ilTorinese

Un Natale più solidale per chi soffre e ha bisogno, grazie alle iniziative dei giovani del Rotaract

Si è concretizzata con una maxi spesa a favore delle famiglie bisognose la raccolta fondi di 550 euro effettuata dai Rotaract Club Augusta Taurinorum, Chivasso, Dora Mole Antonelliana,  Torino Ovest, San Carlo, Sud Est e Sud Ovest e Valli di Lanzo.

Questa raccolta fondi ha fatto seguito la promozione di una web conference, a fine novembre, proprio sul tema delle tematiche sociali in epoca di Covid, nella nostra città.

Sabato 5 dicembre scorso – spiega il Presidente del Rotaract Club Augusta Taurinorum,  Pierfrancesco Bianca – abbiamo effettuato una maxi spesa e distrubuito i panieri contenenti alimenti di prima necessità a circa trenta famiglie. L’iniziativa si è svolta presso i Bagni pubblici di via Agliè, con la partecipazione di Erika Mattarella, responsabile dei Bagni Pubblici.

Il termine “paniere” rappresenta una modalità per conferire dignità al pacco alimentare, in modo tale da non donare soltanto l’essenziale, ma anche una serie di extra, in grado di donare un sorriso a chi abbia ricevuto il pacco. Si è trattato di panettoni, cioccolatini, prodotti per l’igiene, tra cui anche rasoi e assorbenti femminili, donati all’interno del paniere”.

La sera del 5 dicembre scorsoprosegue il Presidente Pierfrancesco Bianca  i componenti volontari del Rotaract sono stati impegnati anche nella distribuzione di bevande e tè caldi ai senzatetto che, a causa delle basse temperature registrate nelleultime settimane, si trovano a vivere in una condizione sempre più critica. Si è trattato di un piccolo gesto, capace, però, di rendere concreto il sostegno per le persone più in difficoltà, per consentire di vivere un Natale di maggior solidarietà.

Mara Martellotta 

Tav: pietre e bastoni contro le Forze dell’ordine, Fsp Polizia

“Torna la consueta violenza dei finti manifestanti”

 

“Puntuale e per niente inatteso l’ennesimo attacco alle forze di polizia in Val di Susa, dove l’avvio dei lavori di allargamento del cantiere della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione ha scatenato, in serata, la solita violenza di finti manifestanti contro i poliziotti impegnati solo a fare il proprio lavoro. Finti manifestanti perché nessuno che sostenga le proprie idee con bastoni in pugno e lancio di pietre contro la polizia potrà mai passare per paladino di alcun buon diritto. Manifestare è sacrosanto, avere le proprie idee dissenzienti anche, ma creare problemi di ordine e sicurezza e scagliarsi contro persone che svolgono il compito per cui vengono pagate, poco e male, non solo non è degno di alcuna comprensione o rispetto, ma è e rimane un comportamento criminale, da stigmatizzare e da punire con la massima severità”.

Così Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato, dopo che questa sera un gruppo appartenente all’ala più oltranzista del movimento No Tav ha attaccato le forze dell’ordine a Venaus. Alla fine dell’assemblea che si è svolta al presidio, dove questa notte sono iniziati i lavori per ampliare la recinzione del cantiere della Torino-Lione a Chiomonte, un gruppo di incappucciati ha lanciato pietre e bastoni contro la polizia schierata.

“I lavori e la localizzazione di quest’opera – conclude Mazzetti – sono stati occasione e teatro di continui e gravissimi atti criminali contro gli operatori in divisa che spesso hanno messo a repentaglio l’incolumità dei cittadini, come è avvenuto questa estate quando l’autostrada fu disseminata di chiodi a più punte. Parlare di contestazioni e di manifestazioni di dissenso non è più consentito, molti di questi atti sono paraterroristici perché rischiano di coinvolgere persone inermi. Ma anche aggredire un poliziotto nell’esercizio delle sue funzioni è e resta un gesto criminale, ed è purtroppo il caso di ricordarlo perché per molti è considerato quasi normale”.

Gallo -Valle (Pd): “La Giunta ignora Consiglio e (la sua) maggioranza”

L’assestamento di bilancio licenziato oggi dall’aula è l’ennesima occasione persa di confrontarsi con il consiglio e di fare politica.

