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Notari: “ Digitalizzazione e messa in rete delle Pmi per la ripresa”

Sono strumenti indispensabili per la ripartenza post Covid in Piemonte.  Ce ne parla il Presidente  dei Giovani Imprenditori di Confidustria Piemonte, Andrea Notari

L’era post Covid, avviata ormai da diversi mesi e seguita alla fine del lockdown, ha schiuso  scenari nuovi per l’economia nazionale e piemontese.

“Siamo di fronte ad una crisi economicaafferma il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte, l’architetto Andrea Notari assolutamente senza precendenti; si pensi che nella nostra regione sia il dato di produzione industriale sia quello di fatturato sisono attestati a livelli pari al –15,3% nel secondo Trimestre: dati economici paragonabili forse solo a quelli del periodo bellico.

Nello specifico constatiamo che i dati inerenti la produzione industriale e i fatturati nella provincia di Torino risultano miglioririspetto alla media del Piemonte, attestandosi al 14,2%, ben distanti dai territori maglia nera sabaudi, nei quali si toccano picchi compresi fra il -25 e -30%.

L‘aspetto che più spaventa è che siano andati in crisi anche queisettori che erano stati trainanti nel post crisi del 2008, quali ad esempio lintero comparto moda e quello turistico, rendendo di difficile interpretazione la ripresa che verrà.

Anche le Pmi sono chiamate – precisa Il Presidente Andrea Notariin questo quadro complessivo, ad affrontare il cambiamento che si èinevitabilmente prodotto all’interno del tessuto sociale ed economico piemontese.

Nei primi due trimestri del 2020 il crollo del PIL nazionale è stato del -17,6%. La stima di perdita a fine 2020 resta in una forbice tra -9% e -11%. La produzione industriale italiana, allo scorso luglio,aveva recuperato il 7,4%: ciò potrebbe condurci ad un rimbalzorilevante nel terzo trimestre, ma su livelli ancora ben inferiori rispetto a quelli pre-COVID, tant’è che alcune Società, come Prometeia, prevedono un lasso di tempo pari a cinque anni per tornare a livelli pre-crisi.

In un quadro così complesso è, dunque, difficile tracciare una linea comune per le PMI.

Sicuramente, tanto le PMI di altre regioni, quanto quelle piemontesi,dovranno cogliere appieno le grandi opportunità messe a disposizione sia dalla programmazione dei fondi europei 2021-2027 sia dal Recovery Plan.  Quattordici i miliardi di Euro che potrebbero ricadere sulla nostra regione da investire per il futuro.

Il cambiamento e l’adeguamento a questa nuova realtà – afferma il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria PiemonteAndrea Notari – possono certamente essere agevolati da una digitalizzazione maggiore nelle singole industrie  e, soprattutto,  da una messa in rete tra di loro. La digitalizzazione sarà un driver da seguire per invertire la marcia, purchè sia il più possible diffusa trasversalmente fra aziende anche di dimensioni differenti.

Credo molto personalmente in questo progetto e proprio per questo motivo, ho voluto inserire il capitolo digitalizzazione nel mio programma triennale di Presidenza dei Giovani Imprenditori piemontesi. L’‘obiettivo è quello di proporre eventi divulgativi per comprendere le nuove tecnologie a disposizione delle aziende, analizzando scenari applicative concreti, partendo da casi di successo aziendali, acquisendo knowhow sulle tecnologie e analizzando case studies applicativi.

Sul territorio torinese si trovacontinua l’architetto Notari – un Polo di eccellenza tecnologico noto a livello internazionale, qual è il Politecnico di Torino, la cui presenza può risultare strategica in questo progetto. Esso rappresenta, infatti, uno stakeholder centrale per la ripartenza economica tanto di Torino, quanto dell‘interaregione.

Non per nulla è uno degli attori principali del ManufacturingTechnology Center di Torino che, mi auguro, possa dare nuovo slancio alla manifattura, facendo massa critica tra formazione, servizi alle aziende e ricerca applicata all’’innovazione, creando l’’ecosistema adatto perché nascano opportunità di insediamento di nuove imprese.

