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Lega: “Riduzione Irpef stipendi medici e infermieri”

“Una detrazione dall’Irpef sullo stipendio di medici, infermieri e operatori sanitari impegnati nell’emergenza Covid-19. E’ una proposta di buon senso, che premia la dedizione, pagata spesso con la vita, di chi ha operato e continua a farlo ancora oggi, in difficili contesti sanitari e legali, nella lotta alla pandemia”

E’ quanto dichiara l’eurodeputata della Lega Luisa Regimenti, che auspica una “riduzione del carico fiscale a vantaggio di una categoria che non ha lesinato impegno e sacrificio, pur trovandosi in un ambito lavorativo di forte precarietà, dovuto alla scarsa dotazione dei dispositivi di protezione individuale e a un’azione politica inefficace, subendo inevitabili disagi nella sfera familiare. Seguire magari l’esempio dell’ENPAM, l’Ente nazionale di previdenza e assistenza medici, che verserà con propri fondi un’indennità di mille euro a tutti i medici e odontoiatri che svolgono libera professione e che hanno avuto un calo del reddito importante a causa del Covid-19”.

“Il taglio dell’Irpef in busta paga è stato proposto dalla Lega in Piemonte e Veneto, quest’ultima unica Regione a non applicare l’addizionale Irpef sulla sanità – sottolinea Regimenti – e spero che l’idea possa essere considerata anche nel resto d’Italia, come nel Lazio, dove il presidente Zingaretti, ancora alle prese con il caso ancora tutto da chiarire delle mascherine ‘fantasma’, ha dimostrato di non essere in grado di affrontare l’emergenza”.

Secondo Regimenti “la possibile detrazione dall’Irpef dovrebbe riguardare anche l’intramoenia, cioè le prestazioni erogate fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, che utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa. Un’attività – conclude l’eurodeputata leghista – ora limitata dall’emergenza Coronavirus, ma che non ha impedito ai medici di mettersi ugualmente a disposizione dei cittadini”.

Test sierologico agli Asili Notturni per volontari e senza fissa dimora

La Onlus Asili Notturni Umberto I di Torino è da sempre, per sua natura, al servizio dei più deboli: senza tetto, barboni e senza fissa dimora; una distinzione che un tempo non avrebbe avuto alcun senso, ma che oggi paradossalmente un senso ce l’ha perché è frutto di una società che genera nuove categorie di emarginati e di persone che vivono alla periferia del mondo.

In questo difficile momento storico – ci dice Sergio Rosso, presidente degli Asili Notturni di Torino – è
ovvio che l’attenzione verso le fasce più fragili della nostra società implica uno sguardo ancora più ampio
finalizzato a comprendere la gravità che il COVID 19 costituisce per costoro e per i volontari che se ne
occupano e che, vivendo in una sorta di promiscuità, rappresentano incolpevolmente delle vere e proprie
mine vaganti del tanto temuto contagio.

È per questo motivo che Sergio Rosso, a sua volta sempre a contatto con le persone a più alto rischio
sanitario, si è fatto promotore e fautore di un progetto che entro martedì 5 maggio realizzerà i primi 150 test
ai quali ne seguiranno altri 1000 entro la fine di giugno, al fine di testare i senza fissa dimora, i volontari e
gli ospiti in generale, sia della storica sede in via Ormea che in quella nuova di via Ravenna 8.

In questa ultima sede, che gli Asili Notturni gestiscono da poco più di 10 giorni, è stata avviata nella fase
emergenziale un progetto rivolto all’accoglienza di fasce deboli e protette, compresi nuclei familiari di
genitori e bambini, contemplando 40 posti letto in camere da 2 e 4 letti per dei soggetti no COVID che
necessitano di quarantena, o no COVID in anamnesi o non testati con contatti dubbi per positività COVID o
con sintomatologia aspecifica.

La prima fase di effettuazione del test sierologico ha avuto inizio il 30 aprile e si concluderà martedì 5
maggio.

Il dottor Maurizio Onoscuri, Pneumologo, spiega che questi test, qualitativi o rapidi, si basano sulla tecnica
di immunocromatografia e danno una risposta, positiva o negativa, in tempi molto brevi, solitamente entro
15 minuti. Sebbene non validati per la diagnosi di malattia attiva da COVID (per formulare con certezza
questa diagnosi è indispensabile eseguire il tampone naso-faringeo, al momento non facilmente effettuabile),
i test sierologici possono rilevare la presenza di anticorpi anti Corona Virus nel sangue: gli anticorpi precoci,
definiti IgM, sono prodotti nella fase iniziale dell’infezione e si ritrovano nel sangue a partire, in media, da 4
a 12 giorni dopo la comparsa dei sintomi, tendono a scomparire nel giro di qualche settimana. Altri
anticorpi, detti IgG, sono prodotti più tardivamente e si ritrovano nel sangue a partire da 2-3 settimane dopo
l’infezione o la malattia e permangono poi per molto tempo.