Del Consiglio non è stato accolto nessun emendamento, inclusi quelli sull’articolato e di carattere normativo, che, quindi, non incidevano sulle poste di bilancio. Ad esempio, quello proposto dal PD che avrebbe sbloccato una volta per tutte le assunzioni dei consorzi per la raccolta dei rifiuti, bloccate da anni. Costo zero per la Regione, ma totale indisponibilità a discuterne nel merito. Né è stato possibile confrontarsi con gli assessori che hanno disertato in massa le commissioni preposte, lasciando il solo Tronzano a ripetere i suoi “non so, non è la mia materia”. Non è di maggior consolazione che dai banchi della maggioranza non si sia alzata nessuna proposta emendativa, perché stroncata in partenza dall’indisponibilità all’accoglimento da parte della Giunta (che ha già proiettato questa indisponibilità sul bilancio di previsione).

È stata anche un’occasione persa di fare politica, perché sulle grandi cifre si registrano le minori entrate sulla tassazione, si prende atto dei trasferimenti statali e dei risparmi derivanti dal blocco nazionale sui mutui, e poco altro. Le poche risorse per affrontare l’emergenza alluvione sono ricavate andando a erodere cultura, diritto allo studio, montagna, sport, edilizia scolastica, cooperazione (e fin qui non ci sarebbe di che stupirsi), ma anche industria e mercato del lavoro.

Manca completamente uno sguardo coraggioso o quantomeno di programmazione sul 2021, su cui non ci sono novità, ma manca anche uno sguardo al presente, dove l’emergenza covid ci imporrebbe di mettere in campo nuovi strumenti di sostegno ai settori in crisi (ad esempio impiegando i 400.000 euro avanzati, su 3 mln, del bonus cultura), ci spingerebbe ad adottare strumenti straordinari di screening, ci ha chiarito che servono più specialisti (eppure si rifiuta di ampliare le borse di studio dedicate).

Nel silenzio assordante che c’è intorno ai temi del recovery fund e della programmazione del prossimo settennato, l’assestamento di bilancio non è che l’ennesimo silenzio di una Giunta senza idee.

Raffaele Gallo, Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale

Daniele Valle, Consigliere regionale Pd, relatore di minoranza

E’ morto Beppe Del Colle, una vita nella stampa cattolica

Lutto nel giornalismo piemontese per la morte di Beppe Del Colle, 89 anni, torinese, giornalista di primo piano per decenni nel dibattito politico, sociale ed ecclesiale italiano.

Era stato colpito da Covid.

Molte le testate che lo videro impegnato nella sua lunga carriera, particolarmente quelle del mondo cattolico: fu vicedirettore e notista politico di “Famiglia Cristiana”, collaboratore di “Avvenire”, direttore del settimanale “il nostro tempo”, edito dalla diocesi di Torino, oggi confluito nella nuova testata “La Voce e Il Tempo”.

I dati del bollettino Covid. In calo i ricoveri in ospedale

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.00

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 974 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19, pari all’6,8 % dei 14.418tamponi eseguiti.

Dei 974nuovi casi, gli asintomatici sono 421,pari al 43,2 %.

I casi sono così ripartiti: 354 screening, 412 contatti di caso, 208 con indagine in corso; per ambito: 243 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 35 scolastico, 696 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 181.531,così suddivisi su base provinciale: 15.920 Alessandria, 8.630 Asti, 6.267 Biella, 25.086 Cuneo, 14.084 Novara, 96.083 Torino, 6.852Vercelli, 6.048Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 977 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1584 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 310(– 8rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 4.069 (-33rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 56.728.

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.712.408(+14.418rispetto a ieri), di cui 836.730risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 6897

Sono 84i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 11verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 6897 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1034 Alessandria, 411 Asti, 300 Biella, 752 Cuneo, 593 Novara, 3.195 Torino, 326 Vercelli, 219 Verbano-Cusio-Ossola, oltre 67a residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

113.527 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 113.527 (+3266rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 8904Alessandria, 6109 Asti, 3568 Biella, 14.073 Cuneo, 8034 Novara, 63.695 Torino, 4339 Vercelli, 3669 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 560 extraregione e 576 in fase di definizione.

L’appello del Coordinamento interconfessionale del Piemonte alla politica

La Città ideale/ Il luogo dove tutti possano sentirsi a casa nel confronto di idee, fede, ruoli, genere, razza. Per un nuovo rinascimento che metta al centro la persona, nel nome del bene comune.

