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La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

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SOMMARIO: Bulli, delinquenti, autonomi a Torino – Il sindaco Lorusso e l’insicurezza  urbana – Daniele Sacco e il “Cambio” – Lettere

Bulli, delinquenti, autonomi a Torino
Il bullo e delinquente che getto’ dai Murazzi una bicicletta elettrica che colpì un giovane universitario, oggi paraplegico e che ha avuto la vita rovinata, ha avuto una sentenza di cinque anni inferiore (perché scelse il rito abbreviato) della ragazza che fu presente al fattaccio dei Murazzi, ma non vi partecipò. 16 anni sono molti per un concorso morale non facilmente dimostrabile. C’è da domandarsi perché la ragazza non prese le distanze dai suoi amici, ma il mondo del bullismo ha regole mafiose.
C’è da dire, pur senza aver letto le carte e pur condannando l’ omertà  della ragazza, summum ius, summa iniuria.
Soprattutto, rifiuto l’idea delle sentenze esemplari:  esse contengono in sé elementi illiberali che non potrò mai condividere.
In concomitanza con la sentenza  ci sono state le violenze di autonomi e studenti che hanno imbrattato Torino, danneggiato vetrine, ferito due poliziotti e un carabiniere.  Momenti di violenza  urbana, si dice oggi, che il prefetto vede legati anche alla criminalità. Un commento a se’ meriterebbe il solito sociologo (come aveva ragione Croce a tenere in nessun conto i sociologi) che giustifica la violenza dei “fragili”, incitando ad un dialogo con loro. Ma le sue parole sono talmente fuori da ogni logica che discuterle sarebbe uno sforzo inutile. Vanno citate  per documentare ancora una volta a che punto giungano certi intellettuali come nel 1968 e nel 1977, per non ricordare i complici di Lotta Continua e delle Br.  Nel caso dei violenti e nostalgici degli anni di piombo non ci possono essere indulgenze. Lo Stato deve tutelare i veri fragili che sono i cittadini. Ma, in ogni caso,  senza sentenze esemplari che sminuiscono il valore della nostra democrazia

Il sindaco Lorusso e l’insicurezza  urbana
In un ‘intervista al “Corriere della Sera”, il sindaco di Torino ha dichiarato che “l’illegalità colpisce soprattutto i fragili” Ed ancora “la sinistra non può aver paura di parlare di sicurezza” , riecheggiando l’ex sindaco Veltroni, oggi editorialista del “Corriere”, che considera un errore pensare alla sicurezza non  come una priorità sottovalutata dalla sinistra.
Ha anche ragione il sindaco di Torino nel dire che l’insicurezza non è solo problema di ordine pubblico, ma certi giustificazionismi  da tardo positivismo sociale di Verdi e Sinistra italiana sono superficiali e falsi. Lo Stato deve essere presente nelle periferie come nelle Ztl.
Ma in certe zone il degrado e il permissivismo hanno raggiunto dei livelli tali che neppure i Carabinieri sono sufficienti: gli spacciatori – ricorda il sindaco di Torino – si spostano dai luoghi presidiati di trecento metri e riprendono il loro mercato.  Sono problemi che vanno risolti , altrimenti  continueremo a baloccarci con la insicurezza percepita, mentre l’obiettivo è neutralizzare quella reale. Anche in una dichiarazione dell’on. Laus ci sono spunti di riflessione che meritano di essere considerati. Vorrei aggiungere che gli spacciatori che si arricchiscono, vanno perseguiti nel modo più duro, direi manu militari. Per loro nessuna comprensione diventa accettabile.
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Daniele Sacco e il “ Cambio”
Dicono che il conte di Cavour, che pranzava al “Cambio”,  si senta più solo dal 1 gennaio quando il cav. Daniele Sacco ha lasciato dopo 42 anni la direzione del ristorante, che con lui si era aperta alle novità, rimanendo una valida tutela della tradizione dell’unico locale storico di Torino, fondato  nel 1757.  Nella sua storia più recente Sacco ha attinto all’esempio del proprietario e direttore il comm.  Parandero, che tenne mirabilmente il locale per lunghi decenni persino durante la guerra. I locali del “Cambio” appartengono oggi all’erede di Parandero che è molto orgogliosa di suo padre. Ricordo i pranzi con la mia famiglia : mio padre era di casa anche per motivi di lavoro.
Ma non posso dimenticare che Arrigo Olivetti volle fondare al Cambio il Centro “Pannunzio” e Soldati  nel 1982 fondò  nella sala “Risorgimento” il Premio “Pannunzio”. E nelle sere d’estate, come scrisse Valdo Fusi, cenare nel  dehors a contatto visivo con palazzo Carignano suscita delle emozioni proustiane. Il “Cambio” ha avuto visitatori e clienti illustri a livello internazionale. Sacco con diplomazia e caparbietà tutta piemontese ha tenuto alto il nome di uno dei luoghi mitici di Torino. Lo ha fatto con il passo di corsa del bersagliere perché questi 42 anni sono passati in fretta Ricordo il primo  Premio “Pannunzio” del 1982 con il presidente del Consiglio Spadolini, che smaniava perché Galante Garrone ricordasse nella sua laudatio che lui a 25 anni era già professore, mentre Sacco da una parte e chi scrive dall’altra cercavamo di far funzionare le cose.
In un  elegante libro al quale io stesso ho collaborato, uscito  per i 200 anni del locale, Chiamparino ha banalizzato il ristorante, mettendo insieme agnolotti e Risorgimento. Fu una delle tante volte che non mi sentii rappresentato dal sindaco. Sacco dopo oltre quarant’anni è  rimasto giovane: ad un certo punto della storia del ristorante ha dovuto affrontare momenti difficili che ha fatto superare con la sua autorevolezza da tutti riconosciuta. Cosa farà  il diversamente giovane Sacco dopo la pensione ? Non è facile pensarlo anziano seduto su una panchina a svernare in riviera.
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LETTERE  scrivere a quaglieni@gmail.com
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Follie metropolitane
A Chieri l’abbonamento alla sosta delle auto in centro è aumentato da 80 a 400 euro. Una follia. Il centro di Chieri verrà ucciso da una giunta di demagoghi e incompetenti. Cosa ne pensa? Barbara Enrico