La positività per gli anticorpi IgM può far sospettare che un individuo sia contagioso e permette di
indirizzarlo ad eseguire il tampone, ancorché asintomatico.

La positività delle IgG evidenzia una pregressa malattia/contagio. La negatività di tutti gli anticorpi
escluderebbe precedenti malattie/contagi, tenendo però conto del limite di questi test che possono dare
risultati falsi negativi, in particolare nel periodo iniziale della malattia.

Per saperne di più: www.asilinotturni.org

Nasce #Maninalto, un progetto  per insegnare ai bambini a lavarsi le mani

Mai come quest’anno la Giornata mondiale dell’igiene delle mani ha un senso, se si pensa al periodo di grave emergenza legata al Covid-19. Il Ministero della Salute ha emanato alcune disposizioni per difenderci e contenere la diffusione di COVID-19: primo tra tutti il “lavaggio delle mani”. L’O.M.S. ci ricorda che lavarsi le mani è l’arma più efficace per ridurre le infezioni ed il 5 maggio è stata scelta come data per la Giornata Internazionale dell’igiene delle mani.

Ora nasce #MANINALTO, un progetto dell’ospedale Mauriziano e dei Lions Club destinato alle scuole dell?infanzia e delle Primarie per insegnare ai bambini a lavarsi le mani, ovvero un’azione educativa rivolta ai piccoli delle scuole, che coinvolge genitori ed insegnanti sotto forma di gioco del teatro sociale per abituare i nostri figli al gesto del lavarsi le mani in modo corretto ed efficace.

#MANINALTO ha per attori alcuni simpatici ed originali personaggi, quali il Dottor Gel, Sherlock Soap e le sue due agenti “Milavo” e “Lemani”, nati da un’idea dell’Associazione culturale Compagnia del Caffè di Torino (fondatrice Sara Bagnato) ed ora anche reinterpretata da operatori sanitari del gruppo salutearte che accompagnano i piccoli protagonisti in una avvincente indagine.

Il progetto, articolato in tre incontri formativi, è stato riadattato alle urgenti misure sanitarie restrittive che hanno obbligato alla sospensione degli incontri scolastici. Si è però sfruttato con successo il nuovo format di educazione a distanza.

Utilizzando un video appositamente creato dal gruppo salutearte https://www.youtube.com/watch?v=V72HF814P-Y (in cui Dottor Gel, Sherlock Soap e gli agenti Milavo e Lemani fanno vedere i corretti movimenti del lavaggio delle mani), nonché il materiale didattico in formato power point, gli insegnanti hanno creato, per i loro piccoli alunni, delle video-lezioni incentrate sul lavaggio delle mani.

Ideatore del progetto il dottor Salvatore Piazza, chirurgo vascolare dell’ospedale Mauriziano di Torino e socio del Lions Club Torino Solferino, che, insieme ad altri nove club del distretto 108 IA1 (Governatore dottor Libero Zannino), promuovono e sostengono #MANINALTO.

Le scuole aderenti all’iniziativa sono state:  Istituto comprensivo statale Alvaro – Gobetti di Torino, Istituto Comprensivo statale Vivaldi – Murialdo di Torino, Istituto Comprensivo statale Aristide Gabelli di Torino, Scuola Primaria Pestalozzi di Torino, Scuola paritaria materna San Michele Arcangelo di Mappano, Scuola Primaria Don Fontan di Bardonecchia, Scuola BEST (Bilingual European School) di Torino, Scuola paritaria Protette San Giuseppe di Torino, Istituto Comprensivo di Cumiana.

Segue il progetto l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino (Direttore Generale dottor Maurizio Dall’Acqua) col gruppo aziendale salutearte Mauriziano (referente dottor Pino Fiumanò), garante per la metodologia di teatro sociale e di comunità, best practice europea, anche nei contesti sanitari ed educativi, per le buone pratiche che promuovono la salute ed il ben-essere attraverso l’arte ed il teatro.