Per noi credenti la politica, le passioni e la fiducia nella vita sono gli ingredienti fondamentali con cui si concima il futuro, perchè oggi più che mai non è più il tempo delle teorie ma il il tempo dei testimoni. L’umanità è assediata da parole che ripetono all’infinito:
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paura, incertezza, precarietà. Parole diventate il nostro cibo quotidiano. Sta alla politica
farsi carico di recuperare il centro dell’attività pubblica, di prevedere il bene comune,
sapendo che c’è un intreccio profondo fra il bene comune e il bene di ciascuno:
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organizzare questo ritorno è fisiologico, costituisce il sale della democrazia ed è sano
quando un uomo pubblico lo riscopre compiendo il proprio dovere. Il pericolo, sempre in
agguato, è nell’abuso della politica e del potere di cui si è investiti, rifuggendo la tentazione
della normalità che diventa spettacolo, del carisma che diventa “influenza”, della
“narcisata” d’occasione che sposa l’immediatezza di internet e si fa linguaggio. Alla politica
chiediamo responsabilità e coerenza, ma anche capacità di leggere la realtà, fare proposte
sensate, creare relazioni, fare squadra.
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Nell’odierno processo culturale e politico nasce un problema per i credenti. Infatti, mentre
non possiamo abdicare all’attività politica, dobbiamo fare i conti con atteggiamenti culturali
ambigui e con posizioni ideologiche senza identità e valori. Dobbiamo insistere sulla
necessità di dare un’anima etica alla vita democratica con un rapporto forte fra coerenza e
rappresentanza politica, partendo dalla parole: il linguaggio è importante, non è un orpello
stilistico, è il marchio che certifica l’affidabilità di un progetto. Un linguaggio prigioniero
dell’estremismo e della provocazione dissennati è destinato a produrre danni gravi alla
comunità. Si deve ricominciare dal rispetto della persona, sempre e comunque, non nella
falsità dell’atteggiamento politicamente corretto, ma nella profonda convinzione dell’unicità
umana di ciascuno, condividendo tutto ciò che può essere condiviso con le persone di
buona volontà.
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La pandemia ci ha messo in particolare sotto gli occhi due grandi fatti, l’interdipendenza
umana e la morte. La morte, più ricattatrice dei capitali, delle nostre presunzioni, della
nostra onnipotenza, è tornata a circolare tra gli uomini in una forma crudele, involontaria e
innocente che ha paralizzato la prudenza, la misericordia, la carità, la consolazione..
Forse, per la prima volta nella storia umana recente il “valore” della vita è prepotentemente
tornato al centro dell’inconscio collettivo.
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Noi siamo con chiunque chieda una coraggiosa testimonianza pubblica, evitando la
tentazione di “fare la morale” alla politica. Come credenti – certi che dalla fede non si può
dedurre direttamente un modello di società, di governo o di partito – siamo chiamati a
partecipare alla elaborazione del progetto globale di società, e a mediare, in termini
antropologici i valori etici fondamentali in cui crediamo. Siamo chiamati ad un surplus di
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relazione, di rispetto, di narrazione, di umiltà nel lasciarsi raccontare dagli altri, di tensione
al riconoscimento del reciproco, per trovare quel “compromesso nobile” che è il
fondamento dell’azione sociale e politica in una società plurale come la nostra.
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In questa nostra proposta, da condividere con tutti coloro che vi si riconoscono, vogliamo
cercare insieme ad altri una risposta ai grandi problemi del nostro tempo. Sappiamo bene
quali sono le difficoltà che abbiamo di fronte ed è proprio per questo che tacere e non
