ilTorinese

“Metamorphosis” da Buster Keaton e Philip Glass

Fondazione Cosso / Nuovo appuntamento musicale con “Avant-dernière pensée” nella grande arena estiva del Castello di Miradolo

Martedì 15 settembre, ore 21,30 San Secondo di Pinerolo (Torino)

E’ il terzo e ultimo appuntamento musicale proposto dalla Fondazione Cosso per l’alquanto complicata estate 2020. Ricordiamoci data e ora: martedì 15 settembre alle 21,30. Protagonista, come sempre, il progetto artistico “Avant-dernière pensée” diretto dal maestro Roberto Galimberti che presenterà “Metamorphosis” da Buster Keaton e Philip Glass. La performance fa seguito al Concerto d’Estate da Steve Reich, con cui si è attesa la prima alba d’estate, il 21 giugno scorso, alle 4.30, e l’“Ulisse” da Claudio Monteverdi, andato in scena nel mese di luglio. Suggestiva, come consuetudine, l’ambientazione dell’evento ospitato nel prato centrale del grande parco storico del Castello, in via Cardonata 2 a San Secondo di Pinerolo, dove il pubblico si troverà immerso in un’arena di oltre 2mila mq. circondato dalla corona verde di alberi secolari e da grandi schermi per videoproiezioni. “L’invito – sottolineano gli organizzatori – è a ricercare la propria personale prospettiva del concerto, spostandosi nellospazio e tra i musicisti, che si esibiranno distanti tra loro. Il prezioso suggerimento è di portarsi un plaid dacasa, così da poter godersi lo spettacolo, sonoro e visivo,comodamente stesi sul prato. Le “cuffie silent system luminose”, attraverso cui si fruisce della partitura, divengono autentiche “stanze d’ascolto”, in cui ricercare il massimo raccoglimento.

Metamorphosis rappresenta un dialogo ideale tra la partitura omonima del compositore di Baltimora Philip Glass, ispirata al celebre racconto di Franz Kafka e presentata in quest’occasione in una inedita rilettura per trio (violino, violoncello e pianoforte) e alcuniframmenti della straordinaria produzione di Buster Keaton. Un poetico incontro tra cinema e musica. Lo sguardo di Keaton e il minimalismo di Glass(classificato fra i primi dieci della “Top 100” dei geni viventi stilata anni fa dalla prestigiosa rivista inglese“The Telegraph”) come istantanee del proprio tempo e come invito a riflettere sul rapporto tra uomo e macchina, tra sentimento e contemporaneità, oggi, ancora una volta.

Questi gli esecutori: Roberto Galimberti, violino e direzione; Laura Vattano, pianoforte e Marco Pennacchio al violoncello

I tecnici: Marco Ventriglia, audio e supervisione tecnica; Edoardo Pezzuto, allestimento tecnico.

Per ragioni di sicurezza i posti sono limitati e la prenotazione è obbligatoria: tel. 0121.502761 o prenotazioni@fondazionecosso.it.

Alle 20 avrà luogo una guida all’ascolto curata da Roberto Galimberti, ideatore del progetto artistico, che dialogherà con il pubblico. A partire dalle 19 è prevista un’apertura straordinaria della mostra dedicata alla fotografia di Oliviero Toscani, ospitata nelle sale del Castello e nel parco. Sempre dalle 19, il bistrot del Castello è a disposizione per un aperitivo o una cena leggera da consumarsi nella corte interna, alla luce del tramonto.

g. m.

Poste, aperture pomeridiane in Valle

– Poste Italiane comunica che da lunedì 7 settembre, gli uffici postali di Giaveno e Sant’Antonino Di Susa torneranno ad essere disponibili per la cittadinanza con orario continuato dal lunedì al venerdì, dalle 8.20 alle 19.05 (il sabato fino alle 12.35).

Anche in questa fase, l’Azienda raccomanda ai cittadini di entrare negli uffici postali avendo cura di indossare i dispositivi di protezione individuale.