Il complesso lavoro messo in campo dalla Regione Piemonte –aggiunge il Presidente Notari – con il cosiddetto “Riparti Piemonteha dovuto far fronte alla drammatica situazione emergenziale legata al COVID19, impegnando un numero significativo di risorse per rispondere alla crisi di liquidità delle famiglie e delle aziende, soprattutto di micro e piccola dimensione, risorse che stanno dando un importante contributo alla sopravvivenza di alcuni settori profondamente colpiti (si pensi ad esempio allArt 53 riguardante le agevolazioni sulla tassa spazi e occupazione aree pubbliche per ititolari di pubblico esercizio di somministrazione di alimenti e bevande). Questo uso di risorse era comprensibile;

ora ci aspettano altre importanti sfide con una nuova prospettiva di rilancio e di sostegno allo sviluppo per l’economia regionale.

Per questo motivo considero favorevolmente il percorso avviato dal Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e dal Presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, per costruire insieme un Piano Industriale del Piemonte.

Se devo, però, essere critico sul decreto, soprattutto riferendomi a quella parte che concerne il mondo delle costruzioni, mi viene da dire che reputo debba essere affinato proprio in termini di sostegno alle PMI perché, concretamente e come peraltro sollevato dalla Associazione regionale ANCE Piemonte, talune misure di sostegno hanno scadenza troppo ravvicinata, senza che le strutture operative regionali, ma soprattutto territoriali, fin troppo spesso in “smart working”, abbiano potuto concretamente prima recepirle e, quindi, attivarle dopo l’emergenza COVID-19.

Mi riferisco, per esempio, al Capo II del testo di legge relativo alle misure urgenti e temporanee di semplificazione in materia urbanistica per il rilancio dell’edilizia, che prevede il termine di chiusura del bando al 30 novembre 2020 e che sarebbe opportuno prorogare almeno al gennaio 2022. Ritengo si debba poi considerare fondamentale una misura di sostegno al settore delle costruzioni nell’opportunità di incrementare al 100% (attulamente è solo al 50) la copertura del costo relativa ai contributi concessori anche per gli interventi di nuova costruzione, in quanto tutte le agevolazioni a carattere nazionale sono soprattutto indirizzate verso gli interventi di recupero del patrimonio.

In linea generale afferma il Presidente Andrea Notari – il settore edilizio ha accolto favorevolmente il provvedimento Riparti Piemonte. È stato dato ossigeno al settore delle costruzioni riconoscendone il ruolo anticiclico; ricordiamo che un euro investito in edilizia potrebbe generare nell’intero sistema economico una ricaduta di 3,5 euro.

Proprio per questo motivo, non si evince come mai alcuni articoli(che riguardano in parte anche il mondo delle costruzioni) siano stati impugnati a livello nazionale, mettendo un freno ad uno strumento che sicuramente potrà aiutare il Piemonte e, di riflesso, lintero Paese nella ripartenza.

L’art. 18 è indubbiamente una misura molto bene impostata e che ha una validità operativa sia per i cittadini sia per le imprese di costruzione, anche perchè non mi risulta vi siano particolari problematiche per l’accesso alle coperture finanziarie, oltre al fatto che, sotto l’aspetto burocratico, non ravviso appesantimenti procedurali. Purtroppo in tanti casi finalizzati alla predisposizione di pratiche edilizie per il recupero di beni immobili, per cui vi è la volontà di accedere anche ai bonus fiscali, esistono una serie di complicazioni normative che hanno frenato una pluralità di iniziative. Mi risulta inoltre che la “macchina operativa” delle imprese abbia faticato a ripartire nei mesi scorsi e quindi, pur ribadendo la bontà del provvedimento regionale, è indispensabileprorogare i termini di accesso alle coperture finanziarie anche per queste motivazioni. E’ indubbio poi che una continua attenzione a tali opportunità, la diffusione delle informazioni e il richiamo all’utilizzo di questi strumenti costituiscano aspetti prioritari per la nostra Associazione.      

