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Torino Capitale europea della Cultura?

Dal Consiglio comunale la proposta di una ricerca conoscitiva per candidare la città

E’ stata approvata ieri dal Consiglio Comunale, con 26 voti favorevoli e 1 contrario (DemA) una mozione (primi firmatari: Massimo Giovara e Damiano Carretto – M5S) che impegna l’Amministrazione a effettuare – in seno alla Quinta Commissione Consiliare – una ricerca conoscitiva sulla candidatura di Torino a Capitale europea della Cultura, ai sensi dell’articolo 76 del Regolamento del Consiglio Comunale.

Si prevede che la ricerca conoscitiva possa svilupparsi e concludersi nell’arco di sei mesi dalla sua istituzione.

È un provvedimento – ha dichiarato il proponente Giovara – utile da votare, anche in questo periodo emergenziale, per permettere di progettare interventi a lungo termine, per la candidatura del 2033.

Analoga ricerca era stata promossa dall’attuale amministrazione, sempre nell’ambito della Quinta Commissione, sul tema della partecipazione culturale.

Nei dibattiti sul provvedimento sono intervenuti i consiglieri Massimo Giovara, Stefano Lo Russo, Marina Pollicino, Fabio Versaci, Viviana Ferrero, Deborah Montalbano, Damiano Carretto, Eleonora Artesio, Francesco Tresso.

(dall’ufficio stampa del Consiglio comunale)

Ricordi di un impolitico di cinquant’anni fa

Di Pier Franco Quaglieni / Cinquant’anni fa Il mio amico Tito Gavazzi, che era stato uno stretto collaboratore di Adriano Olivetti come assessore alla cultura ad Ivrea, mi offri’ la candidatura di capolista al Comune di Moncalieri come indipendente. Pur tra tante esitazioni finii di accettare, anche se nel frattempo fui retrocesso da capolista numero 1 a capolista numero 3 

