«Di fronte all’emergenza lupo, la tutela delle nostre montagne e di chi le vive è una priorità assoluta», dichiarano congiuntamente l’assessore regionale al Commercio, Agricoltura e Cibo, Caccia e Pesca, Parchi Paolo Bongioanni e il sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte Alberto Preioni.«La crescente presenza del lupo nelle aree montane – dichiarano i due esponenti – pone sfide importanti, che richiedono interventi equilibrati tra la tutela della biodiversità e il sostegno alle comunità locali. Gli allevatori sono il cuore pulsante di questi territori. Dobbiamo ascoltarli e fornire loro strumenti concreti per difendersi e lavorare serenamente».
Primo livello su cui intervenire è il sistema attuale di risarcimento dei danni agli allevatori. «È troppo macchinoso. Serve un meccanismo più rapido, semplice ed efficace per garantire un sostegno reale a chi subisce danni da predatori», afferma Bongioanni. Una svolta significativa sulla possibile gestione del problema è stata introdotta dal recente declassamento del lupo da specie “strettamente protetta” a “protetta”, deciso dal Comitato Permanente della Convenzione di Berna. «Una decisione che rappresenta una svolta importante», sottolinea Preioni. «Non si tratta di incentivare una caccia indiscriminata, ma di permettere interventi più mirati e responsabili. Questa decisione consente di adottare strategie di gestione già sperimentate con successo in altri Paesi, garantendo un equilibrio tra sicurezza, economia agricola e tutela della biodiversità».
Con circa 3.300 lupi stimati in Italia, di cui 950 sulle Alpi, il declassamento apre la strada all’elaborazione di un Piano Lupo nazionale che affronti le criticità in modo concreto. «La Regione Piemonte – proseguono i due esponenti regionali – è pronta a collaborare con il Governo per garantire risposte rapide ed efficaci a chi vive quotidianamente il conflitto con i predatori. La gestione del lupo dev’essere una priorità condivisa, capace di salvaguardare sia le attività economiche sia il patrimonio ambientale delle nostre montagne. Gli allevatori non possono essere lasciati soli. Molti rinunciano persino a denunciare gli attacchi a causa di procedure burocratiche troppo complicate. È necessario un cambio di passo, con risarcimenti immediati e misure preventive adeguate, per sostenere chi, con il proprio lavoro, garantisce la sopravvivenza e la valorizzazione di territori svantaggiati».
«Dobbiamo tutelare chi presidia le nostre montagne», concludono Bongioanni e Preioni. «Il loro impegno è fondamentale per la salvaguardia del territorio e non può essere vanificato da una gestione inefficace dei conflitti con i predatori. Serve una risposta concreta, condivisa e sostenibile, per assicurare un futuro alla nostra gente di montagna».

Il pane a scuola
IL COMMENTO
di Pier Franco Quaglieni
Questo episodio di cronaca mi porta a raccontare una “soluzione” al problema quando ero giovanissimo professore incaricato in un liceo il cui preside, per ottenere il massimo consenso dagli allievi, non solo consentì i pasti agli studenti a scuola, ma obbligò i docenti a turno a pasteggiare con gli studenti al fine di “socializzare”, portandosi da casa il “barachin”, come gli operai della Fiat quando non c’erano ancora le mense. Usò proprio la parola socializzare, il pover’uomo. Fior di professori si piegarono all’ordine del capo di Istituto e arrivarono a scuola con il quartino di vino. Fui io solo a rifiutarmi categoricamente per 4 anni di pranzare a scuola, sostenendo il diritto di pranzare dove ritenessi e soprattutto che tra i doveri del docente non c’era quello di assistere ai pasti degli allievi, socializzando. Per obbedire chiesi un ordine scritto (che in realtà non arrivò mai), dichiarando che lo avrei impugnato nelle sedi competenti, come feci quando venne imposta la bollatrice contro la quale avviai in solitaria una battaglia che vinsi e che portò alla sua rimozione, essendo l’unico strumento legale di accertamento della presenza di un docente il registro di classe. La bollatrice serviva per bidelli e impiegati, forse per il dirigente scolastico, ma non i docenti.
