ilTorinese

Polizia e Soroptimist contro la violenza di genere

In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza contro le donne, che ricorre lunedì 25 novembre, la Questura di Torino sarà presente su tutto il territorio della provincia per promuovere la campagna permanente di sensibilizzazione contro la violenza di genere denominata “Questo non è amore”, con iniziative ed eventi volti a prevenire ogni forma di violenza sulle donne e sulle vittime vulnerabili, anche attraverso incontri dedicati agli studenti.

Tra gli eventi, il 24 novembre, alle ore 9.00 del mattino, si terrà la terza edizione della “We run for Women – Corriamo con la Polizia di Stato per fermare i femminicidi”, che si snoderà per le vie del centro cittadino, partendo da Piazza Solferino.

La manifestazione è stata organizzata grazie alla collaborazione con il Centro Universitario Sportivo di Torino (CUS), e con il sostegno e il patrocinio del Consiglio e della Giunta Regionale del Piemonte, nonché con il patrocinio della Città di Torino. Consiste in una corsa di 10 km (competitiva e non competitiva) e in una camminata di 5 km (non competitiva).

Gli utili derivanti dalle iscrizioni saranno interamente devoluti ai Centri Antiviolenza “E.m.m.a. Onlus” a sostegno del progetto denominato “S.O.S. – Sostegno Orfani Speciali”, che ha come propria mission l’aiuto agli orfani a seguito di femminicidio, nonché al loro eventuale nucleo familiare.

Contestualmente alla gara, in Piazza Solferino sarà allestito il “Villaggio Polizia” con esposizione di mezzi e tecnologie in uso, nonché un punto informativo curato dalla Divisione Polizia Anticrimine e dai Centri Antiviolenza.

 

Inoltre, dalle 18 di questa sera e sino al 25 novembre, anche quest’anno la facciata della Questura di Torino sarà illuminata di arancione, colore simbolo dell’iniziativa “Orange the World” promossa da “UN Women”, ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere, in adesione al protocollo sottoscritto dal Dipartimento della P.S. con l’Associazione “Soroptimist International d’Italia”.

 

Alla prima accensione e alla successiva conferenza stampa, tenuta dal Questore di Torino Paolo Sirnaerano presenti il Prefetto della Provincia di Torino, Donato Giovanni Cafagna, la dirigente della Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Torino Barbara De Toma, il Presidente del Consiglio Regionale Davide Nicco, l’Assessore Regionale alle Pari Opportunità Marina Chiarelli in rappresentanza del Presidente della Regione, Alberto Cirio, l’Assessore Comunale alle Pari Opportunità Jacopo Rosatelli in rappresentanza del Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, il Comandante Provinciale dei Carabinieri Roberto De Cinti, il Maggiore della Guardia di Finanza Paolo Sini e il Presidente del Cus Torino Riccardo D’Elicio.

All’evento erano, altresì, presenti esponenti dell’associazione “Soroptimist International d’Italia”, la Prof.ssa Leila Picco Bracco, Past President nazionale, e la Prof.ssa Erica Varese Baulino, Presidente del Soroptimist Club Torino, che ha firmato, in qualità di partner, un progetto di collaborazione attraverso cui la Questura si impegna a svolgere un’azione informativa e divulgativa di uno specifico servizio, denominato “La Stanza di Peggy”, fornito dal Soroptimist International d’Italia, Club Torino, alle donne che denunciano la violenza di cui sono vittime, consistente nella possibilità di usufruire, in forma del tutto gratuita, di interventi assistiti con animali (c.d. pet therapy).

Durante la conferenza è stato, infine, proiettato un video relativo all’inaugurazione, presso il Commissariato di P.S. Madonna di Campagna, di uno spazio dedicato all’accoglienza e all’ascolto delle donne vittime di violenza, appositamente allestito grazie al sostegno di Soroptimist International d’Italia, Club Torino, nell’ambito del progetto nazionale denominato “Una stanza tutta per sé”.

OFT Lab 2024 a Cascina Roccafranca

Venerdì 22 novembre terzo appuntamento della rassegna dei concerti da camera 

 

Venerdì 22 novembre è in programma il terzo appuntamento della rassegna di concerti di musica da camera OFT Lab 2024, ospitati a Cascina Roccafranca, in via Rubino 45.