agire sarebbe ancora più colpevole. Crediamo in una politica rispettosa e mansueta che si
faccia carico dei grandi smarrimenti del nostro tempo, stando accanto a tutti per non
perdere la speranza: comprendendo, tollerando, fidandosi, confidandosi, affidandosi. Se
non ora, nel pieno della peggiore crisi della Repubblica, quando mai si potrà costruire una
legittimazione reciproca tra le istituzioni, i partiti, tra tutti noi, per approdare ad una
democrazia matura, ad una politica al servizio dei cittadini e non delle fazioni?
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Giampiero Leo   portavoce del Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”
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I FIRMATARI
ACQUAVIVA ALBERTO Presidente Circolo culturale Europa Nazione Cristiana
ANNALORO LOREDANA Direttivo U.C.I.D.
ARNOLETTI GIANFRANCO Presidente C.I.F.A. Centro Italiano Femminile
BERARDINELLI DILETTA Associazione Papa Giovanni XXIII Piemonte
BERGIA IDRIS Coreis Comunità religiosa islamica italiana
BERTERO GIULIA Vice presidente A.I.E.F. Associazione infanzia e famiglia
BERZANO don LUIGI Sacerdote direttore osservatorio pluralismo religioso
BHANTE DHARMAPALA Monaco buddista pres. Ass. Interdependence
BIANCHETTI LUCIANA Presidente Centro italiano femminile To e area metropolitana
BOFFETTA MARIA Comitato contro atomica, guerre e terrorismi
BOUCHNAF WALID Segreteria Confederazione Islamica Italiana
CALANDRA ANTONINO Vice presidente Ass. Stampa subalpina
CANDELARI PAOLO Insegnante attivista non violento
CARAMICO ADELE Docente
CARMAGNOLA MAURO Associazione culturale Il Laboratorio
CARPINETTI ALBERTO Presidente UCID
CASTELLANI VALENTINO Già sindaco di Torino, docente universitario
CHIARLO IVAN Operatore culturale
CICOGNA GIUSPEPPE Relazioni pubbliche Chiesa di Scientology
CONTI SABRINA Giornalista
CONTRERAS DORYS Direttivo Associazione Venezuela in Piemonte
CORDA SARA Associazione culturale M.A.P.
COSCIA SERGIO Resp. Piemonte Federazione famiglie per la pace
COSTA ROSANNA Ex consigliera regionale impegnata nel volontariato cattolico
DA CAMPO fratel LINO
DI MAURO EDOARDO Direttore Accademia Albertina
DI PORTO ARIEL Rabbino capo comunità ebraica
FRONTANI ANTONELLA Giornalista – scrittrice
GAZZANO EMILIO Insegnante di religione
GERACI BRUNO Presidente Manifesto di Torino, docente universitario
GIROLA PAOLO Giornalista
GIROLA DONATELLA Giornalista
GONELLA ROSSANA Membro del Ser.mig. Fraterntià della speranza
GONTERO ROBERTO Presidente Forum associazioni familiari del Piemonte
GRIFFA SERGIO Coordinamento interconfessionale
GUNjAK ANJA Project manager U.E.
INTROVIGNE MASSIMO Presidente CESNUR
KAMAI IBRAHIM Presidente Centro Culturale Mecca
LEO GIAMPIERO Portavoce Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”
LESANI YOOSEF Presidente Iran libero e democratico
LO BUE CARMELO Direttivo Associazione Nuova Generazione
LUPO ALFONSO Già ispettore scolastico
NUZZO WALTER Membro Coordinamento interconfessionale e Comitato Interfedi
NZOLO FELIX Pastore Valdese
PALESTRO GIORGIO Presidente del centro cattolico di bioetica dell’Arcidiocesi
PARISI GIUSEPPE Consigliere F.I.D.A.E.
PAVESIO LUISA Già presidente Fidapa
REQUENA MARIA Presidente Associazione. Venezuela in Piemonte
RISATTI EZIO Salesiano  docente emerito
ROSBOCH MICHELE Docente universitario
RUBAT ORS MAURO Avvocato
SCIARAFFA RINO Chiesa Apostolica
SEGATTI don ERMIS Diocesi Torino
SEISHIN VIVIANI Rev. ELENA Coordinamento interconfessionale
SHUDDHANANDA SVAMINI GHIRI Unione induista italiana
STENTA PIETRO Docente
TAWFIK YOUNIS Presidente Centro Dar al Hikma, Membro Consiglio relazioni con Islam italiano c/o Ministero interni
TESTA GIACOMO Movimento Focolarini
VANNINI CHIARA Operatrice culturale
VASSALLO DOMENICO Vice presidente Anonima fumetti
VIARENGO LETIZIA Coordinamento interconfessionale
VICO LUIGI Consigliere Nazionale F.I.S.M.

