ilTorinese

La Roma vince allo Stadium

La stagione  della Juventus  termina con una sconfitta allo Stadium dove vince la Roma per 3-2

Con la Juve già campione d’Italia e la Roma ai gironi di Europa League, Ronaldo non è stato convocato e Dzeko è in panchina.

In risalto in entrambe le compagini giovani come Zanimacchia, Frabotta e  Calafiori

Segna  Higuain segna ancora, ma il migliore e’ stato Zaniolo.

Afa addio? Allerta temporali, arriva la perturbazione atlantica

Oggi l’arrivo di una perturbazione atlantica porta instabilità atmosferica su Torino e  Piemonte

E’ allerta gialla per probabili temporali forti su tutta  regione,  con piogge, grandine e raffiche di vento.

L’Arpa – Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale prevede l’instabilità maggiore dal pomeriggio di domenica per il  transito di aria fredda, unito alla perturbazione, che provocherà un calo delle temperature anche nei giorni successivi.

L’evoluzione meteorologica può essere seguita sui  canali di diffusione delle informazioni dell’Agenzia regionale.

La rassegna dei libri più letti nel mese di luglio

In questa estate anomala, le discussioni letterarie sul gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri si sono concentrate su Il Colibrì, romanzo di Sandro Veronesi (La Nave di Teseo) vincitore dell’ultimo premio Strega e sui suoi più diretti candidati.

L’altro titolo che ha tenuto banco è Riccardino, romanzo postumo di Andrea Camilleri (Sellerio) che ha messo fine alle indagini del Commissario Montalbano: nonostante l’attesa, i commenti dei lettori hanno rivelato un po’ di delusione.

Terza menzione per Finché il caffè è caldo, di Toshikazu Kawaguchi (Garzanti) romanzo che cavalca l’onda del recente successo dei romanzi sui defunti e i cimiteri, aggiungendo, in questo caso, un pizzico di fantasy; sembra che i lettori lo apprezzino.

Domenico Sparno della Libreria Culture Club Cafè Mola di Bari ha scelto tre libri per i nostri lettori:

La mattina dopo – Mario Calabresi. Dopo una perdita o un cambiamento arriva sempre il momento in cui capiamo che la vita va avanti, ma niente è più come prima, e noi non siamo più quelli di ieri.
L’Ombra del vento – Carlos Ruiz Zafòn . Consigliato a tutti i lettori che vogliono aprirsi al mondo dei libri e della lettura
Il piccolo principe – di Antoine de Saint-Exupéry. Libro intramontabile adatto ad ogni età da leggere almeno una volta nella vita.

Per la serie: Time’s List of the 100 Best Novels, ovvero i cento romanzi più importanti del secolo XX, scritti in inglese e selezionati dai critici letterari per la rivista Times, questo mese noi abbiamo discusso di: Revolutionary Road, di Richard Yates, dal quale è stato tratto anche un apprezzato film con Leonardi Di Caprio,  Il giorno della locusta, di Nathaniel West che descrive il mondo del cinema e il cinismo che lo domina, e  L’uomo che andava al cinema, di Walker Percy, romanzo nel quale il protagonista “vive” attraverso i film che vede in sala.

 

Se cercate altri consigli di lettura, non perdetevi le nostre video recensioni sul canale YouTube ufficiale de Il passaparola dei libri.

Vi ricordiamo l’appuntamento settimanale con La metà pericolosa, giallo inedito di Silvia Volpi pubblicato in esclusiva in 10 emozionanti puntate per i lettori del nostro sito. Lo trovate a questo indirizzo: La metà pericolosa di Silvia Volpi

Per questo mese è tutto, ci rileggeremo il mese prossimo!

