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Nursing Up: “la Regione ritiri la direttiva di impiegare i medici per fare gli infermieri”

Una proposta assurda e offensiva che stentiamo a credere sia stata scritta da chi dovrebbe gestire la sanità”

 

Riceviamo e pubblichiamo dal sindacato Nursing up/ Apprendiamo con sconcerto, rabbia e stupore dell’assurda direttiva che la Regione Piemonte ha impartito alle aziende sanitarie, secondo la quale in assenza di assunzioni di infermieri essi dovrebbero ricorrere all’assunzione di medici o figure di supporto da impiegare come infermieri.

Se non fosse un triste e disastroso novembre, in cui la lotta al coronavirus si fa sempre più ardua, penseremmo ad un “pesce d’aprile”. Si tratta, invece, della realtà messa nero su bianco che certifica una gestione della sanità da parte della Regione Piemonte allo sbando, senza alcuna logica, che non solo non sta risolvendo alcun problema, ma anzi, con queste decisioni astruse ed estemporanee, ne crea di nuovi e peggiori.

SE LA REGIONE AVESSE PER TEMPO PROVVEDUTO ALLE ASSUNZIONI DI INFERMIERI CHE DA MESI E MESI NOI ANDIAMO DICENDO ESSERE INDISPENSABILI, NON SAREMMO IN QUESTA CONDIZIONE.

 

Il Nursing Up, sindacato degli Infermieri e delle professioni sanitarie, esorta la Regione a ritirare immediatamente questa astrusa e assurda direttiva che viola ogni norma e accordo a livello nazionale rispetto alla figura professionale degli infermieri.

In mancanza di un immediato dietrofront su questa inaccettabile decisione di utilizzare i medici per fare gli infermieri, saremo costretti a tutelarci con ogni mezzo di protesta e legale che abbiamo a disposizione.

 

Il Segretario Regionale del Piemonte del Nursing Up, Claudio Delli Carri aggiunge: “Credevamo che con la creazione del nuovo bando per l’assunzione di infermieri la Regione avesse compreso come affrontare l’urgenza di personale. Ci sbagliavamo. Se siamo davvero in questa estrema emergenza la Regione ha il potere di prendere direttamente gli infermieri che partecipano al bando appena pubblicato, per le assunzioni a 36 mesi, e impiegarli dove ritiene sia necessario. Nel frattempo, si potrebbero attivare le prestazioni aggiuntive con il giusto e adeguato compenso almeno raddoppiando l’indennità attuale, rimasta ferma ai livelli di vent’anni fa. Oggi paghiamo l’inettitudine e le inefficienze del passato. Per mesi e mesi abbiamo detto e ripetuto che era necessario assumere infermieri e potenziare l’assistenza territoriale, pensiamo ad esempio agli infermieri di famiglia, in modo da curare a casa i pazienti. Siamo sempre stati ignorati come se le nostre osservazioni, che nascono da anni di esperienza nei reparti e negli ospedali, fossero banalità o richieste insensate. La verità è che se la Regione ci avesse dato retta prima, oggi non ci troveremmo in questa situazione.

Oggi, mentre l’organizzazione latita in modo evidente, gli ospedali si intasano. Così si dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto basso sia il rispetto per la nostra professione di infermiere e per le professionalità dei colleghi laureati e specializzati. Il concetto sarebbe: se non si trovano infermieri, mettiamo chiunque altro, fosse anche un medico, a fare quel lavoro, tanto basta? Ma ci rendiamo conto?”.

 

Conclude Delli Carri: “Pretendiamo l’immediato ritiro di questa insensata e offensiva direttiva. Se si vuole provare a tracciare una strada per uscire da questa enorme crisi sanitaria è necessario iniziare ad assumere subito infermieri, quelli veri, e potenziare immediatamente, con uomini e mezzi, la medicina territoriale, in modo da portare fuori dagli ospedali i pazienti positivi che possono essere curati. Anche perché negli ospedali, il personale sanitario continua ad ammalarsi: oggi sono circa 7000 gli infermieri contagiati a livello nazionale e da noi ci sono circa mille infermieri positivi. Non ci va uno stratega per comprendere che l’unico modo per salvare le strutture sanitarie è curare il più possibile coloro che sono in condizioni di essere seguiti fuori dagli ospedali, a casa loro.

