ilTorinese

Quali sono i confini della libertà?

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera aperta, indirizzata al governatore del Piemonte

Egregio Presidente, Le scrivo da Torino, dalla mia abitazione, nella quale vivo “confinata” dal 9 marzo scorso.
Ho ritenuto, per gran parte di questo periodo, di dovermi conformare alle indicazioni di varia natura che mi imponevano di stare a casa, più che per spirito di incondizionata obbedienza, per un personale senso civico di solidarietà e di responsabilità, nella convinzione che il mio sacrificio, come quello della stragrande maggioranza dei miei concittadini, fosse utile e necessario per contribuire a fronteggiare l’emergenza sanitaria. Quando parlo di sacrificio, mi esprimo in termini assoluti, dal momento che ognuno ha il diritto di valutarne la misura in rapporto alla propria persona e non in termini relativi, evitando, in questa sede, di stabilire una scala di valori fra le condizioni di ciascuno. Oggi devo assistere al perdurare della mia condizione di “sostanziale reclusa”, interrogandomi sulle ragioni che mi trattengono ancora dentro le mura domestiche e interrogando Lei che detiene, metaforicamente parlando, “le chiavi della mia cella”.

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Mi permetto di formulare un punto di partenza elementare per le mie riflessioni: la situazione di radicale emergenza che aveva legittimato tutte le rinunce delle settimane passate è di fatto venuta
meno, sostituita da una ben diversa forma di allarme sanitario, che è stata resa evidente alla popolazione come (positivo) risultato delle restrizioni adottate, con la precisazione che quel risultato
deve ora essere mantenuto. A fronte di ciò è stato individuato un unico ed assoluto prototipo di comportamento: il distanziamento  sociale. Conseguentemente, ogni disposizione che consente determinate iniziative e ne proibisce o ne limita altre, trova la propria essenziale ragione nella dichiarata necessità di tenere le persone, in tutti gli ambiti della vita sociale, a distanza di sicurezza. Il senso di responsabilità cui ho fatto riferimento in precedenza mi impone oggi di adeguarmi a questo comportamento, ma la mia coscienza non è più in grado di accettare limitazioni “tout court” della mia libertà di movimento senza poter neppure rendere il principio del distanziamento sociale utile a me e agli altri. In altre parole, Lei mi deve spiegare per quale ragione io non possa circolare liberamente, nel rispetto di questa regola e quindi senza di fatto creare quelle condizioni di pericolo che le disposizioni intendono prevenire. A puro titolo di esempio, non posso capire e non posso accettare, di non potere uscire di casa, mettermi in macchina e recarmi in un qualsiasi posto dove possa diversamente, ma liberamente, recludermi, senza intercettare anima viva o, al più, entrando in contatto con altri soggetti con le stesse modalità di quando esco a fare la spesa.

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Converrà con me, Sig. Presidente, che l’Autorità non possa discriminare i motivi per cui l’individuo esercita un proprio diritto, autorizzando comportamenti classificati come inderogabili e negandone altri ritenuti voluttuari e pertanto sacrificabili. Non è mia intenzione entrare in un dibattito sui diritti costituzionalmente garantiti, perchè non è questa la sede, ma vorrei che fosse chiaro che non è più il tempo di accettare limitazioni immotivate della libertà personale, perchè quel tempo l’abbiamo superato e, prima di farlo, abbiamo tutti abdicato volontariamente a rivendicarla. Adesso che ci è stato detto chiaramente quali sono i comportamenti doverosi e necessari, rivendico il diritto di muovermi liberamente, nel rispetto di quei comportamenti, ma non delle condizioni che le attuali disposizioni presuppongono affinchè sia raggiunto l’obbiettivo. Le libertà possono essere condizionate dalla necessità di esercitarle con determinate modalità, ma non potranno MAI essere compresse fino al punto di escluderle perchè in tal modo non si ponga il problema di come verranno esercitate. Come ho detto, a Lei chiedo delle risposte. Non le chiedo al Governo Nazionale, ma al Presidente della mia Regione, affinchè mi dica, non in nome di quale legge, non in nome di quale autorità, ma in nome di quale idea, di quale logica, di quale ragionamento, diverso dal mio, devo ancora giustificare a me stessa di non poter uscire di casa senza dover spendere una motivazione che posso non avere, ma confidando in un diritto che tutti quanti abbiamo. Con osservanza

Roberta Musso Bona

I libri più letti e commentati nel mese di aprile

Torna, puntuale, l’appuntamento con i libri più letti e commentati nel gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri.