 

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it 

Agnelli: “Fiero e orgoglioso per Pirlo”

 Andrea Agnelli, nel presentare il nuovo allenatore dell’Under 23,  Andrea Pirlo ha detto: “Non ha bisogno di grandi presentazioni, gli do il bentornato”

“Siamo tutti affezionati a lui, specialmente all’uomo – ha aggiunto il presidente bianconero – e nei 4 anni in cui è stata scritta la prima parte  della storia che stiamo continuando a scrivere, abbiamo apprezzato le sue  qualità umane e tecniche che  si potranno ritrovare anche in un allenatore. Sono fiero e orgoglioso, spero per lui che questo sia il primo passo di una carriera di soddisfazioni”

Quarant’anni fa la strage della stazione di Bologna

Nel più sanguinoso attentato degli anni della strategia della tensione persero la vita anche quattro piemontesi 

 

di Marco Travaglini

Sono passati quarant’anni dal 2 agosto 1980. Quel giorno, alle 10.25 di un caldo mattino di sabato, avvenne uno degli atti terroristici più gravi del secondo dopoguerra, il più sanguinoso e criminale degli anni della strategia della tensione. Nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna Centrale esplose un ordigno a tempo, nascosto in una valigia abbandonata. Ottantacinque persone persero la vita e oltre duecento riportarono ferite molto serie.

La violenta esplosione venne avvertita nel raggio di parecchi chilometri. Un’intera ala della stazione crollò come un castello di carta, investendo il treno Ancona-Chiasso che sostava sul primo binario e il parcheggio dei taxi antistante l’edificio. Tra le ottantacinque vite innocenti che furono spezzate quel giorno quattro erano piemontesi. Mauro Alganon, 22 anni, era di Asti e viveva in casa con i genitori pensionati. Ultimo di tre figli lavorava come commesso in una libreria ed era appassionato di fotografia. Era partito molto presto quella mattina con un amico per andare a Venezia. A Bologna dovevano cambiare treno, ma, a causa di un ritardo, persero la coincidenza. Faceva caldo e cercarono ristoro nella sala d’aspetto, uscendo a turno a prendere un po’ d’aria.L’esplosione lo uccise mentre stava leggendo un giornale. L’amico che era uscito dalla stazione riuscì a salvarsi.

Rossella Marceddu aveva 19 anni e viveva con i genitori e la sorella a Prarolo, piccolo comune a sud di Vercelli. Studiava per diventare assistente sociale e aveva appena trascorso alcuni giorni di vacanza con il padre e la sorella al Lido degli Estensi. Stava rientrando a casa per raggiungere il fidanzato. Inizialmente, con l’amica che l’accompagnava, avevano pensato di fare il viaggio in moto, poi scelsero il treno ritenendolo più sicuro. Quella mattina si trovavano sul marciapiede del quarto binario in attesa del treno diretto a Milano. L’aria era afosa e così decise di andare a prendere qualcosa da bere. La bomba scoppiò mentre la ragazza stava andando al bar e la uccise. L’amica rimasta sul quarto binario si salvò.

Il cinquantaquattrenne Amorveno Marzagalli viveva ad Omegna sul lago d’Orta, con la moglie Maria e il figlio Marco.Lavorava come dirigente in una ditta produttrice di macchine da caffè. In quell’estate dell’80 aveva accompagnato la famiglia al Lido degli Estensi, in provincia di Ravenna e, poi, avrebbe dovuto raggiungere il fratello a Cremona con il quale aveva programmato una gita sul Po. Erano dieci anni che il fratello lo invitava, ma solo quella volta Amorveno acconsentì, anche per non lasciarlo solo dopo la morte della madre avvenuta in giugno. La mattina del 2 agosto si fece accompagnare alla stazione di Ravenna e di lì, dopo vent’anni che non saliva su un treno, si mise in viaggio alla volta di Bologna dove lo attendeva una coincidenza in partenza alle 11.05 che però non riuscì mai a prendere.

