Giunge alla terza edizione la campagna solidale
La musica unisce e fa bene al cuore. Con questa convinzione, dopo il successo delle scorse due edizioni, Lingotto Musica e Sermig Arsenale della Pace hanno rinnovato l’impegno verso la collettività durante le festività natalizie con la campagna solidale “Biglietto sospeso”, per regalare l’emozione della musica dal vivo a chi diversamente non avrebbe la possibilità di accedere alle sale da concerto.
Da martedì 3 dicembre 2024 a domenica 12 gennaio 2025 chiunque potrà contribuire con una libera donazione sulla Rete del Dono, che, nel biennio 2022-2024, ha garantito per un totale raccolto di 6490 euro l’emissione di 433 ingressi.
La rete del Dono sarà riproposta quest’anno con le medesime modalità. I biglietti sospesi erogati al costo unitario di 10 euro per i concerti del Lingotto saranno destinati al Sermig, storica istituzione impegnata nel sociale che saprà individuarne i beneficiari con la responsabilità che contraddistingue la sua opera di solidarietà e contrasto alle diseguaglianze.
“Il biglietto sospeso è molto più di una semplice iniziativa di crowfunding. È un modo concreto per dimostrare che la cultura può diventare un potente strumento di cambiamento sociale- spiega Luca Mortarotti, direttore di Lingotto Musica- Grazie alla generosità di tanti donatori e alla preziosa collaborazione con il Sermig, negli ultimi due anni abbiamo raggiunto persone che altrimenti sarebbero rimaste escluse dalla nostra offerta musicale. Oggi rinnoviamo l’invito a donare e condividere questo gesto di solidarietà perché anche la grande musica possa essere alla portata di tutti”.
Mara Martellotta
Sgomberati gli alloggi occupati in via Aosta
Questa mattina è partita un’importante operazione di sgombero in via Aosta, nel cuore di Aurora, dove famiglie rom e irregolari occupavano abusivamente alloggi Atc. Ad annunciarlo è l’assessore alle Case popolari della Regione Piemonte Maurizio Marrone: “È un impegno che ci eravamo presi durante i tanti sopralluoghi con i cittadini onesti che vivono qui, frutto del lavoro del tavolo in Prefettura con Atc, con la Questura che ringraziamo, e con il reparto nomadi della Città di Torino. Finalmente un altro traguardo di ripristino del decoro e della legalità nelle case popolari di Torino è stato raggiunto”.
“Il quartiere Aurora aspettava da anni questo sgombero e grazie all’assessore Marrone, grazie alla Regione Piemonte, finalmente questo è stato possibile – dichiara la capogruppo di Fdi in Circoscrizione 7 Patrizia Alessi -. I cittadini di questo palazzo e dintorni non ne potevano più di sottostare alle prepotenze degli abusivi. Ora bisogna continuare il lavoro e tenere alta la guardia”.
“Gli ulteriori sgomberi di oggi sono un passo verso i cittadini che riporta giustizia e tutela per le persone più fragili. Proviamo soddisfazione per questa ulteriore azione anche dopo i sopralluoghi a Torino della Commissione d’indagine per le periferie” dichiara la vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Augusta Montaruli.
Ieri sera è quasi passata inosservata la presenza di James Franco in città, forse per la presenza di un’altra grande stella del cinema giunta sotto la Mole, Zoe Saldana. Eppure l’attore americano, antidivo per eccellenza in tenuta casual, è stato accolto con grande calore dal numeroso pubblico accorso per incontrarlo in ben due sale al Cinema Massaua Cityplex. In compagnia del regista Claudio Giovannesi James Franco ha presentato il film Hey Joe, ambientato a Napoli, un film sulle occasioni perdute, intriso di nostalgia e del neorealismo dei grandi maestri. James Franco interpreta un veterano di guerra del New Jersey, Dean Berry, che sul finire degli anni Sessanta decide di tornare in Italia, a Napoli, dove durante la Seconda Guerra Mondiale, ha avuto una relazione con una donna del posto dalla quale ebbe un figlio mai conosciuto. Barry fa ritorno in Italia nel 1971 per poter incontrare il figlio ormai venticinquenne, cercando di recuperare voragini di assenza. Suo figlio, interpretato da un convincente Francesco Di Napoli, ormai diventato un uomo, è ormai stato completamente assorbito dagli ambienti della malavita e non sembra facile l’impresa di sradicarlo.