La Polizia di Stato, all’esito di una vasta e articolata operazione antidroga, nelle prime ore del 10 dicembre 2024, ha eseguito sei misure cautelari ponendo così fine ad una attività di spaccio di sostanze stupefacenti che veniva portata avanti nella provincia di Novara e che assicurava ingenti profitti.
In particolare, sono state eseguite tre custodie cautelari in carcere, due obblighi di dimora con presentazione alla polizia giudiziaria e un divieto di dimora nella Provincia di Novara.
Tutte le misure sono state emesse dal Tribunale di Novara su richiesta della locale Procura della Repubblica.
Sempre nel corso della stessa attività di indagine son già stati eseguiti cinque arresti in flagranza di reato, con il sequestro di oltre 3 chilogrammi di cocaina.
L’attività di indagine condotta dalla Squadra Mobile ha avuto inizio nel agosto 2023 e trae origine da un precedente arresto in flagranza di reato, avvenuto nel mese di giugno 2023. In quella occasione erano emersi dei dettagli che avevano richiamato l’attenzione degli investigatori, che avevano capito che il soggetto tratto in arresto era inserito in una più ampio contesto criminale.
Quelli che erano sospetti, nel corso dell’indagine, sono diventati delle precise conferme e lo sviluppo delle iniziali ipotesi investigative hanno poi permesso di mettere alla luce una ramificata e consolidata attività di spaccio, a carattere piramidale, condotta con modalità professionali, adottando delle cautele, anche negli spostamenti, indicative di modalità operative nel portare avanti l’attività di spaccio certamente consolidate, indice non di una occasionalità nel commettere certi reati.
Dalle indagini è emerso che, nella rete di spaccio, vi erano dei soggetti, che movimentavano ingenti quantità di cocaina, due chilogrammi ogni mese. In particolare D.H. 50 anni, cittadino albanese, era il “capo” del sodalizio criminale.
La cocaina veniva reperita attraverso un altro soggetto albanese, N.I. di anni 43, residente in provincia di Novara, in grado di consegnare 2 chilogrammi di cocaina ogni mese a D.H. per la sua illecita attività di spaccio.
Alle dipendenze di D.H., poi, vi erano altri soggetti con compiti ben precisi.
P.D. di anni 24 (cittadino albanese), H.R. di anni 27 (cittadino pakistano), R.A. di anni 47 (cittadino italiano), G.E. di anni 22 (cittadino albanese), erano i “cavallini” con il compito di consegnare le dosi di cocaina ai numerosissimi acquirenti residenti sia nel comune di Novara che in provincia. Gli stessi percepivano un vero e proprio stipendio mensile, circa 5000 euro al mese.
Ogni mattina D.H. incontrava i suoi corrieri provvedendo al loro rifornimento per le cessioni di cocaina della giornata. Gli incontri, registrati da alcune telecamere, avvenivano all’interno di parcheggi di alcuni centri commerciali presenti in città.
In questo frame D.H. poneva le dosi di cocaina all’interno di una loro autovettura e successivamente i suoi galoppini, in questo caso G.E. e R.A. si avvicinano all’autovettura a prelevarle.
Il prezzo delle singole dosi, del peso di 0,40 grammi, era di 40 euro. Ogni giorno il sodalizio criminale era in grado di portare a termine circa 150 cessioni con un guadagno giornaliero di circa 6.000 euro.
Le figure di spicco della presente indagine, hanno a carico precedenti specifici, e nonostante il pregresso ad oggi sono indagati in quanto si ritiene abbiano continuato nella loro attività delittuosa. Questi, anziché abbandonare le attività illecite si ritiene che invece abbiano elevato la loro capacità nel delinquere con una spiccata attitudine nel gestire i traffici delittuosi, utilizzando stratagemmi per cercare di eludere eventuali attività investigative.
NOTIZIE DAL PIEMONTE
(Dalla Questura di Novara)
Il latte umano rappresenta per i neonati, oltre che la miglior fonte nutrizionale, anche un vero e proprio farmaco salvavita, soprattutto per quelli più critici e prematuri. Per questi fragili neonati, spesso ricoverati in Terapia Intensiva e in Patologia Neonatale, il latte della propria mamma non è sempre disponibile, soprattutto nel primo periodo dopo il parto: in questi casi la migliore alternativa è rappresentata dal latte umano donato, trattato e distribuito dalle Banche del Latte.