Assumere medici oppure figure di supporto per fare gli infermieri, invece, è solo una proposta assurda e offensiva”.

Prorogato l’ampliamento dei dehors per dare ossigeno a bar e ristoranti

Lo scorso maggio – a seguito della grave situazione emergenziale creata dal Covid 19 che ha imposto misure restrittive che impattano sull’economia cittadina – il Consiglio Comunale aveva approvato un piano straordinario di occupazione del suolo pubblico per consentire la ripresa delle attività economiche nella stagione estiva.

La Giunta Comunale, su proposta dell’assessore al Commercio Alberto Sacco, ha deliberato di proporre al Consiglio Comunale una proroga di tale piano.

 

Per far fronte alla necessità che la ripresa delle attività avvenisse nel modo più semplice e veloce possibile, l’Amministrazione aveva deciso di offrire, in via straordinaria e temporanea, in deroga alla normativa vigente, la possibilità per i titolari di attività economiche e di esercizi pubblici di somministrazione di alimenti e di bevande di ampliare la superficie destinata alla clientela, usufruendo dello spazio pubblico, in modo tale da evitare che la necessità del mantenimento delle misure di distanziamento sociale si ripercuotesse sul volume di affari, minando la sostenibilità economica delle aziende con la massima semplificazione procedurale.

 

L’occupazione straordinaria del suolo pubblico, in base alla precedente delibera, sarebbe consentita sino al 30 novembre 2020.

 

Poiché tale forma di intervento, straordinario e sperimentale, è stato di grande sostegno all’economia della città in questa situazione di emergenza sanitaria ed economica e sociale, l’esecutivo di Palazzo Civico ha deciso di prorogare il termine del 30 novembre 2020 per gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, ritenendo opportuno consentire l’occupazione alle stesse condizioni fino alla decorrenza del novantesimo giorno successivo alla cessazione del periodo emergenziale (attualmente previsto al 31 gennaio 2021) ovvero al momento sino al 30 aprile 2021 con la possibilità, nel caso in cui permanessero condizioni di difficoltà, di prevedere un ulteriore provvedimento di Giunta che non potrà comunque estendere la proroga oltre la data del 31 dicembre 2021.

 

Per quanto riguarda invece l’occupazione straordinaria di suolo pubblico concessa alle altre attività economiche, si ritiene opportuno concedere una proroga fino alla data del 6 gennaio 2021 allo scopo di consentire la possibilità di utilizzare tali spazi per esporre addobbi natalizi, permettere l’attesa ai clienti e l’eventuale confezionamento delle merci acquistate.

 

“Una Mole di Panettoni” torna con un dolcissimo sito e-commerce

Dedicato al panettone dei migliori artigiani italiani del lievito madre

 

Quest’anno la manifestazione dedicata ai grandi lievitati artigianali “Una Mole di Panettoni” presenta una grande novità: il primo sito e-commerce dedicato esclusivamente al panettone dei migliori artigiani del lievito madre, simbolo dolciario della pasticceria di eccellenza italiana, dove il pubblico potrà trovare una selezione davvero unica di prodotti.

In occasione del Natale 2020, sul sito http://www.unamoledipanettoni.com/ sarà disponibile per il pubblico nazionale e internazionale un’accuratissima selezione di piccole produzioni artigianali e grandi lievitati premiati, di capaci, intraprendenti, tenaci e creativi professionisti del settore della pasticceria che utilizzano solo lievito madre e ingredienti naturali.

 

Un contenitore di grande eccellenza, che vuole diventare un punto di riferimento per chi cerca i prodotti dei migliori pasticceri italiani. Non solo un e-commerce natalizio: è precisa intenzione dell’organizzazione puntare a destagionalizzare sempre di più un prodotto come il panettone, approfittando dell’enorme creatività di chi lo produce e delle tantissime varianti che ormai si trovano nelle migliori pasticcerie dello Stivale, e che permettono di gustare il panettone 365 giorni l’anno. Durante il 2020 saranno per questo in programma alcuni eventi primaverili ed estivi dedicati alla colomba, al panettone salato e all’aperitivo, al panettone estivo con il gelato nei luoghi di villeggiatura.