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Ero legato sentimentalmente  a Moncalieri perché la prima storia d’amore che ho avuto, fu con una ragazza di Moncalieri che abitava in via San Martino. Era un motivo non politico ma affettivo allora di non poco conto. Ancora oggi quando passo per quella via sento il ricordo di quella ragazza mai più incontrata dal 1969. Un piccolo politicante locale, tale  Rodolfo Caponnetto, fece fuoco e fiamme per ottenere il numero uno e farmi cancellare dalla lista, anche se il mio nome non poteva allora dare molto fastidio. Scrivevo già su qualche giornale e avevo contribuito a fondare il Centro Pannunzio due anni prima. Avevo un ottimo rapporto con Alberto Ronchey, allora direttore della “Stampa”. C’era forse  qualcosa di più perché il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, che io avevo conosciuto in qualche occasione pannunziana, mi fece telefonare dal suo più stretto collaboratore Costantino Belluscio  per dirmi che avrebbe gradito la mia candidatura come figura intellettuale indipendente. 
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Feci una campagna molto spartana, anche se poi mio padre, che era contrarissimo alla mia candidatura (da poco ero diventato maggiorenne), mi elargì una somma che mi consentì di allestire due auto con altoparlanti e far stampare un numero adeguato di manifesti che i miei concorrenti ogni notte ricoprivano sistematicamente con i loro. Mi aiutò molto tra gli altri il mio fedelissimo amico Cav. Salvatore Guerreri, come fece anche, sottobanco, un altro mio carissimo amico liberale, il dottor Mario Altamura che era candidato a Torino per il Partito liberale. Conobbi da vicino la combriccola socialdemocratica moncalierese e torinese e rimasi quasi subito schifato. Gentucola ignorante attaccata al clientelismo gestito con mano ferrea da Terenzio Magliano e in modo meno sguaiato da Franco Nicolazzi e Pier Luigi Romita che non ebbi mai modo di incontrare. Vicino a me c’era l’autorevolissimo professore Aldo Garosci, eroe dell’antifascismo e collaboratore del “Mondo”, il prof. Gian Piero Orsello, ex  leder nazionale dei giovani liberali, l’avvocato Emilio Bachi presidente della Comunità israelitica. Va citato anche l’amico futuro avvocato Mauro  Nebiolo Vietti. Feci tantissimi comizi in tutte le piazze e le frazioni di Moncalieri. Nel corso di questi comizi dove ero quasi sempre introdotto dall’ amico Guerreri, ebbi modo di incontrare tante persone che mi aiutarono per la campagna elettorale con slancio e generosità  Per altri versi, il dottor Aldo Lanza, amico di Altamura, si mobilitò per me come il dottor Vasconi che nella consiliatura successiva venne eletto consigliere al mio posto. La vedova di un benemerito di Moncalieri che salvò tante vite umane dalle acque del Po, Abellonio ( con cui mio padre andava a pesca ) si mobilitò a mio favore. Mio Zio che era proprietario dell’ Argus fece distribuire dai suoi metronotte dei miei  Santini durante i loro giri notturni per Moncalieri. Alla fine della campagna elettorale avevo raggiunto un bel gruppetto di sostenitori, compreso un reverendo padre barnabita del Real Collegio di Moncalieri, amico di Mario Soldati, che fece qualche telefonata a mio sostegno. Ebbi modo di conoscere Moncalieri che allora, pur con 60 mila abitanti,era ancora un paesino, malgrado il Castello. Il concentrico era molto provinciale e le frazioni erano campagna. La cultura non esisteva perché tutto ruotava su Torino.
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Io riuscii secondo eletto della lista con poco stacco dal primo escluso che mi avrebbe ostacolato per l’ intero quinquennio. Alcuni mi votarono pensando di votare mio padre Piero, molto autorevole e  allora conosciuto. Festeggiai con gli ultimi soldi rimasti con una cena offerta ai fedelissimi al ristorante “La Darsena” appena inaugurato. Fu nel complesso una bella anche se faticosissima esperienza. L’ ultimo giorno di campagna elettorale feci dieci comizi volanti. Il comizio più importante avvenne in piazza Vittorio Emanuele con Gian Piero Orsello che venne apposta da Roma per sostenermi. Quando venni in contatto con l’apparato di partito mi misi quasi subito le mani nei capelli. Quasi subito mi offrirono la direzione del settimanale “Torino giorni” che diressi svogliatamente fino al 1973. Garosci mi chiese di scrivere su “’Umanità”. Saragat mi ricevette al Quirinale congratulandosi con me. Voleva conferirmi anche una onorificenza , ma io non avevo l’età minima per riceverla. Ma le dolenti note cominciarono con gli incontri per la formazione della Giunta dai quali venni escluso, malgrado fossi il capogruppo. Per circa tre anni seguii assiduamente i lavori del Consiglio comunale e delle Commissioni e feci tante interrogazioni e interpellanze che non venivano prese seriamente in considerazione. Una di queste venne persino perduta e io per protesta abbandonai i lavori del Consiglio. Avevo un’idea idilliaca e in fondo distorta della politica che mi impediva il compromesso. Quando mi resi conto di questo, incominciai ad  allontanarmi, Votare sì per disciplina di partito mi infastidiva, specie quando andava contro le mie idee. Nei lavori consiliari ero nel banco sotto a quello occupato dal presidente della Regione  ed ex sindaco di Moncalieri Edoardo Calleri di Sala con cui non legai politicamente ma sul terreno intellettuale si stabilì tra noi un certo feeling. Era una persona preparata e colta, forse troppo spregiudicata, ma sicuramente di alto valore. Nel frattempo divenni amico di suo nipote  Paolo Macchi che non fece mai nulla per far facilitare un rapporto  tra me e lo zio. Allora si diceva che la città fosse un suo feudo e c’era chi la chiamava scherzosamente Moncalleri.
