MERCOLEDÌ 27 NOVEMBRE ALLE ORE 17.30 al Centro Pannunzio in via Maria Vittoria 35 h, Maria Grazia IMARISIO parlerà di “GUARINO GUARINI A 400 ANNI DALLA NASCITA”
In casa Agnelli piove sul bagnato: spunta un’altra accusa per gli Elkann, l’ipotesi dei pm è quella di falsità ideologico nella “declaratoria” della società semplice Dicembre, la cassaforte della dinastia torinese. Sullo sfondo c’è sempre la questione spinosissima legata all’eredità di nonna Marella Caracciolo, deceduta nell’ormai lontano 2019. I magistrati della Procura della Repubblica di Torino hanno dato mandato ai militari della Guardia di Finanza per compiere nuove e ulteriori perquisizioni in alcuni studi legali.
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Agnelli-Elkann: nuove perquisizioni, faro pm sulla società Dicembre
A caccia di titoli indimenticabili
La parola che più si legge nelle pagine cittadine dei quotidiani torinesi e con le chiacchierate, con il passaparola e le agenzie di stampa – e non soltanto in casa nostra per cui la notizia è doppiamente bella e confortante -, è sold out. Alberghi con un pressoché en plein invidiabile, i ristoranti che sfornano pranzi e cene a gruppi che a fine giornata hanno voglia di riassumere e di discutere, sale e proiezioni a cui devi rinunciare, lamentando in cuor tuo una terza occasione per taluni titoli e la mancanza totale di una previsione rosea, più che rosa da parte dell’organizzazione. Ovvero la mancanza di una sala che recuperi al proprio interno la domanda di un pubblico variegato e credo proprio quest’anno accresciuto – leggeremo le cifre finali con attenzione -, esigente non soltanto di titoli (e quelli non mancano) ma altresì di appuntamenti, una di quelle sale torinesi che, quest’anno, forse per un mancato soddisfacimento della richiesta e dell’offerta, non si sono più prestate. Se la sala del Centrale, per le proiezioni stampa, non va incontro a problemi, non poca parte del pubblico ha già il muso lungo per aver dovuto rinunciare a questa o quella visione, per aver trovato il Romano (3 sale) e Massimo (in egual numero) già zeppe, nonostante i personali tentativi dell’ultimo minuto. I seguaci del concorso principali finiranno col sentirsi defraudati e dei sedici titoli qualcuno mancherà all’appello.
Per i cinefili onnivori è una gran gioia, glielo si legge negli occhi, titoloni scomparsi da tempo e adesso inseguiti – per la retrospettiva di Brando, per cui il direttore Giulio Base non sarà mai troppo lodato, boccone grosso e per molti organizzatori forse irraggiungibile, si va a rincorrere quei titoli da tempo più visti: volendo ripassare il versante drammatico e “da commedia” dell’attore, chi scrive queste note s’è andato, tra vari titoli, a vedere “Un tram che si chiama Desiderio” e “Bulli e pupe” ed è stata ancora una volta una festa – in ogni ora della giornata, per predisporre un’agenda copiosa. E altro ancora: “A casa abbiamo tutti un cassetto – faceva Base la sua bella confessione alle pagine della Rivista del Cinematografo – dove mettiamo cose preziose, importanti, che magari, però non sappiamo bene dove sistemare. Un cassetto dove c’è un po’ di tutto e ogni cosa ha un valore.” Leopardianamente, il direttore ha chiamato quel suo cassetto “Zibaldone”, ci trovi di tutto, da “Caccia a Ottobre Rosso” che è l’occasione per consegnare ad Alec Baldwain la Stella della Mole, o “Pasqualino Settebellezze” grottesco tutto firmato Lina Wertmuller, e allora è la volta del nostro Giannini che si guadagnò una candidatura all’Oscar, o “Un silence si bruyant” dove una bravissima e dolorosa Emmanuelle Béart racconta la violenza subita o “Prova d’orchestra”, ’70 minuti di cinema alto in cui il mago Fellini raccontava il presente e prevedeva il futuro. O “Il Vangelo secondo Matteo” (1964) – e nella presentazione t’aiuta un inarrestabile monsignor Davide Milani, che non smetteresti d’ascoltare, raccontandoti dell’interprete Enrique Irazoqui, capitato a Roma per cercare fondi per la causa antifranchista e scelto da Pasolini al primo sguardo, delle facce scovate tra i Sassi di Matera, vere e sanguigne e antiche, decisamente più vicino a noi dei tanti volti hollywoodiani che la immediatezza di un progetto voleva impiegare, del terrore di incorrere nella giustizia italiana, fresco il ricordo dei guai (vilipendio della religione) sostenuti da Bini e Pasolini due anni prima, ai tempi della “Ricotta”. La voce di Enrico Maria Salerno, la narrazione che segue esattamente quel Vangelo senza nulla aggiungere (“qui non esiste sceneggiatura”, ripeteva Milani), i costumi di Donati e il montaggio di Baragli, le musiche da Bach a Mozart, da Prokofiev alla Missa Luba, proveniente dal Congo, e lo sguardo cinematografico del regista, semplicemente grandioso in quella semplicità che espone scena dopo scena.