Giovannesi ha sottolineato il paradosso di questa storia tra padre e figlio che non parlano la stessa lingua anche se c’è un’estrema vicinanza di sangue, una storia che viene raccontata attraverso la conoscenza di due estranei che devono sforzarsi per incontrarsi, avvicinandosi ognuno alla lingua dell’altro, infatti James recita mezzo film in italiano e Di Napoli prova a parlare un po’ in inglese.
James Franco ha raccontato al pubblico come ha costruito il suo personaggio, che non è stato molto difficile immedesimarsi in un personaggio che è americano come lui, arriva a Napoli dove non conosce la lingua, il tessuto della città, quindi rimane un po’ stordito allo stesso modo, doveva recitare in una lingua che non era la sua, insomma c’era questa assonanza con il personaggio. In più prima di iniziare la lavorazione del film c’è stato un lavoro di ricerca basandosi sul libro Napoli ‘44 di Norman Lewis e in più hanno guardato tantissimi film di Rossellini per carpire un po’ il senso di quello che era la vita italiana di quel periodo. Il suo modo di recitare in questo film è completamente diverso da quello a cui siamo avvezzi, ha lavorato per sottrazione, seguendo i dettami della sua formazione quando ha iniziato la scuola di recitazione. Gli veniva insegnato che è di fondamentale importanza prima capire la vita del personaggio, sentirla dentro e solo in un secondo tempo usare le parole. Ed è un po’ quello che ha fatto in questo film rispetto agli altri film, è stato un po’ come tornare alle proprie radici, anche perché ha senso che in questo film il personaggio non parli tanto e la maggior parte di ciò che è emerge dal comportamento, dagli atteggiamenti. E il regista è stato abile nel guidarlo perché ha lasciato che fossero più gli stati d’animo ad emergere senza mai cadere nel didascalico o nel sentimentale, con l’asciuttezza che lo contraddistingue. Giovannesi ha sottolineato come “questa è una storia tra padre e figlio che non parlano la stessa lingua e questo è già un paradosso, perché c’è un’estrema vicinanza di sangue che viene raccontata attraverso la conoscenza di due estranei che devono incontrarsi avvicinandosi ognuno alla lingua dell’altro, infatti James recita mezzo film in italiano e Di Napoli prova a parlare un po’ in inglese.”
Testo e foto di Giuliana Prestipino
Il giorno di Zoe Saldaña a Torino
Si è concluso da poco il TFF ma a quanto pare il red carpet non è stato ancora archiviato. Ieri è stato il giorno di Zoe Saldaña ospite speciale del Museo Nazionale del Cinema dal pomeriggio a tarda sera con tre appuntamenti diversi.
L’eclettica attrice di rara bellezza ha prima incontrato alle 17:00 al Cinema Massimo il direttore del Museo Carlo Chatrian, in una conversazione in cui ha passato in rassegna le tappe salienti della sua carriera, mettendo in luce il ruolo della donna nel cinema e la sua attenzione per l’ambiente.
L’incontro è proseguito con la proiezione del cortometraggio Dovecote, girato da Marco Perego, marito di Zoe Saldaña che si è unito alla conversazione. Dovecote, film di grande impatto emotivo girato all’interno di un carcere femminile della Guidecca a Venezia, è candidato alla categoria cortometraggi degli Academy Awards ed è stato presentato alla Biennale di Venezia 2024 nel Padiglione del Vaticano.