Football Sala, iscrizioni in chiusura per il webinar

La Federazione Italiana Football Sala comunica Ufficialmente che le iscrizioni al Clinic Webinar con Fulvio Colini sono prorogate fino alle ore 14 di Venerdì 11 Dicembre 2020

Il Corso si terrà nella modalità On-Line il 13 dicembre dalle ore 20.30 alle 22.30.

Il Clinic parlerà de: “Lo sviluppo tattico del futsal” e della “Figura e costruzione del coach” ed è aperto alla partecipazione delle allenatrici e degli Allenatori Sordi, in quanto vi sarà la presenza del Sig. Cericola, che fornirà il Servizio LIS.

Area Gondrand: quanto tempo ancora per la riqualificazione?

In Via Cigna/ Via Lauro Rossi esiste un’area meglio conosciuta come area ex Gondrand- Fercam che era la sede dello stabilimento della storica azienda omonima andata in concordato nel 2017.

A colpire è il senso di abbandono che avvolge l’intera area, a cavallo tra le Circoscrizioni 5 e 6: sporcizia, rifiuti abbandonati, bidoni ribaltati per terra senza contare gli spazi interni lasciati al degrado e all’illegalità, abitati da decine e decine di disperati afflitti dalle dipendenze e senza una dimora fissa oltre a clandestini provenienti anche da precedenti sgomberi (ex Moi).
Il Capogruppo del Gruppo Consiliare Lista Civica Sicurezza e Legalità Raffaele Petrarulo ha presentato un’interpellanza per chiedere alla Sindaca “quale sia la situazione in merito alla proprietà dell’area citata, cosa si sia fatto fino ad ora e quali siano le proposte in atto per la sua riqualificazione, quale sia l’attività delle Forze dell’Ordine su quell’area vista la situazione critica, se esista già un tavolo tra Comune, Prefetto e Regione  per il futuro e la gestione attuale dell’area e quali azioni siano le azioni che tale tavolo intenda perseguire concretamente”.
(Foto Politecnico Torino)

False fatture per 18 milioni: la Finanza sventa maxi truffa nel settore dei rottami del ferro

Operazione “Redivivus”: evasi oltre 2,5 milioni di euro attraverso l’uso di fatture per operazioni inesistenti per quasi 18 milioni di euro nel settore dei rottami ferrosi. Eseguite otto misure cautelari personali e perquisizioni nei confronti di 22 soggetti indagati, alcuni dei quali percipienti reddito di cittadinanza. Sequestrati beni per quasi 3,5 milioni di euro. 

La Guardia di Finanza di Torino, coordinata dal Procuratore Aggiunto, Marco Gianoglio e diretta dal Pubblico Ministero, Francesca Traverso, della locale Procura della Repubblica, ha svolto, per due anni, una complessa attività investigativa, anche mediante intercettazioni telefoniche e telematiche, nei confronti di un nutrito sodalizio finalizzato alla sistematica evasione delle imposte perpetrata attraverso la costituzione di società fittizie che avevano l’unico scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti, ottenerne il pagamento e retrocedere il denaro alle imprese beneficiarie della frode dietro la corresponsione del 5% dell’imponibile indicato nella fattura, affinché queste ultime potessero ottenere indebiti risparmi d’imposta milionari.

Già nel 2015, l’associazione aveva acquisito un impianto di trattamento dei rifiuti, tali si considerano i rottami ferrosi non ancora trattati, a copertura del sistema fraudolento, costituendo, parallelamente, diverse aziende cartiere e “filtro” che si sono dedicate, stabilmente, alla fraudolenta attività di emissione di fatture per operazioni inesistenti per quasi di 18 milioni di euro. Al contempo, i membri dell’organizzazione coordinavano un drappello di individui incaricati, con costanza e senza soluzione di continuità, di recuperare il denaro corrisposto dalle società beneficiarie della frode, prelevandolo in contanti presso i vari uffici postali dove erano stati accesi specifici conti correnti, retrocedere le somme decurtate del compenso illecito (“…ti ho portato i pezzettini di metallo da esaminare…”, affermavano gli indagati intercettati), redigere documentazione fiscale ed amministrativa fittizia nonché di “arruolare” nuove “teste di legno”.

In relazione al settore dei rottami ferrosi, la disciplina nazionale ai fini dell’imposta sul valore aggiunto ha previsto, quale meccanismo di difesa alle frodi fiscali, la c.d. “inversione contabile”, per cui la fattura viene emessa dal cedente senza addebito dell’I.V.A., ex art. 74 del D.P.R. n. 633/1972, divenendo l’acquirente soggetto passivo dell’imposta. In tali casi, l’utilizzo da parte di quest’ultimo di fatture false, pertanto, non consente di esercitare il diritto alla detrazione dell’IVA.

Dal lato delle imposte dirette, invece, il cessionario che si avvale di fatture per operazioni inesistenti indica nella dichiarazione dei redditi costi di acquisto del tutto fittizi, procede alla liquidazione e determina fraudolentemente un imponibile inferiore rispetto a quello effettivamente dovuto.

Nel corso delle indagini i finanzieri del 1^ Nucleo Operativo Metropolitano del Gruppo Torino si sono trovati di fronte ad un’articolata struttura, composta da ben 17 aziende e 22 individui, che inscenava come avvenute operazioni di commercializzazione dei rifiuti mai realmente avvenute. Si pensi ad aziende prive di sostanza economica, a magazzini affittati ma sprovvisti di merce, a mezzi di trasporto che ivi permanevano per simulare operazioni di scarico/carico, alle migliaia di documenti fiscali ed amministrativi falsi emessi ed annotati nelle scritture contabili, ai pagamenti realmente eseguiti, tranne, poi, prelevare il denaro e retrocederlo, nascondendolo all’interno delle aziende in luoghi originali (ad esempio, boiler delle caldaie, vaschette dei bagni inutilizzabili), decurtato del 5% dell’imponibile quale compenso per la costruzione e la gestione del sistema fraudolento.