Venendo al concorso dei lungometraggi, rose e spine in quasi egual misura, arrivando a oggi. Con “The Last Act” guardiamo al cinema iraniano, il regista si chiama Paymon Shahbod alla sua opera prima, una storia che coinvolge la star del cinema Farzaneh chiamata a interpretare il ruolo di una donna alla ricerca della figlia scomparsa. Molte riprese lungo le strade assolate e tortuose dell’Iran, con la polizia che ti sorveglia e non poche volte ti chiede ragione di quel che stai facendo o cerca un pretesto per farti ritardare o interrompere. Farzaneh si mette in viaggio con il resto della troupe, dovrà girare la scena dell’incontro con la figlia: ma ecco che su quel medesimo autobus il cellulare squilla e le arriva la notizia che la sua vera figlia è scomparsa. Mentre il marito le intima di tornare a casa e di abbandonare tutto quanto, la donna decide di rimanere sul set dove è un continuo ripetere battute e arginare le indecisioni e i consigli sbagliati del regista. Ancora una volta vita e finzione hanno parecchi punti in comune, l’importante è renderli appieno davanti alla macchina da presa e con sempre il regista riesce a rendere chiarezza nel proprio racconto, a delimitarne le aree con sufficiente precisione. Decisamente di poco peso mi pare risulti “Ponyboi” che Esteban Arango dirige mentre River Gallo interpreta scrive e produce. Siamo nel New Jersey, durante la notte di San Valentino, quella dei festeggiamenti e degli amori, quando il protagonista – sembra un diligente impiegatuccio in una lavanderia ma spalanca ai quattro venti le proprie mansioni di “sex worker” – apprende che il padre, da cui ha staccato da circa una decina d’anni, sta morendo. La madre al telefono supplicherebbe una via di riconciliazione ma le strade da prendere quella notte sono altre. Per sprazzi, il passato si mescola in modo troppo convenzionale e ben atteso al presente, quella sua condizione di essere intersessuale continua a bussare alla porta: in più per gradire con gli affetti familiari decisamente deteriorati s’aggiunga un bell’affare di droga e borsate di bigliettoni che vanno in fumo e per sottrarsi al quale niente di meglio che abbandonare più che velocemente l’incantevole New Jersey. “Ponyboi” non è un ritrattino ultramoderno e sanguinoso su cui riflettere, ma un inseguirsi di sequenze già viste mille volte in qualche thriller inserito ina serie non proprio eccelsa.
Le cose vanno decisamente meglio con “L’aiguille” del tunisino Abdelhamid Bouchnak dove, dopo vari tentativi, un bambino verrà messo al mondo all’interno di una coppia, ora veramente decisa e appagata. Se è vero come è vero che quest’anno il TFF raccoglie nel concorso principale storie raccolte al tema della maternità, è pur vero che preziosi interessi sono rivolti alle scelte sessuali o a quella – sconvolgente, innegabile! – intersessualità che troviamo anche in questo film. Nasce “questo” essere umano, il vecchio nonno spinge ai consigli della guida religiosa mentre la nonna si cerca di tenerla all’oscura ma i tempi non possono certo essere lunghi. La cultura è quella musulmana e il padre incarna pienamente un presente maschilista che guarda ai giudizi, agli amici, al domani e che rifiuta del tutto quella nascita. Sarà la madre – la donna – a prendere la decisione di accogliere quell’essere in tutta la propria unicità: nell’ultimo fotogramma Nour, “un nome che va bene per tutti, per maschi e per femmine” – guarda in macchina prendendo lo spettatore a testimone della sua crescita e della sua indipendenza.
Elio Rabbione
Nelle immagini, Pasolini e il protagonista Enrique Irozoqui durante le riprese a Matera del “Vangelo secondo Matteo” (foto di Domenico Notarangelo), scene tratte da “The Last Act” (Iran), “Ponyboi” (Usa) e “L’aiguille” (Tunisia/Francia).