 

Una Mole di Panettoni 2020: il concorso

 

Nell’ottica di garantire sicurezza e minimizzare ogni possibile occasione di contagio, data la situazione sanitaria dovuta alla pandemia da COVID-19, quest’anno Una Mole di Panettoni prevede la sola attività di concorso.

 

Nell’ottica di dare continuità a un evento di successo, anche quest’anno l’appuntamento con Una Mole di Panettoni si terrà all’Hotel Principi di Piemonte di Torino, dove sabato 28 novembre si riunirà una giuria di esperti del settore, per decretare i migliori panettoni dell’anno.

 

Inoltre, quest’anno a far parte della giuria si unirà un componente del pubblico in qualità di giurato popolare, grazie a un’attività social dedicata al progetto. Verrà infatti chiesto al pubblico di scegliere, tra le foto dei panettoni in concorso pubblicate sulla pagina Facebook dell’evento, quella che più stuzzica la loro golosità, e di ripostarla accompagnata dall’hashtag #unamoledipanettoni. Il repost che riceverà più like si guadagnerà il diritto di partecipare alla giuria tecnica che si riunirà il 28 novembre e che assaggerà tutti i panettoni in gara. L’annuncio da parte della giuria dei risultati del concorso e la premiazione dei vincitori saranno trasmessi in diretta Facebook sulla pagina dell’evento per il pubblico degli appassionati.

 

Come ogni anno, i pasticceri di tutta Italia potranno presentare al concorso i loro panettoni, gareggiando in quattro categorie distinte:

 

Miglior panettone tradizionale scuola milanese (senza glassa)

Miglior panettone tradizionale scuola piemontese (basso con glassa)

Miglior panettone creativo

Miglior panettone salato

 

Per accedere al concorso i pasticceri devono firmare una rigorosa lettera di impegno sui metodi di lavorazione dei loro panettoni: sono ammessi al concorso solo ed esclusivamente lievitati prodotti con lievito madre e non sono ammessi panettoni contenenti mono e di gliceridi, conservanti in genere, coloranti o aromi di sintesi che non siano naturali.

 

Una Mole di Panettoni: la storia

 

Ideato e organizzato dall‘agenzia di eventi Dettagli, Una Mole di Panettoni ha celebrato la sua prima edizione nelle sale di Palazzo Cavour nel dicembre 2012 con la partecipazione di 5000 visitatori. La seconda e terza edizione si sono svolte nelle sale storiche del Museo del Risorgimento Italiano a Palazzo Carignano, mentre le edizioni successive si sono svolte nelle sale dell’Hotel Principi di Piemonte con la partecipazione di quaranta artigiani pasticceri provenienti da tutta Italia e di dodici mila visitatori.

Nato sicuramente a Milano più di 500 anni fa e diventato famoso in tutto il mondo, il panettone è un prodotto davvero unico, tra i pochi che ancora conservano l’antico metodo di lievitazione naturale. Una tradizione che, però, si rinnova. Infatti, negli ultimi venti anni, sono state proposte numerose variazioni: liscio, farcito, con o senza glassa, ripieno di crema, cioccolato o gelato, con o senza uvetta o frutta candita. La costante è sempre l’amore che gli Italiani hanno per questo dolce, immancabile su ogni tavola delle feste natalizie.

Dettaglieventi organizza e promuove eventi pubblici e privati di alto profilo in location eleganti e di grande fascino. Dettagli esordisce a Torino nel novembre 2010 con la Prima Edizione di Principi d’Eccellenza “esclusivamentemaschile”, e da allora realizza appuntamenti di grande successo: oltre a Una Mole di Panettoni, anche Una Mole di Olio, Una Mole di Colombe e Cioccolato, Una Mole di Pane e tante altre manifestazioni legate soprattutto al mondo dell’enogastronomia.

Bollettino covid: 3884 nuovi contagi, in totale verso quota centomila da inizio pandemia

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

 

 

38.953 PAZIENTI GUARITI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 38.953(+1.141 rispetto a ieri)così suddivisi su base provinciale: Alessandria 4269, Asti 2070, Biella 1217, Cuneo 4492, Novara 3321, Torino 20.218, Vercelli 1695, Verbano-Cusio-Ossola 1244, extraregione 245, oltre a 182 in fase di definizione.