Alle ore 19:30 al Museo Nazionale del Cinema nell’Aula del Tempio Zoe Saldaña ha ricevuto il Premio Stella della Mole dalle mani del presidente del Museo del Cinema Enzo Ghigo e dal direttore Carlo Chatrian che ha sottolineato: “Siamo molto felici di poter accogliere una delle attrici che meglio incarna quella varietà di proposte che il Museo Nazionale del Cinema ospita nelle sue sale espositive. Splendido contrappunto alla mostra ‘Movie Icons’, Zoe Saldaña è icona cinematografica cara all’immaginario giovanile ma anche figura a tutto tondo carica di una profonda umanità. Nei panni delle “guerriere” Neytiri e Gamora ma anche in quelli dell’avvocato Rita Mora Castro, Saldaña ha dato corpo ad un’idea di femminilità capace di conciliare fragilità e fermezza”. Saldaña ha ringraziato in un perfetto italiano “per me significa tanto questo riconoscimento del mio lavoro che rappresenta tutto e soprattutto in Paese come l’Italia in cui mi sento a casa. L’intervento a sorpresa del regista James Cameron in video collegamento sui maxi schermo del Museo del Cinema ha entusiasmato il pubblico intervenuto. Il regista di Titanic e Avatar non solo si è congratulato con l’attrice statunitense ma ha promesso di venire a trovarci fra due mesi. L’ondata di star che approdano al Museo del Cinema sembra così non placarsi.
La giornata torinese di Zoe Saldaña si è conclusa alle ore 21:00 al Cinema Massimo dove ha introdotto il musical EMILIA PÉREZ, diretto da Jacques Audiard e candidato francese per la categoria Lungometraggi Internazionali agli Academy Awards 2025. Il film ha ricevuto il prestigioso Premio della Giuria al Festival di Cannes e 4 candidature agli EFA, tra cui quella per il Miglior Film. EMILIA PÉREZ uscirà in Italia il 9 gennaio 2025, distribuito da Lucky Red.
Testo e foto di Giuliana Prestipino
Torino, città dalla storia ricca e dal fascino intramontabile, continua a sorprendere con nuove
attrattive culturali. Tra queste, spiccano il Choco Tram e il Museo del Cioccolato e del
Gianduja , un luogo che racconta al grande pubblico il meraviglioso mondo del cioccolato.
Questo Museo nasce dalla collaborazione tra Francesco Ciocatto , proprietario della
storica Pasticceria Pfatisch di Torino, ed Eddy Van Belle , imprenditore e collezionista
belga. Van Belle è noto per aver ideato i musei Choco Story, presenti in Belgio, Francia,
Repubblica Ceca, Libano e Messico.
Torino segna un importante primato, ospitando il primo museo dedicato alla storia del
cioccolato in Italia.
Situato in Via Paolo Sacchi 38 , nei laboratori della storica Pasticceria Pfatisch, il Museo
celebra l’antica tradizione cioccolatiera della città, rendendo omaggio a uno dei suoi simboli
più amati.
Un’esperienza imperdibile per chi vuole scoprire il legame profondo tra Torino e il cioccolato.
“Torino desiderava da tempo un museo dedicato alla storia del cioccolato, e grazie
all’incontro tra Van Belle e Ciocatto, questo sogno è diventato realtà”.
Il laboratorio di Ciocatto, con le sue macchine antiche dei primi del 900, offre un
affascinante viaggio nel tempo.
Un giro all’interno del Museo del Cioccolato e del Gianduja
La prima tappa del magico mondo della storia del cioccolato, ci porta subito all’epoca degli antichi Maya, con i loro strumenti per lavorare il cacao. All’inizio, esso veniva consumato
solo come bevanda, quindi unicamente in forma liquida. I Maya utilizzavano il cacao per
rituali magici e benevoli, poiché, come ben sappiamo, ha proprietà benefiche per il corpo
umano.
L’atmosfera della prima sala è intrisa di figure mitologiche e suoni ispirati alla natura,
offrendo ai visitatori un’esperienza immersiva e coinvolgente.
Proseguendo il percorso, ci si imbatte nelle Metate, antichi strumenti di pietra utilizzati per
lavorare le fave di cacao. Questi strumenti, vere e proprie macchine preistoriche,
trasformavano le fave in una pasta oleosa, pronta per essere assaporata e apprezzata per il
suo gusto unico.