Mara Martellotta

Tanti giocatori nazionali in campo, oggi, per le 2 squadre Torinesi

Qui Juve: Mister Pirlo sta studiando il modulo perfetto per esaltare le qualità dell’attaccante esterno, ex viola, Chiesa. Si andrà verso il 4-4-2 con una Juve avvolgente sulle fasce, continue sovrapposizioni tra i terzini e gli esterni d’attacco.Davanti Ronaldo e Dybala “falso centravanti” Grande considerazione per il giovane Frabotta, terzino sinistro molto valido sia in fase difensiva che offensiva.

Qui Toro: Giampaolo non può contare sui 10 nazionali in giro per il mondo ma ha disponibili 18 gocatori vista la rosa extralarge totale di 28 calciatori.Provato nel ruolo di regista Meitè, durante la partitella in famiglia. Molto attivo il giovane Segre, naturale sostituto di Rincon in mezzo al campo. Bene il neo acquisto Bonazzoli,attaccante che farà coppia con Belotti. Un Toro che dovrà necessariamente riprendersi dopo le 2 sconfitte iniziali in campionato. Si respira aria di grande fiducia vista, soprattutto, la grande abbondanza di giocatori di qualità anche in panchina.

Vincenzo Grassano 

Coronavirus, ancora tre morti e 409 contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

28.775 PAZIENTI GUARITI E 495 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 28.775 (+92 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3521 (+1) Alessandria, 1651 (+1) Asti, 902 (+2) Biella, 2816 (+11) Cuneo, 2668 (+18) Novara, 14.615 (+53) Torino, 1370 (+5) Vercelli, 1035 (+1) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 197 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 495 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SONO 4177

Tre i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui nessuno verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è di 4177 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 684 Alessandria, 256 Asti, 211 Biella, 401 Cuneo, 382 Novara, 1843 Torino, 226 Vercelli, 133 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 41 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 38.503 (+409 rispetto a ieri, di cui 250 asintomatici; dei 409: 93 screening, 199 contatti di caso, 117 con indagine in corso; ambito: 12 Rsa, 46 scuola, 351 popolazione generale; su 409, 4 casi importati) i casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisi su base provinciale: 4569Alessandria, 2116 Asti, 1271 Biella, 3990 Cuneo, 3667 Novara, 19.244 Torino, 1766 Vercelli, 1262 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 327 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 291 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 24 (+2 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 378 (+24 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 4654.

I tamponi diagnostici finora processati sono 793.035 di cui 433.895 risultati negativi.

Per pochi e non per tanti

PAROLE ROSSE  di Roberto Placido E’ di questi giorni la notizia, accolta positivamente, della decisione del governo di rendere gratuite le terapie di farmaci ormonali per quanti decidono di cambiare sesso.

 

Un provvedimento che si attendeva da anni e che finalmente è arrivato.

 

Dietro la decisione di cambiare sesso ci sono percorsi dolorosi e sofferti con un cammino travagliato che coinvolge non solo i diretti interessati ma spesso anche le famiglie e quanti ne condividono ansie e speranze. Alcuni anni fa ebbi l’occasione, fui contattato da una persona che quel percorso l’aveva intrapreso, di occuparmi della problematica e di venire a conoscenza dei vari aspetti ad essa legati. L’intervento, allora la  maggior parte andavano a Casablanca, era e lo è ancora la parte terminale di un vero calvario. In Italia la materia è regolamentata da una legge, la 164 del 1982, rigida e datata e che ragiona sui due generi quando, per esempio, il divorzio per chi cambia sesso o il doppio libretto universitario per chi lo sta facendo era pura fantascienza.

 

La premessa su questo tema è non solo doverosa ma anche necessaria e serve  a fugare eventuali dubbi e sospetti considerando le critiche ed i distinguo che arrivano dalla parte più retriva della destra italiana per un provvedimento di civiltà. Per chi ha cambiato sesso, nel nostro paese sono circa un centinaio ogni anno, la  terapia farmacologica ormonale è una necessità che non può essere interrotta. Molti per poterla effettuare si affidavano agli acquisti su internet, non sempre sicuri, o si prostituivano per poterli comprare. La notizia ha suscitato anche la reazione, triste, delle “ragazze” della PMA in Piemonte, https://rb.gy/emhbahIl gruppo di donne che oltre un anno fa si erano impegnate e costituite in associazione, impegno che continua, per fare applicare anche in Piemonte il provvedimento del governo nazionale sull’innalzamento a 46 anni e sei cicli per effettuare la PMA (procreazione medicalmente assistita). La giunta regionale del Piemonte, Chiamparino-Saitta, non recepiva la decisione fermandosi a 43 anni. L’azione, alla quale anche il Torinese aveva contribuito insieme a tutti gli organi di informazione e delle testate giornalistiche con in testa il TG3 Piemonte, portò a superare le resistenze della struttura regionale e ad adeguare la nostra regione al resto d’Italia.