I DECESSI SONO 4629

Sono 35 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 11 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 4629 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 728 Alessandria, 284 Asti, 240 Biella, 456 Cuneo, 450 Novara, 2034 Torino, 248 Vercelli, 141 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 48 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 97.779(+3884 rispetto a ieri), di cui 1495 (38%) asintomatici.

I casi sono così ripartiti: 1443 screening, 926 contatti di caso, 1515 con indagine in corso; per ambito: 346 RSA/Strutture socio-assistenziali, 394 scolastico, 3144 popolazione generale.
La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 8597 Alessandria, 4582 Asti, 3118 Biella, 12.470 Cuneo, 7231 Novara, 54.033 Torino, 3462 Vercelli, 2601 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 623 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1062 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 304(+20 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 4367(+245 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 49.526

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.149.489 (+14.819 rispetto a ieri),di cui 628.420 risultati negativi.

Torino-Crotone 0-0

Primo punto in casa per i granata e prima partita senza subire gol. Per il Toro di Giampaolo una gara scialba, poco ispirata.

Pareggio giusto con pochissimi tiri in porta e la grande paura di osare contro un avversario non impossibile da battere. Dopo la gara in settimana contro il Genoa ci si aspettava di più dalla squadra granata ,ma la paura di perdere la fa ancora da padrone. Un palo interno colpito su un tiro cross dalla mezzala torinista Gojak al 85 esimo, espulsione del difensore crotonese  Luperto a pochi minuti dalla fine della gara e nulla più. Dal grigiore generale si salvano in difesa Bremer, a centrocampo Lukic e davanti, per l’impegno ma molto impreciso Belotti. Il Toro rimane invischiato nella lotta per non retrocedere. Tanto lavoro ora, durante la sosta per Giampaolo.
Alla ripresa, tra 2 settimane, Inter-Torino

Vincenzo Grassano

(foto archivio)

Lazio – Juventus 1-1

La Juve torna a Torino con 1 punto, il gol del solito Ronaldo  e tanti rimpianti

Una buona prestazione, diverse occasioni create e sprecate, una certa solidità difensiva ritrovata e poi un gol all’ultimo pallone disponibile.Stavolta il mister bianconero Pirlo non l’ha aiutata con dei cambi discutibili, anche se in diversi casi ha avuto ragione.IIcalcio è fatto di tanti  episodi,a volte a favore altre volte contro,oggi l’episodio finisce tutto sulle spalle di Dybala. Il suo ingresso è stato negativo, dal primo all’ultimo secondo. È uscito Ronaldo e la Juve ha smesso di giocare a calcio, come vittima di un incantesimo malefico. A 20 secondi dalla fine, dentro un momento di grande sofferenza, sprecare una ripartenza in quel modo è inaccettabile. È il momento più difficile della carriera di Dybala;Pirlo porta a casa anche oggi un bel po’ di complimenti, ma solo 1 punto che colloca la squadra bianconera al terzo posto alle spalle del Milan e del sorprendente Sassuolo. Segnali oscuri, per un club che fatica oltremodo a trovare un’identità di squadra compatta.Un dato è certo:senza Cr7  questo gruppo si sfalda,perde solidità e fiducia in tutti i suoi interpreti.

Vincenzo Grassano

Pusher nasconde 20 dosi di cocaina sotto la mascherina, arrestato

Ieri sera, a Rivalta, nei pressi del parcheggio di un centro commerciale, i carabinieri, impegnati nei controlli anti – Covid, hanno notato due persone che sono state controllate. 

I militari sono avvicinati per chiedere loro l’autocertificazione e hanno sorpreso uno dei due, un 29enne di Orbassano, mentre ha consegnato 3 dosi di cocaina all’altro, un 42enne del posto.
La perquisizione dello spacciatore ha permesso di trovare un ovetto di plastica contenente 20 dosi della stessa sostanza nascosta sotto la mascherina del spacciatore.
A casa, i carabinieri hanno trovato 4 grammi di crack, un bilancino di precisione e 475 euro. Lo spacciatore è stato arrestato, mentre l’acquirente è stato segnalato in Prefettura. Entrambi sono stati multati per inosservanza del divieto di mobilità.