Question Time in Consiglio Regionale
“È inaccettabile che famiglie e bambini siano vittime della disorganizzazione delle campagne vaccinali, con ritardi e carenze nelle forniture ai pediatri di vaccini contro il VRS e l’influenza”, dichiara la Consigliera regionale Vittoria Nallo (Stati Uniti d’Europa per il Piemonte).
Nallo ha presentato un’interrogazione all’Assessore competente per chiarire come la Regione intenda risolvere i problemi di approvvigionamento e i ritardi segnalati, che stanno costringendo molti pediatri ad annullare appuntamenti già programmati. Con una copertura vaccinale antinfluenzale pediatrica al 7,39% nella campagna 2023/2024 e segnalazioni di appuntamenti annullati per mancanza di dosi, Nallo denuncia una gestione insufficiente che mette a rischio la salute dei bambini. “Chiedo alla Giunta di intervenire subito per garantire la distribuzione dei vaccini e il supporto necessario ai pediatri, già gravati da carichi di lavoro eccessivi.”
“La salute dei bambini deve essere una priorità. Non possiamo tollerare ulteriori ritardi o inefficienze,” conclude Nallo, annunciando che continuerà a monitorare la situazione per ottenere risposte concrete.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il comunicato stampa congiunto delle organizzazioni sindacali promotrici della manifestazione delle forze di polizia tenutasi ieri a Torino
A seguito della grande manifestazione di ieri, questa mattina i sindacati del Comparto Sicurezza e Difesa hanno incontrato il Signor Prefetto e il Signor Questore di Torino. Per la prima volta nella storia del nostro Paese, i sindacati della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria e dell’Esercito hanno
manifestato insieme per rivendicare il diritto alla sicurezza, sia per i lavoratori sia per i cittadini.
Pur riconoscendo l’importanza di un trattamento economico adeguato, al centro della protesta è stata posta la tutela dell’incolumità di chi indossa la divisa e la sicurezza collettiva. L’incontro con le Autorità si è svolto in un clima di collaborazione e dialogo costruttivo. Il Prefetto, accogliendo le istanze dei sindacati, si è impegnato a farsi portavoce presso il Ministero
affinché le richieste ricevano la giusta attenzione. Si è sottolineato come queste riguardino non solo la protezione di uomini e donne in divisa, ma anche la difesa dei cittadini, delle istituzioni
e dello Stato di diritto.
Un tema cruciale discusso è stato quello dei centri sociali sovversivi che, con atti di violenza contro le Forze dell’Ordine, minano la legalità. In particolare, è stata evidenziata l’urgenza di chiudere centri come Askatasuna, che il Sindaco Lo Russo vorrebbe destinare a “bene pubblico”, ma che, secondo i sindacati, rischia di continuare a favorire ambienti antagonisti violenti. È stato inoltre ribadito come dopo il caso Pisa, l’impossibilità da parte delle Forze dell’Ordine di poter difendersi efficacemente dalle aggressioni, utilizzando le tecniche operative per cui sono addestrate. La scelta che impone di fronteggiare tali violenze solo con scudi e senza strumenti adeguati è stata definita inaccettabile, con l’auspicio che non sia frutto di
pressioni politiche o mediatiche che condizionano il Governo.
I sindacati si sono dunque soffermati sulle inammissibili condizioni di lavoro richiamando l’attenzione sulle difficoltà affrontate dagli agenti durante le manifestazioni, spesso trasformate
in vere e proprie guerriglie urbane, con aggressioni che comprendono bombe carta, uova marce, vernice e altri strumenti offensivi. Hanno altresì rammentato come gli episodi di aggressioni non sono limitati solo all’ordine pubblico, ma si verificano quotidianamente anche contro le pattuglie sul territorio e la Polizia Penitenziaria che diventa vittima nelle carceri. Inoltre, oltre a misure legislative più efficaci e la promozione della cultura della legalità nelle scuole, si è proposto un DASPO economico per gli antagonisti violenti. Nondimeno è stata sottolineata l’urgenza di approvare il DDL Sicurezza, integrandolo, se del caso, con misure
dissuasive per contrastare le violenze.
Il Prefetto e il Questore, che hanno mostrato sensibilità e attenzione verso le problematiche esposte, sono stati ringraziati dai sindacati per le loro parole e proposte concrete e non di
circostanza. Si è ribadito che la sicurezza, bene primario della società, può essere garantita solo attraverso un recupero dell’autorevolezza delle Forze dell’Ordine, indispensabile per un
rapporto equilibrato tra piazza, ordine pubblico e interventi sul territorio.