La quarta vittima aveva 33 anni, si chiamava Mirco Castellaro ed era nato a Frossasco in provincia di Torino. Nel paese a due passi da Pinerolo, dove il padre Ilario era stato sindaco, aveva vissuto a lungo per poi trasferirsi a Ferrara dove risiedeva con la moglie e il figlio di sei anni. Capoufficio presso la ditta Vortex Hidra a Fossalta di Copparo, nel ferrarese, aveva da poco acquistato un’imbarcazione in società con un amico, accarezzando il progetto di avviare una attività rivolta ai turisti. In quell’estate del 1980 l’obiettivo era di sistemare il natante ormeggiato in Sicilia e di fare alcuni piccoli viaggi di rodaggio. Una serie di imprevisti costrinse Mirco a ritardare la partenza. E l’appuntamento con il destino lo colse quel maledetto sabato di agosto alla stazione di Bologna. L’individuazione delle responsabilità della strage di Bologna rappresenta una delle vicende giudiziarie più complicate, lente e discusse della storia contemporanea del nostro Paese. Una vicenda che ha conosciuto tentativi di depistaggio e che, viceversa, nella ricerca della verità, ha visto l’impegno dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage, costituitasi il 1° giugno dell’81. Dopo vari gradi di giudizio si giunse a una sentenza definitiva di Cassazione solo quindici anni dopo la strage, il 23 novembre 1995: vennero condannati all’ergastolo come esecutori dell’attentato i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (che si sono sempre dichiarati innocenti, pur avendo apertamente rivendicato vari altri omicidi di quegli anni). Per i depistaggi delle indagini furono condannati l’ex capo della P2 Licio Gelli, l’ex agente del Sismi Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte. Il 9 giugno del 2000 la Corte d’Assise di Bologna emise nuove condanne per depistaggio e sette anni più tardi venne condannato a 30 anni per l’esecuzione della strage anche Luigi Ciavardini (minorenne all’epoca dei fatti). Altri due imputati — Massimiliano Fachini (anch’esso legato agli ambienti dell’estrema destra ed esperto di timer ed inneschi) e Sergio Picciafuoco (criminale comune, presente quel giorno alla stazione di Bologna, per sua stessa ammissione) — vennero condannati in primo grado, ma poi assolti in via definitiva, rispettivamente nel 1994 e nel 1996.

Nel 2017 è stato rinviato a giudizio per concorso nella strage di Bologna, l’ex terrorista dei Nar Gilberto Cavallini. Nell’ambito di questo procedimento è stata richiesta una nuova perizia sui reperti della stazione ancora conservati. In questa perizia è segnalato il ritrovamento di quello che potrebbe essere l’interruttore che fece esplodere l’ordigno. Nuovi e recenti scenari potrebbero aprirsi sulla strage di quarant’anni fa: il 9 gennaio di quest’anno Cavallini, sulle cui spalle pesano già otto ergastoli, è stato condannato con sentenza di primo grado, per concorso nella strage. A maggio la Procura generale del capoluogo emiliano ha chiesto il rinvio a giudizio dell’ex militante di Avanguardia nazionale Paolo Bellini, in quanto esecutore dell’attentato alla stazione mettendo in rilievo che avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, con l’ex capo dell’ufficio Affari riservati del Viminale Federico Umberto D’Amato, con l’imprenditore e finanziere piduista Umberto Ortolani e col giornalista Mario Tedeschi, tutti morti nel frattempo e tutti coinvolti come possibili mandanti o finanziatori dell’eccidio. Si può arrivare finalmente a gettare luce sui mandanti? C’è davvero una svolta importante nell’inchiesta sulla strage? Questo si vedrà ed è augurabile che accada per dare finalmente dei volti e dei nomi a chi decise di colpire al cuore la nazione, stroncando la vita e i sogni di tanti innocenti e delle loro famiglie.

Migranti, Napoli (Fi): “Le divisioni del governo incentivano gli sbarchi”

L’incremento degli sbarchi di immigrati sulle coste siciliane non dipende soltanto dalle strategie più o meno aggressive delle bande di trafficanti di umanità.

Esso è anche, e, temo, soprattutto, figlio delle gravi divisioni che attraversano la maggioranza e il governo, entrambi paralizzati sulla strategia più efficace da adottare per evitare il sovraffollamento dei centri di accoglienza. Divisioni che pesano fino ad annullare la capacità dell’Italia di essere ascoltata dall’Unione europea.