Il latte delle mamme donatrici viene oggi pastorizzato per garantirne la sicurezza microbiologica. Tuttavia, è ormai dimostrato che il sistema attualmente in uso (pastorizzazione Holder, 62.5°C per 30 minuti) modifica il valore nutrizionale e riduce, in particolare, la capacità del latte umano di fornire difese e di stimolare il sistema immunitario del neonato rispetto al latte fresco, a causa dell’intenso danno termico.
L’idea innovativa, nata dalla collaborazione dei neonatologi della Terapia Intensiva Neonatale universitaria dell’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino (professoressa Alessandra Coscia e professor Enrico Bertino) e di un gruppo di ricercatori del CNR (professoresse Laura Cavallarin e Marzia Giribaldi), e supportata dalla Associazione Italiana Banche del Latte Umano Donato (dottor Guido Moro), dall’Associazione di Genitori Piccoli Passi e dalla Fondazione Venesio, è motivata dall’esigenza di poter disporre, per i neonati fragili, di latte umano donato che abbia una qualità nutrizionale e biologica il più simile possibile a quella del latte fresco della propria madre.
Risultato di alcuni anni di ricerche, pubblicate su riviste internazionali ed appena presentate al Congresso Europeo di Madrid, il pastorizzatore per piccoli volumi di latte (Low Volumes Milk Pasteurizer, Lo.V.Milk), basato su tecnologia High Temperature Short Time (HTST, 72°C per15 secondi) e brevettato dai ricercatori, é attualmente disponibile e pronto per essere utilizzato da gennaio nella Banca del Latte dell’ospedale Regina Margherita di Torino, in modo da fornire il latte non solo ai neonati critici dell’ospedale Sant’Anna, ma anche a quelli ricoverati nel Dipartimento di Patologia e Cura del Bambino ospedale Regina Margherita di Torino (diretto dalla professoressa Franca Fagioli).
La pastorizzazione HTST viene comunemente utilizzata per produrre il “latte fresco” bovino, perché è la tecnologia che consente di avere il miglior compromesso tra sicurezza microbiologica e qualità nutrizionale. Tuttavia gli impianti industriali per il trattamento HTST del latte vaccino hanno portate dell’ordine di tonnellate e finora non esistevano sistemi per pastorizzare piccoli volumi di alimenti liquidi, quali il latte.umano. La sua messa a punto è stata possibile anche grazie al grande impegno del personale della Banca del Latte Umano, coordinato dalla caposala Elisabetta Punziano.
L’impianto rappresenta un’innovazione dal punto di vista tecnologico, in quanto consente di realizzare una pastorizzazione di tipo HTST su piccoli e piccolissimi volumi di latte, con soluzioni tecniche completamente differenti dall’esistente.
Questa strategia innovativa parte quindi dalla Città della Salute di Torino, con la prospettiva di estendersi agli altri Centri in Italia, che con 44 Banche del Latte continua a mantenere il suo ruolo di leader, ed in Europa, dove attualmente ne sono attive oltre 280
A Torino sono diversi i bar dove gustarlo nelle sue diverse versioni.
Il 50 per cento della popolazione italiana sembra essere intollerante al lattosio che consiste nella mancata capacita’ da parte del nostro organismo di digerire gli zuccheri del latte e dei suoi derivati, una conseguenza della insufficiente presenza dell’enzima lattasi. Puo’ essere congenita, transitoria, dovuta per esempio ad una malattia o ad una infiammazione dell’intestino, o primaria che avviene con la crescita e che e’ causata da una mutazione nel codice genetico dell’individuo. Chi ne soffre conosce i sintomi (gonfiore, nausea, reflusso ecc.) e puo’verificare la sua esistenza con i test medici appositi. Dopo aver appurato di soffrire di questa intolleranza si dovra’ correggere la propria alimentazione eliminando tutti gli alimenti che contengono il lattosio, ovviamente, con il supporto di uno specialista.
Ci sono persone, tuttavia, che pur non avendo una vera e propria intolleranza al lattosio preferiscono bere il latte in versione leggera perche’, pur non perdendo i suoi nutrienti e il gusto, e’piu’ digeribile.