Mi sembra un provvedimento privo di buon senso. Chieri non vuole essere da meno di Moncalieri che ha chiuso il centro storico, facendone un deserto.  Basta a volte un sindaco o un assessore verde per provocare guasti terribili che distruggono  il tessuto urbano di una città. A Torino via Roma tutta pedonale provocherà dei contraccolpi che solo i ciechi non possono prevedere.

Giacenze gasolio, accolte istanze mondo agricolo

 CARENINI (CIA PIEMONTE): «ANCHE LA BUROCRAZIA SI ADEGUI AI CAMBIAMENTI CLIMATICI»

 

«Riconosciamo alla Regione Piemonte il merito di aver saputo forzare le maglie della burocrazia, concedendo lo slittamento dei termini sulla giacenza minima del gasolio agricolo per evitare alle aziende agricole di iniziare l’anno con il fiato corto. I cambiamenti climatici stanno sempre più ritardando le fasi delle lavorazioni agricole, tanto che molti agricoltori sono ancora impegnati nelle semine. Se il gasolio consumato a fine anno fosse stato conteggiato, come previsto, nel quantitativo assegnato per l’anno successivo, molte aziende agricole nel 2025 avrebbero avuto serie difficoltà a farsi bastare la quota di carburante agevolato loro attribuita di diritto. Va dato atto all’Assessorato regionale all’Agricoltura di avere compreso come anche la burocrazia debba adeguarsi ai cambiamenti climatici».

Così il presidente regionale di Cia Agricoltori italiani del Piemonte, Gabriele Carenini, sulla decisione della Regione Piemonte di spostare la data della giacenza minima del gasolio agricolo dal mese di novembre al 10 dicembre 2024, come richiesto dagli agricoltori.

 

Bulli, delinquenti, autonomi a Torino

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IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni
Il prof. Quaglieni

Il bullo e delinquente che getto’ dai Murazzi una bicicletta elettrica che colpì un giovane universitario, oggi paraplegico e che ha avuto la vita rovinata, ha avuto una sentenza di cinque anni inferiore (perché scelse il rito abbreviato) della ragazza che fu presente al fattaccio dei Murazzi, ma non vi partecipò. 16 anni sono molti per un concorso morale non facilmente dimostrabile. C’è da domandarsi perché la ragazza non prese le distanze dai suoi amici, ma il mondo del bullismo ha regole mafiose.