Tra i titoli più discussi del mese troviamo, al primo posto, La sedia vuota di Jeffrey Deaver, che continua a  convincere i lettori per la forza delle descrizioni e il carattere avvincente della trama; secondo posto per Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, capolavoro del compianto Luis Sepulveda, autore molto amato e sempre presente nei post del gruppo; terzo posto per La città dei ragazzi, di Eraldo Affinati, lettura “di nicchia” ma che ha saputo incuriosire i membri del nostro gruppo con un interessante scambio di opinioni sui libri destinati ai lettori più giovani.

Torna la rubrica sui consigli delle librerie: questo mese a suggerire tre imperdibili letture, tocca alla Libreria Bianca & Volta di Riccione che propone La manutenzione dei sensi, di Franco Faggiani (Fazi editore), perché con delicatezza e sensibilità racconta come sia possibile affrontare le difficoltà più grandi, lasciandoci un senso di leggerezza e amore per la vita; La tigre, di Polly Clark (Atlantide edizioni), particolare, bellissimo e intenso; infine l’albo illustrato L’anima smarrita (Topipittori), scritto da Olga Tokarczuk, Nobel per la letteratura, che con poesia ci ricorda quali sono le cose davvero fondamentali della vita.

 

Per la serie: Time’s List of the 100 Best Novels, ovvero i cento romanzi più importanti del secolo XX, scritti in inglese e selezionati dai critici letterari per la rivista Times, questo mese abbiamo preso in esame tre romanzi ambientati nelle vecchie colonie: Una casa per Mr Biswas, di V.S. Naipaul, bizzarro e divertente romanzo di formazione “al contrario” ; il profondo  “prequel” di Jane Eyre Il Grande Mare dei Sargassi, di Jean Rhys il malinconico e struggente Il Nocciolo della Questione, di Graham Greene.

Per questo mese è tutto, ci rileggeremo il mese prossimo!

 

Podio del mese

La sedia vuota, Deaver (BUR) – Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, Sepulveda (Guanda) –  La città dei ragazzi, Affinati (Mondadori)

 

Time’s List of the 100 Best Novels:

Una casa per Mr Biswas, Naipaul (Adelphi) – Il grande mare dei Sargassi (Adelphi) – Il nocciolo della questione (Fanucci)

 

Consigli della libreria

Libreria Bianca & Volta di Riccione

La manutenzione dei sensi, Faggiani (Fazi editore), – La tigre, Clark (Atlantide edizioni), L’anima smarrita, Tokarczuk (Topipittori).

 

Testi di Valentina Leoni, grafica e impaginazione di Claudio Cantini redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

I cattolici, la messa e i clericali…

IL COMMENTO  di Giorgio Merlo / Sulla riapertura delle Chiese e soprattutto la celebrazione della Messa, in Italia si è aperto un dibattito che, come capita alcune volte, rischia di scivolare negli “opposti estremismi”. Certo, mai la Chiesa italiana aveva dovuto affrontare un’emergenza del genere. Ed è, pertanto, del tutto naturale che ci siano delle incomprensioni e delle difficoltà nell’affrontare, e risolvere, un problema che supera e che va al di là di qualsiasi protocollo burocratico e regolamentare.

Detto questo, però, almeno due anomalie non possiamo non evidenziarle. Da un lato lo strano e singolare abbinamento della Chiesa e dell’esercizio della messa domenicale e quotidiana con un qualsiasi esercizio commerciale. E lo dico con tutto il rispetto dovuto, come ovvio e scontato per l’esercizio commerciale o per la sala da gioco. Una scivolata, forse dettata dalla fretta e dalla confusione che caratterizzano questi giorni frenetici che, però, ha rischiato di far deragliare l’intera questione.