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Durante il mio mandato conobbi bene e si stabilì anche un’amicizia con il vice sindaco e futuro sindaco Guido Piga socialista autonomista. Divenni in anni successivi amico della moglie e della figlia  di Piga nell’ambito del Centro “Pannunzio”. E conobbi anche Vincenzo Quattrocchi, futuro sindaco socialista che in più circostanze si rivelò un amico. Il povero Caponetto sempre prepotente quanto incolto divenne assessore al Bilancio. Avemmo più occasioni di scontro che di incontro. Una volta mi disse, urlando, che io ero colto, ma non furbo e che la politica richiede  furbizia. Una frase che a distanza di tempo ritengo una medaglia al valore civile. I rapporti in pochi anni degenerarono e quando iniziai ad insegnare incominciai a trascurare i lavori del Consiglio. Una volta verso mezzanotte una telefonata del Sindaco Giuseppe Riva, un oscuro geometra, mi sollecitò, come piacere personale, ad andare a votare il bilancio che senza il mio voto non sarebbe stato approvato e mi offrì anche la macchina per venirmi a prendere. Andai a votare, ma nella dichiarazione di voto dissi che in futuro avrei fatto gruppo per me stesso e chiusi ogni rapporto con Caponetto e  i suoi accoliti che convocarono un’assemblea congressuale sotto Ferragosto, in gran segreto, per escludermi. Piccole miserie  che mi indussero ad abbandonare ogni velleità politica. Una scelta giusta che mi consentì di dedicarmi totalmente alla cultura. Di tutto quel periodo io ricordo con fierezza solo il discorso-  studiato insieme all’arch. Gian Piero Vigliano di “ Italia nostra”! – in consiglio comunale in difesa dell’area verde delle Vallere che volevano in parte lottizzare e i discorsi per festività nazionali  come il 4 novembre o il 25 aprile.  Il 20 settembre 1970 il sindaco non volle accettare la mia proposta di ricordare il centenario della Breccia di Porta Pia. Tra i consiglieri ricordo con affetto il mio carissimo amico Cesare Pogliano purtroppo destinato a morte precoce e il principe del foro avvocato Caretta – ambedue erano liberali – che mi voleva nel suo Lions’ di Moncalieri dove andai a parlare una volta.
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Ricordo invece con disgusto la volgarità ignorante e violenta del consigliere missino e con una certa commiserazione alcuni consiglieri comunisti e democristiani incapaci di proferire parola e solo capaci ad alzare la mano all’atto del voto. Con il giovane democristiano Domenico Giacotto si stabilì un rapporto o cordiale destinato a durare nel tempo. Un personaggio folcloristico era l’assessore repubblicano Giuseppe Cutugno, un personaggio che avrebbe fatto inorridire La Malfa e Spadolini . Tornai a Moncalieri poche volte e una per ricevere il premio Saturnio, presente il mio amico Quattrocchi. Mi stupii per quel riconoscimento. Conobbi anche Sergio Chiamparino che faceva il funzionario del Pci a  Moncalieri ed assisteva dalla tribuna del pubblico ai Consigli comunali. In cinque anni non ci fu mai un rapporto, neppure un caffè,se non qualche parola di sfuggita. Credo che la sua antipatia nei miei confronti sia nata proprio in quegli anni. Era un comunista guareschianamente  molto ligio .Lo conobbi  più a fondo quando il mio amico Piero Fassino lo invito’ ad un pranzo con me : negli anni 80 era diventato funzionario del Partito  provinciale. Poi dal 1992 iniziò il suo imprevedibile decollo che lo portò prima in Parlamento, poi alla carica di sindaco e di presidente della Regione Fui anche presidente per un anno di quel premio, ma non riuscii ad affiatarmi con la giuria quasi sicuramente per colpa mia. Poi venni invitato dal Sindaco di Moncalieri nel 2006 a ricordare Mario Soldati nel centenario della nascita. Dopo tanto tempo quasi casualmente sono entrato in rapporti con l’Assessore alla cultura Laura Pompeo che ha dato una svolta eccezionale alla politica culturale di Moncalieri. Con le sue iniziative  i moncalieresi non sono più costretti ad andare a Torino e molti torinesi vanno a Moncalieri,  attratti dagli eventi progettati da Pompeo che è un’archeologa autorevole, allieva e collaboratrice negli scavi del grande Giorgio Gullini. E’ stata lei a riconciliarmi in qualche modo con Moncalieri, invitandomi il 2 giugno 2018 a tenere l’orazione ufficiale. Fu una bella e partecipata cerimonia che ai tempi della mia consiliatura non si faceva.
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Torino, 67 detenuti positivi al covid 19