C’è da dire, pur senza aver letto le carte e pur condannando l’ omertà  della ragazza, summum ius, summa iniuria.
Soprattutto, rifiuto l’idea delle sentenze esemplari:  esse contengono in sé elementi illiberali che non potrò mai condividere.
In concomitanza con la sentenza  ci sono state le violenze di autonomi e studenti che hanno imbrattato Torino, danneggiato vetrine, ferito due poliziotti e un carabiniere.  Momenti di violenza  urbana, si dice oggi, che il prefetto vede legati anche alla criminalità. Un commento a se’ meriterebbe il solito sociologo (come aveva ragione Croce a tenere in nessun conto i sociologi) che giustifica la violenza dei “fragili”, incitando ad un dialogo con loro. Ma le sue parole sono talmente fuori da ogni logica che discuterle sarebbe uno sforzo inutile. Vanno citate  per documentare ancora una volta a che punto giungano certi intellettuali come nel 1968 e nel 1977, per non ricordare i complici di Lotta Continua e delle Br.  Nel caso dei violenti e nostalgici degli anni di piombo non ci possono essere indulgenze. Lo Stato deve tutelare i veri fragili che sono i cittadini. Ma, in ogni caso,  senza sentenze esemplari che sminuiscono il valore della nostra democrazia.

Per quattro lunedì il Conte di Montecristo a Torino

Lunedì 13 gennaio 2025, su Rai1, in prima serata, arriva in tv per quattro settimane, una versione kolossal de “Il conte di Montecristo”, la storia della vendetta più famosa della letteratura nata dalla penna di Alexandre Dumas nel 1844. La produzione è italo – franco – inglese, capofila la Palomar di Carlo Degli Esposti e Rai Fiction, e buona parte delle riprese sono state realizzate grazie al contributo della Film Commission Torino Piemonte.

Tanti sono i luoghi affascinanti che Torino con i suoi dintorni presta a questa storia:  Palazzo del Pozzo della Cisterna, Palazzo Carignano, il Museo Nazionale del Risorgimento, piazza Carlo Alberto, via San Francesco da Paola, via Cesare Battisti, via Corte d’Appello, piazza Palazzo di Città e gli interni di Palazzo Civico, per quanto riguarda il centro città, e poi ancora le eleganti sale della Palazzina di Caccia di Stupinigi, Villa Cimena di Castagneto Po, il Castello di Strambino ed il Parco della Mandria. Altre riprese sono state effettuate tra Parigi, Roma e Malta. La miniserie è diretta dal regista danese Belle August, premio Oscar e due volte vincitore della Palma d’oro a Cannes, Sam Claflin è il Conte di Montecristo, Jeremy Irons interpreta l’abate Faria, il compagno di prigione con cui Dantès organizza la fuga dall’isola di Montecristo mentre Luca Guanciale è il brigante Vampa che si finge il Conte Spada. Nel cast troviamo inoltre: Michele Riondino, Ana Girardot, Gabriella Pession e Nicola Maupas, il Chiallitto della serie “Mare fuori”, uno dei volti rivelazione della cinematografia italiana.

Il primo cortometraggio su il Conte di Montecristo risale al 1908 e venne girato proprio a Torino, il primo film invece è del 1922, il tutto quando il sonoro non era ancora stato inventato. Da allora ci sono stati 12 film, cinque serie tv, un musical teatrale e persino una serie di animazione giapponese. Il primo ricco e spietato Edmond Dantès che fece innamorare milioni e milioni di telespettatrici davanti al piccolo schermo nell’ormai lontano 1966, è stato Andrea Giordana, conte di Montecristo indimenticabile nel “teleromanzo” di Edmo Fenoglio, il torinesissimo apprezzato regista di numerosi sceneggiati che tra gli anni Sessanta e Novanta hanno fatto la storia della televisione italiana.

Nel 1988 spetta poi a Gèrard Depardieu interpretare Dantès, nella serie francese in cui Mercedes, l’amore perduto, era interpretata da Ornella Muti. Infine, solo qualche settimana fa il Conte è andato in onda pure su Canale 5 con il bravo attore francese Pierre Niney che ha conquistato il pubblico italiano: una serie davvero bella! Vedremo adesso questa di versione; la storia la conosciamo tutti: il giovane marinaio di Marsiglia Edmondo Dantès sta per coronare tutti i suoi sogni quando viene ingiustamente accusato e imprigionato nel Castello d’If, dove rimane per quattordici lunghi anni e dove incontra l’abate Faria, un un uomo erudito che gli rivela l’esistenza di un meraviglioso tesoro nascosto sull’isola di Montecristo. Dopo una rocambolesca evasione e grazie al ritrovamento di queste ricchezze Edmond assume l’identità del Conte, pronto a tutto pur di compiere la propria vendetta contro coloro che hanno tramato alle sue spalle e che l’hanno tradito.