Ma non finisce qui: i visitatori possono anche ammirare le riproduzioni virtuali delle
piantagioni di cacao, immergendosi visivamente nell’ambiente in cui tutto ha origine. Un viaggio tra tradizione e natura che svela i segreti del cioccolato.
Il percorso fa rivivere anche l'atmosfera degli antichi galeoni spagnoli. Con
l’accompagnamento dei suoni del mare e una vista spettacolare sull’oceano, si può
immaginare il grande viaggio che, secoli fa, ha portato il cacao dall’America in Europa,
grazie agli esploratori europei.
Filmati ambientati in epoche passate: valore aggiuntivo della visita
Non solo un percorso visivo ma anche interattivo.
Il Museo del Cioccolato e del Gianduja, ha incorporato nel percorso esplorativo quattro video
installazioni che narrano l’utilizzo del cioccolato nella storia, a partire dal XVII secolo fino al
XX secolo.
Nella terza tappa, ad esempio, è possibile visionare un piccolo corto del XVI secolo, periodo
in cui il cioccolato era ancora in forma di bevanda e consumato esclusivamente da ceti
sociali di alto rango, poiché aveva un costo importante.
Tutti i video ad ambientazione storica sono stati realizzati da Alessandro Rota per
l’Associazione Culturale Officine Ianós con il coinvolgimento del gruppo di rievocazione
storica Le Vie Del Tempo e la consulenza storica di Alessia Giorda.
Viaggio sensoriale e non solo
Nel percorso dedicato al XVII secolo, i visitatori saranno coinvolti in un viaggio sensoriale
unico, dove l’olfatto diventa protagonista.
Si potranno percepire le fragranze delle antiche ricette della prima bevanda al cioccolato che
venne “patentata” alla fine del XVII secolo proprio a Torino: la prima autorizzazione per il
commercio di una bevanda a base di cacao fu concessa a Giovanna Battista di Savoia
Nemours, madre di Vittorio Amedeo II.
Un momento che segna l’inizio del legame tra Torino e il cioccolato.
Il viaggio prosegue con la scoperta di raffinate cioccolatiere d’epoca, arricchite da monitor
interattivi, giochi multimediali e una collezione di tazze storiche , alcune delle quali
progettate con particolari supporti per proteggere i baffi degli uomini, per evitare che se li
sporcassero, mentre gustavano la cioccolata.
Il percorso include anche una suggestiva rievocazione della sala del trono, dove è possibile
scattare divertenti fotografie. Inoltre, è possibile guardare un nuovo video storico , girato
presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, che racconta come il consumo del cioccolato si
sia evoluto nel tempo.
La prima forma di cioccolato solido arriva nell’800.
Gianduja
Lungo il percorso non poteva mancare una sezione dedicata a Gianduja , la storica
maschera simbolo di Torino, il cui nome ha ispirato la creazione del celebre Gianduiotto , il
cioccolatino tipico del Piemonte.
Questo dolce iconico nasce dall’incontro perfetto tra cioccolato e nocciole , ingredienti che rappresentano la tradizione gastronomica locale.
Il percorso interattivo e visivo (sempre in collaborazione con Le Vie Del Tempo) racconta la
storia di Michele Prochet e Paul Caffarel , i due maestri cioccolatieri che, grazie al loro
ingegno, inventarono il Gianduiotto, il primo cioccolatino incartato della storia.
Una vera e propria innovazione che ha segnato un'epoca, dando vita all’industrializzazione
del cioccolato e alla nascita di tante note imprese, come Pfatisch, Ferrero, Gerla, Ziccat,
Ferrero e molte altre.
Un’altra “chicca” interessante?
Il Museo ospita un prezioso e originale costume di Gianduja , gentilmente fornito dalla
Famija Turineisa; che arricchisce ulteriormente questa esperienza immersiva nella
tradizione torinese.
Le decorazioni di cioccolato di Stefanella Bergiotti
A metà del viaggio all’interno del museo, nella stessa galleria che ospita statue e quadri di
cioccolato, si incontreranno le creazioni pasquali di Stefanella Bergiotti, consorte del
titolare di Pfatisch.