Un’unica nota critica è stata espressa nei confronti di alcuni media televisivi che, pur dando spazio alla manifestazione, non hanno coinvolto direttamente i rappresentanti sindacali,
organizzatori della manifestazione, per illustrare i motivi e le finalità della protesta, preferendo
affidarsi a commentatori estranei all’organizzazione.
Infine, i sindacati ringraziano tutti i colleghi e i cittadini che hanno partecipato alla
manifestazione, rendendola un momento di unità e forza.
La mobilitazione rappresenta solo l’inizio di una battaglia sindacale che punta a
trasformare le istanze di sicurezza e dignità in risultati concreti.
SIULP – SAP – COISP – USIC – SIM – USIF SINAFI – SAPPE – FNS-CISL – S.A.M.
BRAVO PERNA CAMPISI SILVESTRI USAI SATURNO CRITELLI SANTILLI RICCHIUTI GATTA
Infermiere aggredito a Ciriè
Un grave episodio di violenza si è verificato nella giornata di ieri, 25 novembre, al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Ciriè (ASL TO4), proprio nella Giornata Internazionale contro la Violenza di Genere. Un infermiere è stato colpito con violenza da un paziente con problemi psichiatrici, riportando un trauma all’addome.
Riceviamo e pubblichiamo
Secondo quanto riferito, l’aggressione si è svolta durante l’attività ordinaria del reparto. Marco Boccacciari, referente sindacale Nursing Up per l’ASL TO4, ha commentato l’episodio affermando: «È emblematico che un’aggressione di questo tipo avvenga proprio in una giornata simbolica come quella di ieri. L’episodio evidenzia una problematica grave e ormai cronica, che richiede interventi urgenti e concreti. I pronto soccorso sono diventati luoghi ad alto rischio per il personale sanitario.»
Fortunatamente, gli accertamenti diagnostici effettuati sull’infermiere aggredito non hanno rilevato lesioni gravi. Tuttavia, l’episodio mette in evidenza la necessità di un rafforzamento delle misure di sicurezza all’interno delle strutture sanitarie, considerando che casi simili si sono verificati anche in passato nello stesso presidio. Tra gli episodi più recenti si ricordano le violenze fisiche avvenute nel febbraio e maggio 2024, che hanno coinvolto medici e infermieri.
Claudio Delli Carri, segretario regionale Nursing Up, ha dichiarato: «La Regione deve accelerare il ripristino della polizia all’interno degli ospedali, non possiamo permettere che la burocrazia rallenti i processi e metta ulteriormente a rischio il personale sanitario. È necessario incidere sui direttori generali affinché si trovino soluzioni immediate, prima che si verifichi l’irreparabile.»
Roberto Aleo, segretario provinciale Nursing Up, ha aggiunto: «Gli operatori sanitari non possono continuare a lavorare in condizioni di insicurezza. La violenza nei pronto soccorso è diventata una piaga e richiede interventi strutturali che garantiscano un ambiente di lavoro sicuro. Non si può più aspettare.»
Le richieste avanzate dai rappresentanti del personale sanitario sono chiare. Si sottolinea l’urgenza di un presidio costante di guardie giurate armate nei pronto soccorso, indispensabile per prevenire episodi violenti, e di campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini per promuovere il rispetto verso chi lavora nella sanità. Inoltre, è necessario un rafforzamento delle normative esistenti, con un’applicazione rigorosa delle sanzioni previste per chi compie aggressioni. Fondamentale è anche il monitoraggio trasparente degli episodi di violenza, per pianificare risorse e interventi mirati.
La sicurezza degli operatori sanitari è considerata essenziale per garantire un servizio di qualità alla popolazione e per preservare un sistema sanitario già messo sotto pressione da numerose difficoltà. Gli episodi come quello avvenuto ieri confermano la necessità di un intervento rapido e strutturale, capace di assicurare ambienti di lavoro sicuri e funzionali per tutti.
Le foto scattate in occasione dell’evento nella maestosa residenza sabauda sono di Roberto Droghetti.
In occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle donne, che si è svolta il 25 novembre scorso, l’ospedale Mauriziano di Torino ha inaugurato una nuova sala di Ascolto dedicata alle donne e ai bambini vittime di violenza. Si tratta di un’iniziativa importante che si inserisce nell’ambito di una più ampia sensibilizzazione verso il tema e che vede la partecipazione attiva dell’ordine delle Professioni Infermieristiche di Torino, rappresentate dal suo presidente Ivan Bufalo.