Mascherine made in Val Cerrina

La mascherina è diventata ormai un accessorio indispensabile per proteggersi dal Covid-19 e tale è destinato a rimanere ancora per i prossimi mesi.

Ma è anche diventato un veicolo per sviluppare la creatività e la fantasia con i vari modelli che si vedono. Particolarmente apprezzate, in Valcerrina (e non solo) sono le mascherine dell’hobbista Orietta Arcuri di Mombello Monferrato che ha così maturato l’esperienza acquisita nel corso del tempo in creazioni artistiche, oggettistica e bomboniere, frutto di una passione cresciuta nel tempo.

E delle sue creazioni in materia di mascherine stanno usufruendo, oltre ad alcuni privati con logo personalizzati, anche associazioni come il Gruppo dell’Ana di Cerrina Monferrato, l’associazione A.Tr.A.P. Aps, il circolo sportivo subacqueo Shamandura di Casale Monferrato e tanti altri.

Le mascherine sono in triplo strato due in cotone al 100% e uno intermedio in TNT. “E’ un modo – dice Orietta Arcuri – per impegnare il tempo in un momento tanto delicato per tutti noi e di consentire a persone o associazioni in questo modo di esprimere la loro identità”. Per informazioni: orietta_arcuri@libero.it

Massimo Iaretti

 

Il giallo delle api avvelenate

Dal Piemonte / La morte di molte delle proprie api, avvenuta a più riprese a partire dai mesi primaverili, aveva insospettito un apicoltore di Sommariva Perno (CN), il quale, per far luce sulla vicenda, aveva provveduto a installare una telecamera puntata sugli alveariinteressati dall’aumento della mortalità.

Dalle riprese è emerso come, nottetempo e in più occasioni qualcuno si fosse avvicinatoagli alveari attrezzato di una piccola irroratrice manuale e avesse spruzzato l’ingresso delle arnie con una soluzione sospetta e verosimilmente responsabile dell’avvelenamento delle api.

Le immagini ed alcuni campioni di api morte venivano consegnate ai Carabinieri Forestali di Bra i quali avviavano le indagini facendo effettuare delle analisi tossicologiche sugli insetti e successivamente individuavano il responsabile, M.D., residente in zona. Gli esiti delle analisi evidenziavano la presenza sui pronubi di alti livelli di principi attivi particolarmente tossici, tra cui un piretroide: la deltametrina. Questo principio attivo, come molti piretroidi, non è selettivo e presenta un’elevata tossicità acuta per le api.

Su delega della Procura di Asti, competente per l’indagine, i Carabinieri Forestali, coadiuvati per i rilievi tecnici da un entomologo e perito in apicoltura, procedevano a perquisire i locali di proprietà dell’indagato per ricercare l’eventuale presenza di biocidi o prodotti fitosanitari utilizzati per l’avvelenamento e altri elementi utili a supporto delle indagini. Nel corso della perquisizione veniva riscontrata la presenza di diversi formulati commerciali contenenti i principi attivi rilevati dalle analisi tossicologiche, oltre all’irroratrice e a n. 2 tute protettive del tutto simili a quelle utilizzate dal soggetto ripreso dalle immagini scattate dalle foto-trappole. Tutti i reperti sono stati posti sotto sequestro penale, a disposizione del Pubblico Ministero.

Le violazioni di carattere penale contestate sono quelle di uccisione animali e continuazione del reato (rispettivamente artt. 386 e 81 del codice penale).

Durante la perquisizione venivano inoltre rivenuti una trappola a scatto per la cattura di animali selvatici, di cui è vietato anche il solo possesso e molti prodotti fitosanitari riservati ad un uso professionale –alcuni estremamente tossici- illecitamente detenuti in quanto l’indagato è risultato privo di alcun titolo abilitativo al loro possesso. Per queste violazioni sono state elevate sanzioni amministrative per un importo complessivo superiore ai 7.000€ e tutto il materiale rivenuto è stato sottoposto a sequestro amministrativo.  