Dall’altro, e nel pieno rispetto della dura e del tutto legittima, nonchè comprensibile, posizione espressa dal vertice della Cei, abbiamo anche assistito ad un clericalismo di ritorno di chi si fa ancor più interprete e custode di ciò che dicono i Pastori. È appena sufficiente leggere i commenti su alcuni grandi organi di informazione per rendersene conto. Sono quelle figure che nelle diverse fasi storiche hanno alimentato e attraversato il movimento politico e culturale dei cattolici italiani. Carlo Donat-Cattin li chiamava negli anni ‘80 i “sepolcri imbiancati” e Mino Martinazzoli, con altrettanta ilarità, li definitiva semplicemente “ i cattolici professionisti”. Verrebbe da dire, seppur senza enfasi, nulla di nuovo sotto il sole. Per fortuna, però, esiste ancora la categoria della “mediazione”. Anche nell’area cattolica italiana, curiale e non. E ne è testimone, oggi, una significativa ed importante intervista apparsa su “Repubblica” del vescovo della mia città, Pinerolo, mons. Derio Olivero. Un vescovo colpito dalla tremenda malattia contemporanea e che ne è uscito recentemente guarito. Un messaggio, quello del vescovo piemontese, ispirato dalla prudenza e dal rispetto rigoroso nelle norme e delle regole in materia sanitaria e di contenimento della malattia da un lato, ma dettata anche da una profonda ed intensa spiritualità da praticare quotidianamente. Nella messa domenicale sicuramente, ma anche nella preghiera di tutti i giorni, nel rapporto con Dio e anche nella riscoperta della fede da parte di tante persone che devono forzatamente convivere con questa situazione di isolamento sociale ed umano. E poi è arrivata la puntualizzazione di Papa Francesco, senza alzare la voce e senza bandiere durante l’omelia mattutina nella Chiesa di Santa Marta. Poche parole, senza interferenze e senza altezzosità, ma vere e dettate dalla sola esigenza di rispetto per le decisioni e le scelte degli organismi tecnici e politici in materia sanitaria da un lato e la salvaguardia, al contempo, della fede e dei suoi riti dall’altro. Quella che, in altri tempi – anche se il principio è sempre valido – si chiamava semplicemente “cultura della mediazione”. Ecco come si può smorzare una polemica nata quasi dal nulla. Anche se comprensibile in un contesto turbolento come quello che stiamo vivendo. Una piccola lezione per il futuro. Che si ripresenterà, e per l’ennesima volta, come la storia e l’esperienza ci insegnano.

Coronavirus: virologia e salute mentale

Oggi  proviamo a passare da una spiegazione di VIROLOGIA ad una sulla NOSTRA SALUTE MENTALE in FASE 2.

 

VIROLOGIA

 

Un vaccino è contro una precisa parte del virus, quella che lo fa entrare nelle nostre cellule. In questo modo non può entrare e se tutti facciamo il vaccino, siccome è solo a trasmissione umana, il virus si estingue.

L’immunità naturale, cioè la casuale presenza di anticorpi contro il virus in soggetti che mai lo avevano incrociato, si è invece visto che non esiste per il Coronavirus, per cui saremo costretti a mascherine e distanza sociale fino all’avvento di Terapie e Vaccino.

L’immunità cosiddetta “da guarigione”, che sarebbe oggi a sua volta una terapia estratta dai guariti e data ai malati, è fatta di molti anticorpi diversi verso varie parti del virus, alcune delle quali hanno salvato i pazienti, ma con l’ausilio dei farmaci. Questa è una immunità troppo generica e può assopirsi nel tempo. Inoltre è generica e può essere verso parti del virus che non impediscono l’ingresso nella cellula e quindi la malattia…

Le Terapie sono fondamentali per guarire le persone ammalate, ma non rappresentano affatto una forma di prevenzione. Prendere farmaci in assenza di indicazione medica inoltre può causare gravi effetti collaterali, anche mortali.

In attesa del vaccino dobbiamo allora solo limitare i nuovi focolai. Purtroppo è sicuro che ci saranno nuovi focolai. Bisogna aspettare di fermare del tutto la prima ondata, sapendo che ce ne possono essere altre. Inoltre questa è una pandemia ed il virus non guarda in faccia alle frontiere inventate dall’uomo e neanche al razzismo.

Solo la App IMMUNI ci permetterà di chiudere di nuovo in quarantena solo un centinaio di persone per ogni focolaio, invece di chiudere di nuovo intere città o regioni. Doveva essere la stessa in tutto il Pianeta Terra, ma siccome siamo complicati e c’rocoronè bisogno che sia in italiano la nostra sarà IMMUNI, ma se andremo di nuovo all’estero, dovremo usare quella dei Paesi dove ci rechiamo. La App IMMUNI servirà tutti quelli che vivono in Italia, incluso migranti e turisti.