Tre degli indagati, peraltro, percepivano il reddito di cittadinanza.

Al termine delle investigazioni, il magistrato inquirente, tenuto conto della gravità delle condotte, ha chiesto ed ottenuto dal Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale del capoluogo piemontese l’emissione dell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari personali nei confronti di 8 persone, di cui 5 agli arresti domiciliari e 3 con obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria, nonché il sequestro di beni per quasi 3,5 milioni di euro, corrispondenti al compenso fraudolento percepito ed alle imposte evase.

Le Fiamme gialle torinesi, nel corso dell’esecuzione del provvedimento, hanno perquisito abitazioni ed aziende in vari comuni della provincia di Torino e nella città di Lamezia Terme, sequestrato disponibilità finanziarie e beni per oltre 2,5 milioni di euro nei confronti delle 10 società utilizzatrici delle fatture per operazioni inesistenti, i cui rappresentanti sono stati indagati a piede libero, e per oltre 800 mila euro – provento illecito per l’emissione delle fatture false e per l’organizzazione della frode – nei riguardi delle 3 imprese emittenti i documenti fiscali mendaci, i cui 8 rappresentanti, sia “formali” sia reali, sono stati attinti anche dalle misure cautelari personali.

L’odierna operazione della Guardia di Finanza di Torino si inserisce nel quadro delle rinnovate linee strategiche dell’azione del Corpo volte a rafforzare l’azione di contrasto alle condotte illecite connotate da maggiori profili di insidiosità e gravità, mediante l’integrazione delle funzioni di polizia economico-finanziaria a competenza generale con le potestà di polizia giudiziaria cui associare, sistematicamente, il ricorso all’aggressione dei patrimoni illecitamente costituiti, di modo da incidere concretamente sulla diffusione dell’illegalità fiscale, aumentare la deterrenza nella lotta all’evasione e incrementare l’effettivo recupero del gettito, a salvaguardia dell’Erario, degli imprenditori onesti e, quindi, del regolare andamento dell’economia.

 

Ciampi il Presidente che rispettò il senso della storia

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni nel centenario della nascita  del Presidente Ciampi (Livorno, 1920 – Roma, 2016)

Malgrado Carlo Azeglio Ciampi fosse da tempo ammalato, la sua scomparsa ha suscitato una forte emozione in tanti italiani. È un fatto raro per un personaggio che fu anche uomo politico e fece scelte ancor oggi contestate.

Fu Presidente della Repubblica dal 1999 al 2006. Una delle presidenze sicuramente più rispettate e senza ombra di macchia, che suscitò un ideale confronto col settennato di Luigi Einaudi, anche lui governatore della Banca d’Italia. Nella sua presidenza giocarono un ruolo da protagonista il segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni, e il consigliere per le relazioni esterne Arrigo Levi. Gifuni, uomo di alta caratura politica e diplomatica, fu sicuramente determinante in molte scelte di Ciampi.

Scelse come senatori a vita l’imprenditore Sergio Pininfarina, il poeta Mario Luzi, la scienziata Premio Nobel Rita Levi Montalcini. Meno convincente fu, per la verità, il laticlavio concesso ad Emilio Colombo, democristiano di lungo corso.

Torino fu per lui un motivo di forte attrazione per il suo passato risorgimentale e giustamente Nerio Nesi gli conferì a Santena il premio “Cavour”. Aveva anche dei legami famigliari con il Piemonte perché la mamma di Ciampi, Maria Masino, apparteneva ad una famiglia cuneese. Andò a far visita a Cuneo con grande entusiasmo e gli fecero incredibilmente anche visitare una mostra su Giolitti non ancora inaugurata. Girò per tutte le province italiane per sentire il polso della situazione e per testimoniare la presenza dello Stato in tutte le realtà.

Nel 2001, nel suo viaggio in Piemonte, rese omaggio alle tombe di Cavour a Santena e di Einaudi a Dogliani. Andò a trovare nelle loro abitazioni Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone, per poi recarsi a rendere omaggio alla statua di Vittorio Emanuele II e a visitare il Museo Nazionale del Risorgimento e la Scuola di Applicazione d’Arma dell’Esercito. Nella sua visita dedicò anche attenzione alla Fondazione Einaudi. Un percorso paradigmatico della presidenza Ciampi.