La relazione della vicesindaca Schellino in Sala Rossa / Il Consiglio comunale ha discusso nella seduta di ieri pomeriggio l’interpellanza generale sul tema della gestione della pandemia negli istituti penali cittadini; la questione è stata posta da tredici consiglieri comunali di minoranza (primo firmatario, Francesco Tresso). 

Per la Giunta è intervenuta la vicesindaca Sonia Schellino: “dalle informazioni pervenute dalla Direzione Penitenziaria sono risultati 46 detenuti ‘positivi’ al Coronavirus all’interno della Casa Circondariale; a seconda dei casi, sono stati predisposti isolamenti in camera di detenzione ed è stato dedicato un padiglione unico (E) per garantire spazi adeguati alle cure. Il padiglione D è usato invece per isolamenti sanitari dei soggetti asintomatici. Alla data del 5 maggio non risultavano ulteriori casi di positività. Per garantire la migliore assistenza sanitaria è previsto il passaggio quotidiano per le visite da parte di un infettivologo.

Secondo quanto comunicato dal dottor Minervini risulta un dato storico di 67 detenuti positivi al Covid19, di cui 13 presenti nella struttura. Riguardo il personale di polizia penitenziaria sono dieci le unità risultate positive al Coronavirus su 742 unità in servizio.

La vicesindaca ha ricordato che Il Comune ha un ruolo di ascolto riguardo al tema. La Garante dei diritti delle persone private della libertà di Torino, Monica Gallo, ad aprile aveva relazionato alla Città riguardo le possibili criticità di cui era venuta a conoscenza. L’Amministrazione comunale ha promosso la trattazione dei rilievi della Garante presso il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

La vicesindaca ha riepilogato le ulteriori informazioni pervenute da Minervini per garantire le migliori condizioni di sicurezza nella Casa circondariale al fine di aumentare il livello di prevenzione al contagio; le misure sono attive a partire dal 25 febbraio. La Città ha dato la propria disponibilità per reperire soluzioni abitative e percorsi a bassa valenza assistenziale a sei donne minorenni, pur sapendo che la copertura finanziaria garantita è di soli sei mesi e che la Città dovrò farsi carico della prosecuzione nei mesi successivi.

Riguardo il Ferrante Aporti, Schellino ha detto che al momento non sono rilevate criticità sanitarie riguardo l’emergenza sanitaria in atto; sono state interrotte le attività scolastiche, poi riprese con la formazione a distanza.

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Francesco Tresso (Lista civica per Torino) Sono contento che la situazione sia in miglioramento. Il fatto che si sia richiesto l’intervento a Medici senza Frontiere testimonia quanto la situazione fosse grave e quanto fossero fondate le nostre richieste di avere informazioni, già da settimane. E’ vero che la Città non ha competenza diretta sulla gestione dell’emergenza sanitaria in carcere ma la Città avrebbe potuto avere un ruolo propositivo, suggerendo dove allocare alcune persone, considerato che attorno alla struttura ruotano circa tremila persone.

Eleonora Artesio (La Sinistra) Ricordo come in occasione di alcune conferenze stampa il carcere sia stato considerato da questa Amministrazione un quartiere di Torino. Deve essere considerato tale anche quando si è chiamati a condividere questioni dolorose. La Città si è mossa in ritardo ignorando le potenzialità che avrebbe potuto attivare per intervenire sulla riduzione del sovraffollamento. La Città è stata attenta ad essere minimamente coinvolta.

La vicesindaca  Schellino ha replicato riguardo la dinamica del servizio di assistenza alle sei donne minorenni, motivando la scelta di sostenere un progetto in sintonia con le caratteristiche del servizio garantito dalla Città, senza lasciare delle persone prive di un percorso anche oltre il limite dei sei mesi del finanziamento nazionale.

