un percorso, affiancati dal team di esperti, per potenziare gli aspetti necessari. Al termine del percorso i Comuni saranno certificati e riceveranno l’attestazione ed il marchio “Covidless Approach&Trust”. Il modello si basa sullo studio realizzato per la rivalutazione e valorizzazione delle Valli Olimpiche Piemontesi, che ha dimostrato come sia possibile definire  delle linee guida declinabili anche su altre realtà. Il primo Comune che ha aderito a Covidless A&T è il Comune di Santa Maria Maggiore, in Val Vigezzo, provincia di Verbania. La ricerca ha il patrocinio di Uncem – Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani.

Presunzione di innocenza anche per gli “antipatici”

18 maggio:  udienza preliminare per l’eventuale rinvio a giudizio di Roberto Rosso ed altri. Seguiranno altre tre  udienze e poi, se ho capito bene, il Gip deciderà sul prosieguo.

Accolte le richieste di Regione Piemonte, Comune di Carmagnola, Fratelli d’Italia e Libera come parti civili. Complesso sarà il processo per le sue diverse implicazioni. Criminalità organizzata, voto di scambio e rapporto tra politica ed organizzazioni criminali. Sempre da quello che ho capito ci saranno due comportamenti processuali.

La richiesta di rito abbreviato che garantisce agli imputati la riduzione di pena di un terzo. Concretamente senza dibattimento con una ammissione di colpa. E chi professando la propria innocenza è disponibile ad affrontare tutti le tre fasi di giudizio. Giorgio Piazzese proprio non ci sta. Avvocato di Roberto Rosso, sostiene che è un processo politico e l’ammissione di queste parti civili lo dimostra. Alessandro Paolini è avvocato di Enza Colavito e non ha dubbi: non solo Enza è totalmente estranea, anzi è parte lesa perché minacciata. Si vedrà nel corso dell’eventuale dibattimento. Eventuale perché, teoricamente, in questi giorni, il giudice potrà decidere di tutto, anche se il termine teorico è fondatissimo. La Colavito non si da per vinta, trascorrendo i giorni del carcere nell’aiutare le sue compagne nello studio. Indubbiamente sta male, è  depressa, ma non vuole mollare. Troppo alta la posta in gioco. Ed arriviamo al punto, che francamente ho solo capito ora. Chi patteggia ne esce fuori e magari se la cava con pene irrisorie e se prevista la detenzione in carcere la può scontare ai domiciliari. Chi si professa innocente rischia di rimanere in carcere. Qualcosa non torna. Vero che i capi d imputazione sono pesantissimi, ma bisogna aspettare almeno due gradi di giudizio per poter riparlare di detenzione. Appunto, qualcosa non torna.  Fiducia nella magistratura e nessuno può o vuole sostituirsi. Hanno anche fatto un esame, si dice difficilissimo, per diventare magistrati. E prima dell’esame, dopo la laurea, scuole specialistiche difficilissime e fortemente selettive. Insomma diventare magistrato non è uno scherzo. Dobbiamo a loro riconoscenza per quel che fanno, in particolare nella lotta al crimine organizzato. Detto questo anche i detenuti e/o indagati hanno i loro diritti. Il primo tra tutti la presunzione d’ innocenza. Prevista dalla nostra principale legge che è la Costituzione. Tra i motivi nel rimanere in carcere c’è il pericolo di inquinamento delle prove. Anche qui, non ci pare che sussista questo pericolo. Ragionando da ” bar”, alcuni sostengono che Roberto Rosso è antipatico e un po’ sbruffone. Dunque? La giustizia si esprime sui fatti dibattimentali, non sulle possibili simpatie od antipatie. Magari è difficile essere obbiettivi, ma indispensabile cercare di esserlo per chi fa di mestiere il magistrato giudicante. Poi, ancorché qualcuno o qualcosa sia antipatico, i diritti sono per tutti e non solo per  i simpatici.

Patrizio Tosetto

Chiusa la macelleria, era senza licenza

L’attività investigativa durava da diversi giorni, esattamente dallo scorso primo maggio, quando gli Agenti del Reparto di Polizia Commerciale della Polizia Municipale intervennero a seguito di una segnalazione di attività commerciale aperta in giornata di chiusura.

Già in quella occasione, i Vigili notarono delle incongruenze perché i dati amministrativi non coincidevano e il conduttore dell’attività, un uomo di nazionalità egiziana, non era in grado di fornire informazioni e chiarimenti.

I monitoraggi eseguiti nei giorni successivi hanno confermato i sospetti sulla conduzione della macelleria in corso Vercelli. Ieri mattina, insieme al personale dell’Asl – Servizio Veterinario e ai Funzionari del Reparto di Polizia Commerciale hanno effettuato un intervento congiunto.

Durante l’operazione i Vigili Urbani hanno accertato che l’attività commerciale veniva condotta in assenza della necessaria autorizzazione e di idoneo titolo igienico sanitario comminando circa 8.000 euro di sanzioni.

Considerato l’esercizio abusivo del commercio di generi alimentari e la carenza di garanzie per la tutela del consumatore, gli Agenti hanno sottoposto a sequestro amministrativo cautelare tutto l’esercizio, mentre l’Autorità Sanitaria, a seguito degli accertamenti effettuati dal personale del Servizio Veterinario riguardanti la tracciabilità dell’alimento di origine animale, ha disposto il vincolo di vendita delle carni presso altro esercizio di vicinato.