Accettò di presiedere il comitato per i 150 anni dell’Unità d’Italia, ma dovette lasciare l’incarico per le peggiorate condizioni di salute e per la scarsa collaborazione delle forze politiche, alcune delle quali volevano attuare l’austerità solo a spese del Comitato. Fu sostituito da Giuliano Amato con esiti non sempre felici perché le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia furono in tono decisamente minore.

Sicuramente la presenza di Ciampi avrebbe garantito delle condizioni diverse, anche se va ricordato che ci fu chi mise addirittura in dubbio se dovesse essere giornata festiva il 17 marzo, giorno in cui venne proclamato, a palazzo Carignano, il Regno d’Italia.

Ebbe un grande amico, l’avvocato Paolo Emilio Ferreri, Presidente del Consiglio di reggenza della sede torinese della Banca d’Italia, da  lui nominato Cavaliere di Gran Croce, la massima onorificenza della Repubblica, come Sandro Pertini fece per Emilio Bachi

Con l’avv. Ferreri e il notaio Antonio Maria Maroccofui tra i soci fondatori dell’Associazione dei Cavalieri di Gran Croce creata a Torino e poi “trasferita” a Roma, come tante altre realtà nate sotto la Mole.

Uno dei miei collaboratori al Centro “Pannunzio”, Carlo Guerrieri, mazziniano livornese trapiantato a Torino, era stato allievo al liceo classico di Livorno del giovane prof. Ciampi, che si era laureato alla Normale di Pisa in Lettere, sostenendo l’esame di ammissione con Giovanni Gentile, per poi laurearsi successivamente in Giurisprudenza.

Guerrieri mi parlò spesso del giovane docente, molto timido e del suo entusiasmo per la letteratura italiana e per i valori risorgimentali in anni in cui essi erano totalmente dimenticati, se non aspramente criticati, in modo particolare a Livorno.

Quando andai ai funerali di Guerrieri a Livorno, mi resi conto, tenendo un breve discorso in chiesa, del clima di faziosità esistente.

Successivamente Ciampi scelse di entrare in Banca d’Italia e di proseguire una carriera che lo portò ad esserne Governatore.

Credo che non ci sia ancora la serenità per scrivere con un qualche distacco di Ciampi Ministro dell’economia e Presidente del Consiglio: le vicende dell’euro sono ancora così oggetto di aspra polemica che diventa impossibile porsi in una dimensione storica. Ci vorranno anni per dare un giudizio sereno di un periodo fra i più travagliati della storia italiana. È necessario invocare un’opportuna sospensione di giudizio su una cronaca che non è ancora storia perché appartiene ad un ciclo non concluso. Va detto però che l’idea di Europa che ebbe Ciampi è molto diversa da quella prevalente a Berlino e a Parigi nel 2016. 

Su Ciampi Presidente della Repubblica non ci sono dubbi, invece.

Egli rappresentò la dignità dell’Italia durante un’epoca in cui il debordante inquilino di palazzo Chigi era nel pieno della sua vitalità politica.

E seppe riconciliare gli italiani con la loro storia.

Le visite a Solferino e San Martino vollero sottolineare, in anni in cui il leghismo sbeffeggiava il Risorgimento e l’Unità d’Italia, che cosa significassero quelle pagine sanguinose e dimenticate di storia.

Il suo viaggio a Cefalonia ricordò in modo emblematico il comportamento dell’Esercito dopo l’8 settembre 1943, rendendo omaggio ai Caduti della Divisione Acqui. La vulgata del “tutti a casa” di Alberto Sordi venne finalmente superata non tanto ad opera degli storici, ma del Presidente della Repubblica.

Da quel momento fu più facile parlare del contributo dei militari alla Guerra di Liberazione. L’8 settembre con lui non segnò la “morte della Patria”, come ritenne Ernesto Galli della Loggia, ma la sua rinascita. 

Ciampi non si fermò al ricordo della Resistenza, in modo non settario, come guerra patriottica, ma “sdoganò” un tema assai più difficile: El Alamein, dove nel grande sacrario, costruito da Paolo Caccia Dominioni, riposano 5200 soldati italiani a «cui mancò la fortuna, non il valore», per dirla con la parole di una lapide dedicata al 7° Bersaglieri.

El Alamein fu il campo di battaglia dove si immolò la Divisione paracadutisti “Folgore”: un nome da non pronunciare in Italia, per tanti decenni, pena la condanna ad essere considerati fascisti.