#MANINALTO nasce attorno ad una consapevolezza emersa dai recenti progressi scientifici delle neuroscienze: il nostro cervello è fatto per trarre maggiore profitto più da quello che “facciamo”, meglio se in un contesto giocoso e di condivisione (il fare, l’esperienza condivisa), che non da quello che sentiamo e ascoltiamo (la lezione frontale, la teoria).

La drammatica esperienza sanitaria Covid 19 ha cambiato il nostro modo di vivere; il semplice gesto del lavaggio delle mani rimarrà di importanza fondamentale nelle nostre misure di prevenzione; il progetto #MANINALTO proseguirà negli anni con la formazione educativa dei nostri bambini, i futuri adulti, anche eventualmente con delle video – lezioni mediate dagli insegnanti.

Superga, il comandante Meroni e quella Lambretta in via Carpi

Il 4 maggio del 1949 a Superga l’aereo del ‘Grande Torino’ si schiantò a Superga. Ma questo immenso dramma colpì non soltanto il mondo dello sport e la capitale del Piemonte, ma l’Italia ed il mondo intero per la sua dimensione, generò anche mille storie ‘collaterali’, altrettanto drammatiche e ricche di risvolti

Una di queste mi riguarda sia pure indirettamente. A guidare l’aereo che si schiantò a Superga era il comandante Pierluigi Meroni, 34 anni, pilota capace ed abile con un’esperienza maturata nei cieli della seconda guerra mondiale. Lui con la famiglia viveva in via Carpi a Milano.

E qui si intreccia la sua storia con il suo ricordo di Superga: a quell’epoca in via Carpi viveva la famiglia Gindari, il padre Francesco, la madre Tina e la figlia Marisa, che allora aveva diciotto anni. E, dopo la sciagura fu Francesco Gindari ad acquistare la lambretta dalla moglie del comandante che era deceduto in quel di Superga. Spiego subito il nesso: Marisa Gindari ha sposato nel 1972, Marco Iaretti, padre mio e di mio fratello Fabrizio, che era rimasto vedovo di Lucia (la nostra prima mamma, quella biologica che se n’era andata per un brutto male il 12 dicembre del 1969, perché Marisa, per tutto quello che ha fatto per noi è stata una Mamma con la M maiscola, e questa è un’altra storia). Mamma, in più di un’occasione mi ha raccontato di questo episodio e del collegamento tra il nonno Francesco (ma per tutti era Cecco) e  l’episodio della lambretta del comandante Meroni. Tant’è che quando in un giorno alla fine di settembre del 2011, andai a fare una gita a Superga e a rendere omaggio a quella grande squadra (pur da sempre juventino) chiamai mamma al telefono, non ricordando il nome del comandante dell’aereo, e lei mi disse solo ‘Meroni’ e trovai il suo nome sulla stele nel luogo del tragico impatto. Certo adesso, passati gli anni (Mamma Marisa ha terminato il suo cammino terreno pochi giorni dopo nell’ottobre di quel maledetto 2011), mi piacerebbe anche incontrare, parlare, con i figli o i nipoti del comandante Meroni, per saperne di più. Credo che sarebbe un momento ricco e carico di emozione, sia pure a distanza di tanti anni. Chissà.

Massimo Iaretti

(foto di Fabio Liguori)

 

Al Fila nel ricordo degli Invincibili

Per l’emergenza sanitaria nessuna processione a Superga, come sempre è stato in passato. Al  Filadelfia, però, nel  cortile della Memoria dello stadio, don Riccardo Robella, il cappellano granata, ha celebrato la commemorazione della tragedia del Grande Torino nel 71°anniversario

Cercando di evitare l’assembramento, qualche decina di tifosi ha voluto aderire  alla celebrazione. Il sacerdote ha concluso  la commemorazione con  la benedizione al pennone intitolato ai caduti di Superga.

In collegamento streaming è stata trasmessa la voce di capitan Andrea Belotti che leggeva i nomi degli Invincibili e sono risuonate le note della canzone dei Sensounico “Un giorno di pioggia”, dedicata al Grande Torino.

Coronavirus: in Piemonte i pazienti guariti sono oltre 6300, altre 22 vittime

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 17 di lunedì 4 maggio

Da oggi i dati forniti nel bollettino quotidiano saranno quelli rilevati dalla piattaforma COVID PIEMONTE alle ore 12.00, anziché alle ore 17.00, come avvenuto fino a ieri. Il cambiamento è dettato dall’esigenza di uniformare i dati forniti quotidianamente al Dipartimento nazionale della Protezione civile e al Ministero della Salute a quelli comunicati agli organi di informazione. Pertanto i dati di oggi non sono raffrontabili con quelli di ieri. Da domani sarà di nuovo possibile un confronto preciso dei numeri.