A esibirsi sarà Iacopo Sommariva, al violoncello, accompagnato da Alessandro Mosca al pianoforte. OFT Lab è un progetto il quale l’Orchestra Filarmonica di Torino conduce da anni per valorizzare i giovani musicisti. Una missione che è approdata nel progetto OFT Lab, che ha preso il via nel 2022 e grazie al quale alcuni ragazzi di talento entrano a far parte con regolarità della compagine orchestrale, lavorando fianco a fianco dei professionisti di caratura nazionale e internazionale, in uno scambio continuo tra esperienza ed entusiasmo.

I musicisti selezionati per il progetto OFT Lab 2024 sono Lucia Caputo, Ruben Galloro Giovanni Pulzulu ( violini), Cecilia Caminati e Jacopo Sommariva (violoncelli), Simone di Lalla ( contrabbasso), Niccolò Susanna ( flauto), Luca Vacchetti ( fagotto), Mattia Gallo (tromba) Andrea Iaccino e Francesco Parodi (percussioni). Ad essi si aggiungono il musicologo Francesco Cristiani, il compositore Francesco Mo, Chiara Marcone al management Cuturale e Chiara Sacchetto alla produzione.

Nel Lab di OFT vi è spazio per la musica, ma anche per affrontare tematiche formative di approfondimento rilevanti per chi opera nell’ambito dello spettacolo dal vivo.

Alcuni giovani di OFT Lab saranno protagonisti della rassegna di quattro concerti da camera di cui due si sono già tenuti, venerdì 7 e venerdì 15 novembre scorsi, e altri due sono in programma venerdì 22 e venerdì 23 sempre alle ore 21 alla Casa del Quartiere di Mirafiori Nord, ospitata in via Rubini 45.

Venerdì 22 novembre il programma previsto del concerto comprende musiche di Sergej Projof’ev, la Sonata in di maggiore per violoncello e pianoforte op. 119 e la Sonata in fa maggiore per violoncello e pianoforte op. 6 di Richard Strauss.

Il concerto conclusivo comprenderà la suite in sol minore per fagotto e pianoforte op 69 di Alessandro Longo, la romanza per pianoforte e orchestra op. 62 di Edward Elgar, le tre romanze per oboe e pianoforte op. 94di Robert Schumann e la Sonata per fagotto e pianoforte op. 168 di Camille de Saint Saens.

Per i concerti di musica da camera alla Cascina Roccafranca il biglietto singolo non numerato ha il costo di 5 euro.

Mara Martellotta

Dini ancora una volta indaga la donna e la famiglia

I parenti terribili” di Cocteau sino a domenica 24 al Carignano

Filippo Dini, passando dal ruolo di regista residente, ricoperto sino alla scorsa stagione all’interno dello Stabile di Torino – Teatro Nazionale, a quello di direttore artistico del Teatro Stabile Veneto – Teatro Nazionale, s’è portato dietro un personale progetto già ripensato qualche anno fa, proprio nel capoluogo piemontese, e ha messo in scena “I parenti terribili” di Jean Cocteau, nella traduzione di Monica Capuani, testo concepito all’indomani della fresca unione con Jean Marais (1938) e rappresentato quattro anni dopo, in pieno conflitto, agli Ambassadeurs parigini con la regia di Alice Cocéa. Stimolante tappa, per Dini, la commedia, considerata “la più perfetta opera teatrale” dell’autore – con cui questi “rompe, almeno formalmente, col teatro di raffinata e astratta acrobazia intellettuale, che sino allora aveva avuto in lui uno dei più fertili campioni, per accostarsi ad un tipo di teatro molto più tradizionale” -, stimolante dal momento che, dopo gli appuntamenti con “Casa di bambola” e “Agosto a Otage County”, entra a formare una intrigante (per il regista e per il pubblico) trilogia, offerta a personale dimostrazione dei segni di logoramento del nucleo familiare dei giorni nostri nonché un più variegato specchio nei confronti della figura femminile. Nel primo titolo, Dini si trovava a voler ridipingere la figura donna-moglie mentre in quello successivo era di fronte alla donna-figlia, annientata come il resto degli altri congiunti dalla dominante Violet; la commedia di Cocteau, accusata a suo tempo di immoralità per quei frammenti incestuosi che vi circolano, gli permette di scoprire il ruolo della donna-madre: forse non arrestandosi neppure qui nella ricerca di ampliare il proprio quadro d’esplorazione.