Sono in fase di verifica alcuni pesticidi rinvenuti nell’occasione e da diversi anni ritirati dal commercio a causa della loro estrema tossicità.

Coronavirus, il convitato di pietra della società odierna

In questi mesi di Covid il primo ed ora questo secondo lockdown, seppure eufemisticamente definito “soft”, hanno fatto riaffiorare alla mente l’immagine della desertificazione, non soltanto come processo che, progressivamente, si sta compiendo nelle grandi metropoli cittadine, ma anche come progressivo allontamento tra i membri che compongono la società.

L’interruzione brusca delle attività produttive a marzo e ora il ripetersi di questo black out, seppure un po’ meno drastico, con l’esclusione dal lockdown di alcune attività, ha conferito ad alcuni grandi centri urbani italiani, quali Torino, il volto di città semipietrificate. Soprattutto durante il primo lockdown, nei momenti di massimo numero di contagi, l’immagine che ci restituiva l’ambiente cittadino era molto simile ad un deserto. E  ritornava spesso alla mente il deserto nella sua accezione di luogo metaforico, per eccellenza, della solitudine. Il deserto, infatti, come hanno ben espresso poeti straordinari quali Ungaretti, presenta una duplice dimensione, fisica e spirituale, capace spesso di suggerire il sentimento del nulla. In un’accezione più ampia, in questi tempi di Covid, metaforicamente si potrebbe anche affermare che il virus sia riuscito a pietrificare molti animi umani. Mi pare, quasi, che il Coronavirus, capace, a ondate, di diffondersi, ritirarsi parzialmente e poi di ritornare tra noi, sia simile a un invisibile “Convitato di pietra”, a quel fantasma nascosto in una statua marmorea sepolcrale, cui diede voce, per la prima volta nella storia letteraria, lo scrittore spagnolo Tirso de Molina, creando una figura, che ha poi ispirato molte opere teatrali in musica, tra cui la più famosa è sicuramente il Don Giovanni di Mozart.  Il “convitato di pietra” sarebbe poi diventata un’espressione destinata a indicare una presenza incombente, inquietante, muta, imprevedibile e conosciuta da tutti, ma innominata. Rispetto al convitato di pietra di storica memoria, questo virus, nella nostra epoca, è, invece, sovranominato e sovracitato, in una società dove, già prima del suo comparire, con la progressiva perdita dei valori fondanti, tutto (sentimenti e pensieri) venivano spesso urlato, più che espresso in modo garbato e equilibrato. Auguriamoci che, terminata un giorno questa pandemia, possa anche scomparire questa sensazione così dirompente della pietrificazione che il virus ha portato con sé. Nella mitologia classica Medusa rappresenta la figura che incarna la pietrificazione del significato. Di fronte all’ignoto che, all’inizio della pandemia, è stato rappresentato dalla comparsa di questo virus sconosciuto, è anche entrato in crisi il modello di salute che, nella società contemporanea, ci ha sempre accompagnato, inteso non soltanto come assenza di malattia, ma anche come benessere psicologico e interazione in un ambiente sociale attento alle qualità ed esigenze dell’individuo. Con la comparsa della pandemia, con il lockdown prima e poi le necessarie misure di distanziamento, con la progressiva riduzione della socialità, per diversi individui è risultato compromesso anche lo stato di benessere psicofisico che li accompagnava. Non sempre risulta, infatti, facile mettere in campo quelli che gli psicologi chiamano i “meccanismi di resilienza” perché, di fronte al dolore inspiegabile e alle immagini dei morti per Covid che sono passate innanzi, anche attraverso i media, nel primo lockdown, spesso l’individuo si paralizza, non percepisce più se stesso ed il suo involucro (il suo corpo) come  una casa sicura.  Quando il “Convitato di pietra” se ne sarà finalmente andato, credo che sarà necessario uno sforzo individuale e collettivo non tanto per ritornare come prima ( in fondo non eravamo poi così perfetti!),  quanto per gettare le basi di un mondo migliore in cui, una volta tolte le mascherine, si possa anche riscoprire la bellezza di un sorriso sincero di apertura e solidarietà verso gli altri.

Mara Martellotta