«Amo disegnare e, da moglie di un cioccolatiere, mi sono ritrovata immersa nel magico
mondo del cioccolato. È così che ho iniziato a dar vita ai miei personaggi utilizzando sac à
poche e cioccolato. Ho creato coniglietti, galline e molti altri soggetti, sempre con
espressioni buffe e divertenti, perché il mio sogno di bambina è sempre stato quello di
diventare una fumettista.
L’idea di decorare uova di cioccolato è nata durante il lockdown in Italia di qualche anno fa.
In quel periodo, ho trovato grande gioia e ispirazione dedicandomi a questa attività, e per la
Pasqua sono arrivata a realizzarne circa 500!
Ogni uovo era un piccolo capolavoro,
decorato con cioccolato colato, dettagli e ghirigori fatti a mano, e arricchito con frutta e foglie
modellate in cioccolato plastico. È stata un’esperienza creativa straordinaria, e da allora non
ho mai smesso di farlo.
Col tempo ho perfezionato le tecniche e reso il processo più veloce per soddisfare i nostri
affezionati clienti di Pfatisch. Vedere la gioia negli occhi di chi riceve una delle mie creazioni
è una soddisfazione immensa, la prova che la passione e l’arte possono davvero regalare
felicità agli altri.»
Finiamo il giro al Museo e saliamo sul Choco Tram
Il giro al Museo del Cioccolato si conclude con un’esperienza dolce e coinvolgente: piccoli
assaggi di cioccolato accompagnano la visita ai macchinari originali della storica pasticceria
Pfatisch, risalenti agli anni ’20 e tutt’ora funzionanti.
Uno di questi macchinari è messo in funzione ed è affascinante osservarne i movimenti e sentirne il rumore.
Proprio qui scopriamo come, dopo la creazione del Gianduiotto, il cioccolato abbia trovato
nuovi abbinamenti con ingredienti come zucchero a velo, mandorle e altri sapori.
Queste combinazioni hanno ispirato la creazione di macchine innovative per lavorazioni
sempre più ricche e golose, aprendo la strada a un’evoluzione che ha portato alla
realizzazione di cioccolatini, dolci e torte raffinate.
L’ultima parte del tour è un vero viaggio nella fabbrica del cioccolato di Torino, dove
tradizione e innovazione si incontrano.
Prima di lasciare il Museo, una sosta alla pasticceria Pfatisch è assolutamente imperdibile!
Qui, tra creazioni dolciarie straordinarie, prodotti artigianali e bevande di caffetteria, ogni
visitatore potrà concedersi un momento di pura golosità.
Un’esperienza che unisce gusto, storia e arte in un crescendo di emozioni indimenticabili.
Il viaggio prosegue a bordo del bellissimo e vintage Choco Tram,vettura originale del 1924,
già protagonista delle riprese dei video presenti nell’esposizione permanente del museo.
L’Associazione Torinese Tram Storici permette così di far vivere ai passeggeri, su questo
meraviglioso mezzo, diversi quartieri torinesi, mentre i rievocato de “Le Vie del Tempo”,
affascinano i viaggiatori con interessanti aneddoti riguardanti Torino e il suo legame con il
cioccolato.
In alcune date selezionate ogni mese, dalla fermata situata proprio di fronte al Museo, sarà
possibile vivere questa esperienza unica.
Preparatevi a salire a bordo per un viaggio indimenticabile nel tempo!
Francesco Ciocatto
«Nel 2020, rilevando Pfatisch, ho subito compreso che il successo risiedeva nel valorizzare
la Storia di questo luogo iconico e nel proiettarlo nel futuro. Sognavo un museo del
cioccolato a Torino, da realizzare proprio qui, in questa pasticceria centenaria che
custodisce l’eleganza e l’operosità tipiche della nostra città, insieme ai macchinari originali
perfettamente funzionanti.
La mia idea era andare oltre: innovare, aprire il “dietro le quinte” del cioccolato e coinvolgere
il pubblico con esperienze sensoriali. Grazie all’incontro con Eddy Van Belle, questo sogno è
divenuto realtà: nasce così il Museo del Cioccolato e del Gianduja, Choco Story.»
Sign. Ciocatto, avete progetti per il 2025?