In questo spaccato di famiglia borghese, avvelenato sino al midollo e fatto a pezzi in un incessante quanto imprevedibile susseguirsi di scene, Yvonne, malata di incubi e di droghe, è la madre che dal momento in cui ha partorito il proprio figlio, Michel, lo ha ricoperto di un amore che con troppa facilità è sceso nel morboso, Georges è il marito che da quella stessa nascita s’è visto precluso ogni gesto di interesse e di affetto all’interno della coppia, mentre zia Léonie – sorella di Yvonne – ha per anni cresciuto il proprio amore per Georges e ancora lo accresce, lasciando tuttavia quell’uomo alla sorella, lei che da tempo ha deciso di annullarsi in quella stessa casa, tentando di sistemare quel “carrozzone” in modo che sia possibile viverci. Nel tentativo di una fuga giovanile (“dove ha dormito stanotte Michel?”), viene a formarsi una giovane coppia tra Michel e Madeleine, fatta di un amore fresco e senza limiti, sorpresa in un turbine inatteso dove il vecchio signore che prima occupava i pensieri della ragazza altri non era che Georges. Si romperanno i rapporti di sempre e il mare di bugie (quante se ne dicono sotto quel tetto) e gli equilibri insani, anche violentemente, al di là di una volontà a rimettere ordine, là dove restano soltanto indumenti sporchi e buttati alla rinfusa, lenzuola ammucchiate e letti sfatti.

Tutto in un’atmosfera di drammaticità pronta a sfociare nel tragico e mi suonerebbe strano che l’autore non volesse circondare strettamente la vicenda entro questi termini. Andando con la memoria ad altre edizioni dei “Parenti”, non mi pare che si cercasse sfacciatamente l’angolo del ridicolo. È vero, Georges specialmente si dibatte in situazioni che ne mettono alla luce, come un nervo scoperto, la comicità, decisamente di sbieco ma pur sempre comicità, e il lungo dialogo con Léonie, seduti quasi in proscenio a rimandarsi tutto il buffo di una situazione per cui si dovrà escogitare una scappatoia, spinge al sorriso e alla risata. Ma che qualcuno pronunci all’interno della narrazione la parola “farsa” non vuol dire che gran parte della commedia in “farsa” debba essere girata. Mancano a Dini, di cui nello spettacolo continuiamo a prediligere di gran lunga le zone oscure e più dolorose e maggiormente mantenute nella tragicità (eccezion fatta per quell’incubo iniziale di cui non s’avverte assolutamente la necessità), le mezze tinte, il fondersi esatto di un’ombra all’interno di una zona di luce, cancellando ogni taglio netto. Una “tutta luce“ che altresì, mi è parso di capire, cancella pure quel tanto di “recitazione” che vi era e vi sarà in Georges (lo stesso Dini) e Léonie (Milvia Marigliano, colei che con saggezza cerca d’aggiustare i cocci, eccellente), che trascorrono quell’”angolo” della commedia a “dire” esclusivamente le proprie battute.

Perno della commedia Mariangela Granelli come Yvonne, bravissima, sulla giusta linea di acidità e perbenismo e amour fou per quel suo Michel in cui Cosimo Grilli costruisce un frastagliato personaggio, fatto di passione e di felicità e di dolore, prova non semplice in quell’andamento ondivago ma più che felicemente superata. Giulia Briata è Madeleine, con convinzione a combattere contro i peccati di una famiglia che non vorrebbe altro che distruzione e macerie. La scena funzionale e immacolata è di Maria Spazzi, i costumi pieni di colore di Katarina Vukcevic.

Elio Rabbione

Bardomont, il festival della montagna

DAL 6 ALL’ 8 DICEMBRE LA PRIMA EDIZIONE 

Nives Meroi, alpinista che ha al suo attivo tutti i 14 8000 della Terra scalati in stile alpino ed ha, recentemente ottenuto una Menzione speciale al Piolet d’Or 2024 (Oscar dell’Alpinismo); Nicolas Favresse, estroso free climber, uno dei più forti degli ultimi 20 anni, spesso in compagnia della sua chitarra e vincitore del Piolet d’Or; Federica Mingolla e Anna Torretta, reduci dalla spedizione femminile italo-pakistana al K2. Sono alcuni dei prestigiosi ospiti, che interverranno alla prima edizione del Festival della montagna Bardomont a Bardonecchia (Torino), i prossimi 6,7 e 8 dicembre. Accanto a loro scrittori e giornalisti come Enrico Camanni, Roberto Mantovani, Valeria Tron.