Per conoscere gli orari degli uffici postali aperti e per ulteriori informazioni, è possibile consultare il sito www.poste.it oppure contattare il numero verde 800 00 33 22.

Quando a settembre tornava la Politica

Tradizionalmente il mese di settembre, quando la politica era protagonista e non solo un orpello, era ricordato anche per convegni di alcune correnti della Democrazia Cristiana.

“Le correnti di idee”, però, per citare Donat-Cattin che, con una battuta sarcastica, l divideva dalla “correnti di potere”. Certo, quando c’era la Dc, quando c’erano le correnti e, soprattutto, quando c’era la Politica. Perchè la politica oggi risiede al di fuori dei partiti e, purtroppo, in zone sempre più difficili da intercettare e da individuare.

Ma, al di là della memoria e del ricordo che accompagnano ancora la militanza politica
contemporanea di tutti quelli che hanno vissuto altre stagioni e altre esperienze politiche
ed organizzative, non c’è alcun dubbio che ancora oggi quei convegni continuano ad
essere commentati e narrati come momenti di alta politica e di grande confronto
democratico. Convegni che avevano addirittura l’ambizione di dettare l’agenda politica
nazionale. Partendo, appunto dalla singola esperienza di una corrente all’interno della Dc.

Che era il partito di governo per eccellenza ma che, al contempo, era anche e comunque
un soggetto politico articolato e composito. Se penso che la sinistra sociale della Dc di
Forze Nuove, quella guidata da Carlo Donat-Cattin, con appena il 6-7% dei consensi del
partito riusciva ad imporsi all’attenzione del dibattito politico nazionale con i convegni
settembrini di Saint- Vincent, c’è da restare quasi basiti. Ma la ragione di questa specificità
non risiedeva solo nella capacità politica ed organizzativa dei protagonisti del tempo, ma in
due tasselli decisivi e qualificanti. L’uno era la passione della politica e per la politica. Una
vocazione che rendeva quasi nascosta e secondaria lo scontato e naturale interesse per il
potere. Perchè la politica era passione, ma anche militanza, radicamento sociale e
territoriale, rappresentanza territoriale e soprattutto capacità di elaborazione politica,
culturale ed ideale. E l’altro tassello è semplice a descriverlo ma decisivo se si vuole
ambire a dettare l’agenda senza accampare solo ragioni di potere e di organigrammi. E
cioè, la qualità e l’autorevolezza di quella classe dirigente. Una autorevolezza che faceva
di quei politici non solo dei leader ma statisti e uomini di governo. Certo, non trascorrevano
il tempo a discettare su come ridurre gli spazi democratici, su come tagliare la
rappresentanza democratica e parlamentare e, soprattutto, su come declinare il verbo
populista o demagogico o qualunquista nella politica italiana.

Ecco, ho voluto fare qualche sporadico esempio per ricordare come settembre era il mese
della ripresa della politica. Perchè accanto a Saint-Vincent c’erano Lavarone, Sirmione,
Chianciano per ricordare solo i principali appuntamenti della Dc. Appuntamentgi presenti
anche in altri partiti, tranne il Pci perchè all’epoca era dominato dal cosiddetto “centralismo
democratico” e quindi il pubblico confronto interno al partito era bandito alla radice, quasi
per ragioni statutarie.

Ma la ragione essenziale di questo semplice richiamo a settembre per la politica del
passato, e per non sfuggire dai canoni contemporanei, è che non possiamo rassegnarci a
contemplare oggi un decadimento qualitativo progressivo della politica. Una caduta
sempre più squallida, arida ed insignificante. O si ha il coraggio di reagire alla deriva
populista, demagogica e qualunquista interpretata e rappresentata in Italia dall’esperienza
dei 5 stelle oppure la crisi della politica e dei partiti sarà sempre più profonda e senza
ritorno. Altrochè i convegni settembrini delle correnti della Dc….

Giorgio Merlo

Sparare al lupo?