«Choco Story è in continua evoluzione. A Gennaio 2025 aprirà il Choco Story LAB: un luogo
dedicato ai workshop per persone di tutte le età che potranno sperimentare la creazione del
proprio cioccolato!»
Curiosità: il Museo è visitato maggiormente da turisti o torinesi?
«Sono davvero moltissimi i turisti esteri, ma anche italiani provenienti da fuori città. I torinesi
sono in grande numero, segno che il Museo è stato molto ben accolto. Nei suoi primi mesi
(abbiamo inaugurato il 26 Giugno!) ha riscosso un grande successo.»
Ci sarà qualche “dolce” proposta per Natale 2024?
« Assolutamente si, abbiamo i nostri panettoni, versione classica e quella speciale, fatta con
pan di zucchero, lievitato soffice senza canditi, lieve zucchero, impasto gianduja e marron
glacè. Un prodotto nostro sul mercato da più di 30 anni.»
Prossime date disponibili
Dicembre 2024:
Sabato 7 dicembre
Venerdì 20 dicembre
Sabato 28 dicembre
Gennaio 2025:
Sabato 25 gennaio
Prenotazioni sul sito:
www.choco-story-torino.it/choco-tram
Non perdete l’occasione di vivere un’esperienza unica che celebra l’eccellenza e la
tradizione torinese.
Il Museo del Cioccolato e del Gianduja, insieme all’affascinante viaggio a bordo del Choco
Tram, è un autentico tuffo nella storia, nel gusto e nell’eleganza della nostra città.
Un orgoglio tutto torinese, da scoprire e riscoprire non solo durante il magico periodo delle
feste, ma in ogni stagione dell’anno.
Lasciatevi conquistare da un percorso che unisce
cultura, intrattenimento e sapori in un modo davvero indimenticabile.
CRISTINA TAVERNITI
Il “Festival della cultura memetica”
Dal 5 al 7 dicembre
“In un momento storico nel quale la realtà supera quotidianamente anche il ‘meme’ più ardito, l’unico modo che abbiamo per provare ad affrontare la nostra vita senza impazzire è quello di filtrarla e interpretarla attraverso la lente della ‘memetica’. Venire a ‘Memissima’ vi salverà la vita”. Dice bene Max Magaldi, musicista e artista, dal 2021 ideatore e direttore artistico di “Memissima”, il “Festival della cultura memetica” prodotto dalla torinese “The Goodness Factory” che ospita, nella tre giorni dedicata all’evento, le migliori “agenzie di comunicazione” e le migliori “pagine meme” da tutta Italia, in arrivo quest’anno sotto la Mole da giovedì 5 (presso la “Scuola Holden” di piazza Borgo Dora, 49) a venerdì 6 e sabato 7 dicembre (presso “OFF TOPIC”, in via Pallavicino, 35).
Il termine inglese “meme” (pronuncia “mim”), penso trovi pochi (almeno fra le nuove generazioni) impreparati rispetto alla comprensione del suo significato. Tuttavia, per chi non ne fosse pienamente al corrente (e, forse, a pensarci bene, non sono poi così pochi!), meglio specificare. Neologismo creato dall’etologo, biologo e divulgatore scientifico britannico Richard Dawkins nel suo libro “Il gene egoista” (1976), dicesi “meme”, cito testualmente, “un’idea o un comportamento che si diffonde attraverso l’imitazione … e che con l’avvento di ‘internet’ si è ampiamente diffuso diventando un’immagine o un video di natura umoristica”. Insomma, detto in soldoni, i “meme” sono quelle brevi “sortite” (di solito combinate in fusione fra elemento scritto e visivo) divertenti, ironiche e bizzarre che diventano rapidamente virali nell’infinito groviglio della “rete social”. Orbene, a Torino, i bravi “mattacchioni” della “ Goodness Factory” si sono addirittura inventati (con il sostegno di “Camera di commercio” e “Fondazione CRT” e il contributo di “UNA – Azienda delle Comunicazioni Unite” e di “URMET”) un “Festival” dedicato proprio a questi benedetti “meme”, ai più gettonati, con tanto di “Meme Awards – Gli Oscar dei Meme”, che dopo il successo dell’ultima edizione con la premiazione di Gerry Scotti personaggio “più memato” dell’anno, ci terranno anche quest’anno col fiato sospeso scatenando il “toto-meme” sul web fino all’evento di premiazione finale in programma alle 21 di sabato 7 dicembre.