Il presidente Conte non ha saputo produrre una mediazione credibile fra la linea repressiva, caldeggiata in modo confuso dai Cinquestelle, e la strategia diplomatica messa in campo dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, con il sostegno del Pd. Gli sbarchi accresciuti di queste settimane sono il risultato di questa confusione politica e dell’incapacità di Conte di fare chiarezza fra due linee che non sono necessariamente alternative. Coinvolgere l’Unione europea è doveroso, ma sarebbe molto più agevole per un governo capace di esprimere una strategia chiara, con obiettivi semplici e condivisi. Cosa finora impossibile, e Conte ne porta la maggiore responsabilità.

on. Osvaldo Napoli, del direttivo di Forza Italia alla Camera

Certificazioni Covid: siglato protocollo italo-cinese

L’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, ha sottoscritto il protocollo pilota del Tavolo italo-cinese di dialogo permanente sulla qualità e la sicurezza dei materiali anti-covid19, promosso dalla Camera di Commercio Internazionale di Wenzhou e dall’Associazione Nuova Generazione Italo-cinese (Angi), in collaborazione con il Centro Studi sullo sviluppo e l’internazionalizzazione di Wenzhou e il Portale Risorse Umane di Wenzhou.

«L’esperienza dell’Unità di crisi – osserva Icardi – ha messo in evidenza l’estrema necessità di armonizzare gli standard delle certificazioni di idoneità e sicurezza dei dispositivi di protezione individuale (maschere facciali, guanti, tute ed occhiali protettivi), così come dei dispositivi medici (mascherine chirurgiche). Nell’emergenza, il riconoscimento immediato della qualità dei prodotti sanitari che si vanno ad acquistare non deve lasciare margini all’incertezza. Il percorso avviato nei mesi di maggiore difficoltà con l’Associazione Nuova Generazione Italo-cinese del presidente Chen Ming ci ha condotto ad individuare riferimenti condivisi per la certificazione dei dispositivi sanitari, la formulazione di “black list” delle aziende produttrici non affidabili e la ricerca di migliori procedure di transito doganale. L’obiettivo è accrescere la sensibilità e la consapevolezza sulla qualità e la sicurezza, attraverso il confronto e la collaborazione».

L’iniziativa ha trovato questa settimana un’occasione di incontro coordinato dallo stesso Cheng Ming, con la partecipazione, oltre che dell’assessore Icardi, dei responsabili di Accredia Dipartimento Certificazione Ispezione, dell’Ufficio controlli – dogane, dell’Ente notificatore Dolomiticert e di un centinaio di operatori cinesi, tra cui il presidente della Camera di Commercio Internazionale di Wenzhou, Lai Xiaohua e il vice presidente Yu Xinchen, il vice direttore del Centro Studi per Sviluppo e l’internazionalizzazione di Wenzhou, Xu WEijun, il dirigente dell’Ufficio normativo della Dogana di Wenzhou, Mao Fanglong, il dirigente dell’Ufficio controllo della Dogana di Wenzhou, Bao Zongwen, la vice direttrice dell’Ufficio Scambio Internazionale di Wenzhou, Ye Yao e rappresentanti dell’Assessorato al Commercio di Wenzhou e dell’Istituto Scienza-Tecnologia su controllo qualità di Wenzhou.

In particolare, Accredia, ente unico di accreditamento designato dal Governo italiano, ha ricordato in una nota che per far fronte alla circolazione di falsi certificati di accompagnamento di prodotti importati e per agevolare il riconoscimento della validità di una certificazione di Dpi rilasciata da un Organismo Notificato, è stata aperta una sezione speciale del proprio sito web istituzionale, all’interno della quale sono fornite alcune indicazioni per riconoscere un certificato valido di attestazione della conformità di un Dpi. Sempre Accredia, il 7 aprile scorso aveva chiesto a tutti gli Organismi di Certificazione e Ispezione accreditati di astenersi dall’emettere attestazioni di tipo “volontario” in quei settori in cui per immettere prodotti sul mercato europeo è necessaria una certificazione emessa da un Organismo Notificato.

Sul fronte cinese, il Ministero del Commercio riconosce e istituisce una lista dei fabbricanti di mascherine non medicali che hanno ottenuto la certificazione o registrazione dagli Stati Esteri (www.cccmhpie.org.cn), mentre l’Agenzia nazionale per la regolamentazione del mercato istituisce una lista delle imprese produttrici di mascherine non medicali non conformi (www.samr.gov.cn).