 

Dicevo,  tristezza e risentimento,  non contro il provvedimento sulla gratuità dei farmaci ormonali per cambiare sesso, che condividono, ma per il diverso trattamento riservato alle donne che intraprendono il percorso della PMA. Il costo dei farmaci, ormonali e non, e dei controlli necessari, varia a seconda delle situazioni da circa mille a duemila euro. Anche per la PMA siamo di fronte a percorsi che a volte durano anni tra delusioni e sofferenze. Viaggi della speranza da una regione all’altra o in altri paesi europei con le possibilità economiche che fanno la differenza. Anche per realizzare il sogno di avere un figlio la barriera è economica, di “classe”, in Spagna chi ha più possibilità nei paesi dell’est Europa per chi ne ha meno. Allora la domanda e la riflessione vengono spontanee, ancora una volta la sinistra ha un comportamento diverso di fronte a due problematiche che entrano, entrambe, nel vivo delle sensibilità e della vita delle persone. Disponibilità, giusta, nel caso dei farmaci ormonali per cambiare sesso, ancora nulla  per i farmaci, ormonali e non, ed i controlli per la PMA. E’ evidente che le pressioni del mondo LGBT (lesbiche, gay, bisex, transessuali) e più in genere l’attenzione  verso i diritti civili, importantissimi, pesano di più che i grandi diritti sociali, più complessi e, può sembrare incredibile, in questo momento più divisivi. Così per decine di miglia di coppie e famiglie la realizzazione del sogno di avere un figlio è legato alla loro disponibilità economica. Ogni anno in Italia i trattamenti di PMA, ultimo dato ufficiale presentato in Parlamento dal ministero della Salute e riferito al 2017, sono 97.888 su 78.366 coppie con la nascita di 13.973 bambini.

 

Anche sulla PMA come per tutte le altre cose la pandemia del Covid 19 ha lasciato il segno, la stima di blocco dei tre mesi, marzo-maggio scorsi, ha riguardato circa 30-35 mila cicli riproduttivi con una perdita, sempre stimata, di 4.000-4.500 bambini. Così assistiamo al balletto, ipocrita, che va avanti da troppi anni e che coinvolge tutti i governi che si sono succeduti, di dichiarazioni per contrastare il continuo e drammatico calo demografico del nostro paese. L’Italia invecchia sempre più e la questione è diventata un vero e proprio problema sociale con tutte le implicazioni legate al progressivo invecchiamento della popolazione. Ed allora una politica sociale seria verso le giovani coppie, le famiglie, aumenta i contributi, come annunciato recentemente, e non fa pagare farmaci e controlli a chi effettua il percorso della PMA per avere un figlio.    

Intervento al cuore unico al mondo alle Molinette salva un paziente

Per la prima volta al mondo effettuato intervento in emergenza sulla valvola mitrale a cuore battente con posizionamento di corde in gore-tex, presso l’ospedale Molinette di Torino

Per la prima volta al mondo nei giorni scorsi è stato effettuato un intervento in emergenza sulla valvola mitrale a cuore battente con la tecnica Neochord (con il posizionamento di corde in gore-tex sul lembo malato della mitrale) per salvare un uomo di 65 anni, presso il reparto di Cardiochirugia dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretto dal professor Mauro Rinaldi).

L’uomo, ricoverato in un ospedale periferico, è stato intubato in urgenza per un edema polmonare acuto causato dalla rottura di una corda della valvola mitrale. Considerato che le sue condizioni stavano rapidamente peggiorando, nonostante la ventilazione meccanica, è stato trasferito d’urgenza direttamente presso l’ospedale Molinette.