 

PASSIAMO ALLA NOSTRA SALUTE MENTALE

Se avete capito il discorso precedente, dovrete capire che se chiudere è facile, aprire sarà difficile anche emotivamente e potrà portare ad una serie di scompensi psicologici o psichiatrici, già iniziati durante la quarantena:

 

  • Dal 4 maggio dovremo curare la paranoia da quarantena…

Ok ? puoi restare a casa come l’ultimo giapponese scoperto vent’anni dopo la fine della guerra mondiale ancora armato contro gli USA

Oppure se non sei in Piemonte  Lombardia e altre province ad alta mortalità ancora oggi,  puoi scendere con mascherina, distanza sociale e gioia di vivere.

Se sei in zone dove ancora c’è elevato contagio allora non è paranoia, ma paura che il sistema industriale imponga una apertura precoce.

 

  • Dopo il 4 maggio dovremo curare anche l’ansia da quarantena…

Sicuramente ci saranno nuovi focolai…  Sono inevitabili… Finché non avremo il vaccino…

Se però useremo distanza sociale, mascherine e la App IMMUNI,  verranno messe ogni tanto in quarantena solo gruppi di persone per centinaia e non più intere città o regioni.

 

  • Dopo il 4 maggio avremo vittime della depressione economica da quarantena…

soprattutto se maschio, se separato, se gay oppure se con basso livello di studi,  può decidere di non essere più degno di questa vita e suicidarsi.

Se conoscete persone in queste condizioni aiutatele subito economicamente ma anche portandole in psicoterapia!

 

  • Dopo il 4 maggio scopriremo le vittime di violenza domestica da quarantena…

Soprattutto se donne,  adolescenti LGBTI o adolescenti in crisi.

Se ne conoscete, date loro un tetto dove stare, la forza di denunciare e accompagnatele in psicoterapia.

 

  • L’irritabilità o la persistenza dell’insonnia sono sintomi gravi da quarantena…

Se li avete in casa o conoscete chi li abbia, pur essendo persone fastidiose, aiutatele, accompagnandole in psicoterapia o al CSM.

 

  • L’abuso di disinfettanti, psicofarmaci, antinfiammatori e antidolorifici è un problema grave durante e dopo la quarantena…

Se hai uno psichiatra, chiedi pure subito di farti aiutare, in tutti gli altri casi non assumere mai farmaci di testa tua ed evita abuso anche di disinfettante. L’alcool a 90 gradi sulla pelle, ad esempio, fa entrare meglio virus e batteri! Si può usare quello dai 70 agli 85 gradi, ma senza esagerare e senza MAI ingerire o peggio iniettare disinfettanti!

 

Questi sono i consigli che vi possiamo dare, adatti alla vostra serenità in Fase 2…

Vi consigliamo anche di vedere un’opera teatrale o leggerla Waiting For Godot.

Che potrete tradurre con “Aspettando il Vaccino”.

 

Manlio Converti
Psichiatra

A Chieri riaprono cimiteri e parchi

Di nuovo possibile sedersi sulle panchine ma solo una persona. Riaprono le aree cani

TORNA IL MERCATO DI PIAZZA DANTE. RIPRISTINATI I PARCHEGGI A PAGAMENTO

La Giunta comunale di Chieri nella seduta di ieri ha adottato due Ordinanze che introducono alcune novità importanti relativamente alla cosiddetta ‘Fase 2’. “Innanzitutto, a partire da lunedì 4 maggio riaprono i cimiteri (dal lunedì al venerdì, solo dalle 14 alle 19) con entrate contingentate grazie all’ausilio dei volontari della Protezione Civile Gruppo ’94, e riaprono i parchi cittadini. Area Caselli, Tepice del Pellegrino, campo gioco di Pessione, via Della Consolata e piazza Gallina saranno nuovamente aperti ai cittadini, ma solo dalle 10 alle 19. Il parco di San Silvestro, invece, riaprirà dal 6 maggio, perché necessita di interventi di manutenzione  – spiega il Sindaco Alessandro SICCHIERO – Ma attenzione: la riapertura dei parchi è condizionata al rigoroso rispetto del divieto di ogni forma di assembramento e al mantenimento della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. Inoltre rimarranno chiuse le aree giochi per i bambini. Invito i cittadini chieresi a comportarsi in modo responsabile, attenendosi alle regole, perché solo in questo modo eviteremo di dover tornare alle precedenti restrizioni”. Inoltre, sempre a partire dal 4 maggio riaprono le aree di sgambamento cani site nell’area Caselli e in strada Roaschia. “Altra novità importante è che dal 4 maggio sarà possibile fruire nuovamente delle panchine, ma solo una persona alla volta – aggiunge l’assessore alla Viabilità e alla Polizia Locale Paolo RAINATO – Ricordo che non si tratta di raccomandazioni, ma di regole e verranno effettuati i necessari controlli. Infine, da lunedì 4 maggio sarà ripristinato  il pagamento della tariffa sui parcheggi, le cd. strisce blu”.Infine, oltre al mercato di piazza Europa (che si svolge il martedì ed il venerdì), torna il mercato di piazza Dante, nei giorni di mercoledì e di sabato.