“La violenza sulle donne è una ferita aperta nella nostra società, che richiede azioni concrete e il massimo impegno da parte di tutti. La Nuova Sala di Ascolto è un luogo protetto pensato per offrire accoglienza e supporto alle vittime, affinché possano sentirsi tutelate e ascoltate – ha dichiarato il presidente Bufalo – gli infermieri, con la loro professionalità e umanità, dimostrano ancora una volta di essere una risorsa fondamentale non solo per l’assistenza ai malati, ma anche per il benessere della collettività”–.
La Sala di Ascolto, realizzata presso il Pronto soccorso del Mauriziano, rappresenta un ulteriore passo in avanti nel contrasto alla violenza di genere, fornendo uno spazio sicuro e riservato alle persone più vulnerabili.
“L’iniziativa conferma il ruolo centrale dell’Ospedale Mauriziano e del personale sanitario ai bisogni della comunità- aggiunge Bufalo – La Sala d’Ascolto rappresenta un ulteriore passo in avanti nella lotta alla violenza di genere. “Essere infermieri non significa soltanto prendersi cura del corpo, ma anche sostenere il benessere psicologico e sociale delle persone – ha aggiunto Bufalo – È nostro dovere agire concretamente per costruire una società più giusta e solidale “ conclude il presidente.
Mara Martellotta
La Polizia di Stato ha arrestato tre persone, nel comune di Leinì, per la cessione di 135 kg di hashish. Sono coinvolti un cittadino italiano di 53 anni e due cittadini marocchini, di 39 e 34 anni.
Presso il domicilio di uno dei due cittadini marocchini sono stati rinvenuti e sequestrati ulteriori 99 kg della medesima droga.
I poliziotti della Squadra Mobile, coordinati dalla Procura della Repubblica di Torino, hanno seguito i movimenti di un furgone sospetto, preso a noleggio da un cittadino marocchino di 39 anni, che, dopo aver imboccato la tangenziale sud, si dirigeva verso il comune di Leinì.
Durante il tragitto, l’uomo veniva affiancato da un connazionale giunto a bordo di un Suv e insieme si recavano nella zona industriale, fermando i mezzi nel parcheggio di una ditta.
Lì un terzo uomo, un italiano di 53 anni, consegnava loro, con un muletto, ben 22 colli imballati, che venivano stipati nel furgone.
I poliziotti della Squadra Mobile bloccavano il mezzo all’uscita della ditta e rinvenivano al suo interno 135 kg di hashish. Nei locali della società, venivano, inoltre, ritrovati 23.400€ in contanti, verosimilmente provento dell’illecita attività.
Il cittadino italiano coinvolto, alla vista della Polizia, tentava la fuga ma veniva prontamente fermato e tratto in arresto.
La perquisizione del domicilio di uno dei cittadini marocchini, il 39enne, portava al rinvenimento di ulteriori 99 kg della medesima sostanza.
Su richiesta della Procura della Repubblica di Ivrea, i tre arresti sono stati convalidati dall’Autorità Giudiziaria.
Il Museo MIIT di Torino, Italia Arte e galleria Folco curano e organizzano dal 25 novembre la mostra “Destini in discesa” in occasione della giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra, appunto, il 25 novembre. L’inaugurazione della mostra avverrà alle 19.30 e sarà accompagnata, alle 20.30, dalla presentazione del libro di Mariaflora Sartor “Destini in discesa” Golem edizioni. Come recita il titolo dell’esposizione, essa è dedicata al mondo della donna, alle artiste che da sempre dedicano la propria creatività alla figura femminile e alle problematiche che ne hanno segnato e continuano a segnare il percorso esistenziale.
Accanto agli autori contemporanei sarà anche presentata una selezione di opere di autori storicizzati, da Francesco Messina a Novella Parigini, da Marc Chagall a Innocente Salvini, esponenti di fama del Novecento che hanno riservato alla figura della donna un posto primario nella loro produzione. Sono in esposizione, tra gli altri, opere di Marco Barnabino, Federica Bertino, Milena Buti, Patrizia Caffaratti, Liliana Cavigioli, Mariell Chirone Guglielminetti, Michele Di Leo, Laura Fasano, Mattia Fassi, Enrico Frusciante, Vito Garofalo, Maria Pia Giacomini, Francesca Guetta, Barbara Pecorari, Luigia Rinaldi, Anna Rota Milani, Marilena Visini.
La mostra, visitabile in corso Cairoli 4, presso il Museo MIIT, rimarrà aperta fino al 5 dicembre prossimo con orario dal martedì al sabato ore 15.30-19.30
Mara Martellotta