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Legambiente / “La più classica delle soluzioni di pancia. Peggiorativa, priva di fondamenti scientifici e dannosa”

 

E’ di questi giorni la “sparata” del capogruppo leghista Preioni, che, dando prova di un integralismo “cieco e talebano” propone l’apertura di un programma di abbattimento dei lupi nella nostra regione.

Dopo una l’approvazione di una norma inaccettabile sulla caccia, che permette di sparare ad animali in pericolo di estinzione sul nostro territorio, che allarga le specie cacciabili a volatili di pochi grammi, che amplia gli orari fino alla caccia notturna e che tutela in ogni modo i portatori di doppietta, come ampiamente prevedibile è arrivata l’ora del lupo. Un argomento trattato, come d’abitudine, in un’ottica rozzamente antropocentrica e priva di alcun fondamento scientifico.

Come ampiamente dimostrato, non ultimo dal progetto Life WolfAlps, la convivenza con il lupo non solo è possibile, ma ampiamente auspicabile.

 

“Il lupo è una specie protetta che crea equilibrio e maggiori servizi ecosistemici, grazie anche al contenimento naturale degli ungulati selvatici. Quella proposta dalla Lega – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e valle d’Aosta – è una finta soluzione che strizza l’occhio alla pancia, senza considerare che è scientificamente confermata come addirittura dannosa in quanto l’uccisione di individui adulti destabilizza il branco peggiorandone la tecnica di caccia, a tutto svantaggio del bestiame domestico. Quello della convivenza con la fauna selvatica è un tema che deve essere trattato su solide basi scientifiche e non può essere liquidato con un semplice via libera alle doppiette. Non è creando una insana contrapposizione fra Uomo e Natura che si aiuta chi deve affrontare difficoltà reali e oggi potrebbe sentirsi solo. Senza dimenticare che il lupo è solo una, e non certo la maggiore, delle difficoltà che la pastorizia in ambito montano deve affrontare. Ci auguriamo – conclude Giorgio Prino – che l’Amministrazione regionale non intraprenda strade che porterebbero a disastri già vissuti in passato e che voglia fare propri gli insegnamenti dei più recenti studi scientifici e progetti internazionali. Facciamo loro un benaugurante “In bocca al lupo” perché possano dimostrare in futuro una conoscenza ed una sensibilità ambientale e sociale maggiore di quella che stanno dimostrando in questi giorni”.

 

Le posizioni assunte da alcuni Enti Locali sottolineano, se mai ce ne fosse bisogno, come le decisioni in tema di grandi predatori debbano fare riferimento a un’unica autorità statale e attingere al contributo di enti scientifici di respiro nazionale (ISPRA per l’Italia). Nessuna decisione sul tema può essere affidata a gestioni localistiche, nemmeno nel profilo delle autonomie regionali o provinciali: è necessaria una assunzione di responsabilità a tutti i livelli e una gestione del tema che comprenda le istituzioni pubbliche di tutto il Paese con il fine di superare l’attuale disomogeneità istituzionale.

Il mondo dell’allevamento va sostenuto nel tempo, anche finanziariamente, e, in base al contesto, aiutato nella scelta della giusta combinazione di precauzioni e di accorgimenti utili (recinzioni, cani da guardiania, personale aggiuntivo, ecc.). È importante che i sistemi di prevenzione funzionino e che i risarcimenti siano pagati tempestivamente. Inoltre bisogna affrontare la problematica dei danni causati dai cani, randagi e non, che possono essere attribuiti al lupo e acuiscono il problema.

Occorre strutturare in modo uniforme in tutto il Piemonte un’azione di informazione e formazione, mantenendola attiva nel tempo. La formazione va rivolta non solo al settore dell’allevamento e dell’agricoltura, ma anche al mondo degli operatori turistici e nelle scuole.

Infine, ma non meno importante, bisogna essere coscienti del fatto che il lupo e gli altri predatori in Piemonte non sono la causa dei principali problemi degli allevatori, ma rivelatori di problemi e difficoltà della filiera agroalimentare in generale e in particolare della zootecnia montana e in quanto tali vanno affrontati e risolti con una gestione e visione strutturata nel lungo periodo.