Infine, il conduttore del negozio è risultato privo di regolare permesso di soggiorno ed è stato successivamente deferito all’Autorità Giudiziaria per permanenza irregolare sul territorio nazionale, mentre a carico del titolare dell’attività commerciale è stata ravvisata la violazione per aver impiegato nella propria azienda straniero irregolare.

Pasticcere morto per il virus, i colleghi raccolgono soldi per la famiglia

E’ morto a causa del coronavirus e i colleghi della pasticceria in cui lavorava hanno fatto una colletta per aiutare la sua famiglia

Questa storia è stata raccontata su Facebook dalla sindaca di Torino, Chiara Appendino, che  ha fatto visita alla pasticceria, un locale molto noto nel quartiere di Barriera di Milano.

“Non so se in 37 anni di attività abbiano mai visto un periodo così difficile, ma ho visto tanta forza e tanta voglia di ricominciare – ha scritto Appendino – Non prendiamoci in giro, la Fase 2 è dura: al netto degli entusiasmi e di tutto quello che di bello si può dire significa nuove, difficili, abitudini e sacrosante regole sanitarie da rispettare”

Oggi torna il PA Social Day

Maratona live con 18 città coinvolte. Il Piemonte affronterà il tema dell’antropologia digitale.

Mercoledì 20 maggio dalle 9.00 alle 19.00 torna il PA Social Day, la terza edizione dell’evento nazionale dedicato alla comunicazione e informazione digitale via web, social, chat, intelligenza artificiale.
L’evento, come ogni anno, coinvolgerà in contemporanea 18 città in tutto il Paese: Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Campobasso, Cava dè Tirreni, Cosenza, Firenze, Genova, Lanciano, Milano, Monfalcone, Padova, Palermo, Perugia, Roma, Rovereto, Torino.
A causa dell’emergenza per la diffusione del Coronavirus l’evento, solitamente organizzato con eventi in presenza, quest’anno si svolgerà con un format interamente online.
Un live per l’intera giornata che coinvolgerà tanti ospiti, relatori e partecipanti, in diretta sulla pagina dedicata all’evento (https://www.pasocial.info/pa-social-day-2020/) sui canali facebook e Youtube di Pa Social e sulla nostra pagina Facebook (https://www.facebook.com/crpiemonte) con l’hashtag #pasocial.

Il coordinamento piemontese e valdostano di PA Social ha scelto il tema “Antropologia digitale: nuove relazioni e linguaggi al banco di prova della PA”.

L’evento ha il patrocinio del Consiglio regionale del Piemonte, di Unioncamere Piemonte, della Città metropolitana di Torino e di Atc Piemonte centrale, media partner Corriere della Sera Torino.

Dalle ore 12 circa gli interventi di:

– Annalisa D’errico, coordinatrice PA Social Piemonte-Valle d’Aosta

– Alice Avallone, antropologa digitale e docente Scuola Holden

– Bruno Mastroianni, filosofo e social media manager

– Marco Castelnuovo, direttore Corriere della Sera – Torino

– Alessandro De Cillis, coordinatore dei presidenti dei Corecom italiani e presidente Corecom Piemonte

– Daniela Converso, Dipartimento Psicologia Clinica Università di Torino

– Maurizio Gomboli, responsabile Comunicazione Csi Piemonte

Multa alla gelateria, troppa gente in coda

I vigili urbani hanno multato la Gelateria Lucco di via Luini per 280 euro e hanno fatto andare via i clienti

Troppa gente in coda, secondo loro. Il titolare sostiene che c’erano sì oltre 100 persone, ma tutte distanziate in attesa di prendere il gelato. E pubblica un lungo sfogo su Facebook, che riportiamo di seguito integralmente:

LA RIPRESA DIFFICILE
Amo Torino e i torinesi, mi sono sempre impegnato per dare alle persone che entrano nella mia gelateria il miglior gelato artigianale. So fare questo, è il mio lavoro da sempre e ne sono orgoglioso. Negli anni ho visto sorrisi di mamme, di bambini e di persone anziane che chiedevano la loro torta con tantissime candeline. Le stesse persone che forse si sono ritrovate in questi ultimi due week-end fuori dalle gelaterie per ritirare il loro TAKE AWAY.
Persone ed amici che sentendosi un po’ più “liberi” (fase 2) di uscire a comprare qualcosa di dolce per rallegrare la settimana si sono trovati in una situazione imbarazzante.
Erano in fila cercando di organizzarsi per mantenere le distanze ed aspettavano il loro turno. Ma la legge è legge (uguale per tutti?) … questo è un assembramento!
Forse io dovevo trasformarmi da semplice gelatiere, quale sono, in supereroe armato di metro e organizzare militarmente la fila.
Quelle persone che voi definite assembramento sono clienti, amici, sono uomini e donne che sanno cosa significa stare distanti per evitare il contagio.
Sono quelli che due mesi fa quando si è detto di stare a casa hanno rispettato le regole.
Io sto dalla loro parte, perchè sono certo che quando tutto questo sarà finito quelle persone torneranno e saranno sempre più numerose.
Grazie Torino.