Arrivato in serata direttamente in terapia intensiva, si è deciso di tentare il tutto per tutto e di sottoporre subito il paziente ad un intervento innovativo, mai eseguito prima in emergenza

Vista la gravità della situazione i medici hanno deciso di ricorrere alla tecnica Neochord, un intervento innovativo eseguito però in pazienti con insufficienza mitralica stabile, che questa volta è stato però adattato ad una situazione acuta e di emergenza.

Attraverso un piccolo taglio di 5 cm nel torace per accedere al ventricolo sinistro e, mediante uno strumento dedicato (Neochord), si è agganciato il lembo malato della mitrale. Quindi si sono posizionate delle corde in gore-tex per sostituire quelle che si erano rotte e avevano causato l’insufficienza della valvola.

Questa tecnica, di cui il centro di Torino è tra i leader nel mondo, ha permesso di eseguire l’intervento a cuore battente e senza l’ausilio della circolazione extracorporea che avrebbe potuto avere degli effetti catastrofici sui polmoni già compromessi.

I cardiochirurghi Mauro Rinaldi e Stefano Salizzoni, sotto la guida ecocardiografica del dottor Alessandro Vairo e la gestione anestesiologica del dottor Federico Canavosio, sono così riusciti in poco più di un’ora a riparare la valvola e salvare il paziente.

L’intervento è perfettamente riuscito ed il paziente è stato dimesso dall’ospedale dopo pochi giorni.

November age

La Poesia di Alessia Savoini

November age

Sono solo autunni queste righe che mi attraversano il volto,
sono state diamanti le spine che mi restano.

Senza biglietto aggredisce un controllore GTT e lo manda all’ospedale

L’aggressione  sul bus 18. Straniero denunciato dai Carabinieri.

Ieri sera i carabinieri della Stazione di Torino Lingotto hanno denunciato uno straniero 21enne che all’interno del bus linea n.18 della GTT ha aggredito il controllore dell’azienda trasporti, allo scopo di sottrarsi alla richiesta di esibire il proprio titolo di viaggio. La vittima è caduta a erra e ha riportato lesioni per “policontusione a seguito di aggressione” giudicate guaribili in 15 giorni dai sanitari dell’ospedale Mauriziano.

Dissesto idrogeologico e cambiamenti climatici

Retorica e luoghi comuni, di fronte all’ennesimo disastro ambientale, non servono.

Cambiamenti climatici e abbandono dei territori montani sono cause primarie di quanto avvenuto – e purtroppo rischia di succedere nuovamente – in Piemonte, Liguria, Val d’Aosta. Un binomio pericoloso sul quale occorre una riflessione politica e istituzionale seria, sulla quale montare investimenti e processi duraturi di intervento. Come quello del Piemonte, che sin dal 1997 ha una piccola porzione di tariffa idrica pagata da tutti i piemontesi (4 euro l’anno a famiglia) destinata ai territori montani per interventi di prevenzione del dissesto. Venti milioni di euro l’anno. “Se non ci fossero – precisa Marco Bussone, Presidente Uncem – la situazione sarebbe ben peggiore, anche nelle città del fondovalle. Ecco perché occorre ripartire da qui, in tutte le Regioni italiane. Un sistema sussidiario, già presente anche in Emilia-Romagna e nelle Marche, oltre ad altri investimenti forti. A partire da 20 miliardi di euro del Recovery Fund. Il 10 per cento del Next generation UE da investire in prevenzione del dissesto”. E non solo. “Venti miliardi di euroDieci per cento dei fondi del Piano nazionale Ripresa e Resilienza – precisa Bussone – da investire in due anni per la prevenzione del dissesto che ha un asse fondamentale nell’attuazione della Strategia forestale nazionale. Abbiamo in Italia 11 milioni di ettari di boschi, un terzo della superficie complessiva del Paese, e non lo sappiamo. Un milione in Piemonte, in crescita. Il dissesto si origina da foreste non gestite, non pianificate, e che non drenano più. Versanti troppo carichi, foreste non certificate, boschi d’invasione. E ancora, proprietà troppo piccole, parcellizzazione dei fondi che poi sono abbandonati. Facciamo una seria analisi su questo fronte. Che è dovuto all’abbandono, allo spopolamento della montagna”.