Da queste basi dovrebbero partire un’analisi della situazione legata alla presenza del lupo nella nostra regione e l’azione di tutela ed integrazione con l’attività umana. Da queste basi dovrebbe partire il ragionamento di un’Amministrazione che voglia realmente risolvere i problemi esistenti.

 

Non resta che sperare che sia così e che le dichiarazioni pubblicate sui giornali in questi giorni siano ascrivibili ad uno scivolone di un unico consigliere.

 

Anche il referendum si trasforma in farsa. E’ l’Italia, bellezza

Certo che l’Italia è un paese ben strano!

Fino a qualche mese fa eravamo tutti convinti che al Referendum costituzionale per confermare la riduzione dei parlamentari da 945 a 600 eletti il “Sì” avrebbe vinto a mani basse.D’altra parte la riforma era passata attraverso quattro votazioni parlamentari, ben distanziate tra di loro, e tutte le volte era stata approvata a larga maggioranza. Il motivo era semplice: nessuno, almeno tra i partiti maggiori, voleva passare come difensore della cosiddetta Casta.

Così la riforma, inizialmente sostenuto dal Movimento Cinque Stelle, era stata appoggiata da tutti. Persino dal Pd che, nelle prime tre votazioni era all’opposizione, ma votò la quarta perché era al governo.
Poi, però, c’è stata la quarantena, il rinvio al 20 settembre (la data più laica della storia italiana) e la fase due. Resta il fatto che all’improvviso moltissimi esponenti di spicco dei maggiori partiti hanno cominciato ad avere dei dubbi.

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“Oro rosso”, la polizia contro i ladri di rame

40 operatori del Compartimento Polizia Ferroviaria del Piemonte e della Valle d’Aosta sono stati impiegati nell’operazione Oro Rosso, una giornata dedicata a livello nazionale, al contrasto delle violazioni alle norme ambientali sullo smaltimento di rifiuti particolari e, nello specifico.

Al fenomeno criminoso dei furti di rame. Sono state controllate 23 ditte dislocate sul territorio, identificate 70 persone ed indagate 2 persone.

In particolare, gli Agenti della Polizia Ferroviaria al termine di un sopralluogo presso una ditta di gestione rifiuti nella provincia di Torino, ha deferito all’Autorità Giudiziaria il legale rappresentante per inottemperanza alle disposizioni autorizzative sulla gestione dei rifiuti; nello specifico veniva ritirato un quantitativo di rifiuti metallici superiore rispetto a quello normativamente consentito e lo smaltimento avveniva in luogo non idoneo in violazione del layout autorizzativo. Al termine dell’attività in questione sono state elevate quattro sanzioni pecuniarie amministrative per un importo complessivo di oltre 6.700 euro.

In provincia di Alessandria gli operatori della Sezione Polfer hanno elevato una sanzione amministrativa presso una ditta di smaltimento di rifiuti metallici, dell’importo superiore ai 500 euro per irregolarità nella compilazione dei registri.

Lavoratori in piazza, il Caat precisa

“I lavoratori – precisa il Presidente del CAAT Marco Lazzarino – che hanno manifestato ( il 3 settembre, ndr ) e sono stati accolti in Prefettura per discutere della loro situazione occupazionale e delle condizioni contrattuali da loro considerate non accettabili, non sono lavoratori alle dipendenze del CAAT. Si tratta bensì di lavoratori di cooperative le quali svolgevano attività di facchinaggio all’interno del CAAT.

Ritengo importante precisare, onde evitare equivoci, che i lavoratori che sono alle dipendenze dirette del CAAT operano nell’assoluto rispetto della normativa vigente in materia di lavoro”.

Come Ente Gestore ci siamo fatti parte attiva nel favorire un dialogo tra il Sindacato che rappresenta questi lavoratori e la cooperativa presso la quale essi lavoravano, ospitando entrambi presso la nostra struttura per un incontro volto al raggiungimento di una intesa che possa risolvere la situazione dei lavoratori.