Igino Macagno

Il Ppi, il Centro e Prodi

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Rileggere il passato e proiettarlo nel presente, da sempre, è un esercizio diffcile e complicato. Di
norma è sconsigliato. Basti pensare alla litania della sinistra radicale e massimalista e dei suoi
gazzettieri giornalistici sul “ritorno del fascismo”. Ormai è quasi diventato un ritornello goliardico
perchè, non avendo alcuna dimestichezza con la realtà quotidiana, si limita ad essere un puro
slogan astratto e del tutto virtuale.


Ma, per tornare ad un passato e pur senza limitarsi a rimpiangerlo, c’è un aspetto che – almeno
per quanto riguarda il campo del cattolicesimo popolare e sociale – non può più passare sotto
silenzio. E riguarda proprio la storia, l’avventura e l’epilogo del Partito Popolare Italiano di Mino
Martinazzoli, Gerardo Bianco e Franco Marini. Una esperienza politica carica di signicato
culturale, di storia politica e di progettualità di governo. Una esperienza, quella del Ppi, che ha
giocato un ruolo decisivo e qualicante in una fase politica e storica molto delicata del nostro
paese. Un partito che ha saputo riscoprire una gloriosa e storica cultura politica collocandola in
un contesto che apriva le porte a quella radicalizzazione del conitto politico che è poi divampato
e consolidato negli anni seguenti. E, soprattutto, un partito che grazie alla sua classe dirigente ha
saputo declinare quella “politica di centro” oggi quotidianamente e unanimemente rimpianta ed
evocata. E, inne, un partito che grazie alla sua autorevolissima classe dirigente – a livello
nazionale come a livello locale – ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nella cittadella politica
italiana confrontandosi ad armi pari con gli altri partiti. Tanto della maggioranza quanto
dell’opposizione dell’epoca.

Certo, tutti conosciamo l’obiezione principale. Perchè si è sciolto quel partito? O meglio, perchè si
è deciso di conuire in un altro partito, la Margherita, sapendo che si apriva una pagina molto
diversa da quella che aveva dato vita al Ppi? Sono domande del tutto legittime a cui ciascuno di
noi può dare una risposta più o meno convincente. C’è un elemento, però, che merita di essere
ricordato senza polemica e senza alcun pregiudizio. La volontà, la scelta e la decisione di Romano
Prodi e dei suoi amici nel 1999 di dar vita ad un altro partito, il cosiddetto “Asinello”, che si
presentò alle elezioni europee dello stesso anno e che rispondeva ad un solo obiettivo: mettere in
crisi politica, e ovviamente elettorale, il Ppi. Il suo ruolo politico, il suo progetto di governo e la sua
funzione nella società italiana. Obiettivo ovviamente centrato che decretò una essione elettorale
del Ppi creando, di fatto, le condizioni per il suo indebolimento politico e il suo rapido
dissolvimento. Tant’è che Franco Marini, storico leader dei Popolari, con una battuta sferzante ed
efficace disse che “più che un asinello mi pare un somaro”.

Ecco, ho voluto ricordare questo piccolo particolare perchè quando oggi leggiamo svariati
resoconti giornalistici sulla necessità di rimettere in campo, seppur mutatis mutandis, una sorta di
Ppi nel campo del centro sinistra, non possiamo non pensare a chi ha contribuito in modo
potente, e decisivo, a liquidare denitivamente quella straordinaria esperienza politica, culturale e
di governo nel passato. Perchè, a volte e spesso, da una lettura attenta e non pregiudiziale o
parziale del passato, possiamo tranquillamente comprendere anche le dinamiche politiche del
presente. E la vicenda politica, elettorale e anche umana del Ppi, lo conferma in modo persin
plateale che non merita ulteriori commenti.

Al via la seconda parte della stagione dello Spazio Flic, il Caleidoscopio della scuola circense

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Al via il secondo tempo del Caleidoscopio dello Spazio Flic, il cartellone di spettacoli circensi che la Flic, scuola di Circo di Torino propone presso lo spazio Flic Centro Internazionale per le Arti Circensi, che ha sede in via Nicolò Paganini 0/200

Dal 18 gennaio al 29 giugno 2025 andrà in scena il secondo tempo del Caleidoscopio con ben 11 spettacoli in 16 appuntamenti e il grande finale dal 27 al 29 giugno con la terza edizione del Festival Oscillante.