Coronavirus, le visiere di “Azione”

Riceviamo e pubblichiamo / Il Comitato di Azione della Circoscrizione 2 di Torino, grazie alle nuove tecnologia di stampa in 3D, ha realizzato visiere che ha distribuito gratuitamente a medici di base, pediatri, personale sanitario della Circoscrizione Mirafiori-Santa Rita.

Molti di questi medici hanno ringraziato e chiesto di divulgare questa lodevole iniziativa ad altri medici interessati a ricevere la visiera. “Come comuni cittadini, ma volenterosi di dare una mano concreta al nostro personale medico, in prima linea in un momento così difficile abbiamo sostenuto l’iniziativa del nostro associato Antonio Fidelibus che con la sua stampante 3D riesce a stampare le visiere” -dichiara Antonio Lanci, referente per la Circoscrizione 2 di Torino per #Azione (il nuovo partito di Carlo Calenda ndr) Continua lo stesso Lanci : ”Ci siamo autotassati, per cui le stiamo fornendo gratuitamente al personale medico a Mirafiori e Santa Rita; possiamo produrne solo poche unità al giorno, ma valutiamo altre richieste di visiere protettive da parte del personale medico”. Personale medico eventualmente interessato, può farne richiesta ad Antonio Fidelibus, (fidelibus.antonio@atecos.com)

Piemonte in #Azione – Sanità Torino In #Azione
Gabriele Molinari (comitato promotore Azione nazionale)
Claudio Lubatti (comitato promotore Azione nazionale)
Antonio Lanci (comitato Torino Circoscrizione 2 in Azione)

Ruffino (Fi): “Il Mes? Ok, ma va speso subito per opere strutturali”

Il Mes è un’opportunità, non certo un regalo, che l’Europa mette a disposizione di quei Paesi, come l’Italia, più duramente colpiti dalla pandemia

Se proprio vogliamo metterla sul piano dell’orgoglio nazionale, è bene che sia un prestito e non un’elemosina che si fa al socio indigente. Una massa tanto importante di denaro va spesa, presto e bene, per ammodernare o costruire le infrastrutture del sistema sanitario da troppi anni abbandonate.

Capisco le ragioni di chi suggerisce di sfruttare i circa 37 miliardi di euro per abolire l’Irap perché l’imposta sul reddito delle attività produttive è una zavorra nei bilanci d’impresa. Faccio notare che l’Irap è una misura strutturale mentre il prestito, della durata decennale, va rimborsato e il fisco dovrà poi coprire le mancate entrate dell’Irap. La pressione fiscale va ridotta e in misura anche consistente. Due sono le vie per farlo: creare uno spazio fiscale nel bilancio pubblico italiano e, dall’altro lato, fare opera di pressing sull’Europa perché una quota importante del Recovery Fund sia realmente un aiuto a fondo perduto. L’Europa della solidarietà non avrà altre occasioni: o si manifesta adesso o non sarà più l’Europa.

Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

I Verdi: “Riaprire solo attività in sicurezza”

Riceviamo e pubblichiamo una nota dei co-portavoce regionali dei Verdi-Europa Verde Piemonte Tiziana Mossa e Alessandro Pizzi

L’emergenza sanitaria in atto in Italia, sta mettendo a dura prova la stabilità economica delle famiglie. Moltissime persone prima dell’inizio dell’epidemia, con grandi difficoltà, riuscivano, nonostante la crisi economica, ad arrivare più o meno a fine mese. Ora non più. I soldi annunciati dal Governo Italiano non sono ancora arrivati a chi ne ha fatto richiesta e tutto questo sta creando non pochi malumori nella popolazione.