(dall’ufficio stampa di Palazzo Civico)

Incentivi sui monopattini, la Regione: “Il Governo esclude tre milioni di piemontesi”

A oggi soltanto 6 comuni piemontesi su 1.181 potranno usufruire dell’incentivo di 500 euro previsto dal governo per l’acquisto di biciclette o mezzi di mobilità alternativi all’auto

Il provvedimento in discussione in queste ore prevede, afferma una nota della Regione, l’assegnazione dell’incentivo soltanto per i comuni con popolazione al di sopra dei 50.000 abitanti che escluderebbe tre capoluoghi: Vercelli Verbania e Biella.

«L’intenzione del governo di promuovere la mobilità alternativa per evitare assembramenti sui mezzi pubblici – osserva l’assessore all’Ambiente, Matteo Marnati – può essere lodevole, ma il criterio di assegnazione del bonus ai Comuni con popolazione al di sopra dei 50.000 abitanti non ha senso, ed è il segnale di un Governo che ormai assume decisioni approssimative e superficiali creando cittadini di serie A e serie B, e che in questo caso tagliano fuori più di 3 milioni di piemontesi».

In regione soltanto Torino Alessandria Novara Asti Moncalieri e Cuneo hanno una popolazione sopra ai 50.000 abitanti.

Il turismo piemontese chiede aiuto alla Regione

Il settore turistico piemontese chiede un intervento di sostegno economico da parte della Regione Piemonte. A denunciarne lo stato di crisi, provocato dal Covid 19, è il CA.V.RE.P,  Comitato Agenti di Viaggi Regione Piemonte

Il turismo è certamente uno tra i settori maggiormente colpiti dalla crisi economica provocata dall’emergenza Covid 19, con pesanti ricadute prima di tutto sulle agenzie di viaggio ed i tour operator, ma anche sulle compagnie aeree, le guide turistiche ( in seguito alla chiusura di musei e mostre), le strutture ricettive e le compagnie di bus.

A denunciare la forte criticità in cui si è venuto a trovare improvvisamente il settore, anche in Piemonte,  è stato  il CA.V.RE.P ( Comitato Agenti di Viaggi Regione Piemonte), che riunisce nel territorio regionale oltre un centinaio di agenzie di viaggio, sia piccole sia medio piccole realtà, che possono affiancare alla presenza del titolare quella anche di dipendenti. In totale in tutto il Piemonte queste realtà sono 1300.

“Le agenzie di viaggio – precisa Marco Naso del Comitato CA.V.RE.P – sono state le prime ad essere colpite da questo tsunami, bruciando migliaia di euro, frutto del duro lavoro maturato nel corso del 2019 ed oggi trasformati in voucher, vale a dire strumenti che i clienti potranno utilizzare per una futura vacanza, ma che non potranno generare nuovi ricavi. A partire dalla fine di febbraio sono, infatti,  giunte le prime cancellazioni e le prime chusure da parte dei Paesi stranieri, primo tra tutti quello delle Mauritius, che ha avviato poi quella che sarebbe stata una vera e propria paralisi mondiale”.

“A distanza di sessanta giorni – prosegue Marco Naso del Comitato CA.V.RE.P – non abbiamo ancora ricevuto alcuna certezza su quali saranno i Paesi che apriranno i loro confini al turismo. L’Italia, certamente, sarà l’ultimo al quale accorderanno l’ingresso per i turisti, con una conseguente ripresa del settore non prima del 2021. Nel medesimo tempo le aziende devono cercare di rimanere aperte, pagare i costi previsti, ma con la prospettiva di zero incassi. Le agenzie di viaggio sono, inoltre, chiuse da due mesi e non sanno quando potranno riprendere la loro attività e ricominciare ad incassare.  Per questa ragione è fondamentale richiedere aiuti concreti ed immediati, con finanziamenti a fondo perduto, blocco delle tasse e cancellazione di tutti i tributi fino a fine del 2020, oltre alla promozione di campagne pubblicitarie di rilancio del settore turistico italiano, che è stato eccessivamente bypassato dalle potenti holding straniere, che vendono servizi sulle loro piattaforme online, portando i loro ricavi all’estero e non producendo, però, posti di lavoro nel nostro Paese”.