6.318 PAZIENTI GUARITI E 2.556 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 6.318: 518 in provincia di Alessandria, 261 in provincia di Asti, 340 in provincia di Biella, 704 in provincia di Cuneo, 537 in provincia di Novara, 3.245 in provincia di Torino, 290 in provincia di Vercelli , 356 nel Verbano-Cusio-Ossola, 67 provenienti da altre regioni.

Altri 2.556 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.186

Sono 22 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati oggi dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.186 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 577 ad Alessandria, 188 ad Asti, 165 a Biella, 259 a Cuneo, 265 a Novara, 1.422 a Torino, 164 a Vercelli, 113 nel Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 27.622 le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.593 in provincia di Alessandria, 1.623 in provincia di Asti, 992 in provincia di Biella, 2.553 in provincia di Cuneo, 2.377 in provincia di Novara, 13.916 in provincia di Torino, 1.145 in provincia di Vercelli, 1.065 nel Verbano-Cusio-Ossola, 247 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 111 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 161.

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2391.

Le persone in isolamento domiciliare sono 13.010.

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 176.078 , di cui 96.021 risultati negativi.

Con Porta Palazzo riparte anche il recupero delle eccedenze di ortofrutta

Le porte del Caat si sono aperte al progetto che nel frattempo si è allargato anche ai mercati di via Porpora, corso Cincinnato e piazza Foroni

Con la riapertura  in sicurezza e a rotazione dei banchi alimentari del mercato di Porta Palazzo riapre anche il progetto Repopp promosso e sostenuto dalla Città di Torino con la collaborazione di Amiat Gruppo Iren e messo in opera dall’Associazione Eco dalle Città.  Con questo progetto si è già realizzata una svolta in senso ecologico nella vita del mercato. Nell’arco del progetto a partire dal 2016 la raccolta differenziata è passata dal 50% fino all’80% delle ultime due settimane prima della chiusura avvenuta per precauzione anti Covid.  Il recupero e la redistribuzione in loco delle eccedenze di ortofrutta ha salvato dai rifiuti e nutrito decine e decine di cittadini che si mettevano in fila a fine mercato al banco di Eco dalle Città.

Il mercato riapre anche grazie all’iniziativa presa nell’ambito di Eco dalle Città /Repopp di proporre e organizzare un servizio di controllo (filtro entrate e uscite) che sarà formato da giovani disoccupati che riceveranno un rimborso dagli ambulanti tramite Eco dalle Città e la Fondazione di Comunità Porta Palazzo.

Dal 21 marzo, giorno della sospensione del mercato, le Sentinelle dei Rifiuti e gli Ecomori di Eco dalle Città hanno spostato luoghi e anche modalità di attività, per continuare a recuperare eccedenze o donazioni di ortofrutta mettendole al servizio dei bisogni sociali aggravati dalla crisi Covid.

In particolare il progetto Repopp si è allargato a un intervento quotidiano nei mercati di via Porpora, corso Cincinnato e piazza Foroni. Ma soprattutto si sono aperte le porte del Caat, dove, affiancando la storica opera di Banco Alimentare, Eco dalle Città/Repopp ha realizzato un grande recupero di cibo dai grossisti. Con altri prelievi dalla adiacente grande azienda Battaglio, i furgoni della associazione Vivi Balon, operati da Eco dalle Città hanno contribuito a rifornire i nodi della rete comunale Torino solidale per il cibo, e altri centri civici, comitati spontanei, parrocchie, mantenendo una media di 2 tonnellate al giorno di ortofrutta distribuita. Ora si cercheranno altre sinergie per mantenere in larga misura queste nuove attività mentre Repopp riprende la sua opera quotidiana a Porta Palazzo.

Ravetti (Pd): “Sì alla collaborazione. Ma chiediamo responsabilità alla Giunta Cirio”

“Il Presidente Cirio ha chiesto alle opposizioni collaborazione. Niente male dopo due mesi di muro leghista che ha diviso la plancia di comando in Regione da chi è in prima linea.

Noi siamo a disposizione per approvare in tempi rapidi i provvedimenti. Affronteremo questa fase con responsabilità, ma alla Giunta e alla maggioranza chiediamo correttezza perché non ci è piaciuto che le misure per la Fase 2 siano diventate strumenti di propaganda politica ” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti, in occasione della conferenza stampa del Partito Democratico del Piemonte.