Il tema mi sta particolarmente a cuore, sono infatti una cultrice di questa meravigliosa bevanda che rappresenta un gesto affettuoso quotidiano che mi dedico con grande piacere, ma che ho dovuto correggere un po’ proprio perche’ il lattosio non e’ il mio migliore amico. Una delle strade alternative che ho intrapreso e che mi soddisfa molto e’ quella del cappuccino vegetale che utilizzo nella mia colazione casalinga. Soia, semplice o al cioccolato, avena o riso sono tutti validi sostituti a cui ci si puo’ abituare velocemente e che oramai troviamo anche al bar, soprattutto il primo. Ma un’amante del cappuccino, qualche volta almeno, vuole crogiolarsi bevendone uno tradizionale, di insostituibile bonta’. Quale puo’ essere la soluzione, soprattutto quando si fa colazione al bar? Il latte senza lattosio, buono ugualmente ma piu’ leggero.
Devo dire che fino a qualche tempo fa i bar che offrivano questo prodotto erano molto pochi e sembrava di chiedere un cappuccino alieno, ma gia’ da qualche anno si trova in moltissimi posti complice questa intolleranza o poca tolleranza che, sfortunatamente, sta aumentando. Questa crescita e’ dovuta al fatto che una volta il lattosio era contenuto solo nel latte e nei suoi derivati oggi invece e’ utilizzato anche come additivo e quindi si trova in molti tipi di cibo che spesso sono insospettabili. Fortunatamente oggi ci sono anche molti prodotti senza lattosio che favoriscono la digeribilita’ e ci danno la possibilita’ di non rinunciare al gusto.
A Torino sono diverse le caffetterie che preparano un buonissimo cappuccino senza lattosio, alcune tra queste sono:
Dezzutto Cit Turin. Un locale storico molto accogliente con pasticceria.
Via Duchessa Jolanda 23bis
Platti. Uno dei bar piu’ belli della citta’, elegante e signorile.
Corso Vittorio Emanuele 72
Zucca. Oltre alla caffetteria un aperitivo meraviglioso.
Via Gramsci 10
Cafe’ Parisien. Accogliente e familiare.
Corso G. Matteotti 8
Pasticceria Beatrice. Cappuccino scenico e brioche buonissime.
Corso Bramante 61
MARIA LA BARBERA
Simone Morabito, avvocato dell’arte
RITRATTI TORINESI
- Lo Studio Morabito, che ha da poco festeggiato i 50 anni, si occupa anche di Diritto dell’Arte. In quale aspetto del tuo lavoro ti identifichi maggiormente? Nell’aspetto legale e Tributario o in quello di Diritto dell’Arte?
Sì, un bel traguardo. In quell’occasione, peraltro, abbiamo celebrato l’evento commissionando un’opera ad hoc all’artista Andrea Sbra Perego, alla ribalta in questo momento. Quanto a me sono sempre stato uno spirito eclettico, per me è sfidante cercare di risolvere i quesiti legali di imprese e persone. Mi piace aiutare a realizzare le loro idee proteggendole al meglio. Posso definirmi innanzitutto un avvocato d’affari internazionale perché mi sono specializzato prima in Francia in diritto internazionale, poi in Italia in diritto civile e ho ottenuto un post graduate in USA in diritto delle transazioni internazionali. Questo è sempre stato il mio contesto lavorativo, ma da una quindicina d’anni ho incontrato la mia passione ossia l’arte e da lì ne sono nate avvincenti interazioni e quindi la mia specializzazione attuale, che mi porta a essere, oggi, uno dei pochi Avvocati dell’Arte italiani.
- Come nasce lo Studio Morabito ? Come Studio solo Tributario o anche Legale ?
Lo studio è stato fondato nel 1971 da mio padre, commercialista e revisore dei conti. Lui rimane un faro di professionalità per tutti gli aspetti tributari che ha declinato in 53 anni di professione sotto l’aspetto dell’assistenza alle imprese, enti e privati. Oltre a quella del settore tributario e societario, le sue specializzazioni sono anche la fiscalità dell’arte, ovviamente, insieme ai complicati temi di fisco agrario (per oltre 30 anni è stato consulente della Federazione Provinciale Coltivatori Diretti Torino) e di successioni. Proprio quest’ultimo aspetto mi porta a ricordare mio nonno, Simone Morabito mio omonimo, scomparso oramai da molti anni, che pur non essendo stato un professionista, è stato un importante funzionario dell’Ufficio delle Successioni di Torino, ricordato ancora oggi da molti notai di una certa età per la sua competenza e velocità di pensiero. Nel 2012, con il mio arrivo, è nato lo Studio Legale Tributario Morabito.