L’appuntamento, organizzato dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con il Cai e le Guide Alpine, grazie al supporto di Smat (Società Metropolitana Acque Torino), del Consorzio Turistico e dell’Associazione Albergatori di Bardonecchia, si svolge con il patrocinio di Città Metropolitana di Torino, Museo Nazionale della Montagna, Parco Alpi Cozie.

Una tre giorni per parlare di montagna, di sport, di accoglienza, di sostenibilità, come il sottotitolo del Festival indica “Etica, Avventura, Rispetto”.

Ad aprire il Festival, la sera del 6 dicembre, il concerto del Coro del Cai Uget, poi sabato, dopo i saluti delle Autorità, il via sarà dato dall’incontro “Montagna e/è sostenibilità” con il presidente Uncem Marco Bussone, il presidente di Smat Paolo Romano ed il presidente delle Guide Alpine Piemonte Andrea Garelli. A seguire l’appuntamento con Nives Meroi, che dialogherà di “Etica della montagna, avventura e rispetto” con lo scrittore e giornalista Roberto Mantovani, il presidente del Cai Piemonte Bruno Migliorati ed Eugenia Maranesi, docente ed appassionata alpinista.

Nel pomeriggio, l’Amministratore delegato di Colomion Spa, la società che gestisce gli impianti di risalita, con Beatrice Bosticco, presidente degli Albergatori, Giorgio Montabone, presidente del Consorzio Turistico di Bardonecchia e Franco Ugetti, la cui attività e’ presente da 70 anni a Bardonecchia, si confronteranno su “Montagna e/è accoglienza”. Quindi l’appuntamento con Nicolas Favresse e, in serata, l’incontro con Federica Mingolla, Anna Torretta e Giacomo Benedetti, vicepresidente generale del Cai sulla “Spedizione femminile italo-pakistana al K2” dello scorso luglio.

Nella giornata di domenica un incontro, organizzato in collaborazione con il Parco Alpi Cozie sul lupo, ormai residente stabile delle Vallate Alpine, fra timori, perplessità e curiosità. Ne parleranno il docente del Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Torino Luca Rossi, il Guardiaparco Luca Giunti e la Guida Marco Pozzi, moderati da Riccardo Topazio, tra gli organizzatori del Festival.

Quindi l’appuntamento con Valeria Tron, Enrico Camanni e Roberto Mantovani per parlare di “Alpi ribelli” ed in conclusione qualche anticipazione alpinistica di Bardonecchia 2025.

“Il Festival Bardomont – spiega Chiara Rossetti, sindaco di Bardonecchia – è un appuntamento a cui l’Amministrazione Comunale tiene molto. E’ necessario sempre più parlare di montagna, del saperla vivere con rispetto. E’ necessario conoscerla avendo sempre ben presente un atteggiamento etico non ‘conquistatore’. Questa tre giorni vuole essere dunque un momento di riflessione a più voci, utile per chi la montagna già la vive ed anche per i tanti, sempre più numerosi, che la frequentano. E’ la prima edizione di questo Festival, non sarà l’unica ma vogliamo che Bardomont diventi un appuntamento fisso per quanti amano la montagna”.

 

“Che tristezza, la mia Torino ha cambiato volto: non la riconosco più”