“La Regione Piemonte  – conclude  Marco Naso del Comitato CA.V.RE.P  – ha previsto aiuti consistenti in finanziamenti a fondo perduto per svariate categorie professionali ed artigianali che sono state colpite dalla crisi prodotta dall’emergenza Covid 19, tra cui ristoranti, bar, parrucchieri, centri estetici, solarium, sale da ballo, disoteche, ma non sono ancora stati previsti, al momento, aiuti a favore delle agenzie di viaggio”.

Uno spiraglio potrebbe, però, aprirsi in seguito al disegno di legge denominato “Riparti Piemonte”, approvato il 4 maggio scorso dalla Regione Piemonte, che mette in campo 808 milioni di euro per favorire la ripartenza dell’economia e della società con stanziamenti, molti dei quali a fondo perduto, per aziende, famiglie e lavoratori piemontesi.

Per il settore del turismo è previsto lo stanziamento di 34,1 milioni di euro, di cui 22,7 riservati all’offerta ricettiva e turistica per la ripresa post Covid in tutta la filiera, venendo ad interessare anche le professioni del turismo e le agenzie di viaggio; 9,4 milioni di euro verranno stanziati a favore della commercializzazione ( voucher, eventi e prodotti) e 2 milioni di euro per le campagne di comunicazione a favore del settore turistico regionale.

Mara Martellotta

Boc antivirus. Perchè no?

La grave crisi economica e finanziaria provocata dal Coronavirus è rapidamente passata dalle corsie degli ospedali alle sale operative delle banche e delle Borse mondiali, imponendo di trovare soluzioni per far ripartire l’economia.

Il governo e l’Europa hanno stanziato enormi risorse finanziarie per ridare ossigeno ad imprese e famiglie, ma tutti i progetti elaborati sono basati su un utilizzo esclusivo dell’arma del debito e, quindi, non fanno che rinviare di mesi o anni il “momento della verità”, cioè il giorno in cui i debiti accesi dovranno essere restituiti.

Giusto concedere fidi alle imprese garantite dallo Stato, giusto sospendere le rate dei mutui, giusto rinviare le scadenze delle bollette delle utenze, … e poi?

E poi bisognerà trovarli questi benedetti soldi, per restituirli a chi ce li ha prestati!

A livello nazionale ho già proposto su questo giornale di emettere un BTP “Tricolore” senza scadenza, un titolo di pura rendita che assicuri il pagamento in perpetuo delle cedole senza obbligo di restituire il capitale; ma sembra di parlare ai sordi. Un BTP del genere potrebbe raccogliere, in più emissioni, qualche centinaio di miliardi riducendo il debito e migliorando quindi il famigerato rapporto debito/PIL!

Propongo ora un altro strumento (anch’esso non è, come il precedente, una novità assoluta, ma sarebbe bene “risuscitarlo” perché è stato dimenticato da anni) che ha grande valore a livello ..

Mi riferisco ai BOC, i Buoni ordinari comunali, previsti dalla legge 23/12/94 n.724 (art. 35), per finanziare specifici investimenti d’interesse collettivo. Titoli che, a differenza dei BTP, non possono assolutamente coprire esigenze di spesa ordinarie (pagamento di stipendi o pagamento di interessi su prestiti precedenti), ma solo esigenze di spese pluriennali per investimenti in opere pubbliche (una scuola, una piscina, una rete ferroviaria locale, ecc.).

I BOC devono avere una vita minima di 5 anni e (fatto molto importante ai fini dell’equilibrio delle finanze comunali) possono prevedere la convertibilità in azioni di società possedute dagli enti locali emittenti. Il rendimento dei titoli può essere superiore di un punto rispetto a quello dei titoli di Stato (per compensare il maggior rischio implicito), e le cedole pagate scontano l’imposta agevolata del 12,50% (rispetto al 26% “ordinario”). Per facilitare la liquidità dei titoli è prevista la loro quotazione in Borsa.

Vediamo gli aspetti positivi dello strumento che attualmente giace dimenticato nei cassetti delle amministrazioni locali.