 

“Il CAAT – precisa inoltre il suo Presidente Marco Lazzarino  – da sempre ha fatto della trasparenza il suo principio, accanto a quello della sicurezza, come ha dimostrato ampiamente anche nel periodo del lockdown dovuto alla pandemia da Coronavirus e nel successivo periodo post Covid, attuando tutte le procedure previste dalla normativa stessa, oltre ad intensificare i procedimenti di sanificazione all’interno del suo complesso, per tutelare la salute di coloro che operavano ed operano all’interno del Centro Agroalimentare di Torino”.

Coronavirus, 82 nuovi contagi e una vittima in più

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

26.910PAZIENTI GUARITI E 439 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 26.910 (+29 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3370 (+0) Alessandria, 1610 (+0) Asti, 848 (+0) Biella, 2570 (+3) Cuneo, 2.405 (+4) Novara, 13.788 (+13) Torino, 1150 (+8) Vercelli, 986 (+0) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 183 (+1) provenienti da altre regioni.

Altri 439 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SONO 4149

1 decesso di persona positiva al test del Covid-19 è stato comunicato nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione, nessuno oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è quindi di 4149 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 681 Alessandria, 256 Asti, 208 Biella, 399 Cuneo, 374 Novara, 1836 Torino, 223 Vercelli, 132 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 33.146 (+82 rispetto a ieri, di cui 60 asintomatici; dei 75: 29 screening, 43 contatti di caso, 10 con indagine in corso; quelli importati sono 24 su 82) i casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisi su base provinciale: 4192 Alessandria, 1924 Asti, 1082 Biella, 3151 Cuneo, 3048 Novara, 16.517 Torino, 1574 Vercelli, 1185 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 286 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 187 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 7 (come ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 110 (+18 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 1531.

I tamponi diagnostici finora processati sono 605.811 di cui 339.064 risultati negativi.

Le parrocchie offrono spazi alle scuole per le lezioni

Parrocchie ed enti religiosi torinesi si sono messi a disposizione delle scuole per consentire lo svolgimento delle lezioni rispettando le norme di sicurezza anti Covid19.

Il protocollo d’intesa firmato fra Città e Arcidiocesi di Torino e Ufficio Scolastico Regionale (Usr) intende venire incontro alle esigenze di spazio delle scuole, all’inizio dell’anno scolastico e anche nei mesi successivi.  Ad oggi sono cinque le scuole – tre elementari e due Cpia -, che hanno chiesto spazi esterni per lo svolgimento della didattica.

Il Pd tra referendum e psicanalisi

Comunque vada il referendum c’è già uno sconfitto: il PD. Zingaretti è nel marasma più totale. Tutti, ma proprio tutti  i dem voteranno convintamente No. Vero, qualche eccezione c’è, come Martina o Del Rio. Mosche bianche.