- Se dovessi dare una definizione di Diritto dell’Arte, quale daresti ? Oggi è diventato sempre più importante per affrontare le sfide che si presentano a livello legale e commerciale ai collezionisti ?
Il diritto dell’arte è come un grande cerchio composto da molti raggi, ognuno rappresentante un’area del diritto: il diritto dei Beni Culturali, il diritto d’autore, il diritto amministrativo, il diritto civile, il diritto internazionale, il diritto penale. Quindi è molto complesso trovare uno specialista nel tema, ma allo stesso tempo è sempre più rilevante proteggere il collezionista che spesso acquista o vende d’impulso senza conoscere le conseguenze dei propri atti.
- Cosa suggeriresti a un collezionista neofita che, per la prima volta, si affaccia al mondo dell’arte ?
Suggerirei di verificare sempre la provenienza dell’opera che sta per acquistare e di richiedere tutte le informazioni possibili. Poi di rivolgersi a un esperto.
- Necessitano di una tutela anche le gallerie d’arte e gli artisti oltre che i collezionisti? Quale fascia di artisti e gallerie accedono maggiormente ai tuoi servizi ?
Certamente assisto gallerie d’arte, case d’asta e artisti che debbono proteggere la loro attività e agire nella legalità per evitare illeciti di varia natura. La mia clientela è varia ci sono artisti e galleristi di ogni dimensione
- Vi occupate anche di fondazioni e associazioni ?
Sì, ci occupiamo anche di fondazioni e associazioni, così come tutti gli strumenti previsti dal nostro ordinamento. Ma anche di trust che è un istituto giuridico di origine anglosassone riconosciuto anche nel nostro ordinamento che spesso può essere la soluzione per problemi non direttamente regolati dal nostro legislatore.
- Il tuo rapporto personale con l’arte e se sei anche tu un collezionista
L’arte è la mia passione. Ho imparato ad avvicinarmi a essa non soltanto spinto dalla ricerca della bellezza, ma anche perché interessato da espressioni concettuali rivoluzionarie e più sofisticate. Sono anche io collezionista certamente. Una collezione d’arte rappresenta un modo di raccontare la vita di una persona: per ogni periodo potrebbe corrispondere un’opera, per ogni sentimento una modalità espressiva, per ogni successo una tonalità di colore. In questo arte e diritto si incontrano rendono non banale la mia professione.
Mara Martellotta
Poste italiane anche a Torino contro le truffe
Poste Italiane mette al centro la sicurezza dei cittadini con numerose iniziative, fra cui il nuovo vademecum antifrode , in distribuzione nei 49 uffici della città di Torino, e negli altri 78 uffici postali della Città di Torino. È proprio grazie alla collaborazione dei clienti, che ogni giorno utilizzano i suoi prodotti e servizi, garantisce di operare in sicurezza. Rispetto allo scorso anno, il numero delle truffe sventate in ufficio postale è diminuito del 63%, un dato che conferma l’efficacia dell’informazione in contrasto ai tentativi di frode.
Il rischio di rimanere coinvolti in una truffa riguarda tutti e non va sottovalutato, anche perché le frodi vengono messe in atto da veri “professionisti” che fanno leva sulla buonafede dei cittadini e utilizzano diversi metodi per aggirare i cittadini, come fingere di telefonare per conto di enti pubblici. Nel vademecum sono indicati alcuni consigli per evitare spiacevoli sorprese: è importante saper riconoscere la provenienza di email, sms e telefonate fraudolente, non avere fretta, fare attenzione alle proposte vantaggiose di facili guadagni, verificare le pagine web su cui si effettuano i propri acquisti, usare cautela nella gestione di dati e informazioni personali, mantenere software e password aggiornati. Per ulteriori informazioni è possibile visitare la sezione del sito di Poste Italiane dedicata alla prevenzione dalle truffe: https://www.poste.it/come-difendersi-dalle-truffe.html.
Mara Martellotta