La programmazione dello spazio Flic prevede due appuntamenti che vedono compagnie ospiti di livello internazionale. Il 18 e 19 gennaio 2025 sarà la volta di Akri, spettacolo del catalano Rosés Moretó, che viene presentato in prima nazionale. Questo assolo acrobatico esplora il concetto di confine attraverso l’uso di una scala, che diventa strumento circense e metafora di vita. Si tratta di un viaggio profondo che affianca tra loro discipline diverse quali il teatro, la manipolazione di oggetti e il movimento acrobatico, accompagnato da un’elegante colonna sonora e un sofisticato disegno di luci. Manél Roses Moretó è nato a Barcellona e, dopo la laurea presso l’Università di danza e Circo di Stoccolma, ha lavorato in varie compagnie, tra le quali il Cirque du Soleil.

L’8 febbraio 2025 approderà al Flic La Burla, presentato dalla compagnia Madame Rebiné. Si tratta di uno spettacolo di Circo contemporaneo che combina poesia e magia, con tre personaggi anziani che raccontano l’epilogo di un negozio di giocattoli, evocando un mondo sospeso tra nostalgia e modernità. Si pone all’interno di quella che è definibile la magie nouvelle, una corrente artistica che ha fatto della magia un linguaggio drammaturgico e che ha la volontà di utilizzare l’effetto come mezzo e non come fine. La compagnia Madame Rebiné è nata nel 2011 a Tolosa maturando un progetto iniziato alla Flic dall’incontro di Andrea Brunetto, Massimo Pederzoli e Alessio Pollutri.

Tre gli appuntamenti della rassegna Circo in Pillole tra febbraio e marzo.

Il primo febbraio, per la regia di François Juliot, con “La grande avventura” gli allievi del corso Mise a Niveau e dell’Anno tecnico metteranno in scena un’intensa esplorazione del tema della crescita e dell’avventura.

Il 22 febbraio il Circo in Pillole, Frammenti del futuro, diretto da Francesco Sgrò, si inserirà nell’ambito del ‘World Anthropology Day’, Antropologia pubblica a Torino e Milano. Si tratta di un progetto coordinato dall’Università di Milano Bicocca e realizzato in collaborazione con i Dipartimenti di Culture, Politica, Società e Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino, in collaborazione con le università milanesi partner dello IULM e Statale e la Società di Antropologia Applicata, che cofinanzia l’iniziativa.

Lo spettacolo avrà come protagonisti nuovamente gli allievi del corso Mise à Niveau e dell’Anno Tecnico, unendo discipline circensi a temi antropologici in un racconto collettivo fatto di emozioni e gesti.

Il 9 marzo Florent Bergal guiderà gli allievi del secondo anno in un viaggio alla riscoperta della parte più istintiva e animale dell’essere umano, in “Zoography”.

Momento speciale della stagione sarà il 23 marzo, con la presentazione dei progetti work in progress vincitori dell’edizione 2024 di ‘Surreale’, la call internazionale per artisti di Circo under 35 promossa dalla Flic con il sostegno della Regione Piemonte e Ministero italiano per la Cultura. Durante la serata il pubblico potrà assistere a Failles del Collectif Desfoules, che invita a riflettere sull’equilibrio e la caduta attraverso un intreccio di corpi e pensieri, e ‘Abel’ della Cie del Caravaggio, un racconto teatrale che mette a nudo il vuoto dietro l’apparente pienezza della vita.

 

Mara Martellotta

ph. Matteo Ziglioli

Università, economia e felicità

Alla Fondazione Mirafiore di Farinetti a Serralunga d’Alba due primi incontri dell’anno venerdì 17 e sabato 18 gennaio rispettivamente sul tema dell’Università e su quello di economia e felicità

 

La Fondazione Mirafiore di Serralunga d’Alba promuove due incontri venerdì 17 gennaio alle ore 19 e sabato 18 gennaio alle ore 18.30 rispettivamente con Danilo Iervolino sul tema “L’Università italiana. A che punto siamo” e con Stefano Bartolini sul tema “Economia e felicità, un matrimonio possibile”.

Per il primo l’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti con prenotazione obbligatoria sul sito della Fondazione Mirafiore, per il secondo è sold out ed è possibile iscriversi alla lista d’attesa.