Occorre intervenire, secondo Uncem, per facilitare il recupero di superfici agricole, per superare la frammentazione fondiaria con le “associazioni fondiarie”, per dare forza e attuazione alla Strategia forestale nazionale, per rigenerare muretti a secco, “Patrimonio dell’Umanità” ma oggi in abbandono, e ancor prima per agevolare chi vuole reinsediarsi recuperando attività agricole e zootecniche sui versanti. Sono loro, questi reinsediamento, il primo antidoto ad abbandono e fragilità. Garantiscono servizi ecosistemici-ambientali all’intero Paese. Alle Città. Il problema nei Comuni montani non è il consumo di suolo! Bensì l’abbandono e la parcellizzazione del suolo! Aver perso agricoltura e superficie agricola mostra oggi gli effetti. Anche su questo occorre potenziare una Strategia per le aree montane e interne che deve vedere al centro i Comuni che imparano a lavorare insieme, nelle valli alpine e appenniniche, a pianificare (anche la pianificazione forestale è imprescindibile, “di valle) e a investire insieme.

In questa direzione si spinge anche Giampiero Lupatelli, Economista territoriale, alla guida del Consorzio Caire di Reggio Emilia, uno dei centri più forti, lungimiranti e capaci nelle analisi delle dinamiche territoriali. Caire ha curato con Fondazione Montagne Italia tre edizioni del Rapporto Montagne Italia. “La indignazione superficiale e la ricerca di facili colpevoli per gli eventi di queste ultime ore – evidenzia Lupatelli – è la risposta degli sciocchi ad eventi che hanno radici complesse, a paritre dal cambiamento climatico indotto dal riscaldamento globale, e lontane, nello spazio e nel tempo, dagli eventi traumatici. Credo che di fronte a questi eventi il Paese si debba interrogare assai più che sulla cementificazione, sull’abbandono“. Lupatelli evidenzia che dal 1961, primo censimento della agricoltura italiano, conseguenza diretta dell’avvio di una politica comune dell’Europa che allora si chiamava CEE e raggruppava appeno sei Paesi, al censimento del 2010, l’ultimo condotto sin ora, la superficie territoriale direttamente riconducibile al controllo delle aziende agricole è diminuita di 93mila chilometri quadrati (dei 300mila che formano il territorio nazionale). Praticamente un terzo del territorio nazionale è uscito dal controllo dei contadini e meno del 10% di questo territorio agricolo e forestale sottratto all’occhio e alla mano dei contadini è stato occupato dalla città, cementificato come usa dire qualcuno. “Quasi 90mila chilometri quadrati sono invece usciti dai nostri radar – evidenzia Giampiero Lupatelli – confinati nella terra di nessuno dove l‘inselvatichimento riduce drammaticamente la funzionalità idraulica di un territorio che è stato largamente antropizzato negli ultimi millenni, riduce i tempi di corrivazione delle piene, aumenta il trasporto solido nelle acque. Produce i disastri che abbiamo visto”.

Ogni volta – ed è sempre più frequente – che le luci dei riflettori si accendono sui territori del nord ovest e della Liguria in particolare (di un Ponente ligure cui la mitezza del clima aveva assicurato un radioso decollo della frequentazione cosmopolita delle aristocrazie europee alla fine dell’Ottocento), “non posso fare a meno di rammentare che proprio qui, in questa Regione, l’abbandono della seconda metà del Ventesimo secolo ha conosciuto un picco: non il 30% della media nazionale ma l’80 (ottanta!) per cento”, spiega da Caire. “Non possiamo rivolgere gli strali del nostro rancore ai padri e ai nonni che hanno abbandonato terre ostili e ingrate – sottolinea ancora Giampiero Lupatelli – Dobbiamo rivolgerli a noi stessi che abbiamo assistito a questa trasformazione epocale, senza applicare un briciolo della nostra intelligenza a esplorarne le modalità e le conseguenze ed ancor meno affidando alla nostra determinazione la volontà di trovarvi rimedio. Questo è il momento delle scelte. Politiche ed economiche chiare“.