UN LETTORE CI SCRIVE

Caro direttore,

che tristezza, la mia Torino ha cambiato volto,  i luoghi della mia infanzia con i locali tipici non esistono  più. Anche le abitudini sono cambiate. Un tempo una volta alla settimana  si andava a porta Palazzo “Porta Pila”, per fare la spesa  con prodotti  del territorio e regionali. Non è più così:   sembra di essere ad Algeri, prodotti e persone  sono totalmente cambiati. Non rispondono più alle nostre  abitudini e tradizioni. E non sono certo razzista, ho sposato una donna albanese, ma è la constatazione della realtà. Se si compra bisogna  stare attenti, sul peso che è spesso più alto di quanto richiesto e non è il vecchio buon peso. Metà dei prodotti  sono  da buttare via e gli avariati  li mettono al fondo della  borsa  in modo che te ne accorgi solo una volta arrivato  a casa. Metodi  che nulla hanno che vedere con le nostre tradizioni. Inoltre il pericolo di essere derubati  è all’ordine del giorno. Il luogo si presta per i malintenzionati, ora è davvero sconsigliabile frequentarlo. Stesso disagio  nel prendere i mezzi pubblici: due volte sono stato derubato nell’autobus e  non sono ricco, anzi vivo con la pensione  sociale. Moltissimi non  non pagano il biglietto e se i controllori lo richiedono  rischiano il linciaggio. E pensare  che nel resto d’Europa  non si sale in un mezzo pubblico se non si è provvisti di biglietto. E tantomeno si saltano i tornelli della metro per non pagare. Non è più consigliabile fare una passeggiata  serale dopo cena, le strade non sono sicure e mal frequentate ormai  anche nella zona precollinare, in zona Gran Madre, disturbata  anche  dalla movida, dove spesso si è vittime di atti vandalici dal giovedi alla domenica. Tutte le notti alle 2 e alle 3 per una decina di minuti ove vi sono le piazze dedicate allo spaccio, si sparano potenti fuochi artificiali, usati mi dicono per avvisare la clientela che sono   arrivate le dosi da spacciare. Un vero e proprio  incubo. Mi pare che non siamo dentro un progetto d’integrazione ma di una convivenza dove  noi siamo le vittime. Ci hanno cambiato il modo di vivere e se ci lamentiamo siamo additati come razzisti. E se rimaniamo sconvolti nel vedere le esasperazioni di un gay pride siamo appellati come  omofobi. E ci manca poco che ci arrestano se manifestiamo un parere contrario. Questa non è più la mia città! La mia bella Turin, che tristezza.

P. P.

La colazione fuori è il nuovo “aperitivo”? Un trend sempre più amato

 

Fare colazione fuori sta rapidamente diventando una delle attività più amate, non solo per iniziare la giornata, ma anche come vero e proprio rito sociale. 

Un momento di pausa che sta conquistando sempre più persone, spingendo molti torinesi a scoprire nuovi locali o a tornare nelle caffetterie di fiducia per concedersi un piacere semplice ma gratificante. 

Ma cosa c’è dietro questo nuovo trend che sta spopolando anche nel capoluogo piemontese?

Il risveglio sociale

Fino a qualche anno fa, la colazione fuori era sinonimo di una rapida bevanda presa al volo, magari al bancone di un bar, per poi proseguire con il ritmo frenetico della giornata. Oggi, però, questo concetto è stato completamente ridefinito. 

Fare colazione fuori è diventato un vero e proprio appuntamento conviviale, un momento in cui prendersi una pausa dai ritmi serrati della settimana lavorativa. 

Nel fine settimana, in particolare, sta sostituendo altre tradizioni sociali, come l’aperitivo o la cena. Si tratta di un’occasione per ritagliarsi uno spazio tutto per sé, per fermarsi a riflettere, per godersi una chiacchierata con amici o familiari, magari assaporando una brioche appena sfornata accompagnata da una calda tazza di caffè o tè.

Questo fenomeno non riguarda solo le grandi città, ma anche Torino, che sta vivendo una vera e propria esplosione di locali specializzati nella colazione. 

Ogni angolo della città offre opzioni diverse: dai bar storici con le loro tradizioni, ai caffè gourmet che puntano su lievitati e bevande ricercate, fino ai nuovi locali più moderni che propongono alternative healthy e alternative vegane. In ogni caso, la colazione è diventata un’occasione da vivere e da condividere.

Un momento di relax e gusto a prezzi accessibili

Uno dei motivi per cui la colazione fuori sta prendendo piede è senza dubbio il vantaggio economico che comporta rispetto ad altri pasti. 

Se pranzi e cene tendono ad avere prezzi più elevati, la colazione è un’opzione più accessibile, ma non per questo meno gustosa. 

Molti locali offrono proposte di qualità, come croissant artigianali, yogurt freschi con frutta e muesli, e altre prelibatezze, a un prezzo contenuto. Questo permette alle persone di concedersi un piccolo lusso quotidiano senza incidere troppo sul budget.

Inoltre, la colazione fuori offre un’alternativa piacevole e rilassante alla routine, creando un’occasione perfetta per socializzare. Torino, con i suoi numerosi caffè e pasticcerie, è diventata una vera e propria meta per chi ama iniziare la giornata con calma, senza rinunciare al buon cibo. Il rito della colazione, quindi, non è più solo un bisogno, ma un vero e proprio momento di piacere.