“Memer” e “Agenzie di Comunicazione” da tutta Italia si troveranno quindi a Torino, da giovedì 5 a sabato 7 dicembre, in occasione di “Memissima” fra “case studies” e “nuovi linguaggi” da indagare.
Il via, giovedì 5 dicembre, al “General Store” della “Scuola Holden”, che anche quest’anno ospiterà tre grandi lezioni di “scrittura memetica”, tenute da Vabe RagaA (ore 10) con “Folk-lore: vecchio e nuovissimo sono la stessa cosa” (pagina da oltre 118mila followers), Cyaomamma (ore 12) con “Textposting: scrivere in regime di infocrazia” e, attesissima, Madonnafreeeda (dalle 14,30) con “A mali estremi estremi meme: come aggirare algoritmi sensibili per raccontare realtà atroci”. A seguire, sempre alla “Scuola Holden”, dopo il talk (ore 18) “Dal cinema a Dogecoin”, si chiude in serata con “Stand Up Memedy”, show inedito rivelatore del “superpotere comico” dei “meme”.
Venerdì 6 e sabato 7 dicembre “Memissima” si sposta a “OFF TOPIC” per dare vita al format che studia il rapporto fra “meme” e comunicazione: “Meme per gli acquisti’, l’incubatore sul memevertising” che ospita alcune delle migliori agenzie di comunicazione italiane, pensato per studiare il rapporto tra “meme” e “pubblicità”. Fra gli incontri da non perdere “La Grande Memezza” (sabato 7, ore 12,30), sorprendente esordio su “Tik Tok” del sindaco di Corbetta, Marco Ballarini, il talk (venerdì 6, alle 19) “Mi piace un bot! Come l’‘IA’ sta cambiando la creatività?” e, alle 22, l’incontro con Fabio Celenza, nel suo live show in band “Faffiga Experience”.
Grande chiusura con l’evento più atteso dai “memer” di tutta Italia: i “Meme Awards” e “Oscar dei meme” che avverrà nel corso della serata finale sabato 7 dicembre, alle 21. Più di 200 le richieste di partecipazione ai “Meme Awards”, con oltre 400 “meme” candidati.
I “meme” candidati verranno giudicati da una “Giuria” che individuerà i “4 meme finalisti” per le diverse categorie, tra cui “Personaggio più memato dell’anno”, “Politica e Attualità”, Università e Scuola”, “Sport”, “IGP”, “Reel”, “Trash/Dank/NonsenseMusica”, “Arte e Spettacolo”. I vincitori verranno scelti dalla combinazione tra il voto della Giuria e quello dei follower della pagina dell’evento “Memissima/Meme Awards”: per votare basterà seguire la pagina “Instagram” ed esprimere la propria preferenza.
Per info e programma nel dettaglio: “The Goodness Factory”, via Faà di Bruno 2, Torino; tel. 676/630242 o www.thegoodnessfactory.it
G.m.
Nelle foto (emma@thegoodnessfactory.it): Locandina Festival e immagini di repertorio
Ravinale (Avs): Vuoti a rendere propone soluzioni
Si è svolta oggi a Lione, in Francia, la 67^ riunione della Commissione Intergovernativa (CIG) per la linea ferroviaria Torino-Lione, alla presenza dell’assessore della Regione Piemonte alle infrastrutture strategiche, Enrico Bussalino, del presidente del Consiglio regionale dell’Auvergne-Rhône-Alpes, Fabrice Pannekoucke, del capo delegazione italiano della CIG, Paolo Foietta, della presidente francese della CIG, Josiane Beaud, e del presidente di TELT, Daniel Bursaux.