La Fondazione E. Di Mirafiore di Serralunga d’Alba inaugura il nuovo anno del laboratorio di Resistenza Permanente, diretto da Paola e Oscar Farinetti con due appuntamenti legati al tema del tempo, fil rouge di questa edizione, esplorato attraverso le prospettive dell’istruzione, dell’economia e del benessere.

Venerdì 17 gennaio alle 19 il primo ospite sarà Danilo Iervolino, imprenditore visionario, fondatore dell’Università Telematica Pegaso e dal 2022 proprietario della casa editrice BFC Media e della squadra di Calcio Salernitana. Iervolino ha rivoluzionato il settore della formazione online, apportando innovazione in un campo apparentemente statico. Durante il suo intervento affronterà il tema della scuola e dell’Università italiane, condividendo la sua esperienza e interrogandosi sul ruolo delle istituzioni educative nel costruire un futuro migliore per le nuove generazioni. Non sarà soltanto un momento di analisi, ma anche di spunto verso l’azione per ripensare il ruolo dell’istruzione come motore di cambiamento sociale e culturale. Sarà un’occasione per riflettere su come le istituzioni educative possano rispondere alla sfida del presente, costruendo un sapere che sia realmente al servizio delle persone e della comunità.

Sabato 18 gennaio alle 18.30 sarà la volta di Stefano Bartolini, professore di Economia Politica all’Università di Siena, voce autorevole nel dibattito internazionale su economia e felicità. Nella sua lectio magistralis Bartolini esplorerà il rapporto tra prosperità economica e benessere personale e collettivo, analizzando i limiti del modello economico attuale e offrendo spunti per uno sviluppo e futuro più sostenibili. Bartolini guiderà il pubblico attraverso una riflessione profonda sul complesso legame tra crescita economica e felicità, affrontando una delle questioni più urgenti e al tempo stesso affascinanti del nostro tempo, se sia possibile conciliare la prosperità economica con la sostenibilità dell’ambiente, del tempo libero, della felicità.

La crescita economica ci ha liberato dalla libertà di massa, permettendo l’accesso ai beni di consumo, all’istruzione, alla sanità, ma anche producendo effetti negativi come crisi ecologiche, impoverimento delle relazioni interpersonali, sfociato negli ultimi decenni in solitudine di massa. L’impatto della crescita economica sul benessere delle persone è stato deludente. L’autore esplorerà gli effetti della crescita sulla qualità della vita, mettendo in evidenza non soltanto i progressi ottenuti, ma anche le contraddizioni del sistema.

Mara Martellotta

Derby della Mole, Torino -Juventus 1-1

Tensioni  prima della partita con il lancio di oggetti contro il pullman della Juventus. Va in frantumi il finestrino di un’auto della polizia. Poi si gioca: Toro e Juve pareggiano 1-1 il 183° derby della Mole. Segnano Yildiz al 9′ e Vlasic al 46′. La Juve registra il dodicesimo pareggio su 19 partite di Serie A.

Città della Salute, Pentenero – Valle (Pd): “Chi la metterà in sicurezza?”

Oggi la direttrice facente funzioni Borghese si dimette. Il prossimo commissario, Schael, arriverà a marzo.
Il non detto, grande come una casa, è chiaro: chi metterà la sua firma sotto il bilancio preventivo dell’azienda sanitaria più grande del Piemonte?
É una questione certamente delicata, vista l’attenzione della procura e della Corte dei Conti: proprio per questo sono gravi la disinvoltura delle anticipazione diffuse da Schael ieri e la mancata capacità di giungere a un accordo con l’Università da parte di Cirio e Riboldi.
Il commissariamento arriva dopo cinque anni di governo di centrodestra: non era davvero evitabile? E non c’era nessuno disposto a prendere servizio dal primo gennaio?
Riboldi e Cirio devono rispondere a queste domande, assumendosi le loro responsabilità.
Il sistema sanitario piemontese non può permettersi che Città della Salute resti allo sbando per due mesi.
CS

Antagonisti attaccano gazebo di Fdi

Un gruppo di militanti antagonisti ha assaltato un gazebo di Fratelli d’Italia a Torino, in corso Racconigi. “I centri sociali antagonisti – commenta Stefano Bolognesi, consigliere della circoscrizione 3 – hanno attaccato violentemente un nostro gazebo, tentando di rubare materiale e bandiere e aggredendo i militanti. Ringrazio le forze dell’ordine presenti per essere intervenute immediatamente e avere interrotto la violenza schierando il reparto celere”. Solidarietà da parte del sindaco Stefano Lo Russo, dai parlamentari di Fdi e da Forza Italia.