Brinner: La tendenza che stiamo vivendo

Accanto al fenomeno della colazione fuori, un altro trend che sta crescendo a Torino e in altre città italiane è quello del “brinner”, ovvero la colazione a cena. Il brinner è una vera e propria moda gastronomica che unisce la colazione alla cena, unendo i comfort food tipici del primo pasto della giornata con piatti più sostanziosi. 

Uova strapazzate, pancakes, bagel, toast e dolci tipici delle colazioni più classiche diventano i protagonisti anche della cena, creando nuove occasioni di convivialità.

Questo trend, che sta spopolando nelle metropoli, è una delle espressioni del desiderio di sperimentazione, di ritrovare il piacere dei cibi comfort, ma anche di ridurre la rigidità nelle abitudini alimentari. Torino, città storica con una forte tradizione culinaria, sta vivendo questo fenomeno con entusiasmo, facendo diventare il “brinner” un appuntamento sempre più gettonato, che unisce la convivialità alla scoperta di nuovi sapori e tendenze.

La colazione è il nuovo aperitivo? Sicuramente un’ esperienza che conquista Torino

La colazione fuori sta diventando una tradizione a Torino, un appuntamento da non perdere per chi cerca un angolo di relax prima di affrontare la frenesia quotidiana. 

Questo trend non solo offre un’alternativa gustosa e conveniente, ma rappresenta anche un momento di socializzazione e scoperta gastronomica, che spinge sempre più persone ad esplorare nuovi locali ea fare della colazione un’esperienza da vivere e condividere.

Che si tratti di un caffè caldo con un cornetto fresco o di una colazione a base di piatti innovativi, Torino è pronta a continuare a questo rito quotidiano che ha conquistato anche i torinesi più esigenti.

CRISTINA TAVERNITI

Giaccari coordinatore regionale Orizzonti Liberali

Riceviamo e pubblichiamo

 L’Assemblea Regionale di Orizzonti Liberali si è conclusa a Torino, segnando un importante passo per il movimento nella costruzione di un’identità territoriale forte e rappresentativa. L’assemblea, presieduta da Francesco Aglieri Rinella, ha eletto Piero Giaccari come nuovo Coordinatore Regionale di Orizzonti Liberali per il Piemonte, con il compito di rappresentare e guidare le attività del movimento nel territorio.

Nato su iniziativa di Luigi Marattin, deputato e presidente di Orizzonti Liberali, il movimento si è avviato come associazione con l’obiettivo di aggregare le diverse anime liberal-democratiche, costruendo un progetto solido che miri a una politica basata su merito e competenze. Questa assemblea regionale ha rinnovato l’impegno del movimento a radicarsi in Piemonte, preparandosi a lavorare su proposte concrete e vicine ai bisogni del territorio.

Dichiarazione del Coordinatore Regionale Eletto

“Sono onorato di rappresentare Orizzonti Liberali in Piemonte. Con determinazione e competenza, costruiremo una comunità inclusiva, capace di rispondere alle esigenze locali e al contempo di contribuire alla visione nazionale del movimento.

L’incontro e il dialogo autentico possono diventare il primo passo per costruire relazioni e alleanze, superando le tradizionali appartenenze politiche. Come disse Pietro Nenni, “Le idee camminano con le gambe degli uomini.”

Oggi le categorie di “destra” e “sinistra” non sono più adeguate per comprendere la realtà. La nuova linea di divisione si manifesta tra europeisti e antieuropeisti, occidentali e antioccidentali, liberali e antiliberali, modernisti e antimodernisti. L’antifascismo resta per noi un valore fondante, ma il fascismo si presenta oggi sotto molte forme. Non è forse una nuova forma di fascismo anche impedire a una ministra di parlare al Salone del Libro o alla Brigata Ebraica di partecipare alle celebrazioni del 25 Aprile?

Esistono famiglie politiche: i Liberali, i Socialisti, i Repubblicani, i Popolari, così come li intendeva don Sturzo, che oggi mancano di un’adeguata rappresentanza. La nostra associazione mira a diventare un catalizzatore delle forze e delle persone che attualmente non hanno una voce.

A cosa servono i “quadri intermedi” di un partito? Sono lo snodo tra le istanze dei territori e le scelte di respiro nazionale. Un coordinatore regionale deve essere parte attiva di una comunicazione dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso. I “quadri intermedi” sono i primi indicatori della salute dell’Organizzazione, se si diventa solo i portavoce di scelte compiute da altri è un sintomo chiaro ed innegabile di cattiva salute politica, molti di noi lo hanno visto nelle precedenti esperienze e questo non deve più accadere, è un mio preciso impegno.