L’incontro è stato l’occasione per fare il punto sull’avanzamento dei lavori e condividere importanti aggiornamenti. Ad oggi, il progetto ha visto il completamento di circa 39 km di gallerie, pari al 25% dell’opera complessiva, con 15 km realizzati nel tunnel di base.
“La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, parte integrante del Corridoio Mediterraneo europeo, non è solo un’opera strategica per migliorare la mobilità e l’interoperabilità tra Paesi – ha dichiarato l’assessore Bussalino -, ma anche un simbolo del nostro impegno verso un sistema di trasporti sostenibile e innovativo, capace di rispondere alle esigenze ambientali, sociali ed economiche del nostro tempo. Fin dalla sua ideazione – ha proseguito l’assessore -, la Regione Piemonte ha svolto un ruolo attivo e propositivo, sostenendo con determinazione tutte le fasi del progetto, dall’autorizzazione al monitoraggio. I risultati raggiunti sono frutto di un efficiente confronto tra numerosi attori pubblici e privati e dalla sinergia creatasi tra le attività di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti”.
Durante la riunione è stato comunicato l’avanzamento delle attività del Gruppo di Lavoro binazionale, incaricato di monitorare e aggiornare costantemente i costi e i tempi di realizzazione del progetto in parallelo con i progressi fisici. Questa collaborazione tra le due delegazioni rappresenta un passo avanti verso una gestione ancora più trasparente ed efficiente.
Inoltre, è stato annunciato l’importante finanziamento europeo: 700 milioni di euro che permetteranno di coprire le attività del progetto fino a metà 2026. Si tratta di un riconoscimento significativo dell’importanza strategica della Torino-Lione per l’Unione Europea, che continua a sostenere il progetto nell’ambito del network TEN-T.
Infine, sul fronte ambientale e operativo, è stato validato il protocollo per la gestione e valorizzazione binazionale dei materiali di scavo, che dà il via all’accordo siglato nel 2023 per l’attuazione dell’ambizioso obiettivo di economia circolare al di là delle frontiere.
“Questo rappresenta un concreto esempio di sostenibilità e coordinamento tra Italia e Francia. Mi auguro che la collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti continui con lo stesso entusiasmo e determinazione, affinché il completamento di quest’opera possa rappresentare non solo un successo tecnico e strategico, ma anche un passo decisivo verso uno sviluppo sostenibile e condiviso per il Piemonte, l’Italia, la Francia e l’Europa” ha concluso Bussalino.
Attraversamenti pedonali più sicuri grazie alla realizzazione di impianti luminosi lampeggianti e all’installazione sui semafori dei dispositivi acustici e di prenotazione in grado di rispondere alle esigenze delle persone con disabilità visiva.
La Giunta Comunale ha approvato questa mattina, su proposta dell’ assessora alla Mobilità Chiara Foglietta, il progetto esecutivo per una serie di interventi su alcune strade e incroci cittadini completamento dei lavori finanziati nell’ambito del Piano nazionale sicurezza stradale 2030 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
“Questi interventi, come quelli approvati per via Po nelle scorse settimane, faciliteranno e renderanno più sicura la mobilità delle persone aumentando la sicurezza e garantendo, fatto non trascurabile, un sensibile risparmio energetico necessitando anche di una minore manutenzione”, commenta l’assessora Foglietta.
I lavori riguarderanno gli impianti semaforici siti in prossimità del civico 11 di via Botticelli, all’altezza di corso Casale 388 e 462, all’intersezione tra corso Cosenza e via Don Grioli, tra corso Galileo Ferraris e via Torricelli, tra corso Vercelli e via Cuorgnè e in via Stradella 192. Previsto anche il rinnovo e l’adeguamento al nuovo Codice della Strada del semaforo all’incrocio tra le vie Druento e Traves.
Su tutti questi impianti Iren Smart Solutions, a cui è affidata la gestione del servizio, provvederà a installare lanterne semaforiche a led che consentono risparmi energetici superiori all’80 per cento e garantiscono una maggiore affidabilità e minori costi per via della maggiore durata con conseguente riduzione dei guasti per lampade bruciate e sull’elettronica.
La spesa per gli interventi è di 300mila euro.
TORINO CLICK