Ciampi stesso, dopo l’8 settembre 1943, superando infinite difficoltà, raggiunse il governo legittimo a Bari e si arruolò nel rinato esercito italiano.

Egli ripristinò la verità storica e riconobbe il valore dei combattenti della guerra perduta che nei deserti africani e nelle steppe russe seppero tenere alto il nome del soldato italiano, malgrado le difficoltà di ogni tipo e il fatto di rendersi conto, come il maggiore Enrico Martini Mauri e molti altri protagonisti della Resistenza, di combattere in una guerra sbagliata.

L’aver insignito della medaglia d’oro al valor civile Norma Cossetto, giovane studentessa istriana violentata, torturata e gettata nella foiba di villa Surani ed aver contribuito a far decollare il Giorno del ricordo il 10 febbraio è un altro dei suoi meriti.

Dopo di lui il ricordo di questo giorno è stato via via disatteso da scuole e istituzioni. Io scrissi a Gifunisegnalando Norma Cossetto e quasi subito il Presidente si interessò del suo caso drammatico. E fu Ciampi a volermi oratore ufficiale al primo Giorno del ricordo.

Anche il fatto di aver insignito della medaglia d’oro Fabrizio Quattrocchi, rapito e ucciso in Iraq, è da sottolineare. La sua ultima frase prima di morire «Adesso vi faccio vedere io come muore un italiano» venne colta nel modo giusto dal Presidente, mentre altri imbastirono astiose e insulse polemiche su Quattrocchi.

Oriana Fallaci venne insignita dal Presidente della medaglia d’oro dei benemeriti della cultura della Repubblica italiana. Anche in questo caso un atteggiamento controcorrente che l’ha distinto in modo positivo perché erano gli anni in cui era stata aizzata, contro la scrittrice italiana più conosciuta nel mondo, una campagna d’ odio. E fu sempre Ciampi a non concedere la grazia al mandante dell’omicidio Calabresi Adriano Sofri, malgrado le insistenti campagne di stampa e i pressanti appelli a suo favore. Era favorevole anche Pannella che arrivò ad attaccare il Presidente. Tanti anni dopo il leader radicale convenne con me che la battaglia a favore di Sofri era almeno discutibile.

Ciampi ha cambiato verso alla storia italiana: i tricolori sono tornati ad essere presenti in tutte le cerimonie e nelle scuole, l’Inno di Mameli è finalmente stato suonato non più solo all’inizio delle partite di calcio. Il 2 giugno  2001 organizzai un concerto della fanfara dei bersaglieri di Asti – una delle più importanti in Italia – il primo concerto per la ripristinata festa della Repubblica voluta da Ciampi. Fu un grande successo di pubblico che sventolò centinaia di bandierine tricolori in piazza CLN a Torino. Il Presidente inviò un messaggio esprimendo «apprezzamento per il valore storico e civile dell’iniziativa».

Il percorso del recupero del senso della storia è lungo e difficile e sicuramente i governi della destra paradossalmente hanno impedito che esso progredisse. Il tentativo di equiparare i “ragazzi di Salò” agli altri combattenti ha ostacolato il processo iniziato da Ciampi, che dimostrò  quella virtù civile che veniva da lontano e che l’Italia aveva perduto totalmente.

Il suo è stato un esempio solo in parte seguito anche dal Presidente Napolitano, ma lo spirito e la storia dei due uomini erano molto diversi. Così come non si può non evidenziare la diversità sostanziale tra Ciampi e Scalfaro. Ciampi non dimenticò mai di essere stato eletto dal voto unanime delle Camere e si sentì sempre Presidente di tutti.

Su Ciampi politico, ripeto, si può discutere – riconoscendo a priori che fu un galantuomo – senza riuscire a trovare una sintesi storica, ma a CiampiPresidente appare impossibile non rendere omaggio.

Il Centro “Pannunzio” gli dedicò gli “Annali” 2006. Nell’editoriale scrissi tra l’altro: «Il Centro “Pannunzio” ha visto in Lei in questi sette anni la viva vox constitutionis, il supremo custode dei valori più alti della Nazione e della democrazia, rinate a nuova vita dopo la guerra e la fine della dittatura, un esempio eccezionale di dedizione alla Patria che è ormai entrato nella storia d’Italia».

Ciampi disse una volta che dai Gesuiti aveva imparato l’amore del prossimo, dalla Scuola Normale di Pisa e in particolare dal filosofo laico Guido Calogero, il rispetto degli altri.

Qui sta il senso profondo del suo settennato che è stato caratterizzato dal rispetto del senso della storia e della verità che non è mai una sola.