Torino che scrive: quando la poesia vince la pandemia

Pochi giorni fa ho avuto il piacere di partecipare alla premiazione del Concorso Nazionale per Poesia e Narrativa breve, unica edizione, intitolata “Epidemia di Parole”, iniziativa indetta dal Centro Studi Cultura e Società di Torino. 

Il riferimento alla pandemia è evidente e voluto: il difficile periodo di reclusione è ancora limpido nella nostra memoria, le restrizioni giustamente imposte ancora ci intimoriscono ed è inutile negare che tutti abbiamo paura di dover rivivere un altro “lockdown”.
Credo che ognuno abbia affrontato a modo suo questo particolare infelice momento, io, come molti altri “appassionati”, mi sono affidata all’arte e alla creatività per rielaborare quanto vissuto e provato. Nel “male” della reclusione, ho trovato di nuovo il tempo di leggere un po’ di più, di visitare qualche museo on line, di lavorare su alcune fotografie e, soprattutto, ho ritrovato la possibilità di dedicarmi alla “libera scrittura”.
Il Concorso “Epidemia di Parole” ha dato la possibilità a molti di “rielaborare se stessi” adattandosi alla nuova circostanza, e di fare il punto della situazione attraverso la parola scritta; l’iniziativa ha così fornito l’occasione ai partecipanti di mettere nero su bianco pensieri, sensazioni, stati d’animo assai complessi.
Nel corso della cerimonia, i premiati (me compresa), chiamati via via al microfono, hanno interpretato i propri scritti, ognuno differente, specchio delle molte sfaccettature della stesa realtà; i testi declamati erano più o meno brevi confessioni liberatrici, e, dopo la lettura, ci siamo tutti sentiti un po’ più sollevati, perché, come diceva Calvino, “Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto”. È stato come togliersi un peso dallo stomaco.
Ho molto gradito la ( più che benevola) motivazione della giuria riguardo al mio testo: “Non siamo parte del mondo”, stesa da Claudia Murabito: “La poesia rappresenta in modo sintetico ma preciso, lo stato dell’essere durante questa pandemia. I versi asciutti e intrisi di significato profondo, portano il lettore alla conoscenza interiore di ciò che si prova nella mancanza di libertà e di chiusura. È una speranza a godere dei momenti che ci vengono dati, anelando ad una vita fuori da sé, ma consapevoli”.
Le opere in concorso sono state riunite in un volumetto stampato a Torino, presso la Tipografia AGAT, nel settembre 2020; la raccolta riporta il titolo del bando e i loghi della Regione Piemonte, Torino Città Metropolitana e della Circoscrizione 3, Enti che hanno supportato l’iniziativa.
Lungi da me proclamarmi “scrittrice” o tantomeno “poeta”, termini che si addicono a personalità di ben altra levatura e che davvero rientrano nei canoni che Orazio aveva definito nella sua “Ars Poetica”; a mia discolpa dico che mi piace scrivere e che dopo averlo fatto sto meglio.