Un primo vantaggio è quello della possibilità di prevedere la convertibilità dei titoli in azioni della società che gestisce l’opera pubblica. Ad esempio, nel caso di un BOC per costruire un collegamento ferroviario o un impianto sciistico, l’obbligazionista, alla scadenza del prestito, potrà chiedere di diventare socio della S.p.A. Per invogliare la conversione (e quindi ridurre l’ammontare dell’esborso finale alla scadenza del BOC) si possono predisporre agevolazioni particolari che invoglino alla conversione i risparmiatori-cittadini (ad esempio abbonamento gratuito per i soci per lo sfruttamento dell’infrastruttura, deduzione fiscale del controvalore dell’acquisto delle azioni, ecc.).

Un altro vantaggio è la sollecitazione di un “senso civico” fra i residenti di un Comune, chiamati a creare la “loro” opera con i loro risparmi, facendo circolare il capitale all’interno del Comune.

Un ulteriore vantaggio è la realizzazione di una “indipendenza finanziaria” del Comune, che non deve elemosinare i fondi agli Enti territoriali superiori (Regione o Stato), ma può dotarsi di opere importanti per la collettività, facendo leva sul “patriottismo” dei cittadini.

Per i potenziali sottoscrittori i vantaggi sono di tipo reddituale (incasso di cedole superiori a quelle pagate dei titoli di Stato), di tipo fiscale (imposta sul reddito ad aliquota agevolata), di tipo sociale (beneficio di opere e servizi utili).

Vogliamo aggiungere una “chicca”?

Consentiamo ai possessori dei BOC di pagare le imposte locali consegnando i titoli al Comune! Il debito locale si trasformerebbe in capitale, tutti sarebbero felici e contenti, compresi i tanti “evasori fiscali in pectore” che pagherebbero sì le imposte, ma beneficiando nel frattempo di interessi e decidendo quando e per quale importo avvalersi della facoltà.

Volete approfondire l’argomento?

Leggete il mio ultimo libro RICOSTRUIRE LA FINANZA, in cui illustro con molti particolari non solo i BOC ma anche molti altri strumenti utili per uscire dalla crisi economica che ci sta strangolando; potete chiederla al 3356912075 o via mail a demarketing2008@libero.it

 

Gianluigi De Marchi

 

Sotto le macerie della politica si registrano nuovi movimenti

Il nulla cosmico che sta caratterizzando la scena politica è ormai imbarazzante, inaccettabile.

Con la scusa dell’emergenza si sono affidati i pieni poteri ad una squadra di dittatorelli dello Stato Libero di Bananas che hanno evidenziato limiti imbarazzanti. Ma il fatto stesso che l’opposizione non sia stata in grado di contrastare questa deriva dimostra l’assoluta inconsistenza dell’intero centrodestra…

… continua a leggere:

Sotto le macerie della politica si registrano nuovi movimenti

 

 

Senza dimora. Grimaldi (LUV): “Tamponi a tutti”

“Perché accedano alle strutture, apriamo le foresterie militari”

“Abbiamo firmato l’appello per chiedere al Comune di prendere in carico le persone che bivaccano davanti a piazza Palazzo di Città e in Piazza d’Armi e ci siamo uniti, ancora una volta, al grido di allarme di tanti operatori sanitari, associazioni e soggetti del terzo settore che chiedono da tempo una riposta per i senza dimora, che in questa crisi vivono una condizione di estrema difficoltà.

Per loro restare a casa non è possibile” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, in particolare in merito alla vicenda dello smantellamento (prorogato ma avvenuto il 3 maggio) del campo allestito dalla Città di Torino con la Croce Rossa Italiana e la Protezione Civile nell’ambito del “Piano di Inclusione Sociale – area 5 (azioni ed interventi di rete per l’inclusione sociale dei cittadini in condizioni di marginalità estrema)”.

“Parliamo di 96 uomini, 12 donne e altre 30 persone che dal mattino del 4 maggio si sono ritrovati in strada senza alcuna alternativa e hanno cercato riparo in piazza Palazzo di Città, mentre altri sono rimasti in Piazza d’Armi” – prosegue Grimaldi.- “È inutile scandalizzarsi perché restano all’aperto in condizioni sanitarie rischiose, se le istituzioni non fanno tutto il possibile per restituire condizioni dignitose a tutti loro”.