“Siamo d’accordo sul “bonus Piemonte” e ci siamo già impegnati affinchè venga approvato in tempi rapidi – afferma Ravetti – Tuttavia vogliamo capire se questa misura possa essere estesa e quali siano le coperture. Inoltre, mancano una prospettiva sul medio-lungo periodo e provvedimenti dedicati a quei cittadini che stanno incontrando gravissime difficoltà e che sono stati condannati dalla pandemia a essere annoverati nella fascia della povertà e della fragilità sociale. Sulla cassa in deroga, poi, abbiamo appreso che Cirio incontrerà il sistema bancario questo pomeriggio, forse l’incontro avrebbe dovuto avvenire prima”.

“La Giunta Cirio ha creato numero infinito cabine regia e task force – conclude il Presidente Ravetti – ma sia chiaro: se modificano la programmazione i provvedimenti devono passare all’esame del Consiglio regionale. Raccogliere le idee va bene, ma tutto dovrà essere discusso in Consiglio. Siamo pronti a lavorare insieme per il bene del Piemonte. Il centrodestra metta sul tavolo proposte concrete e lasci perdere la propaganda”.

Ambulanti in piazza: “Vogliamo lavorare, non siamo di serie B”

E’ senza dubbio la prima manifestazione di piazza, e non solo a Torino, dopo la parziale ripartenza del 4 maggio a Torino

Tra i duecento manifestanti in piazza Castello questa mattina c’erano soprattutto ambulanti extralimentari, quelli che ancora non possono vendere al mercato.

Si sono radunati con striscioni e bandiere sotto la sede della Regione: “Vogliamo lavorare il governatore e Conte ci devono ascoltare. Noi non siamo una categoria di serie B”.

(foto: il Torinese)

Un’opera da un milione di euro per aiutare Torino

“THE END OF LOVE”: l’artista torinese Manuela Maroli vuole aiutare le persone in gravi difficoltà economiche

 

L’arte a servizio dell’emergenza Covid. Questo il significato del gesto compiuto dall’artista e performance torinese Manuela  Maroli, protagonista di un’iniziativa encomiabile di solidarietà a favore delle persone che, a causa di questa emergenza sanitaria, si sono trovate in ancora maggiori difficoltà economiche.

L’artista, che ha creato in passato un interessante collettivo di artisti dal nome “Svergin_Arte”, ha deciso di mettere in vendita la sua opera intitolata “THE END OF LOVE” al prezzo di  un milione di euro, di cui novecentomila andranno in beneficenza a favore delle persone che si trovano in gravi difficoltà economiche e vivono nella sua città, Torino. Trentamila euro andranno alla galleria e /o all’art dealer e settantamila euro all’artista stessa come compenso per la sua opera.

“Non si tratta di una provocazione – spiega Manuela Maroli –  né, tantomeno, di un tentativo per ottenere visibilità, ma di un vero e proprio “atto poetico” che mi sento di dover tributare alla mia città ed alle persone maggiormente in difficoltà. L’arte rappresenta, infatti, l’ombra enigmatica dell’amore ed è destinata a vivere in eterno”.

L’opera “THE END OF LOVE”, da lei realizzata in occasione di San Valentino, è un’installazione costituita da un rotolo di carta igienica contenente cuoricini rossi, un pezzo unico che ha voluto esprimere, nella volontà dell’artista, la sua riflessione sul sentimento amoroso, proprio in occasione della festa dedicata al patrono degli innamorati, improntata spesso, però, nella società contemporanea ad una sempre più spinta commercializzazione.

Artista dalle mille sfaccettature, Manuela Maroli ha abbracciato nella sua produzione artistica anche la “body art”, convinta che l’arte possa e debba passare attraverso l’utilizzo ed il linguaggio del corpo, che è incapace di mentire, alla stregua di “una lavagna”, alla ricerca del lato oscuro presente in ciascun essere umano. Un messaggio oggi più che mai attuale, in un momento di emergenza da Covid 19, come quello che stiamo ancora vivendo, in cui l’isolamento forzato e necessario, al quale sono state chiamate le persone, ha posto gli esseri umani nudi di fronte alla propria anima. E spesso una simile circostanza può, in molti casi, aver generato paura. In questo caso l’arte, come quella di Manuela Maroli, ha sicuramente avuto ed avrà in futuro un ruolo salvifico.

Mara Martellotta