È assolutamente necessario dare risposte quanto più immediate possibili alle persone più bisognose con sussidi momentanei, sgravi fiscali, soldi a fondo perduto per piccole e medie imprese attraverso procedure più snelle che mai. La chiusura forzata delle attività (come bar, ristoranti, parrucchieri, commercio al dettaglio) e delle industrie sparse lungo lo stivale, non possono reggere per troppo tempo il colpo di questa pandemia. Detto in altri termini più brutti: “Chi non muore di coronavirus, rischia di MORIRE di FAME.

Per questo, come Verdi – Europa Verde Piemonte, capiamo ed è giusto usare la ‘prudenza ‘in un periodo difficile come quello che stiamo attraversando, ma è assolutamente inaccettabile che, in Piemonte come altrove, alcuni negozi utili alla collettività, debbano restare chiusi ancora sino a giugno.

Chiediamo, anzitutto, che LE SOLE aziende o attività commerciali IN GRADO di far RISPETTARE le distanze di sicurezza e di GARANTIRE tutte le protezioni necessarie, DEVONO AVERE la POSSIBILITÀ di RIAPRIRE il 18 maggio prossimo.
Ci vuole, dunque, un cambio di passo drastico, la nostra regione ha bisogno di ripartire in sicurezza e in fretta, per SFAMARE chi ha fame.

La scelta della Giunta Cirio di vietare ancora oltre il 4 maggio, il servizio di take away, lo troviamo inaccettabile. È così che si tutelano le piccole imprese, le piccole attività?

Quindi noi Verdi sosteniamo e ci uniamo alla protesta dei tanti commercianti che ieri si sono riuniti in un flash mob a Torino ed in tutto il Piemonte.

#VogliamoUnPiemontecheRiparte #InSicurezza 

Raccontami una storia

Racconti, memorie, storie e ricordi su Facebook. “All’inizio è stato quasi un gioco. Per ingannare un po’ questo tempo dilatato che ci ha stravolto la vita. Invece, mano a mano che leggevo le vostre storie, ho capito che questo è in realtà molto di più.

È come se fossimo tutti seduti intorno al fuoco a raccontare e ad ascoltare” racconta Chantal Balbo di Vinadio, torinese, erede di una nobile  famiglia piemontese, scrittrice e artefice di una  bella e appassionante iniziativa letteraria su Facebook,  Raccontami una Storia, che in poco tempo ha raggiunto più 750 iscritti che scrivono, condividono e leggono con “amore e semplicità”.

Su questa pagina di produzioni narrative in clausura troviamo racconti divertenti ed ironici ma anche toccanti e profondi come quelli di Giorgio Vitari, autore del fortunato libro  Il Vestito nuovo del procuratore, memorie legate all’infanzia in campagna “dove la vita scorreva lenta con i ritmi delle stagioni”, tautogrammi (componimenti linguistici dove ogni parola inizia con la medesima lettera) dedicati al Covid che tra le righe ci parlano dello sconforto, della confusione e delle difficoltà che questa sorta di prigionia ci sta arrecando. Poi ci sono le mini-storie in 15 righe, l’attualissima spesa on-line un po’ inefficiente, storie di chi ha vissuto in paesi difficili come il Congo, memorie storiche dolorose, autobiografie a puntate e davvero molto altro. Scorrendo la pagina  Raccontami una storia si entra in un mondo di esperienze, di emotività, di testimonianze che probabilmente non sarebbero state scritte se non ci fossimo trovati in questa situazione, non avrebbero avuto voce. Questo è uno degli aspetti positivi di questa avventura che stiamo vivendo tutti insieme,  una opportunità per fermarsi, per rispolverare ricordi, per riflettere e scrivere di noi, della nostra vita, di quello che ci ha segnato e che ci fa riflettere; condividere attraverso la scrittura dunque non solo per raccontare fatti o prodotti della nostra fantasia ma anche per sentirci vicini, per umana solidarietà. Un modo garbato di usare Facebook, una modalità gentile e originale di vivere uno spazio condiviso “non per gridare, non per insultarsi ma per riscoprire il valore dei sentimenti e della nostra forza”.

Maria La Barbera

Un “Mondo nuovo” (online) per il Primo Maggio torinese

L’idea arriva via Web da Arci Torino e Comunet / Venerdì primo maggio come giornata dedicata per tradizione ai temi del “ lavoro” (oggi più che mai nella morsa di incertezze e aspettative sempre più oscure e preoccupanti), ma anche come giornata per riflettere on line sugli scenari futuri prospettati dalle nuove emergenze sanitarie e, di riflesso, economiche e sociali per le quali il mondo che ci attende dovrà essere gioco forza un “mondo nuovo”.