Orizzonti Liberali proseguirà il percorso costituente con un evento nazionale a Milano, il 23 e 24 novembre, aperto a tutti i cittadini e alleati interessati a partecipare alla costruzione di una nuova forza politica liberal-democratica in Italia.

Piero Giaccari,

La polizia sequestra armi e 9 chili di droga

Quasi nove chili di droga, una pistola e uno sfollagente è quanto sequestrato dalla Polizia di Stato a due persone tratte in arresto in un’operazione della Squadra Mobile di Torino a Barriera Milano.

Gli agenti, nel corso di un servizio di appostamento ad uno stabile di via Cimarosa ove era stata segnalata un’attività di spaccio di sostanza stupefacente, notano due giovani intenti ad accedere ai garage dello stabile, dai quali proviene un forte odore di sostanza stupefacente. Prontamente intervenuti, in una intercapedine, i poliziotti trovano uno zaino e tre buste con all’interno hashish e marijuana e, all’interno di una pochette, una pistola Beretta, 27 cartucce e due caricatori.

Negli appartamenti riconducibili ai due, un ventiquattrenne e un ventiduenne, entrambi italiani, gli agenti rinvengono altra sostanza stupefacente e uno sfollagente modello tonfa.

In tutto sono stati sequestrati quasi 9 chili di droga.

I procedimenti penali si trovano attualmente nella fase delle indagini preliminari, pertanto vige la presunzione di non colpevolezza degli indagati sino alla sentenza definitiva

Il cambiamento climatico raccontato al cinema e in TV. Conferenza intorno alla mostra Change!

CIELI ARANCIONI, APOCALISSE POP

Con Jacopo Bulgarini d’Elci, direttore Mondoserie.it

 

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

Sala Feste

Piazza Castello – Torino

 

Mercoledì 20 novembre, ore 17

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili

Palazzo Madama presenta il sesto appuntamento del ciclo di conferenze a ingresso gratuito che, dal luglio a dicembre 2024, approfondiscono alcuni dei temi presentati nel percorso di mostra Change! Ieri, oggi, domani. Il Po e accoglie nella Sala Feste la conferenza – spettacolo del giornalista e critico televisivo Jacopo Bulgarini d’Elci, direttore di mondoserie.it.

 

Un racconto di come il cinema e la tv abbiano messo in scena cambiamento climatico e crisi ambientale, attraverso le scene spesso indimenticabili di opere potenti di ieri e di oggi: da The Day After Tomorrow a La principessa Mononoke, da Mad Max a Snowpiercer, da The Road alla saga di Dune, da The Last of Us a Don’t Look Up. Partendo da un’immagine involontariamente profetica: i cupi e alienanti cieli arancioni di Blade Runner 2049, sequel (uscito nel 2017) del leggendario film di Ridley Scott. Quella scena di finzione diventerà realtà tre anni dopo, il 9 settembre 2020, quando i cieli della Bay Area di San Francisco si faranno improvvisamente arancione…

Ed è questo il tema che la conferenza affronterà: quello di una Natura maltrattata, trascurata, offesa, che si prende la sua “vendetta” in un numero sempre più grande di racconti distopici cine-televisivi. Che sia per lo scioglimento dei ghiacci, per le siccità, per un inquinamento soffocante, per un virus o un’infezione fungina, il futuro che il cinema e la tv ci propongono è apocalittico. Specchio del nostro senso di colpa?

Jacopo Bulgarini d’Elci è fondatore e direttore di Mondoserie.it, progetto multimediale che, nella forma di articoli, indagini lunghe, podcast, indaga in profondità le nuove forme dell’immaginario collettivo. In particolare il nuovo “racconto lungo”, la serialità televisiva, capace di tradurre gli umori sotterranei che popolano i sogni (e gli incubi) del nostro tempo. Comunicatore, progettista culturale, giornalista, è stato vicesindaco e assessore alla Cultura del comune di Vicenza.

Al progetto della mostra Change!, e riflettendo in linguaggi diversi sugli stessi temi oggetto della conferenza-spettacolo, ha contribuito anche con il video omonimo, parte integrante del percorso espositivo, e con un saggio nel catalogo.