Dal 25 aprile, le imprese cinesi che esportano mascherine non medicali devono presentare alla Dogana una dichiarazione congiunta della parte esportatrice e della parte importatrice, confermando la conformità del prodotto agli standard cinesi oppure a quelli dello Stato estero. La Dogana procede sulla base della “Lista Bianca” del Ministero del Commercio, oppure per le imprese che non risultano nella “Lista Nera” dell’Agenzia nazionale di regolamentazione del mercato, accertate le dichiarazioni, autorizza l’esportazione.

«Parliamo di una realtà di circa 130 imprese della zona di Wenzhou – rileva l’assessore Icardi -, soprattutto grandi imprese tessili convertite, con una capacità produttiva di 20 milioni di mascherine al giorno e che, secondo i dati della Dogana di Wenzhou, tra gennaio e maggio 2020 hanno esportato 143.770.000 tute protettive e 914 milioni di mascherine. Sono numeri da tenere in considerazione, nel malaugurato caso in cui ci trovassimo ad affrontare una nuova emergenza».

Ritorna la questione morale?

Periodicamente nel nostro paese si parla di “questione morale”. E, immancabilmente e giustamente, si cita l’ormai famosa intervista di Scalfari ad Enrico Berlinguer, segretario generale del Pci, dell’inizio degli anni ‘80. Dove, appunto, veniva tratteggiato il profilo di una persistente e grave questione morale che si affacciava all’orizzonte.

Denuncia, però, per onestà intellettuale, che fu pronunciata anche da molti altri leader politici dell’epoca ma che, per ragioni riconducibili al conformismo dominante, non possono essere citati neanche oggi. Penso alla famosa Assemblea degli “esterni” della Democrazia Cristiana e sempre nel 1981, e nello specifico all’intervento di Carlo Donat-Cattin, leader della sinistra sociale di quel partito che denunciò in modo implacabile quali erano i vizi e le degenerazioni che attraversavano il sistema politico di quella fase storica.

Ma, come ricordavo pocanzi, le ragioni del “politicamente corretto” sconsigliano di citare quegli interventi e quelle riflessioni avanzate da statisti e leader della Dc. Ora, al di là di questa curiosa anomalia, che tuttavia persiste a distanza di quasi 40 anni, quello che merita di essere ricordato e ripreso è il riesplodere della cosiddetta “questione morale” nella politica italiana. O meglio, di una supposta questione morale. Come ovvio, non voglio entrare nei dettagli dei singoli episodi che campeggiano in questi giorni su vari  organi di informazione. Non li conosco direttamente e non ne ho la competenza per poterli affrontare e giudicare. Mi limito ad una sola considerazione, che ritengo peraltro decisiva e che ha contribuito negli anni a creare una profonda divisione tra i partiti, tra i vari schieramenti politici e nella stessa opinione pubblica. E cioè, per essere chiari, ad una questione morale che viene usata come una clava per colpire e liquidare l’avversario
politico. O meglio, il nemico politico da abbattere. I casi sono infiniti, ed è persin inutile elencarli. Ma il dubbio continua ad esserci anche oggi, al di là delle oggettive
responsabilità dei singoli. Quando ci sono e sono realmente accertati e condannati e non solo attraverso il giustizialismo e la gogna mediatica ma nei luoghi istituzionali preposti. Una clava che, come da copione, viene usata a giorni alterni e da schieramenti opposti a seconda delle convenienze politico ed elettorali del momento. E non mi riferisco solo alla corrente politica e mediatica giustizialista. Quelli, come ovvio, fanno il loro mestiere e lo fanno anche bene. Quando sogni e magari anche teorizzi più manette per tutti, è persin scontato che vedi questioni morali ad ogni angolo di strada. No, il problema non è della potente corrente giustizialista che ormai da molti anni gioca un ruolo sempre più protagonistico nella cultura e nella politica italiana. Il nodo è ancora più a monte. E cioè, si tratta di verificare se c’è ancora la forza e la volontà politica di evitare che la ricorrente questione morale non diventi solo l’arma finale per abbattere e liquidare l’avversario/ nemico politico di turno. Certo, l’avvento del populismo demagogico, antipolitico, antiparlamentare e radicalmente anti sistema – salvo poi trasformarsi quando si sale al potere in sistema tout court – ha indubbiamente favorito questo processo degenerativo. Ma la questione di fondo resta e continua ad essere inevasa. Ieri come oggi. Senza alcuna modifica di fondo. Ecco perchè, senza assecondare alcuna spinta giacobina, giustizialista e forcaiola, continuo a credere che la ricetta migliore per affrontare seriamente e senza partigianeria e alcuna faziosità la ricorrente questione morale, continua ad essere quella individuata molti anni da Pietro Scoppola, uno dei più grandi storici e conoscitore delle dinamiche del movimento cattolico italiano. E cioè, diceva Scoppola, “un politico è onesto e competente quando sa unire la cultura del comportamento con la cultura del progetto”. Una ricetta semplice, persin banale la potremmo definire, ma in grado di battere la strada giustizialista e di evitare che proprio attorno alla questione morale di turno si radicalizzi un confronto politico fatto di veleni, insinuazioni, moralismi di bassa levatura e che rispondono, alla fine,  sempre solo e soltanto ad uno spregiudicato e cinico disegno di potere. Una ricetta, quella di Scoppola, avanzata molti anni ma che conserva una bruciante attualità anche oggi. Soprattutto oggi. Certo, come ricordavo all’inizio, le regole del conformismo dominante impediscono di citare quei personaggi e quelle ricette. Ma l’alternativa a quella riflessione resta, purtroppo, una sola. E cioè, la questione morale usata come un randello contro i propri avversari politici. Una strada che, come tutti sanno, ma proprio tutti giustizialisti compresi, non porta da nessuna parte e non rafforza certamente la qualità della nostra democrazia e la credibilità delle nostre istituzioni democratiche.