Questo il contenuto e l’idea di base che stanno dietro all’iniziativa lanciata da Arci Torino e da Comunet – Officine Corsare (associazione mutualistica non profit, con sede in via Pallavicino a Torino) di una manifestazione di piazza digitale lunga un giorno, che parte con i comizi dei lavoratori per proseguire con dibattiti vari fino a giungere all’immancabile concertone. Il tutto,ovviamente, in chiave virtuale e alla vigilia dell’incombente “Fase 2” (tappa di mezzo per l’uscita graduale – si spera – dall’attuale drammatica crisi pandemica) e con il Paese più o meno pronto alla ripartenza: ma, si chiedono gli organizzatori, “per andare dove?”. La pandemia, che da più di due mesi ha sconvolto il Paese, ha messo a nudo contraddizioni dell’attuale modello di sviluppo, giudicato insostenibile da un punto di vista sociale, ecologico, economico, culturale e politico.
“Per questo motivo, Arci e Comunet organizzano un primo maggio di convergenze e riflessioni per far emergere le urgenze dell’oggi e tracciare i sentieri da percorrere domani – spiega Andrea Polacchi, presidente del Comitato Arci Torino. In attesa di poterci rincontrare, abbiamo raccolto l’adesione di gran parte della comunità culturale e ricreativa del nostro territorio e non solo. Faremo un corteo virtuale, con alla fine gli interventi liberi dal palco. Daremo la parola ad un mondo che dovrà essere protagonista della ripartenza”.
“Protesta e celebrazione si fondono nello spirito del primo maggio. Siamo partiti da qui e dalla necessità di una costruzione condivisa, alla base anche del nostro progetto mutualistico, per elaborare collettivamente nuove visioni e programmi di collaborazione, in una cornice di festa – afferma Anita Marafioti di Comunet. Al centro il mondo del lavoro perché un mondo nuovo è possibile soltanto se poggia sul rafforzamento delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori e del contesto socioeconomico e ambientale che li circonda”.

La maratona va in onda sulla pagina Facebook del Comitato Arci Torino e di Comunet – Officine Corsare e verrà rilanciata dai partner dell’iniziativa.

Questo il programma

Il via alle 10, la chiusura a mezzanotte. Si parte dalla Costituzione, con la costituzionalista Alessandra Algostino e il responsabile scientifico di “Biennale Democrazia” Massimo Cuono che dialogano sul bilanciamento delle libertà costituzionali.  A seguire, un comizio digitale con rappresentanti sindacali, portavoce dei lavoratori, del terzo settore, del mondo della cultura, del mondo della scuola e con una prospettiva di genere. Al termine, un inno al lavoro, con la musica del direttore del “Jazz Festival” Li Calzi e il duo Righeira e Carlone.
La seconda parte della manifestazione è dedicata alle visioni per un mondo nuovo.  Ad aprire, la lettura inedita della poetessa Mariangela Gualtieri, cui segue il dibattito su arte e cultura come strumenti di democrazia: partecipano Michela Murgia, Tomaso Montanari e Nicola Lagioia.
Nel pomeriggio Cecilia Strada, Enrica Valfrè e Walter Massa rifletteranno sulla tutela dei lavoratori e sul terzo settore con l’architetto e presidente di “Triennale” Stefano Boeri, i Friday for Future e il filosofo Leonardo Caffo. Infine, un focus sulle idee globali in movimento, elaborate dalle redazioni di Che fare?, Jacobin, e Il Tascabile moderato da Irene Dionisio.
Dopo l’interpretazione di Michele Di Mauro tratto da “Le ceneri di Gramsci”, si chiude con un dialogo con il direttore di “Club to Club”, Sergio Ricciardone sul futuro dei concerti ai tempi del Covid 19 e con la musica del tradizionale concertone del primo maggio, a cura di Maurizio Pisani con nomi quali Sud Sound System, Africa Unite, Eugenio in Via di Gioia,  Bluebeaters, The Sweet Life Society, Bandakadabra e moltissimi altri.

g. m.

 

(Nella foto in alto un Primo Maggio degli anni precedenti in piazza San Carlo)