Ma questo ovviamente non lo affermo solo io. Sono molti gli studi che utilizzano la scrittura come terapia, si pensi ad esempio alla “scrittura terapeutica”, alla “medicina narrativa” o alla tecnica dello “storytelling”. Un piccolo inciso: il termine “terapia” non ci deve far pensare alle situazioni più estreme come inguaribili malattie mentali, ma vorrei che qui fosse inteso nel senso di “prendersi cura”, meglio ancora “prendersi cura di sé”. È  appurato da varie indagini che scrivere è terapeutico, poiché tale azione scioglie i blocchi e le paure dell’animo e ci aiuta a essere consapevoli di noi stessi. E ditemi, c’è qualcuno che non ne ha davvero bisogno? Inoltre fateci caso, gli stessi grandi autori trattano la materia come qualcosa di fortemente organico, Hemingway e Nietzsche assimilano l’atto del narrare a quello del sanguinamento, Anna Frank redige i suoi pensieri per scrollarsi di dosso i dolori e le fatiche, per Isaac Asimov scrivere è vivere, perché se non lo facesse morirebbe. Ne conviene che “scrivere” è più che utile, ma per nulla facile. Non solo, chi decide di dedicarsi alla scrittura, decreta anche di lasciare un pezzetto di se stesso sulla carta stampata, azione assai coraggiosa, non credete?
D’altro canto, ricordando Croce, il punto d’inizio della storia umana è stato segnato nell’invenzione della scrittura, dell’atto, cioè,  di “tracciare con lo stilo”, ossia in latino “scribere”, appunto “scrivere”.
Gli studiosi concordano sul fatto che la scrittura comparve in maniera indipendente in due luoghi, in Mesopotamia, intorno al 3000 a.C., grazie soprattutto ai Sumeri, i quali dal basico sistema dei “ciotoli” passarono prima all’utilizzo della scrittura pittografica e poi a quella cuneiforme, e in Mesoamerica, territorio in cui furono ritrovati diversi manoscritti risalenti al 600 a.C., tra cui quelli della popolazione messicana degli Olmechi. Non è qui  il caso di affrontare l’interessantissimo tema della nascita dell’alfabeto nella civiltà greco-romana che più ci riguarda.
La scrittura ha una sua propria e complessa storia; la sua evoluzione segue lo sviluppo dei sistemi di rappresentazione del linguaggio attraverso i mezzi grafici delle diverse civiltà umane. Detta così sembrerebbe una mera questione meccanica e asettica, eppure l’uomo non ha imparato a scrivere solo per documentare e tenere i conti, bensì per esprimersi e per comunicare.
L’uomo scrive  per mettersi in contatto con gli altri, con il mondo esterno e con se stesso.
Quanto a me, scrivo perché mi piace dire il mio punto di vista e mettermi alla prova, e soprattutto perché amo rielaborare con cura e porre l’attenzione su ciò che è oggetto dei miei studi e delle mie ricerche. Ma amo anche “dilettarmi” di poesia, tanto che – se posso dire in tutta umiltà – alcuni miei componimenti sono stati pubblicati in tre antologie.
Difficile spiegare che cosa si prova durante la stesura di un racconto o di una poesia, di un saggio o di un articolo, e ancora più difficile è spiegare che cosa significhi avere l’ispirazione e la voglia di mettersi lì e incidere il foglio (o, meglio, mettersi al computer) con quello che si sta pensando in un determinato momento, così come è assai arduo descrivere il fastidio di quando si viene interrotti perché è tardi o si deve mangiare o bisogna uscire.
L’unico modo è provare: scrivete per credere.

Alessia Cagnotto

 

Zangrillo nomina il nuovo coordinatore dei giovani azzurri

Il nuovo responsabile  regionale è Ludovico Seppilli

Riceviamo e pubblichiamo / “Ieri ho provveduto insieme con il coordinatore nazionale dei Giovani di Forza Italia Bestetti a presentare il nuovo coordinatore regionale dei Giovani del Piemonte ai vertici locali del partito. La scelta è ricaduta su Ludovico Seppilli che in questi anni ha saputo maturare un’importante esperienza sia amministrativa che politica avendo rivestito ruoli sia a livello parlamentare, all’interno della segreteria di un ministro, sia a livello di amministrazioni locali. Questa nomina va nella direzione del rinnovamento da più parti auspicato di Forza Italia per un rilancio capace di premiare le competenze e la lealtà verso i valori e gli ideali azzurri, rifuggendo qualsiasi forma di personalismo autoreferenziale. Sia Bestetti che io siamo certi che Seppilli si impegnerà con passione per riuscire ad attrarre nuove risorse all’interno del nostro partito che mai come ora devono costruire la classe dirigente ed elettiva non di domani ma di oggi. Forza Italia ha bisogno di idee giovani e della sana incoscienza e abnegazione che solo una giovane età ha come plus. Da parte mia, di tutti i coordinatori provinciali del partito, di militanti e simpatizzanti va a Ludovico il migliore augurio di buon lavoro. E come dico sempre Forza Piemonte, Forza Italia!”. Ad affermarlo in una nota il deputato di Forza Italia Paolo Zangrillo, coordinatore regionale degli azzurri del Piemonte.