Torino non vuole essere da meno con il Senatore Mauro Marino candidato dell’accoppiata Calenda Renzi con Bonino e riformisti e laici annessi. Mauro Marino da una vita è in politica con il sogno, neanche poi tanto nascosto di fare il Sindaco nella sua città. Ex repubblicano, fondatore di Alleanza per Torino confluito nel PD e passando per Rosi Bindi Renziano forse più della Boschi. Obbiettivo  andare al ballottaggio con il centro destra e vincere al secondo turno. Giusto per la cronaca Alleanza per Torino si invento’, insieme al Chiampa, Valentino Castellani che batte’ al ballotaggio il favorito Diego Novelli. Allora c’erano importanti ed altolocati sponsor come Enrico Salza tra camera di commercio e San Paolo, banca che contava decisamente. Magari la storia si ripete. Chi non ha paura del ridicolo è Chiaretta la peggiore Sindachessa dall’unita’ d’Italia, comunque almeno migliore per aplomb istituzionale dei suoi assessori inconsistenti. Ora non vuole più la chiusura totale del centro cittadino e se la piglia un po’ con tutti. Nel perfetto stile pentastellato da’ la colpa agli altri. Dai campi rom al mercatino  dell’ usato e alla viabilità il disastro è  assicurato. Persino il mio carissimo amico Juri Bossuto ha dovuto ammettere che votare Appendino al secondo turno è stata una stupidaggine, come è stata una stupidaggine Torino in comune ed il suo relativo fiasco elettorale. Ma Juri ce ne ha messo del suo combattendo come un leone perché l’intera lista di sinistra si schierasse per Appendino. Ma almeno per allora qualche speranza si poteva ancora avere. Visti all’opera ogni illusione si è frantumata nella durezza dei non-fatti.
Non vale più l’idea che voto il meno peggio. Non vale più l’idea che l’alleanza tra PD e pentastellati serve per arginare la destra salviniana. L’obbiettivo di Grillo è (mi sembra) salvare la Raggi ed ha chiesto (ottenendolo) un passo indietro alla nostra Chiaretta  di fatto salvandola da brutte e figure e garantendole posti di rilievo politico dove forse farà una riguarda migliore. Ma la domanda di tutte le domande è: che cosa porta a casa il PD?
Assolutamente nulla , anzi ci perde moltissimo,  visto che il primo a non capirlo è il suo popolo . Si può tentare un’analisi di tipo psicoanalitico. Forse roso dal complesso di colpa per avere l’accordo contro natura sta cercando un suicidio assistito. Al di là delle battute amare il Pd fondamentalmente non sa cosa vuole perché non sa che cosa vuole o può essere. Si inventa giorno per giorno il da farsi in nome del fatto che non gli va che si voti dando per scontato la vittoria del binomio Salvini Meloni.
Non si accorge o più precisamente non vuole accorgersi che in questo modo avvererà ciò che non vuole che avvenga. Dicevamo che Zingaretti come segretario nazionale vuole l’ accordo con i pentastellati in tutta Italia tranne che a Roma. Il PD locale a più riprese dice che non farà mai e poi mai accordi con l’Appendino.
Ed i penstallati localmente rifiutano ogni accordo con il pd tranne che in Liguria dove tutti danno per certa la conferma di Toti, anche perché il sindaco di Genova del centro destra dicono che ha gestito bene l’emergenza derivata dal crollo del ponte Morandi. E concretamente a Torino cosa succederà? Se il centrodestra azzecca il candidato non ci sarà partita già al primo turno. E se il PD si presenta con i pentastellati? Sicuramente non vincerà al primo turno ma probabilmente si giocherà il ballottaggio con Il candidato di Calenda Renzi e Bonino. Le opzioni possibili non sono finite. I pentastellati prenderanno a queste amministrative una scoppola. Tutti ne hanno la quasi certezza. Per loro ancora peggio se al Referendum vincessero i no. Dovranno stare muti come i pesci se vorranno salvaguardare il loro posto di lavoro e forse (sottolineo forse)  i vertici del PD si ravvederanno dicendo ai locali: fate voi. Se vinceranno i sì, invece? Determinante il rapporto percentuale tra i due schieramenti. Una cosa è certa:  anche a sinistra c’è il rompete le righe. Wilmer Ronzani è promotore di un appello per il No in quel di Biella. Persino Gilberto Pichetto lo ha firmato, lui  senatore di Forza Italia e storico leader del centrodestra  biellese. Marco Grimaldi scatenato pure lui per il no ed anche i Rifondaroli (per quel che contano) votano compatti per il no. Rimangono Fornaro e Bersani per il si.
Magari quest ultimo tenta di diventare Presidente della repubblica,  con decisamente scarse possibilità. Poche possibilità per la sinistra torinese  di ricomporsi. Effettivamente nulla in questo caos è impossibile, ma altamente improbabile, questo sì. Sempre disponibile nel fare mea culpa ed ammettere lo sbaglio. Ma mi sembra proprio che il Pd sia passato dall’essere partito ologramma all’evaporazione. Staremo a vedere, per ora (purtroppo) abbiamo avuto ragione.
Patrizio Tosetto