Al momento la gran parte degli aiuti alimentari ricevuti sono frutto della solidarietà di movimenti, singoli cittadini e organizzazioni del terzo settore. Le condizioni igieniche si aggravano quotidianamente, considerato inoltre che i bagni degli esercizi commerciali non sono agibili, né sono stati aperti i bagni pubblici in prossimità.

“È vero” – aggiunge Grimaldi – “che il Comune ha disposto una convenzione con strutture esterne e l’ampliamento dei posti, ma c’è un problema: l’accesso a questi luoghi è comprensibilmente vincolato a un tampone negativo. Come potranno i senza dimora inserirsi nelle graduatorie se la Regione non si fa subito carico di effettuare loro un doppio tampone? E poi possiamo fare molto di più per aumentare i posti per la notte: le foresterie militari sarebbero idonee e, dalle informazioni ricevute dalle associazioni, alla caserma Riberi (ex ospedale militare) ci sarebbero già una trentina di posti liberi, altri 50 alla caserma di Bardonecchia e 100 posti sarebbero poi disponibili all’Hotel Blu di Collegno. Che cosa aspettiamo a verificare e utilizzare questi luoghi per l’isolamento fiduciario e la quarantena di chi una casa non ce l’ha? L’Unità di Crisi aiuti il Comune a trovare delle soluzioni adeguate”.

FIPAV e Politecnico di Torino lavorano per il ritorno in campo

Nei giorni scorsi la Giunta della Federazione Italiana Pallavolo, assieme al Direttore Tecnico del settore giovanile maschile Julio Velasco e al medico federale, dott. Sergio Cameli, ha incontrato in video conferenza il rettore del Politecnico di Torino, prof. Guido Saracco.

Presupposto di partenza dell’incontro è stata la reciproca
volontà di un chiarimento su ciò che è accaduto nei giorni
precedenti riguardo la nota vicenda da una versione
circolata in modo ufficioso di un report redatto dal CONI,
dal CIP e dal Politecnico di Torino dal titolo “Lo Sport
riparte in sicurezza”.
Il dossier aveva evidenziato il sorprendente risultato
secondo il quale la pallavolo è lo sport a più alto
rischio di contagio, conclusione tra l’altro del tutto
estranea alla versione del lavoro poi pubblicata dal
Politecnico.
Le parti, appurato che alla base di quanto accaduto c’è
stato un grave equivoco di fondo (che comunque ha arrecato
alla disciplina e all’Ateneo un danno di immagine), hanno
manifestato la volontà di collaborare per favorire lo
studio e la ricerca per la realizzazione di strumenti di
protezione personale creati ad hoc per la pallavolo (come
ad esempio mascherine in grado di adattarsi al viso degli
atleti senza pregiudicarne le prestazioni), oltre che di
voler condividere un percorso che porti alla stesura di un
protocollo contenente le linee guida necessarie per un
ritorno in campo.
La Fipav e il Politecnico di Torino, attraverso questo
chiarimento e questa nascente collaborazione, hanno
l’intenzione di ribadire la volontà di assicurare a tutti
i tesserati un impegno costante nel tutelare la salute e
il ritorno in campo in totale sicurezza nel momento in cui
le autorità governative lo permetteranno.

Musei riaperti per la Festa della Repubblica

Il 2 giugno Torino riaprirà  i musei fino ad ora chiusi per l’emergenza covid

La scelta è stata fatta dall’assessora  comunale alla Cultura, Francesca Leon, nel corso di una teleconferenza con i rappresentanti del sistema museale della città.

Secondo il  Comune, infatti,  i musei stanno lavorando alla ripartenza in piena sicurezza con l’obiettivo del 2 giugno prossimo. Naturalmente saranno seguite le  disposizioni per il distanziamento e ci saranno  entrate contingentate e sanificazioni. E’ probabile che alcune sedi museali possano già aprire i battenti  il 18 maggio, se consentito dal nuovo  decreto del presidente del Consiglio.