Giorgio Merlo

Un carabiniere ferito negli scontri al centro per migranti di corso Brunelleschi

Nuove tensioni nella notte nel Centro di Permanenza Temporanea di corso Brunelleschi, a Torino

Gli agenti sono riusciti a riportare la calma tra i migranti ospitati nella struttura,  dopo i disordini verificatisi  con l’arrivo di numerosi tunisini, provenienti da altre regioni, a seguito degli sbarchi delle scorse  settimane.  Due gli arrestati. Un cittadino egiziano che ha aggredito un carabiniere provocandogli lesioni al setto nasale, e  un cittadino tunisino che ha cercato di provocare una vera e propria rivolta istigando gli altri ospiti che però non lo hanno seguito. Con un pezzo di vetro si è ferito  e ha incendiato un materasso. I due saranno  rimpatriati nelle prossime ore.

Coronavirus, nessuna vittima e sedici contagi nell’ultimo bollettino

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16.30

26.105 PAZIENTI GUARITI E 648 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 26.105 (+14 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3203 (+3) Alessandria, 1576 (+0) Asti, 843 (+0) Biella, 2441 (+0) Cuneo, 2358 (+3) Novara, 13.451 (+5) Torino, 1102 (+2) Vercelli, 963 (+1) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 168 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 648 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI RIMANGONO 4129

Nessun decesso di persona positiva al test del Covid-19 è stato comunicato nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte.

Il totale rimane 4129 deceduti risultati positivi al virus: 680 Alessandria, 256 Asti, 208 Biella, 398 Cuneo, 372 Novara, 1821 Torino, 222 Vercelli, 132 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 31.683(+16 rispetto a ieri, di cui 13 asintomatiche: delle 16: 5 screening, 9 contatti di caso, 2 con indagine in corso, 1 caso importato) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivise su base provinciale: 4106 Alessandria, 1885 Asti, 1056 Biella, 2931 Cuneo, 2818 Novara, 15.989 Torino, 1352 Vercelli, 1152 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 270 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 124 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 5 (invariati rispetto a ieri). I ricoverati non in terapia intensiva sono 96 (-7 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 700.

I tamponi diagnostici finora processati sono 501.784, di cui 275.485 risultati negativi.